Tag: Immigrati e rifugiati
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Natili Micheli (Cif): “pandemia ha spento i riflettori sul fenomeno migratorio che resta l’emergenza costante del nostro Paese”
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I “piccoli” aiuti cinesi all’Italia: una lettera ad “Avvenire” di don Cui, già coordinatore comunità cattolica cinese in Italia
Milano - Caro direttore, alla vigilia del capodanno cinese improvvisamente mi è giunta la notizia che un nuovo coronavirus stava provocando l’insorgere di un’epidemia. Senza aver ancora ricevuto disposizioni da parte di alcuno, ho immediatamente deciso di avvisare tutti i membri della mia famiglia e la mia cerchia di amici sui diversi social di interrompere i contatti interpersonali. Pochi giorni dopo le notizie hanno cominciato a susseguirsi in modo travolgente, una dopo l’altra, e ci hanno fatto comprendere la spaventosa gravità della diffusione del virus a Wuhan. Ma, come dice un nostro proverbio, «se in un luogo ci sono difficoltà, l’aiuto arriva da 8 direzioni», così sia gruppi e associazioni in Cina sia i cinesi in diaspora da tutto il mondo, alcuni Stati amici e persino il Vaticano, centro del cattolicesimo, hanno acquistato e inviato mascherine e indumenti protettivi per fornire assistenza di emergenza all’area più colpita di Wuhan.
Da parte mia, ho inviato un messaggio urgente a tutta la mia cerchia di amici e ai miei contatti tramite internet e solo con questo piccolo gruppo di persone ho raccolto in un giorno 12.633 yuan, che attraverso la diocesi di Baoding ho trasmesso alla Jinde Charities Foundation dello Hebei e donato all’area colpita di Wuhan: questo era tutto quello che potevamo fare con le nostre minime forze. L’Italia è per me come una seconda patria. Ho immediatamente preso contatto diretto con le tante comunità religiose che conosco in Italia e anche con persone singole, cercando di promuovere attivamente tra di loro le stesse efficaci misure adottate dal governo cinese. Purtroppo però era già tardi. Anche alcuni preti italiani che conosco erano già stati infettati e qualcuno è addirittura morto. Poi è arrivata la brutta notizia: anche in una comunità religiosa con cui ero molto familiare in Italia era stato riscontrato che alcuni membri avevano contratto il virus.
Non potendo occuparmi di così tante situazioni di emergenza, ho pensato di concentrarmi inizialmente ad aiutare questa comunità religiosa del Nord Italia, per procurare le mascherine protettive che erano loro urgentemente necessarie. Non si faceva in tempo a spedirle dalla Cina, così ho pensato di cercare l’aiuto di qualche amico imprenditore in Italia. Non appena ho scritto alla mia cerchia di contatti italiani, immediatamente ho cominciato a ricevere tante risposte e una donna cattolica cinese che vive a Roma mi disse che aveva lì più di 100 mascherine della migliore qualità. Ho poi chiesto ad alcune piccole imprese e a singole persone di spedire le mascherine suddivise in piccolo pacchi. Contemporaneamente avevo saputo che la Jinde Charities dello Hebei, attraverso la Croce Rossa italiana, stava preparando una grande quantità di forniture di soccorso per l’Italia e il Vaticano, e che le avrebbe spedite con voli charter, praticamente gli unici rimasti. Così ho cominciato a promuovere attivamente e incoraggiare i fedeli cattolici a fare donazioni alla Jinde Charities e in tanti hanno donato direttamente attraverso internet, spinti da spirito di solidarietà e carità cristiana.
Successivamente, una grande quantità di materiale spedito dal governo cinese, dalla Croce Rossa e dalla Jinde Charities è arrivato in Italia e molto di questo è stato portato in Vaticano e distribuito a diverse comunità religiose.Dopo aver ricevuto assistenza dalla Cina, anche il Vaticano ha ringraziato il governo e i diversi gruppi ecclesiali cinesi per il loro sostegno. Molte comunità religiose hanno inviato lettere di ringraziamento. Questa tipo di cooperazione internazionale di emergenza, sebbene sia avvenuta ora per la prima volta, ha accresciuto nell’avversità e nella sofferenza la nostra amicizia con l’Italia. Io sono solo uno tra i tanti che ha preso parte a quest’opera e ho fatto tutto il poco che mi era possibile fare, con le mie deboli forze.
don Pietro Cui Xingang
Centro Astalli: “aumenta esclusione sociale”
Card. Zenari: “Italia ed Europa dimostrino reale e generosa solidarietà” verso i migranti
Rifugiati: oggi la presentazione del Rapporto 2020 del Centro Astalli
Roma - Mentre esce il rapporto annuale del Centro Astalli, presentato questa mattina - il mondo è attraversato da una gravissima crisi sanitaria che mette in discussione stili di vita, relazioni e visione del futuro. Il rapporto descrive un anno, il 2019, al fianco di oltre 20mila rifugiati e richiedenti asilo, con dati sui servizi offerti e su nazionalità e status. E mostra come le politiche migratorie, “restrittive, di chiusura - se non addirittura discriminatorie” - che hanno caratterizzato l’ultimo anno, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità. Il quadro che ne emerge dice quanto oggi sia alto il prezzo da pagare in termini di sicurezza sociale per non aver investito in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti, denuncia il Centro Astalli.
Il Rapporto si presenta come uno strumento per capire quali sono le principali nazionalità dei rifugiati che giungono in Italia per chiedere asilo; quali le difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione e descrive il Centro Astalli come una realtà che, grazie agli oltre 500 volontari che operano nelle sue 7 sedi territoriali (Roma, Catania, Palermo, Vicenza, Trento, Padova, Napoli), si adegua e si adatta ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che fa fatica a dare “la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca di giungere in Italia”.
Ad arricchire la pubblicazione di quest’anno un inserto “Rifugiati: ai confini dell’umanità” con le foto di Francesco Malavolta. Un racconto fatto di immagini di migranti lungo le rotte del Mediterraneo: salvataggi in mare, fatica, viaggi in cerca di salvezza di uomini e donne che ci portano in dono il coraggio e la speranza in un futuro insieme. Le foto sono commentate da Alessandro Bergonzoni, Melania Mazzucco, Luciano Manicardi.