Tag: Immigrazione

Ue: al via le Giornate europee dello sviluppo

18 Giugno 2019 - Bruxelles - Al via oggi a Bruxelles le Giornate europee dello sviluppo (Edd), forum globale sulla cooperazione allo sviluppo che vede coinvolti, riferisce il Sir, oltre 8.000 partecipanti da 140 Paesi: rappresentano 1.200 organizzazioni del mondo dello sviluppo, ma ci saranno anche capi di Stato o di governo, esperti, influencer e giovani leader. “Affrontare le disuguaglianze: costruire un mondo che non dimentica nessuno” è il titolo generale della tredicesima edizione dell’Edd che intende mettere in relazione l’impegno dell’Unione europea nell’affrontare le disuguaglianze con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. “In questi tempi turbolenti, l’Ue è una forza positiva in questo mondo e un partner affidabile per tutti”, ha dichiarato il presidente della Commissione Jean-Claude Junker, sottolineando che l’Ue è “il maggior donatore allo sviluppo: non si tratta di beneficenza, ma di investimenti”, per la “crescita, l’occupazione e la costruzione di un futuro migliore per i giovani di tutto il mondo”. Sarà proprio Juncker ad aprire ufficialmente le Giornate, mentre diversi commissari saranno coinvolti negli eventi in programma oggi e domani. Tre sono le direttrici principali attorno a cui ruoteranno i confronti: il rapporto tra disuguaglianze e sviluppo sostenibile; le cause strutturali delle disuguaglianze; migliorare la collaborazione con politiche più efficaci nell’affrontare le disuguaglianze (https://eudevdays.eu).

Lavoro: con il progetto “See me in” l’imprenditoria degli immigrati diventa più competitiva

17 Giugno 2019 - Roma - Le imprese già avviate da cittadini immigrati regolarmente stabiliti in Italia sono una componente strutturale importante del tessuto imprenditoriale italiano. Lo dimostrano i dati: 32 nuove imprese gestite da stranieri aperte ogni giorno in Lombardia, dove si concentrano il 20,3% delle attività imprenditoriali di questo tipo. In Italia si contano 600mila imprese, il 9,9% del totale alla fine del 2018. Di queste l’80% sono micro-imprese individuali. A questa vitalità spesso non corrisponde un’adeguata competitività per problemi linguistici e culturali e così il loro potenziale innovativo rimane spesso inespresso, limitandone lo sviluppo. Per colmare il divario è stato avviato il progetto “See me in”, finanziato con i fondi del programma europeo Interreg Central Europe, che fornisce alle imprese di immigrati (secondo la definizione dell’Unione europea “persona nata fuori dalla Ue che attualmente risiede legalmente in un Paese Ue) mezzi e strumenti per diventare più competitive sul mercato. Il progetto è coordinato dalla Fondazione Politecnico di Milano e comprende 10 partner provenienti da cinque diversi Paesi europei (Italia, Croazia, Slovenia, Ungheria e Germania), tra i quali, per l’Italia, il Comune di Milano e il Gruppo cooperativo Cgm. “Da tempo, in Italia, l’imprenditoria degli immigrati costituisce una quota significativa dell’offerta imprenditoriale e una componente rilevante del tessuto produttivo di particolari settori e dell’offerta di servizi delle nostre città – sottolinea Eugenio Gatti, direttore generale di Fondazione Politecnico di Milano -. Una loro maggiore integrazione nel tessuto produttivo può quindi contribuire a innalzare la competitività e la capacità di crescita dell’intera economia italiana”. Il progetto “See me in” è iniziato nell’aprile del 2019 e durerà tre anni. È finanziato per 1,7 milioni di euro dal programma Interreg Central Europe 2014-2020.

Tar Palermo: Paul Yaw non sarà espulso

14 Giugno 2019 - Palermo - La terza sezione del Tribunale amministrativo di Palermo, con ordinanza collegiale depositata il 13.06.2019, confermando il decreto cautelare del 14 maggio 2019, ha accolto la richiesta di sospensione del provvedimento di archiviazione della domanda di permesso di soggiorno emesso in danno di Paul Yaw Aning. Il Tar ha evidenziato la sussistenza del danno grave e irreparabile sospendendo così il diniego di permesso di soggiorno. L’avvocato Giorgio Bisagna, difensore di Paul, apprezzando il significativo pronunciamento del Tar, che ha raccolto in pieno le prospettate esigenze umanitarie, auspica adesso che la Questura di Palermo ottemperi alla decisione dell’autorità giudiziaria rilasciando un permesso di soggiorno a Yaw. “La Missione di Speranza e Carità ringrazia le autorità giudiziarie che sono preposte a tutelare i diritti umani, patrimonio di tutti gli uomini e donne, senza differenza di razza, religione, cultura e ceto sociale. La Missione continuerà il servizio a favore degli ultimi, per i tanti Paul che vivono emarginati ed esclusi, anche perché vittime di una burocrazia sfiancante che penalizza e condanna la dignità delle persone”, ha commentato fratel Biagio Conte. “La speranza e carità che si è mostrata in questo caso, da parte di Istituzioni, gruppi, movimenti e associazioni, ci ha indotto ad una riflessione comune su un forte e trasversale intervento legislativo a tutela dei diritti umani dei migranti, soprattutto dei tanti Paul, che vivono onestamente e integrati, introducendo meccanismi di regolarizzazione permanente, in presenza di idonei requisiti”, ha aggiunto Conte, rivolgendo, poi, “un sentito ringraziamento al nostro vescovo Corrado, alla nostra comunità diocesana, ai rappresentanti delle varie confessioni religiose che ci hanno sostenuto e a tutta la cittadinanza e oltre, che ha manifestato, come di consueto, un grande cuore. Un grazie anche alle autorità, in testa il sindaco che ha personalmente e fattivamente espresso la sua vicinanza e solidarietà, al prefetto e al questore che speriamo di incontrare a breve personalmente”. (Sir)

Ancona: domenica il Meeting dei Popoli

14 Giugno 2019 - Ancona - Si svolgerà domenica su iniziativa della diocesi di Ancona- Osimo il Meeting dei Popoli – la convivialità delle differenze la cui finalità è permettere l’incontro ed il dialogo tra le diverse etnie presenti nel territorio. Il Meeting avrà luogo nell’area del Parco Belvedere di Posatora dalle ore 16,30 a tarda sera. A iniziare il Meeting “giochi dal mondo per bambini” ovvero attività ludiche curate e realizzate con il contributo delle famiglie italiane e straniere. A seguire alle ore 18,30 è prevista nell’area dell’Anfiteatro una “tavola rotonda” con la partecipazione di alcuni esperti, locali e nazionali, del dialogo interculturale e dell’arcivescovo, Mons. Angelo Spina. Dalle 19,30 è previsto lo spettacolo “Convivialità Show”, condotto dal giornalista Maurizio Socci, che vedrà l’alternarsi delle varie nazionalità che interverranno esprimendosi in poesie, musiche, racconti e danze tipiche dei vari paesi e delle differenti culture. Lo scorso anno, l' arcivescovo volle celebrare la 'Pentecoste dei popoli" nella cattedrale di san Ciriaco alla quale parteciparono molte persone delle diverse etnie presenti nella città di Ancona. “L' incontro e la festa – spiega Mons. Spina - creano solidarietà e fanno superare qualsiasi distanza. È la via della pace che, nel ricordo di San Francesco, uomo di pace, strumento di pace, la nostra Chiesa, con gli Uffici pastorali, in collaborazione con il Comune di Ancona, desidera far volare alta per una città viva".  

Lavoro: con il progetto “See me in” l’imprenditoria degli immigrati diventa più competitiva

14 Giugno 2019 - Roma - Le imprese già avviate da cittadini immigrati regolarmente stabiliti in Italia sono una componente strutturale importante del tessuto imprenditoriale italiano. Lo dimostrano i dati: 32 nuove imprese gestite da stranieri aperte ogni giorno in Lombardia, dove si concentrano il 20,3% delle attività imprenditoriali di questo tipo. In Italia si contano 600mila imprese, il 9,9% del totale alla fine del 2018. Di queste l’80% sono micro-imprese individuali. A questa vitalità spesso non corrisponde un’adeguata competitività per problemi linguistici e culturali e così il loro potenziale innovativo rimane spesso inespresso, limitandone lo sviluppo. Per colmare il divario è stato avviato il progetto “See me in”, finanziato con i fondi del programma europeo Interreg Central Europe, che fornisce alle imprese di immigrati (secondo la definizione dell’Unione europea “persona nata fuori dalla Ue che attualmente risiede legalmente in un Paese Ue) mezzi e strumenti per diventare più competitive sul mercato. Il progetto è coordinato dalla Fondazione Politecnico di Milano e comprende 10 partner provenienti da cinque diversi Paesi europei (Italia, Croazia, Slovenia, Ungheria e Germania), tra i quali, per l’Italia, il Comune di Milano e il Gruppo cooperativo Cgm. “Da tempo, in Italia, l’imprenditoria degli immigrati costituisce una quota significativa dell’offerta imprenditoriale e una componente rilevante del tessuto produttivo di particolari settori e dell’offerta di servizi delle nostre città – sottolinea Eugenio Gatti, direttore generale di Fondazione Politecnico di Milano -. Una loro maggiore integrazione nel tessuto produttivo può quindi contribuire a innalzare la competitività e la capacità di crescita dell’intera economia italiana”.  Il progetto “See me in” è iniziato nell’aprile del 2019 e durerà tre anni. È finanziato per 1,7 milioni di euro dal programma Interreg Central Europe 2014-2020.  

Io Accolgo: presentata ieri una nuova campagna

14 Giugno 2019 - Roma - Ma davvero l'Italia è diventata xenofoba, egoista, ringhiosa? In realtà esiste un Paese diverso, accogliente e solidale, che si rimbocca le maniche e non perde tempo a sbraitare sui social. Famiglie, associazioni, parrocchie, insegnanti, movimenti, enti locali, sindacati: una rete capillare, che ogni giorno produce coesione sociale, ma di cui si parla troppo poco. È proprio per dare voce e visibilità alle tante esperienze di solidarietà che 46 organizzazioni lanciano la campagna #IoAccolgo. Il via ieri mattina sulla scalinata di Piazza di Spagna, per un flash mob che ha usato le leggere coperte termiche dorate che i soccorritori distribuiscono ai migranti salvati dal mare: a indossarle oltre 200 persone che hanno trasformato la scalinata in una cascata d'oro. Mentre nella 'barcaccia', la fontana barocca di Piazza di Spagna, galleggiavano barchette costruite ripiegando pezzi delle stesse coperte. Del comitato promotore fanno parte ong grandi e piccole, realtà ecclesiali e associazioni laiche, tra cui Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cgil, Cir, Cnca, Sant'Egidio, Fcei, Focsiv, Finanza Etica, Migrantes, Forum Terzo settore, Gruppo Abele, Intersos, Legambiente, MSF, Oxfam, Save the children. Obiettivo di #IoAccolgo dunque è “far emergere la parte dell' Italia che valorizza la Costituzione, il principio dell' accoglienza e il dovere della solidarietà”, dichiara il responsabile immigrazione Arci Filippo Miraglia. Alla presentazione intervengono testimonial particolari. Come Leen Shahda, 28 anni, siriana, fuggita da Damasco grazie ai corridoi umanitari: “Sono arrivata tre anni fa, la guerra ha distrutto il mio futuro di ragazza. All' inizio ho trovato difficoltà con la lingua, la cultura, il cibo. Ma ce l'ho fatta. E mi piace anche la cucina italiana, anche troppo. Ho studiato all' università come mediatrice interculturale, ora l' Italia è il mio Paese”. Ibrahim, arrivato come minore non accompagnato dalla Sierra Leone, è stato accolto da una famiglia della rete Refugees Welcome Italia: “Nel centro di accoglienza a Crotone mi sentivo solo anche se eravamo in 500. Ora ho un posto che posso chiamare casa, ho una famiglia”. Berry, anche lui minorenne, ha fatto le medie in Italia, studia da mediatore, ma a ottobre si vedrà togliere il permesso di protezione umanitaria, diventerà irregolare e sarà espulso dal sistema di accoglienza pubblico come risultato della legge 132, il cosiddetto decreto sicurezza: “Vorrei solo un' opportunità per avere una mia vita e aiutare gli altri”. “Pensiamo che quest'Italia sia ancora oggi una maggioranza, ma una rappresentazione distorta fa sì che non sia visibile”, commenta Miraglia. Un' Italia lontana dai riflettori “che quotidianamente agisce per mitigare i danni di una legislazione, di politiche e comportamenti istituzionali che condannano i migranti a morire in mare, chiudono i porti, cancellano esperienze di accoglienza come gli Sprar”, sottolineano i promotori. Le organizzazioni di #IoAccolgo chiedono all' Unione europea un programma efficace di ricerca e salvataggio in mare, l' accoglienza delle persone bisognose di protezione, un' equa distribuzione dei richiedenti asilo tra i diversi Stati dell' UE. Adesioni possibili sottoscrivendo il manifesto sul sito www.ioaccolgo.it e rilanciarla sui social tramite l' hasthtag #IoAccolgo. (Luca Liverani – Avvenire)    

Venezuela: è di sei vittime il bilancio provvisorio del naufragio di una barca di profughi diretta a Curaçao

13 Giugno 2019 - Roma - Secondo fonti giornalistiche venezuelane sarebbero stati trovati senza vita i corpi di 6 migranti venezuelani (di cui uno identificato), che facevano parte di un gruppo di 32 profughi, salpati venerdì scorso dalle coste dello Stato venezuelano del Falcón con l’obiettivo di raggiungere l’isola di Curaçao (Antille Olandesi) e dispersi nel Mar dei Caraibi. Cinque naufraghi sarebbero invece stati tratti in salvo nell’isola. Si tratta, scrive il Sir,  del secondo naufragio in poche settimane sulla rotta tra le coste venezuelane e Curaçao: poche settimane fa si sono infatti registrati trenta dispersi. Altri e più frequenti casi si sono verificati sull’altra rotta, quella tra le coste nordorientali e l’isola di Trinidad, in Trinidad y Tobago. Secondo i più recenti dati forniti dall’UNHCR, sono 26mila attualmente i venezuelani che si trovano a Curaçao, 16mila ad Aruba, l’altra isola delle Antille Olandesi vicina alle coste del Paese sudamericano, e 40mila a Trinidad y Tobago.

Migrantes Piemonte Valle d’Aosta: “Pellegrini per la Pace” al Santuario Regina Pacis di Boves

13 Giugno 2019 - Cuneo - Una giornata di Pentecoste vissuta nell’incontro tra gruppi, paesi, lingue che si sono dati appuntamento per vivere una giornata di preghiera domenica 9 giugno 2019, presso il Santuario Regina Pacis, a Fontanelle di Boves (Cn), in occasione del “Pellegrinaggio dei popoli”, manifestazione annuale organizzata dal Coordinamento regionale Migrantes di Piemonte e Valle d’Aosta. Quest’anno l’incontro è stato ospitato nella Diocesi di Cuneo e organizzato dalla Migrantes di Cuneo. Giunto alla sesta edizione, il Pellegrinaggio ha coinvolto circa ottocento persone di diverse etnie provenienti dalle diocesi di Alba, Asti, Cuneo e Torino. “Pellegrini per la pace” è stato il tema della giornata, su cui i partecipanti hanno potuto riflettere e rivolgere le loro preghiere nei momenti dedicati: la mattina in tre diverse Vie Crucis e nella S. Messa celebrata a chiusura della manifestazione dal Vescovo di Asti Mons. Marco Prastaro, delegato regionale Migrantes. La giornata è stata anche occasione per condividere canti e balli tradizionali dei diversi paesi di provenienza dei pellegrini, nel parco adiacente il Santuario. “L’atmosfera che si è creata domenica ci riempie il cuore. Forse per merito del luogo e della disposizione del Santuario, i pellegrini erano stretti in un ‘abbraccio’ – afferma Don Giuseppe Costamagna, direttore della Migrantes di Cuneo a conclusione della manifestazione -. Un abbraccio che ricorda la Pentecoste e la Madonna”. A fare la loro parte sono stati anche i volontari e la comunità di Fontanelle che hanno partecipato all’organizzazione e agli eventi della manifestazione. “La banda del paese ha suonato per i pellegrini, il Rettore del Santuario, Don Giuseppe Panero, ha partecipato al Pellegrinaggio con grande coinvolgimento – continua Don Giuseppe Costamagna -. Domenica abbiamo potuto vivere la bellezza del sentirsi un’unica famiglia, nel rispetto delle diversità di ogni comunità”. L’esperienza di comunione vissuta domenica al Santuario di Fontanelle di Boves dimostra quanto sia opportuno e urgente concentrarsi, oltre le parole, nel promuovere momenti di condivisione e di preghiera tra sorelle e fratelli cristiani, anche migranti, come ha sottolineato Sergio Durando, direttore della Migrantes regionale al termine della Santa Messa in Santuario: “Tutti possiamo diventare operatori di pace, ogni giorno, per costruire comunità più unite, solidali e aperte. Il Pellegrinaggio si sta chiudendo, ma parte da Fontanelle di Boves un’onda di testimoni e portatori di pace che si propagherà nel tempo e nello spazio, a partire dai nostri ambienti di vita quotidiana”.  

Io accolgo: domani la presentazione della Campagna

12 Giugno 2019 - Roma - Dare visibilità a tutte quelle esperienze diffuse di solidarietà che contraddistinguono il nostro Paese: dalle famiglie che ospitano stranieri che non hanno più un ricovero alle associazioni che organizzano corridoi umanitari, dai tanti sportelli legali e associazioni di giuristi che forniscono gratuitamente informazioni e assistenza ai migranti a chi apre ambulatori in cui ricevere assistenza sanitaria gratuita e a chi coopera a livello internazionale per accompagnare le migrazioni forzate. È l’obiettivo della campagna ‘Io Accolgo’ che verrà presentata domani, giovedì 13 giugno in una conferenza stampa (presso l’Hotel delle Nazioni alle 12) da un ‘cartello’ di associazioni e movimenti. Tra i promotori anche la Fondazione Migrantes.  

Migranti venezuelani: preoccupazione organizzazioni religiose e umanitarie, preoccupazione per decisione Perù di aprire frontiera solo a chi è provvisto di visto umanitario

12 Giugno 2019 - Roma -  “Preoccupazione per la decisione adottata dal Perù lo scorso 6 giugno, la quale chiede alle persone venezuelane di esibire un visto umanitario per accedere al territorio peruviano”: viene espressa da un nutrito numero di organizzazioni ecclesiali e sociali di tutta l’America Latina, appartenenti al Gruppo di lavoro per la mobilità umana dei venezuelani. Una nota diffusa ieri mette in luce che il provvedimento, destinato a entrare in vigore a partire dal 15 giugno, “invece che essere di carattere umanitario, si trasformerà in una barriera inaccessibile” che impedirà l’ingresso in Perù a “una popolazione che ha diritto alla protezione internazionale”. Infatti, “questa nuova restrizione ha un impatto diretto sulla possibilità di accedere al diritto di chiedere e ricevere asilo da parte delle persone che forzatamente sono costrette a uscire dal Venezuela”. La nota ricorda che il provvedimento è già stato preso dal Cile lo scorso anno e si è risolto in un fallimento, visto che solo il 30% dei migranti venezuelani ha presentato la documentazione, mentre la maggioranza continua a entrare con il visto turistico. Le organizzazioni firmatarie della nota ricordano che “è totalmente contraddittorio affermare la violazione dei diritti umani che si vive nel territorio venezuelano e, al tempo stesso, chiudere le frontiere a questa popolazione”. Agli Stati le organizzazioni chiedono, sulla scorta delle indicazioni date dall’Onu attraverso l’UNHCR, di facilitare l’ingresso e la concessione di asilo ai venezuelani che continuano a lasciare il loro Paese. (Sir)  

Ancora partenze: 61 persone riportate in Libia

12 Giugno 2019 - Roma - Una sessantina di migranti, quasi tutti provenienti dal Sudan, sono stati recuperati ieri dalla Guardia costiera libica su un gommone alla deriva che si trovava a “92 miglia a nord-ovest di Khoms”, quindi a est di Tripoli. Lo riferisce un post pubblicato nel pomeriggio dalla pagina Facebook della Marina libica. I 61 migranti erano tutti uomini (49 i sudanesi) tranne una donna del Togo. In cinque hanno dichiarato di provenire dal Bangladesh e gli altri dal Benin (4), Ciad e Mali. L’intervento, innescato da “una richiesta di soccorso” lanciata dallo stesso gommone, è stato compiuto dalla motovedetta “Obari”. Dopo aver ricevuto “le necessarie cure umanitarie e mediche”, i migranti sono stati affidati al “centro di accoglienza” dell’Autorità per la lotta all’immigrazione illegale di “Souk al Khoms”, riferisce nella nota la Marina libica riferendosi implicitamente a una località situata un centinaio di chilometri in linea d’aria a est di Tripoli. Nonostante, infatti, il calo degli arrivi in Italia, e la riduzione drastica di navi civili di salvataggio, le partenze dalla Libia non si sono azzerate. Da inizio anno, infatti, a fronte di 2.144 arrivi sulle coste italiane via mare, altre 2.747 persone sono state intercettate e riportate in Libia dalla cosiddetta guardia costiera di Tripoli. Tra loro anche circa 270 bambini (dati ACNUR aggiornati al 10 giugno). Nei fatti, sono ad oggi di più le persone costrette a tornare nel Paese da cui cercano di fuggire, e dove sono in corso violenti scontri, nonostante tutte le organizzazioni internazionali abbiamo ormai formalmente dichiarato che la Libia non può essere considerato un porto sicuro.  

“Mediterraneo Requiem”: in memoria delle vittime del mare

11 Giugno 2019 - Roma - Il 24 giugno alle ore 21, nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola a Roma, verrà eseguito il Requiem di Fauré op.48 per soli, coro e pianoforte. L'evento - organizzato dal Comitato Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche e dal Teatro Baretti di Torino - intende offrire alla cittadinanza un momento di raccoglimento e riflessione sulla tragedia dei migranti che quotidianamente muoiono nei nostri mari. All’evento partecipano diversi cori provenienti da diverse città italiane.

Migrantes Tivoli: sabato la Festa dell’Integrazione

11 Giugno 2019 - Tivoli – L’Ufficio pastorale Migrantes della diocesi di Tivoli organizza anche quest’anno una festa dell’integrazione interculturale, che si terrà sabato prossimo nella parrocchia Santa Maria del Popolo di Villalba di Guidonia. Questa festa è un evento ecclesiale e cittadino che si propone come luogo di incontro, di conoscenza e di condivisione della ricchezza culturale tra i vari gruppi dei migranti presenti nel nostro tessuto comunitario e sociale insieme al popolo italiano che accoglie. Come nelle procedenti edizioni, la festa si svolgerà in tre momenti essenziali: un convegno, una celebrazione Eucaristica e una festa dei popoli. Quest’anno il convegno propone una riflessione sul tema “Migranti e Rifugiati: un’opportunità di arricchimento interculturale”; la Messa sarà il momento centrale della comunione in Cristo e sarà animata da varie espressioni liturgiche e dai canti delle comunità etniche; infine la serata sarà allietata con musiche, balli e gastronomia dei vari popoli. Con questo evento si mira a raggiungere alcuni degli obiettivi di cui la Migrantes si fa carico nel cammino della Chiesa. Innanzitutto sensibilizzare la comunità Cristiana affinché, anche la realtà del migrante, possa essere parte integrante di essa come occasione di comunione e di cattolicità senza dimenticare che essa rappresenta anche un significativo luogo di evangelizzazione. Dall’altra parte offrire ai migranti l’espressione di quella premura pastorale che la Chiesa, maestra in umanità, non può far mancare a nessuno dei figli di Dio; così pure la promozione di un’integrazione autentica come la definisce papa Francesco: “Il verbo integrare si traduce in aprire spazi di incontro interculturale, favorire l’arricchimento reciproco e promuovere percorsi di cittadinanza attiva”. Infatti, la promozione dell’integrazione è prima di tutto professare la nostra fede di essere Chiesa costituita da Cristo, il quale ci ha redenti “uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e ha fatto di noi” la sua Chiesa ( Apocalisse 5,9–10). Pertanto riconoscere la ricchezza reciproca, che siamo gli uni per gli altri, diventa esigenza primaria del nostro cammino ecclesiale. Questa festa è in effetti un’occasione per creare comunione attraverso quelle fraterne relazioni che permettono di vederci negli occhi come fratelli e di accoglierci come uomini e donne che amano la vita, la solidarietà e la voglia di stare insieme. Obiettivo dell’incontro è quello di abbassare il muro della diffidenza, della paura e dello sguardo dallo straniero. In questo modo ognuno porta lo zaino della vita, con l’esperienza del proprio vissuto e con il cuore che è abitazione di amicizia e di verità. Il difficile cammino dell’integrazione nasce dall’incontro, dalla stretta di mano, dal sorriso che offriamo come sincera volontà di stare insieme nella pace e nello scoprire che l’altro è dono, anzi perla preziosa che circonda come un diadema luminoso il cammino della mia vita. Le varie culture che ci contraddistinguono e che dipingono di speranza il nostro cammino di vita si devono trasformare in volani di progresso, volani di accesso e volani d’integrazione. È nella cultura che si superano i conflitti. È nella cultura che ci ritroviamo tutti, uomini e donne, in cerca di una civiltà dell’accoglienza, della reciproca responsabilità e dell’armoniosa convivenza. Nel contesto odierno in cui la realtà dell’immigrazione è diventata una delle maggiori sfide della società, la testimonianza della Chiesa può essere provvidenziale per non alimentare gli eccessi in un senso o in un altro ma portare la luce di Cristo che ci chiama alla fede, alla carità e alla speranza. (don Denis Kibangu Malonda - Direttore Ufficio Migrantes Tivoli)

Centro Astalli: dolore e cordoglio per le vittime di oggi davanti all’isola di Lesbo

11 Giugno 2019 - Roma – “Esprimiamo dolore e cordoglio per le vittime di questa ennesima tragedia in mare”. E’ quanto scrive in una nota il Centro Astalli commentando la notizia della morte di almeno 7 persone, in un naufragio nel mar Mediterraneo. Le vittime, due bambine, 4 donne e un uomo, viaggiavano su un barcone affondato questa mattina davanti alle coste dell’isola di Lesbo, in Grecia. Al momento dei soccorsi 57 migranti sono stati tratti in salvo dalla Guardia Costiera greca, intervenuta sul posto. “La perdita di queste vite umane – scrive il Centro Astalli - è prezzo troppo alto da pagare. La vita e la dignità delle persone non possono essere ignorate. Già vittime di guerre, violazioni dei diritti umani e disuguaglianze nei loro paesi, sono vittime anche dell’indifferenza e degli atteggiamenti di chiusura dei governi europei. Chiediamo nell’immediato operazioni di salvataggio coordinate che salvino chi è costretto a fuggire dalla guerra, l’attivazione di vie legali per chi ha diritto di chiedere asilo, visti e quote di ingresso che permettano di gestire in sicurezza i flussi migratori verso l’Europa”.

Barcone affonda davanti a Lesbo: sei morti

11 Giugno 2019 - Roma - Un barcone carico di migranti è affondato questa mattina davanti alle coste dell'isola di Lesbo, in Grecia, provocando la morte di almeno sei persone: lo riportano i media internazionali, che citano la Guardia Costiera greca. Almeno 57 persone sono state tratte in salvo.(Ansamed).  

Papa Francesco: “gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza”

11 Giugno 2019 - Città del Vaticano - “Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che però apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini”. A denunciarlo ancora una volta è stato il Papa, ricevendo in udienza, ieri, i membri della Roaco, in occasione della loro plenaria. “Questa è l’ipocrisia di cui ho parlato”, ha commentato a braccio papa Francesco: “Siamo qui consapevoli che il grido di Abele sale fino a Dio, come ricordavamo proprio a Bari un anno fa, pregando insieme per i nostri fedeli in Medio Oriente”. “Insieme al lamento e al pianto, sentirete in questi giorni voci di speranza e consolazione”, ha proseguito il pontefice: “Sono gli echi di quella instancabile opera di carità che è resa possibile anche attraverso ciascuno di voi e gli organismi che rappresentate. Essa manifesta il volto della Chiesa e contribuisce a renderla viva, in particolare alimentando la speranza per le giovani generazioni. I giovani hanno il diritto di sentirsi annunciare la parola affascinante ed esigente di Cristo e, come abbiamo avuto modo di condividere durante l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi dello scorso ottobre, quando incontrano un testimone autentico e credibile non hanno paura di seguirlo e di interrogarsi sulla loro vocazione”. “Vi prego di proseguire e aumentare l’impegno perché nei Paesi e nelle situazioni che sostenete i giovani possano crescere in umanità, liberi da colonizzazioni ideologiche, con il cuore e la mente aperti, apprezzando le proprie radici nazionali ed ecclesiali e desiderosi di un futuro di pace e di prosperità, che non lasci indietro nessuno e nessuno discrimini”: “Quest’anno, i giovani dell’Etiopia e dell’Eritrea – dopo la tanto sospirata pace tra i due Paesi – abbandonando le armi sentono vere le parole del Salmo: ‘Hai mutato il mio lamento in danza’”. “Sono certo che i giovani sentono forte il richiamo a quella fraternità sincera e rispettosa di ciascuno, che abbiamo richiamato con il Documento sottoscritto ad Abu Dhabi insieme al Grande Imam di Al-Ahzar”, ha concluso il Papa: “Aiutatemi a farlo conoscere e a diffondere quella alleanza buona per il futuro dell’umanità in esso contenuto. E impegniamoci tutti a preservare quelle realtà che ne vivono il messaggio già da anni, con un particolare pensiero alle istituzioni formative, scuole e università, tanto preziose specie in Libano e in tutto il Medio Oriente, laboratori autentici di convivenza e palestre di umanità a cui tutti possano facilmente accedere”.

Axel ce l’ha fatta: ora è in Usa, studia e cammina di nuovo

10 Giugno 2019 - Milano - Posa con l’abito del diploma della Hogg Middle School appena ottenuto, a fianco alla bandiera del suo Nicaragua. Axel Palacio Molina sorride fiero. Non solo per il successo scolastico conseguito. Finalmente, dopo oltre dieci mesi di calvario, il 15enne ha abbandonato stampelle e sedia a rotelle. Nello scatto appare ben ritto sulle sue gambe. “Guarda come me le hanno aggiustate bene!”, dice il ragazzino. A rimetterlo in piedi sono stati i medici dell’ospedale pediatrico di Houston che hanno effettuato un delicato intervento, finanziato dalla chiesa protestante Ecclesia, per estrarre il proiettile conficcato nell’anca destra. “Lo sapevo che se fossi arrivato negli Usa, avrei potuto correre di nuovo”, afferma raggiante. E’ stata questa convinzione granitica a dare la forza a lui e al resto della famiglia di camminare – nel senso letterale del termine – per oltre 4mila chilometri. In buona parte insieme alla Carovana che, lo scorso autunno, ha raccolto migliaia di disperati del Centroamerica. Uomini, donne, bimbi e adolescenti in fuga dalla violenza delle bande criminali che tengono in ostaggio interi pezzi della regione, dalla corruzione che divora l’economia, dal cambiamento climatico che secca i raccolti. Axel e la sua famiglia scappavano dalla feroce repressione di Daniel Ortega. Erano stati i suoi sgherri a soffocare nel sangue la protesta civica a Diriamba, città a una quarantina di chilometri da Managua, l’8 luglio scorso. Una rivolta pacifica, portata avanti in gran parte da giovani e giovanissimi, come Axel e il suo amico Josué. “Noi lo chiamavamo ‘Fetito’, perché era piccolo e magro. Era il mio migliore amico. La polizia di Ortega è arrivata all’alba, armata fino a denti. Hanno sparato ad altezza d’uomo. ‘Fetito’ era stato colpito ed era caduto a terra. Si sono avvicinati e l’hanno finito con un proiettile di Kalashnikov al torace. Ho cercato di fargli scudo con il mio corpo e sono stato ferito”, racconta Axel che si è salvato per un soffio. Altri manifestanti l’hanno portato via in braccio e l’hanno tenuto nascosto. “Non ci hanno messo molto a venire a casa ha cercarlo. Hanno fatto tre irruzioni. Ogni volta dicevano: ‘Tuo figlio è un terrorista. Dove sono le armi?’. Ovviamente non c’era nessun arma. Ero una maestra, al limite potevano trovare qualche quaderno.. Mio figlio non aveva ancora compiuto 15 anni, come poteva essere un terrorista? – aggiunge la madre, Idania Molina -. La terza volta, si sono scagliati su mia figlia di 17 anni. ‘Ora la facciamo parlare’, dicevano. Sapevo che cosa significava, non potevo permetterlo. Allora li ho supplicati: ‘Fate quello che volete a me, ma lei lasciatela stare…’ Allora si sono accaniti su di me”. A quel punto, la vita dei Palacio Molina era segnata. Restare significava la morte. Per questo, attivisti per i diritti umani e sacerdoti hanno aiutato Idania a raggiungere Managua con l’altra figlia, Chely, di 12 anni, per denunciare. “Là siamo rimaste nascoste in attesa di ricongiungerci con Axel e il marito di Idania, Lester, e lasciare il Paese, ovviamente di nascosto. La cosa peggiore è stata dover lasciare la mia figlia maggiore. Era troppo sorvegliata ed è dovuta rimanere con mia madre. Non sa quanto mi manca..”. Per seminare la polizia orteguista, la famiglia ha cambiato cinque “case sicure”, come vengono chiamati i luoghi in cui si nascondono i dissidenti. Poi, alla fine di agosto, una volta riunita la famiglia, l’esilio. Prima l’Honduras, poi il Guatemala quindi il Messico, dove ha incontrato la Carovana. “I fratelli centroamericani sono stati molto solidali. Sono rimasti commossi dalla nostra storia. Dato che non riuscivo a camminare mi hanno portato a spalle per lunghi tratti. Poi, insieme alle autorità del Chiapas, hanno fatto una colletta per comprare una sedia a rotelle. Mi dicevano: “Almeno tu devi farcela”. E’ anche grazie a loro se sono qui. Grazie a loro e ai giornali che hanno scritto di me”, afferma Axel. Già perché la storia del piccolo nicaraguense che marciava verso gli Usa in sedia a rotelle ha conquistato i media internazionali, tra cui Avvenire, tra i primi a raccontarla e a cercare di aiutare a distanza i Palacio Molina. “Quando, finalmente, abbiamo raggiunto il confine tra Matamoros e Brownsville, gli agenti avevano sentito parlare di noi. Così ci hanno fatto restare ‘solo’ un giorno accampati sul ponte in attesa di poter presentare domanda di asilo”, sottolinea Idania. Da quando, dalla primavera 2018, Donald Trump ha imposto una stretta sulle istanze di rifugio, le richieste vengono accettate con il contagocce. Le persone attendono mesi alla frontiera prima di poterla sottoscrivere e, in genere, vengono rispediti ad aspettare la risposta in Messico. Per i Palacio Molina, però, alcune guardia coraggiose hanno fatto un’eccezione. Quel 7 gennaio, in bilico tra Messico e Usa, Idania lo ricorda perfettamente. Il terrore di essere divisi o respinti. Il freddo pungente della notte. I passi marziali dell’uomo di guardia. E, alla fine, quelle parole di salvezza pronunciate in un misto di inglese e spagnolo: “E’ il ragazzino della sedia a rotelle. Loro devono passare”. Certo, si tratta solo di un primo passo. Non poco, però, nell’epoca di muri a oltranza, fisici e legali, per fermare il flusso dei rifugiati. I Palacio Molina hanno presentato istanza e sono stati ascoltati in una prima udienza. Ne occorrono, però, almeno altre due per sapere se potranno restare sul suolo statunitense. Nel frattempo, però, grazie a Ecclesia, hanno trovato una prima sistemazione a Houston. Idania fa le pulizie ad ore, Lester qualche lavoretto di tanto in tanto, Chely frequenta la scuola. Come Axel che, allo studio, abbina continui esercizi di riabilitazione. “Sono stati mesi duri, durissimi. Ma ne è valsa la pena. Ormai cammino senza troppo sforzo, sto imparando l’inglese e ho terminato la terza media. A scuola, professori e compagni hanno cercato di darmi una mano per inserirmi, così sono riuscito a prendere dei buoni voti. Quando mi chiedono che cosa vorrei fare da grande, rispondo il Marine. Per ripagare questo Paese che mi ha accolto. E con i risparmi, vorrei fare dei regali a quanti mi hanno aiutato quando non avevo niente. Ci vorrà tempo lo so. Ma la Carovana mi ha insegnato la pazienza. Si avanza così: un passo alla volta”. (Lucia Capuzzi – Avvenire)

Chaire Gynai compie un anno: il progetto di integrazione “a tempo” per migranti

7 Giugno 2019 - Roma - Accogliere, proteggere, promuovere ed integrare: i 4 verbi della migrazione, lanciati da Papa Francesco, si fanno sintesi in Chaire Gynai (Benvenuta donna), un progetto voluto dallo stesso Pontefice e abbracciato dalla Congregazione delle suore missionarie scalabriniane. Si tratta di un percorso di integrazione “a tempo” per donne migranti, rifugiate e per i loro piccoli che sabato 1 giugno, giorno in cui ricorre la festa liturgica del beato Giovanni Battista Scalabrini, ha compiuto un anno. Chaire Gynai è un progetto realizzato con la collaborazione della Congregazione per gli Istituti di vita Consacrata e le Società di vita apostolica, la Uisg (Unione italiana superiore generali), l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e grazie al sostegno dell’Istituto delle Suore missionarie del Sacro Cuore di Gesù (Cabriniane) che hanno messo a disposizione le loro strutture e tutto l’impegno necessario per la realizzazione. “E’ un progetto di semiautonomia fondato sull’accoglienza, la protezione, la promozione e l’integrazione per percorsi di vita autonoma e di processi di cittadinanza e inclusione sociale, aiutandole a superare la paura con la speranza”, spiega suor Eleia Scariot, la scalabriniana coordinatrice del progetto. Nelle due case messe a disposizione per Chaire Gynai (una in via Pineta Sacchetti, in zona Gemelli, l’altra in via Michele Mercati, ai Parioli), sono passate quest’anno diverse migranti, alcune delle quali hanno già terminato il loro percorso di semi autonomia e hanno già lasciato le loro case. Loro ora lavorano e sono integrate nella città di Roma. “Sentiamo i frutti di questo progetto e ne siamo contente – dice suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane – E’ un anno pieno di gratitudine per i volontari, le istituzioni e per tutte le congregazioni che hanno partecipato in un progetto che per noi era un sogno ma che è diventato realtà”. “E’ un privilegio portare avanti questo progetto, con una profonda azione di comunione”, commenta Suor Barbara Louise Staley, superiora delle suore missionarie del Sacro Cuore di Gesù.

Papa in Romania: la riflessione di don Miclaus

6 Giugno 2019 - Torino - Tre giorni di grazia, gioia e pace sotto il segno della pioggia purificante e del sole della speranza. La visita di Papa Francesco in Romania avviene a vent’anni dalla visita del Santo Papa Giovanni Paolo II e a trent’anni da quando il popolo romeno si è liberato dal Regime comunista. Se la prima visita di Wojtyla ha avuto un carattere politico ed ecumenico, questo viaggio apostolico ha avuto un carattere prevalentemente pastorale. Francesco ha incontrato le autorità dello Stato e anche i fratelli ortodossi, ma in modo speciale ha voluto visitare e confortare i cattolici, lì dove vivono, nelle tre province storiche Muntenia, Moldavia e Transilvania. La visita di Papa Bergoglio, come abbiamo visto, è stata preparata in tutti i dettagli e ha avuto un grande successo. Per molti dei nostri cattolici è stato un sogno che è diventato realtà. Finalmente la gente ha potuto incontralo, vederlo e ascoltarlo. Tutti siamo stati impressionati dalla sua umiltà, dalla semplicità, dalla bontà che si vedeva sul suo viso sorridente, ma soprattutto siamo stati impressionati dalle sue parole sagge e profonde che sono rimaste nei nostri cuori. In un Paese multietnico e multiconfessionale come la Romania, il Papa ci ha aiutato a cambiare in meglio, a guardare l’altro non con sospetto ma con amore, a saper ascoltare anche il vicino che non ha le stesse idee politiche o che è di un’altra religione o etnia. Ci ha invitati tutti a camminare insieme con «la consapevolezza della centralità della persona umana e dei suoi diritti inalienabili». Il Papa ha toccato diversi temi importanti e vorrei fermarmi su due, che sono di stretta attualità: quello dei migranti e quello dei rom. Le parole del Papa sui migranti sono state una consolazione per centinaia di migliaia di persone che vivono all’estero e a volte sono discriminate, derise sia nel Paese di partenza, sia in quello di arrivo. Nel suo primo discorso nel Palazzo Cotroceni, a Bucarest, davanti alle autorità politiche e al corpo diplomatico, Papa Francesco ha detto: «Rendo omaggio ai sacrifici di tanti fi gli e figlie della Romania che, con la loro cultura, il loro patrimonio di valori e il loro lavoro arricchiscono i Paesi in cui sono emigrati e con il frutto del loro impegno aiutano le loro famiglie rimaste in patria. Pensare ai fratelli e alle sorelle che sono all’estero è un atto di patriottismo, è un atto di fratellanza, è un atto di giustizia». Nell’ultimo giorno, a Blaj, dopo la Messa con i grecocattolici, durante la quale ha beatificato sette vescovi martiri del regime comunista, il Papa ha voluto incontrare anche la comunità rom radunata nel cortile e nella loro chiesa greco-cattolica per incoraggiarla e anche per chiedere perdono: «Chiedo perdono – in nome della Chiesa al Signore e a voi – per quando, nel corso della storia, vi abbiamo discriminato, maltrattato o guardato in maniera sbagliata (…) e non siamo stati capaci di riconoscervi, apprezzarvi e difendervi nella vostra peculiarità. Anche voi», ha continuato il Papa, «come popolo avete un ruolo da protagonista da assumere e non dovete avere paura di condividere e offrire quelle specifiche caratteristiche che vi costituiscono e che segnano il vostro cammino, e delle quali abbiamo tanto bisogno: il valore della vita e della famiglia in senso allargato (cugini, zii…); la solidarietà, l’ospitalità, l’aiuto, il sostegno e la difesa dei più deboli all’interno della loro comunità; la valorizzazione e il rispetto degli anziani, un grande valore che voi avete; il senso religioso della vita, la spontaneità e la gioia di vivere». Nel viaggio di ritorno, rispondendo alle domande dei giornalisti, il Papa ha espresso l’ammirazione per il bellissimo paesaggio romeno: «Che bello, di una bellezza che non ho mai visto prima». Non posso dimenticare la sua promessa: «Porterò i vostri volti nella mia memoria e anche nelle mie preghiere». Nel suo messaggio preparatorio Papa Francesco aveva detto che sarebbe venuto come «pellegrino» e «fratello» per «camminare insieme» in modo da lasciar «cadere le barriere che ci separano dagli altri». Come romeno spero che il desiderio del Papa si realizzi al più presto, per il bene del nostro Paese e dell’Europa unita. (don George Miclaus, cappellano dei cattolici romeni della Diocesi di Torino – La Voce e il Tempo)

Il salvagente di un bimbo donato al Papa

6 Giugno 2019 - Roma - Un salvagente indossato da un piccolo migrante durante un’operazione di salvataggio. È il dono consegnato a Papa Francesco ieri mattina, al termine dell’udienza generale. Lo scrive l’Osservatore Romano nell’edizione di oggi. A portare il dono è stata l’associazione 'Salvamento marittimo umanitario' (Smh) di Gipuzkoa in Spagna che si occupa dal 2015 di aiuti e soccorsi in mare. I volontari spagnoli che operano in particolare tra l’Egeo e la Grecia (diventata nuovamente prima meta di approdo per migliaia di migranti) attraverso il presidente Inigo Mijangos Churruca hanno voluto esprimere al Papa il loro ringraziamento e la loro riconoscenza per tutto quello che fa e dice a favore dei migranti.