Tag: Mobilità umana e migrazioni
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Don Arjan Dodaj: arrivo su un barcone, poi cappellano degli albanesi e oggi vescovo
Roma - La notte del 15 settembre del 1993, a 16 anni, Arjan Dodaj lascia l’Albania su una barca affollata da tanti altri ragazzi come lui, in cerca di un futuro migliore in Italia. Esattamente 27 anni dopo essere salpato dal suo piccolo paese d’origine, Lac–Kurbin, il prossimo 15 settembre, quel giovane migrante, che nel nostro Paese ha incontrato la fede, verrà ordinato vescovo, dopo la nomina del 9 aprile scorso ad ausiliare di Tirana– Durazzo.
"C’è una trama nella mia storia guidata dal Signore – dice con emozione –. Attraversando l’Adriatico, subito dopo la caduta del regime comunista, mi resi conto che stavo portando con me la mia vecchia vita ma che, contemporaneamente, tutto stava cambiando". Giunto in Italia, don Arjan si stabilisce a Cuneo dove fa il saldatore e "tanti altri lavori nel campo dell’edilizia" e dove incontra, partecipando ad un gruppo di preghiera, la Comunità Casa di Maria, che "mi ha fatto sentire realmente a casa". Così il futuro vescovo si avvicina alla fede cristiana, "i cui semi erano stati instillati in me da mia nonna, mentre i miei genitori subivano totalmente il regime ateo del comunismo», spiega.
Pochi mesi dopo la sua sistemazione nella provincia cuneese, il 30 ottobre del 1994, Dodaj riceve i sacramenti dell’iniziazione cristiana; quindi, maturata la vocazione sacerdotale, nel 1997 si trasferisce a Roma per la formazione e nel 2003 è ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II per la Fraternità dei Figli della Croce. Dapprima assegnato come vicario parrocchiale alla comunità di San Domenico di Guzman, a Tor San Giovanni, don Dodaj nel 2004 diventa cappellano della comunità albanese a Roma e dall’anno seguente viene trasferito nella parrocchia di San Raffaele Arcangelo, dove "ha curato la pastorale dei giovani, lasciando un segno profondo con la sua capacità di essere un vero educatore alla fede", dice don Alessandro Cavallo, parroco della comunità del Trullo. Il sacerdote fa sapere che "come comunità parrocchiale, in segno di riconoscenza e di affetto, abbiamo donato a don Arjan una bella croce pastorale ma è importante soprattutto aiutarlo a portarla, sostenendolo nel suo nuovo incarico con la preghiera".
Dal 2017, su richiesta dell’arcivescovo di Tirana George Anthony Frendo, Dodaj ha fatto ritorno nel suo Paese come sacerdote fidei donum, per "essere anche in quei luoghi, vera terra di missione, testimone efficace specialmente per i giovani, in virtù della sua chiarezza di giudizio di fede", sottolinea il superiore della comunità Casa di Maria don Giacomo Martinelli. Don Dodaj esprime "gratitudine per il nuovo incarico cui Papa Francesco mi ha chiamato" e lo affida a Maria, "presenza centrale nella mia vita, autentica luce nel mio ministero". Per questo il motto episcopale scelto recita “Ecce Mater tua”, "testamento e dono di Gesù sulla croce", dice. Ancora, don Arjan sottolinea "la grazia di essermi formato nella Chiesa di Roma, respirando quella vera cattolicità che mi aiuterà ad allargare lo sguardo, facendomi vero servo di Cristo". Proprio per ricordare il legame del sacerdote albanese con la Chiesa romana, alla sua ordinazione episcopale sarà presente, quale concelebrante, il vescovo ausiliare della diocesi mons. Gianpiero Palmieri, delegato Migrantes della Conferenza Episcopale del Lazio. (M.A. - RomaSette)
Sport: nasce l’Osservatorio contro le discriminazioni
Roma - L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, insieme a Uisp e Lunaria, ha presentato a Roma l’Osservatorio contro le discriminazioni nello sport. Nato dopo molti anni di lavoro, sarà intitolato a Mauro Valeri, sociologo che ha concentrato i suoi studi sui fenomeni del razzismo collegati al mondo dello sport e scomparso nel novembre scorso. Qual è l’obiettivo che si pongono i promotori di questa iniziativa unica in Europa, che ci pone all’avanguardia nella lotta al razzismo? La risposta nelle parole di Triantafillos Loukarelis, direttore dell’Unar. Alla nascita dell'osservatorio è dedicato uno speciale del Giornale Radio Sociale. Madrina dell’osservatorio è stata Beatrice Ion, atleta paralimpica della nazionale di basket femminile, aggredita nei giorni passati con minacce e insulti razzisti. Beatrice ha evidenziato quanto sia difficile raccontare le discriminazioni subite, mentre è rassicurante sapere che c’è qualcuno pronto ad ascoltare e a tutelarti.
Fino a quando assenti?
Migrantes Gaeta: lunedì un webinar con il Direttore Migrantes don Giovanni de Robertis
Migrantes Genova: “voler bene al nostro territorio parte dal non fare sentire più nessuno straniero”
GMMR: il Piemonte e la Valle d’Aosta nel solco dei «santi sociali»
Torino - Non è casuale che la Fondazione Migrantes abbia scelto le diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta come sedi principali per la celebrazione italiana della 106ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, in programma il 27 settembre. Nella Cattedrale di Torino in diretta su Rai 1 alle 11 monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e amministratore apostolico di Susa, presiederà la celebrazione eucaristica della Giornata, che il Papa nel suo messaggio diffuso il 13 maggio ha intitolato “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire: accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. "La scelta delle diocesi subalpine da sempre terre d’immigrazione – ha sottolineato ieri Sergio Durando, direttore dell’Ufficio pastorale migranti di Torino e coordinatore Migrantes del Piemonte – ci sprona ad andare avanti nel solco dei santi sociali come don Bosco e Murialdo che accoglievano i contadini e i giovani dalle campagne, dell’emigrazione dal Sud Italia nel Dopoguerra ed ora delle nuove migrazioni dal Sud del mondo e dai Paesi in guerra". Oggi infatti Torino e le diocesi del Piemonte – aggiunge Durando – "con 429.375 stranieri (il 50% nel capoluogo, con età media 30-39 anni) sono la quinta regione d’Italia con provenienze da 172 paesi diversi e 12 comunità etniche molto numerose". "Presenze e bisogni – ha ribadito monsignor Nosiglia – che, grazie alle sollecitazioni di questa Giornata devono attraversare la coscienza e la vita delle nostre comunità per stimolare la ricerca di vie e impegni concreti di accoglienza e solidarietà verso tutti gli immigrati e gli sfollati presenti nel nostro territorio: una realtà importante che nel mondo coinvolge 50 milioni di persone, compresi i nostri connazionali sfollati ad esempio dai recenti terremoti". "Far leva sull’allarmismo e sull’invasione, come già è avvenuto in passato – ha aggiunto Nosiglia – non aiuta ad affrontare seriamente il problema ma suscita solo paura e timore che, collegato al coronavirus, suscita ancora di più rifiuti e scelte drastiche che nulla hanno a che vedere con l’accoglienza delle persone ma ne fanno dei capri espiatori di ben altre situazioni». Dal canto suo monsignor Marco Prastaro, vescovo di Asti, incaricato regionale Migrantes della Conferenza episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta con un passato da fidei donum in Kenya, ribadendo che occorre un cambiamento di mentalità nel considerare gli stranieri "non come capo espiratorio di tutti i nostri problemi ma come risorsa" (in Italia sono 52 mila gli imprenditori immigrati) ha presentato il documento che il coordinamento Migrantes di Piemonte e Valle d’Aosta "terra di santi sociali che hanno saputo rispondere alle sollecitazioni del loro tempo tra cui l’immigrazione" diffonderà in occasione della Giornata. È intitolato “Mi avete ospitato”. "Il motivo per cui la comunità cristiana in primis non può sottrarsi all’accoglienza – ha aggiunto Prastaro – sta nelle parole di Gesù: 'Ero forestiero e mi avete ospitato'".
In preparazione alla Giornata, la Fondazione Migrantes ha promosso nei giorni scorsi a Villa Lascaris di Pianezza (Torino) il Corso di Alta formazione sulle sfide dell’emigrazione. Ai lavori, presieduti dal direttore generale della Fondazione don Giovanni De Robertis, hanno partecipato 60 tra direttori della Pastorale migranti delle diocesi della Penisola e collaboratori laici. Tra i relatori, l’inviato di Avvenire, Nello Scavo. Fitto il calendario degli appuntamenti piemontesi di qui al 27 settembre: da spettacoli e presentazioni di libri e mostre, ai cineforum, al Meeting tra giovani italiani e immigrati sul messaggio del Papa, sabato 12 settembre dalle 14 alle 18, (in via Cottolengo 24/a). I giovani, su un testo raccolto da Marco Laruffa e musicato da fratel Ettore Moscatelli, hanno anche composto l’inno della Giornata che verrà inviata a papa Francesco. La stessa composizione, il calendario completo della Giornata e il messaggio del Coordinamento Migrantes Piemonte e Valle d’Aosta si trovano sul sito www.migrantitorino.it. (Marina Lomunno - Avvenire)