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Papa Francesco: migranti forzati “grido nel deserto della nostra umanità”

21 Dicembre 2019 - Città del Vaticano - I migranti forzati rappresentano in questo momento “un grido nel deserto della nostra umanità”. La Chiesa è chiamata a “ricordare a tutti che non si tratta solo di questioni sociali o migratorie ma di persone umane, di fratelli e sorelle che oggi sono il simbolo di tutti gli scartati della società globalizzata”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco nel discorso alla Curia Romana per gli auguri di Natale. La Chiesa, ha aggiunto, è chiamata a “testimoniare che per Dio nessuno è ‘straniero’ o escluso’. È chiamata a svegliare le coscienze assopite nell’indifferenza dinanzi alla realtà del Mar Mediterraneo divenuto per molti, troppi, un cimitero”. “Radicata nella sua tradizione di fede e richiamandosi, negli ultimi decenni, al magistero del Concilio Vaticano II – ha sottolineato il Papa citando la Populorum progressio –  la Chiesa ha sempre affermato la grandezza della vocazione di tutti gli esseri umani, che Dio ha creato a sua immagine e somiglianza perché formassero una sola famiglia; e al tempo stesso ha cercato di abbracciare l’umano in tutte le sue dimensioni”. “L’umanità è la cifra distintiva con cui leggere la riforma”, il suggerimento di Francesco: “L’umanità chiama, interpella e provoca, cioè chiama a uscire fuori e a non temere il cambiamento. Non dimentichiamo che il Bambino adagiato nel presepe ha il volto dei nostri fratelli e sorelle più bisognosi, dei poveri che sono i privilegiati di questo mistero e, spesso, coloro che maggiormente riescono a riconoscere la presenza di Dio in mezzo a noi”. (R.I.)  

Cagliari: domani l’incontro del vescovo con i migranti

20 Dicembre 2019 - Cagliari – L’arcivescovo emerito di Cagliari, Mons. Arrigo Miglio, sabato 21 dicembre, nell'aula magna del Seminario arcivescovile, incontrerà i migranti del territorio. L’iniziativa è promossa dalla diocesi attraverso gli uffici Caritas e Migrantes diocesani insieme al CSV Sardegna Solidale. Un incontro che nasce con l'obiettivo di promuovere un momento di confronto e conoscenza reciproca tra le varie comunità. Saranno presenti i direttori Migrantes e Caritas - don Marco Lai e p. Stefano Messina -  i capi religiosi, i referenti e i membri delle diverse comunità di immigrati. L’iniziativa vedrà gli interventi di partecipanti di varie nazionalità, culture e religioni nell’ottica della “costruzione di una civiltà del dialogo”.

Migrantes Cosenza-Bisognano: domenica 22 dicembre celebrazione con le comunità etniche

20 Dicembre 2019 - Cosenza – “Vogliamo vivere il Natale come una grande famiglia umana”, questo lo spirito che animerà la Santa Messa organizzata dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Cosenza-Bisignano che, domenica 22 dicembre, alle ore 17, presso il Duomo di Cosenza, accoglierà tutte le comunità presenti in città per un celebrazione con l’arcivescovo,  Mons. Francesco Nolè e con molti cristiani cattolici provenienti da almeno quattro continenti, Europa, Asia, Africa e America del centro e del sud, e con i sacerdoti e le suore che li accompagnano. I canti e le preghiere proposte da persone provenienti da esperienze e nazioni differenti caratterizzeranno la Celebrazione in cui “rivolgeremo – dice il direttore Migrantes Pino Fabiano – una particolare preghiera a Gesù per affidargli i tanti migranti che nel mondo saranno, in questo giorno, lontani dalla propria terra, dalla propria famiglia, dalla propria comunità parrocchiale, affinché trovino nei fratelli cristiani, nei paesi di arrivo, l’accoglienza evangelica”.

Migrantes Pordenone: il Natale nel mondo

19 Dicembre 2019 -

Pordenone – Nei giorni scorsi, nella chiesa di San Giacomo Apostolo di Praturlone, si è svolto il concerto "Natale nel mondo". Si è trattato di un’iniziativa organizzata dalla Commissione diocesana Migrantes della diocesi di Concordia-Pordenone: è stata un’occasione d’incontro e di condivisione tra le diverse comunità cattoliche presenti sul territorio, che hanno proposto i loro canti tradizionali di Natale. Oltre a canti italiani anche canti della tradizione filippina, romena, ghanese, ucraina, romena, etc. Un appuntamento questo - scrive il settimanale diocesano “Il Popolo”  - che si rinnova da sette anni e che aiuta a valorizzare  le diversità nella comunione di un credo che avvicina tutti i popoli.

Papa Francesco: impegno imprescindibile della Chiesa a salvare vite umane

19 Dicembre 2019 - Città del Vaticano – “Come possiamo non ascoltare il grido disperato di tanti fratelli e sorelle che preferiscono affrontare un mare in tempesta piuttosto che morire lentamente nei campi di detenzione libici, luoghi di tortura e schiavitù ignobile? Come possiamo rimanere indifferenti di fronte agli abusi e alle violenze di cui sono vittime innocenti, lasciandoli alle mercé di trafficanti senza scrupoli? Come possiamo ‘passare oltre’, come il sacerdote e il levita della parabola del Buon Samaritano facendoci così responsabili della loro morte? La nostra ignavia è peccato!”.Papa Francesco, nella tarda mattinata di oggi, ha incontrato i rifugiati arrivati recentemente da Lesbo con i corridoi umanitari e ha fatto collocare una croce, con un giubbotto salvagente nell’accesso al Palazzo Apostolico dal Cortile del Belvedere in ricordo dei migranti e dei rifugiati. E’ il giubbotto di un migrante morto durante la sua traversata per raggiungere l’Europa e che è stato consegnato al Papa. “Questo è il secondo giubbotto salvagente che ricevo in dono”, ha detto spiegando che il primo gli era stato regalato da un gruppo di soccorritori e apparteneva a una bambina morta. “L’ho donato poi ai due Sottosegretari della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale”: “ho detto loro: ‘Ecco la vostra missione!” sottolineando che con questo gesto ha voluto “significare l’imprescindibile impegno della Chiesa a salvare le vite dei migranti, per poi poterli accogliere, proteggere, promuovere ed integrare”. Il secondo giubbotto rappresenta “un’altra morte causata dall’ingiustizia. Già, perché è l’ingiustizia che costringe molti migranti a lasciare le loro terre. È l’ingiustizia che li obbliga ad attraversare deserti e a subire abusi e torture nei campi di detenzione. È l’ingiustizia che li respinge e li fa morire in mare”. I soccorritori “mi hanno raccontato come stiano imparando l’umanità dalle persone che riescono a salvare. Mi hanno rivelato come in ogni missione riscoprano la bellezza di essere un’unica grande famiglia umana, unita nella fraternità universale”, ha detto ancora il Papa che ha deciso di esporre questo giubbotto salvagente, “crocifisso” su questa croce, per “ricordarci che dobbiamo tenere aperti gli occhi, tenere aperto il cuore, per ricordare a tutti l’impegno inderogabile di salvare ogni vita umana, un dovere morale che unisce credenti e non credenti”. Papa Francesco ha un’identità ringraziato il Signore “per tutti coloro che hanno deciso di non restare indifferenti e si prodigano a soccorrere il malcapitato, senza farsi troppe domande sul come o sul perché il povero mezzo morto sia finito sulla loro strada. Non è bloccando le loro imbarcazioni – ha quindi detto - che si risolve il problema. Bisogna impegnarsi seriamente a svuotare i campi di detenzione in Libia, valutando e attuando tutte le soluzioni possibili. Bisogna denunciare e perseguire i trafficanti che sfruttano e maltrattano i migranti, senza timore di rivelare connivenze e complicità con le istituzioni. Bisogna mettere da parte gli interessi economici perché al centro ci sia la persona, ogni persona, la cui vita e dignità sono preziose agli occhi di Dio. Bisogna soccorrere e salvare, perché siamo tutti responsabili della vita del nostro prossimo, e il Signore ce ne chiederà conto al momento del giudizio”. (Raffaele Iaria)

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Del Re (viceministro Esteri): “bellissima notizia impegno di Papa Francesco” su una “strategia capace di risolvere questioni fondamentali”

19 Dicembre 2019 - Roma -  “Una bellissima notizia perché i corridoi umanitari costituiscono una delle strategie legate alle migrazioni più capaci di risolvere questioni fondamentali”. Così Emanuela Del Re, viceministro per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, definisce in una video-intervista al Sir il sostegno che anche Papa Francesco sta dando alla iniziativa dei corridoi umanitari. Proprio oggi attorno alle 13 circa, il Papa incontra in Vaticano, al termine delle udienze della mattina, i 33 profughi giunti a Roma lo scorso 4 dicembre grazie ad un corridoio umanitario. Dopo la sua missione ecumenica a Lesbo, Papa Francesco ha chiesto al suo elemosiniere, il card. Konrad Krajewski, di recarsi di nuovo nell’isola greca e di accompagnare, con la Comunità di Sant’Egidio e attraverso i corridoi umanitari, a Roma i rifugiati. “Sapere che Papa Francesco si è espresso positivamente sull’idea di trasferire persone vulnerabili nei nostri Paesi attraverso dei corridoi, che siano sicuri, per me è naturalmente un motivo di grande gioia. È una bellissima notizia quando si esprime un leader religioso come lui, con un atteggiamento ecumenico e trasparente, dando un impulso così forte a questa iniziativa”. Il viceministro spiega che, da una parte, i corridoi umanitari rispondono ai “timori che le nostre società a volte manifestano” nei confronti dei flussi migratori in quanto consentono di arrivare nei nostri Paesi “persone che sono state identificate, che hanno quindi acquisito già uno status relativo alla loro vulnerabilità” e, dall’altra, permettono a queste persone di arrivare “in tutta sicurezza attraverso voli di linea normali e con una possibilità qui di costruire un progetto di vita”. Nei giorni scorsi Del Re è intervenuta al Summit globale sui rifugiati a Ginevra, chiedendo “una iniziativa internazionale per promuovere il modello italiano dei corridoi umanitari per una politica migratoria di più ampio respiro, in particolare per garantire l’evacuazione dei migranti dalla Libia”. E la scorsa settimana ha partecipato a Bruxelles al convegno “Corridoi umanitari, la strada da seguire”, insieme a rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio e della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia per chiedere all’Europa di aprire altri corridoi umanitari per 50mila persone da e verso la Libia per un periodo di due anni. Si tratta – dice – di un “modello che non soltanto costituisce un grande vanto dell’Italia perché è stato sviluppato nel nostro Paese” dalla Chiesa valdese, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, dalla CEI (che opera attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes) e dalla Comunità di Sant’Egidio e che con nostro grande orgoglio viene anche replicato in altri Paesi, ma vuole anche diventare un modello europeo, perché è un progetto che risolve tante questioni migratorie spesso irrisolte e che attraverso i corridoi umanitari possono avere una ragione d’essere soprattutto efficace”.  

Fico: “la sfida del linguaggio è una sfida culturale”

17 Dicembre 2019 - Roma - "Ritengo che l’impegno comune, che assume il sottoscritto come presidente della Camera e che assumete voi ogni giorno, è quello di essere onesti e seri. Oneste con le persone cui rivolgiamo i messaggi. Sempre e comunque. Solo in questo modo saremo capaci di offrire un contributo positivo. Solo in questo modo dimostreremo un reale rispetto verso l’altro”. E' quanto ha scritto in un messaggio il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico in occasione della presentazione del settimo Report di Carta di Roma "Notizie senza approdo". Per Fico “la sfida del linguaggio è una sfida culturale, che riguarda certamente il giornalismo, ma non solo. Riguarda la società nel suo insieme e in particolare la politica, che nell’affrontare fenomeni delicati e complessi come quelli dei fenomeni migratori, dovrebbe essere capace di usare modalità e registri congrui proponendo ragionamenti seri e costruttivi, senza cedere ad ansie propagandistiche”. Occorre - ha quindi aggiunto -  essere consapevoli della responsabilità che grava su ognuno in questo ambito ogni giorno"

Notizie senza approdo: i principali dati del Report presentato oggi alla Camera dei Deputati

17 Dicembre 2019 - Roma - Eventi e dichiarazioni che riguardano o ruotano attorno all’immigrazione e ai suoi protagonisti continuano a essere considerati dall’informazione come tema altamente notiziabile: in crescita sulle prime pagine dei quotidiani (il 30% in più rispetto all’anno precedente) e stabile nei telegiornali di prima serata, con il I semestre del 2019 che dedica all’immigrazione il numero più alto di servizi degli ultimi 15 anni, pari a quanto registrato nel secondo semestre (pre-elettorale) del 2017. E’ quanto emerge dal Rapporto “Notizie senza approdo” presentato a Roma questa mattina alla Camera dei Deputati. Nel corso degli anni, si legge nel Report, trova conferma l’ipotesi di una assenza di correlazione tra quantità̀ di esposizione mediatica del fenomeno e l’incremento della percezione di insicurezza delle persone. Da questo punto di vista il 2019 risulta “emblematico”: una grande e continua attenzione al tema e un calo di dieci punti dell’insicurezza percepita nei confronti degli “stranieri”. Una percezione che torna ai livelli del biennio 2013-2014, anni che hanno preceduto la grande esposizione mediatica del tema. Il quadro – reale – della presenza straniera in Italia resta, in compenso, stabile, con una percentuale nel 2019 pari all’8,7%, del tutto in linea con i dati degli anni precedenti. Le prime pagine dei quotidiani, si legge nell’analisi, segnalano l’aumento di visibilità di due dimensioni tematiche: la gestione dei flussi migratori (prima voce con il 51%) e la dimensione della società e della cultura (seconda voce con il 23%, 5 punti in più rispetto alle rilevazioni degli ultimi anni). Fa da contraltare la contrazione del tema dell’accoglienza che si dimezza rispetto all’anno precedente (collocandosi al quarto posto con il 9% di attenzione). Le notizie da prima pagina con un tono allarmistico sono diminuite rispetto agli anni precedenti per attestarsi nel 2019 su una percentuale del 18%, sei punti percentuali in meno del 2018. Il valore più basso negli ultimi 5 anni di rilevazione. Per i ricercatori “permane la pervasività del tema sulle prime pagine: sono 29 i giorni senza copertura alcuna”. L’analisi lessicale condotta sui termini “migrante”, “rifugiato” e “profugo” segnala che l’uso di tutti i termini segue una curva dall’andamento dapprima crescente, con picco nel 2015, per rifugiato, profugo e migrante e nel 2014 per immigrato, e poi decrescente. Si nota che nel 2018 la frequenza d’uso di tutti i termini è comunque più elevata rispetto al 2013 mentre nel 2019 si registra un forte calo nell’uso di tutti i termini ad esclusione di migrante. Inoltre, “se da un lato sono rari i casi in cui i rifugiati e i profughi vengono rappresentati come individui dotati di capacità di azione e controllo, dall’altro, quando ciò accade, l’orientamento dei titoli è prevalentemente negativo”. Trova conferma una tendenza già emersa nel 2018: la centralità della politica che occupa la scena dell’immigrazione: in oltre 1 servizio dei telegiornali su 3 è presente la voce di esponenti politici e istituzionali. Nei notiziari, nel 2019 si ritrovano i valori più alti del quinquennio per la categoria tematica “Flussi migratori” con il 48% dei servizi connessi a eventi e dichiarazioni relativi a partenze, arrivi, porti, navi. Allo stesso tempo si osservano i valori più bassi degli ultimi 5 anni per la narrazione dell’Accoglienza (8%). Su 304 giorni analizzati solo 1 giorno non ha notizie di immigrazione. Per quanto riguarda le interviste i ricercatori del Report – giunto alla settima edizione – sottolineano che le interviste ai migranti mandate in onda dalle testate del prime time riguardano fragilità e debolezza (connesse agli arrivi via mare e all’accoglienza); alterità e minaccia; rivendicazione; comunità integrate e razzismo. La maggior parte delle interviste è focalizzata sul tema dell’emergenza, ed è “declinata secondo un frame conflittuale e emergenziale. L’analis – scrivono - delle categorie socio-economiche coinvolte dimostra ulteriormente la ‘politicizzazione’ del dibattito sull’immigrazione, declinato, prevalentemente, in chiave di confronto politico privo di approfondimenti e di tematizzazione”. “Una struttura narrativa così chiusa e rigida impedisce la costruzione di una contro-narrazione: tutte le voci principali – spiegano - partecipano al frame egemonico, che descrive l’immigrazione come un luogo di conflitto tra le cosiddette élite dominanti e il popolo che cerca di tutelare la propria identità. Le poche interviste che cercano un racconto alternativo dell’immigrazione, fuori da questo schema (racconti di buone pratiche di integrazione, di iniziative dal basso, tematizzazione dell’immigrazione e individuazione della complessità delle cause e degli effetti) appaiono del tutto marginali”.

Le mamme tunisine a Lampedusa

17 Dicembre 2019 - Lampedusa - Alcune donne tunisine che avevano segnalato la scomparsa dei loro quattro figli migranti coinvolti nel naufragio di Lampedusa del 7 ottobre, sono state convocate presso la procura della Repubblica di Agrigento per il riconoscimento dei loro familiari. Due mamme, Zakia e Soulaf, hanno potuto  riconoscere i loro figli, i cui corpi verranno presto riportati in Tunisia. Le altre due mamme, Hamida e Gamra, hanno invece appreso che i corpi dei loro cari sono rimasti in mare, data l’impossibilita di recuperarli. Lo rende noto un cartello di associazioni che commenta: “Questa giornata è stata solo l’ultimo passaggio di una procedura di ricerca lunga e travagliata per le mamme e per gli attivisti che se ne sono occupati: dalle prime ore successive al naufragio, il nostro lavoro è andato avanti per più di due mesi interpellando la Cri, l’Ambasciata italiana a Tunisi e le istituzioni”.

Unchr: al via a Ginevra il primo Forum globale sui rifugiati per nuovi approcci e soluzioni

17 Dicembre 2019 -  Ginevra – E’ iniziato ieri a Ginevra il primo Forum globale sui rifugiati un evento mondiale di tre giorni per trasformare il modo in cui la comunità internazionale risponde alle situazioni che vedono coinvolti i rifugiati. Il Forum riunisce, tra gli altri, rifugiati, capi di Stato e di governo, leader delle Nazioni Unite, istituzioni internazionali, organizzazioni per lo sviluppo, leader dell’imprenditoria e rappresentanti della società civile, presso il Palazzo delle Nazioni, sede degli Uffici delle Nazioni Unite a Ginevra. Il Forum, presentato da Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, e Svizzera, è convocato congiuntamente da Costa Rica, Etiopia, Germania, Pakistan e Turchia. Tra gli obiettivi “sviluppare nuovi approcci e assumere impegni a lungo termine a favore dei rifugiati e delle comunità che li accolgono”. Sono oltre 70 milioni le persone in fuga da guerre, conflitti e persecuzioni in tutto il mondo. Di queste, oltre 25 milioni sono rifugiati, quindi non possono fare ritorno nei propri Paesi. “Veniamo da un decennio segnato da esodi che ha visto aumentare drammaticamente il numero di rifugiati”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi: “Questa settimana, in occasione del primo Forum globale sui rifugiati, dobbiamo orientare gli sforzi per il prossimo decennio per sostenere i rifugiati e i Paesi e le comunità che li accolgono. Il Forum è un’opportunità per testimoniare il nostro impegno collettivo per implementare il Global compact sui rifugiati e sostenere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Tra le dichiarazioni di impegni che saranno presentate al Forum sono inclusi temi che riguardano l’assistenza finanziaria, tecnica e materiale; le modifiche alle normative e alle politiche per consentire una maggiore inclusione dei rifugiati nelle società; reinsediamenti e ritorni in condizioni sicure e dignitose. Presenti al Forum anche 100 imprese e fondazioni pronte a sottoscrivere impegni negli ambiti occupazionale, finanziario e di altre forme di assistenza.

“Notizie senza approdo”: oggi la presentazione del Report alla Camera dei Deputati

17 Dicembre 2019 - Roma - Nel 2019 l’immigrazione si conferma come tema centrale dell’informazione mainstream con un aumento, sulle prime pagine dei quotidiani, del 30% rispetto all’anno precedente e picchi di attenzione nei notiziari di prima serata tra i più alti degli ultimi 5 anni. Quanto, come e quando i media italiani hanno raccontato le migrazioni e le minoranze nel 2019? Se e in che modo tale narrativa ha influenzato la percezione di lettori e ascoltatori? Qual è stata la presenza di migranti e rifugiati nell’informazione mainstream? A questi e ad altri quesiti prova a rispondere “Notizie senza approdo”, settimo rapporto annuale su media e immigrazione curato dall’Associazione Carta di Roma insieme all’Osservatorio di Pavia, i cui dati saranno presentati questa mattina presso la Camera dei deputati. A presentare le tendenze rilevate e a confrontarsi su di esse saranno, Valerio Cataldi, presidente dell’Associazione Carta di Roma; Ilvo Diamanti, professore presso l’Università di Urbino e direttore di Demos; e Paola Barretta, coordinatrice dell’Associazione Carta di Roma e ricercatrice presso l’Osservatorio di Pavia. Interverranno Triantafillos Loukarelis, direttore UNAR, Giuseppina Paterniti, direttrice TG3, Djarah Kan, scrittrice, Ozlem Önder, vicepresidentessa UNIRE. Modererà Anna Meli, direttrice comunicazione COSPE. “Notizie senza approdo” è composto da 3 sezioni: analisi della carta stampata; analisi dei telegiornali nazionali prime time (Rai, Mediaset, La7); analisi delle voci di migranti e rifugiati nell’informazione di prima serata. Attraverso dati e casi di studio sono tracciate le principali tendenze del racconto mediatico del fenomeno migratorio nel 2019.

Sette morti migranti in un naufragio in Marocco

17 Dicembre 2019 - Roma - Almeno 7 persone sono morte e 20 risultano disperse dopo un naufragio al largo del Marocco. Lo riferisce l’ong Alarm Phone spiegando di aver parlato con il centro di soccorsi di Rabat che ha confermato il naufragio e aggiunto che 63 persone sono state salvate. “Siamo distrutti e speriamo che altri sopravvissuti vengano trovati”, si legge in un tweet dell’ong che poche ore prima aveva detto di aver ricevuto l’allarme da una barca al largo di Nador con a bordo 90 persone tra cui donne e bambini e di aver avvertito le autorità di Marocco e Spagna.

Papa: domenica messa per la comunità filippina

13 Dicembre 2019 - Roma - Papa Francesco celebra per la prima volta la tradizionale “Misa de Aguinaldo” (Messa del Dono) per la comunità filippina di Roma. Domenica pomeriggio, 15 dicembre, alle 16.30 nella Basilica di San Pietro, con questa liturgia Bergoglio dà il via al “Simbang Gabi” (Messa della notte), la novena in preparazione alla nascita di Gesù Bambino, una delle celebrazioni più importanti e antiche della tradizione cattolica filippina che ancora oggi coinvolge milioni di comunità residenti in varie parti del mondo. È detta anche “Misa de Gallo” (Messa del Gallo), perché si celebra all’alba nei nove giorni che precedono il Natale. Un “sacrificio d’amore” che richiede di alzarsi molto presto in giorni feriali e che conferma l’anima cattolica dei filippini. A Roma le altre otto liturgie si terranno nella basilica di Santa Pudenziana di via Urbana, che dal 1991, anno in cui Giovanni Paolo II eresse la cappellania cattolica filippina, è «sede centrale e punto nevralgico per 63 comunità, veri e propri centri pastorali sparsi in vari quartieri cittadini – spiega il presidente Teddy Dalisay -. Ognuna è composta da un centinaio di persone e per la Messa con il Papa sono stati distribuiti più di 6mila biglietti. Per noi è un momento importante, sarà una domenica di festa e siamo tutti molto felici». Per il direttore dell’Ufficio per la pastorale delle migrazioni del Vicariato monsignor Pierpaolo Felicolo la realtà cattolica filippina a Roma rappresenta «un esempio molto bello per tutta la città. È una comunità molto forte e articolata che si sostiene nel cammino di una fede semplice e profonda. L’incontro con il Papa sublima anni di presenza nella Capitale, dove mantengono la loro tradizione, la loro fede e cultura ma sempre fedeli a Pietro nel cammino della Chiesa che li ospita, per crescere insieme e fare comunità». Una realtà «ben voluta» dalla città, prosegue Felicolo, che va comunque «sostenuta e accompagnata nel processo di integrazione con una maggiore conoscenza della lingua italiana». A Roma, compresa l’area metropolitana, i filippini residenti sono 47mila, aggiunge padre Ricky Gente, cappellano della Missione con cura d’anime filippina. «Questo è il quarto anno che celebriamo la “Misa de Aguinaldo” nella basilica vaticana ma è la prima volta che presiede il Papa – afferma il sacerdote -. L’Italia è la nostra seconda casa e vogliamo condividere la nostra religiosità e far conoscere le nostre tradizioni. Il Papa ha subito dato la sua disponibilità e quando mi hanno confermato che avrebbe presieduto la Messa, che sarà concelebrata da 150 sacerdoti, ho provato una immensa gioia. Per tutti noi è un grande onore». Alla liturgia sarà presente anche l’ambasciatore filippino presso la Santa Sede Grace Relucio Princesa la quale condivide con padre Ricky la preoccupazione per i giovani di terza generazione nati in Italia. «Molti di loro non sono mai stati nelle Filippine o vi hanno trascorso poco tempo durante le vacanze – dice il sacerdote -. Faticano a trovare una propria identità, non si sentono né italiani né filippini». L’ambasciata presso la Santa Sede e quella Filippina in Italia «stanno avviando in tal senso un progetto per trasmettere ai ragazzi i valori e la cultura filippina» aggiunge Princesa. Le comunità romane, aggiunge ancora Dalisay, sono già al lavoro per le celebrazioni che le vedranno protagoniste fra due anni, in occasione del 30° anniversario di presenza a Roma, che coincide con il cinquecentenario dell’evangelizzazione delle Filippine – il quinto più grande paese cristiano al mondo – dove nel 1521 approdò il navigatore portoghese Ferdinando Magellano. (R. Pumpo – RomaSette)​  

Migrantes Cosenza: domenica 22 dicembre celebrazione con le comunità etniche

12 Dicembre 2019 -

Cosenza - “Vogliamo vivere il Natale come una grande famiglia umana”, questo lo spirito che animerà la Santa Messa organizzata dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Cosenza-Bisignano che, domenica 22 dicembre, alle ore 17, presso il Duomo di Cosenza, accoglierà tutte le comunità presenti in città per un celebrazione con l’arcivescovo,  mons. Francesco Nolè e con molti cristiani cattolici provenienti da almeno quattro continenti, Europa, Asia, Africa e America del centro e del sud, e con i sacerdoti e le suore che li accompagnano. I canti e le preghiere proposte da persone provenienti da esperienze e nazioni differenti caratterizzeranno la Celebrazione in cui "rivolgeremo - dice il direttore Migrantes Pino Fabiano - una particolare preghiera a Gesù per affidargli i tanti migranti che nel mondo saranno, in questo giorno, lontani dalla propria terra, dalla propria famiglia, dalla propria comunità parrocchiale, affinché trovino nei fratelli cristiani, nei paesi di arrivo, l’accoglienza evangelica".

Ius soli e ius culturae: su Tv2000 le docu-serie “Il nostro Paese” e “Meet Generation”

11 Dicembre 2019 - Roma - Italiani si diventa. È il filo rosso delle docu-serie "Il nostro Paese", in onda su Tv2000 dal 14 dicembre ogni sabato ore 17.30, e ‘Meet Generation, incontri di quotidiana cittadinanza’, dal 17 dicembre dal martedì al venerdì ore 19. ‘Il nostro Paese’ è un viaggio nell’Italia di oggi alla scoperta di ragazze che sono parte integrante di questo Paese, ma che la legge considera stranieri. Il racconto della vera grande ricchezza a lungo termine del Paese. In otto episodi le storie di: Insaf, 22 anni, origini tunisine, vive a Bologna e studia Scienze politiche; Rabia, 22 anni, nata in Pakistan ma arrivata in Italia all'età di un anno; Ihsane, crede nella Costituzione italiana, nata in Marocco vive a Reggio Emilia, studia Legge e fa la mediatrice culturale; Mariya, 30 anni, mediatrice culturale in ambito sanitario, è nata in Bielorussia e vive a Napoli da 14 anni; Anna, ha la cittadinanza in un paese che non ha mai visto, 25 anni, studia Finanza e consulenza alla Partenope a Napoli; Ana Laura che vorrebbe frequentare il collegio europeo a Bruges, 20 anni, nata in Brasile e arrivata in Italia nel 2007, frequenta la facoltà di Relazioni pubbliche a Gorizia; Alessia, 20 anni, nata in Russia, è campionessa ma non può gareggiare; Sabrine, 21 anni, di origini tunisine, nata a Barletta, studia Scienze politiche relazioni internazionali. La serie è scritta e diretta da Matteo Parisini.  L'altra docu-serie, "Meet Generation, incontri di quotidiana cittadinanza",  diretta da Enrico Guidi, raccoglie diciassette storie di incontro di giovani: un ragazzo italiano che diventa importante nel percorso di integrazione di un suo coetaneo di origine straniera. I ritratti doppi sono storie di compagni di scuola, colleghi di lavoro, amici, fidanzati, e mostrano la vita quotidiana di entrambi: i momenti di svago, lavoro, condivisione vissuti insieme. ‘Meet Generation’ si sofferma anche sul cammino verso l’acquisizione della cittadinanza italiana dei protagonisti di origine straniera – nati o cresciuti da genitori che hanno deciso di costruire in Italia il loro futuro – spiegando le eventuali difficoltà da loro vissute, legate alla vigente legge italiana.

Unione europea: sostegno agli sfollati siriani in Turchia

11 Dicembre 2019 - Bruxelles -  L’Unione europea ha mobilitato completamente il bilancio operativo di 6 miliardi di euro dello strumento per i rifugiati in Turchia, “in linea con il suo impegno per l’attuazione della dichiarazione Ue-Turchia”. Le erogazioni totali dovrebbero raggiungere i 3 miliardi di euro entro la fine del 2019, con un ulteriore aumento a 4 miliardi di euro previsto entro la fine del 2020. “Grazie a questo sostegno, 95 progetti – chiarisce la Commissione Ue – sono attualmente in corso in tutta la Turchia a beneficio di oltre 1,7 milioni di rifugiati, tra cui 500mila bambini. Altri 25 contratti aggiuntivi dovrebbero essere firmati nei prossimi mesi”. Oliver Várhelyi, commissario per il vicinato e l’allargamento, commenta da Bruxelles: “La piena mobilitazione dei 6 miliardi di euro dello strumento per i rifugiati in Turchia conferma l’impegno dell’Unione europea a mantenere le sue promesse. Continueremo il nostro sostegno ai rifugiati e alle comunità ospitanti in Turchia in vari settori che sono di fondamentale importanza per la loro qualità di vita, il futuro dei loro figli e la loro integrazione in generale”. Janez Lenarčič, commissario europeo per la gestione delle crisi, aggiunge: “Il sostegno ai rifugiati in Turchia è una priorità per l’Ue. Grazie al sostegno dell’Unione, oltre 1,7 milioni di rifugiati vulnerabili coprono le loro esigenze di base, come l’affitto e le medicine, e più della metà sono ragazzi che vanno a scuola”.

La “partita” vinta di Ebrima, grazie al contratto in serie A

10 Dicembre 2019 - ROMA - La prima volta che si è seduto in panchina da titolare era il 27 ottobre scorso, per un match di quelli importanti: Roma-Milan. Ma la sua partita più importante l’aveva già vinta senza neanche entrare in campo. Diciott’anni appena compiuti, originario del Gambia, Ebrima Darboe è arrivato in Italia nel 2017 da solo, dopo aver passato un periodo nell’inferno dei campi in Libia.  Salvato in mare da una nave della Guardia costiera, è stato accolto prima a Catania, poi in uno Sprar per minori non accompagnati a Rieti, gestito da Arci. Ed è qui che il suo sogno ha cominciato a diventare realtà tra mille difficoltà. Anche Ebrima, o “Ibra”, come lo chiamano i compagni di viaggio incontrati nella cittadina dell’alto Lazio, una volta diventato maggiorenne ha dovuto scontrarsi con le nuove regole imposte dal decreto sicurezza, volute dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che, caso vuole, fosse anche lui allo stadio Olimpico nel giorno del suo esordio. Come minore straniero non accompagnato, infatti, Ebrima ha fatto domanda di protezione in Italia. La commissione territoriale gli aveva accordato una protezione umanitaria (abolita in seguito dal decreto Salvini). La sua regolarizzazione è stata possibile solo con il contratto fatto dalla A.S. Roma che gli ha dato la possibilità di convertire la protezione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Ma arrivarci è stato complicatissimo, ad ostacolare il suo percorso, oltre alle leggi sull’immigrazione, sono state le regole ferree della Federazione gioco calcio, che pongono una serie di restrizioni al tesseramento degli stranieri. “C’è stato un periodo in cui sembrava che le cose non potessero andare avanti, e quindi noi come Ebrima, avevamo perso le speranze: quando abbiamo sentito che il tesseramento e il contratto con la Roma diventavano possibili, abbiamo provato una gioia immensa: perché non era un risultato importante solo per lui ma anche per tanti altri ragazzi che sono nella sua situazione - sottolinea Davide Ballone, educatore dell’Arci di Rieti -. Lui è un talento e siamo felici che diventi un calciatore di serie A, ma abbiamo tanti altri casi, come il suo in cui  la burocrazia rema contro, anche a fronte di ragazzi che nel nostro paese hanno fatto un percorso importante”. Come rilevato anche dal recente rapporto di Unhcr, Oim e Unicef, dal 2014 ad oggi sono arrivati nel nostro paese circa 70mila minori stranieri non accompagnati, il 90 per cento dei quali diventati maggiorenni negli ultimi anni. Le Procedure burocratiche lente e complesse, la difficoltà di integrazione e di ottenere un contratto di lavoro, che si aggiungono alle ferite dei traumi subiti durante il viaggio, rendono la loro transizione verso l’età adulta un cammino sempre più difficile. La fortuna di Ebrima è stato incontrare lungo il viaggio persone hanno creduto al suo sogno, e che insieme a lui hanno lottato perché potesse realizzarlo. Una volta arrivato a Rieti, infatti, il ragazzo è stato inserito in un percorso formativo e di integrazione: la mattina andava a scuola, il pomeriggio, insieme agli altri ospiti del centro si dedicava alle attività extrascolastiche. Tra queste c’era la possibilità di giocare a calcio con lo Young Rieti, la squadra locale. “Dal primo allenamento ci siamo accorti che era di un livello altissimo: per noi che facevamo il campionato provinciale era un fenomeno, una vera chicca - racconta l’allenatore Francesco Spognardi -. Come tutti quelli bravi, faticava a passare la palla ai compagni, voleva fare sempre tutto da solo, io dovevo insegnargli il gioco di squadra, ma non volevo perdesse l’inventiva. Abbiamo lavorato molto insieme, non so descrivere la gioia immensa nel vederlo in panchina quella domenica. Tifo un’altra squadra ma da quando lui è lì tifo anche Roma. E’ un grande riconoscimento, per noi e per lui: a fine allenamento si fermava sempre più degli altri per voglia di imparare. Ma oltre la tecnica ho cercato anche di insegnargli a non ascoltare le parole cattive, gli insulti degli altri: quando qualcuno ci ha provato, magari per provocare un fallo di reazione, lui mi guardava e io gli ho sempre detto di non ascoltare, di lascia perdere i provocatori che ci sono e ci saranno sempre”. Lo Young Rieti ha da anni un progetto di integrazione con il Comune e con lo Sprar (oggi Siproimi). “ E’ un progetto dedicato a tutti, non facciamo distinzioni, per noi sono tutti ragazzi uguali - racconta Massimo Masi, presidente dello Young Rieti - Ma certo, Ebrima spiccava per talento, quindi quando un talent scout l’ha notato è iniziato un percorso da una parte bellissimo, perché gli dava la possibilità di andare in serie A, dall’altro difficilissimo, perché abbiamo dovuto lottare tanto”. Il primo tesseramento con la squadra reatina infatti è stato abbastanza facile, nonostante il ragazzo fosse minore. “Il sindaco di Rieti ha firmato come tutore e siamo riusciti a tesserarlo, il problema si è posto con il passaggio alla serie A, perché non riuscivamo a far accettare i documenti. Abbiamo inviato le carte a Bruxelles, a Zurigo, ovunque - aggiunge -. Dopo vari rifiuti ci siamo riusciti, ma abbiamo lottato tantissimo”. La severità di Fifa e Figc nel tesseramento dei ragazzi provenienti dall’Africa è legata anche alla paura della cosiddetta “tratta dei baby calciatori”: non di rado, infatti, ragazzi minori vengono fatti arrivare in Europa con documenti falsi per giocare in campionato. E per ingrossare gli introiti del calcio scommesse. A questo si aggiungono “le restrizione per i cittadini extra comunitari per entrare a far parte delle società sportive, perché c’è un  limite massimo e alcuni criteri da seguire. I ragazzi devono avere un anno di scuola alle spalle, la scuola deve essere pubblica o paritaria. Ma la Fifa era molto cauta anche per verificare che non fosse un caso di tratta dei giocatori. - spiega ancora Davide Ballone -. Nel frattempo noi avevamo preso accordi con la Roma che lo aveva nella primavera, senza poterlo far giocare in campionato. Poi fortunatamente la Figc ha emanato una circolare che parificava i ragazzi stranieri ai ragazzi italiani, in quanto minori, ed è stato il nostro cavallo di troia che ha dato il via libera al  tesseramento”. Al compimento dei 18 anni è arrivato anche il contratto che ha permesso di convertire la protezione umanitaria in permesso di lavoro. E ora il percorso seguito da Ebrima Darboe è un modello anche per altri ragazzi. Non solo per chi gioca a calcio (già un altro ragazzo è statto tesserato con la squadra del Perugia) ma anche per gli altri che stanno portando avanti un percorso di integrazione in Italia.  “Per noi la cosa più importante è stata, non solo riuscire a rompere il sistema, ma ribadire che la migrazione è veramente ricchezza se ben gestita - conclude Ballone - le persone che accolgono e quelle che arrivano se messe insieme possono raggiungere grandi risultati e abbattere tanti muri, con o senza una palla al piede”. (Eleonora Camilli)  

Milano:  la mostra Presepi del Mondo al villaggio interculturale

10 Dicembre 2019 - Milano - In occasione del Natale l’Associazione COE promuove la mostra di Presepi del Mondo che sarà allestita all’interno del primo villaggio interculturale itinerante di Milano presso il Parco Trotter da sabato 14 a mercoledì 18 dicembre 2019 ad ingresso gratuito. L’inaugurazione è prevista sabato 14 dicembre alle ore 15.00 con la visita guidata. I Presepi del Mondo è come un vero e proprio giro del pianeta per riscoprire la bellezza del Natale attraverso oltre 60 Natività provenienti da 45 Paesi del mondo. L’esposizione presenta solo una parte della significativa collezione di Presepi dell’Associazione COE costruita nei sessant’anni della sua storia.

Migrantes Padova: al Tempio della pace per cantare il Natale

9 Dicembre 2019 - Padova - La popolazione immigrata residente ormai da tempo nel territorio della diocesi di Padova è circa di 100 mila persone. Una cifra importante che richiama il valore della realtà Migrantes, l’ufficio diocesano della pastorale dei migranti che si occupa di seguire pastoralmente – nell’annuncio, le celebrazioni, la vita comunitaria – le persone in mobilità appunto (emigrati, immigrati, rifugiati, persone dello spettacolo e altre). Tra gli appuntamenti di rilievo promossi dall’ufficio di Padova c’è “Note di Natale da tutto il mondo”, giunto alla sua nona edizione, in programma domenica 15 dicembre alle 15 al Tempio della pace di Padova. Quest’anno l’evento vede per la prima volta la collaborazione dell’associazione Tangram che a Padova sostiene una serie di attività culturali. «“Note di Natale da tutto il mondo” – afferma don Elia Ferro, direttore dell’Ufficio Migrantes diocesano -  è stata voluta come occasione per cantare e pregare il grande avvenimento del Natale con le comunità cristiane di migranti, cattoliche e non. Esse sono inserite nel tessuto sociale cittadino e con questa e altri appuntamenti si vuole offrire l’opportunità per conoscersi ulteriormente tra loro e per un incontro significativo con la cittadinanza padovana. Inoltre anche quest’occasione ci mostra come gli immigrati non solo ricevono da chi li accoglie, ma sanno anche dare esprimendo la loro fede, la loro testimonianza». Sono state invitate a partecipare rappresentanze di tante comunità cattoliche presenti sul territorio tra cui quelle romena, filippina, africane (francofona ed anglofona), srilankese, ucraina, cinese e altre. Inoltre saranno presenti anche altre confessioni cristiane come l’ortodossa (romena e moldava) e l’anglicana di origine nigeriana. Naturalmente sarà presente la comunità italiana legata al tempio della Pace. Ogni gruppo presenterà due canti natalizi nella propria lingua. (Paolo Gallerani – La Difesa del Popolo)