A Lecce il cinema diventa un laboratorio di inclusione sociale con gli ospiti della Casa della Carità

23 Settembre 2021 – Lecce – Il cinema è spazio di aggregazione e di comunità, veicolo potente di riflessione, crescita, cambiamento. Proprio da un festival di cinema, Vive le cinéma di Lecce, dedicato alle produzioni francesi, ha preso corpo il percorso formativo dell’Accademia della Carità, progetto di reinserimento sociale della Fondazione Casa della carità di Lecce che partirà regolarmente a ottobre e comprenderà diverse materie, dalla storia dell’arte al diritto costituzionale.

Dal 14 al 18 settembre scorsi Vive le cinéma è stato il primo “laboratorio di idee” dell’Accademia della Carità. Oltre venti ospiti della Casa della Carità, persone senza fissa dimora e richiedenti asilo, hanno potuto assistere alle proiezioni dei film in concorso e ne hanno discusso in incontri ad hoc con il direttore dell’Accademia, lo sceneggiatore e regista Alessandro Valenti, che è anche uno dei tre direttori artistici di Vive le cinéma con il produttore Angelo Laudisa e la storica dell’arte Brizia Minerva.

Uno degli incontri ha visto come protagonista Aïssa Maïga, attrice e regista, ospite della sesta edizione del festival, vincitrice della menzione speciale con il suo documentario “Marcher sur l’eau” (già selezionato a Cannes) per la pregnanza del tema scelto e per la profondità con la quale la regista ha saputo declinare il racconto, allo stesso tempo personale e collettivo, della drammatica questione dell’accesso all’acqua in Africa.

«È stato un incontro denso e toccante – ha commentato Alessandro Valenti – pieno di contenuti, perché le persone coinvolte in questo progetto hanno lunghe e importanti storie alle spalle e certamente comprendono i temi delicati affrontati nei film selezionati . Ad Aissa hanno detto si essersi sentiti meno soli, dopo aver visto un film come il suo, che parla delle estreme difficoltà di comunità costrette alla ricerca quotidiana di un bene di primissima necessità come l’acqua. Hanno riflettuto sul fatto che il dolore non è qualcosa di esclusivo, e che proprio per questo si può e si deve condividere, in un percorso comune di riscatto. Riflessioni come queste, nate dalla visione di un film, a mio parere sono il motivo per cui il cinema non morirà mai».

Sempre nell’ottica dell’inclusione e della partecipazione attiva, la consueta giuria del festival composta da personalità del mondo del cinema ha ceduto il posto, quest’anno, a due giurie di studenti: la prima, del corso di laurea in Dams dell’Università del Salento, l’altra, del Liceo Palmieri di Lecce. Le giurie hanno assegnato il Premio come miglior cortometraggio a “Bruit Blanc” di Thomas Soulignac, il Premio come miglior lungometraggio è andato ex aequo a due film, entrambi selezionati al Festival di Cannes: “Si le vent tombe” di Nora Martirosyan, ambientato in Nagorno-Karabakh, e “Slalom” di Charlène Favier, che tratta lo scottante tema degli abusi nel mondo dello sport professionale. “Marcher sul l’eau” ha ricevuto anche il premio come miglior documentario.

 

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