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Costruttori di Ponti: dedicato ad Omar Neffati l’incontro di oggi. La proposta di mons. Perego

30 Gennaio 2023 - Ferrara - Focus del Seminario “Costruttori di Ponti 7” di oggi pomeriggio a Ferrara sono i giovani e il diritto alla cittadinanza, in un quadro di inclusione e di uguaglianza che deve attuarsi a partire dalla scuola, primo luogo dove i ragazzi crescono e si confrontano. Questi principi sono stati ribaditi nel testo “Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunni e alunne provenienti da contesti migratori”, pubblicato nel marzo del 2022 dal Ministero dell’Istruzione. E proprio ad un giovane l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, ha voluto dedicare questo incontro: Omar Neffati, portavoce del Movimento “Italiani senza cittadinanza” scomparso tragicamente nelle settimane scorse. Tutta la vita di Omar – ha detto mons. Perego – è stato “un impegno per i giovani nella causa di acquisizione di cittadinanza, perché nati e cresciuti in questo Paese o arrivati in tenera età”. Omar era arrivato in Italia dalla Tunisia a soli 6 mesi. Omar ha “testimoniato l’amore per l’Italia, un affetto a senso unico, mai ricambiato. Né l’Italia – ha detto ancora mons. Perego – ha ascoltato la sua voce che ha portava in se quella di oltre un milione di altri bambini, ragazzi e giovani che frequentano le nostre scuole, le università, i territori, incrociando le nostre esistenze. Omar è morto da straniero, dopo aver atteso la cittadinanza per vent’anni, lui che è stato più italiano di tanti altri per impegno, dedizione, cultura”. Il presidente della Migrantes ha voluto che proposto che questo incontro fosse dedicato a Omar “accompagnandolo con il nostro impegno, affinchè il suo ‘sogno’ di una Italia più giusta si realizzi per vivere in un Paese migliore per ciascuno di noi”. Dopo una breve apertura musicale, a cura della musicista e insegnante ucraina Liubov Kardash, il programma del seminario ha visto i saluti introduttivi di Evelina Lamma, Prorettrice Vicaria Università di Ferrara; Bruno Di Palma, Vicedirettore Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia-Romagna e Serena Forlati, Direttrice Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Ferrara; Tamara Zappaterra, Prorettrice alla Diversità, Equità e Inclusione, Università di Ferrara e Albertina Soliani, Presidente Istituto Alcide Cervi. A seguire, gli interventi del seminario, a cura di Laura Lepore, coordinatrice Ufficio alunni stranieri, Comune di Ferrara, con Hafsa Boumhi, volontaria del Servizio civile regionale e Aseel Al-Kharabsheh, mentore; Cinzia Conti, ISTAT; Italo Fiorin, Università Lumsa di Roma, Osservatorio intercultura, Ministero dell’Istruzione e del Merito; Alessandra Annoni, docente di diritto internazionale, Università di Ferrara; Anna Bazzanini, dirigente Istituto Comprensivo “C. Govoni”, Ferrara e Lia Bazzanini, dirigente Liceo "G. Carducci", Ferrara; Elisabetta Fontanesi e Anna Ciotta, docenti, con la studentessa Ecaterina Tentiuc dell’Istituto Professionale “Filippo Re”, Reggio Emilia; Giulia Martini, Carlotta Mancini, Servizio Immigrazione, Comune di Prato con Umar Iqbal Muhammad, studente. ConcludeRà Edoardo Patriarca Del Festival della Migrazione. Il seminario è moderato da Clelia Caiazza, dirigente Direzione generale per lo studente del Ministero dell’Istruzione e del Merito, e da Vinicio Ongini, Ministero dell’Istruzione e del Merito.(Raffaele Iaria)

Mons. Perego: il vero cambiamento è nel costruire l’Italia del domani con le nuove generazioni di 190 Paesi

30 Gennaio 2023 - Ferrara – Il vero cambiamento oggi per il nostro Paese si gioca nell’ambiente educativo, nel “costruire” l’Italia del domani “con nuove generazioni, di 190 Paesi diversi, che si incontrano a scuola, crescono, attrici di una cittadinanza pienamente vissuta e consapevoli, noi e loro, di quanto lavoro vi sia da fare nel dialogo tra generazioni, oggi reso più complesso dall’interculturalità all’interno della quale siamo totalmente calati”. Lo ha detto oggi pomeriggio il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, intervenendo al Seminario Nazionale “Costruttori di ponti 7, dedicato quest’anno al tema “Educazione civica, cittadinanza e nuove generazioni. Esercitare i diritti e rispettare i doveri della società di cui si fa parte”. Per mons,. Perego molte volte “non ce accorgiamo e abbiamo bisogno di altre lenti per osservare ciò che ci circonda e riconoscerlo, lenti capaci di orientare il nostro sguardo e professionalità capaci di farcelo interpretare”. Per questo – ha detto mons. Perego – c’è un grande lavoro che attende il mondo dell’insegnamento e della formazione: “costruttori di ponti appunto,  costruttori di cittadinanza vera, abitata, esercitata”. Il Seminario, in corso presso l’Università di Ferrara, è organizzato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, dalla Fondazione Migrantes e dall’Istituto Alcide Cervi, in collaborazione con il Festival della Migrazione e con l’Università degli Studi di Ferrara e si inserisce nelle iniziative post Festival della Migrazione. (Raffaele Iaria)

Mons. Perego: il decreto per la gestione dei flussi migratori “peggiora la situazione in ordine all’obbligo del salvataggio in mare dei migranti”

17 Gennaio 2023 - Roma - “Al fine di affrontare i problemi delle migrazioni dal Mediterraneo e della tutela dei richiedenti asilo il  decreto non ha nessun valore aggiunto, anzi peggiora la situazione in ordine all’obbligo del salvataggio in mare dei migranti, alla loro tutela e protezione, generando insicurezza dei migranti in pericolo”. Lo ha detto ieri sera il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes, davanti alle Commissioni riunite I (Affari Costituzionali) e IX (Trasporti) nell’ambito dell’esame del disegno di legge C. 750 Governo recante "Conversione in legge del decreto-legge 2 gennaio 2023, n. 1, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori. Per il presule il decreto “indebolisce di fatto il principio costituzionale della sussidiarietà” che, all’art. 118 recita “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. L’articolo 118 applicato alla specifica situazione dell’azione delle navi della società civile “dovrebbe – ha spiegato mons. Perego - vedere lo Stato favorire e non indebolire l’impegno a realizzare questo obbligo di salvataggio e di tutela dei migranti. Per queste ragioni il destino del decreto dovrebbe essere solo la sua abrogazione”. Nell suo intervento mons. Perego ha evidenziato che vista la situazione della crescita di arrivi e di salvataggi via mare di migranti provenienti da almeno 60 Paesi del mondo, molti dei quali in situazione di guerra, di conflitti interni, di disastri ambientali, di miseria e rischio della propria vita, dal decreto legge del 2 gennaio 2023 “ci saremmo aspettati come Fondazione Migrantes della CEI nuovi impegni e nuove norme per la tutela e la protezione o il rimpatrio dei migranti salvati nel Mediterraneo, come anche norme più rigide sui respingimenti in mare, che il memorandum con la Libia nuovamente approvato ha aggravato,  più che ribadire alcune regole d’ingaggio risapute e condivisibili, ulteriormente corrette e aggravate, in contraddizione con le Linee guida sul trattamento del soccorso in mare e alcune Convenzioni internazionali in almeno tre punti della modifica dell’art. 1 comma 2 del decreto legge  del 21 ottobre 2020”: “la richiesta al comandante di avviare la procedura di domanda di protezione internazionale ( 2bis a)”;  “l’impossibilità di azioni diverse di salvataggio nel tragitto per raggiungere il porto più vicino e più sicuro (2bis d )”; “la difficoltà di sbarco, comunque, delle persone salvate in mare in una situazione emergenziale (2 ter)”. “Se si avesse voluto combattere il traffico degli esseri umani si avrebbe dovuto portare l’attenzione sul rinnovo del memorandum con la Libia piuttosto che sull’azione delle ONG come hanno documentato tutti i rapporti UNHCR degli ultimi anni”, ha detto mons. Perego come pure il decreto “non fa riferimento ai veri problemi che richiamano gli arrivi dal Mediterraneo: a. Un’attenzione all’accoglienza sull’isola di Lampedusa, con il rafforzamento delle forme di tutela sanitaria dei migranti sbarcati, l’identificazione e all’accesso al centro, il sovraffollamento del centro che genera insicurezza anzitutto dei migranti, le misure nuove per decongestionare il centro, gli arrivi autonomi dei barchini e la loro gestione, che corrispondono al 50% di tutti gli arrivi”. E poi “non una parola di nuovi accordi con i Paesi di partenza dei migranti”, “non una parola sulla situazione di questi Paesi di partenza”, “nessun riferimento all’Europa e, in particolare, ad accordi con i diversi paesi per l’accoglienza dei migranti richiedenti asilo e all’ampliamento di esperienze altre di ingressi regolari, come i corridoi umanitari, purché non siano limitativi e selettivi degli ingressi”. E ancora, per mons. Perego “”nessun riferimento, poi, il decreto ha ai flussi via terra, che hanno gli stessi numeri e ai problemi connessi sulla tutela e la protezione dei migranti”. (R.Iaria)

Migrantes: Benedetto XVI e i migranti, un ricco magistero

31 Dicembre 2022 - Il Magistero che Papa Benedetto XVI ci lascia sulle migrazioni è ricco, soprattutto negli otto Messaggi delle Giornate mondiali per il migrante e il rifugiato negli anni del suo Pontificato (2005-2013), a partire dal primo  dove definisce le migrazioni ‘segno dei tempi’. Le prospettive in cui si muove il suo Magistero sul tema delle migrazioni, sono state riassunte dallo stesso Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate (2009), al n. 62 : “Un altro aspetto meritevole di attenzione, trattando dello sviluppo umano integrale, è il fenomeno delle migrazioni. È fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati. Nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori. Il fenomeno, com'è noto, è di gestione complessa; resta tuttavia accertato che i lavoratori stranieri, nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione, recano un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d'origine grazie alle rimesse finanziarie. Ovviamente, tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione. Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”. Sono prospettive che si muovono nella tradizione del Magistero e dell’azione sociale della Chiesa, ribadite anche nell’Angelus della domenica 10 gennaio 2010 (dopo i fatti di Rosarno) e del Messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni (16 gennaio 2011), dal titolo: ‘Una sola famiglia umana’. Un messaggio che riprende il tema del diritto di migrare, già affermato da Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra (n. 30) e ribadito da Paolo VI nell’enciclica Octogesima Adveniens (n. 17), e al tema di una fraternità universale che chiede di leggere l’accesso e la destinazione dei beni dentro la prospettiva di una cittadinanza universale: tema approfondito poi da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. L’ultimo messaggio per la Giornata mondiale dei migranti e rifugiato, del 2013, Papa Benedetto XVI lo ha dedicato al tema «Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza», in concomitanza con le celebrazioni del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e del 60° della promulgazione della Costituzione Apostolica Exsul familia, mentre tutta la Chiesa era impegnata a vivere l’Anno della fede, raccogliendo con entusiasmo la sfida della nuova evangelizzazione. “Fede e speranza - scriveva Papa Benedetto XVI - formano un binomio inscindibile nel cuore di tantissimi migranti, dal momento che in essi vi è il desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la «disperazione» di un futuro impossibile da costruire”. La sua morte ci consegna questa fede e questa speranza dei migranti per costruire con loro il nostro futuro, come ha ripetuto Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata dei migranti e dei rifugiati di quest’anno. Un Magistero che continua. ​(mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)

Migrantes, Natale di pace: il messaggio di mons. Perego

22 Dicembre 2022 -  “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che il Signore ama”. Nella Messa della notte di Natale ritorniamo a intonare nelle nostre chiese, dopo il silenzio dell’Avvento, il canto degli angeli. Per gli uomini e le donne che ama come figli e figlie, Dio a Natale regala il Figlio, che dona la pace. È una pace da costruire, anzitutto, in questo tempo di una guerra alle porte dell’Europa, che ha sconvolto non solo l’economia, impoverendo le famiglie e le imprese, ma anche ha impressionato le nostre menti, ha colpito il nostro cuore con le migliaia di morti e feriti, i milioni di Ucraini in fuga dalla propria terra, la distruzione di beni comuni come scuole, ospedali, il rischio di una catastrofe nucleare. Non siamo ancora stanchi della guerra, anche se con la guerra tutto è perduto: la vita, gli affetti, la casa. È una pace a cui educare ogni persona, soprattutto i giovani. A cinquant’anni dall’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza ritorna forte il rifiuto delle armi. La pace non si può appoggiare sulle armi. È un’illusione. La pace nasce dal dialogo, dal confronto, dalla ricerca del bene comune, dalla custodia dei beni comuni. Il comandamento ‘Tu non uccidere’ rifiuta la logica delle armi, soprattutto oggi che sono incontrollate, di distruzione di massa. Lo ricordava con parole forti a un gruppo di giovani universitari don Primo Mazzolari, nel 1955: “Cristianamente e logicamente la guerra non si regge. Cristianamente, perché Dio ha comandato: «Tu non uccidere» (e «Tu non uccidere», per quanto ci si arzigogoli sopra, vuol dire: «Tu non uccidere»); e per di più si uccidono fratelli, figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo; sì che l'uccisione dell'uomo è a un tempo omicidio perché uccide l'uomo; suicidio perché svena quel corpo sociale, se non pure quel corpo mistico, di cui l'uccisore stesso è parte; e deicidio perché uccide con una sorta di «esecuzione di effigie» l'immagine e la somiglianza di Dio, l'equivalenza del sangue di Cristo, la partecipazione, per la grazia, della divinità”. Le armi non hanno mai costruito fraternità, ma hanno generato paura, morte, sicurezza effimera. Educhiamo e educhiamoci alla pace e favoriamo il disarmo per costruire un mondo e una città di pace: è questo il messaggio che viene da questo Natale. Senza la ricerca della pace rinneghiamo il Natale e prepariamo ancora, come Erode, la violenza sui piccoli e la fuga delle famiglie, come la famiglia di Nazareth. Auguro a tutti un Buon Natale di conversione alla pace: nelle parrocchie, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e nelle case di cura, nelle città e nei paesi. Un augurio speciale di pace raggiunga le comunitò emigranti, immigrate, rom e sinti e dello spettacolo viaggiante. E raggiunga le nostre comunità ucraine in Italia, lontane dai propri familiari rimasti nel Paese martoriato dove si ripete la strage degli innocenti, come in altri 30 del mondo in cui scorre il sangue di guerre dimenticate. Buon Natale di pace.

Mons. Gian Carlo Perego

Arcivescovo Ferrara-Comacchio

Presidente Fondazione Migrantes

Migrantes, mons. Perego: l’unica modalità di governare le migrazione è quella dell’incontro

2 Dicembre 2022 - Roma - Di fronte ai dati veri dell’immigrazione “sembra che l’unica modalità di governare le migrazioni sia quella di creare muri, barriere ai confini. Ma la vera modalità è quella dell’incontro e del “costruire il futuro con i migranti”. Lo ha detto questa mattina mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes concludendo i lavori del Corso di pastorale migratoria promosso dall'Organismo pastorale della Cei. Tra le sfide mons. Perego ha citato quello della cittadinanza evidenziando che la mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza a coloro che sino nati in Italia o che vivono nel nostro Paese da molti anni e si è chiesto “se non sia il caso di rivedere una legge che ritarda la cittadinanza, ritardando la partecipazione di molte persone alla vita sociale, culturale e politica del Paese”. Il presule ha anche citato gli studenti stranieri nel nostro Paese: una realtà scolastica multietnica e multiculturale che riguarda ormai il 10% di studenti in Italia e in alcuni contesti del Nord e del centro si arriva anche al 25% degli studenti pone la “sfida dell’accompagnamento”. Il presule ha quindi evidenziato il tema della partenza di molti italiani verso l’estero come conferma il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes: spesso partenze che non sono frutto di una scelta ma di una necessità di persone che non fanno più ritorno; il mondo dello spettacolo viaggiante, circa 80mila persone in Italia che “incontriamo spesso in un brevissimo tempo ma che seguiamo attraverso alcuni progetti soprattutto per lo studio dei ragazzi”. E ancora il mondo dei rom e sinti chiedendo un percorso di integrazione che passa da un riconoscimento dalle loro identità e valorizzazione di alcune competenze.  Mons. Perego ha quindi ricordato, poi, alcuni articoli dello Statuto della Migrantes che invitano a stimolare anche la vita religiosa dei migranti nel nostro Paese. (Raffaele Iaria)

Festival della migrazione, Mons. Perego: da cittadini a fratelli per un futuro insieme

23 Novembre 2022 - Ferrara - La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza. Papa Francesco ha scritto che “Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, il ritardo della cittadinanza prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli” (F.T. 131). Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 persone hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma ancora decine di migliaia di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere della cittadinanza. Il Festival della migrazione 2022 riparte dalla cittadinanza con un incontro-dibattito all’Università di Ferrara, coniugandola con nuove opportunità nel percorso di incontro tra persone con storie, culture, religioni diverse che riguardano anzitutto il lavoro, che chiede il superamento della precarietà, la lotta al caporalato, l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; la scuola, con un investimento  nell’insegnamento interculturale, nel riconoscimento di competenze maturate all’estero, nell’internazionalizzazione dei percorsi; la protezione internazionale, con uno sguardo all’esperienza di accoglienza degli Ucraini che ha visto finalmente da subito un permesso di soggiorno – la protezione temporanea -, l’impegno sussidiario di Stato, protezione civile e mondo ecclesiale e del Terzo settore, per dare accoglienza e sicurezza a chi, soprattutto donne e bambini, era in fuga da una guerra assurda. Il Festival della migrazione di Modena, Carpi e Ferrara - che inizia oggi -  anche quest’anno è un laboratorio importante per superare ritardi ideologici, pregiudizi e paure intorno ai migranti e finalmente governare un fenomeno che segnerà il nostro futuro. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)

Mons. Perego: non si può non soccorrere in mare chi è in difficoltà

4 Novembre 2022 - Roma - Il dibattito sul Mediterraneo, di fatto grande corridoio umanitario che dovrebbe essere gestito unitariamente dai Paesi europei, si è acceso dopo il divieto del ministro dell’Interno alle navi Ong battenti bandiera straniera di entrare nelle acque territoriali italiane. I controlli sulle regole di ingaggio sono certamente legittimi ma, come ribadisce il diritto internazionale, non si può non soccorrere in mare chi è in difficoltà, tanto più se le persone, soprattutto minori e donne con bambini, sono a rischio di vita, come sembra siano quelli a bordo delle navi ferme adesso in mare. Ci sono poi regole europee, per quanto riguarda la situazione. Non è certamente fermando le navi che si combatte la tratta degli esseri umani considerato che esse soccorrono non più del 10% dei migranti che tentano la traversata. Il Papa più volte ha richiamato il dramma di chi muore nel mare fuggendo da situazioni di pericolo e di chi vive nei campi in Libia, veri e propri lager. Per Papa Francesco “non aprire” loro le porte significa mandarli “nei lager dove sono sfruttati e sono venduti come schiavi”.  Anche il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha chiesto nel messaggio al nuovo Governo italiano, attenzione all’accoglienza dei migranti.

La Fondazione Migrantes, organismo della Cei, ha firmato con altre associazioni un documento in cui si ricorda la situazione di non tutela dei richiedenti asilo nei campi e si condannano i respingimenti – di oltre 100.000 in questi ultimi anni – e le violenze invitando il Governo italiano e l’Europa a fermare il Memorandum Italia-Libia che vede anche l’interpellanza al Parlamento europeo di diversi parlamentari di vari gruppi politici. In questa situazione non si può perdere di vista la realtà: 1.800 morti nel Mediterraneo nel 2021, continui respingimenti, violenze e morti, diritti negati. (mons. Gian Carlo Perego - Presidente della Fondazione Migrantes)

Mons. Perego (Migrantes): urgente un’accoglienza più diffusa

22 Ottobre 2022 - Città del Vaticano – “Il tema dei minori non accompagnati attraversa sempre la storia dei rifugiati, quest'anno sono già oltre 15 mila e questo dato è certamente importante, è un dato tra l'altro sottostimato rispetto ad alcuni anni fa e quindi questo chiede un impegno specifico a strutturare in maniera diffusa l'accoglienza dei minori attraverso anche un'accoglienza familiare che purtroppo ancora è solo sperimentale e che manca sia nel contesto italiano che nel contesto europeo, e che chiede invece un impegno maggiore verso queste persone che hanno bisogno anche di un percorso educativo e di protezione specifica. La legge Zampa è stato un passo in avanti importantissimo. Il problema è che mancano gli strumenti per realizzarla e oggi oltre la metà dei minori non accompagnati di fatto va a finire nei CAS, cioè non in una struttura adeguata per accompagnare un minore e per tutelarlo”. Lo ha detto oggi il presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, in una intervista per Vatican News e Radio Vaticana. Rispondendo ad una domanda sul nuovo esecutivo in Italia che ha giurato oggi mons. Perego ha invitato a “continuare in una strutturazione del progetto di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia, continuare nella costruzione di un progetto che sia diffuso su tutto il territorio, in tutti gli 8 mila Comuni, arrivando a chiudere le strutture emergenziali, come i CAS, attraverso invece delle strutture che siano più di carattere famigliare e siano inclusive all'interno di un territorio e non esclusive. Questo credo – ha spiegato - sia un passo importante che si è fermato negli ultimi anni e che deve essere assolutamente ripreso con forza e, secondo impegno, certamente un'attenzione più adeguata al discorso dei minori non accompagnati. Anche qui attraverso una rete familiare e di comunità-famiglia che possa tutelarli. Un ultimo elemento: no ai respingimenti, no ai blocchi navali, sì ad incontrare e a riconoscere chi ha diritto alla protezione internazionale e, con gli accordi con gli Stati di provenienza, il rientro di chi non ha diritto a questa protezione”.  E alla vigilia della Giornata Mondiale Missionaria il presidente di Migrantes evidenzia che sono tante le persone che stanno sbarcando dalla Somalia, dall'Eritrea, da altri Paesi, dallo stesso Iran, da alcuni Paesi africani: “cristiani e cattolici. Ricordo nel famoso naufragio del 2013, quando i sommozzatori sono andati a recuperare i corpi, c'erano tanti che avevano in bocca la croce della coroncina che avevano al collo, erano cristiani copti, abbiamo trovato un diario di un diacono, tante testimonianze, abbiamo trovato pagine delle Bibbie tra i reperti degli sbarchi dei barconi naufragati e quindi questi sono tutti segnali che ci ricordano che colore che stanno arrivando, sono anche fratelli nella fede, e potrebbero far parte di quel mondo di 900 mila cattolici che oggi sono in Italia provenienti da 120 nazionalità diverse”.

Migrantes: emigrazione e testimonianza cristiana

20 Ottobre 2022 -

Domenica 23 ottobre si celebra in tutte le parrocchie la Giornata missionaria mondiale. Nel Messaggio per la Giornata di quest’anno Papa Francesco fa un riferimento particolare al ruolo dei migranti e, in particolare, dei rifugiati come testimoni della fede, e all’importanza dell’accoglienza dei Paesi in cui arrivano: “A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. A questo li esortava San Paolo VI considerando la ‘responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono’ (Evangelii nuntiandi, 21). In effetti, sempre più sperimentiamo come la presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche. Di conseguenza, la cura pastorale dei migranti è un’attività missionaria da non trascurare, che potrà aiutare anche i fedeli locali a riscoprire la gioia della fede cristiana che hanno ricevuto”.

In Italia i migranti provengono da almeno 190 Paesi e i rifugiati da almeno 60 Paesi. Attraverso le loro storie,  le loro “vite che parlano” – per usare ancora un’immagine del Santo Padre – riconosciamo anche la sofferenza e la persecuzione per la fede oltre che per la guerra, i cambiamenti climatici, la povertà. Respingere i migranti significa respingere tanti fratelli e sorelle anche nella fede. Infatti, quelli dei migranti e dei rifugiati sono volti e storie di speranze che alimentano la vita cristiana delle nostre comunità – sono almeno 900.000 i cattolici migranti in Italia, in leggera crescita quest’anno – che ci aiutano veramente a “riscoprire la gioia della fede” e ci spingono a camminare insieme.  (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)