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Migrantes Andria: uno store con laboratorio in città grazie alla Fondazione e all’8X1000

3 Giugno 2021 - Andria - Sulla porta d’ingresso risalta in bellavista il logo de “La Téranga”: una barchetta di carta in mezzo al mare che sembra fragile e precaria. Un'onda anomala o un soffio di vento potrebbe affondarla. Invece, la nostra barchetta di carta in quattro anni ha solcato mari sereni e agitati, ha attraversato in compagnia tanti orizzonti e ora è approdata in questo nuovo porto. La sartoria sociale, che non è solo un'occasione per creare una vetrina dei manufatti, attentamente lavorati, cuciti e personalizzati dai sarti della Tèranga e dagli ospiti della “Comunità Migrantesliberi”, è anche uno spazio che adotta come filosofia quella della riparazione e del riuso. La sartoria sociale diventa così un luogo di piccola imprenditorialità etica, con una grande attenzione alle persone e all'ambiente. È grazie alla fiducia dei tanti che credono nel nostro progetto e a chi si è soffermato sul valore dei manufatti: non solo prodotti sartoriali, ma storie di rinascita. Il giorno dell’inaugurazione di questa nuova progettualità, sostenuta anche dall’8xmille della Chiesa Cattolica tramite la Fondazione Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana e della Diocesi di Andria, è un giorno non scelto a caso: il 31 di Maggio la chiesa ricorda la visita che Maria Vergine fece alla sua parente Elisabetta dopo avere ricevuto l'annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo. All’angelo inviato da Dio, Maria risponde: “Ecco la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Maria si lascia forgiare dalla Parola, riceve forma dalla parola di Dio che ascolta. L’Angelo che visita Maria, non le dice che cosa deve fare, in che cosa praticamente consista il suo servizio. Non riceve nessun ordine di servizio, nessun compito. Con l’intelligenza dell’amore, parte e si mette al servizio di Elisabetta. Nessuno glielo ha ordinato o commissionato. Maria, “si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (cf Lc 1,39). L’espressione “in fretta”, indica un atteggiamento di attenzione, di rapidità. Maria è visitata, ma visita chi è lontano. La verità dell’amore è dimostrata dalla “rapidità di correre verso gli altri”. Nella vita quotidiana, in famiglia, in comunità, nei centri di carità e in tanti altri luoghi spesso si suddividono i compiti, i servizi e questo facilita la vita, l’organizzazione, ma c’è il rischio di fermarsi ai ruoli prefissati, alle abitudini, e di dimenticare che il servizio dell’amore, della prossimità, richiede creatività, disponibilità, chiede l’intelligenza del cuore che sa anticipare i bisogni dell’altro. Visitare implica uscire dalla propria casa, dal proprio ego, dalle proprie abitudini. Questo punto vendita, meglio, di incontro e di prossimità è, anche, segnato da situazioni di povertà e di emarginazione, di mancanze; tante storie esistenziali diverse e sfilacciate. L’incontro quindi diventa concretezza non nega l’alterità, ma riconosce, intreccia e tesse. (Geremia Acri – Direttore Migrantes Andria)  

Migrantes Andria: solo la rivoluzione del cuore può salvarci

28 Aprile 2021 - Andria - Sebbene da qualche tempo si siano spenti i riflettori mediatici sui migranti, nel Mediterraneo si continua a morire. L’ennesima tragedia che poteva e doveva essere evitata. Un gommone con 130 persone, fra cui donne e bambini, è affondato tentando la traversata. La notizia dell’ennesima strage nel Mediterraneo dovrebbe toglierci non solo il respiro, ma anche il silenzio che regna nelle nostre strade in questo interminabile tempo di emergenza. Un sentimento di pietà che necessita di essere riaffermato di fronte ad una notizia che rischia di scivolare in secondo piano in questo amaro tempo di pandemia. Quanti ancora dovranno ancora morire? Persone che potevano essere salvate, per salvarle sarebbe bastato permettere loro di giungere in salvo nei nostri Paesi, nel nostro continente, in modo legale e sicuro, fuggendo alla fame, alle guerre, ai trafficanti di esseri umani, agli orrori che insanguinano tanta parte del mondo. Uomini, donne, bambine, bambini costretti ad abbandonare le loro case, i loro affetti più intimi e i loro Paesi d’origine con la speranza di poter sopravvivere, di vivere una vita degna, di salvarsi e di trovare in altro luogo pace e sicurezza. Sembra che prevalga quasi una sentenza di condanna a morte, si preferisce farli morire di stenti nella traversata di montagne e deserti, farli morire di torture e di sofferenze in Libia, in Turchia e nei Balcani, farli morire affogati nel Mediterraneo. Perché non si insorge dinanzi a un simile crimine contro l’umanità? A fatica scendono le lacrime, si borbottano poche parole di circostanza, si fa retorica di dolore e d’indignazione quando l’orrore e la vergogna trabocca, ma nulla si fa per far cessare le innumerevoli stragi. Siamo ostinati a definire politiche migratorie, quelli che sono accordi stipulati con governi non democratici, scialacquando capitali che potrebbero essere impiegati per gestire le migrazioni in modo sicuro e legale. Non è possibile tollerare che vite perse in mare non provochino reazioni e risposte umanitarie. Le vere istituzioni democratiche hanno come compito principale di assicurare una vita degna e libera a ogni essere umano. Delle tante stragi degli innocenti l’umanità non potrà assolverci. Dalle generazioni future, futura umanità, saremo considerati alla stregua di tanti criminali dell’umanità perché complici delle tante atrocità che avvengono nei lager libici. La disumanità si diffonde a macchia d’olio. Davanti a quest’orrore come non insorgere? Come non decidere di contrastare tanta e tale mostruosa brutalità, non con la forza della violenza, ma con la forza della rivoluzione del cuore per riconosce il diritto alla vita, alla dignità? Siamo tutti in cammino e alla ricerca di Vita. Il male si sconfigge facendo il bene. La violenza si annienta con la forza del cuore. L’indifferenza si distrugge con l’essere sempre uomini e donne di salvezza e di resurrezione Siamo una sola umanità viviamo nella casa comune, che è di tutti, e difendere gli esseri umani vuol dire difendere e curare il mondo intero e salvarlo dalla devastazione. Chi salva una vita salva il mondo. (don Geremia Acri - Migrantes Andria)  

Migrantes Andria: scarcelle della tradizione, buone e solidali

19 Marzo 2021 - Andria - Dopo il boom, nel periodo natalizio, del “panettone solidale” la sartoria ed il ristorante sociale "LaTéranga", della comunità Migrantesliberi, in occasione delle prossime festività pasquali, tornano a promuovere un’altra ghiotta golosità che rappresenta un perfetto connubio tra la tradizione dolciaria pugliese e la solidarietà: le scarcelle. I progetti de “La Téranga”, sono gestiti dalla Comunità “Migrantesliberi” e sono sostenuti, anche, dal contributo dell’8xmille della Chiesa Cattolica per il tramite della Fondazione Migrantes. In Puglia non è Pasqua senza le scarcelle, uno dei dolci più classici di questo periodo che, come per la maggior parte delle ricette tradizionali legate alla Pasqua, prevede l'utilizzo di ingredienti poveri e semplici come uova, farina, latte e olio che danno vita ad una pasta frolla unica e aromatizzata. «Nuovamente piombati nel pieno dell'emergenza sanitaria, continuiamo a rinunciare ai nostri incontri conviviali nel nostro ristorante sociale, ma non vogliamo astenerci dal raggiungervi nelle vostre case, farvi visita e portare sulle vostre tavole (metaforicamente parlando) queste gustose scarcelle pasquali confezionate con il guanto e le presine della sartoria sociale #LaTèeranga» - commentano i referenti del progetto di sartoria sociale. I manufatti "LaTèranga" sono realizzati e confezionati dagli ospiti delle Case Famiglia: uomini, donne, giovani che, attraverso il lavoro vogliono ricucire le proprie storie di vita segnate dalla sofferenza. I colori vivaci dei tessuti africani vengono lavorati e trasformati come messaggio di riscatto degli ultimi, di chi dai margini dell'esistenza ha saputo rialzarsi ed incarnare un messaggio di speranza per tutti. Dal dolore si più rinascere più forti. La scarcella artigianale è un gesto concreto a sostegno dei progetti de "La Tèranga". Utili e golosi regali, indicati anche per i cadeaux aziendali. In un periodo di particolare emergenza, il motto "non da soli, ma solidali" ci trova sempre qui, uniti nel bisogno di saperci più umani.​  

Operatori pastorali Migrantes: anche noi “consumiamo le suole delle scarpe”

12 Febbraio 2021 - Roma - Mettersi in marcia, raccontare vedendo e consumando le suole delle scarpe. Il 23 gennaio scorso, vigilia della Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, Papa Francesco ha reso noto il Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebrerà il 16 maggio. Proprio a gennaio sono iniziati in Germania i festeggiamenti per i primi 70 anni del mensile delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinava “Corriere d’Italia” nato per gli italiani emigrati in Germania e nel nord Europa “accompagnandoli e sostenendoli nel loro spesso difficile cammino”, come si legge nell’editoriale del primo numero di questo 2021 a firma di Licia Linardi. Il giornale è nato nel 1951 sotto la guida di don Aldo Casadei da una idea di don Vincenzo Mecheroni, con il nome “La Squilla” diventato poi, 13 anni dopo “Corriere d’Italia”. Ciò che scrive Papa Francesco nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “venire e vedere”, è quanto ogni sacerdote che accompagna gli italiani in emigrazione svolge nella sua attività, “nell’andare verso le pecorelle a lui affidate”, spiega don Pierluigi Vignola, parroco della Missione Cattolica Italiana d Amburgo. “Proprio perché – prosegue – aprirsi all’incontro verso l’altro, il nostro prossimo, è quanto richiesto dal Signore Gesù ad ognuno di noi, ad ogni buon cristiano, ma soprattutto a chi si è posto in modo particolare al suo servizio”. Maggiormente in questo “tempo particolare per tutti noi”, il “condividere” del Papa “mi ha riportato alla mente la richiesta di compartecipazione rivoltami dai tanti che si trovano a dover affrontare bisogni e necessità che non sempre lo Stato riesce a soddisfare. Esserci, ascoltare, aver incrociato i loro volti ha significato già molto per queste persone”. Il “consumare le suole delle scarpe”, è “quel saper andare incontro ed alla ricerca di fratelli e sorelle più bisognosi e che mi incoraggiano ad andare avanti senza sosta, sapendo che con noi ci sta sempre il Signore che veglia e ci accompagna in questo cammino”. Il Messaggio del pontefice coinvolge non solo i giornalisti della carta stampata, ma anche coloro che sono impegnati nei nuovi mezzi di comunicazione, evidenzia il direttore del giornale di Buenos Aires “Voce d’Italia”, padre Sante Cervellin: “si tratta di coniugare contenuto e forma di espressione; se si esagera in uno di questi poli c’è il pericolo di limitare il messaggio o di renderlo banale”. Il “comunicatore oggi dovrebbe fare testo perché, come suggerisce papa Francesco è andato alla ricerca della verità”. Il “venire e vedere” può “diventare il metodo di ogni autentica comunicazione umana, perché si basa sulla vita concreta delle persone e sulla verità delle cose”, spiega don Saverio Viola, parroco della Missione Cattolica Italiana di Solothurn, in Svizzera: “ogni informazione per essere espressione comunicativa chiara e sincera, non può essere confezionata lontano dalla realtà, stando seduti sul posto di lavoro, in redazione e davanti al computer. È necessario uscire per strada, consumare le suole delle scarpe, incontrare le persone e raccontare i loro vissuti”. Il sacerdote spiega che in questo tempo, per colmare il senso di vuoto relazionale e farsi sentire prossimi, “anche noi abbiamo sperimentato l’efficacia comunicativa dei media: ponti virtuali per restare in contatto con le nostre comunità. E senza dubbio la rete si è rivelata uno strumento formidabile, che avvicina le persone e le rende presenti, ma è pur sempre un incontro virtuale”. Talvolta “il rischio di un appiattimento in ‘giornali fotocopia’”, come scrive il Papa è “concreto, la narrazione dei fatti diventa asfittica e autoreferenziale, riuscendo sempre meno ‘a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone’”, dice Domenico Pellegrino, volontario dell’Ufficio Migrantes di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela: “perché, qualunque sia la prospettiva che si vuole assumere, prima che informazione di fatti è sempre informazione di storie, di vite, di volti”. “Vieni e vedi”: il messaggio di Papa Francesco è “esattamente la maniera con cui la fede cristiana si esprime”, dice don Geremia Acri, direttore dell’Ufficio Migrantes e dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Andria. L’invito a “consumare le suole delle scarpe” è “una risposta reale al contrasto dell’appiattimento in cui giornali fotocopia o notiziari tv e siti web stanno cadendo a causa della troppa sovraesposizione ad input che anestetizzano il lettore e non fanno altro che contribuire alla diseducazione delle coscienze. Bisogna invece incontrare le persone, cercare storie che meritano di essere raccontate per formare lettori critici per stimolare dibattiti sani”. Le storie “passano anche attraverso i progetti sociali (la sartoria, l’orto, il ristorante sociale) sostenuti dalla nostra comunità “MigrantesLiberi”; sono storie tangibili i cui racconti vogliono ‘contagiare’ tutti coloro che possono contribuire a fare del bene, ad essere parte attiva di una comunità che sa aiutare”: “non c’è vaccino per formare giornalisti coscienziosi e affamati di verità, ma c’è una cura: essere dalla parte dell’altro”. Papa Francesco ha ricordato queste “sapienti parole” di S. Agostino: “Nelle nostre mani ci sono i libri sacri, ma nei nostri occhi i fatti”. “E ciò – dice p. Renato Zilio, direttore dell’Ufficio Migrantes delle Marche – mi fa ricordare padre Mario, missionario in Francia, e gli incontri biblici che organizzava alla sera con i nostri emigrati italiani. Era leggere, commentare e lasciar emergere ciò che essi stessi stavano scrivendo con la loro vita”.      

Migrantes Andria: economia senza tratta di persone

5 Febbraio 2021 - Andria - Lunedì 8 febbraio si celebrerà la VII Giornata Mondiale contro la tratta di persone. La scelta di questo giorno non è casuale: è il giorno in cui ricorre la memoria liturgica di san Bakhita, la schiava nera divenuta santa. Suora canossiana di origine sudanese, rappresenta il simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la tratta. La sua è una di quelle vite la cui storia è diventata un inno alla speranza che consola. Santa Giuseppina Bakhita, nata nel 1868 in Darfur ha tragicamente trascorso i primi anni della sua esistenza in una condizione di schiavitù. Rapita e fatta schiava quando aveva circa 9 anni, tra il 1877 e il 1882 passò da un padrone all'altro, costretta a sopportare atroci sofferenze.  Di questa crudeltà ha portato, impresse nel corpo e nella mente, 144 cicatrici. La Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la tratta di persone 2021 accende i riflettori su una delle principali cause della tratta di persone: il modello economico dominante, i cui limiti e contraddizioni sono acuiti dalla pandemia COVID-19. La tratta di persone è parte integrante di “questa economia”: le persone vittime della tratta come “merci” sono inserite negli ingranaggi di una globalizzazione governata dalla speculazione finanziaria e dalla concorrenza “sottocosto”. Serve quindi una visione “strutturale e globale” della tratta per scardinare tutti quei meccanismi perversi che alimentano l’offerta e la domanda di “persone da sfruttare”, perché è il cuore dell’intera economia ad essere malato. Un aforisma attribuito ad Oscar Wilde afferma che il cinico è colui che conosce il prezzo di tutto e il valore di niente, ebbene questa economia sembra dominata dal cinismo: con riferimento a merci, servizi e persone, non solo il mercato fa il prezzo, ma cosa ancora più drammatica è il prezzo che ne determina il valore. Di questa logica è vittima la stessa impresa che dai mercati finanziari è valutata sempre più dal prezzo delle azioni e non dal valore aggiunto creato dal suo capitale umano. La tratta quindi è la punta di un iceberg, è lo specchio ingranditore di un malessere dovuto ad un neoliberismo imperante fondato su una (falsa) idea di libertà economica in cui ogni istanza etica, sociale e politica risulta estranea e di ostacolo. Al contrario, un’economia senza tratta è un’economia che valorizza e ha cura dell’essere umano e della natura, che include e non sfrutta i più vulnerabili. In questa prospettiva il Comitato Internazionale della Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la tratta di persone partecipa a “The economy of Francesco”: il grande movimento di giovani economisti, imprenditori e changemakers di tutto il mondo chiamati da Papa Francesco a condividere idee e progettare iniziative per la promozione dello sviluppo umano integrale e sostenibile, nello spirito di Francesco. “Oggi come ieri - afferma Papa Francesco -, alla radice della schiavitù si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto, di calpestare la sua dignità. La schiavitù è la nostra in-degnità, perché toglie la dignità a tutti noi”. Il traffico di esseri umani frutta alle organizzazioni criminali un fiume di soldi e per questo è inarrestabile. Noi non possiamo restare indifferenti, dobbiamo agire informandoci. È importante fare rete con associazioni, istituzioni e persone per lavorare all’unisono nella promozione di una cultura reale di fraternità. Nella diocesi di Andria lunedì 8 Febbraio alle ore 18:30 presso la chiesa parrocchiale San Nicola di Mira celebrazione dell'Eucaristia in ricordo delle vittime di tratta e alle 20:30 a #Mezzoracon ospite Francesco Piobbichi (operatore di Mediterranea Hope e disegnatore sociale che con le sue matite colorate racconta la sofferenza dei migranti). La diretta streaming sarà visibile sulle pagine facebook di Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria e della Comunità Migrantesliberi. (Don Geremia Acri - Direttore Migrantes Andria)    

Migrantes Andria: comunicare bene per aiutare chi è davvero nel bisogno

1 Febbraio 2021 - Andria - “Vieni e vedi”: il messaggio del Santo Padre Francesco per la 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali è esattamente la maniera con cui la fede cristiana si esprime. “Gesù se ne andava per le città e i villaggi…” (Lc 8:1-3) e nel suo andare si fermava, si intratteneva con l’altro che incontrava. L’invito a “consumare le suole delle scarpe” è una risposta reale al contrasto dell’appiattimento in cui giornali fotocopia o notiziari tv e siti web stanno cadendo a causa della troppa sovraesposizione ad input che anestetizzano il lettore e non fanno altro che contribuire alla diseducazione delle coscienze. Bisogna invece incontrare le persone, cercare storie che meritano di essere raccontate per formare lettori critici per stimolare dibattiti sani. La professione giornalistica, e più in generale quella di comunicatore, al pari della professione degli avvocati e dei medici, è nella Costituzione. È bene ricordarlo. Leggere un buon articolo di giornale è una forma di studio e lo studio paga in tutti i sensi. Ogni giorno, nella mia esperienza di comunicatore, assieme ad operatori e volontari, cerchiamo di dare voce a chi non ne ha. Attraverso i canali social della nostra comunità, tramite i giornali locali, sia attraverso la comunicazione on line che quella off line, raccontiamo le storie degli uomini e delle donne che incontriamo, aiutiamo e curiamo. Raccontiamo la verità. Basta frequentare i luoghi in cui migranti, persone senza fissa dimora, giovani e meno giovani, in un periodo di buio della loro vita, cercano conforto e sostegno non solo economico, ma anche morale e spirituale (Casa Acc. S.M. Goretti e ufficio Migrantes della diocesi di Andria). Sono storie che passano anche attraverso i progetti sociali (la sartoria, l’orto, il ristorante sociale) sostenuti dalla nostra comunità “MigrantesLiberi”; sono storie tangibili i cui racconti vogliono “contagiare” tutti coloro che possono contribuire a fare del bene, ad essere parte attiva di una comunità che sa aiutare. Ecco, l’utilità della comunicazione al servizio dei più deboli. Non c’è vaccino per formare giornalisti coscienziosi e affamati di verità, ma c’è una cura: essere dalla parte dell’altro: guardare con la stessa lente per cogliere ogni sfumatura e raccontarla; essere strumento per mettere nelle mani dei lettori altrettanti strumenti, reali, atti a formare coscienze critiche e non coscienze assopite, pigre e ingannatrici. L’andare del Signore Gesù per le città e i villaggi ci ha insegnato che se non si indossano le stesse lenti (con la stessa gradazione) difficilmente si può vedere l’altro/a nella sua complessità. La pandemia ci ha travolto, ha dovuto metterci nella condizione di fare scelte talvolta impopolari: abbiamo avuto momenti di sconforto, soprattutto quando in concomitanza con il Natale abbondavano i pacchi di generi alimentari. Abbiamo dovuto gridare a gran voce, anche attraverso i giornali, che la fila dei nuovi poveri (genitori separati, disoccupati a causa della pandemia e, comunque, il ceto medio impoverito dalle conseguenze economiche del covid) hanno altre necessità: utenze da pagare, dispositivi per DAD, perché ad un figlio non si può negare un computer per studiare. Ecco, anche in questo caso, abbiamo dovuto raccontare le storie vere di coloro che sono provati da un tempo “sospeso” che ci richiama alla verità. Nulla sostituisce il vedere di persona. Ogni crisi profonda infatti, porta alla luce qualcosa di buono, perché cadono le idolatrie e la verità può manifestarsi nella sua trascinante nudità. Noi credenti in Cristo, possiamo ricostituire le piccole e silenziose comunità descritte negli Atti degli Apostoli. Essere veramente il lievito nella pasta e il granello di senape. Mettere in atto e pensare a un nuovo modo di servire i poveri e gli impoveriti: la carità e la solidarietà di prossimità, di condomino, di vicinato. Una carità / solidarietà che prende in carico le persone e le rende libere. Fedeli all’invito di Papa Francesco continueremo a consumare le suole delle nostre scarpe: sarà il nostro imperativo per aiutare chi è davvero nel bisogno e stimolare altri cristiani e non a stare dalla nostra stessa parte, quella della verità che aiuta. (Don Geremia Acri – Direttore Migrantes Andria)    

Migrantes Andria: accanto a chi vive nella periferia degli occhi e del cuore

9 Novembre 2020 -

Andria - In questo tempo complesso la carità non si ferma! Siamo tutti chiamati ad atti di responsabilità: il verbo “amare” ha sempre bisogno del verbo “aiutare” e l’incalzare della pandemia lo sta dimostrando. Nonostante il covid-19 stia mettendo a dura prova la rete di solidarietà, la stessa non si arresta e continua a svolgere la sua opera con la consapevolezza che, ora più che mai, c’è bisogno di non abbandonare i soggetti più fragili.

È importante che il volontariato resti al servizio della comunità, soprattutto ora. Molti sono coloro che vivono ai margini sociali, economici e culturali. Ecco che accanto ai poveri annoveriamo anche “quelli della prima volta”: chi ha perso il lavoro; chi fa fatica a comprarsi un medicinale per curare le ferite del corpo e chi invece chiede di curare le ferite dell’anima poiché smarrito in una società che va veloce e talvolta non ha tempo per soccorrere chi resta indietro.

Grazie al provvidenziale spirito di solidarietà di molte persone che prestano il loro servizio di volontariato presso la nostra Casa di Accoglienza, possiamo permetterci di tenere attivi alcuni servizi essenziali, ora più che mai: il centro d’ascolto; lo sportello di contrasto al gioco di azzardo patologico; il servizio di accoglienza migranti; l’ambulatorio medico infermieristico; la distribuzione del sacchetto viveri per i neonati; il servizio mensa; il servizio docce e il servizio indumenti. Una rete, quella di Casa Accoglienza, che non dimentica mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, come afferma Papa Francesco, aver cura di ogni persona, specialmente dei bambini, degli anziani, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.

La carità non può essere solo teoria, non si può limitare solo a cose che si danno, la Carità è realizzare è rendere visibile l’amore di Dio per tutti gli uomini attraverso la nostra vita vissuta in un cammino comunitario e un nostro inserimento pieno nella storia degli uomini e delle donne.

Non basta credere, non basta una fedeltà sterile al Vangelo, il Signore ci chiede di essere collaboratori alla sua azione creatrice e l’azione creatrice di Dio si realizza comunicando vita. Nel vangelo Gesù dice: “così risplenda la vostra luce davanti agli altri uomini perché vedano le vostre opere buone e rendono gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Ringraziamo i volontari che, nonostante la pandemia in corso, continuano a donare il proprio tempo e alimentano quotidianamente questa nostra rete solidale senza però dimenticare l’invito a tutelarsi per scongiurare la sospensione dei servizi. In Casa Accoglienza, negli ambienti interni, stiamo rispettando scrupolosamente tutte le indicazioni date dai responsabili del Dipartimento di Prevenzione dell’Asl, per contenere l’espansione del virus e garantire a tutti l’essenziale e i servizi alla persona. (don Geremia Acri - Direttore Ufficio Migrantes Andria)

Migrantes Andria: parte il progetto APRI

5 Ottobre 2020 - Andria - Nel corso degli ultimi mesi il sistema di accoglienza italiano a favore dei migranti e rifugiati è stato fortemente modificato a seguito di vari provvedimenti legislativi riducendo soprattutto la tutela dei diritti umani e tagliando i servizi alla persona. Tutto ciò sta provocando un’influenza sfavorevole sui processi di integrazione al punto che molte realtà ecclesiali diocesane hanno deciso di promuovere il progetto “APRI” proposto dalla Caritas nazionale e finanziato dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana). Al fine di sviluppare nuovi processi di inclusione sociale, per garantire risposte immediate ai bisogni del territorio e assicurando un contesto protetto, che restituisca ai migranti e rifugiati, fiducia e speranza per il futuro. Infatti sabato 3 ottobre 2020 l’Ufficio Migrantes della diocesi di Andria in collaborazione con la Caritas Diocesana e con l’indicazione pastorale del Vescovo Mons. Luigi Mansi, ha dato avvio al progetto sul territorio diocesano, occasione utile per promuovere la “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza”, istituita, in virtù della legge 45/2016, per ricordare e commemorare tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. Con il progetto “APRI”, l’acronimo richiama i famosi quattro verbi del Papa riferiti ai migranti (Accogliere, proteggere, promuovere e integrare) e il gesto di aprire loro la porta, l’Ufficio Migrantes di Andria si impegna ad individuare un numero di sei migranti e rifugiati tra i più vulnerabili. La caratteristica del progetto è – si legge in una nota dell’ufficio diocesano Migrantes - la richiesta di affiancamento di una o più famiglie che svolga il ruolo di tutor per ogni migrante o rifugiato favorendo l’inserimento e l’integrazione nella società in cui ora vive (gite fuori porta, pranzi domenicali in famiglia, cinema, teatro, lingua italiana, sport, inserimento lavorativo, ecc..). Attraverso questa modalità di accoglienza si potrebbe dare una risposta nuova al bisogno, ma soprattutto “riaffermare con convinzione un’idea di integrazione differente. In altri termini possiamo dire che è una forma di adozione, che una famiglia dispone nei confronti di un migrante e rifugiato”. Per l’iter burocratico legale e sanitario le famiglie di adozione del migrante o rifugiato saranno supportate dall’Ufficio Migrantes che si avvallerà della collaborazione della Comunità Migrantesliberi, che offrirà nello specifico servizi professionali.

GMMR: le iniziative nella diocesi di Andria

18 Settembre 2020 - Andria - Non si dimentichino gli sfollati interni e “tutti coloro che si sono trovati a vivere e tuttora vivono esperienze di precarietà, di abbandono, di emarginazione e di rifiuto a causa del Covid-19”. È questa l’esortazione racchiusa nel messaggio del Papa per la 106ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà Domenica 27 settembre 2020. Il messaggio di Papa Francesco ha come titolo: “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. Si stima che nel mondo gli sfollati interni siano oltre 50 milioni. A guerre, conflitti e disastri ambientali, si aggiunge in questo tempo anche la piaga della pandemia. "Il loro - dice il direttore Migrantes della diocesi di Andria -  è spesso un dramma silenzioso e dimenticato". Tra le tante sfide che ci troviamo ad affrontare c’è il dramma degli sfollati interni. "Un’emergenza umanitaria senza precedenti, peggiorata dalla crisi climatica, che sta colpendo senza sosta le persone che già vivono in stato di povertà. Non è tutto, perché, le gravi conseguenze portate dalla pandemia rischiano di trasformare i protagonisti di questo dramma in cittadini invisibili, dimenticati dagli aiuti internazionali e dalle politiche di salvataggio", aggiunge il sacerdote. "Non è questo il tempo della dimenticanza, la crisi che stiamo affrontando non ci faccia dimenticare tante altre emergenze che portano con sé i patimenti di molte persone", ha detto Papa Francesco. “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare”: sono i verbi di partenza che accompagnano la celebrazione di questa 106ma giornata mondiale del migrante e del rifugiato. A questi ne vanno aggiunti altri di fondamentale importanza. "Bisogna conoscere per comprendere. Quando si parla di migranti, di sfollati, è necessario ricordare che non si sta parlando di semplici numeri ma di persone, ognuna con la propria storia, la propria dignità, le proprie difficoltà. È altresì importante condividere per crescere", spiega don Acri: "la precarietà globale dovuta alla diffusione del Covid ci ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca e ci ha fatto capire che nessuno può salvarsi da solo. Dobbiamo perciò condividere i nostri timori, le nostre preoccupazioni e le nostre risorse. È l’unica salvezza per crescere insieme". Giornate come queste sono l’occasione per "capire quanto le discriminazioni e l’odio sistematico siano dannosi per sé stessi e per coloro che ci sono intorno. Questo non è il tempo di continuare ad assecondare gli egoismi, ma di preservare il bene comune garantendo l’impegno locale e globale". L’Ufficio Migrantes di Andria , in collaborazione la Comunità MigrantesLiberi, organizzerà diversi eventi e momenti di condivisione e l’intera comunità ecclesiale è invitata a partecipare agli eventi per "facilitare - spiega il direttore Migrantes - la costruzione di ponti e dialogo". Si parte giovedì 24 settembre presso la Casa Accoglienza “S.M. Goretti”, “Ti racconto tante storie” - Té conviviale con gli ospiti delle Case di comunità ed esposizione dei manufatti realizzati dalla nostra sartoria sociale". Il giorno successivo sempre presso la Casa Accoglienza “S.M. Goretti”, "La Téranga a cena"  mentre sabato, presso la Parrocchia Gesù Crocifisso celebrazione Eucaristica presieduta da don Michele Leonetti che ha svolto il suo ministero diaconale presso la Casa Accoglienza.

Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie: domani con 20 seminaristi ad Andria per conoscere e fare esperienza nei luoghi della carità e solidarietà.

26 Agosto 2020 -

Andria - Domani, giovedì 28 Agosto, la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria ospiterà mons. Leonardo D'Ascenzo, vescovo di Trani-Barletta-Bisceglie e 20 seminaristi, accompagnati da don Cosimo Delcuratolo, responsabile diocesano della formazione, per vivere una giornata di preghiera e di conoscenza dei luoghi di esercizio della carità della nostra comunità ecclesiale.

I seminaristi e mons. Leonardo D'Ascenzo avranno modo di conoscere i servizi di carità che la Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria, le Case Famiglia e le Case di Accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, presidio da anni dell’esercizio e servizio di Carità donato al prossimo, al povero, al forestiero, all’altro.

I seminaristi, inoltre, vivranno una esperienza di servizio nelle case famiglia e di accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, nata dalla esperienza della stessa Casa Accoglienza, condividendo con gli ospiti il pranzo presso le Case Famiglia e di Accoglienza della Comunità “Migrantesliberi”, presenti nella Città di Andria, dove conosceranno le storie e i tanti volti dell’accoglienza. Sicuramente per i seminaristi sarà un’esperienza che li porterà a diretto contatto con la carne viva dell’umanità sofferente e piagata dall’indifferenza e dall’abbandono.

Un richiamo spirituale forte ai fondamentali della vocazione, infatti per Papa Francesco sono gli anni più favorevoli quelli del seminario per imparare a stare con il Signore Gesù Cristo, "imparare ad ascoltarlo e a contemplare il suo volto". Serve dunque dedicare un adeguato impegno alla formazione spirituale visto che – per il il Papa– “…l’esperienza del silenzio e della preghiera è fondamentale: è lì, nel rimanere alla sua presenza, che il discepolo può conoscere il Maestro, come da Lui è conosciuto – direbbe San Paolo. Ma è essenziale anche l’incontro con Gesù nel volto e nella carne dei poveri. Anche questo è parte integrante della formazione spirituale del seminarista”.