Tag: Mobilità umana e migrazioni

Creato

18 Luglio 2019 - Roma - “Quando viene abbandonata la legge di Dio, la legge dell’amore, finisce per affermarsi la legge del più forte sul più debole. Il peccato che abita nel cuore dell’uomo – e si manifesta come avidità, brama per uno smodato benessere, disinteresse per il bene degli altri e spesso anche per il proprio – porta allo sfruttamento del creato, persone e ambiente, secondo quella cupidigia insaziabile che ritiene ogni desiderio un diritto”. È l’amara constatazione di Papa Francesco che, nel Messaggio per la Quaresima 2019, invitava i cristiani ad una vera “conversione”, sottolineando lo stretto legame tra Casa comune, umanità e poveri. In questo numero della newsletter che ci accompagna nei mesi estivi e ci prepara alla Giornata nazionale per la custodia del Creato, in programma il primo settembre, abbiamo scelto di mettere al centro della riflessione l’ecologia, in quella prospettiva “integrale” indicata dal Papa. Facendo riferimento al dramma, spesso dimenticato, dei profughi ambientali e alle potenzialità della terra, elemento da cui trarre sostentamento e su cui far fiorire dignità, inclusione e pace. (don Leonardo Di Mauro, don Francesco Soddu, don Giuseppe Pizzoli, don Gianni De Robertis e don Bruno Bignami)  

Mons. Cipolla: basta paure e barbarie

15 Luglio 2019 - Padova - «Preghiamo san Benedetto affinché aiuti l’Europa a fare scelte coraggiose di solidarietà, di accoglienza e di inclusione» e perché in ciascuno «cresca il desiderio di comprendere in modo sapiente quanto stiamo vivendo, per imparare a farci carico dei fenomeni mondiali» a partire dai comportamenti quotidiani e «a perseverare nell’opera di comunione e fraternità verso ogni fratello e ogni popolo che ci tende la mano». Contro le barbarie di linguaggio e atteggiamenti verso migranti e soccorritori, che contaminano anche le comunità cristiane, si appella al patrono d’Europa, il vescovo di Padova, Claudio Cipolla, in una lettera. Un invito rivolto alla Chiesa di Padova affinché recuperi spazi di riflessione, e abbia «il coraggio della verità evangelica, che ci aiuta ad aprire nuove frontiere per gestire la complessità» uscendo dai «confini di sterili paure», nell’intento di «rinnovare lo sviluppo sociale, trasformare gli assetti di ingiustizia e inequità e promuovere un’azione di pace comune». (S.Mel.- Avvenire)

Tradizioni Popolari: oggi l’inaugurazione della IV edizione della Scuola estiva

15 Luglio 2019 - Roma – Sarà inaugurata oggi la quarta edizione della Scuola estiva di storia delle tradizioni popolari dedicata quest'anno a “Cantastorie nel Capo di Leuca. Viaggiando tra Mediterraneo, Balcani, Africa”.  La Scuola, istituita dall'associazione Liquilab, è promossa da Liquilab con Comune di Tricase, Mibac - Istituto centrale per la demoetnoantropologia, Regione Puglia – Assessorato all'Industria turistica e culturale, con il patrocinio di Provincia di Lecce e dell'Università del Salento ed è realizzata in collaborazione con una folta rosa di associazioni e fondazioni internazionali.  Dopo l'anteprima di ieri, con la giornata di oggi si entra nel vivo dei progetti in corso a cura dell'associazione Liquililab, in bilico tra storia e contemporaneo.  L'appuntamento è a Tricase (Lecce) in Piazzetta Dell’Abate presso l'ex Convento dei Domenicani. La manifestazione unisce l'approfondimento nell'ambito della ricerca demoetnoantropologica con la proposta performativa, attraverso un fitto calendario di seminari, workshop, spettacoli e una residenza antropologica e artistica. Gli eventi serali sono gratuiti e aperti a tutti, mentre è possibile partecipare ai workshop e alla residenza artistica iscrivendosi gratuitamente (infoliquilab@gmail.com - +39 348 3467609).  

Parolin: “Le chiusure aumentano i problemi”

15 Luglio 2019 - Roma - «Stiamo attenti perché se ci chiudiamo non risolveremo neanche i nostri problemi ma li aumenteremo». Sono le parole del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, a margine della consacrazione della cappella dell’ospedale di Chioggia. Nel suo intervento il porporato ha voluto richiamare ai rischi della «chiusura», spiegando che non è certo costruendo muri e barriere che ci si apre al futuro. «Non è per egoismo che ci apriamo - ha aggiunto Parolin - ma è una conseguenza immediata quella di creare ancora più difficoltà se c’è chiusura nei confronti degli altri, di chi sta peggio di noi». Affermazioni che riassumono la dottrina cristiana e che sono intrise di realismo. Il timore, infatti, è che alimentando le paure, si operino scelte improntate al rifiuto dell’altro, generando tensioni e conflitti. «Le scelte politiche – ha suggerito il Segretario di Stato – vanno fatte dai responsabili della politica però queste scelte devono rifarsi ai valori alla base di ogni convivenza civile». E guardando proprio alla nuova cappella dell’ospedale, il cardinale Pietro Parolin ha detto che «ci aiuteranno, in questa ricerca di nuova linfa, le vetrate che riassumono i modi e le forme in cui si esprime la Misericordia della Chiesa».

Claustrali: “noi, sorelle, preoccupate e in preghiera per questo Paese e i migranti senza voce”

15 Luglio 2019 - Milano - Pubblichiamo una lettera aperta di alcune suore ospitata ieri dal quotidiano “Avvenire”   «Egregio signor presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Egregio signor presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, siamo sorelle di alcuni monasteri di clarisse e carmelitane scalze, accomunate dall’unico desiderio di esprimere preoccupazione per il diffondersi in Italia di sentimenti di intolleranza, rifiuto e violenta discriminazione nei confronti dei migranti e rifugiati che cercano nelle nostre terre accoglienza e protezione. Non ci è stato possibile contattare tutte le fraternità monastiche esistenti sul territorio nazionale, ma sappiamo di essere in comunione con quante di loro condividono le stesse nostre preoccupazioni e il nostro stesso desiderio di una società più umana. Con questa lettera aperta vorremmo dare voce ai nostri fratelli e sorelle migranti che scappano da guerre, persecuzioni e carestie, affrontano viaggi interminabili e disumani, subiscono umiliazioni e violenze di ogni genere che ormai più nessuno può smentire. I racconti di sopravvissuti e soccorritori, infatti, così come le statistiche di istituzioni internazionali quali l’Acnur/Unhcr o l’Organizzazione internazionale per le migrazioni e i reportage giornalistici che approfondiscono il fenomeno migratorio, ci mostrano una realtà sempre più drammatica. Facciamo nostro l’appello contenuto nel Documento sulla fratellanza umana firmato da papa Francesco e dall’imam di al-Azhar Ahmed al-Tayyeb chiedendo «ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace». E tutto questo in particolar modo «in nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro Paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna». Anche noi, quindi, osiamo supplicarvi: tutelate la vita dei migranti! Tramite voi chiediamo che le istituzioni governative si facciano garanti della loro dignità, contribuiscano a percorsi di integrazione e li tutelino dall’insorgere del razzismo e da una mentalità che li considera solo un ostacolo al benessere nazionale. Accanto alle tante problematiche e difficoltà ci sono innumerevoli esempi di migranti che costruiscono relazioni di amicizia, si inseriscono validamente nel mondo del lavoro e dell’università, creano imprese, si impegnano nei sindacati e nel volontariato. Queste ricchezze non vanno svalutate e tante potenzialità andrebbero riconosciute e promosse. La nostra semplice vita di sorelle testimonia che stare insieme è impegnativo e talvolta faticoso, ma possibile e costruttivo. Solo la paziente arte dell’accoglienza reciproca può mantenerci umani e realizzarci come persone. Siamo anche profondamente convinte che non sia ingenuo credere che una solidarietà efficace, e indubbiamente ben organizzata, possa arricchire la nostra storia e, a lungo termine, anche la nostra situazione economica e sociale. È ingenuo piuttosto il contrario: credere che una civiltà che chiude le proprie porte sia destinata ad un futuro lungo e felice, una società tra l’altro che chiude i porti ai migranti, ma, come ha sottolineato papa Francesco, «apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti». Ciò che ci sembra mancare oggi in molte scelte politiche è una lettura sapiente di un passato fatto di popoli che sono migrati e una lungimiranza capace di intuire per il domani le conseguenze delle scelte di oggi. Molti monasteri italiani, appartenenti ai vari ordini, si stanno interrogando su come contribuire concretamente all’accoglienza dei rifugiati, affiancando le istituzioni diocesane. Alcuni già stanno offrendo spazi e aiuti. E, al tempo stesso, tutte noi cerchiamo di essere in ascolto della nostra gente per capirne le sofferenze e le paure. Desideriamo metterci accanto a tutti i poveri del nostro Paese e, ora più che mai, a quanti giungono in Italia e si vedono rifiutare ciò che è diritto di ogni uomo e ogni donna sulla terra: pace e dignità. Molte di noi hanno anche avuto modo di conoscere da vicino le loro tragedie. Desideriamo sostenere coloro che dedicano tempo, energie e cuore alla difesa dei profughi e alla lotta a ogni forma di razzismo, anche semplicemente dichiarando la propria opinione. Ringraziamo quanti, a motivo di ciò, vengono derisi, ostacolati e accusati. Vale ancora l’art. 21 della nostra Costituzione che sancisce per tutti «il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». Desideriamo dissociarci da ogni forma di utilizzo della fede cristiana che non si traduca in carità e servizio. Infine, in comunione con il magistero di fraternità e di solidarietà di papa Francesco, desideriamo obbedire alla nostra coscienza di donne, figlie di Dio e sorelle di ogni persona su questa terra, esprimendo pubblicamente la nostra voce. Vi ringraziamo per l’attenzione con cui avete letto il nostro appello. Ringraziamo lei, presidente Mattarella, per i suoi inviti continui alla pace e per la sua fiducia nel dialogo che permette, come ha detto in occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno, «di superare i contrasti e di promuovere il mutuo interesse nella comunità internazionale». Ringraziamo lei, presidente Conte, per il suo non facile ruolo di mediatore e garante istituzionale all’interno del Governo. Vi ringraziamo sinceramente per quello che già fate a favore di una convivenza pacifica e di una società più accogliente. E assicuriamo la nostra preghiera per voi, per quanti operano nelle istituzioni, per il nostro Paese e per l’Europa, perché insieme collaboriamo a promuovere il vero bene per tutti».   Le sorelle: Clarisse di Lovere (Bg), Carmelitane scalze di Sassuolo (Mo), Clarisse di Milano, Clarisse di Fanano (Mo); Carmelitane scalze di Crotone, Clarisse di Grottaglie ( Ta), Carmelitane scalze di Parma, Clarisse di Padova, Carmelitane scalze di Cividino (Bg), Clarisse di Montagnana (Pd), Carmelitane scalze di Venezia, Clarisse di Mantova, Carmelitane scalze di Savona, Clarisse di Urbania (Pu), Clarisse urbaniste di Montalto (Ap), Clarisse di Imperia Porto Maurizio (Im), Clarisse urbaniste di Montone (Pg), Clarisse cappuccine di Fiera di Primiero ( Tn), Clarisse di S. Severino Marche (Mc), Clarisse urbaniste di S. Benedetto del Tronto (Ap), Clarisse di Vicoforte (Cn), Clarisse di Bra (Cn), Clarisse di Sant’Agata Feltria (Rn), Clarisse di Roasio ( Vc), Clarisse di Verona, Clarisse di S. Lucia di Serino (Av), Clarisse urbaniste di Altamura (Ba), Clarisse di Otranto (Le), Clarisse di Carpi (Mo), Clarisse di Leivi (Ge), Clarisse di Alcamo ( Tp) – Monastero Sacro Cuore, Clarisse di Alcamo ( Tp) – Monastero santa Chiara, Clarisse di Bologna, Clarisse di Boves (Cn), Clarisse di Sassoferrato (An), Clarisse di Termini Imerese (Pa), Carmelitane scalze di Monte S. Quirico (Lu), Clarisse di Chieti, Carmelitane scalze di Arezzo, Clarisse di Pollenza (Mc), Clarisse cappuccine di Napoli, Clarisse urbaniste di Osimo (An), Clarisse cappuccine di Mercatello sul Metauro (Pu), Clarisse di Castelbuono (Pa), Clarisse di Porto Viro (Ro), Clarisse cappuccine di Brescia, Clarisse di Bergamo, Carmelitane scalze di Bologna, Clarisse di Rimini, Clarisse di Manduria ( Ta), Clarisse di Urbino (Pu), Clarisse di Bienno (BS), Clarisse di Scigliano (Cs), Clarisse di Sarzana (Sp), Carmelitane scalze di Piacenza, Clarisse di Caltanissetta, Clarisse di Ferrara, Clarisse di Iglesias (Ci), Carmelitane scalze di Legnano (MI), Clarisse di San Marino (Repubblica di San Marino), Carmelitane scalze di Nuoro, Clarisse cappuccine di Città di Castello (Pg)      

Vita, bene indisponibile

11 Luglio 2019 - Roma - Un appello al Parlamento perché, evitando di lasciarsela sottrarre dalla Corte Costituzionale, “eserciti pienamente e tempestivamente la propria funzione legislativa in materia del fine vita”. A firmarlo in maniera unitaria sono l’Associazione Scienza & Vita, il Forum delle Associazioni Familiari, il Movimento per la vita, l’ Associazione Medici Cattolici Italiani, il Forum Associazioni Socio-Sanitarie, l’ Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici. Il bene indisponibile della vita rimane tale anche quando irrompono la malattia, la sofferenza e la paura: tali condizioni, ribadisce il testo, chiedono di non abbandonare la persona a una solitudine disperante, assicurandole ogni aiuto necessario per la cura e il sollievo. Ne è parte l’impegno per una cultura nella quale la morte procurata non possa vestirsi da atto terapeutico o da gesto benefico; una cultura che sul crinale del dolore e della sofferenza offra ancora lo spessore di risposte autenticamente umane. (Ivan Maffeis)

Don Buonaiuto: petizione per una Giornata del migrante ignoto

11 Luglio 2019 - Roma - “Vi ricordate di Aylan Kurdi, il bambino di tre anni con maglietta rossa e pantaloncini blu riverso sulla spiaggia in Turchia? La sua foto ha fatto il giro del mondo, ma non ci ha insegnato niente. Vi ricordate il ragazzino di 14 anni che viaggiava verso l’Italia con la pagella cucita nella giacca, per dimostrare che era degno di stare nel nostro Paese? E’ morto nel Mediterraneo, senza che nessuno lo potesse piangere. Anche lui non ci ha insegnato nulla. Solo nei primi 4 mesi del 2019 nel Mediterraneo sono morte 422 persone, più di tre al giorno. In media si tratta della percentuale di morti più elevata sul totale delle partenze dal 2014. Dal 2014 a oggi non abbiamo ancora imparato nulla. E soprattutto queste sono soltanto le vittime accertate. Di tutte le altre non possiamo neppure stabilire un ordine di grandezza. Sappiamo soltanto che per un migrante al quale possiamo per lo meno dare sepoltura, ce ne sono almeno dieci di cui nessuno rivendicherà il corpo. Dispersi senza neanche una tomba su cui deporre un fiore”. Così inizia una lettera aperta scritta da don Aldo Buonaiuto, fondatore del quotidiano online In Terris e sacerdote dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che chiede l’istituzione di una giornata del migrante ignoto. “In questi anni – scrive il sacerdote - abbiamo imparato a parlare il linguaggio dell’immigrazione. Flussi, accoglienza, integrazione sono diventate parole del lessico condiviso. C’è solo un protagonista rimasto colpevolmente ai margini di queste dinamiche epocali pur essendone l’epicentro: il migrante ignoto”: un numero “incalcolabile di persone – spiega - svanisce nei viaggi della speranza. Sono gli invisibili di cui si perdono le tracce in viaggi rocamboleschi o nei luoghi di approdo che però divengono terra di nessuno, riserva di caccia della tratta di esseri umani e delle più inconfessabili pieghe oscure delle nostre società avanzate”. Per don Bonaiuto i migranti finiscono nelle cronache di tv e giornali “solo quando vengono caricati a bordo di imbarcazioni di soccorso. Di tutti gli altri disperati, degli ‘sbarchi’ fantasma, delle vittime dei trafficanti di carne umana nessuno sa nulla, nessuno si preoccupa, nessuno apre per loro l’agenda delle priorità nazionali e comunitarie”. Il sacerdote, attraverso le pagine del suo giornale on line si rivolge all’Onu, all’Europa, alla Santa Sede e al Governo italiano, “che da anni cooperano sul fronte dell’accoglienza, affinché venga istituita una Giornata del migrante ignoto. Il Mar Mediterraneo – scrive - è diventato un Olocausto odierno” e ricorda che per istituire la Giornata della Memoria ci sono voluti 60 anni: “ non aspettiamo altrettanto per quello che stiamo vivendo oggi”, “un’emergenza divenuta ormai contingenza quotidiana: nessuno può fingere di non sapere che suo fratello svanisce nelle fauci della disperazione”. (R.Iaria)

Eurostat: pubblicato “People on the move”, brochure digitale con numeri e dati sulla mobilità in Europa

10 Luglio 2019 - Bruxelles) - Eurostat, l’ufficio di statistica dell’Ue, ha pubblicato ieri “People on the move”, una brochure digitale con le statistiche sulla mobilità delle persone in Europa legata a motivi di migrazione, istruzione, lavoro o turismo. Divisa in quattro capitoli, la brochure racconta cittadini e abitanti del “melting pot europeo”, con dati su immigrazione ed emigrazione. Si legge, ad esempio che su “512 milioni di persone che vivevano nell’Ue nel 2018, il 7,8% aveva una nazionalità diversa dal proprio Paese di residenza: il 3,4% aveva la cittadinanza di un altro Stato membro dell’Ue e il 4,4% di uno Stato non membro dell’Ue”. In Lussemburgo, il 41% della popolazione appartiene a un altro Stato membro dell’Ue, seguito dal 13% di Cipro e dal 9% dell’Irlanda. Mentre invece le percentuali più alte di cittadini extra Ue si sono registrate in Estonia e Lettonia (entrambe al 14%). In Italia, i cittadini Ue erano il 2,6%, i non Ue il 5,9%. La pubblicazione dedica poi un capitolo alla mobilità (per motivi di studio e di lavoro) e uno ai mezzi di trasporto utilizzati: l’83% dei chilometri percorsi dagli europei è stato fatto con l’auto. Il capitolo contiene anche dati sui voli aerei, le tratte più percorse e gli aeroporti più frequentati (Heathrow con i suoi 78 milioni di passeggeri è in testa). L’ultimo capitolo riguarda invece il turismo e in generale gli spostamenti non dovuti a motivi professionali che hanno riguardato, nel 2017, il 62% degli europei. (Sir)    

Messico: l’unico muro per fermare i migranti è lo sviluppo economico, politico, culturale e sociale nei loro paesi di origine

9 Luglio 2019 - Città del Messico – “Il Messico vive una realtà senza precedenti. Secondo l'Istituto Nazionale della Migrazione (INM), si stima che, nei primi sei mesi di quest'anno, il flusso di migranti abbia già superato del 232% di quello registrato nel 2018, e sono circa 360 mila quelli senza documenti sparsi sul suolo nazionale o che sono già entrati negli Stati Uniti. Il sistema dell’immigrazione, sia nel nostro paese che negli Stati Uniti, parla di un fallimento, ma anche dell'urgente necessità di affrontare le cause profonde di questa crisi migratoria, in quanto l'unica ‘barriera’ che potrebbe fermare il flusso di migranti è lo sviluppo economico, politico, culturale e sociale nei loro paesi di origine": è quanto afferma l'editoriale del settimanale "Desde la fe", pubblicato dall'arcidiocesi di Mexico, nel suo numero di ieri, come riferisce Fides. Negli ultimi giorni, con la foto che ha girato il mondo sulla tragica morte di un padre emigrante e di sua figlia mentre tentavano di attraversare il Rio Grande, molte istituzioni, cattoliche e non, hanno commentato il fenomeno della mobilità internazionale come conseguenza innegabile di un sistema di immigrazione fallito, la cui inflessibilità porta sempre più fratelli a decidere tra il loro futuro o la loro vita. L’ultima tragedia sabato 7 luglio, quando le agenzie hanno informato della tragica fine di una giovane migrante del Guatemala, morta nel deserto dell’Arizona. "La Chiesa, negli Stati Uniti e in Messico, ha chiaramente indicato che ciascuno dei fratelli che periscono nel tentativo di raggiungere il cosiddetto ‘sogno americano’, chiede giustizia al cielo, ma anche soluzioni umane per tutti coloro che hanno il desiderio legittimo di raggiungere migliori condizioni di vita" continua il testo della pubblicazione dell'arcidiocesi messicana, che prosegue: "La Chiesa considera con preoccupazione il sovraffollamento che si sta verificando ai confini meridionali e settentrionali del Messico. È una realtà che alcune diocesi sono sopraffatte dal numero di migranti che transitano attraverso il loro territorio, con problemi di esaurimento, disidratazione, ferimenti o aggressioni della criminalità organizzata e talvolta delle stesse autorità migratorie. Tuttavia l'assistenza viene ancora data ai fratelli, in maniera sempre organizzata"."Come sottolinea la Conferenza dell'Episcopato Messicano (CEM), riguardo a questo dramma, le autorità messicane sono responsabili di fare maggiori sforzi nell'attenzione ai migranti e di continuare a promuovere il dialogo e il negoziato trasparente nelle relazioni bilaterali, senza cadere nel ricatto o nelle minacce. Alle autorità nordamericane spetta promuovere il lavoro congiunto con i governi del Triangolo settentrionale e il governo del Messico per sradicare la violenza e migliorare le economie locali, dalle quali le persone sono costrette a emigrare. A tutti i messicani - specialmente a quelli che si definiscono cristiani – compete l’impegno a sradicare la xenofobia, a riconoscere e aiutare le famiglie che fuggono da violenze, persecuzioni e povertà estrema, e che si aspettano, nel nostro paese, di essere trattate con compassione e amore, ma soprattutto con dignità" conclude il testo.    

Don La Magra: “continueremo a schierarci dalla parte degli ultimi secondo la legge del Vangelo”

8 Luglio 2019 - Città del vaticano - “Il fatto che, dopo sei anni, il Papa ancora una volta voglia ricordare la sua visita a Lampedusa significa che Lampedusa continua a rappresentare un simbolo forte nel mondo delle migrazioni, rappresenta tutto ciò che accade riguardo ai migranti e questo per noi è una grande responsabilità”. Don Carmelo La Magra, parroco di San Gerlando, l’unica parrocchia di Lampedusa, è appena uscito dalla Messa che Papa Francesco ha celebrato oggi all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro nel sesto anniversario della sua visita a Lampedusa, alla presenza di 250 migranti, e confida al Sir, a caldo, le sue emozioni. “In questi giorni dicevo ai miei parrocchiani che siamo chiamati ad essere, come ci chiede il Vangelo, la lampada posta sul moggio e non sotto il letto perché chi ci guarda trovi luce e quell’orientamento del Vangelo che noi vogliamo dare al nostro servizio sull’isola”. “Gli sbarchi proseguono quasi quotidianamente; continuano ad arrivare dalla Libia molti profughi, ma che questi sbarchi hanno risalto mediatico solo quando a portare i migranti sono le Ong. Purtroppo, per la lotta che viene fatta a questi soccorritori – osserva il sacerdote -, a pagare un prezzo altissimo sono i migranti costretti a prolungare ulteriormente la loro attesa del porto sicuro, a subire senza colpa le conseguenze di vicende politiche, mediatiche, burocratiche, e si tratta di persone fragili, estremamente provate”. “Abbiamo visto e rivisto in questi giorni – aggiunge don La Magra – che cosa accade nei centri i centri di detenzione in Libia. Il Papa ne ha parlato anche domenica all’Angelus, il Paese non riesce più a garantire la sicurezza di nessuno e la situazione è estremamente fragile. Bisognerebbe mettere al sicuro almeno i soggetti più vulnerabili. Qualcuno parla di 6000 persone che la Libia potrebbe lasciare uscire ma anche se fossero poco di più che cosa sono poche migliaia di persone in confronto all’Europa intera. È come accogliere una nave da crociera, solo che i turisti di una nave da crociera portano benessere e di loro non abbiamo paura”. Di qui l’auspicio del sacerdote: “Mi auguro che ognuno faccia la sua parte, il nostro esempio magari è visibile ma ognuno e ovunque può fare qualcosa. Il Papa ci ha ricordato che la Chiesa guarda sempre dalla parte degli ultimi; se ognuno si schiera dalla parte degli ultimi possiamo fare tanto. Questo non è il momento delle lotte e delle contrapposizioni; noi non urliamo contro nessuno, andiamo avanti facendo la nostra parte al servizio degli ultimi, mettendo in pratica la nostra legge principale che è quella del Vangelo”.

Germania: a Essen il 4° Summit cattolico sui rifugiati

5 Luglio 2019 - Essen - “Le sfide dell’azione della Chiesa per i rifugiati nel trattamento della xenofobia”: è il tema centrale del 4° Summit cattolico sui rifugiati, che si svolge a Essen. Su invito della commissione Migrazione della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), circa 150 responsabili delle Caritas diocesane e nazionali, delle comunità d’accoglienza, esperti e volontari si sono riuniti presso la miniera di carbone di Carl per discutere della xenofobia come una sfida per gli aiuti ai rifugiati della Chiesa. Nel discorso di apertura del summit, l’arcivescovo di Amburgo, mons. Stefan Hesse, in qualità di Rappresentante speciale per i problemi dei rifugiati e presidente della Commissione per la migrazione della Conferenza episcopale tedesca, ha voluto evidenziare ai partecipanti come “soprattutto in tempi difficili in cui la carità e la solidarietà con le persone in cerca di protezione possono apparire sbiadite, il fatto che numerosi rappresentanti di ispirazione ecclesiale, attori di aiuti ai profughi, siano qui raccolti è una fonte di ispirazione e forza”. Hesse ha ricordato che il primo summit del 2015 fu un momento di confronto successivo al grande flusso di migrazione estivo: “abbiamo sperimentato in Germania un’ondata di solidarietà, disponibilità e compassione”. Da allora, ha ricordato l’arcivescovo, si è sviluppato un forum di scambio, soprattutto sull’ammissione di molte persone che erano fuggite dalla loro patria per la guerra e conflitti civili.

Migrantes Agrigento: domani l’incontro culturale “Le porte del Mediterraneo”

5 Luglio 2019 - Agrigento - Si terrà domani, sabato 6 luglio, nella chiesa S. Lorenzo di Agrigento, l’incontro culturale, “Le porte del Mediterraneo – Flussi e influssi di popoli e culture”, organizzato da Migrantes Agrigento e dal Mu.Di.A. L’incontro è a margine dell’installazione “Le porte del Mediterraneo”, dell’artista Lucia Stefanetti che sarà visibile fino alla fine di luglio. L’iniziativa intende mettere in evidenza il contributo di culture altre nel patrimonio storico artistico siciliano ed agrigentino e nel contempo sottolineare il carattere dinamico della cultura, che non può chiudersi alle influenze derivanti da altre presenze, comprese quelle dei migranti.

Mediterranea: nave militare maltese prenderà i 54 migranti salvati

5 Luglio 2019 - Lampedusa - «A seguito di contatti tra i governi maltese e italiano, è stato deciso che Malta trasferirà 55 migranti, che sono stati salvati in mare al largo della Tunisia e che sono a bordo della nave Alex, a bordo di una nave delle forze armate di Malta e saranno accolti a Malta. D'altra parte, l'Italia prenderà 55 migranti da Malta”. Lo annuncia oggi il governo maltese in un comunicato relativo alla nave dell'ong italiana Mediterranea. «Questo accordo non pregiudica la situazione in cui questa operazione ha avuto luogo e in cui Malta non ha alcuna responsabilità legale, ma fa parte di un'iniziativa che promuove uno spirito europeo di cooperazione e buona volontàtra Malta e l'Italia». (avvenire.it)

Mediterranea con 54 naufraghi a bordo a 12 miglia da Lampedusa

5 Luglio 2019 - Roma - Dalle prime ore di questa mattina la nave Alex della Ong Mediterranea con 54 migranti a bordo si trova al limite delle acque territoriali italiane, a 12 miglia da Lampedusa, in attesa dell’indicazione di un porto sicuro “prima che la situazione a bordo diventi insostenibile”. I 54 naufraghi sono stati tratti in salvo nel pomeriggio di ieri da un gommone in pessime condizioni in zona Sar libica: tra di loro 11 donne, di cui tre incinte, e 4 bambini. Alle 5.17 il centro di coordinamento del salvataggio di Malta ha offerto come “gesto di buona volontà” la disponibilità da parte del governo maltese allo sbarco sull’isola delle 54 persone a bordo della nave Alex. “Abbiamo risposto che – informa Mediterranea – per le condizioni psicofisiche delle persone a bordo e le caratteristiche della nave”, Alex “non è in grado di affrontare la traversata verso Malta. Ma siamo disponibili a trasferire i naufraghi su motovedette maltesi o della Guardia Costiera italiana”. Alla nave, che batte bandiera italiana, è stato notificato il divieto di ingresso nelle acque italiane. (Sir)

Don Savina: Testimoni e porta di accoglienza dell’umanità di oggi

5 Luglio 2019 - Roma - “Il Dialogo ecumenico e interreligioso nella cura pastorale dei migranti”: è stato questo il tema affrontato ieri pomeriggio da don Giuliano Savina, Direttore dell’Ufficio Cei per il dialogo ecumenico ed interreligioso, intervenendo al Corso di Formazione “Linee di pastorale migratoria” promosso dalla Fondazione Migrantes e destinato principalmente ai Direttori Migrantes regionali e diocesani, ai collaboratori degli uffici diocesani; ai Cappellani etnici che svolgono il ministero nelle Diocesi italiane e ai missionari per gli italiani all’estero oltre ai religiosi, religiose, laici impegnati nel volontariato e interessati alle migrazioni. Al corso partecipano circa 50 operatori provenienti dall’Italia e dall’estero. Per don Savina ogni ufficio “è il volto della Chiesa a servizio” e “voi – ha detto rivolgendosi ai partecipanti – siete i testimoni dell’umanità di oggi, voi siete la porta di accoglienza dell’umanità di oggi”. E – ha aggiunto il direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e del dialogo interreligioso – nell’umanità di oggi c’è tutto”. L’obiettivo è quello di “entrare in dialogo con l’altro e se entro in dialogo, entro in ascolto con l’altro. E se entro in ascolto non sono più quello di prima. Entro, quindi, in un processo deformante che mi cambia”. Quindi, testimoni di una chiesa deformante, di una chiesa in azione di “cui noi siamo protagonisti e soggetti attivi”. I lavori del Corso si concluderanno, questa mattina, con un intervento del direttore generale, don Gianni De Robertis che parlerà, fra le altre cose, della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà domenica 29 settembre sul tema “Non si tratta solo di Migranti”.

Allarme per un naufragio al largo della Tunisia: si temono 80 vittime

4 Luglio 2019 - Roma - Un nuovo naufragio è avvenuto ieri al largo delle coste tunisine, nella zona di Zarzis, con 80 dispersi e solo 5 persone sopravvissute: lo comunica la Ong Alarm Phone, citando il volontario e attivista della Mezzaluna rossa tunisina, Chamseddine Marzoug. Contattato dall'agenzia Ansa, Marzoug ha poi riferito che un gommone partito dalle coste libiche ha fatto naufragio ieri al largo di Zarzis. E dei 5 superstiti uno, originario della Costa d'Avorio, è morto all'ospedale di Zarzis, dove era stato portato dalla Marina tunisina. “Siamo sconvolti da queste continue stragi in mare - afferma Alarm Phone -. Auguriamo forza alle famiglie e amici che hanno perso i loro cari”.

Istat: Italia Paese multietnico

4 Luglio 2019 - Roma - La presenza di quasi 50 nazionalità differenti con almeno 10 mila residenti conferma il quadro multietnico del nostro Paese. E’ quanto emerge dal Bilancio Demografico dell’Istat secondo il quale al 31 dicembre 2018 le differenti cittadinanze presenti in Italia sono 196. Le cinque più numerose sono quella romena (1 milione 207 mila), albanese (441 mila), marocchina (423 mila), cinese (300 mila) e ucraina (239 mila), che da sole rappresentano quasi il 50% del totale degli stranieri residenti, confermando la graduatoria del 2017.

Istat: aumentano gli italiani che si trasferiscono all’estero

4 Luglio 2019 - Roma - Il numero di cittadini stranieri che lasciano il nostro Paese è in lieve flessione (-0,8%) mentre è in aumento l’emigrazione di cittadini italiani (+1,9%). Tra questi – si legge nel Bilancio demografico dell’Istat - è consistente il numero di italiani nati all’estero. Nel 2017 sono circa 33 mila gli emigrati italiani all’estero di origine straniera (28,6% degli espatri, +18% rispetto al 2016) . Si tratta prevalentemente di cittadini di origine straniera che emigrano in un Paese terzo o fanno rientro nel Paese d’origine dopo aver trascorso un periodo in Italia e aver acquisito la cittadinanza italiana. A questi si sommano anche i figli, nati in Italia, dei nuovi cittadini italiani che emigrano con il nucleo familiare. I saldi migratori per l’estero mostrano un bilancio negativo per gli italiani (-70 mila) e positivo per gli stranieri (+245 mila). Ancora stabile il movimento migratorio interno Nel corso del 2018 i trasferimenti di residenza interni hanno coinvolto più di 1 milione e 350 mila persone, in linea con il dato del 2017. Secondo un modello ormai consolidato, gli spostamenti di popolazione avvengono prevalentemente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord e del Centro. Il tasso migratorio interno oscilla tra il - 5,2 per mille della Calabria e il 3,5 per mille della provincia autonoma di Bolzano. Tutte le regioni del Sud e delle Isole presentano valori negativi, alle quali si aggiungono valori lievemente negativi anche di Marche e Umbria. Le migrazioni interne sono dovute anche ai movimenti degli stranieri residenti nel nostro Paese che, rispetto agli italiani, presentano una maggior propensione alla mobilità, ma seguono una direttrice simile. Anche se rappresentano l’8,7% della popolazione essi contribuiscono al movimento interno per il 18,1%. In calo gli stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana Prosegue la diminuzione del numero di acquisizioni di cittadinanza già osservata a partire dal 2017, dopo il trend di forte crescita degli anni immediatamente precedenti. I cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza nel 2018 sono meno di 113 mila, 22 ogni mille stranieri, il 23% in meno rispetto al 2017. Al 1° gennaio 2018 gli italiani per acquisizione di cittadinanza sono in totale oltre 1 milione e 340 mila nella popolazione residente; nel 56,3% dei casi si tratta di donne. Sommando questa popolazione a quella dei cittadini stranieri si ottiene un contingente di quasi 6,5 milioni di cittadini stranieri o di origine straniera.

Migrantes: continua il corso di pastorale migratoria

4 Luglio 2019 - Roma – Continua – fino a domani 5 luglio, il Corso di Formazione "Linee di pastorale migratoria" promosso dalla Fondazione Migrantes e destinato principalmente ai Direttori Migrantes regionali e diocesani , ai collaboratori degli uffici diocesani; ai Cappellani etnici che svolgono il ministero nelle Diocesi italiane e ai missionari per gli italiani all’estero oltre ai religiosi, religiose, laici impegnati nel volontariato e interessati alle migrazioni. Dopo la giornata di ieri dedicata ai gruppi di studio per i vari settori della mobilità e, nel pomeriggio, lo spazio, presso la Chiesa del Caravita, ad alcune testiminianze oggi si parlerà de “La condizione dei migranti e l’impegno per la giustizia”. A relazionare sarà Marco Omizzolo. Spazio, sempre in mattinata, al “Il diritto di asilo in Europa e in Italia” affidato a Cristina Molfetta. Nel pomeriggio due relazioni dedicate al Rapporto Italiani nel Mondo e al Rapporto Immigrazione. A relazionare saranno Delfina Licata e Simone Varisco. I lavori della giornata si concluderanno con una relazione sul tema “Il Dialogo ecumenico e interreligioso nella cura pastorale dei migranti” affidata a don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio di pastorale ecumenica ed interreligiosa della Cei.

Scalabriniani: “la Libia non è un porto e un posto sicuro, per nessuno”

3 Luglio 2019 - Roma - L’evento di questa notte a Tajoura, con la morte di 40 migranti “conferma che la Libia non è un porto e un posto sicuro, per nessuno”. Lo affermano oggi i missionari Scalabriniani, operanti in Europa ed Africa che ribadiscono che a fronte della situazione critica delle migliaia di migranti presenti nei centri detentivi in Libia servono urgenti corridoi umanitari”. Secondo gli scalabriniani “la condanna del ministro degli esteri italiano Moavero, che ha affermato ‘bisogna garantire la sicurezza dei migranti’, arriva tardi e in tutti i sensi. Essa suona per lo meno incoerente dopo gli ultimi ed ennesimi avvenimenti occorsi attorno alle coste di Lampedusa che hanno mostrato un’azione miope e in violazione del diritto internazionale da parte del governo italiano”.