Migrantes, mons. Perego: l’unica modalità di governare le migrazione è quella dell’incontro

2 Dicembre 2022 – Roma – Di fronte ai dati veri dell’immigrazione “sembra che l’unica modalità di governare le migrazioni sia quella di creare muri, barriere ai confini. Ma la vera modalità è quella dell’incontro e del “costruire il futuro con i migranti”. Lo ha detto questa mattina mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Fondazione Migrantes concludendo i lavori del Corso di pastorale migratoria promosso dall’Organismo pastorale della Cei. Tra le sfide mons. Perego ha citato quello della cittadinanza evidenziando che la mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza a coloro che sino nati in Italia o che vivono nel nostro Paese da molti anni e si è chiesto “se non sia il caso di rivedere una legge che ritarda la cittadinanza, ritardando la partecipazione di molte persone alla vita sociale, culturale e politica del Paese”. Il presule ha anche citato gli studenti stranieri nel nostro Paese: una realtà scolastica multietnica e multiculturale che riguarda ormai il 10% di studenti in Italia e in alcuni contesti del Nord e del centro si arriva anche al 25% degli studenti pone la “sfida dell’accompagnamento”. Il presule ha quindi evidenziato il tema della partenza di molti italiani verso l’estero come conferma il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes: spesso partenze che non sono frutto di una scelta ma di una necessità di persone che non fanno più ritorno; il mondo dello spettacolo viaggiante, circa 80mila persone in Italia che “incontriamo spesso in un brevissimo tempo ma che seguiamo attraverso alcuni progetti soprattutto per lo studio dei ragazzi”. E ancora il mondo dei rom e sinti chiedendo un percorso di integrazione che passa da un riconoscimento dalle loro identità e valorizzazione di alcune competenze.  Mons. Perego ha quindi ricordato, poi, alcuni articoli dello Statuto della Migrantes che invitano a stimolare anche la vita religiosa dei migranti nel nostro Paese. (Raffaele Iaria)

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