Tag: Italiani nel mondo

Lucchesi nel mondo: continua la solidarietà dei nostri concittadini all’estero

21 Maggio 2020 - Lucca - La sede di Lucca dell’associazione Lucchesi nel Mondo in questi giorni resta chiusa al pubblico. Eppure le attività non solo vanno avanti ma non sono mai venute meno nemmeno durante il lockdown. Non solo perché tramite questa rubrica (pubblicata sul settimanale della diocesi “In Cammino-ToscanaOggi, ndr) si è facilitato un collegamento con i lucchesi all’estero, raccontando storie, ma perchè grazie alle nuove tecnologie l’impegno anche nella promozione del territorio è andato avanti. Intanto grazie a Zoom si sono svolte riunioni dell’associazione a distanza per riprogrammare attività e iniziative, rinforzare la vicinanza verso le sedi ed i conterranei all’estero. Poi è stato dato il via anche ad una newletter interna all’associazione. “Ma soprattutto”, racconta Ilaria Del Bianco, la presidente dell’associazione, “grazie ai nostri contatti all’estero abbiamo ricevuto ancora delle donazioni con le quali abbiamo dato un sostegno alla comunità lucchese: prima donando due monitor al san Luca e poi abbiamo dato sostegni economici a associazioni del territorio che si occupano di persone in difficoltà a reperire generi alimentari. In particolare al momento abbiamo sostenuto la parrocchia del Centro storico di Lucca e le Misericordie di Lucca e Borgo a Mozzano. Ma, conclude Del Bianco, potremo dare altri sostegni, perchè continuano ad arrivare aiuti economici. L’ultimo dal Queensland in Australia dove Paul Amabile ha fatto altra donazione per questi progetti. Continua quindi la solidarietà dei nostri concittadini all’estero”.  

Il Faim a sostegno di “Rete di Talenti per il sud”

20 Maggio 2020 - Roma - Il Forum delle Associazioni Italiane nel Mondo (FAIM) aderisce all’iniziativa “Rete di Talenti per il Sud” promossa dal Ministro per il Sud Provenzano che ha lo scopo di connettere competenze  e know-kow dei giovani talenti meridionali perché contribuiscano alla ripresa economica, culturale e sociale del meridione del nostro paese. Una “iniziativa importante e di particolare significato – afferma una nota del Faim -  perché giovani, che nelle comunità di accoglienza sono riconosciuti per la qualità del loro apporto, concorrano allo sviluppo del Mezzogiorno d’Italia in grande difficoltà per le conseguenze dell’aggravarsi della preesistente crisi economica a seguito del coronavirus”. Il Faim ha sollecitato tutte le associazioni aderenti a partecipare attivamente all’iniziativa segnalando i giovani italiani, meridionali, che per esperienza e capacità d’innovazione potranno essere determinanti ad un piano di rinascita del Sud ed estende l’Invito alla “solidarietà a tutti gli organismi rappresentativi degli italiani nel mondo perché, come in altri momenti, contribuiscano all’iniziativa, nello spirito di condivisione della responsabilità verso la comunità nazionale”.

Lucchesi nel mondo: da Pechino è tornata a Montecarlo

18 Maggio 2020 - Lucca - In valigia una laurea in “Lingue, culture e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea, curriculum Cina” all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Poi la voglia di conoscere e tanti progetti sempre in mente: è la storia di Elena Anichini, di Montecarlo (Lu). Ventitrè candeline la aspettano sulla torta il prossimo dicembre. Ha già vissuto due anni nel capoluogo veneto, ha passato un semestre alla Nanjing University di Nanchino (vicino a Shanghai) per poi tornare a Venezia gli ultimi mesi della triennale. Infine è di nuovo ripartita, ad inizio ottobre 2019. Questa volta per Pechino da dove, nello stesso mese, a distanza, ha conseguito il titolo. “Mi sembrava di aver appena grattato la superficie della complessità di quel paese, così ho deciso di tornarci”. Inizia a raccontare così. Le chiediamo: com’è stato iniziare una nuova vita lì? “Difficile. Vivevo con una famiglia cinese che mi offriva vitto, alloggio e copertura delle spese di sanità e università, in cambio dovevo occuparmi delle tre figlie, insegnargli l’inglese e aiutarle con i compiti. Al mattino avevo l’università, il pomeriggio e la sera il lavoro. Nei corsi ero l’unica italiana, all’inizio si sentiva la solitudine ma lì ho trovato persone meravigliose, anche gli insegnanti. A casa, invece, si sentiva la differenza culturale”. Hai vissuto l’esplosione del Covid-19 proprio in Cina. “La prima volta che ho sentito parlare del virus era circa metà gennaio, su un articolo di giornale italiano inviato da un’amica, non seguivo ancora bene i media cinesi, è probabile che la notizia mi fosse sfuggita. Io mi spostavo con la mascherina, ma la percezione generale del virus non era ancora fortissima. Per il Capodanno cinese viaggiano milioni di persone, io sono partita il 21 gennaio per andare a Nanchino, da un’amica italiana. Ho capito che la situazione era grave due giorni più tardi, il 23: il governo avvertiva di tornare a casa e restarci, poi il lockdown per undici milioni di persone a Wuhan. Notifiche su notifiche dei media cinesi sul mio telefono: contagiati, morti, numeri e statistiche. Sono rimasta in casa dalla mia amica una settimana, uscivamo solo per andare a caccia di mascherine perché a Pechino erano finite tutte, conveniva cercarle dov’ero. Trovavo strade deserte, mezzi vuoti, a Nanchino prima e poi a Pechino quando sono tornata lì. Era surreale, non avevo mai visto nulla del genere. C’è da dire che i cinesi sono stati molto disciplinati e la pragmaticità con cui hanno gestito la situazione è riuscita a non mandarmi nel panico. Ricordo di aver detto a mia madre: "se una cosa del genere fosse successa in Italia sarebbe stato un macello!". Avevo un biglietto per l’Italia che mi aspettava il 30 gennaio, comprato prima che si sapesse del virus, per dieci giorni di ferie. Poco prima ho ricevuto via telefono la notizia di un lutto familiare ed è stato infine per la sensazione d’impotenza, mista alla paura di un virus sconosciuto, che ho deciso che una volta rientrata in Italia non sarei tornata indietro. Due settimane di quarantena volontaria a Lucca e dopo poco lockdown anche qui. Frustrante ma necessario”. Cosa insegna vivere per lunghi periodi dall’altra parte del mondo? “A convivere con te stessa: scopri nuove capacità, ti spingi oltre i limiti e forse cominci anche a capire che persona vorresti e potresti essere. Una crescita inevitabile, a prescindere dalla positività o negatività dell’esperienza. Mi sono tolta diversi pregiudizi, ho imparato ad ascoltare di più e ho cominciato ad apprezzare cose che prima davo per scontate. Ripartirò, ma al momento non per la Cina”. (Giulia Colombini – In Cammino – Toscana Oggi)

Quando c’è la crisi

17 Maggio 2020 - Annecy - Ogni età dell'essere umano conosce le sue crisi. E i mutamenti di civiltà, di società non si svolgono senza crisi. Le crisi fomentano rivolte, fatalismo, ma possono anche aprire cammini nuovi di rinnovamento a patto di superarle, di non lasciarci scoraggiare, di non rinunciare. In questi ultimi mesi, il mondo sta attraversando un momento difficile. Anche la Chiesa e la comunità dei credenti, vive questa crisi, che diventa una crisi di mutamento. La Chiesa cammina con il mondo, e le gioie e le speranze, le lotte e le sofferenze degli uomini sono le gioie e le speranze, le lotte e le sofferenze della Chiesa. Gesù non ha mai detto ai suoi discepoli di uscire dal mondo, non ha mai promesso luoghi fuori dal mondo dove si trova una perenne tranquillità, indifferente alla storia umana. Pregando il Padre diceva: “Non ti prego di toglierli dal mondo, ma di preservarli dal male”. C'è il pericolo nei momenti di crisi che la Chiesa e le comunità cristiane che la compongono si ripieghino su se stesse, incapaci di leggere con profondità i mutamenti dell'umanità. C'è sempre questa tentazione di distoglierci dalla realtà, di non vedere le cose come sono. La fede ci dà il coraggio di guardare in faccia la realtà. Questo coraggio è il contrario della pigrizia. È capacità di fare le necessarie analisi della situazione. Sovente siamo condizionati dall'opinione pubblica. Gli slogan si sostituiscono alla riflessione seria e serena, e diventano un mezzo per sfuggire la verità degli avvenimenti. Sovente l'emozione sostituisce la riflessione e l'intelligenza. La storia è piena di capovolgimenti delle folle, che bruciano oggi ciò che ieri adoravano. E non mancano i volta-gabbana. Le tentazioni non mancano. Tentazioni di rivolgersi al passato, come rimpiangere un paradiso perduto. Se leggiamo gli autori antichi scopriamo che c'è sempre stato questo rimpianto del passato. I tempi del passato sono belli solo perché sono passati, perché a loro volta non erano belli. L'altra tentazione è di proiettarci in un futuro di sogni, che dipende da uomini provvidenziali che ci daranno pace, sicurezza, salute, felicità, senza coinvolgere le nostre iniziative e la nostra responsabilità. La fede ci farà superare queste tentazioni. Il credente in Gesù Cristo non vive nei sogni, vive nella realtà della sua epoca. Il nostro tempo, con le sue gioie e le sue situazioni drammatiche, è sempre il tempo di Dio, cioè il tempo dell'energia, della lotta, della speranza attiva, coraggiosa, perché radicata nella fede. Sento molto in me quello che ci dice l'apostolo Pietro nella seconda lettura di oggi: “...pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. Se il cristiano non è testimone di speranza, che cosa è? Questa speranza che viene dalla fede in Gesù ci fa combattere per l'uomo, per la sua dignità, per i suoi diritti. La crisi che attraversiamo deve renderci più credenti, più convinti della nostra fede. L'apostolo Pietro ce ne dà la testimonianza. (don Pasquale Avena - Mci Annecy)      

Germania: una ragazza italiana di 12 anni cuce gratis mascherine per una casa di cura per anziani

11 Maggio 2020 - Dieburg - In questo periodo di paura e di isolamento, in parte una soluzione per combattere il coronavirus si è trovata, anche se ciò non emerge spesso tra i comunicati stampa. Sto parlando del nostro senso di solidarietà, del nostro senso di responsabilità, della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ogni giorno ci sono centinaia di persone pronte a offrire il loro aiuto a chi ne ha più bisogno, ogni giorno molti di noi compiono un gesto di generosità mettendo al centro dell’attenzione il bene comune anche a costo di tralasciare il proprio. A Groß Zimmern, un paesino vicino a Dieburg in Assia, Alessia, una ragazzina di 12 anni, di origine italo/tedesca, ha confezionato in meno di una settimana 50 mascherine. L’idea è nata dopo aver letto sul giornale locale che la casa di riposo per anziani Priska a Dieburg, aveva urgentemente bisogno di mascherine. Per Alessia non è stato difficile mettersi al lavoro davanti alla macchina da cucire, in quanto è molto abile nel campo e quando sono sorte delle complicazioni “ho chiesto a mia nonna Waltraud di aiutarmi” ha dichiarato Alessia. L’obiettivo è stato quello di aiutare, di dare un piccolo contributo, così a lavoro terminato Alessia ha consegnato le mascherine alla signora Weimar, responsabile della casa per anziani Priska. “In questo momento in cui l’emergenza del Coronavirus costringe tutti a casa, e dove si è venuta a creare una carenza di mascherine, nel mio piccolo ho voluto contribuire a dare una mano” ha detto Alessia. (Licia Linardi)    

Francia: un medico italiano e il covid 19

11 Maggio 2020 - Parigi - Leonardo è un medico italiano che vive e lavora in Francia. Ha 55 anni e lavora da 22 al Centro Ospedaliero Universitario di Lilla occupandosi di trapianti del midollo osseo. Sin da giovane ha frequentato la Missione Cattolica italiana di Roubaix ed ha avuto come missionario don Ferruccio Sant, attualmente delegato delle Missioni cattoliche Italiane in Francia. All’inizio di questa pandemia – racconta a www.migrantesonline.it - si è “subito offerto volontario per curare i pazienti infetti ricoverati nell’ospedale dove lavoro. E così mi sono trasferito all’unità COVID per adempiere quello che considero un dovere e per aiutate i medici”. Ma qualche settimana dopo si è ammalato e “ho dovuto assentarmi dal lavoro per tre settimane e vivere in quarantena in famiglia:  ho tre figli, due femmine e un maschio. Per fortuna non sono stato ricoverato perché non ho avuto complicazioni respiratorie”. Questo periodo, racconta, “mi ha permesso di rileggere la mia vita quotidiana, una vita che assomiglia a molte persone di oggi. Ho misurato quanto siamo prigionieri di questa società consumista e individualista e quanto abbiamo dimenticato di guardarci attorno e di ‘andare’”. Ora Leonardo sta bene e vuole tornare in questa unità di malattia per continuare la sua “missione e cioè quella di curare”, dice.

R.Iaria

Ambasciata Pechino: incontro online con accademici italiani

11 Maggio 2020 - Brescia - Primo appuntamento di dialogo virtuale tra l’Ambasciatore d’Italia a Pechino Luca Ferrari e il Consiglio Direttivo dell’Associazione degli Accademici Italiani in Cina (AAIIC), presieduta dal prof.  Ivan Cardillo. Tema principale dell’incontro, tenutosi in videoconferenza, sono state le opportunità di rafforzamento della collaborazione tra l’AAIIC, le istituzioni e le altre componenti del Sistema Italia nell’ideare e realizzare le future attività dell’associazione, anche con uno sguardo alle tematiche dei cambiamenti ambientali. È stata anche un’occasione di ascolto e di riflessione sulle esigenze e le prospettive degli accademici italiani in Cina dinanzi alle sfide poste dall’epidemia di COVID-19 e dall’impatto delle misure per il suo contenimento. “Ho sentito il dovere - ha dichiarato l’ambasciatore Ferrari - di far sentire il sostegno dell’ambasciata agli accademici italiani in Cina in un momento complesso come questo, che meglio non potrebbe ricordarci l’importanza e il valore della ricerca. Essa costituisce uno dei settori più importanti sui quali è costruito il rapporto bilaterale italo-cinese. Anche da questo punto di vista, ritengo fondamentale il ruolo dell’AAIIC, già espressione di una realtà associativa che rappresenta un segmento tra i più vitali, qualificati ed apprezzati della comunità italiana in Cina”. Fondata nel dicembre del 2015 su impulso dell’ambasciata e della rete consolare in Cina, l’AAIIC conta oggi più di centocinquanta soci tra docenti e ricercatori italiani, attivi in oltre quaranta università distribuite su tutto il territorio cinese ed impegnati con importanti progetti nazionali e internazionali in numerose discipline, dall’ambito STEM a quello delle scienze sociali, sino all’area umanistica. Forte di una solida tradizione storica di cooperazione scientifica intergovernativa, la collaborazione nella ricerca tra Italia e Cina è il frutto di oltre ottocento accordi e intese tra istituti accademici cinesi e italiani.  

Tv2000: torna “Today” con i racconti degli italiani all’estero

9 Maggio 2020 -
Roma - Tra l’emergenza sanitaria ancora in atto e i primi tentativi di ripresa, i Paesi alle prese con il Covid-19 attraversano fasi diverse. Sono però uniti dalla riscoperta della propria fragilità. Se ne parla a 'Today', l’approfondimento sull'attualità internazionale che torna su Tv2000 con una veste rinnovata e una nuova collocazione: oggi, sabato in seconda serata. 
Dalle aperture della Svezia al coprifuoco in Perù, passando per le decisioni nazionali sulle attività da riaprire e quelle da tenere chiuse, ogni Paese sta affrontando l’emergenza Covid -19 in modo diverso. Le testimonianze di molti italiani all'estero sono il filo rosso di 'Today', che cerca di raccontare la pandemia anche nelle parti del mondo più dimenticate e di analizzare i problemi aperti: il ruolo dell’Europa, le tensioni internazionali, l’impatto delle chiusure sull’economia e in particolare sulla vita quotidiana delle persone a varie latitudini, la fatica dei ceti più poveri.

Coronavirus: solidarietà con l’Italia dalle Mci in Germania e Scandinavia

5 Maggio 2020 - Francoforte - Non vogliamo entrare nel dibattito politico su come l’Europa deve affrontare la situazione del Coronavirus, e aiutare i Paesi più colpiti, come per esempio l’Italia. La Delegazione delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia è grata alle strutture ospedaliere tedesche che hanno ospitato contagiati dall’Italia ed alle iniziative private sorte per aiutare ospedali o parrocchie in Italia. Qui ne ricordiamo solo alcune. La città di Hildesheim raccoglie fondi per il policlinico della gemellata Pavia. Il Kath. Bezirk Main-Taunus ha lanciato l’iniziativa “Im selben Boot” per sostenere la diocesi di Trento nell’assistenza ai contagiati ed ai problemi connessi con il Coronavirus. La Comunità Cattolica Italiana di Bad Homburg sostiene la richiesta di aiuto della Parrocchia di San Giuseppe a Sesto San Giovanni, Milano. (p. Tobia Bassanelli)  

Paola: la festa regionale di San Francesco con un pensiero ai devoti emigrati nel mondo

4 Maggio 2020 - Paola - Sono centinaia di migliaia nel mondo gli emigrati italiani, soprattutto calabresi, che sono devoti a San Francesco di Paola, patrono della Calabria. A loro, questa mattina, è andato il saluto del Superiore provinciale dei Minimi, p. Francesco Trebisonda, salutando, in apertura della celebrazione eucaristica della festa regionale, gli arcivescovi di Cosenza-Bisignano e Reggio Calabria-Bova, mons. Francescantonio Nolè – che ha presieduto la liturgia - e Giuseppe Fiorini Morosini e i rappresentanti istituzionali presenti. “Il saluto mio e di tutti i presenti va agli emigrati calabresi e ai devoti di s. Francesco sparsi nel mondo che porto nel cuore con una particolare predilezione”, ha detto Padre Trebisonda che ha rivolto anche “un caro saluto alla cittadina francese di Frejus, ai fratelli di Argentina, Messico, Brasile, Canada e Australia. Dio vi benedica! Ci giungono tante richieste di preghiere che ci piace deporre adesso sull’altare del Signore”. Oggi la Calabria, purtroppo in modo ridimensionato, ha celebrato il suo patrono e Fondatore dell’Ordine dei Minimi. Una festa che, come ha detto l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Francescantonio Nolè, quest’anno “festeggiamo nel nostro cuore per scoprire sempre di più il segreto della sua santità, con la preghiera, la lettura della sua vita e la possibilità di poter fare anche noi un cammino di conversione e di amicizia con Dio”. “Quante immagini, nella città di Paola e lungo le vie dei luoghi in cui è forte la sua devozione, lo rappresentano mentre con il suo dito indica una via, una strada, una direzione, o sulla porta stessa della città, a perenne custodia e a garanzia che il nostro incontro con Dio avvenga e ci porti salvezza”, ha detto il presule mons. Nolè nell’omelia di questa mattina. I Frati Minimi hanno invitato ad ornare a festa i balconi e le finestre delle abitazioni, utilizzando fiori, drappi e luci: “manteniamo – dice p. Trebisonda - viva nelle case la fiaccola della fede, attraverso la preghiera personale e familiare; lo vuole s. Francesco, il quale ci esorta a vivere l’attuale condizione di emergenza in grazia di Dio e nell’amore vicendevole”.

R.Iaria

Tg in dialetto: primo notiziario interregionale e internazionale

30 Aprile 2020 - Roma - Un notiziario interregionale e internazionale che raccolga i dialetti di tutta Italia, con il coinvolgimento delle comunità italiane all’estero. È l’idea di Michele Pilla, giornalista irpino che lavora a questo progetto da oltre dieci anni: tutto nasce da Montaguto, piccolo paese in provincia di Avellino, e dal portale Montaguto.com, giornale online glocal. Un progetto di comunicazione, questo, che mira a unire e non a dividere, ognuno mantenendo le proprie tradizioni e la propria cultura ma condividendola con gli altri. Regalare un po’ di buone notizie raccontate in una modalità insolita ma assolutamente comprensibile a tutti – mediante l’utilizzo dei sottotitoli. Da oggi è attivo anche il sito ufficiale del telegiornale, www.tgindialetti.it, dove oltre alle notizie e alle edizioni del tg vi è una sezione dedicata ai paesi e ai dialetti che “visitiamo” – il notiziario si propone di raccontare tutti i comuni e i dialetti italiani e le comunità italiane all’estero – e ai partner che supportano l'iniziativa.

Giuseppe Sommario

Stampa Italiana all’Estero: prorogate al 30 maggio le domande di contributo

28 Aprile 2020 - Roma– Sono stati prorogati al 30 maggio la presentazione delle domande da parte degli editori italiani all’estero. La decisione è del il Dipartimento per l'Informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio. Lo rende noto il presidente della Fusie e della Commissione Informazione del Consiglio generale degli italiani all’estero, Giangi Cretti. Gli editori all’estero, dunque, dovranno presentare entro il 30 maggio tutta la documentazione richiesta che i consolati dovranno inoltrare al Dipartimento – e per conoscenza alla Farnesina - entro il 30 giugno.

La solidarietà del Sud America per il San Luca di Lucca

27 Aprile 2020 - Lucca – A raccontarci la bella storia di solidarietà che ha coinvolto anche la rete dei Lucchesi nel Mondo presente in Sud America, è Lucas Del Chierico. Non ne è stato lui il promotore, sono stati vari e di vari paesi a rispondere ad un appello che veniva dalla Sede centrale di Lucca. E a quell’appello non hanno certo risposto solo dal Sud America. Ma comunque Lucas è stato uno dei tanti che si è dato fare. Come tutti gli argentini, anche lui dal 19 marzo vive in isolamento in casa, a causa del Covid-19. È sposato con Melina e hanno due figli Lorenzo di 5 anni e Vera di 1 anno. Lui e sua moglie lavorano a settimane alterne, così c’è sempre qualcuno a casa con i figli. Vivono a Rosario (nella provincia di Santa Fe). Lui è produttore e speaker in una radio, lei lavora in una casa famiglia per minorenni maltrattate. “Nella mia città abbiamo 170 soci come associazione Lucchesi nel Mondo, portiamo avanti una scuola di italiano, ora solo online, abbiamo un gruppo storico di sbandieratori che è unico in tutto il continente americano. L’anno scorso abbiamo festeggiato il 50° dell’associazione ed è venuto anche Frediano Moretti dall’Italia”. Lucas, come del resto molti altri, ricorda come negli ultimi anni, venendo meno il sostegno della Regione Toscana alle associazioni dei “Toscani nel Mondo”, di fatto ci sia stato il blocco o la riorganizzazione di molte attività associative. Ma certamente la rete dei lucchesi, in particolare, ha comunque proseguito le attività. E infatti appena visto quello che stava succedendo in Italia ad inizio marzo a causa del Covid19 i presidenti dei “Lucchesi nel Mondo” di Argentina e Uruguay, come anche quelli che si erano impegnati nei “Toscani nel mondo”, hanno scritto alla Regione Toscana e all’Associazione “Lucchesi nel Mondo” dicendo che se ci fosse stato bisogno di qualcosa avrebbero fatto tutto il possibile. Lucas racconta: “Sapendo che questa pandemia sarebbe comunque arrivata anche in Argentina ci siamo messi in contatto per fare quello che si poteva in Toscana e a Lucca”. Dalla Regione Toscana è arrivata poi una richiesta di aiuto per l’ospedale Careggi di Firenze. Dai Lucchesi nel Mondo invece una richiesta di aiuto per l’ospedale San Luca di Lucca. E in entrambi i casi la solidarietà è andata a buon fine. Lucas non ha dubbi: “Nel contattare le persone, siamo andati al cuore dei soci chiedendo anche un aiuto minimo. La situazione economica in Sud America non è buona. In Argentina”, dice, “il 35% della popolazione vive in povertà, qui 1 Euro vale 70 Pesos e lo stipendio minimo di uno che lavora non supera i 20mila Pesos (meno di 300 Euro, ndr). Non potevamo raccogliere cifre grandi, ma abbiamo fatto quello che era nelle nostre possibilità. Sempre sapendo che poi la pandemia sarebbe arrivata anche da noi, e infatti abbiamo già in questi giorni dopo Pasqua superato i cento morti”. Anche grazie alla raccolta di cui Lucas è stato uno dei tanti protagonisti, l’Associazione Lucchesi nel Mondo è riuscita a donare al Reparto di Terapia intensiva del San Luca due monitor multiparametrici. E i contributi raccolti però sono stati così tanti e da ogni angolo del mondo che la presidente Ilaria Del Bianco sta valutando di donare il restante che è stato raccolto ad attività sociali sul territorio, legate sempre all’emergenza della pandemia. La testimonianza semplice di Lucas, ci offre l’opportunità di ringraziare davvero tutti i Lucchesi nel Mondo. (Toscana Oggi)  

Covid19 in Argentina: la testimonianza di Mariel Pitton Straface

21 Aprile 2020 -     Buenos Aires - Mi chiamo Mariel Ángeles Pitton Straface. Sono argentina e abito a Buenos Aires. Sono nipote di quattro migranti italiani di diverse regioni, da parte paterna (sua madre siciliana e suo padre friulano), e da parte materna ambedue calabresi di Corigliano Calabro. In Argentina ci sono, al momento in cui scriviamo, 2839 casi in totale, con 132 morti. Siamo in quarantena, chiusi a casa, dal 19 marzo. Possiamo uscire solo per andare in farmacia e al supermercato per fare un po' di spesa, vicino a casa nostra. Ci fanno entrare poche persone alla volta e distanti uno dall'altro. Tutti dobbiamo usare le mascherine. Per uscire con la macchina è necessario un giustificato permesso. Questa settimana hanno aperto alcune banche, però si può andare con appuntamento. Gli anziani, che hanno più di 70 anni, non possono uscire fuori. Devono chiedere un permesso, se vogliono fare le spese, andare al medico o fare qualche operazione in banca. Ogni settimana ci sono nuove disposizioni, più esigenti con le cure. E siamo attenti perché non sappiamo che cosa può succedere. Tra poco, inizierà l’inverno, e speriamo che questo non influisca. Comunque, stanno creando nuovi spazi per ospitare gli ammalati. Prima guardavamo la situazione da lontano, come avanzava il virus in Cina e Europa, ma dopo abbiamo iniziato a vivere le stesse cose qua. Eravamo informati di quello che succedeva specialmente in Italia, preoccupati per la nostra terra di origine. Conoscere quello che poteva succedere, ci ha fatto capire l’importanza di seguire le regole e rimanere a casa, prima di aver iniziato qua la quarantena. Abbiamo dovuto prenderci cura di noi stessi dal primo momento. Per fortuna, tutti i membri della mia famiglia possono rimanere a casa, e lavorare in smart-working: quindi nessuno deve uscire per lavoro. Siamo cinque persone, cerchiamo di uscire una volta alla settimana, ma anche proviamo di cercare le maniere di fare le spese online, ma i servizi non sempre funzionano. Siamo tutti molto preoccupati, perché non sappiamo che può succedere, stiamo cercando di vivere giorno per giorno senza progettare tanto. Ci stiamo abituando e adattando al a distanza, agli incontri virtuali tra amici e famiglie. Ci sono giorni dove c’è più panico, perché i mezzi di comunicazione mettono tanta paura. È importante informarsi, ma ci sono tantissimi fake news, che producono più incertezza, sofferenza e dolore. Ci sentiamo spesso con la nostra famiglia che abita a Corigliano Calabro tramite WhatsApp anche con videochiamate come abbiamo fatto a Pasqua. Sono stati loro chi ci hanno avvertito della situazione che stavano vivendo all’inizio di tutto. Ci hanno raccomandato di prestare attenzione e cura di noi, specialmente dei nostri genitori, mia nonna e zii. C’è stato un messaggio di mia cugina che mi ha colpito veramente. Lei ha iniziato la conversazione dicendo: “Mariel l'Italia è in ginocchio”. Lei sa quanto grande è la mia passione per il paese delle mie origini, e tutto quello che faccio ogni giorno per mantenerle vive e farle conoscere a Buenos Aires. In quel momento, non c’era preoccupazione qua in Argentina per il coronavirus, ma tutta la nostra famiglia era preoccupata per l’Italia. Noi eravamo informati con le notizie. Ma sentire le parole dei nostri familiari in Italia, ci ha fatto capire le dimensioni del problema. “Siamo chiusi in casa dal 2 marzo, non si può uscire e ci sono molti controlli della polizia. Possiamo uscire di casa solo per andare in farmacia e al supermercato per fare un po' di spesa e fanno entrare una persona alla volta e distanti uno dall'altro di 1 m. Quando esco sono con la mascherina e i guanti. Nel nostro paese ci sono persone positive al virus e per questo il sindaco ha fatto chiudere bar, negozi... Aperti solo farmacia e supermercati alimentari. Speriamo che tutto questo passi il più presto possibile e che tutti noi possiamo incominciare a vivere in libertà e sorridere”, questo ci raccontava nostra cugina.   Mariel Ángeles Pitton Straface

Giovani italiani all’estero: domenica videomessaggi ad un anno dall’incontri di Palermo

17 Aprile 2020 - Roma - Ad un anno esatto dal Seminario di Palermo, che ha riunito 115 ragazzi italiani provenienti da tutto il mondo per una tre giorni di confronto e progettualità, l’elenco delle opportunità nate da questa iniziativa voluta dal Cgie continua a crescere. Associazioni di giovani italiani sono nate ufficialmente in Belgio, Svizzera, in Australia e altre ne nasceranno nei prossimi mesi. La pagina Instagram @giovanitalianinelmondo continua a fare emergere le storie dei tanti giovani italiani che vivono e lavorano all’estero. Dall’ecoprogetto “Piantala!” alle più recenti raccolte di fondi e di competenze che dalla Francia a Bruxelles a New York hanno visto coinvolti i delegati nell’emergenza Covid, la prospettiva di una rete globale di giovani assume oggi un’importanza strategica ancora più essenziale per il nostro Paese. Prova ne è anche l’adesione di svariati delegati alla campagna #standuptogether, ideata da Your Italian Hub di Letizia Airos con Pasquale Diaferia, che li vede al fianco di personalità come John Turturro o Dacia Maraini, per lanciare un messaggio di speranza e di futuro.  Le collaborazioni intavolate con l’Espresso, Radio3, Rai Italia, testimoniano "un’attenzione che finalmente, oltre la retorica, si apre a possibilità concrete". Il collegamento ancora attuale con le Istituzioni siciliane è la prova che eventi come questi, se ben collegati al sistema istituzionale, portano frutti duraturi (come per esempio il protocollo d’intesa tra il CGIE e l’ERSU). E’ con questo spirito dinamico e concreto che “ci apprestiamo a celebrare questo primo anno”, evidenzia una nota. Sulla pagina www.facebook.com/seminario.palermo si susseguiranno videomessaggi dei ragazzi e delle persone che li hanno sostenuti (dal Segretario Generale Michele Schiavone al Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, da Luigi Maria Vignali ai consiglieri della Commissione VII del CGIE, presieduta da Maria Chiara Prodi).   Il gran finale è previsto su questa stessa pagina Facebook domenica alle ore 21, con la diffusione del documentario realizzato da Pierfrancesco Lidonni e Danny Biancardi durante quei tre giorni che hanno dato la parola sia alla nuova emigrazione, sia a esponenti delle seconde, terze e quarte generazioni.   Punto di forza del Seminario, infatti, è stato saldare le comunità dell’emigrazione tradizionale con la nuova emigrazione, rinnovando il ruolo delle rappresentanze istituzionali che, soprattutto in questi frangenti di emergenza, hanno potuto così intercettare le opportunità (di competenze, di capacità, economiche) realmente in campo.   A fronte del rinvio della Conferenza Stato Regioni Province Autonome CGIE e delle elezioni dei Comites e del CGIE, eventi nei quali la rete si era già impegnata attivamente, un questionario approfondito è stato lanciato per affrontare insieme nuovi obiettivi per gli anni a venire, a partire da una piattaforma che possa essere punto di riferimento per le informazioni ufficiali e per gli spunti utili per chi vuole restare legato al nostro paese mettendo a frutto anche le nuove radici nel paese di residenza.   La prospettiva dei delegati, ma chiaramente anche di chi li accompagna in questo percorso, è quella di “non lasciare cadere la preziosa eredità dell’emigrazione storica, ma di interpretare la missione di impegno e di servizio della nuova generazione: sappiamo che ce ne sarà bisogno per lo sviluppo culturale, economico e sociale del nostro Paese e del suo protagonismo nel mondo. E rispondiamo ‘presente’”.   Il cammino della rete dei giovani, che dall’aprile del 2019 si ritrova almeno una volta al mese per videoconferenza, proseguirà quindi con coraggio, facendo fronte a tutti gli imprevisti che la Storia ci sta mettendo di fronte, con l’energia, l’entusiasmo e la nuova idea di Italia che le nuove generazioni portano in dote.

Coronavirus in Francia: una testimonianza da Parigi

12 Aprile 2020 - Parigi - Mi chiamo Mario, ho 36 anni, tarantino di origine e parigino di adozione da 9 anni. Ho conosciuto per caso la Missione Cattolica Italiana di Parigi dieci giorni dopo il mio arrivo in Francia ed è stato in quel momento che questa città, inizialmente ostile, ha smesso di farmi paura. Bellissima coincidenza, quel giorno Parigi si era vestita di un bel sole! Da allora partecipo, più o meno assiduamente, alle attività della comunità italiana. Qualcuno ha battezzato la Missione Cattolica Italiana di Parigi “la mia casa lontano da casa” e io non posso che essere d’accordo: le messe domenicali, le attività infrasettimanali, i rapporti umani che mi è stato permesso costruire con le persone che ho conosciuto in Missione rendono più dolce e più sopportabile la distanza dalla mia famiglia rimasta in Italia; tutto questo, beninteso, insieme alla grande fortuna di vivere la mia fede nella mia lingua e con tante persone in una grande comunione di intenti. Questa mia esperienza, pur personale, è condivisa da molti altri parrocchiani, ma personalmente, l’arrivo del Coronavirus l’ho vissuto con qualche timore, riguardo alla continuità delle attività. Le misure previste per arginare i rischi legati al Covid-19 hanno avuto un impatto, seppur soltanto organizzativo e logistico, sulle iniziative promosse dalla MCI: fortunatamente, i padri e gli animatori sono ricorsi alla tecnologia, cosicché ogni domenica mattina e per ben due venerdì abbiamo potuto partecipare alle messe settimanali, a un incontro di preghiera comunitaria e alla Via Crucis, tutti trasmessi in streaming sulla pagina Facebook o sul sito ufficiale della MCI. Quest’ultima ha potuto comunque svolgersi secondo le modalità previste: ognuno di noi ha potuto proporre un pensiero, una preghiera, una riflessione per ciascuna stazione, che sono stati poi letti dai sacerdoti nella loro abitazione, dove si è svolta la funzione. Per ovviare alla staticità forzata, sono stati proiettati dei dipinti ad acquerello, ognuno dei quali ritraeva o evocava una tappa della Via Crucis. Per aiutare la meditazione durante queste celebrazioni, molti fedeli hanno condiviso sussidi e libri di preghiere. Nonostante il carattere insolito di questa nuova organizzazione, il grande vantaggio che presenta risiede nel fatto che ognuno di noi può assistere alle celebrazioni da casa, aggirando le difficoltà di spostamento tipiche di una metropoli. Data l’impossibilità di avere dei rami d’ulivo quest’anno, abbiamo potuto, grazie ad un tutorial, fabbricare dei rami fatti in casa, che sono stati benedetti poi durante la messa delle Palme. Inoltre, da qualche anno, la comunità italiana partecipa all’iniziativa “Hiver Solidaire”, con la quale la parrocchia di Saint Bernard La Chapelle, anch’essa animata dai missionari di San Carlo, offre posti-letto, pasti caldi oltre che una sistemazione duratura, ad un gruppo di 7/8 immigrati ogni anno. Nell’ambito di questa proposta, i volontari preparano ogni sera la cena e trascorrono del tempo con gli ospiti di questo rifugio. A causa della quarantena, tuttavia, non essendo più possibile andare a Saint Bernard, i volontari e chiunque lo desideri, possono dare il loro contributo comprando generi alimentari da consegnare poi agli organizzatori di Hiver Solidaire. Anche i catechisti si sono mobilitati per dare continuità agli incontri, ritrovando via streaming i bambini e i ragazzi una volta alla settimana. Tuttavia, nonostante le difficoltà e la relativa, effimera tristezza che comporta, questa situazione singolare, insieme alle soluzioni trovate con tempestività ed entusiasmo, riassume con grande efficacia un pensiero destinato ai fedeli della parrocchia italiana: “non c’è nessun fedele in chiesa, ma c’è Chiesa in ogni fedele” e “la Chiesa è una madre combattiva e il suo Sposo agisce nei suoi figli dall’interno”.

Mario Stasi

Mci Bienne: attività di vicinanza ai fedeli della comunità italiana

11 Aprile 2020 - Bienne - A seguito delle direttive delle autorità politiche e religiose locali, finalizzate a ridurre al minimo i rischi di contagio COVID-19, l'accesso agli uffici e alla Cappella della Missione Cattolica Italiana di Bienne e i contatti fisici diretti sono stati assolutamente bloccati o limitati all'essenziale. La nostra Missione Cattolica di Lingua Italiana, per venire incontro alle esigenze di fede della locale comunità italofona in questo particolare e difficile periodo, ha messo in atto le seguenti attività pastorali complementari: invio regolare di materiali e idee come stimolo per la catechesi e la formazione a distanza alle famiglie dei bambini/e-ragazzi/e e ai giovanissimi; creazione e attivazione di un Gruppo Facebook denominato "BIENNESOLIDALE" "un Gruppo di servizio della Missione Cattolica di Lingua Italiana di Biel/Bienne. Perché la solidarietà diventi reale servizio gratuito a chi ha bisogno di ascolto, consigli, acquisti di alimentari di prima necessità e medicine, necessità di accompagnamento e trasporto". Le richieste sono giornaliere e ad oggi siamo riusciti a dare risposta a tutte le richieste pervenute, grazie alla sensibilità e alla disponibilità di diversi volontari; la creazione e l'attivazione di un canale YouTube dedicato “https://www.youtube.com/watch?v=KDCGH7Cnju4 ", per permettere ai fedeli interessati di seguire dal vivo o in differita le celebrazioni dei periodi prepasquale, pasquale e postpasquale. I video vengono successivamente rigirati anche attraverso altri canali social. La fruizione del servizio è in crescita. Di tutte queste offerte è stata data comunicazione scritta via posta o nei rispettivi gruppi di discussione in rete ad ogni famiglia e/o membro della comunità. Altre iniziative sono allo studio, in funzione delle situazioni che si presenteranno. (Francesco Margarone - animatore pastorale della Missione Cattolica di Lingua Italiana di Bienne).

Covid-19, una riflessione dalla Germania

11 Aprile 2020 -

Colonia - Qualche giorno fa ci siamo, più o meno, tutti commossi davanti alla prima pagina del quotidiano tedesco Bildche a caratteri cubitali sciveva: "Siamo con voi", riferendosi all‘Italia e agli italiani. Una settimana dopo, die Welt, giornale che appartiene allo stesso gruppo editoriale della Bild (Axel-Springer-Verlag) scrive: „Signora Merkel, rimanga ferma sulle sue decisioni. In Italia, la mafia aspetta solo una nuova pioggia di soldi da Bruxelles “. Un titolo che evidenzia da una parte i consolidati pregiudizi nei confronti dell‘Italia, dall‘altra, senza filtri di sorta, i mali storici del nostro Paese.

Non tutti in Germania la pensano così: a venirci incontro è, al contrario, un‘articolo pubblicato sull‘autorevole settimanale der Spiegel, dal titolo: "Il rifiuto tedesco degli Eurobonds è non solidale, gretto e vigliacco". Insomma, la convinzione che saranno solo i contribuenti tedeschi a dover sborsare per mettere una toppa alla crisi finanziaria italiana, dovuta esclusivamente agli sperperi e all‘incapacità gestionale dei conti pubblici, non è univoca. Non voglio però qui lanciarmi in analisi politiche, o metapolitche, sulla posizione del Governo tedesco davanti alle richieste di aiuti, o meglio sarebbe dire di sostegni finanziari, che l‘Italia e altri Paesi invocano. Lascio questo compito a chi è più competente di me.

Vorrei solo avanzare una personale riflessione su come l‘emergenza sanitaria, e tutte le sue conseguenze, vengano vissute in Germania. L‘impatto quotidiano sulla vita e sui comportamenti delle persone è molto attenuato. Partendo dalle limitazioni di movimento e di spostamento che sono, per legge, blande. E infatti non sono in molti coloro che hanno preso davvero alla lettera il motto "io resto a casa“. Almeno a Düsseldorf, città dove vivo; sensazione che credo si possa però estendere al resto della Germania (tranne alcune eccezioni). Si continua ad uscire per strada, ad andare nei parchi, i fidanzati vanno a trovare le fidanzate, i bambini giocano insieme, ci si invita per fare una grigliata… Il numero straordinariamente e fortunatamente basso di decessi, un sistema sanitario meglio strutturato e una gestione dell‘informazione in modalità "antipanico“, hanno determinato, a mio giudizio, una percezione della tragicità della pandemia in forma più leggera. Quasi come se questa terribile situazione riguardasse solo più gli altri paesi che non la Germania. Fattore ancora più determinante, in grado di spiegare ciò che io valuto come un minore coinvolgimento emotivo, quello dell‘aspetto economico. Il Governo tedesco ha messo in piedi, rapidamente, una serie di pacchetti di aiuto alle imprese e ai singoli, con effetti immediati. Velocità nell‘accedere ad ammortizzatori sociali come la cassa integrazione, o contributi a fondo perduto per i liberi professionisti e per i lavoratori autonomi. A fine marzo, sul conto corrente di chi ne aveva fatto richiesta, i soldi erano già arrivati. Non solo: la possibilità di ricorrere, senza grandi ostacoli burocratici, al Wohngeld (soldi per la casa), rivolta a tutti coloro che hanno difficoltà a pagare l‘affitto a fine mese. Uno dei tanti sostegni economici previsti da anni in Germania, tramite il quale la città di residenza si prende in carico l‘affitto del cittadino, o una parte di esso, in caso di difficoltà economiche. Ed è partendo da queste premesse che mi sento di dire che il Covid-19 non è uguale per tutti. Perché quando i lettori della Bild, o della Welt, che si misurano con il proprio vissuto e si confrontano solo con le proprie esperienze ai tempi del virus, faticano a capire cosa  stia davvero succedendo in Italia. Lo strazio delle bare portate via da camionette militari, la solitudine davanti alla morte, la reclusione tra le mura domestiche e i soldi che a fine mese non ci sono e che nessuno ti dà, o quelli stanziati dal Governo che ancora devono arrivare. E allora anche le richieste di sostegni finanziari, probabilmente, si capiscono più difficilmente.

Luciana Mella - Giornalista

Mci Parigi: la lettera del missionario alla comunità italiana

10 Aprile 2020 -
Parigi - "Siamo nel pieno della Settimana Santa, nel mistero della passione, morte e risurrezione di Cristo, luogo in cui nasce e cresce la nostra fede. Date le dolorose e tragiche circostanze create dal coronavirus, vivremo questa settimana senza la presenza fisica del popolo di Dio alle celebrazioni del Triduo pasquale. Un fatto che ricorderemo senz’altro per tanti anni". Lo ricorda in una lettera il responsabile della Missione Cattolica Italiana di Parigi, p. Barly Kweme. Il sacerdote, da prete novello, non nasconde la "tristezza nel pensare che la Cappella della Sainte Famille a rue de Montreuil e la Chiesa di Saint Pierre de Chaillot non apriranno le porte. Non avrò nessuno da confessare, nessuno del coro con cui decidere i canti. Ma com’è possibile? Mi consolo comunque nel sapere che, se anche non ci sarà nessun fedele in chiesa, c’è Chiesa in ogni fedele. Non ci saranno confessioni, ma ci saranno contrizioni che faranno cantare le anime al ritmo della misericordia, di cui il mondo intero ha tanto bisogno in questo momento. Non ci sarà catechismo, ma genitori che insegnano ai figli a essere cristiani. Mi consolo pure - aggiunge - nel vedere, oltre alla vostra partecipazione alle celebrazioni trasmesse in streaming, l’impegno nella condivisione di preghiere, riflessioni, sussidi e la creatività di cui date prova attraverso internet. Mi entusiasmo nel vedere e sentire così forte la vicinanza dei miei confratelli religiosi scalabriniani, che in questo momento si mettono tutti al servizio per le celebrazioni della Missione Cattolica Italiana di Parigi. Questo mi consola e mi ricorda che la Chiesa è una madre combattiva e il suo amatissimo Sposo, Lui, il pedagogo interiore, lavora dal di dentro nei suoi figli". Dopo una riflessione sul Triduo pasquale, iniziato ieri, il religioso sottolinea che la Pasqua "ci invita ad attingere alla saggezza degli anziani e della nostra esperienza personale per scoprire che dopo ogni venerdì santo della nostra vita c’è sempre una pasqua, perché Dio non ci mette mai alla prova al di là delle nostre forze. Lui sa di cosa e di quanto siamo capaci. Il venerdì della nostra vita ci dà la capacità della resilienza, perché dopo la pasqua possiamo valorizzare il calore della famiglia, l’affetto intimo che si respira o si dovrebbe respirare in ogni casa, l’importanza delle relazioni". Da qui l'augurio che la Santa Pasqua possa "portarci un nuovo calore interiore, anche perché si dice che questo virus tema il calore allo stesso modo in cui il male spirituale teme il fervore spirituale". Il missionario invita a unirsi alle celebrazioni di Papa Francesco:  la missione non trasmetterà i riti del Triduo Pasquale " ma ci ritroveremo per la domenica di Pasqua tramite la pagina Facebook e il sito della missione", conclude.

R.I.

Mci Losanna: iniziative per la Pasqua al tempo del coronavirus

10 Aprile 2020 - Losanna - Gli uffici della Missione Cattolica Italiana di Losanna sono stati chiusi al pubblico come tante altre Mci in Europa. Ma il missionario ed i collaboratori sono a fianco dei fedeli rispondendo al telefono e alle mail e con tutti coloro che hanno bisogno di interloquire con la Missione . In un supplemento del periodico “Messaggero”, si trovano tutte le informazioni per seguire le Messe, la preghiera da casa e alcuni riflessioni per questo tempo. La Missione ed i catechisti - informa il missionario don Gian Paolo Turati – sono in costante collegamento con ragazzi e i giovani. Il gruppo giovanile ha continuato le sue attività in videoconferenza. Alcuni volontari della Missione si sono proposti circa l’iniziativa diocesana di un telefono amico per rispondere ai bisogni delle persone in questo momento (solitudine, depressione, richiesta di preghiere, richiesta d’aiuto materiale ad es. circa la spesa).