Primo Piano
Porto Empedocle: benedetti i corpi di una bimba di sei mesi e di una donna migranti arrivati a al porto
Ph. Sir
Migrantes Cosenza-Bisignano: un punto migranti in città
Il Punto vuole essere un riferimento all’interno della città per tutti i migranti presenti in riferimento alle problematiche legali, abitative, lavorative, linguistiche e di orientamento per l’accesso ai servizi.
A gennaio si avvierà un Corso Base di Formazione per coloro che vogliono contribuire a questa iniziativa a servizio dei fratelli e delle sorelle migranti.
Papa Francesco: pensiamo ai bambini ucraini in questo tempo di Natale
L’Icona della Madonna del Pilerio tra gli emigrati di New York
21 Dicembre 2022 - Cosenza - Dal Duomo di Cosenza fino a New York, per impreziosire ulteriormente le celebrazioni di un anniversario così importante come il numero 800 per la Cattedrale di Cosenza: questo è stato il viaggio compiuto dall’icona della Madonna del Pilerio, che si è presentata così ai propri fedeli statunitensi, nel corso della solenne messa celebrata dal reverendo Josè Felix Ortega.Ad accompagnare l’opera nella traversata il Rettore del Duomo, don Luca Perri, accompagnato dai referenti dell’associazione "8centoCosenza aps", particolarmente attiva nell’organizzazione di eventi e attività per celebrare l’importante anno che sta giungendo al termine.
“La Madonna è l’immagine più riuscita della Chiesa. E' il segno che Dio ha dato all’umanità di ciò che Dio vuole fare. Per questo motivo noi vogliamo contemplare il mistero dell’Incarnazione, attraverso Maria, perchè nessuna creatura più di Maria è stata disponibile e accogliente verso Dio. Secondo la tradizione bizantina, l’icona della Madonna del Pilerio è una sintesi di teologia.”, ha detto don Perri nella chiesa di Our Lady of Mt. Carmel situata nel quartiere Bronx di New York. E ha aggiunto: “Dio nonostante la pigrizia e i peccati dell’uomo dà sempre un segno della sua presenza, ma questo segno va saputo accogliere, perchè sapere di accogliere un segno di Dio significa lasciare che questo segno diventi vita”.
Don Luca ha concluso: “Maria è il segno della presenza attiva di Dio tra il suo popolo. Lei ci accoglie anche se siamo imperfetti e ci porta la salvezza, perchè l’uomo non si salva mai da solo”. La delegazione guidata da don Luca ha potuto incontrare il cardinale Timothy Dolan al quale hanno parlato del culto dei cosentini verso la Madonna
del Pilerio e hanno fatto dono di alcuni libri e della copia della Stauroteca. (Michela Curcio - Parola di Vita)
Felicità per Fatima, la piccola venuta al mondo a bordo di una motovedetta
Card. Zuppi: “ai migranti siano garantite sicurezza e dignità in mare”
Commissione europea e Tratta di esseri umani: proposte norme più severe per fronteggiare l’evoluzione del reato
- l'inserimento dei matrimoni forzati e delle adozioni illegali tra i tipi di sfruttamento che rientrano nella definizione della direttiva. Gli Stati membri dovranno quindi qualificare tali condotte come tratta di esseri umani nel diritto penale nazionale;
- un riferimento esplicito ai reati di tratta di esseri umani commessi attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, compresi internet e i social media o agevolati da esse;
- sanzioni obbligatorie per le persone giuridiche ritenute responsabili di reati connessi alla tratta. Tra le possibili sanzioni vi sono l'esclusione dai benefici pubblici o la chiusura temporanea o definitiva delle strutture in cui si è verificato il reato;
- meccanismi nazionali ufficiali di indirizzamento per migliorare l'individuazione precoce delle vittime e l'orientamento delle stesse verso i servizi di assistenza e sostegno, meccanismi che creeranno le basi per un meccanismo europeo di indirizzamento mediante la nomina di punti nevralgici nazionali;
- una spinta verso la riduzione della domanda, che si otterrà riconoscendo come reato l'utilizzo consapevole di servizi forniti da vittime della tratta di esseri umani;
- una raccolta annuale a livello UE di dati sulla tratta di esseri umani, che sarà poi pubblicata da Eurostat.
Cei: domani preghiera per la pace a Bari
Istat: spesso nomi italiani per cittadini rumeni e albanesi
Le preferenze dei genitori stranieri si differenziano a seconda della cittadinanza. Considerando le quattro cittadinanze per maggior numero di nati da genitori entrambi stranieri, la tendenza a scegliere per i propri figli un nome diffuso nel paese ospitante è più spiccata per la comunità rumena. Infatti, i nomi più frequenti tra i nati rumeni sono David, Leonardo, Luca, Matteo e Gabriel; per le bambine figurano Sofia, Emma e Sofia Maria, Maria, Melissa, Eva Maria e Giulia. La stessa tendenza si osserva nella scelta dei nomi dei bambini albanesi: si chiamano prevalentemente Aron e Liam, ma anche Enea, Leonardo e Noel mentre le bambine Emily, Aurora, Ambra, Chloe e
Emma. Un comportamento opposto - rileva l'Istat - si riscontra per i genitori del Marocco e del Bangladesh, che prediligono per i loro figli nomi legati alle tradizioni del loro paese d’origine. I bambini maschi marocchini si chiamano soprattutto Adam, Amir, Rayan, Youssef e Jad; le bambine marocchine Amira, Jannat, Nour, Sara e Lina.
I genitori del Bangladesh scelgono per i loro figli maschi soprattutto Abdullah, Anas, Arham e Ayan, Safwan e Zayan e Ayman; per le bambine Fatima e Sara, Ayesha, Maryam, Fatiha, Anaya e Raisa.
Istat: genitori entrambi stranieri per più di un nato su cinque al Nord
Centro sono il 15,9% mentre nel Mezzogiorno la percentuale è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni (il minimo si registra in Sardegna 4,4%), con l’eccezione dell’Abruzzo (9,2%).
L’impatto dei comportamenti procreativi dei cittadini stranieri è più evidente se si estende l’analisi al complesso dei nati con almeno un genitore straniero, ottenuti sommando ai nati stranieri le nascite di bambini italiani nell’ambito di coppie miste. La geografia - spiega l'Istituto di statistica - è analoga a quella delle nascite da genitori
entrambi stranieri ma con intensità più elevate: in media nel 2021 ha almeno un genitore straniero il 30,1% dei nati al Nord e il 23,8% al Centro; al Sud e nelle Isole le percentuali scendono a 9,2% e 8,6%.
Considerando la cittadinanza delle madri al primo posto si confermano i nati da donne rumene (13.611 nati nel 2021), seguono quelli da donne marocchine (9.559) e albanesi (8.680); queste cittadinanze coprono il 41,1% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. La propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) è alta nelle comunità asiatiche e africane.
Istat: si riduce il contributo alla natalità dei cittadini stranieri
Card. Lojudice: sostegno ai più piccoli fragili e fuggiti dai loro Paesi
Spagna: “sei morti al giorno, le coste spagnole un miraggio”
Caminando Fronteras, incrociando i dati dell’Osservatorio di Diritti Umani con quelli delle organizzazioni che lavorano con i migranti e le segnalazioni di scomparsi delle
famiglie d’origine giunte al telefono attivato dal 2007. Nel drammatico bilancio, 1.272 delle vittime erano donne e 377 bambini. Almeno 241 le imbarcazioni di cui si sono perse le tracce sulle diverse rotte migratorie della frontiera occidentale euro-africana fra la Spagna e il sud del Senegal. Quella verso le Canarie resta la più mortale, con 7.692
morti, seguita da quelle dall’Algeria (1.526), o verso il mare di Alborán (1.493) e da quella attraverso lo Stretto di Gibilterra (528 vittime). «Il cambio di contesto costringe sempre più i migranti a percorrere le vie più pericolose per arrivare in Europa» ha denunciato la coordinatrice della Ong Helena Maleno. Fra «i fattori strutturali» che
aggravano la strage, ha enumerato «la mancata attivazione delle missioni di ricerca e riscatto», «l’assenza di collaborazione fra Paesi in difesa della vita», ma soprattutto
«le politiche di dissuasione implementate dagli Stati dal 2020», fino alle pessime condizioni delle imbarcazioni sulle quali i migranti affrontano le traversate sempre più lunghe e difficili. (P.D.V. - Avvenire)
Migranti: altri due piccoli morti in un naufragio
Migrantes Vercelli: a Natale una celebrazione per gli ucraini al seminario vescovile
Migrantes Milano: mons. Delpini incontra i migranti
Nella diocesi sono circa quaranta le comunità di stranieri cattolici: la più rappresentata è quella filippina che, solo a Santo Stefano, parrocchia “personale” dei migranti nella diocesi, conta otto comunità. Secondi per numero i latino-americani, in particolare i salvadoregni. In espansione, per ragioni comprensibili, anche gli ucraini che dopo il trauma iniziale della guerra si stanno stabilizzando nel territorio, mentre la comunità di migranti più antica in diocesi è quella etiope-eritrea, già presente dalla fine degli anni ’70. Le organizzazioni cattoliche di stranieri fanno capo a 24 cappellani che seguono diverse comunità strutturate con differenti tipologie: le parrocchie “personali”, le cappellanie, le missioni “in cura d’anime”. Nella vita delle comunità straniere di fedeli le difficoltà più significative, spiega don Alberto Vitali, responsabile dell’Ufficio Migrantes e parroco di Santo Stefano, «sono quelle relative al rapporto generazionale. Tra i giovani c’è chi è nato nel proprio Paese di origine e chi in Italia, non esiste un modello di riferimento univoco. È più rappresentativo, invece, il rapporto tra padri e figli, dove la fatica vera è la differenza culturale anche quando la fede, in maniera sentita, è praticata da parte di entrambi».