Tag: Afghanistan

Afghanistan: Ccme, procedure rapide di asilo in Ue

26 Agosto 2021 - Roma - Evacuazione immediata delle persone più vulnerabili dall’Afghanistan, con particolare attenzione anche alle minoranze a rischio di persecuzione. Assistenza umanitaria nel Paese e nei Paesi limitrofi con l’impiego di personale femminile in grado di raggiungere donne e bambine. Attivazione di ogni canale diplomatico possibile, anche se il dialogo deve avvenire “nell’interesse del popolo afghano” e “a condizione del rispetto dei fondamentali diritti umani”. E infine, consentire nei Paesi europei procedure rapide per l’accesso all’asilo e stoppare immediatamente ogni processo giudiziario di rimpatrio forzato in patria. È il “pacchetto” delle priorità contenute in un Documento elaborato dalla Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme), organismo a cui aderiscono anche il Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e la Conferenza delle Chiese in Europa (Kek), “per una risposta dell’Ue alla situazione in Afghanistan”. “La stragrande maggioranza degli sfollati afghani – scrive il Ccme nel documento – sarà probabilmente ospitata nei Paesi vicini, come è avvenuto in decenni di sfollamento dall’Afghanistan”. I numeri sono già chiari: a luglio 2021, l’Iran ha ospitato 800.000 rifugiati registrati e fino a 3 milioni di sfollati afghani. In Pakistan i rifugiati registrati sono 1,4 milioni. Cifra che può arrivare fino a 2 milioni di altri sfollati afghani non registrati nel Paese asiatico. “Queste cifre – si legge nel documento – aumentano di giorno in giorno. Ci sono, inoltre, quasi 5,5 milioni di sfollati interni nel Paese”. “In questo contesto, è fondamentale che la piccola percentuale di sfollati che arriva in Europa abbia accesso rapido a una procedura di asilo equa, in linea con gli obblighi degli Stati europei ai sensi del diritto dell’Ue e della legge internazionale”. “Evacuare il più rapidamente possibile e il maggior numero possibile di persone che sono a rischio immediato per la loro  sicurezza” è la priorità sottolineata dalla Commissione che include nella lista le donne e le bambine, come pure i membri delle minoranze a rischio di persecuzione. Riguardo invece ai negoziati di dialogo, il Ccme scrive: “Il dialogo con tutti gli attori interessati in Afghanistan è importante se è nell’interesse del popolo afghano. Tuttavia, a parte l’assistenza umanitaria, tutte le altre forme di cooperazione con qualsiasi potenziale governo futuro devono essere subordinate al rispetto dei diritti fondamentali di tutti gli afghani, in linea con gli obblighi internazionali dell’Afghanistan e dell’Ue”. Il documento mette poi in guardia i politici europei da ogni strumentalizzazione politica della situazione afghana per “alimentare panico e paura verso le persone che cercano protezione” e per legittimare politiche pre-esistenti di chiusura delle frontiere. (Sir)

Afganistan: Santa Sede, rispetto dei diritti e accoglienza

26 Agosto 2021 -

Città del Vaticano - La Santa Sede continua a seguire gli sviluppi in Afghanistan «con grande attenzione e profonda preoccupazione» ed esorta «a riconoscere e sostenere il rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali» e ad accogliere i rifugiati «in uno spirito di fratellanza umana».

Così ieri monsignor John Putzer, incaricato d’affari della Missione permanente della Santa Sede presso l’Onu e altre organizzazioni internazionali a Ginevra, intervenendo alla 31/a Sessione Speciale del Consiglio dei Diritti Umani.

Intanto il quotidiano  "L’Osservatore Romano" fa notare: «È una situazione sempre più contraddittoria e drammatica quella che stanno vivendo migliaia di afghani, fuori e dentro il loro Paese». Ma «di fronte a questa situazione, i governi occidentali scrive il quotidiano fanno ancora fatica a elaborare un piano comune per prestare assistenza ai profughi e per intavolare un dialogo con il nuovo regime talebano».

Afghanistan: Veglia e messa a Bologna con il card. Zuppi

26 Agosto 2021 - Bologna - Domani, venerdì 27 agosto alle ore 19.30 nella Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano, a Bologna, una Veglia di preghiera per la pace in Afghanistan e ovunque vi siano guerra e violenza, promossa dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, dalla Comunità di Sant’Egidio di Bologna, e presieduta dal Vicario generale per la Sinodalità,                       mons. Stefano Ottani. «Questa Veglia è un momento di preghiera – afferma don Davide Baraldi, Vicario episcopale per Laicato, Famiglia e Lavoro – e vuole dimostrare l’attenzione della nostra Chiesa diocesana, in particolare delle associazioni laicali, al dramma delle popolazioni dell’Afghanistan provate dalla violenza e dal fondamentalismo, e che ora giungeranno in parte da noi in cerca di pace e accoglienza». L’arcivescovo di Bologna, il card. Matteo Zuppi, celebrerà la Messa per la pace in Afghanistan e per la sua popolazione così duramente provata, martedì 31 agosto alle ore 19 nella parrocchia di Sant’Antonio di Savena dove da tempo sono accolti alcuni profughi afghani.  La diocesi di Bologna, attraverso realtà e opere di carità, d’intesa con la Prefettura, ha già reso disponibili alcuni posti di accoglienza per i profughi che giungeranno dall’Afghanistan. (R.I.)    

Afghanistan: a Genova 20 posti letto presso il Seminario

25 Agosto 2021 - Genova –  La Chiesa di Genova è pronta ad accogliere famiglie afghane mettendo a disposizione, in una prima fase, circa 20 posti letto presso il Seminario Arcivescovile “Benedetto XV”, posti che potrebbero ampliarsi in caso di maggiore necessità. “Si tratta di una prima disponibilità – spiega Mons. Andrea Parodi, Vicario Episcopale per il servizio della Carità – a cui stiamo lavorando in costante confronto con il Comune di Genova e la Prefettura, tenuto conto della continua evoluzione di questi giorni così drammatici. Sono posti destinati in primo luogo alle famiglie, con tutta probabilità una parte di quelle attualmente accolte a Sanremo”. Intanto non si è fatta attendere la risposta dei genovesi: fin dai primi giorni giungono quotidianamente agli uffici della Caritas Diocesana disponibilità ad accogliere in appartamenti privati, offerte di lettini per bambini e di altri beni di prima necessità. “Ringraziamo davvero tutti costoro per la capacità di condivisione – commenta Mons. Parodi -. In questo momento però la situazione è ancora molto fluida ed è difficile precisare quali siano i beni materiali di cui c’è maggiormente bisogno. Come sempre nelle prime fasi di un’emergenza, è bene avere un quadro più preciso perché ogni aiuto sia ben calibrato e davvero utile”.

Afghanistan: la Chiesa di Napoli pronta ad accogliere

25 Agosto 2021 - Napoli – “Di fonte alla grave crisi umanitaria che sta scuotendo le coscienze degli uomini di buona volontà di tutto il mondo, la Chiesa di Napoli è pronta ad accogliere quota parte dei profughi che arrivano in Italia dall’Afghanistan”. Lo ha detto l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia che si dice “particolarmente colpito dal dramma che stanno vivendo donne, bambini ed interi nuclei familiari che, per difendere i legittimi diritti alla libertà, alla vita ed al futuro, sono costretti a lasciare la propria terra ed i propri affetti”.

Protezione temporanea per due anni: la direttiva Ue che apre all’accoglienza

25 Agosto 2021 -

Il dramma dell’Afghanistan, con migliaia di persone in fuga verso il Vecchio continente, tiene banco a tutti i livelli e mentre l’Italia, con l’Operazione Aquila 1, ha già portato nel nostro Paese 1.990 persone (tra cui 547 donne e 667 bambini) le capitali europee fanno i conti da Ferragosto con il mutato scenario geopolitco legato all’esodo di massa da Kabul. Esistono precedenti? C’è chi evoca la crisi del Kosovo negli anni Novanta, chi lo spostamento di 10mila cittadini provenienti dalla Tunisia dopo le primavere arabe, chi l’esodo dei cittadini siriani accolti in Germania nel 2015. Oggi se ne parlerà anche al Tavolo asilo che in Italia riunirà diverse associazioni impegnate nei piani di accoglienza.

La proposta è stata lanciata dall’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, e riguarda un testo che non è mai stato applicato. La Direttiva 2001/55 permette infatti un’azione controllata dell’Ue in caso di afflusso massiccio di gruppi di persone che siano in fuga da un pericolo grave nel proprio Paese. Per Emilio De Capitani, ex segretario della Commissione parlamentare Libertà pubbliche del Parlamento europeo tra il 1998 e il 2011, profondo conoscitore dei meccanismi comunitari, «siamo di fronte a uno strumento flessibile, che consentirebbe alle autorità continentali di fare un salto di qualità. Non più solo misure di contrasto, come succede oggi con Frontex, ma finalmente azioni che interpretino la solidarietà concreta verso le persone». In questo senso, la Convenzione di Ginevra sul diritto d’asilo non è sufficiente, perché è pensata per rispondere ai bisogni di protezione delle singole persone senza che però si riescano a risolvere i nodi legati ai movimenti di massa. L’obiettivo deve dunque essere quello di 'aiutare' i cittadini afghani in fuga, come stabilisce l’articolo 2d, a uscire dal proprio Paese assicurando loro il diritto a una protezione temporanea fino a due anni. La Corte di Giustizia nel 2017 ha peraltro già dichiarato che le misure temporanee come questa «possono sospendere o modificare anche la legislazione Ue vigente»: si creerebbe dunque lo spazio per sospendere o emendare provvisoriamente «la legislazione europea, come lo stesso regolamento di Dublino». Nessun vincolo d’accoglienza, ad esempio, sui Paesi di primo approdo come accade adesso per i normali flussi migratori dal Mediterraneo, ma una condivisione complessiva dei carichi d’ospitalità tra i vari Stati. Lo stesso varrebbe per il rilascio di visti umanitari, che potrebbe avvenire anche nei consolati dei Paesi vicini all’Afghanistan evitando così viaggi pericolosi per i profughi. Il punto resta quello di un’azione politica efficace: se è vero ad esempio che i ministri degli Interni dei Ventisette non vogliono un’azione coordinata, è anche vero che da tempo si discute sul rafforzamento di organismi come l’Easo, l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, che potrebbe essere chiamato a un ruolo-chiave adesso nell’attuazione delle misure di protezione per i cittadini afghani. Nel frattempo, e ciò riguarderà in particolare l’Italia, occorrerà capire come ridefinire il sistema d’accoglienza Sai già presente nei territori alla luce dei nuovi arrivi, partendo dal fatto che molti sindaci a nome delle loro comunità hanno già dato una disponibilità. Quel che è certo, in ogni caso, è che per attivare queste misure di emergenza, a partire dalla Direttiva del 2001, occorrerà a livello europeo un’iniziativa degli Stati membri 'volonterosi' nei confronti della Commissione. Un percorso a tappe, insomma, che grazie alla mobilitazione della società civile in questi giorni di fatto è già partito. (Diego Motta – Avvenire)

Afghanistan: mobilitazione ed accoglienza della Chiesa

24 Agosto 2021 - Roma - Domenica scorsa nelle chiese italiane si è pregato per l’Afghanistan, oltre che per Haiti. E proprio prendendo spunto da questa iniziativa sono stati diversi i vescovi italiani che hanno invitato le comunità ad accogliere  e aiutare chi fugge dall’Afghanistan, «un dovere che ci viene dalla fede», come ha detto ieri l'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. Stessa cosa la diocesi di Trento con il vescovo, mons. Lauro Tisi che si è detto disponibile a dare ospitalità, come accaduto con chi era in fuga dalla Siria, a quanti arriveranno attraverso i corridoi umanitari. Mobilitata anche la diocesi di Savona-Noli, dove il vescovo, mons. Calogero Marino, ha individuato una struttura di accoglienza, che nei prossimi giorni diventerà operativa. Appelli all’accoglienza sono arrivate anche dalla Fondazione Migrantes, dalla Caritas Italiana, dal Centro Astalli, il Centro Italiano Femminile, etc. (R.I.)

Afghanistan: Afghanistan: appello all’accoglienza dell’arcivescovo di Torino

23 Agosto 2021 - Torino – “Ieri, nelle celebrazioni comunitarie dell’Eucaristia abbiamo pregato per chiedere a Dio il dono della pace e la volontà ferma di cercare, nel dialogo, quanto unisce più che quello che divide. Siamo coinvolti anche noi, come Chiese di Torino e di Susa, nell'impegno ad aiutare quelle persone e quelle famiglie che, per diversi motivi, stanno lasciando il loro Paese. Una parte di queste persone è attesa in Italia e un gruppo è già stato temporaneamente accolto in Piemonte. Occorre, adesso, provare a dare stabilità e qualità all’accoglienza”. Lo dice oggi l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia che rivolge un appello “proprio perché so di poter contare sulla risposta pronta e generosa di comunità e famiglie. Per noi credenti non si tratta solamente di collaborare a una ‘azione umanitaria’, ma di mettere in pratica quel richiamo all'accoglienza e al servizio del prossimo che ci vengono direttamente dall'adesione al Vangelo di Gesù Cristo”. Mons. Nosiglia chiede “un ulteriore sforzo per mettere a disposizione di questi fratelli qualche opportunità di accoglienza abitativa e di primo accompagnamento ai bisogni personali. Comunità parrocchiali – singolarmente o congiuntamente nell’ambito delle Unità Pastorali - comunità e fraternità religiose, gruppi di famiglie o gruppi di impegno religioso valutino come sia loro possibile accogliere una o più persone tra questi nuovi ospiti, in locali comunitari o privati; attraverso il sostegno delle Caritas Parrocchiali e dei gruppi di volontariato provino ad ipotizzare una strategia operativa locale per ben gestire questo segno di prossimità e per animare adeguatamente tutta la comunità e il territorio” La disponibilità va comunicata all’Ufficio Migrantes che potrà, così, indirizzare e coordinare in base alle necessità che verranno segnalate. “La nostra disponibilità – aggiunge l’arcivescovo di Torino - non è supplenza, ma si integra nel percorso che Prefetture ed Enti Locali stanno costruendo e con essi le azioni saranno coordinate e definite”. (R.I.)

L’accoglienza, uno stile da vivere ogni giorno

23 Agosto 2021 - Brescia - Devo ammettere che in questi giorni sono un po' confuso mentre guardo quello che sta succedendo nel mondo. Mi impressiona la natura che ha fatto tremare Haiti, già duramente provato dalla sua situazione socio-politica; mi ha impressionato il precipitare della situazione in Afghanistan, una situazione che è riuscita a rendere tutti, a cavallo del Ferragosto, esperti di politica internazionale; mi ha impressionato vedere il volto bello, soprattutto dei giovani, impegnati a Kabul nel mondo della cooperazione internazionale, mondo spesso dimenticato perché “lo fanno per lavoro”; mi ha impressionato e anche confuso il desiderio di accoglienza che stiamo manifestando verso questi fratelli e sorelle afghani che stanno arrivando sul nostro territorio. Mi auguro che sia davvero una conversione sincera; nell’estate del 2018 una nave della marina militare italiana, la Diciotti, con 177 migranti a bordo, venne tenuta in mare per 5 giorni, nell’estate 2019 la nave militare Gregoretti con 131 migranti a bordo veniva lasciata in mare per diversi giorni perché accogliere era diventato quasi reato. Cito solo questi due casi perché riguardano navi militari, così come sono militari gli aerei che stanno arrivando dall’Afghanistan. Mi chiedo cosa ha fatto scattare in noi un maggior desiderio di accoglienza. Forse se ci fossimo documentati meglio sulla provenienza di coloro che bussavano alle nostre porte, e che erano sulla Diciotti e sulla Gregoretti, saremmo stati meno egoisti nel rispondere. Avremmo capito che dietro a quei numeri ci sono delle storie di vita e di fatica. In questo caldo tempo estivo voglio augurarmi che la vicenda dell’Afghanistan ci aiuti ad accorgerci maggiormente che il fenomeno della mobilità umana è dettato da storie di vita reali caratterizzate dalla sofferenza, dall’ingiustizia e dalla mancanza di libertà. Non ci si muove per comodità ma per poter vivere realmente; cosi come oggi, quasi tutti, anche i Comuni che non avevano progetti di accoglienza, dicono “che è un dovere morale accogliere”, mi auguro che non dimentichiamo che questa scelta è vera: l’accoglienza fa vivere chi la esercita e fa vivere chi la riceve. Nella disgrazia, sento di essere grato al popolo afghano che ci costringe a guardare finalmente in faccia chi accogliamo, rendendoci conto che abbiamo una parte di colpa di questa loro situazione. Era ora che ce ne rendessimo conto; si tratta adesso di non vivere così solo per qualche giorno, ma di allargare questo stile a tutti i fratelli e le sorelle che per motivi diversi hanno bisogno di essere accolti. (don Roberto Ferranti - Direttore Uffici Area Pastorale per la Mondialità - Diocesi di Brescia)  

Mons. Tisi: la diocesi di Trento pronta ad aprire le porte ai profughi afghani

23 Agosto 2021 -
Trento - “L’accoglienza dei profughi afghani è un’emergenza umanitaria alla quale la Diocesi di Trento è pronta ad offrire risposta, per tutto quanto le sarà possibile, d’intesa con le autorità competenti. È il minimo che possiamo fare, anche per compensare le gravi responsabilità dell’Occidente nella gestione della crisi afghana, come già ho avuto modo di denunciare”. Così l’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, in merito all’eventualità di accogliere profughi afghani in strutture diocesane. “Ci impegniamo – aggiunge monsignor Tisi – a dare ospitalità, come accaduto con chi era in fuga dalla Siria, a quanti arriveranno attraverso i corridoi umanitari, ma vorremmo anche richiamare l’attenzione su chi cercherà una via di salvezza attraverso altre strade, come la martoriata rotta balcanica, dimenticata dai media e sulla quale la nostra Diocesi e altre realtà associative trentine da settimane richiamano l’attenzione con la campagna “Cambiamo rotta!”. “La porta di chi ha la fortuna involontaria di vivere in libertà e democrazia – conclude l’Arcivescovo – non può che essere aperta a chi non gode della stessa sorte: lo chiede sì il Vangelo, ma è scritto – se solo lo vogliamo riconoscere – nel DNA stesso di ogni essere umano”.