Tag: Immigrati e rifugiati
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Teologia della mobilità umana nel XXI secolo: un convegno svoltosi a Roma
Roma - “Migranti e pellegrini come tutti i nostri padri” (1 Cr 29, 15). Teologia della mobilità umana nel XXI secolo". È il tema di un convegno svoltosi nei giorni scorsi su iniziativa da UISG, USG e SIMI. Ad aprire i lavori il card. ard. Braz de Aviz che, dopo aver recitato la preghiera per la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, ha ricordato come «coniugare la riflessione biblica teologica e pastorale con l’azione dei consacrati in favore dei migranti» sia «una testimonianza concreta che indica uno stile da seguire». Non solo è uno stile da seguire, ma prendersi cura delle nostre sorelle e dei nostri fratelli costretti a fuggire «è una responsabilità inevitabile. Poiché siamo tutti migranti e la terra appartiene a Dio ricorda» il card. Silvano Maria Tomasi.
Tra le autorità che hanno aperto i lavori anche P. Fabio Baggio, sottosegretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale e P. Leonir Chiarello, Superiore Generale dei Missionari Scalabriniani. «Per fare teologia pastorale oggi bisogna saper piantare la tenda tra il popolo di Dio. In particolare, come ricorda Papa Francesco, bisogna saper piantare la tenda tra gli abitanti delle periferie esistenziali; questo ci permette di ascoltare il popolo di Dio, leggere insieme i segni dei tempi e soprattutto di apprendere il senso della fede dei fedeli» - ha affermato P. Fabio Baggio.
Questo percorso va accompagnato da un «approfondimento sistematico» data «la complessità e la rapidità dei cambiamenti non ché l’ampiezza degli attori che il fenomeno migratorio coinvolge, che sono i migranti, i rifugiati, gli sfollati, i marittimi, e tutti coloro che in un modo o nell’altro vivono una forma di sradicamento» ha sottolineato P. Chiarello.
L'evento prevedeva sessioni di lavori in gruppo, alle quali hanno partecipato più di 250 partecipanti registrati appartenenti a circa 70 congregazioni ed operanti in tutto il mondo. L’obiettivo di queste tre giornate è stato proprio quello di affrontare insieme alle Chiese locali dei paesi di partenza, di transito e di accoglienza le sfide poste dalle migrazioni. I relatori, accademici, studiosi, teologi e teologhe internazionali, e operatori e operatrici pastorali hanno presentato e discusso lo stato delle loro ricerche, tese a rispondere alla realtà degli attuali movimenti migratori attraverso una riflessione aperta all’azione. Molte le condivisioni di buone pratiche a livello locale che hanno approfondito tanto la realtà del percorso migratorio - spesso forzato e dovuto a conflitti, persecuzioni, gravi squilibri economici e di sviluppo, ai cambiamenti climatici in atto - quanto l'impegno nel processo di guarigione fisica, psicologica, e spirituale di questa «grande comunità di migranti, tra i quali c’è il gruppo più vulnerabile dei rifugiati, degli accampati nei grandi campi di profughi, delle vittime di tratta, di bambini e adulti; che sono il nostro dolore e una ferita che abbiamo come umanità» e sulla quale dobbiamo «riflettere per nutrire e illuminare le nostre coscienze e le coscienze nelle nostre comunità, della Chiesa e della società» ha detto Sr. Jolanta Kafka, Presidente della UISG nel suo intervento di chiusura dei lavori.
«Non dimentichiamo - afferma P. John Larsen, rappresentate delegato della USG - che è nel nostro DNA di “gente del Libro” avere una passione per il ministero dei migranti».
Quelle emerse in questi giorni di riflessione e di dialogo sono «quattro piste di azione», conclude P. Aldo Skoda, Direttore del SIMI: «oggi più che mai le migrazioni sono un fenomeno sfidante la società e la chiesa; Ed è opportuno tenere presente, oltre ai numeri e alle statistiche, il volto umano di quanti, bambini, uomini e donne, hanno lasciato tutto alle loro spalle; In questo la chiesa si si è sempre fatta carico del peso di sofferenza ma anche delle speranze degli uomini e donne di diverse epoche e culture; Un riferimento importante rimane certamente l’azione e il magistero di Papa Francesco in quanto «la sfida non è solo quale azione pastorale per e con i migranti vogliamo realizzare, ma anche quale volto di società e di chiesa vogliamo costruire insieme, per un “noi” sempre più grande che è anche il messaggio della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che celebreremo domenica prossima».
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Roma: la parrocchia di Sant’Eligio propone la prima Festa dei Popoli
Roma - Incontro, dialogo e condivisione tra culture e fedi diverse. Con queste finalità nasce la prima Festa dei Popoli della parrocchia di Sant’Eligio, nelle periferie est di Roma, che si terrà nel week-end del 18 e 19 settembre. «Un’occasione ideale per fare un’esperienza di interculturalità, per vivere a stretto contatto con popoli diversi, dove la musica, il dibattito e la convivialità faranno da collante», racconta Errico Valeriano, rappresentante della Caritas parrocchiale e tra gli organizzatori. L’idea nasce dall’enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco e «dalle sue parole – spiega Valeriano - che ci invitano a creare una comunità che si sostenga e dove ci si aiuti a vicenda a guardare avanti, soprattutto in questo periodo». Nel quartiere di Villaggio Prenestino, dove sorge la parrocchia, «ci sono molte famiglie di immigrati, soprattutto africani, che vivono qui anche da 25 anni – racconta – e ci siamo resi conto della necessità di fare un salto di qualità nell’accoglienza». Già da due anni ogni domenica viene garantita una Messa in inglese «e abbiamo notato essere molto apprezzata, creando unione e condivisione, dunque l’idea di fare ancora di più». Protagonisti saranno i residenti del quartiere e le persone provenienti dai due centri per migranti presenti in zona. «In tutto – spiegano gli organizzatori – si tratta potenzialmente di 400 persone alle quali si aggiungeranno dai quartieri vicini dove si è sparsa la voce dell’evento. In più – sottolinea Valeriano – molte persone che hanno vissuto qui sono rimaste legate, anche per l’aiuto che siamo riusciti a dare loro nel cercare un lavoro o una sistemazione». Non solo dialogo e confronto, ma anche divertimento e nuove conoscenze. «Il progetto – spiega non è solo quello di continuare negli anni, ma anche di proseguire con campagne di sensibilizzazione e magari arrivare nelle scuole». Durante il weekend, inoltre, l’atmosfera di scambio reciproco e fratellanza «permetterà a tutti di compiere un viaggio ideale tra i tanti Paesi della Terra» e di riscoprire «la solidarietà, la fratellanza e l’umanità che rende possibile trasformare le differenze in ricchezze e vivere come un’unica grande famiglia». Nella due giorni sono infatti molti gli eventi in programma. Si parte sabato 19 con un momento di dialogo tra Chiese e religioni diverse, al quale parteciperanno monsignor Marco Gnavi, incaricato dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso; l’Imam Abdellah Redouane, segretario generale del Centro Islamico di Roma; padre Gheorghe Militaru, rappresentante degli Evangelici rumeni; padre Giuseppe Wang e padre Joseph Akkashima, rispettivamente cappellani cattolici della comunità cinese e di quella nigeriana a Roma. Si parlerà inoltre del tema dei migranti con monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma. Domenica, invece, spazio alla scoperta tra culture, con gli stand degli oggetti tipici artigianali dei paesi di provenienza e celebrazione eucaristica presieduta dal vicegerente monsignor Gianpiero Palmieri. Messa che sarà animata dalle comunità cattoliche di diversa etnia, ognuna con i propri canti. Nel pomeriggio, sempre nel rispetto delle norme anti-Covid, sarà la volta dei piatti tipici, nonché di danze e costumi folkloristici grazie alla presenza di giovani e adulti dei centri migranti. (Salvatore Tropea – Romasette)