Primo Piano

Bologna: la comunità filippina vive il Natale

21 Dicembre 2022 -
Bologna - La comunità filippina bolognese, domenica scorsa, ha vissuto in modo speciale il quarto giorno della Novena di Natale, con la Santa Messa presieduta dal Cardinale Matteo Zuppi nella basilica di San Bartolomeo. La Novena di Natale è un momento molto sentito nelle Filippine. In tutto il paese si tengono celebrazioni liturgiche molto seguite, la mattina presto, prima che spunti l’alba, anche se in Italia vengono celebrate la sera. È la cosiddetta “Misa de gallo”, la messa al canto del gallo, in cui il pennuto annunciatore del mattino è simbolo della speranza cristiana. Terminata la solenne celebrazione, i filippini bolognesi hanno augurato buon Natale all’arcivescovo, lieti di essere insieme al pastore diocesano per la prima volta da quando la Comunità è stata riorganizzata. Infatti grazie alla collaborazione tra le Migrantes di Bologna e di Modena-Nonantola, il cappellano dei Filippini di Modena  ogni domenica mattina celebra  in San Bartolomeo, riunendo insieme tutti i gruppi esistenti. "Per i Filippini il Natale è una cosa molto seria! Il loro arcipelago, infatti è l’unico paese in Asia prevalentemente cristiano e probabilmente i festeggiamenti per il Natale sono i più grandi del mondo, perché si cominciano a decorare le case e le strade con gli addobbi natalizi già a partire dal primo settembre", si legge in una nota. La Notte di Natale, “noche buena” è "il più importante momento di vita per le famiglie che si riuniscono a preparare insieme il cibo della festa e si aprono anche alle persone bisognose e sole".

Porto Empedocle: benedetti i corpi di una bimba di sei mesi e di una donna migranti arrivati a al porto

21 Dicembre 2022 -
Roma - Una bara bianca sulla banchina del porto di Porto Empedocle, sopra una bara scura con il feretro di una donna di origine africana. I corpi di due migranti sono stati trasferiti da Lampedusa. La bimba, riferisce l'agenzia Sir, aveva solo 6 mesi, è morta all’interno dell’hotspot di Contrada Imbricola forse per un problema congenito o un malore improvviso; a fianco la salma di una donna, ripescata cadavere al largo dell’isola più grande delle Pelagie. Le due bare, a bordo delle traghetto Veronesi, sono arrivate nella serata di ieri al porto, dove si è tenuto un momento di preghiera in presenza delle autorità religiosi, civili e militari. Il saluto e la benedizione sono stati impartiti dall’imam locale, alla presente del direttore dell’Ufficio Ecumenismo e dialogo della diocesi di Agrigento, don Luca Camilleri. Le due salme verranno portate al cimitero di Favara dove la Prefettura di Agrigento è riuscita a trovare dei posti per la sepoltura. Dal traghetto sono scesi anche 50 migranti provenienti di Lampedusa. Al loro arrivo c’erano due bambini che sono accorsi ad abbracciare un migrante arrivato sulla terra ferma. Ph. Sir

Migrantes Cosenza-Bisignano: un punto migranti in città

21 Dicembre 2022 - Roma - L’ufficio Migrantes della diocesi di Cosenza-Bisignano, in collaborazione con la parrocchia Sacro Cuore di Gesù e Madonna di Loreto e la forania Urbana I sta lavorando da tempo sull’idea di avviare un Punto migranti a Cosenza, dopo la positiva esperienza del Punto Migranti a Rende avviato da maggio 2021 nella Parrocchia di Sant’Antonio.
Il Punto vuole essere un ri
ferimento all’interno della città per tutti i migranti presenti in riferimento alle problematiche legali, abitative, lavorative, linguistiche e di orientamento per l’accesso ai servizi.
A gennaio si avvierà un
Corso Base di Formazione per coloro che vogliono contribuire a questa iniziativa a servizio dei fratelli e delle sorelle migranti.

Papa Francesco: pensiamo ai bambini ucraini in questo tempo di Natale

21 Dicembre 2022 - Città del Vaticano - Parlando del Bambino Gesù il pensiero di papa Francesco  è andato, questa mattina, al termine dell'Udienza Generale, ai tanti bambini dell’Ucraina che "soffrono, soffrono tanto, per questa guerra. In questa festa di Dio che si fa bambino - ha detto il Pontefice - pensiamo ai bambini  ucraini. Quando li ho trovati qui, la maggioranza non riesce a sorridere e quando un bambino perde la capacità di sorridere, è grave. Questi bambini portano su di sé la tragedia di quella guerra che è così inumana, così dura. Pensiamo al popolo ucraino, in questo Natale: senza luce, senza riscaldamento, senza le cose principali per sopravvivere, e preghiamo il Signore perché porti loro la pace il più presto possibile". (R.I.)

L’Icona della Madonna del Pilerio tra gli emigrati di New York

21 Dicembre 2022 - Cosenza - Dal Duomo di Cosenza fino a New York, per impreziosire ulteriormente le celebrazioni di un anniversario così importante come il numero 800 per la Cattedrale di Cosenza: questo è stato il viaggio compiuto dall’icona della Madonna del Pilerio, che si è presentata così ai propri fedeli statunitensi, nel corso della solenne messa celebrata dal reverendo Josè Felix Ortega.
Ad accompagnare l’opera nella
traversata il Rettore del Duomo, don Luca Perri, accompagnato dai referenti dell’associazione "8centoCosenza aps", particolarmente attiva nell’organizzazione di eventi e attività per celebrare l’importante anno che sta giungendo al termine.
“La Madonna è l’immagine più
riuscita della Chiesa. E' il segno che Dio ha dato all’umanità di ciò che Dio vuole fare. Per questo motivo noi vogliamo contemplare il mistero dell’Incarnazione, attraverso Maria, perchè nessuna creatura più di Maria è stata disponibile e accogliente verso Dio. Secondo la tradizione bizantina, l’icona della Madonna del Pilerio è una sintesi di teologia.”, ha detto don Perri nella chiesa di Our Lady of Mt. Carmel situata nel quartiere Bronx di New York. E ha aggiunto: “Dio nonostante la pigrizia e i peccati dell’uomo sempre un segno della sua presenza, ma questo segno va saputo accogliere, perchè sapere di accogliere un segno di Dio significa lasciare che questo segno diventi vita”.
Don Luca ha concluso: “Ma
ria è il segno della presenza attiva di Dio tra il suo popolo. Lei ci accoglie anche se siamo imperfetti e ci porta la salvezza, perchè l’uomo non si salva mai da solo”. La delegazione guidata da don Luca ha potuto incontrare il cardinale Timothy Dolan al quale hanno parlato del culto dei cosentini verso la Madonna
del Pilerio e hanno fatto dono
di alcuni libri e della copia della Stauroteca. (Michela Curcio - Parola di Vita)

Felicità per Fatima, la piccola venuta al mondo a bordo di una motovedetta

21 Dicembre 2022 - Milano - È nata poco prima della mezzanotte, a bordo di una motovedetta della Capitaneria di porto, la piccola Fatima. La mamma, una giovane donna della Costa d’Avorio, era a bordo di un barchino insieme ad altre decine di persone rintracciato dalla motovedette delle Fiamme gialle e della Capitaneria di Porto. Mamma e bebè sono stati trasferiti in elisoccorso all’ospedale di Agrigento. La bella notizia arriva dopo la tragedia raccontata 48 ore prima della morte della piccola Rokia, anche lei proveniente dalla Costa d’Avorio con la mamma, ma vittima di un naufragio avvenuto a poche miglia dall’isola di Lampedusa.

Card. Zuppi: “ai migranti siano garantite sicurezza e dignità in mare”

21 Dicembre 2022 - Firenze - Durante l’incontro di presentazione del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, ospitato sabato mattina all’Istituto degli Innocenti di Firenze, è stato affrontato anche il tema delle migrazioni. «I flussi dobbiamo regolarli, e vanno assicurate le condizioni di dignità e di sicurezza nell’attraversare il mare», ha detto il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi. Zuppi ha esortato a mettere al centro dell’agenda il bacino che è lo specchio delle tensioni e degli scontri che dividono il mondo. «Siamo in un momento particolare – ha affermato –. In questi mesi si compiono scelte che segneranno il nostro immediato futuro. Che ci sia anche questa visione del Mediterraneo, e che queste scelte abbiano una tale consapevolezza è importante. Ciò può significare un investimento culturale». Il presidente della Cei ha ringraziato il cardinale Bassetti per aver concepito gli Incontri dei vescovi del Mediterraneo. Un’iniziativa che a Firenze si era allargata ai sindaci. «Unire la dimensione spirituale e quella civile è stato importante: del resto questo è l’umanesimo».

Commissione europea e Tratta di esseri umani: proposte norme più severe per fronteggiare l’evoluzione del reato

20 Dicembre 2022 - Roma - Nella giornata di ieri 19 dicembre la Commissione Europea ha proposto di rafforzare le norme per prevenire e combattere la tratta di esseri umani. Si tratta com’è noto di un reato transfrontaliero che interessa tutti gli Stati membri. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni continua a rappresentare una grave minaccia nell'UE. Dal 2011 la direttiva anti-tratta (Direttiva 2011/36/UE del PE e del Consiglio, del 5 aprile 2011 , concernente la prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, e che sostituisce la decisione quadro del Consiglio 2002/629/GAI) costituisce la colonna portante dell'impegno dell'UE per prevenire e combattere la tratta di esseri umani. Ha fornito la base giuridica per una risposta decisa della giustizia penale e standard elevati di protezione e sostegno alle vittime. I recenti sviluppi rendono tuttavia necessario aggiornare il testo vigente. Ogni anno, infatti, nell'UE oltre 7000 persone sono oggetto di tratta di esseri umani, ma dato che molte vittime non vengono individuate il numero è verosimilmente molto più alto. Il costo annuo della tratta nell'UE ammonta a 2,7 miliardi di €. La maggior parte delle vittime sono donne e ragazze, ma è in aumento anche la percentuale di uomini, in particolare a causa dello sfruttamento della manodopera. Negli ultimi anni le forme di sfruttamento si sono evolute e il reato assume sempre più una dimensione online. Il fenomeno richiede un nuovo intervento a livello dell'UE, dato che i trafficanti hanno l'opportunità di reclutare, controllare, trasportare e sfruttare le vittime, trasferire i profitti e raggiungere gli utenti dentro e fuori l'UE. Le norme aggiornate proposte dalla Commissione europea sono volte a dotare le autorità di contrasto e giudiziarie di strumenti più solidi per indagare e perseguire le nuove forme di sfruttamento, per esempio garantendo che l'uso consapevole dei servizi forniti dalle vittime della tratta costituisca un reato. Il progetto normativo prevede sanzioni obbligatorie nei confronti delle imprese e non più solo delle singole persone per i reati di tratta. Mira inoltre a migliorare le procedure per l'identificazione precoce e il sostegno alle vittime negli Stati membri, in particolare attraverso la creazione di un meccanismo europeo di indirizzamento. In particolare, le norme aggiornate comprendono:
  • l'inserimento dei matrimoni forzati e delle adozioni illegali tra i tipi di sfruttamento che rientrano nella definizione della direttiva. Gli Stati membri dovranno quindi qualificare tali condotte come tratta di esseri umani nel diritto penale nazionale;
  • un riferimento esplicito ai reati di tratta di esseri umani commessi attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, compresi internet e i social media o agevolati da esse;
  • sanzioni obbligatorie per le persone giuridiche ritenute responsabili di reati connessi alla tratta. Tra le possibili sanzioni vi sono l'esclusione dai benefici pubblici o la chiusura temporanea o definitiva delle strutture in cui si è verificato il reato;
  • meccanismi nazionali ufficiali di indirizzamento per migliorare l'individuazione precoce delle vittime e l'orientamento delle stesse verso i servizi di assistenza e sostegno, meccanismi che creeranno le basi per un meccanismo europeo di indirizzamento mediante la nomina di punti nevralgici nazionali;
  • una spinta verso la riduzione della domanda, che si otterrà riconoscendo come reato l'utilizzo consapevole di servizi forniti da vittime della tratta di esseri umani;
  • una raccolta annuale a livello UE di dati sulla tratta di esseri umani, che sarà poi pubblicata da Eurostat.
Parlamento europeo e Consiglio dovranno ora esaminare la proposta. Una volta che le nuove norme saranno state adottate, gli Stati membri dovranno recepirle nel diritto nazionale. (Alessandro Pertici)  

Cei: domani preghiera per la pace a Bari

20 Dicembre 2022 - Roma - Si terrà domani, 21 dicembre, nella Basilica di San Nicola a Bari, la Veglia di preghiera per la pace promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla diocesi  di Bari-Bitonto. A pochi giorni dalla Solennità del Natale, mentre nel cuore dell’Europa la guerra continua a seminare distruzione e morte, la Chiesa in Italia – unita a tutti i cristiani di Ucraina e Russia - invocherà il dono della pace sulla tomba di San Nicola, venerato sia dai Cattolici sia dagli Ortodossi. La Veglia, che sarà guidata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, inizierà alle ore 18.30. Saranno presenti mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e vice Presidente della Cei, mons. Derio Olivero, vescovo di Pinerolo e presidente della Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, i vescovi della Puglia. A loro si uniranno anche i delegati della Conferenza Episcopale della Chiesa romano cattolica in Ucraina, della Chiesa greco-cattolica in Ucraina e dell’Esarcato apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. Parteciperanno alla preghiera anche i fratelli delle Chiese ortodosse presenti stabilmente nella città di Bari. Prima della veglia, alle 17.30 sono previsti i saluti istituzionali del card. Zuppi, di mons. Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto, di padre Giovanni Distante, Priore della Basilica di San Nicola, di Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia, di Antonio Decaro, Sindaco di Bari, e di Isabella Rauti, Sottosegretario di Stato per la difesa che parteciperà all’iniziativa in rappresentanza del Governo.

Istat: spesso nomi italiani per cittadini rumeni e albanesi

20 Dicembre 2022 - Roma - Si chiamano prevalentemente Adam, Rayan e Amir, ma anche Leonardo, Matteo, Luca, Mattia e Alessandro i bambini stranieri nati da genitori residenti nel nostro Paese da quanto emergedal Report "Natalità e fecondità" dell'Istat. Anche per le bambine straniere il primato spetta a Sofia, come per la totalità delle nate residenti, seguito da Sara, Amira, Emma, Aurora e Emily. Rispetto alla graduatoria generale, in quella dei nomi dei nati stranieri la variabilità è maggiore: i primi trenta nomi maschili e femminili coprono quasi il 14% del totale dei nomi dei nati stranieri.
Le preferenze dei genitori stranieri si differenziano a seconda della cittadinanza. Considerando le quattro cittadinanze per maggior numero di nati da genitori entrambi stranieri, la tendenza a scegliere per i propri figli un nome diffuso nel paese ospitante è più spiccata per la comunità rumena. Infatti, i nomi più frequenti tra i nati rumeni sono David, Leonardo, Luca, Matteo e Gabriel; per le bambine figurano Sofia, Emma e Sofia Maria, Maria, Melissa, Eva Maria e Giulia.
La stessa tendenza si osserva nella scelta dei nomi dei bambini albanesi: si chiamano prevalentemente Aron e Liam, ma anche Enea, Leonardo e Noel mentre le bambine Emily, Aurora, Ambra, Chloe e
Emma.
Un comportamento opposto - rileva l'Istat - si riscontra per i genitori del Marocco e del Bangladesh, che prediligono per i loro figli nomi legati alle tradizioni del loro paese d’origine. I bambini maschi marocchini si chiamano soprattutto Adam, Amir, Rayan, Youssef e Jad; le bambine marocchine Amira, Jannat, Nour, Sara e Lina.
I genitori del Bangladesh scelgono per i loro figli maschi soprattutto Abdullah, Anas, Arham e Ayan, Safwan e Zayan e Ayman; per le bambine Fatima e Sara, Ayesha, Maryam, Fatiha, Anaya e Raisa.

Istat: genitori entrambi stranieri per più di un nato su cinque al Nord

20 Dicembre 2022 - Roma - L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati in Italia è "notoriamente" molto più elevata nelle regioni del Nord (20,6% nel Nord-est, 20,1% nel Nord-ovest) dove la presenza straniera è più stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (15,9%); nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore (5,6% al Sud e 5,2% nelle Isole). Il dato è evidenziato nel Report "Natalità e fecondità" dell'Istat. A livello Italia è il 14,2%, pari a quello del Lazio. Nel 2021 è di cittadinanza straniera quasi un nato su quattro in Emilia-Romagna (24%), il 20,9% in Liguria, il 20,6% in Lombardia e più o meno un nato su cinque in Veneto, Toscana e Piemonte. Al
Centro sono il 15,9% mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni (il minimo si registra in Sardegna 4,4%), con l’eccezione dell’Abruzzo (9,2%).

L’impatto dei comportamenti procreativi dei cittadini stranieri è più evidente se si estende l’analisi al complesso dei nati con almeno un genitore straniero, ottenuti sommando ai nati stranieri le nascite di bambini italiani nell’ambito di coppie miste. La geografia - spiega l'Istituto di statistica - è analoga a quella delle nascite da genitori
entrambi stranieri ma con intensità più elevate: in media nel 2021 ha almeno un genitore straniero il 30,1% dei nati al Nord e il 23,8% al Centro; al Sud e nelle Isole le percentuali scendono a 9,2% e 8,6%.

Considerando la cittadinanza delle madri al primo posto si confermano i nati da donne rumene (13.611 nati nel 2021), seguono quelli da donne marocchine (9.559) e albanesi (8.680); queste cittadinanze coprono il 41,1% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. La propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) è alta nelle comunità asiatiche e africane.

Istat: si riduce il contributo alla natalità dei cittadini stranieri

20 Dicembre 2022 - Roma - Dal 2012 al 2021 diminuiscono, in Italia, i nati con almeno un genitore straniero (21.461 in meno) che, con 85.878 unità, costituiscono il 21,5% del totale dei nati. Lo evidenzia l’Istat nel rapporto “Natalità e Fecondità”. “Le boomers straniere, che hanno fatto il loro ingresso regolarmente come immigrate o sono ‘emerse’ o sono stare ‘ricongiunte’ a seguito delle regolarizzazioni di inizio secolo – spiega l’Istituto di statistica italiana - hanno realizzato nei dieci anni successivi buona parte dei loro progetti riproduttivi nel nostro Paese, contribuendo in modo importante all’aumento delle nascite e della fecondità di periodo”. Ma le cittadine straniere residenti, che finora hanno parzialmente riempito i “vuoti” di popolazione femminile ravvisabili nella struttura per età delle donne italiane, stanno a loro volta invecchiando. Secondo l’Istat i nati da genitori entrambi stranieri, scesi sotto i 70 mila nel 2016, continuano a diminuire nel 2021 attestandosi a 56.926 (quasi 23 mila in meno rispetto al 2012), anche per effetto delle dinamiche migratorie nell’ultimo decennio, e costituiscono il 14,2% del totale dei nati. I nati in coppia mista, passati da 27.445 del 2012 a 28.952 del 2021, presentano un andamento oscillante. Il crescente grado di “maturità” dell’immigrazione nel nostro Paese – scrive l’Istat - testimoniato anche dal notevole aumento delle acquisizioni di cittadinanza italiana, rende però sempre più complesso misurare  comportamenti familiari dei cittadini di origine straniera. Si riscontra, infatti, un numero rilevante di acquisizioni di cittadinanza proprio da parte di quelle collettività che contribuiscono in modo più cospicuo alla natalità della popolazione residente. Nel 2021 hanno acquisito la cittadinanza italiana 121.457 stranieri. Le donne sono 61.544, il 50,7% del totale e, di queste, il 57,9% ha un’età compresa tra 15 e 49 anni. Le donne albanesi divenute italiane nel 2021 sono oltre 11 mila, il 17,9% del totale; quelle marocchine circa 8.200 (13,3%) e quelle di origine rumena poco meno di 5.600 (9,1%). Nel complesso, queste collettività rappresentano oltre il 40% delle acquisizioni di cittadinanza da parte di donne straniere, con quote in età feconda rispettivamente pari a 59,5%, 52,1% e 64,0%”.

Card. Lojudice: sostegno ai più piccoli fragili e fuggiti dai loro Paesi

20 Dicembre 2022 - Siena - “In questo dicembre 2022 è facile prepararsi per la nostra diocesi alla ‘Venuta del Signore’… Abbiamo la gioia di aver avuto due doni bellissimi: due famiglie siriane che grazie ai corridoi umanitari sono arrivate da noi proprio nella prima settimana di Avvento. Vengono da due campi profughi in Libano, campi dove i loro bambini non potevano essere curati (due dei loro figli hanno patologie importanti) , non potevano studiare e neppure i loro genitori lo hanno potuto fare perché hanno trascorso la vita spostandosi di continuo, fuggendo da missili e bombe”. Lo afferma il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino, il quale, in occasione del Natale 2022 lancia un appello a tutta la cittadinanza per un Avvento del Signore diverso che abbia come obiettivo quello del sostegno ai più piccoli fragili e fuggiti dai loro Paesi. “Ora sono da noi e speriamo di aiutarli a trovare un po’ di pace, serenità, cura… – prosegue il porporato -. Ma oltre a loro, molti minori in questo momento sono seguiti dalla nostra diocesi: bambini e bambine ucraini in fuga dalla guerra, o che hanno perso all’improvviso un genitore e si sono trovati senza sostentamento, o che hanno i genitori senza permesso di soggiorno, o che hanno il frigo vuoto con niente da mangiare…”. Da qui l’invito: “Celebriamo allora la nascita di Gesù stringendoci intorno a loro. Hanno bisogno di affetto, cure, attenzioni, preghiere. Abbiamo predisposto piccole iniziative con Babbo natale per i bambini ucraini e siriani che sono ospiti da noi, un dono da far pervenire a tutte le famiglie dove c’è un bambino, una celebrazione eucaristica per tutti volontari impegnati in modo associato o singolo nel servizio agli altri, perché anche chi aiuta ha bisogno di essere sostenuto”. Il cardinale conclude ricordando: “Non mancherà il pranzo natalizio per tutti coloro che saranno presenti alla Mensa di San Girolamo con le Suore Vincenziane e i volontari che li accoglieranno con gioia, amore e un bel panettone!”.

Spagna: “sei morti al giorno, le coste spagnole un miraggio”

20 Dicembre 2022 - Roma -  Non sono numeri ma vite, e anche solo tenere il conto delle migliaia ingoiate dal Mediterraneo vuole essere un atto di riparazione. Dal 2018 sono state 11.286 le persone migranti morte nel tentativo di raggiungere le coste spagnole, una media di sei al giorno, secondo il dossier sulle “Vittime della Necrofrontiera”, realizzato dalla Ong
Caminando Fronteras, incrociando i dati dell’Osservatorio di Diritti Umani con quelli delle organizzazioni che lavorano con i migranti e le segnalazioni di scomparsi delle
famiglie d’origine giunte al telefono attivato dal 2007. Nel drammatico bilancio, 1.272 delle vittime erano donne e 377 bambini. Almeno 241 le imbarcazioni di cui si sono perse le tracce sulle diverse rotte migratorie della frontiera occidentale euro-africana fra la Spagna e il sud del Senegal. Quella verso le Canarie resta la più mortale, con 7.692
morti, seguita da quelle dall’Algeria (1.526), o verso il mare di Alborán (1.493) e da quella attraverso lo Stretto di Gibilterra (528 vittime). «Il cambio di contesto costringe sempre più i migranti a percorrere le vie più pericolose per arrivare in Europa» ha denunciato la coordinatrice della Ong Helena Maleno. Fra «i fattori strutturali» che
aggravano la strage, ha enumerato «la mancata attivazione delle missioni di ricerca e riscatto», «l’assenza di collaborazione fra Paesi in difesa della vita», ma soprattutto
«le politiche di dissuasione implementate dagli Stati dal 2020», fino alle pessime condizioni delle imbarcazioni sulle quali i migranti affrontano le traversate sempre più lunghe e difficili. (P.D.V. - Avvenire)

Migranti: altri due piccoli morti in un naufragio

19 Dicembre 2022 - Roma - Chi lo sa cosa pensava la piccola Rokia, 3 anni, mentre, insieme alla madre, navigava su un barcone della speranza che dalla Tunisia la portava verso lItalia, con altri 42 migranti. Chi lo sa se immaginava il suo futuro, fatto di giochi e di allegria. Sogni naufragati sul nascere, travolti dalle acque del mare che hanno inghiottito Rokia e il suo barcone di ferro a dieci miglia dalle coste italiane. La piccola è deceduta ieri pomeriggio nel poliambulatorio dellisola di Lampedusa. Ma se Rokia ha avuto almeno il tempo di immaginare un mondo migliore, lo stesso non ha potuto fare il neonato di soli due mesi morto sabato al largo dellisola di Lesbo, in Grecia, dopo che il gommone carico di migranti sul quale si trovava ha colpito gli scogli nella zona di Fara ed è affondato. Durante le operazioni di soccorso, altri 30 migranti (uomini, donne e bambini) sono stati tratti in salvo. (OR)

Migrantes Vercelli: a Natale una celebrazione per gli ucraini al seminario vescovile

19 Dicembre 2022 - Vercelli - Per la prima volta nella diocesi di Vercelli il giorno di Natale, alle ore 14.30, nella cappella del Seminario Vescovile  una celebrazione per gli ucraini presenti sul territorio. La Divina Liturgia sarà presieduta da don Yiury Ivanyuta della Parrocchia ucraina di Novara. L’iniziativa è dell’Ufficio pastorale  Migrantes della diocesi che vuole “dare un ulteriore contributo alla popolazione Ucraina presente sul territorio dell’Arcidiocesi, al fine di poter realizzare il Santo Natale secondo il loro rito e le loro tradizioni”, si legge in una nota. “Ci troviamo di fronte a una dilagante povertà non solo nel mondo ma anche in Italia, con una mancanza di alimenti necessari per sopravvivere e soprattutto con un’assenza di pace, di giustizia e di dignità. Abbiamo – spiega l’ufficio Migrantes di Vercelli - una guerra dentro l’Europa, un conflitto che vede due popoli confrontarsi con le armi da molti mesi, senza che si riesca a vedere una possibile cessazione delle ostilità. Questa guerra ha spinto milioni di persone a lasciare l’Ucraina per rifugiarsi in altri paesi e anche qui a Vercelli la Migrantes ha contribuito alla loro ospitalità e alla loro sopravvivenza. Tuttavia siamo convinti che tutto questo non sia sufficiente, in quanto un popolo, anche se lontano dalla sua terra e privato delle più elementari libertà civili e religiose, deve mantenere nel suo cuore le tradizioni culturali e spirituali, che appunto caratterizzano e realizzano una nazione”. .  

Migrantes Milano: mons. Delpini incontra i migranti

19 Dicembre 2022 -  Milano – Mercoledì 21 dicembre, alle 20, nella Basilica di Santo Stefano, dopo una sospensione di due anni torna l’atteso e tradizionale incontro tra l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, e i fedeli delle cappellanie estere cattoliche. Se negli anni scorsi questa occasione si riduceva a un breve momento di dialogo con i soli rappresentanti delle cappellanie prima della celebrazione dei Vespri di Sant’Ambrogio, il 6 dicembre, questa volta, su invito di mons. Delpini, l’incontro sarà più strutturato e aperto a tutti i migranti interessati a partecipare. Dopo una preghiera natalizia nella Basilica di Santo Stefano, l’evento si concluderà con un momento di festa, scambio di auguri e brindisi finale.

Nella diocesi sono circa quaranta le comunità di stranieri cattolici: la più rappresentata è quella filippina che, solo a Santo Stefano, parrocchia “personale” dei migranti nella diocesi, conta otto comunità. Secondi per numero i latino-americani, in particolare i salvadoregni. In espansione, per ragioni comprensibili, anche gli ucraini che dopo il trauma iniziale della guerra si stanno stabilizzando nel territorio, mentre la comunità di migranti più antica in diocesi è quella etiope-eritrea, già presente dalla fine degli anni ’70. Le organizzazioni cattoliche di stranieri fanno capo a 24 cappellani che seguono diverse comunità strutturate con differenti tipologie: le parrocchie “personali”, le cappellanie, le missioni “in cura d’anime”. Nella vita delle comunità straniere di fedeli le difficoltà più significative, spiega don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio Migrantes e parroco di Santo Stefano, «sono quelle relative al rapporto generazionale. Tra i giovani c’è chi è nato nel proprio Paese di origine e chi in Italia, non esiste un modello di riferimento univoco. È più rappresentativo, invece, il rapporto tra padri e figli, dove la fatica vera è la differenza culturale anche quando la fede, in maniera sentita, è praticata da parte di entrambi».

 

Siena e Assisi unite nella solidarietà per il piccolo Mustafa

19 Dicembre 2022 - Assisi - È nata una gara di solidarietà che unisce Siena e Assisi, la città di Santa Caterina e quella di san Francesco - i due patroni d'Italia -, all'insegna del sostegno del piccolo Mustafa e della sua famiglia. Infatti, grazie alla parrocchia di San Pietro di Assisi sono stati raccolti dei fondi che sono stati consegnati ieri mattina al card. Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D'Elsa-Montalcino. La foto di Mustafa con suo padre ha fatto il giro del mondo solo pochi mesi fa. Entrambi siriani e vittime della guerra sono stati accolti insieme alla famiglia e ora sono a Budrio, nel bolognese. Per tale occasione il card. Lojudice ha presieduto la Santa Messa delle ore 10,30, nella parrocchia di San Pietro ad Assisi, per incontrare e ringraziare la comunità parrocchiale insieme al parroco, don Massimo Bertoncello. Ha concelebrato Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e vescovo di Foligno. Era presente anche la sindaca di Assisi, Stefania Proietti, che ha consegnato l'assegno al card. Lojudice. "Siena e Assisi - ha detto il card. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val D'Elsa-Montalcino - sono città che hanno tante cose in comune, per questo condividere questo percorso è stato naturale e per questo nel ringraziarli per la donazione, ho invitato Mons. Sorrentino e la sindaca alle prossime feste cateriniane a Siena. Spero che gli insegnamenti che vengono da questo comune, che è anche patronato dell'Italia, possano aiutare noi, la comunità cristiana ma anche il Paese tutto, a ripensarsi e ad avere sollecitazioni forti che aiutino e guidino il nostro futuro". "È stata - ha aggiunto Mons. Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e vescovo di Foligno - una giornata di carità vissuta insieme, tra due città che portano il segno di un grande incontro dal cielo, perché sono le città dei due patroni d'Italia. Spero che questa esperienza ci porti insieme a camminare nella carità, che è il cuore vero della vita cristiana".

Il decennio di Carta di Roma: come l’informazione descrive (e scrive) la storia delle migrazioni

19 Dicembre 2022 - Roma - È fine anno. L’anno della guerra riesplosa in Europa e del soccorso dei civili, in Ucraina e fuori. Ed è la fine di un decennio di serrata dei confini e militarizzazione del linguaggio. È il decennio di “Notizie dal fronte” raccontato dall’Associazione Carta di Roma, nata per correggere l’informazione sulle migrazioni. Perché le parole dei comunicatori (stampa e tv, ma anche social) sono specchio di come evolve ed è percepito il fenomeno, e dicono molto del mondo attorno. Lo dimostrano i termini simbolo di questi 10 anni: Lampedusa nel 2013, Mare nostrum nel 2014, muri nel 2016. Virus nel 2020. E se non sono neutrali, e celano un messaggio, le parole non sono neanche innocue, ma hanno il potere di cambiare la realtà. Carta di Roma lavora ogni giorno a responsabilizzare chi narra la migrazione, facendo passare di qui la promozione dei diritti di chi migra o è immigrato. Poi, una volta l’anno, si ferma e fa il punto. Per l’ultimo rapporto, presentato a Roma, Ucraini è la parola del 2022. Sulla loro fuga dall’invasione si è concentrato il racconto. Con nuovi protagonisti, indicati dal ricercatore Giuseppe Milazzo: l’accoglienza e la voce dei rifugiati. Il dovere di rendere la persona il centro della storia, contro la narrazione spersonalizzata del flusso, torna in tutti gli interventi, di Centro Astalli, Tavola Valdese, Usigrai. Nello Scavo di Avvenire ha un’altra preoccupazione: descrivere il sistema di cui i migranti sono vittime, nominare i responsabili delle loro sofferenze, a partire dai padroni delle partenze dalla Libia. Per smontare equivoci e falsità, come sulle Ong, per cui Anna Meli di Cospe vede il rischio di nuove generalizzazioni in negativo. L’omissione è colpevole quanto la notizia scorretta, conferma Valerio Cataldi, presidente di Carta di Roma, e se l’informazione degli ultimi anni, smettendo di tambureggiare sugli ingressi per concentrarsi su pandemia, guerra e crisi economica, ha limitato il lessico di allarme, e il clima d’odio che ne nasce, il silenzio completo fa dimenticare difficoltà irrisolte, avverte Ilvo Diamanti dell’Università di Urbino. Secondo David Recchia di Acli, c’è una paura che non va taciuta: non quella immotivata che il migrante incute, ma la paura che il migrante prova, per cui parte. Presidiare l’Ucraina è doveroso, ma ora c’è bisogno che i giornalisti riprendano il racconto spezzato degli altri 59 conflitti contati da Amref. La Siria, il Sahel. La Somalia, da cui Francesca Mannocchi riporta immagini di bambini minacciati dal morbillo, troppo piccoli e leggeri a causa della malnutrizione. Un vaccino e del cibo terapeutico basterebbero a salvarli, e invece muoiono. L’attenzione mediatica sposta gli aiuti internazionali – l’Ucraina lo dimostra – per questo il racconto è urgente. La regista Sahraa Karimi prega di riaccendere la luce sull’Afghanistan. E si deve spiegare che la siccità e la carestia che falcidiano la Somalia, come le divisioni e il fondamentalismo che opprimono l’Afghanistan, non sono fenomeni improvvisi né passeggeri. Che la violenza, l’insicurezza che ostacola anche l’intervento umanitario, la crisi climatica e la povertà, legate tra loro, non sono emergenze, ma durano e s’aggravano se non si interviene. La buona informazione risale all’origine dei viaggi che hanno termine nelle nostre città: si conquista il tempo per approfondire e lo spazio per riferire. Poi segue le rotte fino alle frontiere: mostra la cornice degli accordi tra Stati per sigillare i confini e la disumanità dei loro metodi, senza abbandonare la prospettiva della persona, che attraversa il deserto, è incarcerata e torturata, s’imbarca, si salva o muore. A destinazione, infine, descrive le nostre nuove società multietniche, e il potere benefico dell’inclusione. Non chiama chi arriva clandestino, né migrante – come fosse destinato a non radicarsi mai, nota Marco Tarquinio, direttore di Avvenire – ma gli dà voce come nuovo cittadino, al di là dello status legale. Dopo un decennio, l’ideale di Carta di Roma è più vicino ma non ancora raggiunto. Oggi si distinguono richiedenti asilo e rifugiati e si è allentata l’associazione tra immigrazione e criminalità, ma la Carta merita realizzazione piena. Scritta per i giornalisti, detta regole buone per ciascuno. Una società più attenta e consapevole è anche più rispettosa e aperta, più attiva contro condotte e politiche razziste. Migliorando il modo di dire le cose, ci ritroveremo a migliorare la realtà.   (Livia Cefaloni)

Giuseppe, uomo del sì

19 Dicembre 2022 - Città del Vaticano - È la domenica di Giuseppe “uomo giusto”, come scrive Matteo nel suo Vangelo. Ieri, domenica, quarta di Avvento, che precede il Natale e ci fa capire che l’attesa si è conclusa e il Messia, promesso e atteso, non è più solo annuncio ma diventa evento, e si inserisce nella storia del popolo di Israele, ma anche nella storia dell’umanità. “Gesù Cristo, il Dio divenuto essere umano – scrive nelle meditazioni sul Natale Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano – significa che Dio ha assunto in carne e ossa tutta l’essenza umana; che d’ora in poi l’essenza divina può essere trovata solo in forma umana; che in Gesù Cristo ognuno è stato liberato per essere realmente persona davanti a Dio. Divenendo umano, Dio si manifesta come colui che non vuole esistere per sé, bensì per noi”. È un Dio che sceglie di nascere in un piccolo, sconosciuto villaggio della Palestina, Betlemme; che sceglie di nascere in una mangiatoria da una povera ragazza di Nazareth; che sceglie, infine, di vivere in mezzo al suo popolo. Sarà Maria a dare corpo e volto all’Emanuele, Dio con noi. Giuseppe, quando scopre la maternità della sua promessa sposa, deve sciogliere il vincolo nuziale: è la legge. Il mondo gli crolla addosso, dice Papa Francesco all’Angelus, svaniti i progetti di “una bella famiglia, con una sposa affettuosa e tanti bravi figli, e un lavoro dignitoso: sogni semplici e buoni, sogni della gente semplice e buona”. Di fronte alla notizia di questo bambino non suo, si chiede il Papa, “cosa avrà provato Giuseppe? Sconcerto, dolore, smarrimento, forse anche irritazione e delusione”. Nel diritto giudaico il fidanzamento, benché non ci fosse ancora convivenza, è come un anticipo del matrimonio, e crea un legame giuridico, in attesa dell’accoglimento in casa. Ma Giuseppe uomo giusto non vuole accusarla pubblicamente, e pensa di ripudiarla in segreto: “sceglie la via della misericordia”. Così, nel “pieno della crisi”, mentre riflette sulla scelta da prendere, “Dio accende nel suo cuore una luce nuova: in sogno gli annuncia che la maternità di Maria non viene da un tradimento, ma è opera dello Spirito Santo, e il bambino che nascerà è il Salvatore”. Quando si sveglia capisce che “il sogno più grande di ogni pio Israelita”, l’essere padre del Messia, si realizza “in modo assolutamente inaspettato”, afferma Francesco. L’irruzione di Dio nella storia dell’umanità ha sempre qualcosa di inatteso e stravolge i criteri e le attese dell’uomo. La “misteriosa” gravidanza di Maria sconvolge il mondo religioso e umano di Giuseppe. Ma egli compie un atto che va oltre la sua volontà, è l’obbedienza radicale alla volontà di Dio che gli permette di agire nel rispetto della legge e nel rispetto della sua futura sposa. Il suo “si” è paragonabile al “si” di Maria che si è lasciata guidare dalla mano del Signore. “Ecco che un semplice falegname si fida e affida a Dio “al di là di tutto” e accoglie Maria e suo figlio “in modo completamente diverso da come si aspettava”. Afferma il Papa: “Giuseppe dovrà rinunciare alle sue certezze rassicuranti, ai suoi piani perfetti, alle sue legittime aspettative e aprirsi a un futuro tutto da scoprire”. Davanti a Dio che gli scombina i piani egli ha il coraggio “eroico” di rispondere sì: “il suo coraggio è fidarsi, si fida, accoglie, è disponibile e non domanda ulteriori garanzie”. Giuseppe, dice il vescovo di Roma, “indica la via: non bisogna cedere a sentimenti negativi, come la rabbia e la chiusura”. Bisogna invece “accogliere le sorprese della vita, anche le crisi, con un’attenzione: quando si è in crisi non bisogna scegliere di fretta secondo l’istinto”, ma “fondarsi sul criterio di fondo: la misericordia di Dio”. E il Signore “è esperto nel trasformare le crisi in sogni: sì, Dio apre le crisi a prospettive nuove, che noi prima non immaginavamo, magari non come noi ci aspettiamo”. In questa vigilia di Natale, Papa Francesco guarda con preoccupazione alle crisi in atto. In primo luogo alla situazione nel Corridoio di Lachin, il punto di maggior vicinanza tra l'Armenia e l'enclave armena del Nagorno Karabakh in territorio dell’Azerbaigian, e chiede alle parti coinvolte soluzioni pacifiche, così come in Perù, auspicando la via del dialogo per il bene della popolazione. E non può mancare la preghiera per l’Ucraina; si rivolge a Madonna affinché tocchi “i cuori di quanti possono fermare la guerra”. (Fabio Zavattaro)