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Scalabriniane: occhi puntati sui migranti nel mondo. Al via la X Assemblea generale

16 Gennaio 2023 - Roma - La Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane, a tre mesi dalla canonizzazione del fondatore, l'apostolo dei migranti San Giovanni Battista Scalabrini, inizia la sua decima Assemblea generale. L'evento parte oggi,16 gennaio, e si terrà fino al 29 gennaio 2023, presso l'Istituto San Carlo a Caxias do Sul (RS, Brasile), ed ha come tema “Rivitalizzazione della vita consacrata scalabriniana in chiave carismatica, ecologica e sinodale” e come motto: “Lascia entrare in te la ricchezza delle nazioni (Isaia 60, 11)”.  L'Assemblea Generale è un evento pieno di grazia per la Congregazione e per la Chiesa - si legge in una nota -  e tutte le suore sono invitate a sentirsi parte di essa, dalla sua preparazione alla sua realizzazione. La Superiora Generale suor Neusa de Fatima Mariano, nella circolare di convocazione, chiede che la X Assemblea Generale sia “preparata e vissuta in tutte le comunità, con preghiere, studio e celebrazioni eucaristiche, in un atteggiamento di ascolto e di apertura allo Spirito Santo per accogliere la chiamata di Dio per la nostra Congregazione in questo momento storico”. “Realizziamo quest'assemblea in piena armonia con tutte le diverse realtà che, nel mondo e anche in Italia, si occupano di migrazione e seguendo gli orientamenti di Papa Francesco – prosegue suor Neusa – Le sfide del mondo migrante continuano ad essere tra le priorità del pianeta, un momento di grande crisi mondiale”. Sarà un evento internazionale con la partecipazione di suore provenienti da 27 Paesi nel mondo, lì dove le suore missionarie scalabriniane si trovano in prima linea per assistere i migranti.

Ucraina: le suore scalabriniane lasciano la loro casa ai profughi

22 Marzo 2022 - Roma - Non appena hanno visto in tv le scene degli ucraini che scappavano dal loro Paese, a causa delle guerra, le Suore non ci hanno pensato due volte e hanno deciso di fare spazio per accogliere le donne profughe con i loro bambini. Hanno fatto la valigia e sono andate tutte in un’altra comunità, nella casa che le ospitava fin quando erano attive. Sono alcune delle suore anziane della Congregazione delle missionarie di San Carlo Borromeo, le Scalabriniane che sin dalla loro fondazione si occupano dell’assistenza ai migranti. Ebbene da Casaliggio, a poca distanza da Piacenza, ottantenni e novantenni, alcune delle quali con profonda difficoltà a deambulare, hanno deciso di confermare la loro scelta, una vita a servizio dei migranti sempre, anche in età avanzata, dando un ennesimo segnale di vicinanza e solidarietà nei confronti dei migranti. In questi giorni sono arrivate le prime 4 donne rifugiate ucraine con i loro bambini. A loro andrà l’assistenza e la cura delle suore. “Abbiamo aperto per loro le porte della nostra casa allestita in pochissimo tempo grazie all’aiuto di tanti volontari. Ci stiamo prendendo cura di loro – spiega suor Milva Caro, superiora provinciale delle Suore Scalabriniane in Europa – La loro volontà nel fare qualcosa per le rifugiate ucraine è stata così grande che hanno deciso di lasciare spazio a chi fugge dalla guerra». La casa di Casaliggio ha di fronte un’altra struttura delle Scalabriniane (ora dedicata al noviziato) che giusto due anni fa venne lasciata ai sanitari che venivano a Piacenza per la gestione dell’emergenza Covid. Oggi, a pandemia non ancora finita, Casaliggio e chi vi abita, ascolta e risponde al grido di chi ha bisogno. “La guerra non deve lasciarci indifferenti – commenta suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane – Spero che questo gesto sia un segno del nostro impegno nella Chiesa a servizio dei migranti e rifugiati, e auspico che possano sorgere tante iniziative di pace,  motivare altri nell’accoglienza e solidarietà ai più vulnerabili. Accogliere l’altro vuol dire aprire le porte a Cristo”.

Afghanistan: Scalabriniane, attuare politica delle “porte aperte”

26 Agosto 2021 - Roma - “Sempre più persone oggi si preoccupano di quanto sta avvenendo in Afghanistan, soprattutto per il grande pericolo a cui sono esposte le donne. Il mondo delle istituzioni, della cooperazione internazionale, deve essere sempre più convinto che la soluzione principale è quella delle porte aperte, per aiutare le tante persone che stanno richiedendo asilo. Lo stiamo vivendo in questi giorni nella piccola isola di Lesbo, in Grecia, dove nella missione svolta dalla nostra congregazione, possibile grazie alla partecipazione a un progetto della Comunità di Sant’Egidio, vediamo tanti afghani preoccupati e segnati per tanto dolore. Alle spalle hanno il terrore, davanti a loro c’è l’ansia di non poter avere un futuro”. E’ quanto dichiara in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane evidenziando che “la questione afghana apre a un problema complesso e difficile da risolvere nel mondo, legato alle violenze di genere. Alla crisi che si è aperta - ha aggiunto sr. Neusa - riteniamo opportuno come sia necessario rispondere con l’appello al dialogo fatto da Papa Francesco. Preghiamo per loro, per tutti gli afghani, con la speranza che anche le persone più fragili e in situazione di vulnerabilità possano vivere in pace e sicurezza. Rispondere a loro, come ai tanti rifugiati siriani e di altre parti del mondo, è un impegno fondamentale. Non possiamo lasciarli soli, ecco perché è importante mettere in atto sia gesti di meditazione e preghiera sia azioni in grado di coinvolgere le istituzioni a diversi livelli”. (R.I.)
 

Scalabriniane: la vergogna umanitaria nel Mediterraneo impone una risposta dagli Stati

28 Aprile 2021 - Roma - “La vergogna umanitaria dei nuovi migranti morti nel Mediterraneo pone gli Stati nazionali davanti alla loro stessa responsabilità di dover rispondere al loro grido d’aiuto. Non possiamo voltarci pensando che l’unica emergenza di oggi sia la pandemia Covid. La crisi sociale, economica, le violenze, continuano a esserci quotidianamente in ogni angolo del pianeta. Assistere, quasi indifferenti, ad un ulteriore naufragio nel Mediterraneo, in un mondo che dovrebbe essere più solidale perché impegnato nella stessa battaglia della pandemia, vuol dire aver perso sul fronte della globalizzazione dei valori dell’identità dell’Europa, continente dove molti hanno sempre trovato spazio per realizzarsi come persone”. A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane, alla luce dell’intervento di Papa Francesco durante il Regina Coeli dello scorso 25 aprile. “La strategia per una politica che possa prevenire altra ecatombe, Papa Francesco la ha lanciata da anni ed è fin troppo chiara: accogliere, proteggere, promuovere, integrare - aggiunge suor Neusa – Ci uniamo alla voce accorata del Papa: potenziare i corridoi umanitari, valorizzare le reti di cooperazione internazionale, spingere a rafforzare le intese con chi per vocazione e carisma, sostiene in modo aperto e gratuito le politiche migratorie. E un pensiero va a Nadia De Munari, la missionaria laica uccisa brutalmente a colpi di machete in Perù. Offriamo la nostra preghiera perché si fermi questo clima d’odio che si somma alle tragedie del Mediterraneo. Non lasciamo affondare con gli ultimi 130 morti ogni appello”.

 

Scalabriniane nella Giornata internazionale della donna: Covid non faccia chiudere gli occhi sulle violenze e sugli abusi

8 Marzo 2021 - Roma - «Il Covid non può far chiudere gli occhi davanti a una crisi economica e sociale senza precedenti e a un traffico di esseri umani che continua a contraddistinguere i Paesi più poveri del mondo. Più di una donna migrante su due è vittima di abusi psicologici e fisici, quasi quattro su dieci sono state colpite da torture. Sono questi numeri che devono far capire come l’aiuto alle donne che si trovano in situazioni che le rendono vulnerabili, in Italia, come nel resto del mondo, sia una delle priorità da seguire. Anche durante questo periodo di pandemia». A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie Scalabriniane in occasione della Giornata internazionale della donna che si celebra oggi, 8 marzo. “Questi numeri testimoniano che nell’agenda dei decisori politici non può esserci solo la gestione dell’emergenza coronavirus, pur se prioritaria e importante – ha aggiunto – Le donne hanno un ruolo fondamentale nella famiglia, nello sviluppo dei figli, della voglia di riscatto e crescita che deve contraddistinguere questo momento storico. Grazie alle intenzioni del Santo Padre abbiamo creato case di accoglienza ‘a tempo’, come quelle aperte a Roma del progetto ‘Chaire Gynai’, dove diamo modo a persone in condizioni di fragilità e semi-autonome di potersi integrare e vivere una nuova vita tutta a colori. Se da una parte la rete sociale vuole accogliere, integrare, proteggere e promuovere, dall’altra è opportuno che gli Stati di tutto il mondo decidano una linea chiara nella lotta contro la tratta, il traffico e la violenza contro le donne. Proteggerle vuol dire proteggere la vita, sempre, perché un mondo senza le donne sarebbe sterile, perché loro sanno guardare ogni cosa con occhi materni che vedono oltre e sono capaci di fare nascere la solidarietà e la fraternità universale dal di dentro dello stesso dramma dell’emigrazione, in vista di cieli nuovi e una terra nuova! Grazie a tutte le donne che si dedicano per difendere la vita e la dignità della condizione femminile, rese vulnerabili dallo sfruttamento e dall'ingiustizia».  

Scalabriniane: importante il ruolo delle donne contro lo sfruttamento

8 Febbraio 2021 - Roma - «Chi sfrutta gli esseri umani agisce contro la vita. Chi partecipa a questo traffico e violenta i sogni e i pensieri degli altri è complice di un peccato contro l’umanità intera. Oggi per la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta siamo tutte impegnate per far sentire la nostra voce contro chi non chiude gli occhi». A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie Scalabriniane, congregazione che sin dalla sua fondazione si occupa dell’assistenza ai migranti. Il Comitato internazionale della Giornata mondiale, coordinato da Talitha Kum, la rete della vita consacrata contro la tratta di persone dell’Uisg, l’Unione internazionale delle superiore generali, in partenariato con la Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio allo sviluppo umano integrale, Caritas internationalis, l’Unione mondiale delle Organizzazioni femminile cattoliche, il Movimento dei focolari e tante altre organizzazioni, hanno organizzato per l’occasione una maratona di preghiera in cinque lingue. Tra i momenti più attesi, alle 13.40, il messaggio video di Papa Francesco che ha istituito nel 2015 la Giornata mondiale. Sui social sarà possibile sostenere la campagna all’indirizzo #PrayAgainstTrafficking. «Le donne nella lotta alla tratta rivestono un ruolo importante – aggiunge suor Neusa – Sono alla base di un impegno economico continuo e costante per rafforzare la famiglia e le comunità. Il lavoro umile e dignitoso delle donne può aiutare a battere questo crimine orribile. Noi congregazioni religiose, nelle diverse frontiere del mondo, ci stiamo impegnando a sviluppare progetti di microcredito a favore di uno sviluppo economico locale proprio per dare uno dei segni che la lotta alla tratta è possibile.  Moltissime donne stanno partecipando anche alle iniziative poste in essere dalla Congregazione delle Scalabriniane, proprio per garantirsi un futuro basato sulle loro aspettative e sui loro sogni positivi. Sosteniamo e partecipiamo a questa iniziativa perché crediamo che tutti insieme possiamo far sentire la nostra voce, una maggioranza silenziosa contro l’odio e la violenza – aggiunge suor Neusa – Continuiamo a pregare per le vittime di questa strage silente, per le istituzioni perché inseriscano la lotta alla tratta tra le priorità di intervento, per i criminali affinché si ravvedano e capiscano che la loro è una azione senza alcun futuro».

Ecuador: le scalabriniane creano la “strada dell’accoglienza”

5 Febbraio 2021 - Roma - In Ecuador si sostengono i migranti venezuelani grazie alla “strada dell’accoglienza”. In Venezuela, la crisi politica, economica e sociale sta costringendo migliaia di persone alla fuga e l’Ecuador è un Paese di transito per chi voglia arrivare in Perù e Cile, luoghi dove ritengono di poter trovare maggiori opportunità. Il Venezuela vive in una situazione politica particolarmente complessa: la presidenza di Nicolas Maduro è contestata da Juan Guaidò e migliaia sono i migranti che passano attraverso le trochas, le scorciatoie, i cammini che attraversano la Colombia per arrivare in Ecuador. Partendo da qui le Suore Scalabriniane hanno creato una “strada dell’assistenza” con una casa che è stata inaugurata questo mese e un’altra che aprirà a marzo. Si tratta di un percorso che in  Ecuador è composto dai “Centri di cura integrata”, luoghi che accolgono i migranti nel percorso verso Quito, la capitale e le altre province dell’Ecuador alla frontiera del Perù. Il viaggio solca l’itinerario ecuadoriano che passa lungo la Panamericana, la strada che dall’Alaska porta fino a Usuhaia, nel picco più a Sud dell’Argentina. In Ecuador i punti di questa “strada dell’accoglienza” sono tre: uno è il centro di accoglienza di Tulcàn (la ‘Casa del Camminante’) che aprirà a marzo, proprio al confine con la Colombia. Poi, a 3 ore di distanza, c’è il centro di Ibarra (con la ‘Casa del Cristo Pellegrino’) e da lì, con altre tre ore di viaggio, il centro nella Provincia di Santo Domingo (il Centro di cura integrale ‘Gesù della Divina Provvidenza’) inaugurato il primo febbraio. “Il nostro lavoro è molteplice – dice suor Leda Reis, missionaria scalabriniana in Ecuador, responsabile e coordinatrice delle case – Prima di tutto cerchiamo di aiutare i migranti facendo da tramite con l’ambasciata e il consolato per sistemare la loro documentazione, ma non è spesso un compito facile perché proprio quei migranti fuggono da uno Stato che non li riconosce. Poi li aiutiamo cercando di avviare percorsi di integrazione, puntando alla loro formazione e alla loro valorizzazione”. “E’ un centro di cura integrale, non si trattano di mere case d’accoglienza perché vogliamo aiutare l’essere umano nel suo tutto e non solo come numeri – aggiunge suor Leda - Ecco perché vogliamo potenziarli nella loro capacità e dignità di essere famiglia e nel loro essere costruttori, anche se invisibili, di politiche di pace. Lavoriamo in squadra, anche con persone professioniste che collaborano con le istituzioni per la loro protezione, per dare loro strumenti per vivere e per far partecipare ai programmi di mediocredito”.  

A Siracusa le scalabriniane promuovono corsi di formazione per immigrati

4 Febbraio 2021 - Siracusa - Vengono da Nigeria, Somalia, Ghana, Bangladesh, Gambia e sono 26 giovani immigrati iscritti al nuovo corso on line per “assistenti di sala” nella ristorazione promosso a Siracusa dalle suore missionarie scalabriniane di San Carlo Borromeo. «Cerchiamo di dare un aiuto concreto a tanti immigrati che cercano un lavoro — confida suor Gjeline (Angelina) Preçi, albanese, responsabile del corso di formazione — ma offriamo anche assistenza e conforto spirituale ai senza tetto, ai detenuti e alle tante famiglie in difficoltà». Il programma di formazione si articola in 2 fasi: una teorica e una pratica. Dato che riunirsi in questo tempo di pandemia è praticamente impossibile, le scalabriniane, grazie al sostegno tecnologico della piattaforma Zoom, svolgono le lezioni insieme ad altre figure professionali: cuochi, avvocati e medici. La parte teorica prevede lezioni d’italiano specialistico sulla ristorazione, di educazione civica e nozioni base di diritto del lavoro, lezioni sui profili igienico-sanitari, l’uso elementare dell’informatica, lezioni teorico-pratiche sull’arte di servire. La parte pratica prevede tirocini formativi presso ristoranti o bar del siracusano. «La pandemia non ci ferma e non ci fermerà — aggiunge orgogliosa suor Angelina — sappiamo e ci rendiamo conto che la situazione è molto difficile, ma dobbiamo farcela sostenendo tutti quei migranti che sono arrivati nell’isola alla ricerca di un lavoro. Il nostro intento è quello di formare figure professionali che possono così dare un contributo all’economia locale e cerchiamo di assicurare un futuro a tanti giovani e padri di famiglia». Al termine del corso, ai partecipanti che avranno seguito almeno l’80 per cento degli incontri e superato positivamente un esame finale, verrà consegnato un attestato di partecipazione. Il corso prevede 3 incontri settimanali da 2 ore l’uno fino alla fine di febbraio. La parte di stage, invece, dovrà necessariamente seguire le disposizioni anti-covid; quindi, verrà definita in corso d’opera. Non tutti, però, riescono a frequentare il corso con assiduità perché non hanno la connessione alla rete Wi-Fi. «Ci preoccupiamo anche di fare la ricarica dei cellulari — prosegue suor Angelina — così tutti possono frequentare il corso. È importante per loro partecipare perché è in gioco il loro futuro». Le missionarie scalabriniane, presenti dal 2015 a Siracusa, sono molto attive in città. Già lo scorso anno avevano promosso un altro progetto di integrazione sociale: “BadaBene” ed è stato il primo corso di formazione per badanti in Sicilia, ospitato nei locali dalla parrocchia di Santa Rita. Completamente gratuito, grazie ai fondi dell’8xmille, ha avuto il patrocinio del comune, dell’arcidiocesi, della Caritas diocesana e della Fondazione Migrantes. In quell’occasione, più della metà delle iscritte è riuscita a trovare un’occupazione stabile nell’isola. «La nostra presenza missionaria a Siracusa — spiega la religiosa — non ha l’ambizione di voler stare in prima linea, ma è quella di convivere con la Chiesa locale, con i migranti e con il popolo siracusano. Aiutiamo tutte le parrocchie che ci chiamano. Quando sono arrivata qui non mi sarei mai aspettata tanta generosità. Il cuore dei siciliani, e dei siracusani in particolare, è davvero grande. Solidarietà e sensibilità sono due elementi presenti nel Dna dei siciliani. In questo periodo di pandemia, per esempio, ricevo ogni giorno tantissime telefonate di negozianti e di ristoratori che offrono i loro prodotti per distribuirli ai poveri della città». Tre volte alla settimana, infatti, suor Angelina, insieme agli scout, ai volontari e agli stessi migranti, formano una ronda che, dopo le ore 21, va in giro nei quartieri più degradati a distribuire pacchi alimentari e prodotti per l’igiene ai senza fissa dimora e alle famiglie più disagiate. Ma l’opera delle scalabriniane non finisce qui. «Sosteniamo anche i detenuti — conclude la suora albanese — li andiamo a trovare in carcere, ascoltiamo i loro problemi e poi li aiutiamo vendendo i prodotti che realizzano. Siamo riusciti a vendere nelle scuole di Siracusa braccialetti e collane che avevano realizzato in cella. I proventi servono ai detenuti per aiutare le famiglie nei loro Paesi di origine. Come vede i modi per aiutare il prossimo sono veramente infinite, basta crederci!». (Francesco RICUPERO – Osservatore Romano)    

Scalabriniane: in Africa e Asia sono 3 su 5 i minori Migranti, seguire il “modello Marchetti”

14 Dicembre 2020 - Roma - "Africa e Asia accolgono tre bambini migranti su cinque. A livello mondiale il 30% dei migranti ha meno di 18 anni. È alto il numero dei piccoli che lasciano la famiglia per mettersi in cammino sulle strade della migrazione, spesso fidandosi di singoli o di gruppi che trafficano speculando sulla pelle dei migranti". A dirlo è suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie Scalabriniane, congregazione che sin dalla fondazione si occupa dell'assistenza ai migranti. Le parole di suor Neusa giungono in occasione dell'anniversario della morte (avvenuta il 14 dicembre 1896) del venerabile servo di Dio padre Giuseppe Marchetti, cofondatore della Congregazione. Giuseppe Marchetti, accompagnò i migranti come cappellano di bordo, nelle traversate oceaniche verso il Brasile, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.  Una volta a San Paolo, diede vita a un’opera a favore dei figli degli emigrati italiani, rimasti orfani, coinvolgendo innumerevoli benefattori, e si dedicò senza riserve ad aiutare i più indifesi della società. "Padre Giuseppe, vittima dell’amore al prossimo e delle fatiche apostoliche, morì a soli 27 anni, contagiato dal tifo, contratto mentre assisteva gli ammalati, quasi 125 anni fa – spiega suor Neusa - La sua eroica esistenza e il suo esempio di santità sono ancora fortemente attuali, soprattutto nel campo dell’assistenza ai minori in emigrazione, specialmente se soli e abbandonati". Per la superiora delle Scalabriniane, "l’eroica vita di padre Marchetti continua ad incoraggiare nuove vocazioni per il servizio ai più piccoli e vulnerabili. La sua intraprendenza missionaria può ispirare la creazione di modelli sempre più efficaci per garantire che i minori migranti siano sempre accolti, protetti, promossi e integrati nei contesti in cui si trovano a vivere". A partire dal 14 dicembre 2020 e fino allo stesso giorno del 2021, la Congregazione celebrerà i 125 anni della morte di padre Marchetti. "Quest’anno sarà un anno propizio che ci permetterà di riscattare, di approfondire la vita e l’opera del nostro amato cofondatore, il venerabile servo di Dio padre Giuseppe Marchetti, divenendo sempre più conosciuto, amato e invocato – aggiunge suor Neusa - Ogni evento sia preparato e vissuto intensamente in tutti gli ambiti della Congregazione, delle province, della delegazione e delle comunità, grazie a programmazioni, attività e iniziative innovatrici. La figura di padre Giuseppe Marchetti resta un'icona, un modello per tutti a mettere a servizio i propri sogni e potenzialità".  

Piacenza: con “Humans” una mostra e un reading sul tema della GMMR

1 Ottobre 2019 -
Piacenza - "Humans: non si tratta solo di migranti: si tratta della nostra umanità”. Riprendendo le parole di Papa Francesco le suore scalabriniane hanno dato questo nome a un evento che si terrà nella Casa provinciale delle sorelle, in piazzetta San Savino 29 a Piacenza, sabato 5 e domenica 6 ottobre. "Humans" è una mostra fotografica e un reading musicale a cui prenderanno parte la fotografa Alice Asinari e la cantautrice Antonella Mattei. La mostra sarà visitabile sabato 5 dalle 19 alle 22.30 e domenica 6 dalle 10 alle 17.30. Il reading musicale, invece, è previsto alle 20.30 di sabato: si tratta di un momento in cui la musica si alterna ad alcune riflessioni con un tema centrale, quello dell’accoglienza e della migrazione. Le letture riguarderanno proprio le storie dei migranti fotografati.
"Le parole dette da Papa Francesco nel corso della Giornata mondiale per i migranti e i rifugiati di domenica scorsa sono per noi uno sprone per fare di più e sempre meglio - ha detto suor Milva Caro, superiora provinciale - Non possiamo restare indifferenti perché deve vincere, sempre, il concetto di umanità nella vita. Questo piccolo evento ha un grande valore simbolico. Noi suore teniamo aperta la porta della nostra casa a tutta la comunità, a chi accoglie e a chi viene accolto".