Primo Piano

Migrantes Benevento: oggi la Festa dei Popoli

9 Ottobre 2022 -
Benevento - Oggi pomeriggio a Benevento, nel seminario arcivescovile,  la “Festa dei Popoli” organizzata dall’Ufficio Migrantes dell’arcidiocesi di Benevento, in collaborazione con l’associazione di promozione sociale Kairasù “Casa della Pace”. “Un’occasione di confronto e di formazione per sensibilizzare le comunità su un tema importante: costruire il futuro con i migranti ed i rifugiati”, spiega la diocesi. Tante le comunità di migranti che parteciperanno, ognuna della quali porterà elementi e tradizioni della propria cultura. “Sei le parole chiave intorno alle quali si muoverà la manifestazione: ambiente, solidarietà, pandemia, confini, interazione ed inclusione”, conclude la diocesi.

Migrantes interdiocesana Modena-Nonanantola e Carpi: 55 immigrati a Roma per le canonizzazioni di oggi

9 Ottobre 2022 - Modena - Questa mattina, in occasione della canonizzazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, la Pastorale Migrantes delle diocesi di Modena-Nonantola e Carpi ha organizzato un pullman diretto a Roma con 55 persone provenienti dalle comunità immigrate cattoliche per assistere alla celebrazione. Scalabrini fu il fondatore delle Congregazioni dei missionari e delle suore di san Carlo Borromeo e fu proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 9 novembre 1997. Partecipano i membri delle comunità filippina, latinoamericana e ucraina, accompagnati da Elena Zuffolini, Shyrelyn Diaz e Irma Romero, rappresentanti dell' equipe interdiocesana Migrantes. Insieme a Scalabrini, sarà canonizzato anche il laico salesiano Artemide Zatti, nato a Boretto nel 1880 ed emigrato in Argentina, dove ha dedicato la vita alla cura degli infermi.

Scalabrini Santo: le iniziative

9 Ottobre 2022 -

Roma - Sono tante le iniziative messe in campo in occasione della beatificazione di mons. Giovanni  Battista Scalabrini. Il 29 settembre a Roma una Veglia di preghiera  mentre ieri il musical «Per terre lontane». Domani la messa di ringraziamento e il 12 ottobre a Piacenza - dove Scalabrini è morto il 1 giugno 1905 -  su iniziativa della diocesi, un beve percorso che parte dalla casa delle Missionarie Scalabriniane e si concluderà con un momento di preghiera nel duomo della città. Il 13 ottobre sarà la diocesi di Como a promuovere iniziative a Fino Mornasco, dove Scalabrini è nato l’8 luglio 1839.

Migrantes Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela: due notti in pullman per la canonizzazione di mons. Scalabrini

8 Ottobre 2022 - Messina - E' partita ieri sera alle 20 la rappresentanza dei migranti dell’Arcidiocesi di Messina Lipari S. Lucia del Mela, con destinazione Roma, per pregare e ringraziare il Signore per la canonizzazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, apostolo del catechismo e "padre dei migranti". L’arrivo a Roma è previsto per le ore 7 di domani domenica mattina, dove in piazza S. Pietro, nel corso della solenne celebrazione eucaristica che avrà inizio alle ore 10.15, Papa Francesco proclamerà santo mons. Scalabrini assieme al laico salesiano Artemide Zatti. Saranno 90 i pellegrini, 40 della Cappellania srilankese e 50 di quella filippina, che  da Messina si uniranno ai tanti fedeli che raggiungeranno Roma. Due notti in pullman! "Un sacrificio affrontato nella gioia di volerci essere, perché da domani agli onori degli altari ci sarà un 'uomo di Dio' che dell’amore ai migranti ha fatto lo scopo del suo ministero, lasciando un esempio che rimarrà attuale e forte per quanti sono costretti a mettersi in viaggio e per i tanti operatori che nel mondo si mettono a servizio della mobilità umana", spiega una nota della Migrantes diocesana che ringrazia la Fondazione Migrantes che con il suo contributo ha permesso di rendere "ancora più accessibile, a livello economico, la partecipazione all’evento".  

Migrantes Torino: martedì incontro su protezione internazionale in Italia e Europa

7 Ottobre 2022 -

Torino - Martedì 11 ottobre dalle ore 18:00 a Torino il convegno "Il lento cammino dei diritti, la protezione internazionale in Italia e in Europa". All'incontro interverranno Mons. Gian Carlo Perego (Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes), Lorenzo Trucco (avvocato, Presidente ASGI) e Nello Scavo (giornalista di  Avvenire) che dialogano sullo stato attuale e sugli scenari futuri della protezione internazionale in Italia e in Europa.

Roma: domani la festa per i bambini rifugiati “Facciamo pace” con il card. Krajewski

7 Ottobre 2022 - Roma - È in programma per sabato pomeriggio, alle 16.30 nella basilica di Santa Sofia a Roma, “Facciamo pace”, un evento di beneficenza, che vuole essere una festa dedicata a 1000 bambini che vivono situazioni di marginalità e disagio sociale, di cui circa 500 provenienti dall’Ucraina. Un’iniziativa organizzata dall’Ente morale Tabor in collaborazione con l’associazione religiosa Santa Sofia e Lux Holding, che vedrà anche la partecipazione del card. Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco e prefetto del Dicastero per il Servizio della carità. “La generosità di più realtà si incontra per una mission comune: restituire spensieratezza, diffondere un clima di pace e garantire serenità”, questo il pensiero di don Marco Jaroslav Semehen, rettore della basilica di Santa Sofia a Roma e direttore Migrantes dell’Esarcato apostolico degli ucraini in Italia, che racconta la giornata nella quale i bambini e le loro famiglie, saranno coinvolti in una serie di iniziative ludiche e ricreative che vedono la direzione artistica di Piero Zinna, con musica, tanti doni ed anche uno show pirotecnico per la chiusura della manifestazione.

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, ministro Bianchi: “la nostra comunità disponibile ad accogliere e a integrare”

7 Ottobre 2022 -
Roma - “Il mondo intero deve oggi affrontare il tema dei migranti, perché è un mondo in trasformazione rapidissima e violentissima. La capacità di un Paese e di una comunità di accogliere i migranti non solo è base della democrazia ma elemento stesso con cui si costruisce la pace”. Lo dice il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, in un videomessaggio inviato alla presentazione del Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Noi stessi siamo tutti, come scuola italiana, disponibili ad accogliere e a integrare – aggiunge -. Lo abbiamo con i 40mila bambini e bambine ucraini che sono arrivati. Lo abbiamo fatto per tanti anni quando l’Italia si è distinta proprio per il tema dell’inclusione”. Il ministro ha poi sottolineato che “non si tratta solo di un problema di accoglienza momentanea ma di integrazione”. “L’integrazione è segno di tutta la società che cambia. Vuol dire che siamo tutti noi che ci trasformiamo. E questo testimonia anche la capacità di una società di affrontare le incertezze assieme e vincere insieme questa grande battaglia”.

Rapporto Immigrazione, mons. Redaelli: “integrare non è uniformare, ma camminare insieme”

7 Ottobre 2022 -

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“L’immigrazione non è una questione che riguarda soltanto chi arriva, ma anche chi accoglie. Integrare non significa fare diventare l’altro come me, ma vedere che cosa abbiamo in comune per camminare insieme”. Lo ha detto il presidente di Caritas italiana e arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, intervenendo in videoconferenza alla presentazione del Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Non in un futuro idealizzato, privo di fatiche e di difficoltà – ha aggiunto il presule -: camminare insieme chiede tanta pazienza nell’individuare la strada comune, nel tenere conto del passo di ciascuno, delle fermate e dei blocchi, delle tensioni tra le persone”. I dati della prima edizione post-pandemia, pur con la spada di Damocle delle conseguenze dell’attuale crisi energetica e ambientale, attestano – spiega il vescovo – “leggeri segnali di ripresa, fra le criticità e le fatiche dei cittadini stranieri”. “Tuttavia anche quelli che appaiono essere dati incoraggianti, come la ripresa della crescita della popolazione e dell’occupazione, ad una lettura più attenta risultano minati da elementi di vulnerabilità: in particolare le chance occupazionali sottendono contratti a termine; i settori di inserimento sono sempre gli stessi, come se il mercato lavorativo per i migranti fosse soggetto ad una ghettizzazione”. L’attenzione si concentra, infine, sulla salute: “Sperimentano, indipendentemente dalla pandemia, gravi ritardi nei confronti della popolazione in generale, ma che nei confronti dei cittadini stranieri sono aggravati dalla loro condizione specifica e segnalano l’urgenza di un miglioramento della capacità di presa in carico dei relativi bisogni”.

Mons. Baturi: “integrare all’interno di una logica di comunione” per “un futuro solidale e inclusivo”

7 Ottobre 2022 -
Roma - “Non si tratta solo di accogliere, la presenza dei migranti è una grande opportunità. Abbiamo bisogno di nuove energie. Ogni civiltà si costruisce nell’incontro con persone portatrici di culture diverse, di visioni diverse da integrare all’interno di una logica di comunione”. Lo ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza episcopale italiana, a margine della presentazione del Rapporto Immigrazione, redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Vogliamo costruire con tutti coloro che sono qui presenti un futuro che sia inclusivo e solidale”. Soffermandosi sull’“elemento di paura”, che a volte si cela dietro il dibattito sul fenomeno migratorio, l’arcivescovo ha ribadito che “va superato dentro un atteggiamento non solo di comprensione ma di opportunità”. “Pensiamo cosa significhi una civiltà che si integra nell’incontro con le altre culture e nell’esperienza di Chiesa – ha aggiunto -. Dobbiamo comprendere che la capacità nostra di creare un futuro nuovo, capace di resistere alle intemperie delle emergenze, implica l’inclusione, l’incontro con quanti spostandosi portano un pezzo di mondo con sé”. Secondo mons. Baturi, questo fatto “anche per noi Chiesa è decisivo”. “Si tratta di comprendere come dentro le Chiese particolari è contenuta una universalità che magari prima non era percepita”. Guardando al futuro, l’auspicio del segretario generale della Cei è che “si possano sviluppare ragionamenti che, superata la paura, possano invece tracciare un percorso di incontro e di costruzione di un futuro migliore”. “Non semplicemente accogliere, non semplicemente integrare, ma costruire assieme”.

Mons. Perego: “più di metà dei permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare, segno che vogliono restare qui”

7 Ottobre 2022 -
Roma - “È interessante come il 52 per cento dei permessi di soggiorno sia per il ricongiungimento familiare. Questo segnale dice che il mondo dell’immigrazione di diverse nazionalità vuole rimanere in Italia e vuole creare la civiltà di domani. In questo senso, costruire il futuro con noi. E credo sia un dato importante”. Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes e arcivescovo di Ferrara-Comacchio, a margine della presentazione del Rapporto Immigrazione, redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Questo rapporto segnala profondamente non tanto dei numeri, non solo – ha aggiunto -. Numeri che sono in crescita per la prima volta dopo il calo numerico degli ultimi tre anni. Segnala soprattutto come il mondo dell’immigrazione stia diventando strutturale alla vita del nostro Paese, nel mondo del lavoro, della scuola e della famiglia”. L’arcivescovo ha evidenziato poi che “il rapporto segnala anche delle storie, proprio perché si vuole uscire dai numeri, per far capire come dietro i numeri ci sono dei volti e delle storie di radicamento, di nascita, di lavoro, di impresa femminile nel nostro Paese”. “E queste storie sono importanti perché aiutano a governare meglio questo fenomeno, in un momento in cui forse la lettura delle migrazioni purtroppo continua a essere solo emergenziale”.

Migrantes Messina: concluse le celebrazioni per la Giornata nazionale della Memoria

7 Ottobre 2022 - Messina - Con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, mons. Cesare Di Pietro, si sono concluse le iniziative in programma per la Giornata Nazionale in Memoria delle Vittime dell’Immigrazione. Una celebrazione in forma penitenziale come quella voluta da Papa Francesco, l’8 luglio 2013, durante il suo viaggio a Lampedusa. Hanno concelebrato i due cappellani etnici, p. Phillip Perera e p. Ferico Duque; p. Felice Scalia;  p. Andrea Cardile, vicedirettore dell’Ufficio Missionario diocesano; p. Gabriele Bentoglio C.S., missionario scalabriniano, direttore Migrantes di Reggio Calabria-Bova, Assieme a loro una rappresentanza della Comunità diaconale: diac. Luigi Cantale; diac. Pippo Dini; diac. Luigi Manzone; diac. Orazio Stracuzzi. L’animazione liturgica, per quanto riguarda i canti, è stata curata dal Coro del Gruppo “Il Resto d’Israele” RnS. Prima della benedizione finale hanno preso la parola Giuseppe Martino, autore del dipinto della “Madonna di Porto Negato”, e la moglie Silvana Salandra. Hanno presentato l’opera e alcuni particolari legati alla sua realizzazione.  

Rapporto Immigrazione caritas Italiana e Fondazione Migrantes: la sintesi

7 Ottobre 2022 -

La mobilità internazionale cresce, insieme alle situazioni di vulnerabilità.

Il numero di migranti internazionali è stimato in 281 mi­lioni nel 2021 (3,6% della popolazione mondiale), a fronte dei 272 milioni del 2019. Di questi, quasi due terzi sono migranti per lavoro. La principale causa dell’aumento del numero complessivo di persone che si trovano a vivere in un Paese diverso dal proprio sta nell’acuirsi e nel protrarsi del numero di contesti di crisi registrati a livello mondiale, che hanno fatto superare ad inizio 2022 per la prima volta nella storia la soglia di 100 milioni di migranti forzati (con un notevole incremento rispetto agli 89,3 milioni di fine 2021). Significativa anche l’esistenza di circa 345 milioni di persone a grave rischio alimentare, quasi 200 milioni in più rispetto a prima della pandemia. Nell’area del Mediterraneo allargato si registra un incremento della situazione di vulnerabilità della popolazione stra­niera residente, con pesanti conseguenze sui processi di integrazione dei migranti nei Paesi di destinazione.

Popolazione straniera in Italia. Segnali di ripresa e opportunità da cogliere

L’attuale edizione del Rapporto Immigrazione è la prima post-pandemia: i dati attestano sia lenti segnali di ripresa sia criticità e fatiche dei cittadini italiani e stranieri, dovute ad una scarsa attenzione delle politiche sociali verso le fasce più fragili della popolazione nel periodo culminante dell’emergenza sanitaria. Fra i segnali incoraggianti troviamo, ad esempio, la ripresa della crescita della popolazione straniera residente in Italia: i dati al 1° gennaio 2022 parlano di 5.193.669 cittadini stranieri regolarmente residenti, cifra che segna una ripresa dallo scorso anno. Nel quadro delle prime 5 regioni di residenza, si conferma il primato della Lombardia, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, mentre la Toscana sopravanza il Piemonte al 5° posto. Il quadro delle nazionalità rimane sostanzialmente inalterato: fra i residenti prevalgono i rumeni (circa 1.080.000 cittadini, il 20,8% del totale), seguiti, nell’ordine, da albanesi (8,4%), marocchini (8,3%), cinesi (6,4%) e ucraini (4,6%). Sono aumentati anche i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno (al 1° gennaio 2022 sono 3.921.125, mentre nel 2021 erano attestati sui 3,3 milioni), così come i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno: nel corso del 2021 sono stati 275 mila, +159% rispetto al 2020 (105.700); in particolare si è registrata un’impennata dei motivi di lavoro, certamente come esito della procedura di sanatoria varata dal governo nel 2020. Anche i provvedimenti di cittadinanza hanno segnato una certa crescita: sono stati 118 mila nel 2020, ovvero un +4% dall’anno precedente. Secondo le stime dell’Istat, nel 2021 le famiglie con almeno un componente straniero sarebbero il 9,5% del totale (ovvero 2.400.000); di queste 1 su 4 è mista (con componenti sia italiani che stranieri) e 3 su 4 hanno componenti tutti stranieri. Rispetto alle diverse tipologie delle famiglie, quelle unipersonali (composte da single/vedovi/separati/ divorziati) è per i cittadini stranieri leggermente più elevata che per gli italiani (34,7% contro 33,4%) ed è più cospicua anche la tipologia di coppia con figli conviventi senza altre persone (36,6% per i cittadini stranieri e 31,0% fra gli italiani). Rispetto ai ragazzi italiani è più alta di oltre 4 punti percentuali la quota di minori stranieri che vivono solo con la madre, mentre è più bassa la quota di quelli che vive con entrambi i genitori o solo con il padre. In generale la popolazione straniera ha una struttura più giovane di quella italiana: ragazze e ragazzi con meno di 18 anni rappresentano circa il 20% della popolazione e per ogni anziano (65 anni o più) ci sono più di 3 giovanissimi di età compresa fra gli 0 e i 14 anni. I ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (“seconde generazioni” in senso stretto) sono oltre 1 milione e di questi il 22,7% ha acquisito la cittadinanza italiana; se ad essi aggiungiamo i nati all’estero, la compagine dei minori stranieri (fra nati in Italia, nati all’estero e naturalizzati) supera quota 1.300.000 e arriva a rappresentare il 13,0% del totale della popolazione residente in Italia con meno di 18 anni. Si è assistito nell’ultimo anno anche al preoccupante aumento del numero dei minori stranieri non accompagnati, arrivati nell’aprile del 2022 a 14.025, certamente anche per effetto della guerra in Ucraina, da cui proviene il 28% circa del totale. Il 46,4% dei giovani stranieri si dichiara molto o abbastanza preoccupato per il futuro: i timori riguardano principalmente la guerra, la povertà o il peggioramento delle condizioni economiche. Emerge altresì che i giovani stranieri (e le ragazze più dei ragazzi) sognano un futuro in altri Paesi molto più dei coetanei italiani (59% contro il 42%). Il quadro socio-anagrafico si presenta dunque per diversi aspetti preoccupante e pone l’urgenza di politiche che potenzino efficacemente le opportunità da offrire ai ragazzi stranieri, anche per non disperdere il potenziale prezioso che rappresentano per un’Italia sempre più vecchia.

Lavoro: aumentano le opportunità ma non la stabilità

Al I° trimestre 2022 i dati Istat relativi alla Rilevazione sulle forze di lavoro registrano, dopo un forte calo dell’anno precedente, una crescita del tasso di occupazione dei lavoratori stranieri tra i 20 e i 64 anni, più significativo rispetto a quello registrato tra i lavoratori italiani (+1,5 contro +0,8). Se questa è la media nazionale, molto diverse sono le situazioni a livello di aree: tutte quelle del Nord Italia crescono, il Centro rimane sostanzialmente stabile, il Sud cresce solo debolmente. In generale, poi, il tasso di occupazione per la componente straniera è ancora al di sotto di quello registrato per i lavoratori italiani (61,4% contro 62,9%), mentre quello di disoccupazione presenta tra gli stranieri un valore ancora particolarmente elevato, pari al 14,4%, ovvero 5,4 punti percentuali in più rispetto a quello registrato tra gli autoctoni (9,0%). Fra gli indicatori che hanno segnato una ripresa vi sono i dati sulle assunzioni di personale comunitario ed extra-Ue, aumentate in modo significativo rispetto alla fase pandemica. Nel complesso, fra il II° trimestre 2020 e il II° trimestre 2021 si è registrato in Italia un incremento delle assunzioni pari a 1.149.414 unità, di cui 124.230 hanno riguardato la componente extracomunitaria e 35.520 quella comunitaria. Si è trattato di una crescita che ha interessato maggiormente lavoratrici e giovani lavoratori under-24, che nella fase pandemica erano risultate le categorie più penalizzate dalla crisi. L’incremento più significativo delle assunzioni di cittadini stranieri si è avuto nel settore dell’Industria, in particolare nel Nord Italia; altro settore interessato da incrementi significativi è stato quello del Commercio e riparazioni, seguito da Costruzioni e altre attività nei servizi. Permangono diverse criticità: gli incrementi più significativi nelle tipologie di ingaggio sono l’apprendistato e le collaborazioni; rispetto agli italiani è stata molto più modesta la crescita dei contratti a tempo indeterminato (circa l’11% contro oltre il 40%), a dimostrazione del fatto che i lavoratori stranieri vivono una maggiore precarietà sul lavoro: 7 contratti su 10 sono a termine; inoltre, ad un aumento delle assunzioni ha fatto da contraltare un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro (+ 9,9% tra i lavoratori Ue e 28,0% tra quelli extra-Ue). Come rilevato dall’Istat, la progressiva diffusione di forme di lavoro non-standard – ovvero rapporti di lavoro che mancano di uno o più elementi che caratterizzano il lavoro tradizionale (regolarità, requisiti assicurativi minimi, copertura assicurativa generalizzata, adeguato livello di protezione sociale in caso di perdita di lavoro o congrua contribuzione pensionistica) – ha reso più fragile la condizione di molti lavoratori, in particolare di cittadinanza straniera, anche in termini di esclusione sociale. In Italia, su 100 lavoratori, circa 18 sono classificati come lavoratori vulnerabili, perché dipendenti a termine o collaboratori o in part-time involontario, mentre 4 sono classificati addirittura come doppiamente vulnerabili: in termini assoluti si tratta di un esercito di 816 mila lavoratori. L’alto livello di occupabilità dei migranti in Italia è in gran parte dovuta alla loro disponibilità a ricoprire lavori manuali non qualificati, spesso poveramente pagati: questo provoca un fenomeno di “etnicizzazione” delle relazioni di lavoro, connotando fortemente alcuni settori occupazionali, come ad esempio il lavoro di cura. L’accentuarsi e il protrarsi di questo divario di tutele e di disuguaglianze economiche, accelerato dalla pandemia, rischiano di trasformarsi in una condizione permanente, un vero e proprio status non solo occupazionale, dal quale difficilmente si potrà uscire. In un quadro complessivamente critico, esistono comunque dei positivi paradossi. In Italia si contano 136.312 imprese a conduzione femminile straniera, pari all'11,6% delle attività guidate da donne e al 23,8% delle imprese fondate da immigrati. Negli ultimi dieci anni sono aumentate del 42,7% e sono cresciute con un ritmo maggiore rispetto a quelle a conduzione maschile. Le titolari sono nate all’estero, soprattutto in Cina (34 mila), Germania (10 mila) e Albania (8 mila) e le loro aziende crescono a un tasso più elevato di quelle a guida maschile. Le donne con background migratorio che fanno impresa in Italia rappresentano circa il 10% di tutte le imprenditrici attive nel Paese. In Italia le imprenditrici immigrate, a fine 2021, sono 205.951, pari al 27,3% degli imprenditori nati all'estero, l'80% delle quali possiede imprese individuali. Indubbiamente il processo di crescita di queste aziende si inserisce in un percorso di integrazione positiva, che però non deve fare dimenticare che ci sono situazioni di famiglie immigrate – provenienti soprattutto da India, Bangladesh, Egitto e Marocco – dove la maggioranza delle donne è ancora esclusa dal mercato del lavoro.

 Povertà: i cittadini stranieri sono l’utenza prevalente dei Centri d’ascolto Caritas

Le persone di origine straniera che sono transitate nel corso del 2021 nei Centri di Ascolto della Caritas (CdA) sono state 120.536. Sul totale, gli stranieri incidono per il 55% e rispetto allo scorso anno aumentano di tre punti percentuali sul totale dell’utenza (nel corso del 2020 erano stati pari al 52%) e del +13,3% in termini di valori assoluti. Si conferma dunque, il loro prevalente protagonismo fra le persone che si rivolgono ai CdA. Nelle regioni del Nord e del Centro Italia il volto delle persone prese in carico dalla Caritas coincide per lo più con quello degli stranieri (in queste macro-aree gli immigrati rappresentano rispettivamente il 64,1% e il 56,8%); nel Mezzogiorno, invece, dove si registrano più alti livelli di povertà e di disoccupazione e, al contempo, un minore peso della componente straniera residente, le storie intercettate sono per lo più di italiani e gli stranieri costituiscono una quota ridotta, pari al 28,5%. Gli utenti stranieri della Caritas appartengono a 189 diverse nazionalità, ma, come per l’anno precedente, il podio spetta a tre nazionalità: Marocco (21.177 persone, pari al 18,1%), Romania (9.450, 7,8%) e Nigeria (8.844, 7,3%). Si conferma una diminuzione degli stranieri provenienti dall’Europa dell’Est, a fronte di un incremento degli africani: il 48,8% delle presenze (sopra il migliaio di unità) proviene dal continente africano, con una forte incidenza delle nazioni maghrebine e nordafricane, che raggiungono da sole il 25,6% delle presenze. Dall’analisi e dalla comparazione dei bisogni espressi sia dagli utenti di nazionalità italiana che straniera, emerge che:
  • l’incidenza della povertà economica tra gli stranieri (78,0%) è di poco inferiore a quella registrata tra gli italiani (82,4%);
  • i problemi lavorativi coinvolgono quote simili di italiani e stranieri (48,1% e 48,3%);
  • i problemi abitativi appaiono più diffusi tra gli utenti di nazionalità non italiana (24,6% contro il 17,1%);
  • le problematiche familiari (separazioni, conflitti, abbandono, maltrattamenti, maternità indesiderate, morte di un congiunto, ecc.) sono molto più diffuse tra gli italiani (18,2%) che tra gli stranieri (8,9%);
  • come ovvio, i bisogni determinati dalla migrazione sono presenti all’interno della componente straniera (14,7%), e riguardano in modo particolare problematiche legate a questioni inerenti alle domande di asilo/permessi di soggiorno, alla irregolarità giuridica e/o problemi burocratici/amministrativi. Da quasi un decennio quest’ultimo tipo di problemi risulta in forte aumento, anche a causa di una maggiore capacità di intercettazione dei casi da parte di alcune Caritas diocesane;
  • poco diffuse, nel complesso, alcune problematiche che trovano risposta presso contesti assistenziali diversi dai Centri di Ascolto (dipendenze, carcere, handicap, ecc.).

 Istruzione: diminuiscono gli alunni stranieri, aumentano i nati in Italia

Una novità dell’anno scolastico 2020/2021 è la diminuzione del numero degli alunni con cittadinanza non italiana: 865.388 in totale, con un calo di oltre 11 mila unità rispetto all’anno precedente (-1,3%). È la prima volta che accade dal 1983/1984, anno scolastico a partire dal quale sono state fatte rilevazioni statistiche attendibili. L’incidenza percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale della popolazione scolastica rimane inalterata (10,3%) perché è diminuito il numero totale degli alunni, ovvero sono diminuiti anche gli alunni di cittadinanza italiana. La Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (220.771), mentre l’Emilia-Romagna quella con l’incidenza percentuale più alta (17,1% sul totale della popolazione scolastica regionale). Si confermano ai primi posti le province di Prato (28,0% del totale), Piacenza (23,8%), Parma (19,7%), Cremona (19,3%), Mantova (19,1%) e Asti (18,8%). I dati mettono in evidenza la costante crescita delle nuove generazioni, ovvero degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia: si tratta del 66,7% degli studenti provenienti da contesti migratori, un punto percentuale in più rispetto al 2019/2020. Sebbene in miglioramento rispetto al passato, il ritardo scolastico è ancora un grande ostacolo per l’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema educativo italiano, tanto più che gli alunni con cittadinanza non italiana continuano a rimanere quelli a più alto rischio di abbandono. Se si guarda alla serie storica 2010/2011-2020/2021, si rileva una crescita degli studenti stranieri iscritti negli atenei italiani del 62%. In prevalenza di genere femminile, hanno seguito nel decennio di riferimento un andamento di crescita, seppur lieve, a fronte di una diminuzione del numero di iscritti totali registrata negli anni accademici tra il 2011/2012 e il 2015/2016. Le regioni con il più alto numero di iscritti stranieri nell’anno accademico 2020/2021 sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte, mentre i principali Paesi di origine sono Romania (11,0%), Albania (8,7%) e Cina (8,1%). Questi dati dimostrano che le provenienze e la distribuzione regionale degli studenti universitari stranieri sono strettamente collegate alle statistiche relative alla presenza dei cittadini stranieri residenti in Italia. Si deduce, quindi, che si tratti di una parte importante di “studenti stranieri” che vivono sul territorio nazionale già da tempo, dove hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, e non veri e propri foreign students.

Giustizia: continua a diminuire la presenza di detenuti stranieri nelle carceri

Analizzando i dati della realtà carceraria emerge che l’incidenza della componente straniera è decisamente in controtendenza: a fronte dell’aumento generale del nume­ro dei detenuti (+1,4), infatti, la presenza straniera, a distanza di un anno, è sostanzialmente diminuita (-1%). Il dato è in linea con il trend dell’ultimo decennio, nel corso del quale le cifre dei detenuti di cittadinanza straniera si sono notevolmente contratte. Dall’Africa proviene più della metà dei detenuti stranieri (53,3%) e il Marocco è in assoluto la nazione straniera più rappresentata (19,6%). Se­guono Romania (12,1%), Albania (10,8%), Tunisia (10,2%) e Nigeria (7,8%). Nelle sezioni femminili, su un totale di 722 recluse straniere, spiccano so­prattutto le detenute provenienti da Romania (24,1%), Nigeria (17,7%) e Marocco (5,8%). Pur se con cifre ogni anno sempre più esigue, si segnala ancora la presenza di madri detenute con figli al seguito, la metà dei quali di cittadinanza stra­niera. Le statistiche relative alle tipologie di reato confermano il dato generale che vede i reati contro il patrimonio come la voce con il maggior numero di ristretti (8.510 stranieri imputati o condannati per tale fattispecie di reato, ovvero il 27% dei ristretti per il reato in questione e il 49,9% dei detenuti stranieri). Seguono i reati contro la persona (7.285) e quelli in materia di stupefacenti (5.958). I dati restituiscono ancora una volta la fotografia di un sistema in cui le per­sone migranti finiscono con più facilità nel sistema carcerario e ne escono meno agevolmente degli italiani. Se le pene inflitte denotano una minore pericolosità sociale degli immigrati, gli stessi beneficiano in maniera più blanda delle misure alternative rispetto ai detenuti autoctoni. Agli stra­nieri, inoltre, viene applicata con maggiore rigore la custodia cautelare in carcere: ben il 32% degli stranieri detenuti è in attesa del primo grado di giudizio. Circostanza, questa, che finisce con il determinare una sovra-rap­presentazione della popolazione carceraria straniera. Le condizioni di marginalità in cui spesso versa la popolazione migrante ne determina una maggiore esposizione al rischio di essere vittima di reato. Il catalogo dei reati di cui gli stranieri sono soggetti passivi è, purtroppo, assai vasto e spazia dai reati più efferati, a cominciare dalla tratta di esseri umani, alle molteplici ed “ordinarie” forme di vittimizzazione che rimangono spes­so sommerse. In cima alla lista dei reati più odiosi vi sono certamente quelli che vedono come vittime i minori. In tal senso, gli stranieri hanno rappresentato il 4% delle vittime di reati sessuali segnalate e prese in carico per la prima volta nel 2021 dall’Ufficio di servizio sociale per i minorenni. Gli stranieri vittime di altre forme di sfruttamento e maltrattamento sono stati invece il 9% del totale dei minori segnalati e presi in carico nello stesso periodo.  Salute: disuguaglianze e ritardi nella tutela Come tristemente anticipato nella scorsa edizione, l’analisi dei decessi nel primo anno della pandemia mostra un netto svantaggio a carico della popolazione di nazionalità straniera residente in Italia. Durante la crisi sanitaria pandemica centinaia di migliaia di persone, tra cui tanti immigrati, si sono trovate escluse dalle tutele, dai programmi di mitigazione e di prevenzione (ad esempio, tamponi e vaccini), dai ristori e, probabilmente, anche dalle future politiche di rilancio. Alcuni ambiti di tutela, in particolare quelli relativi alle donne in gravidanza e ai neonati, sperimentano poi, indipendentemente dalla pandemia, un grave ritardo nei confronti della popolazione di cittadinanza italiana. Le disuguaglianze nei profili sanitari degli immigrati devono essere considerate degli eventi “sentinella” rispetto all’efficacia delle politiche di integrazione e segnalano l’urgenza di un miglioramento della capacità di presa in carico dei bisogni di salute dell’intera popolazione.  Appartenenza religiosa: a fronte di un quadro immutato, è la componente ucraina a cambiare lo scenario Conteggiando l’appartenenza religiosa anche dei minorenni di qualsiasi età, le stime indicano i cittadini stranieri musulmani residenti in Italia al 1° gennaio 2022 in 1,5 milioni, il 29,5% del totale dei cittadini stranieri, in aumento rispetto allo scorso anno (quando erano meno di 1,4 milioni, pari al 27,1%). Si tratta soprattutto di cittadini marocchini, albanesi, bangladeshi, pakistani, senegalesi, egiziani e tunisini. I cittadini stranieri cristiani residenti in Italia scendono, invece, al di sotto dei 2,8 milioni (a fronte dei quasi 2,9 milioni dello scorso anno), ma si confermano la maggioranza assoluta della presenza straniera residente in Italia per appartenenza religiosa, seppure in calo dal 56,2% al 53,0% del totale. Nell’ultimo anno all’interno del collettivo cristiano ha perso numerosità soprattutto la componente ortodossa, con meno di 1,5 milioni di migranti residenti in Italia al 1° gennaio 2022, pari al 28,9% del totale degli stranieri. Si tratta di cittadini in larga maggioranza originari della Romania. I cittadini stranieri di religione cattolica rappresentano la seconda confessione quantitativamente più rilevante tra gli stranieri cristiani residenti in Italia e al 1° gennaio 2022 si stimano in 892 mila (17,2% dei cittadini stranieri sul territorio nazionale), contro i 866 mila di un anno fa. Si tratta per lo più di cittadini provenienti da Filippine, Albania, Polonia, Perù ed Ecuador. Un interesse particolare – in questo momento storico segnato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – è, infine, naturalmente da porre sul collettivo ucraino, per un insieme di motivi di contingenza migratoria.  Comunicazione: è necessario un cambiamento della narrazione, per superare quella dell’emergenza Prima con la riconquista talebana del potere in Afghanistan e in seguito con la guerra in Ucraina, l’accoglienza è tornata ad essere una tematica di rilievo nel racconto mediatico della mobilità. Si tratta di un ambito che nella narrazione del fenomeno immigratorio in Italia ha sperimentato fasi anche molto diverse fra loro, in concomitanza con momenti differenti della storia politica e sociale del Paese (2013-2017, 2018-2021, 2022). Il rinnovato spirito di accoglienza non rappresenta, però, una novità, bensì la logica conseguenza di diversi fattori che da anni caratterizzano la narrazione della mobilità, fra i quali la perdurante visione delle migrazioni come fenomeno esclusivamente emergenziale. In Italia molta parte dello storytelling vive ormai da anni di “emergenze”, con un netto incremento nel tempo della pandemia. Un cambiamento è tanto più necessario ed urgente se si considera che la maggior parte delle realtà che oggi si trovano ad operare per il dialogo interculturale privilegia l’uso dei media, della cultura e delle arti performative non per una “gestione dell’emergenza” quanto piuttosto come supporti per documentare e valorizzare le storie di vita di cui sono portatrici le persone migranti (41%) e per facilitare l’inclusione sociale a medio termine (31%) e nuove forme di convivenza tra cittadini italiani e non (20%).      

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: comunicazione, necessario un cambiamento della narrazione

7 Ottobre 2022 - Roma - Prima con la riconquista talebana del potere in Afghanistan e in seguito con la guerra in Ucraina, l’accoglienza è tornata ad essere una tematica di rilievo nel racconto mediatico della mobilità. Si tratta di un ambito che nella narrazione del fenomeno immigratorio in Italia ha sperimentato fasi anche molto diverse fra loro, in concomitanza con momenti differenti della storia politica e sociale del Paese (2013-2017, 2018-2021, 2022). Il rinnovato spirito di accoglienza non rappresenta, però - spiega il Rapporto Immigrazione di caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma,  una novità, bensì la logica conseguenza di diversi fattori che da anni caratterizzano la narrazione della mobilità, fra i quali la perdurante visione delle migrazioni come fenomeno esclusivamente emergenziale. In Italia molta parte dello storytelling vive ormai da anni di “emergenze”, con un netto incremento nel tempo della pandemia. Un cambiamento è tanto più necessario ed urgente se si considera che la maggior parte delle realtà che oggi si trovano ad operare per il dialogo interculturale privilegia l’uso dei media, della cultura e delle arti performative non per una “gestione dell’emergenza” quanto piuttosto come supporti per documentare e valorizzare le storie di vita di cui sono portatrici le persone migranti (41%) e per facilitare l’inclusione sociale a medio termine (31%) e nuove forme di convivenza tra cittadini italiani e non (20%).    

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: appartenenza religiosa, a fronte di un quadro immutato, è la componente ucraina a cambiare lo scenario

7 Ottobre 2022 - Roma - Conteggiando l’appartenenza religiosa anche dei minorenni di qualsiasi età, le stime indicano i cittadini stranieri musulmani residenti in Italia al 1° gennaio 2022 in 1,5 milioni, il 29,5% del totale dei cittadini stranieri, in aumento rispetto allo scorso anno (quando erano meno di 1,4 milioni, pari al 27,1%). Si tratta soprattutto di cittadini marocchini, albanesi, bangladeshi, pakistani, senegalesi, egiziani e tunisini. Così nel Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. I cittadini stranieri cristiani residenti in Italia scendono, invece, al di sotto dei 2,8 milioni (a fronte dei quasi 2,9 milioni dello scorso anno), ma si confermano la maggioranza assoluta della presenza straniera residente in Italia per appartenenza religiosa, seppure in calo dal 56,2% al 53,0% del totale. Nell’ultimo anno all’interno del collettivo cristiano ha perso numerosità soprattutto la componente ortodossa, con meno di 1,5 milioni di migranti residenti in Italia al 1° gennaio 2022, pari al 28,9% del totale degli stranieri. Si tratta di cittadini in larga maggioranza originari della Romania. I cittadini stranieri di religione cattolica rappresentano la seconda confessione quantitativamente più rilevante tra gli stranieri cristiani residenti in Italia e al 1° gennaio 2022 si stimano in 892 mila (17,2% dei cittadini stranieri sul territorio nazionale), contro i 866 mila di un anno fa. Si tratta per lo più di cittadini provenienti da Filippine, Albania, Polonia, Perù ed Ecuador. Un interesse particolare – in questo momento storico segnato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – è, infine, naturalmente da porre sul collettivo ucraino, per un insieme di motivi di contingenza migratoria.      

Rapporto Immigrazione Cariutas Italiana e Fondazione Migrantes: salute: disuguaglianze e ritardi nella tutela

7 Ottobre 2022 - Roma - Come tristemente anticipato nella scorsa edizione del Rapporto Immigrazione e Caritas Italaina presentato oggi a Roma,  l’analisi dei decessi nel primo anno della pandemia mostra un netto svantaggio a carico della popolazione di nazionalità straniera residente in Italia. Durante la crisi sanitaria pandemica centinaia di migliaia di persone, tra cui tanti immigrati, si sono trovate escluse dalle tutele, dai programmi di mitigazione e di prevenzione (ad esempio, tamponi e vaccini), dai ristori e, probabilmente, anche dalle future politiche di rilancio. Alcuni ambiti di tutela, in particolare quelli relativi alle donne in gravidanza e ai neonati, sperimentano poi, indipendentemente dalla pandemia, un grave ritardo nei confronti della popolazione di cittadinanza italiana. Le disuguaglianze nei profili sanitari degli immigrati devono essere considerate degli eventi “sentinella” rispetto all’efficacia delle politiche di integrazione e segnalano l’urgenza di un miglioramento della capacità di presa in carico dei bisogni di salute dell’intera popolazione.    

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: Giustizia: continua a diminuire la presenza di detenuti stranieri nelle carceri

7 Ottobre 2022 - Roma - Analizzando i dati della realtà carceraria emerge che l’incidenza della componente straniera è decisamente in controtendenza: a fronte dell’aumento generale del nume­ro dei detenuti (+1,4), infatti, la presenza straniera, a distanza di un anno, è sostanzialmente diminuita (-1%). Il dato è in linea con il trend dell’ultimo decennio, nel corso del quale le cifre dei detenuti di cittadinanza straniera si sono notevolmente contratte. Lo evidenzia il rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. Dall’Africa proviene più della metà dei detenuti stranieri (53,3%) e il Marocco è in assoluto la nazione straniera più rappresentata (19,6%). Se­guono Romania (12,1%), Albania (10,8%), Tunisia (10,2%) e Nigeria (7,8%). Nelle sezioni femminili, su un totale di 722 recluse straniere, spiccano so­prattutto le detenute provenienti da Romania (24,1%), Nigeria (17,7%) e Marocco (5,8%). Pur se con cifre ogni anno sempre più esigue, si segnala ancora la presenza di madri detenute con figli al seguito, la metà dei quali di cittadinanza stra­niera. Le statistiche relative alle tipologie di reato confermano il dato generale che vede i reati contro il patrimonio come la voce con il maggior numero di ristretti (8.510 stranieri imputati o condannati per tale fattispecie di reato, ovvero il 27% dei ristretti per il reato in questione e il 49,9% dei detenuti stranieri). Seguono i reati contro la persona (7.285) e quelli in materia di stupefacenti (5.958). I dati restituiscono ancora una volta la fotografia di un sistema in cui le per­sone migranti finiscono con più facilità nel sistema carcerario e ne escono meno agevolmente degli italiani. Se le pene inflitte denotano una minore pericolosità sociale degli immigrati, gli stessi beneficiano in maniera più blanda delle misure alternative rispetto ai detenuti autoctoni. Agli stra­nieri, inoltre, viene applicata con maggiore rigore la custodia cautelare in carcere: ben il 32% degli stranieri detenuti è in attesa del primo grado di giudizio. Circostanza, questa, che finisce con il determinare una sovra-rap­presentazione della popolazione carceraria straniera. Le condizioni di marginalità in cui spesso versa la popolazione migrante ne determina una maggiore esposizione al rischio di essere vittima di reato. Il catalogo dei reati di cui gli stranieri sono soggetti passivi è, purtroppo, assai vasto e spazia dai reati più efferati, a cominciare dalla tratta di esseri umani, alle molteplici ed “ordinarie” forme di vittimizzazione che rimangono spes­so sommerse. In cima alla lista dei reati più odiosi vi sono certamente quelli che vedono come vittime i minori. In tal senso, gli stranieri hanno rappresentato il 4% delle vittime di reati sessuali segnalate e prese in carico per la prima volta nel 2021 dall’Ufficio di servizio sociale per i minorenni. Gli stranieri vittime di altre forme di sfruttamento e maltrattamento sono stati invece il 9% del totale dei minori segnalati e presi in carico nello stesso periodo.    

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: istruzione, diminuiscono gli alunni stranieri, aumentano i nati in Italia

7 Ottobre 2022 - Roma - Una novità dell’anno scolastico 2020/2021 è la diminuzione del numero degli alunni con cittadinanza non italiana: 865.388 in totale, con un calo di oltre 11 mila unità rispetto all’anno precedente (-1,3%).  E' quanto emerge dal Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. È la prima volta che accade dal 1983/1984, anno scolastico a partire dal quale sono state fatte rilevazioni statistiche attendibili. L’incidenza percentuale degli alunni con cittadinanza non italiana sul totale della popolazione scolastica rimane inalterata (10,3%) perché è diminuito il numero totale degli alunni, ovvero sono diminuiti anche gli alunni di cittadinanza italiana. La Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (220.771), mentre l’Emilia-Romagna quella con l’incidenza percentuale più alta (17,1% sul totale della popolazione scolastica regionale). Si confermano ai primi posti le province di Prato (28,0% del totale), Piacenza (23,8%), Parma (19,7%), Cremona (19,3%), Mantova (19,1%) e Asti (18,8%). I dati mettono in evidenza la costante crescita delle nuove generazioni, ovvero degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia: si tratta del 66,7% degli studenti provenienti da contesti migratori, un punto percentuale in più rispetto al 2019/2020. Sebbene in miglioramento rispetto al passato, il ritardo scolastico è ancora un grande ostacolo per l’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema educativo italiano, tanto più che gli alunni con cittadinanza non italiana continuano a rimanere quelli a più alto rischio di abbandono. Se si guarda alla serie storica 2010/2011-2020/2021, si rileva una crescita degli studenti stranieri iscritti negli atenei italiani del 62%. In prevalenza di genere femminile, hanno seguito nel decennio di riferimento un andamento di crescita, seppur lieve, a fronte di una diminuzione del numero di iscritti totali registrata negli anni accademici tra il 2011/2012 e il 2015/2016. Le regioni con il più alto numero di iscritti stranieri nell’anno accademico 2020/2021 sono Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte, mentre i principali Paesi di origine sono Romania (11,0%), Albania (8,7%) e Cina (8,1%). Questi dati dimostrano che le provenienze e la distribuzione regionale degli studenti universitari stranieri sono strettamente collegate alle statistiche relative alla presenza dei cittadini stranieri residenti in Italia. Si deduce, quindi, che si tratti di una parte importante di “studenti stranieri” che vivono sul territorio nazionale già da tempo, dove hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado, e non veri e propri foreign students.    

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: povertà: i cittadini stranieri sono l’utenza prevalente dei Centri d’ascolto Caritas

7 Ottobre 2022 - Roma - Le persone di origine straniera che sono transitate nel corso del 2021 nei Centri di Ascolto della Caritas (CdA) sono state 120.536. Sul totale, gli stranieri incidono per il 55% e rispetto allo scorso anno aumentano di tre punti percentuali sul totale dell’utenza (nel corso del 2020 erano stati pari al 52%) e del +13,3% in termini di valori assoluti. Si conferma dunque, il loro prevalente protagonismo fra le persone che si rivolgono ai CdA. E' quanto emerge dal rapporto Immigrazione di caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. Nelle regioni del Nord e del Centro Italia il volto delle persone prese in carico dalla Caritas coincide per lo più con quello degli stranieri (in queste macro-aree gli immigrati rappresentano rispettivamente il 64,1% e il 56,8%); nel Mezzogiorno, invece, dove si registrano più alti livelli di povertà e di disoccupazione e, al contempo, un minore peso della componente straniera residente, le storie intercettate sono per lo più di italiani e gli stranieri costituiscono una quota ridotta, pari al 28,5%. Gli utenti stranieri della Caritas appartengono a 189 diverse nazionalità, ma, come per l’anno precedente, il podio spetta a tre nazionalità: Marocco (21.177 persone, pari al 18,1%), Romania (9.450, 7,8%) e Nigeria (8.844, 7,3%). Si conferma una diminuzione degli stranieri provenienti dall’Europa dell’Est, a fronte di un incremento degli africani: il 48,8% delle presenze (sopra il migliaio di unità) proviene dal continente africano, con una forte incidenza delle nazioni maghrebine e nordafricane, che raggiungono da sole il 25,6% delle presenze. Dall’analisi e dalla comparazione dei bisogni espressi sia dagli utenti di nazionalità italiana che straniera, emerge che: l’incidenza della povertà economica tra gli stranieri (78,0%) è di poco inferiore a quella registrata tra gli italiani (82,4%); i problemi lavorativi coinvolgono quote simili di italiani e stranieri (48,1% e 48,3%); i problemi abitativi appaiono più diffusi tra gli utenti di nazionalità non italiana (24,6% contro il 17,1%); le problematiche familiari (separazioni, conflitti, abbandono, maltrattamenti, maternità indesiderate, morte di un congiunto, ecc.) sono molto più diffuse tra gli italiani (18,2%) che tra gli stranieri (8,9%); come ovvio, i bisogni determinati dalla migrazione sono presenti all’interno della componente straniera (14,7%), e riguardano in modo particolare problematiche legate a questioni inerenti alle domande di asilo/permessi di soggiorno, alla irregolarità giuridica e/o problemi burocratici/amministrativi. Da quasi un decennio quest’ultimo tipo di problemi risulta in forte aumento, anche a causa di una maggiore capacità di intercettazione dei casi da parte di alcune Caritas diocesane; poco diffuse, nel complesso, alcune problematiche che trovano risposta presso contesti assistenziali diversi dai Centri di Ascolto (dipendenze, carcere, handicap, ecc.).

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: Lavoro, aumentano le opportunità ma non la stabilità

7 Ottobre 2022 - Roma - Al I° trimestre 2022 i dati Istat relativi alla Rilevazione sulle forze di lavoro registrano, dopo un forte calo dell’anno precedente, una crescita del tasso di occupazione dei lavoratori stranieri tra i 20 e i 64 anni, più significativo rispetto a quello registrato tra i lavoratori italiani (+1,5 contro +0,8). Se questa è la media nazionale, molto diverse sono le situazioni a livello di aree: tutte quelle del Nord Italia crescono, il Centro rimane sostanzialmente stabile, il Sud cresce solo debolmente. In generale, poi, il tasso di occupazione per la componente straniera è ancora al di sotto di quello registrato per i lavoratori italiani (61,4% contro 62,9%), mentre quello di disoccupazione presenta tra gli stranieri un valore ancora particolarmente elevato, pari al 14,4%, ovvero 5,4 punti percentuali in più rispetto a quello registrato tra gli autoctoni (9,0%). Lo si legge nel Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato questa mattina a Roma.  Fra gli indicatori che hanno segnato una ripresa vi sono i dati sulle assunzioni di personale comunitario ed extra-Ue, aumentate in modo significativo rispetto alla fase pandemica. Nel complesso, fra il II° trimestre 2020 e il II° trimestre 2021 si è registrato in Italia un incremento delle assunzioni pari a 1.149.414 unità, di cui 124.230 hanno riguardato la componente extracomunitaria e 35.520 quella comunitaria. Si è trattato di una crescita che ha interessato maggiormente lavoratrici e giovani lavoratori under-24, che nella fase pandemica erano risultate le categorie più penalizzate dalla crisi. L’incremento più significativo delle assunzioni di cittadini stranieri si è avuto nel settore dell’Industria, in particolare nel Nord Italia; altro settore interessato da incrementi significativi è stato quello del Commercio e riparazioni, seguito da Costruzioni e altre attività nei servizi. Permangono diverse criticità: gli incrementi più significativi nelle tipologie di ingaggio sono l’apprendistato e le collaborazioni; rispetto agli italiani è stata molto più modesta la crescita dei contratti a tempo indeterminato (circa l’11% contro oltre il 40%), a dimostrazione del fatto che i lavoratori stranieri vivono una maggiore precarietà sul lavoro: 7 contratti su 10 sono a termine; inoltre, ad un aumento delle assunzioni ha fatto da contraltare un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro (+ 9,9% tra i lavoratori Ue e 28,0% tra quelli extra-Ue). Come rilevato dall’Istat, la progressiva diffusione di forme di lavoro non-standard – ovvero rapporti di lavoro che mancano di uno o più elementi che caratterizzano il lavoro tradizionale (regolarità, requisiti assicurativi minimi, copertura assicurativa generalizzata, adeguato livello di protezione sociale in caso di perdita di lavoro o congrua contribuzione pensionistica) – ha reso più fragile la condizione di molti lavoratori, in particolare di cittadinanza straniera, anche in termini di esclusione sociale. In Italia, su 100 lavoratori, circa 18 sono classificati come lavoratori vulnerabili, perché dipendenti a termine o collaboratori o in part-time involontario, mentre 4 sono classificati addirittura come doppiamente vulnerabili: in termini assoluti si tratta di un esercito di 816 mila lavoratori. L’alto livello di occupabilità dei migranti in Italia è in gran parte dovuta alla loro disponibilità a ricoprire lavori manuali non qualificati, spesso poveramente pagati: questo provoca un fenomeno di “etnicizzazione” delle relazioni di lavoro, connotando fortemente alcuni settori occupazionali, come ad esempio il lavoro di cura. L’accentuarsi e il protrarsi di questo divario di tutele e di disuguaglianze economiche, accelerato dalla pandemia, rischiano di trasformarsi in una condizione permanente, un vero e proprio status non solo occupazionale, dal quale difficilmente si potrà uscire. In un quadro complessivamente critico, esistono comunque dei positivi paradossi. In Italia si contano 136.312 imprese a conduzione femminile straniera, pari all'11,6% delle attività guidate da donne e al 23,8% delle imprese fondate da immigrati. Negli ultimi dieci anni sono aumentate del 42,7% e sono cresciute con un ritmo maggiore rispetto a quelle a conduzione maschile. Le titolari sono nate all’estero, soprattutto in Cina (34 mila), Germania (10 mila) e Albania (8 mila) e le loro aziende crescono a un tasso più elevato di quelle a guida maschile. Le donne con background migratorio che fanno impresa in Italia rappresentano circa il 10% di tutte le imprenditrici attive nel Paese. In Italia le imprenditrici immigrate, a fine 2021, sono 205.951, pari al 27,3% degli imprenditori nati all'estero, l'80% delle quali possiede imprese individuali. Indubbiamente il processo di crescita di queste aziende si inserisce in un percorso di integrazione positiva, che però non deve fare dimenticare che ci sono situazioni di famiglie immigrate – provenienti soprattutto da India, Bangladesh, Egitto e Marocco – dove la maggioranza delle donne è ancora esclusa dal mercato del lavoro.  

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: popolazione straniera in Italia, segnali di ripresa e opportunità da cogliere

7 Ottobre 2022 - Roma - L’attuale edizione del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, presentato questa mattina a Roma, è la prima post-pandemia: i dati attestano sia lenti segnali di ripresa sia criticità e fatiche dei cittadini italiani e stranieri, dovute ad una scarsa attenzione delle politiche sociali verso le fasce più fragili della popolazione nel periodo culminante dell’emergenza sanitaria. Fra i segnali incoraggianti troviamo, ad esempio, la ripresa della crescita della popolazione straniera residente in Italia: i dati al 1° gennaio 2022 parlano di 5.193.669 cittadini stranieri regolarmente residenti, cifra che segna una ripresa dallo scorso anno. Nel quadro delle prime 5 regioni di residenza, si conferma il primato della Lombardia, seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto, mentre la Toscana sopravanza il Piemonte al 5° posto. Il quadro delle nazionalità rimane sostanzialmente inalterato: fra i residenti prevalgono i rumeni (circa 1.080.000 cittadini, il 20,8% del totale), seguiti, nell’ordine, da albanesi (8,4%), marocchini (8,3%), cinesi (6,4%) e ucraini (4,6%). Sono aumentati anche i cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno (al 1° gennaio 2022 sono 3.921.125, mentre nel 2021 erano attestati sui 3,3 milioni), così come i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nell’anno: nel corso del 2021 sono stati 275 mila, +159% rispetto al 2020 (105.700); in particolare si è registrata un’impennata dei motivi di lavoro, certamente come esito della procedura di sanatoria varata dal governo nel 2020. Anche i provvedimenti di cittadinanza hanno segnato una certa crescita: sono stati 118 mila nel 2020, ovvero un +4% dall’anno precedente. Secondo le stime dell’Istat, nel 2021 le famiglie con almeno un componente straniero sarebbero il 9,5% del totale (ovvero 2.400.000); di queste 1 su 4 è mista (con componenti sia italiani che stranieri) e 3 su 4 hanno componenti tutti stranieri. Rispetto alle diverse tipologie delle famiglie, quelle unipersonali (composte da single/vedovi/separati/ divorziati) è per i cittadini stranieri leggermente più elevata che per gli italiani (34,7% contro 33,4%) ed è più cospicua anche la tipologia di coppia con figli conviventi senza altre persone (36,6% per i cittadini stranieri e 31,0% fra gli italiani). Rispetto ai ragazzi italiani è più alta di oltre 4 punti percentuali la quota di minori stranieri che vivono solo con la madre, mentre è più bassa la quota di quelli che vive con entrambi i genitori o solo con il padre. In generale la popolazione straniera ha una struttura più giovane di quella italiana: ragazze e ragazzi con meno di 18 anni rappresentano circa il 20% della popolazione e per ogni anziano (65 anni o più) ci sono più di 3 giovanissimi di età compresa fra gli 0 e i 14 anni. I ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (“seconde generazioni” in senso stretto) sono oltre 1 milione e di questi il 22,7% ha acquisito la cittadinanza italiana; se ad essi aggiungiamo i nati all’estero, la compagine dei minori stranieri (fra nati in Italia, nati all’estero e naturalizzati) supera quota 1.300.000 e arriva a rappresentare il 13,0% del totale della popolazione residente in Italia con meno di 18 anni. Si è assistito nell’ultimo anno anche al preoccupante aumento del numero dei minori stranieri non accompagnati, arrivati nell’aprile del 2022 a 14.025, certamente anche per effetto della guerra in Ucraina, da cui proviene il 28% circa del totale. Il 46,4% dei giovani stranieri si dichiara molto o abbastanza preoccupato per il futuro: i timori riguardano principalmente la guerra, la povertà o il peggioramento delle condizioni economiche. Emerge altresì che i giovani stranieri (e le ragazze più dei ragazzi) sognano un futuro in altri Paesi molto più dei coetanei italiani (59% contro il 42%). Il quadro socio-anagrafico si presenta dunque per diversi aspetti preoccupante e pone l’urgenza di politiche che potenzino efficacemente le opportunità da offrire ai ragazzi stranieri, anche per non disperdere il potenziale prezioso che rappresentano per un’Italia sempre più vecchia.