20 Dicembre 2022 – Roma – Non sono numeri ma vite, e anche solo tenere il conto delle migliaia ingoiate dal Mediterraneo vuole essere un atto di riparazione. Dal 2018 sono state 11.286 le persone migranti morte nel tentativo di raggiungere le coste spagnole, una media di sei al giorno, secondo il dossier sulle “Vittime della Necrofrontiera”, realizzato dalla Ong
Caminando Fronteras, incrociando i dati dell’Osservatorio di Diritti Umani con quelli delle organizzazioni che lavorano con i migranti e le segnalazioni di scomparsi delle
famiglie d’origine giunte al telefono attivato dal 2007. Nel drammatico bilancio, 1.272 delle vittime erano donne e 377 bambini. Almeno 241 le imbarcazioni di cui si sono perse le tracce sulle diverse rotte migratorie della frontiera occidentale euro-africana fra la Spagna e il sud del Senegal. Quella verso le Canarie resta la più mortale, con 7.692
morti, seguita da quelle dall’Algeria (1.526), o verso il mare di Alborán (1.493) e da quella attraverso lo Stretto di Gibilterra (528 vittime). «Il cambio di contesto costringe sempre più i migranti a percorrere le vie più pericolose per arrivare in Europa» ha denunciato la coordinatrice della Ong Helena Maleno. Fra «i fattori strutturali» che
aggravano la strage, ha enumerato «la mancata attivazione delle missioni di ricerca e riscatto», «l’assenza di collaborazione fra Paesi in difesa della vita», ma soprattutto
«le politiche di dissuasione implementate dagli Stati dal 2020», fino alle pessime condizioni delle imbarcazioni sulle quali i migranti affrontano le traversate sempre più lunghe e difficili. (P.D.V. – Avvenire)