27 Marzo 2023 - Città del Vaticano - Da una parte, la guerra che continua con il suo corollario di vite recise e di distruzioni, cui si aggiunge l’annuncio, da parte di Mosca, di inviare armi nucleari in Bielorussia; dall’altra un Papa che ancora una volta invita a pregare, all’Angelus, per il martoriato popolo ucraino – ma anche per il Perù, per i terremotati della Turchia e della Siria e per le popolazioni del Mississippi – preghiera per dire basta al conflitto che dura da oltre 395 giorni. Così Francesco, nelle parole che pronuncia dopo la preghiera mariana, ricorda che “nella solennità dell’Annunciazione, abbiamo rinnovato la consacrazione al cuore immacolato di Maria, nella certezza che solo la conversione dei cuori può aprire la strada che conduce alla pace”. Già lo scorso anno Francesco aveva compiuto questo atto affidando a Maria, in “questa ora buia”, l’umanità intera e in particolare Russia e Ucraina.
Parole nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della resurrezione di Lazzaro, messaggio di speranza di fronte a una sorta di muro, la morte, oltre il quale non siamo capaci di andare. Che Dio abbia il potere di vincere la morte è certezza anche per l’Antico Testamento come leggiamo nel libro di Ezechiele, che si rivolge al popolo ebraico, lontano dalla terra di Israele, affermando che il Signore aprirà le tombe: “vi farò uscire dai vostri sepolcri” e “vi farò riposare nella vostra terra”.
Così il racconto di Giovanni ci dice che nei cuori di Maria e Marta la speranza si riaccende alla vista di Gesù: “pur nel dolore – afferma il Papa – si aggrappano a questa luce, a questa piccola speranza. E Gesù le invita ad avere fede e chiede di aprire il sepolcro”.
Giovanni, nel suo Vangelo, ci ha fatto percorrere, in queste tre domeniche, un cammino, narrando l’incontro con la samaritana al pozzo di Siloe e il cieco che riacquista la vista, la cui sintesi la troviamo in questa domenica: Gesù disseta l’uomo in ricerca e gli mostra una luce nuova, che gli permette di scoprire l’ultimo dei segni prima della passione, ovvero “io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muove, vivrà”. Il messaggio è chiaro, dice Francesco: “Gesù dà la vita anche quando sembra non esserci più speranza”.
Capita a volte, afferma il Papa di “sentirsi senza speranza” o “incontrare persone che hanno smesso di sperare, amareggiate perché hanno vissuto cose brutte, il cuore ferito non può sperare”. Hanno vissuto una perdita, una malattia, una delusione, e altro; “sono momenti – afferma il vescovo di Roma – in cui la vita sembra un sepolcro chiuso: tutto è buio, intorno si vedono solo dolore e disperazione”. Sentiamo dire che non c’è nulla da fare. Il miracolo di Lazzaro ci dice che non è così.
La fine non è questa: “in questi momenti non siamo soli, anzi che proprio in questi momenti lui si fa più che mai vicino per ridarci vita”. In una poesia brasiliana si racconta di un uomo che cammina in riva al mare con il Signore e la sua vita e segnata dalle orme lasciate sulla sabbia. Camminando si rende conto che in un certo punto c’è solo una impronta e dice: sono stati i giorni più difficili della mia vita e tu mi hai lasciato solo. Il Signore risponde: non ti ho lasciato, quelli sono stati i giorni in cui ti ho tenuto in braccio.
Tornando all’Angelus, Francesco ci ricorda che proprio nei momenti difficili il Signore “si fa più che mai vicino per ridarci la vita” e “piange con noi, come ha pianto per Lazzaro”. Gesù “ci invita a non smettere di credere e di sperare, a non lasciarci schiacciare dai sentimenti negativi, che ti tolgono il pianto. Si avvicina ai nostri sepolcri e dice a noi, come allora: togliete la pietra”. Il Vangelo di questa domenica “è un inno alla vita, e lo si proclama quando la Pasqua è vicina”. Così il Papa dice: il dolore, gli errori, anche i fallimenti, non nascondeteli dentro di voi, in una stanza buia e solitaria, chiusa. Togliete la pietra”. Ancora, “non cedere al pessimismo che deprime, non cedere al timore che isola, non cedere allo scoraggiamento per il ricordo di brutte esperienze, non cedere alla paura che paralizza”, ma togliete la pietra. Un invito, infine, ai confessori: “siete nel confessionale non per torturare, per perdonare, e perdonare tutto, come il Signore perdona tutto”. (Fabio Zavattaro - Sir)
Primo Piano
Migrantes Reggio Emilia-Guastalla: naufragio in Calabria, “per non dimenticare”
24 Marzo 2023 - Reggio Emilia - Ore 4 del mattino. 26 febbraio 2023. Mare forza 4 sulle coste di Cutro. La natura è infuriata. E’ infuriata contro la cecità degli uomini. Uomini che non sanno nemmeno garantire un viaggio sicuro ai più piccoli tra loro. Un appunto: “Natante con migranti”. Forse qualcuno poteva fare qualcosa. La notte assiste impietrita al naufragio di un barcone che trasportava uomini donne e bambini in cerca di una vita migliore. 86 di loro non conosceranno la nuova vita. Molti sono bambini.
Quante volte? Quante volte ancora dobbiamo sentirla raccontare questa storia? Quante volte prima di aprire gli occhi, prima di rimboccarci le maniche e iniziare a chiedere rispetto per la vita. Rispetto per il grido di dolore dei poveri della terra che non hanno un luogo dove vivere in pace e per cercarlo rischiano tutto.
Un mese dopo. Non vogliamo dimenticare. Vogliamo essere una goccia diversa in un mare di indifferenza. Con cuore attento, con mani piene del nostro niente ci mettiamo in cammino con voi fratelli. Certo il vostro pezzo di strada è stato molto più difficile del nostro. Ma vogliamo camminare con voi, per chiedere rispetto per la Vita e per tutti i suoi figli.
Ci troveremo alla Chiesa del Sacro Cuore a Baragalla alle 6 del mattino, un mese dopo, dove faremo un momento di preghiera per i nostri fratelli che a Steccato di Cutro hanno perso la vita.
Ascolteremo la testimonianza di don Matteo Mioni che è andato “in ritiro” su quella spiaggia ad ascoltare il respiro della Vita e di Futsum, che ha attraversato il mare. (Migrantes Reggio Emilia-Guastalla)
Migranti: mons. Crociata (Comece), “non siamo minacciati da un’invasione”.
24 Marzo 2023 - Roma - “L’immagine che purtroppo nelle nostre società si ha dell’immigrazione, a volte, è forzata, alterata, distorta. E’ un movimento complesso. Lo dicono gli studi: non è una minaccia. Non siamo minacciati da un’invasione. Far passare questo messaggio, non è corretto perché non rispetta la realtà”. Lo ha detto mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina e neo presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), in un’intervista rilasciata al Sir e a Tv2000. “Il problema vero è che siamo di fronte ad un’immigrazione disordinata, oserei dire, non governata. E’ governata secondo intenti strumentali ma non alla ricerca di un rapporto equilibrato tra coloro che vogliono venire e coloro che effettivamente entrano, tra i paesi da cui partono e i paesi che accolgono. Rapporto equilibrato che l’Europa dovrebbe cercare”. “Dobbiamo poi constatare – aggiunge il vescovo italiano – che c’è una disparità per i paesi esposti alla presenza confusa e disordinata di immigrati. Tuttavia, la situazione è complessa perché spesso gli immigrati non si fermano nei paesi di primo approdo ma vanno in altri. E’ pertanto auspicabile cercare – al di là degli schemi, dei pregiudizi e dei luoghi comuni – una visione oggettiva e un governo ordinato di questo movimento. L’auspicio è che questo fenomeno possa diventare un punto di forza per le nostre società occidentali che già hanno sperimentato in larga misura negli anni passati quanto la presenza di immigrati abbia arricchito e consentito alle nostre società di crescere. Da questo punto di vista, credo che abbiamo molto da lavorare per superare le spinte a semplificare i problemi e a cercare i consensi facili”.
Consiglio europeo: “migrazione sfida europea”
24 Marzo 2023 - Bruxelles - La presidenza del Consiglio e la Commissione hanno informato il Consiglio europeo in merito ai progressi compiuti nell’attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023 in materia di migrazione. Ricordando che la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea, il Consiglio europeo chiede la rapida attuazione di tutti i punti concordati. Riesaminerà tale attuazione nel mese di giugno”. Sono le uniche quattro righe e mezzo dedicate al fenomeno migratorio presenti nelle nove pagine del documento conclusivo della prima giornata del Consiglio europeo, che oggi affronta la sua seconda giornata a Bruxelles. Del resto il tema, pur all’ordine del giorno, non è il principale al tavolo dei 27 in questo summit di primavera. Ancora una volta la guerra in Ucraina tiene banco, accompagnata dai temi economici. Nella conferenza stampa tenuta ieri a tarda sera il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha riferito di un “interessante dibattito sulla migrazione”, durante il quale “sono stati espressi sostegno e approvazione per il modo in cui si è accelerato il lavoro e abbiamo concordato che torneremo a parlarne al Consiglio di giugno, non per riaprire la discussione ma per avere un altro aggiornamento”. In itinere - informa l'agenzia Sir - c’è il nuovo Patto per la migrazione, che si vorrebbe approvare prima delle elezioni per il Parlamento europeo a metà del 2024. Ma mentre la premier italiana dichiara che c’è il rischio di una ennesima “ondata” di migranti attraverso il Mediterraneo (stima addirittura 900mila arrivi), gli altri Paesi non sembrano intenzionati a farsi carico della questione, almeno non nel senso di una redistribuzione di migranti.
“Io, vescovo d’Albania, che a 16 anni sono arrivato in Italia su un barcone”
24 Marzo 2023 - Roma - Il viaggio in gommone fino in Puglia; i lavori di saldatore e giardiniere nella Penisola. Poi l'incontro con il Vangelo fra Cuneo e Medjugorie Aveva sedici anni quando, nel 1993, salì su un motoscafo insieme a quaranta connazionali per venire in Italia, l'Eldorado sognato da tanti albanesi in fuga da una terra segnata dalla dittatura comunista e da una devastante crisi economica. Trent'anni dopo si ritrova a essere arcivescovo della diocesi di Tirana-Durazzo e a guidare una Chiesa che conosce una nuova fioritura. La storia di monsignor Arjan Dodaj sembra davvero segnata da un disegno provvidenziale che ha molto da insegnare a tutti noi.
Dopo l'approdo sulle coste pugliesi, il trasferimento a Cuneo dove con l'aiuto di alcuni connazionali comincia a lavorare: saldatore, giardiniere, muratore, tutto ciò che è utile per campare.
Poi l'incontro con alcuni giovani della Casa di Maria, una comunità di preghiera particolarmente devota alla Madonna, con i quali nasce «un'amicizia sincera e gratuita che mi ha fatto riscoprire il volto amico di Dio - racconta -. Un volto che da piccolo avevo solo intuito, vedendo mia nonna che ogni sera si affacciava alla finestra e guardava la stalla di fronte a casa tenendo in mano una catenina con noccioli di ulivo. Solo più tardi capii che era una corona del Rosario senza segni religiosi e venni a sapere che al posto della stalla, prima del comunismo, c'era la chiesa del paese. Ricordo anche che la nonna mentre si occupava delle faccende domestiche canticchiava sottovoce, e quando sono venuto in Italia ho riconosciuto le parole di alcune preghiere. Era un modo per conservare nel segreto ciò che aveva imparato a memoria da ragazza, ed è così che i nostri vecchi ci hanno trasmesso la certezza che Dio è sempre presente, anche quando le circostanze costringono a tenere nascosta la fede».
Insieme ai giovani della comunità incontrata a Cuneo, Arjan conosce l'esperienza di Medjugorie e sente crescere il fascino per il cristianesimo, fino a maturare la decisione di intraprende il percorso verso il Battesimo che riceve nel 1994.
«Mi sentivo letteralmente afferrato da Cristo, e intuivo che come il Signore aveva donato tutto se stesso per l'uomo, anche a me veniva chiesta una donazione totale a Lui». Nel suo cuore nasce la vocazione alla vita religiosa, coltivata nella Fraternità dei Figli della Croce a Roma, fino all'ordinazione sacerdotale nel 2003 per le mani di Giovanni Paolo II. Negli anni successivi svolge il suo servizio come parroco e cappellano della comunità albanese a Roma, opera nella borgata del Trullo finché nel 2017 torna nella sua terra come sacerdote fidei donum su richiesta dell'arcivescovo di Tirana-Durazzo, George Frendo, ne diventa poi vicario e nel 2021 suo successore.
La Chiesa in Albania ha radici molto antiche: un villaggio vicino a Tirana è intitolato a san Pietro in ricordo del suo passaggio; nella Lettera ai Romani san Paolo ricorda la sua opera di evangelizzazione in Illiria, il primo vescovo della diocesi di Durazzo fu san Cesare, uno dei 72 discepoli di Gesù, che conobbe la morte nel martirio.
Dopo i secoli di dominazione ottomana, seguiti dalla dittatura comunista che aveva proclamato e attuato l'ateismo di Stato, la Chiesa cattolica sta conoscendo una primavera segnata dalla presenza di tanti giovani. «Le nuove generazioni hanno una sana curiosità nei confronti della fede e, a differenza dei loro genitori, possono esercitarla nella libertà. Se incontrano una proposta che parla al loro cuore sono disponibili a seguirla, senza pregiudizi e sovrastrutture. L'anno scorso nella notte di Pasqua in duecento hanno ricevuto il Battesimo nelle quattro parrocchie di Tirana, più della metà provenivano da famiglie di tradizione musulmana: questo è possibile anche per il clima di amicizia e dialogo presente tra le diverse fedi, che papa Francesco nel suo viaggio apostolico del 2014 ha citato come esempio di cooperazione fraterna».
Molte sono le occasioni di collaborazione con musulmani e ortodossi negli ambiti della cultura, delle donne, della carità e dei migranti: su questo fronte l'arcivescovo Dodaj è impegnato anche come presidente della Caritas albanese, che in questi anni ha affrontato gli arrivi di migliaia di profughi siriani, afghani e iracheni lungo la rotta balcanica. «Il nostro popolo conosce bene l'esperienza della migrazione, che purtroppo continua e ha determinato l'emorragia di risorse giovani e la perdita di tanto capitale umano. Le autorità devono intervenire responsabilmente per favorire l'istruzione e varare provvedimenti che inducano i giovani a restare. E anche chi investe nel nostro Paese non deve farlo all'insegna dello sfruttamento: penso alle tante persone che lavorano per troppe ore e con retribuzioni inadeguate nei call center delocalizzati in Albania. La Caritas è molto impegnata sul fronte della povertà, la Chiesa nelle sue articolazioni si misura con la sfida di permettere a tutti di incontrare un Dio vivente, venendo incontro alle necessità della gente e testimoniando che Cristo è il volto della salvezza. Come è accaduto a me quando a sedici anni sono arrivato in Italia per cercare una vita migliore». (Giorgio Paolucci - Avvenire)
Migrantes Cosenza-Bisignano: oggi incontro sul soccorso in mare
24 Marzo 2023 - Cosenza - L'Ufficio Migrantes e l'Ufficio Missionario della diocesi di Cosenza-Bisignano, in occasione della 31 ªGiornata dei missionari martiri sul tema "Di me sarete testimoni (At 1,8)", all'interno della rassegna "Migrante: Pensieri, storie e racconti", hanno organizzato per oggi, venerdì alle 19, presso la parrocchia di Sant'Aniello, la presentazione del libro "Pescatori di Uomini". Dopo la preghiera introduttiva di don Victor Velez Loor dell'Ufficio Missionario diocesano, ci sarà l'intervento di don Mattia Ferrari, autore del libro, che racconterà la sua esperienza di cappellano di Mediterranea Saving Humans, ong impegnata nel soccorso in mare delle persone migranti e naufraghe. Sono previsti gli intermezzi musicali di Antonio Bevacqua, animatore del gruppo Teranga. Modererà Pino Fabiano dell'Ufficio Migrantes. Mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, concluderà l'incontro.
Africa: Scalabriniane tra sfollati in fuga ed emergenze migratorie
23 Marzo 2023 - Roma - La Superiora generale delle Suore Missionarie Scalabriniane, suor Neusa de Fátima Mariano, è in visita alle comunità attive in Africa. La visita canonica nella Provincia di Maria Madre dei Migranti – Regione missionaria che fa riferimento al Sud America e Africa - è iniziata da Johannesburg. Dopo la visita alle comunità del Mozambico, a Ressano Garcia e Maputo, ci sarà quella alle missioni in Angola. "L'obiettivo della visita canonica - dice suor Neusa - è quello di incontrare, ascoltare e incoraggiare le suore all'autentica realizzazione della consacrazione religiosa e dell'azione apostolica”. L'incontro della Superiora Generale con le Suore Missionarie Scalabriniane nel continente africano è guidato dal desiderio di esprimere "la coralità del cammino congregazionale per la missione con i migranti e i rifugiati in luoghi dove gravi condizioni di fragilità minacciano uomini, donne e bambini costretti dalla guerra e dalla miseria a fuggire dalle loro case". Continua così la presenza delle Suore Missionarie Scalabriniane in Mozambico, dopo l'esperienza del servizio itinerante con la quale sono state presenti nella diocesi di Pemba fra gli sfollati in fuga dai sanguinosi conflitti che ancora affliggono soprattutto la provincia di Cabo Delgado. "Andare incontro. Questo è il nostro verbo di riferimento. Andiamo insieme a chi va, in un sacramento di comunione - commenta la Superiora Generale - Siamo in queste regioni dell'Africa dove oggi servono tante forze per sostenere le vittime di violenze ed essere un segnale di speranza. Le difficoltà in queste regioni sono tantissime. Ci sono esigenze primarie da garantire: cibo, acqua, salute, istruzione, lavoro. Come ha ricordato di recente il Santo Padre durante il suo viaggio apostolico in Africa, in queste terre ci sono 'terribili forme di sfruttamento, indegne dell'uomo e del creato'. Le Suore Scalabriniane con la loro presenza qui vogliono essere al fianco delle vittime di tutte queste forme di violenza". Le visite in Africa si concluderanno all'inizio di aprile con la comunità attiva a Luanda e Uíge, per passare poi in Sud America a maggio, nelle comunità presenti in Colombia ed Ecuador.
Naufragio in Calabria: si cercano ancora altre 12 persone
23 Marzo 2023 - Roma - Proseguono a oltranza le ricerche degli ultimi dispersi, almeno 12, nel naufragio del 26 febbraio a Steccato di Cutro (che finora conta 88 vittime e 81 sopravvissuti).
L'Ufficio immigrazione della questura di Crotone, la polizia scientifica e l'Asp hanno incrociato i dati con le testimonianze dei superstiti, stabilendo che mancano di sicuro all'appello 6 minori e 6 adulti (3 donne e 3 uomini).
Ma ai 12 potrebbero poi sommarsi altri sei "missing": persone di cui non si hanno notizie, ma che alcuni parenti ritengono fossero a bordo del caicco turco affondato.
Naufragio in Calabria: Pro Civitate Christiana invita a organizzare una “Celebrazione penitenziale di riparazione”
23 Marzo 2023 - Roma - Pro Civitate Christiana di Assisi invita parrocchie e comunità religiose, associazioni e gruppi a organizzare una “Celebrazione penitenziale di riparazione” venerdì 24 marzo. “Un’antica tradizione nella Chiesa – si legge in un comunicato della Cittadella di Assisi – prevede un rito di riparazione ogni volta che viene profanato un luogo di culto, un’immagine sacra, le stesse specie eucaristiche che per noi cattolici sono la presenza viva e vera del corpo di Cristo. La tradizione definisce tale tipo di azione ‘sacrilegio’, categoria che ultimamente lo stesso Papa Francesco ha riservato anche alla guerra. Ebbene nella strage di Cutro e in tutte quelle che l’hanno preceduta e seguita, è l’uomo, tempio santo e immagine di Dio ad essere stato profanato da un sistema iniquo di cui siamo parte, che non permette di riservare un’accoglienza per coloro che fuggono da guerre, persecuzioni e fame”. Per questa ragione, Pro Civitate Christiana invita, nella giornata di venerdì 24 marzo, a vivere una Celebrazione penitenziale di riparazione. “La celebrazione vuole essere un invito ulteriore a prendere coscienza della gravità delle scelte che si compiono sulla pelle dei più poveri – ha dichiarato Tonio Dell’Olio presidente della Pro Civitate Christiana –, a chiedere perdono di questo peccato comunitario e a sollecitare ulteriormente ad accogliere e mettere in campo politiche di accoglienza”. Presso la Cittadella di Assisi la liturgia avrà luogo venerdì 24 marzo alle 18.30. Visitando il sito web www.cittadella.org è possibile scaricare il libretto di una Celebrazione penitenziale di riparazione che ciascuno potrà eventualmente utilizzare.
Mons. Baturi: migranti, “allargare gli spazi dei canali legali”
23 Marzo 2023 -
Roma - “Siamo disponibili a collaborare, forti della nostra esperienza decennale, per allargare gli spazi dei canali legali che permettono di salvaguardare le vite e di togliere ossigeno malato ad organizzazioni malavitose”. Così mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, riferendosi ai corridoi umanitari ha risposto alle domande dei giornalisti sulle migrazioni, durante la conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente (Cep), svoltosi a Roma in questi giorni. Nel comunicato finale del Cep, i vescovi hanno evidenziato la “debolezza delle risposte messe in atto” in tale ambito, facendo riferimento alla tragedia di Cutro e definendola “una ferita aperta”. “Ci sono due procedimenti in corso presso due procure, non possiamo entrare su questo”, ha precisato il segretario generale della Cei: “Naturalmente è una ferita aperta, si tratta di persone morte sulle nostre coste”. “Auspichiamo una vera concertazione tra gli Stati europei nella gestione di un fenomeno che è globale e non può essere affrontato se non in modo concertato”, l’appello a nome dei vescovi italiani: “Una politica fatta solo di controllo, di ordine pubblico, di restrizioni e di respingimenti non coglie il problema vero, che è la tutela delle vite delle persone. Bisogna soccorrerle e verificare un’integrazione che è possibile e importante per tutti, perché tutti abbiamo bisogno di una società nuova, a cominciare dall’inserimento nel mondo del lavoro”. A questo proposito, per Baturi, serve “uno sguardo lungimirante che sappia guardare anche ai Paesi di origine, che abbia la capacità di vedere non solo lungo il tempo ma anche nello spazio il punto originante, la povertà, le ragioni economiche e politiche, di persecuzione di guerre che spingono queste persone a partire”. “Una politica globale e lungimirante – ha proseguito il segretario generale della Cei – non può non farsi carico del fatto che la libertà di andare deve essere connessa alla libertà di restare, e ciò è possibile solo se ci sono condizioni di vita dignitose”.
Migrantes: due nuovi coordinatori per la pastorale etnica in Italia
23 Marzo 2023 - Roma - Due nuovi coordinatori Migrantes per la pastorale etnica in Italia. Li ha nominati il Consiglio Permanente della Cei nel corso dell'ultimo incontro svoltosi a Roma dal 20 al 22 marzo. Per i cattolici indiani di rito latino del Kerala in Italia è stato nominato Coordinatore nazionale il sacerdote indiano don Paul Sunny Fernandez mentre per i cattolici africani di lingua inglese è stato nominato il sacerdote nigeriano don Cyriacus Eellele.
Ai due nuovi coordinatori gliauguri di un fervido lavoro da parte della Fondazione Migrantes.
Cei: politiche lungimeranti per governare il fenomeno migratorio
23 Marzo 2023 - Roma - Durante il Consiglio Permanente della Cei, che si è concluso ieri, i vescovi si sono confrontati sul fenomeno migratorio, a partire dalla “condivisione dell’indignazione” e del “dolore” per la tragedia di Cutro, e sul dramma dei conflitti in atto, in primis quello in Ucraina. Per il presuli il fenomeno migratorio “continua ad essere gestito in modo emergenziale e non strutturale”. La recente tragedia di Cutro, hanno sottolineato i Vescovi nel ringraziare la Chiesa di Crotone per “l’umanità dimostrata”, è “una ferita aperta che mostra la debolezza delle risposte messe in atto. Il limitarsi a chiudere, controllare e respingere non solo non offre soluzioni di ampio respiro, ma contribuisce ad alimentare irregolarità e illegalità”, si legge nel comunicato finale: “servono invece politiche lungimiranti – sul piano nazionale e su quello europeo - capaci di governare i flussi di ingresso attraverso canali legali, ovvero vie sicure che evitino i pericoli dei viaggi in mare, sottraggano quanti sono costretti a lasciare la propria terra a causa della fame e della violenza alla vergogna dei centri di detenzione e diano loro prospettive reali per un futuro migliore”. I vescovi hanno quindi osservato che i corridoi umanitari rappresentano “al contempo un meccanismo di solidarietà internazionale e un potente strumento di politica migratoria” e nel ribadire che il diritto alla vita “va sempre tutelato e che il salvataggio in mare costituisce un obbligo per ogni Stato”, hanno ricordato quanto sia “strategica per il bene comune un’accoglienza dignitosa che abbia nella protezione, nell’integrazione e nella promozione i suoi cardini”. Connesso al fenomeno migratorio è il dramma dei conflitti che insanguinano diversi Paesi nel mondo: tra questi, quello in Ucraina “desta profonda inquietudine per la minaccia nucleare e per lo stallo nelle trattative diplomatiche che sembra allontanare sempre di più il tanto auspicato ‘cessate il fuoco’”. (Raffaele Iaria)
Tutti i bambini disegnano la guerra nello stesso modo: una mostra a Roma fino a domenica
23 Marzo 2023 - Roma - Ci proviamo ogni tanto. Quando penetra le nostre case, filmata e trasmessa in tv, ci proviamo a immaginare com’è la guerra. Abbiamo provato a immedesimarci con il popolo iracheno, con quello afghano, yemenita, congolese, con i siriani, i somali, gli etiopi. Forse non ci siamo mai avvicinati come nell’ultimo anno, quando abbiamo assistito all’invasione di un Paese vicinissimo per geografia e storia, e abbiamo visto migliaia di famiglie ucraine abbandonare le loro quotidianità così simili alle nostre e arrivare nelle nostre città, portando con sé giocattoli, vestiti, animali domestici e racconti di vita proprio identici ai nostri. Non ci siamo riusciti mai. La guerra è quella condizione talmente innaturale che non puoi conoscerla finché non ti capita, e anche allora non la capisci e fatichi a crederci.
La Comunità di Sant’Egidio ha trovato una scorciatoia per avvicinarci il più possibile a sentirne il dramma: per mezzo dei bambini, le vittime più meravigliate e insieme più lucide, e della loro forma di espressione più schietta, disegni colorati, accompagnati da piccoli pensieri spontanei. Sono stati raccolti nelle Scuole della Pace, aperte dalla Comunità in tutto il mondo e specialmente nei luoghi in cui l’infanzia è a rischio, dove ai bambini è offerto un percorso scolastico e di educazione, anche alla socialità, alla solidarietà e alla pace, di cui altrimenti resterebbero privi. Infine, sono stati esposti al Palazzo delle Esposizioni, a Roma. Fino al 26 marzo decine di fogli, schizzati dal verde militare dei carrarmati e delle divise dei soldati, dal rosso del fuoco, dal grigio di aerei che sganciano bombe, e di palazzi sventrati come fossero presi a morsi. Popolati da figurine che dicono aiuto, ho paura, che chiamano mamma, che corrono, o stese a terra con gli occhi chiusi. Il visitatore incontra bambini di tutte le provenienze, sperduti davanti all’assurdità della violenza, feriti da un dolore insopportabile eppure teneramente fantasiosi e ottimisti. Assediati a causa di logiche di potere che non comprendono e che non li considerano, privati dei genitori e degli amici, di una casa, della scuola, sopravvissuti per miracolo, ora fanno i conti col trauma e piano piano riprendono a sognare.
Con le loro matite colorate, parlano i bambini di Irpin, Kharkiv, Sloviansk svegliati dal rombo degli aerei militari. Raccontano le giornate nei rifugi sottoterra e la distruzione di case, strade e ponti, degli alberi e di tutto il verde. Raccontano la fuga e la nostalgia per i padri rimasti a combattere. Parlano i bambini del Burkina Faso e del Nord Kivu in Congo, di quando i miliziani islamisti sono entrati in casa e hanno rapito gli uomini e violentato le donne. Raccontano i villaggi in fiamme e il ricovero in campi profughi in cui manca tutto e non c’è niente da fare. Parlano i bambini dell’Iraq e dell’Afghanistan, fuggiti anche loro, risalendo le montagne lungo sentieri interminabili, navigando l’Egeo su imbarcazioni da cui qualcuno cadeva e non riaffiorava più, aspettando il proprio turno di partire all’aeroporto di Kabul, mai così affollato. Parlano i bambini siriani, disegnano il loro Paese come un pezzetto di terra circondato da fucili puntati, e si sentono in gabbia, costretti a crescere in campi da cui non possono uscire.
Dall’esplodere della violenza alla fuga alla nuova realtà di sradicati che hanno perso tutto, sfollati in tende o rifugiati in Paesi stranieri sconosciuti, lo sguardo dei bambini si poggia sul turbine senza fine degli orrori di una guerra, e ne restituisce l’immagine a colori. Si scopre che il sole e le chiome degli alberi si disegnano ovunque allo stesso modo e che, da una parte all’altra della terra, non cambiano le esperienze e i pensieri di un bambino gettato nella guerra. Dicono la stessa cosa Elsa, 13 anni di Aleppo, e Alliance, 10 anni del Nord Kivu: senza la guerra non avrebbero perso il papà e ora non soffrirebbero così. Universale il dolore, universale la gioia quando lo scontro smette, universale la gratitudine per il volo umanitario che li ha portati in salvo e per chi dopo tanto tempo si prende cura di loro. Universale, infine, la richiesta per i potenti. Proviene dai bambini che hanno vissuto il conflitto, ma anche da quelli delle Scuole di Pace in Italia, come da qualsiasi bambino che ascolti raccontare la guerra. Un grido educato, parole semplici e gentili, dietro le quali pulsa la cieca fiducia dei bambini che una magia possa accadere: per favore, fate finire tutte le guerre, parlate tra voi, fate la pace. E se lo vogliono i bambini di tutto il mondo, se basta una Scuola per imparare la Pace, allora possiamo crederci tutti. (Livia Cefaloni)
Migrantes Padova: domenica la “Festa delle comunità etniche cattoliche”
23 Marzo 2023 - Padova - "Le undici comunità etniche cattoliche presenti nella diocesi di Padova sono contente di incontrare il vescovo mons. Claudio Cipolla, lo sentono veramente come loro padre, come un dono". Lo dice al settimanale "La Difesa del Popolo" don Gianromano Gnesotto, direttore Migrantes a proposito della celebrazione con le comunità etniche della diocesi che si svolgerà domenica 26 marzo alle 16 in Cattedrale. L'occasione dell'incontro è la "Festa delle comunità etniche cattoliche", giunta alla sua seconda edizione, organizzata da Migrantes, realtà che si occupa di seguire pastoralmente - nell'annuncio, nelle celebrazioni, nella vita comunitaria - le persone che fanno parte di queste realtà, coadiuvata dagli undici sacerdoti di riferimento. "L'abbiamo chiamata in questo modo intendendo non soltanto le comunità straniere presenti nel territorio diocesano - aggiunge don Gnesotto - ma di per sé anche quelle italiane: il nostro desiderio è che questo diventi un appuntamento in cui si radunano, in maniera gioiosa come dovrebbe essere la liturgia eucaristica, comunità cattoliche multietniche assieme a quelle italiane presenti nelle zone limitrofe alla Cattedrale". Tra gli appuntamenti previsti nelle prosime settimane quella del 14 maggio, quando ci sarà un pellegrinaggio mariano in un santuario della diocesi e a giugno la consueta tredicina di sant'Antonio, un'iniziativa in preparazione alla festa del patrono. Quest'anno la Festa delle genti, che normalmente si vive a Pentecoste verrà inserita nella tredicina di giugno, per la concomitanza con il sinodo diocesano.
Comece: italiano il nuovo presidente, mons. Mariano Crociata
23 Marzo 2023 - Roma - Mons. Mariano Crociata, vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, è il nuovo presidente della Commissione degli episcopati dell'Unione europea (Comece). È stato eletto ieri dai vescovi delegati delle Conferenze episcopali dell'UE, riuniti a Roma per l'Assemblea di primavera del 2023. La notizia è stata diffusa ieri sera dalla Comece, dopo i necessari passaggi di ratifica con la Santa Sede. Mons. Crociata, 70 anni d’età, subentra alla presidenza del cardinale Jean-Claude Hollerich per il triennio 2023-2028.
Al momento della sua elezione, il presule ha espresso ai membri dell'Assemblea la sua gratitudine per la fiducia accordata: «Questo è un momento cruciale per l'Europa e per la Chiesa. Unità e solidarietà sono più che mai necessarie. Dovrebbero guidarci attraverso le numerose transizioni che le nostre società devono affrontare. Mi riferisco in particolare alla necessità di una ripresa giusta e sostenibile dalle conseguenze della pandemia di COVID-19, facendo in modo di non lasciare indietro nessuno, nonché rinnovando la vocazione dell'Unione Europea ad essere fonte di sviluppo e promessa di pace per il nostro amato continente e per il mondo». Il nuovo Presidente è Delegato della Conferenza Episcopale Italiana presso la Comece dal 2017. Negli ultimi cinque anni è stato Primo Vicepresidente della Comece. L'Assemblea ha inoltre eletto quattro Vicepresidenti, rispecchiando la diversità geografica e culturale della Chiesa nell'Unione Europea. I Vicepresidenti sono: mons. Antoine Hérouard (Francia), mons. Nuno Brás da Silva Martins (Portogallo), mons. Rimantas Norvila (Lituania), mons. Czeslaw Kozon (Conferenza episcopale nordica). Dopo l'elezione della nuova Presidenza, l'Assemblea ha accolto il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. Insieme hanno discusso delle implicazioni umanitarie, geopolitiche e sociali della guerra in Ucraina e dei modi in cui la Chiesa cattolica può incoraggiare e contribuire al ruolo dell'UE come attore di pace globale.
A Mons. Crociata gli auguri di un proficuo lavoro da parte della Fondazione Migrantes.
Viminale: da inizio anno sbarcate 20.364 persone sulle coste italiane
22 Marzo 2023 -
Roma - Sono finora 20.364 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 3.347 sono di nazionalità ivoriana (16%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Guinea (2.957, 14%), Pakistan (1.986, 10%), Bangladesh (1.896, 9%), Tunisia (1.587, 8%), Egitto (1.191, 6%), Camerun (961, 5%), Mali (723, 4%), Gambia (640, 3%), Burkina Faso (635, 3%) a cui si aggiungono 4.441 persone (22%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
Prevenire e contrastare la violenza sui minori stranieri: un convegno a Milano
22 Marzo 2023 - 22 Marzo 2023 - Roma - La violenza sui minori rappresenta una delle problematiche più urgenti e gravi del nostro tempo. Una piaga sociale che colpisce indiscriminatamente bambini e adolescenti di tutte le etnie, culture, classi sociali e livelli di istruzione, con conseguenze drammatiche sulla loro crescita e sul loro futuro. L’impatto della violenza, poi, è particolarmente grave nei casi in cui i minori hanno un background migratorio, sia poiché vivono in una condizione di particolare vulnerabilità perché spesso vittime anche di discriminazioni, pregiudizi e marginalizzazione, sia perché hanno più difficoltà nell'accedere ai servizi di sostegno e protezione. Un fenomeno, quello della violenza sui minori stranieri che colpisce anche i ragazzi che vivono in Italia e che sarà il tema di analisi e dibattito della conferenza “Prevenire e contrastare la violenza sui minori stranieri: il progetto Remì”, in programma venerdì 24 marzo 2023 dalle 9.30 alle 17.00, presso Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi (Palazzo Emilio Turati – Via Meravigli 9/B, Milano). Il convegno costituisce non solo un momento di confronto tra rappresentati delle istituzioni, esperti e mondo del Terzo Settore, ma anche l’occasione per presentare i risultati di “Remì – Reti per il contrasto alla violenza sui minori migranti”, progetto finanziato con il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione e realizzato da Fondazione ISMU ETS in collaborazione con Il Melograno CBM Onlus, Cidis Onlus, CISMAI (Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l'Abuso dell'Infanzia). Tra i principali obiettivi di Remì, che si è svolto in Lombardia (Milano e Monza-Brianza), Umbria (Perugia e Terni) e Campania (Napoli e Caserta), prevenire e contrastare la violenza sui minori con background migratorio, attraverso una serie di azioni concrete, volte a promuovere la loro integrazione, il loro benessere e la partecipazione attiva alla vita della comunità. Il convegno si aprirà con i saluti istituzionali di Vincenzo Cesareo, Segretario Generale Fondazione ISMU ETS; Maria Assunta Rosa, Vice Prefetto Ministero dell’Interno, Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione, Direzione per le Politiche Migratorie, Fondo Asilo Migrazione e Integrazione. Alla sessione mattutina, moderata da Nicoletta Pavesi, Università Cattolica del Sacro Cuore e Fondazione ISMU, interverranno: Paola Barachetti, Fondazione ISMU ETS; Giovanni Giulio Valtolina, psicologo, psicoterapeuta familiare; Marie Rose Moro, neuropsichiatra infantile, psicoanalista; Ariella Rothberg, psicologa clinica, etnologa. Alla sessione pomeridiana, moderata da Paola Barachetti, Fondazione ISMU, ETS, interverranno: Rossella Pesenti, Cooperativa Il Melograno CBM Onlus; Angela Giallorenzi, Associazione CIDIS Onlus; Maria Grazia Foschino Barbaro, CISMAI.
Stando all'indagine di AGIA, CISMAI e Terre des Hommes, dei circa 402 mila minorenni che risultano presi in carico dai Servizi Sociali al 31 dicembre 2018 (ultimi dati disponibili), 77.493 lo sono per qualche forma di maltrattamento: quindi 193 minorenni ogni 1.000 in carico ai Servizi risultano essere maltrattati. La percentuale di minorenni stranieri in carico ai Servizi Sociali per maltrattamento è tre volte maggiore rispetto a quella dei minorenni italiani: su 1.000 minorenni, 23 sono stranieri e 7 italiani. Questo dato risulta in aumento rispetto a quello rilevato nella precedente indagine – basata però su un diverso campione - dell’Autorità Garante per l’Infanzia e per l’Adolescenza (2015). Le ragioni di tale sbilanciamento potrebbero essere diverse: da un lato si ipotizza una maggior attenzione da parte dei servizi sociali e delle istituzioni a riconoscere e denunciare i segnali di maltrattamento anche all'intero dei nuclei familiari stranieri; dall'altro potrebbe pesare, in alcuni casi, l'applicazione di metodi educativi che replicano quanto avviene nei paesi di origine, ma che in Italia non sono assolutamente ammissibili.
Le famiglie immigrate risultano più vulnerabili in quanto spesso hanno una scarsa conoscenza del sistema italiano di garanzia del minore e una cultura dei suoi diritti diversa e, in alcuni casi, meno attenta a diritti considerati secondari (diritto al gioco, all’ascolto, alla partecipazione). In questo quadro di complessità, i servizi sono tenuti a garantire il diritto di ogni minore, quale che sia la condizione giuridica o la nazionalità, ad essere protetto da forme di violenza e maltrattamento, ma non sempre sono dotati delle competenze necessarie per rilevare, decodificare e affrontare situazioni critiche in famiglie di diversa tradizione culturale. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce il progetto Remì, che mira a prevenire e contrastare la violenza sui minori con background migratorio, rafforzando in chiave interculturale il sistema di prevenzione e di contrasto e potenziando la rete dei servizi, per creare un modello innovativo basato su pratiche e metodologie sperimentali da diffondere a livello nazionale. Il percorso implementato all’interno del progetto Remì nasce infatti con l’obiettivo di sviluppare negli operatori di servizi sociali, sanitari, educativi, competenze utili per la prevenzione e il contrasto della violenza sui minori migranti, ponendosi in ascolto, abbandonando per quanto possibile stereotipi e pregiudizi, aprendosi così al mondo delle possibilità che offre l’incontro con la diversità culturale. In questo modo gli operatori stabilendo un dialogo e una collaborazione con le famiglie straniere, possono mostrare loro modelli educativi diversi e accompagnarle nel trasformare le loro pratiche educative, di modo che siano rispettose delle nostre leggi
Il progetto ha dato vita, nel corso della sua realizzazione, agli Spazi Remì, luoghi di ascolto finalizzati a fornire un supporto specifico ai minori vittime di violenza e alle loro famiglie, oltre a essere un utile riferimento per gli operatori dei servizi. All'interno degli Spazi Remì, un'équipe multidisciplinare con operatori specializzati e qualificati, si è concentrata sugli interventi di prevenzione e di presa in carico delle situazioni di rischio, violenza, fragilità e disagio. Sono stati attivati servizi di supporto a chiamata, di mediazione culturale, supporti psicopedagogici, corsi di lingua italiana, counseling legale, laboratori di sostegno alla genitorialità e per la conoscenza dei diritti dei minori nel nostro Paese.
Infine Remì, ha costruito 5 reti territoriali di intervento che hanno coinvolto e messo in relazione, sul territorio, servizi sociosanitari ed educativi del pubblico e del Terzo Settore, scuole e realtà educative, contesti sociali di riferimento, organizzazioni e istituzioni a supporto delle famiglie straniere. Così all'interno del progetto viene approfondita la sperimentazione di una modalità di prevenzione e presa in carico della vulnerabilità delle famiglie con background migratorio - in modo particolare, connessa alla violenza sui minori - che ha attribuito una importanza significativa alla rete. Rete intesa sia come rete di capitale sociale, costituita dai rapporti personali della persona o della famiglia, sia come rete organizzativa in grado di connettere le istituzioni e le organizzazioni per offrire risposte efficaci ai bisogni.
Vangelo Migrante: V domenica di Quaresima | Vangelo (Gv 11, 1-45)
22 Marzo 2023 - Attorno alla persona di Gesù, nei Vangeli di queste domeniche, in un crescendo, sono apparsi con sempre maggiore evidenza il dramma dell’uomo e la gloria di Dio: nell’uomo prevale la necessità dell’acqua, della luce, della vita; da Dio provengono la sorgente che disseta, la verità che illumina, la resurrezione che dà vita.
L’episodio della resurrezione di Lazzaro, questa domenica, è la prova generale della Resurrezione di Gesù, il fondamento della nostra fede.
La morte resta un dramma ed è il problema dell’uomo. Non solo quella esistenziale ma anche le tante morti e mortificazioni, dinanzi alle quali i nostri desideri e i nostri progetti non possono nulla.
Nel Vangelo odierno colpisce una sorta di lentezza da parte di Gesù. Marta, la sorella del defunto gliela fa notare: “se tu eri qui, mio fratello non moriva”. A volte l’attesa di un Suo intervento, lento e quasi distratto, sembra metterci alla prova. Perché fa così? Dal Vangelo odierno impariamo che i tempi di Dio non sono i nostri e l’intervento di Dio non va confuso con il far qualcosa e basta: Dio non è cura palliativa ma uno che risolve le cose alla radice.
Come per la Samaritana Egli chiede da bere per poi offrire acqua in abbondanza, così per Lazzaro: aspetta la morte, ed anche una sorta di necrosi, per poter operare la vita. È probabile, e anche molto umano, che, presi dalle nostre paure e dal nostro dolore, noi non ce ne accorgiamo. Il primo segno dell’Opera di Dio è proprio questo: nella necrosi nessuno mette mano; Gesù lo fa perché Dio va dove non va nessuno. E da lì ricomincia la vita: scatena le porte degli inferi e riprende l’uomo dove i vermi se lo mangiano e lo porta con sé.
Il Suo pianto è una risposta a Maria. Come a dirgli: “ho colto profondamente il tuo stato. Ti ho accolta”. Il passaggio è importante. Molte volte, impotenti dinanzi alle tante lacrime di chi chiede di essere accolto, forse anche a noi è sembrato più logico darci da fare senza aver fatto prima quel silenzio, anche ferito e in lacrime, che ci mette in condizione di entrare in relazione con Dio, farci accogliere da Lui e riconoscere l’Opera sua, che vive e dà vita anche attraverso le nostre azioni.
Solo sentendoci accolti da Lui possiamo dare il meglio di noi stessi anche agli altri.
GMMR: reso noto il tema, “Liberi di scegliere se migrare o restare”
21 Marzo 2023 - Città del Vaticano - Domenica 24 settembre 2023 si celebrerà la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il tema scelto da Papa Francesco per questa giornata e per il suo tradizionale Messaggio è “Liberi di scegliere se migrare o restare”, con l’intenzione - spiega il Dicastero per Sviluppo Umano Integrale - di promuovere una "rinnovata riflessione su un diritto non ancora codificato a livello internazionale: il diritto a non dover emigrare, ossia - in altre parole - il diritto a poter rimanere nella propria terra". La natura forzata di molti flussi migratori attuali "obbliga - spiega il Dicastero - ad una considerazione attenta delle cause delle migrazioni contemporanee. Il diritto a rimanere è precedente, più profondo e più ampio del diritto ad emigrare. Esso include la possibilità di essere partecipi del bene comune, il diritto a vivere in dignità e l’accesso allo sviluppo sostenibile, tutti diritti che dovrebbero essere effettivamente garantiti nelle nazioni d’origine attraverso un esercizio reale di corresponsabilità da parte della comunità internazionale". In vista della Giornata il Dicastero avvierà una campagna di comunicazione finalizzata a "favorire una comprensione approfondita del tema del Messaggio attraverso sussidi multimediali, materiale informativo e riflessioni teologiche". (R.Iaria)
Consiglio Europeo: al centro il tema immigrazione
21 Marzo 2023 - Roma - In vista del Consiglio europeo, calendarizzato il 23 e il 24 marzo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha indirizzato una lettera ai 27 paesi membri riguardante gli argomenti legati all’immigrazione. "Il terribile naufragio a largo della Calabria è stato un vivido richiamo all'urgenza della nostra azione. Una soluzione equa e duratura è possibile solo attraverso un approccio europeo e bilanciato. Possiamo raggiungere più traguardi se agiamo assieme". E' quanto scrive sui progressi sul dossier migrazione in vista del Consiglio europeo. La Commissione, annuncia von der Leyen, “nel 2023 è pronta a mobilitare 110 milioni di euro addizionali ai 208 già impegnati per la cooperazione anti-trafficanti".
"L'Ue deve lavorare al rafforzamento delle frontiere esterne con un nuovo approccio strategico. Il 14 marzo la Commissione ha definito un nuovo approccio alla gestione europea integrata delle frontiere per i prossimi cinque anni. Questo è il risultato di una stretta collaborazione con gli Stati membri e il Parlamento europeo. Fornisce un quadro chiaro per la cooperazione e il coordinamento per oltre 120 ufficiali della guardia di frontiera e costiera europea delle autorità nazionali degli Stati membri e di Frontex", si legge nella lettera. "Dobbiamo indirizzare i nostri mezzi in modo efficace, per utilizzare al meglio i 600 milioni di euro messi a disposizione a breve per sostenere in modo sostanziale gli Stati membri con il controllo delle frontiere e le attrezzature tecnologiche", ha spiegato von der Leyen.
Un primo obiettivo sarebbe "il confine chiave tra Bulgaria e Turchia, dove la Commissione sta lavorando con le autorità bulgare per finalizzare una valutazione dei bisogni. Frontex ha anche rivisto i requisiti generali a tutte le frontiere esterne. Le conclusioni dovrebbero essere raggiunte nel consiglio di amministrazione la prossima settimana, identificando le operazioni chiave per rafforzare la protezione delle frontiere". "Abbiamo continuato la nostra stretta collaborazione con i partner in Nord Africa e la consegna di navi alla Libia continua a rafforzare le capacità di ricerca e soccorso. Il gruppo di contatto europeo per la ricerca e il salvataggio è stato rilanciato, fornendo una piattaforma che consente agli Stati membri di impegnarsi con l'obiettivo di istituire un quadro di cooperazione rafforzata per la ricerca e il salvataggio. La Commissione ha inoltre contattato diversi Stati membri in merito alle discrepanze individuate nella registrazione degli arrivi irregolari e abbiamo concordato con gli Stati membri di intensificare il lavoro della rete Blueprint per istituire un sistema comune di allarme rapido e situazionale dell'UE." , scrive von der Leyen.
Nei Balcani occidentali, Frontex "ha iniziato a schierare le sue guardie di frontiera in Serbia, con già 130 corpi permanenti schierati ai suoi confini con Ungheria e Bulgaria. La Serbia ha recentemente confermato il suo impegno ad avviare rapidamente i negoziati su un nuovo accordo sullo status che consentirà il dispiegamento di corpi permanenti anche oltre i confini dei partner dei Balcani occidentali", ha spiegato la presidente, ricordando anche i negoziati con Montenegro e Albania. "Inoltre, è in corso il nuovo pacchetto di assistenza per la protezione delle frontiere da 40 milioni di euro per i Balcani occidentali con attrezzature modernizzate", ha aggiunto.
"L'Unione europea ha approvato un nuovo sostegno di 200 milioni di euro per l'assistenza nell'accoglienza dei migranti per affrontare questioni chiave come l'accoglienza dei minori non accompagnati, lo sviluppo di capacità vicino alle frontiere esterne e la soddisfazione delle esigenze di specifici Stati membri. Von der Leyen ha annunciato anche una maggiore efficacia sui movimenti secondari e sulla solidarietà. Si presta attenzione anche ai progressi nell'attuazione della tabella di marcia di Dublino, "compresa la registrazione in Eurodac, sostenendo il lavoro che ridurrà gli incentivi per i movimenti secondari", si legge nella lettera. "La Commissione riferirà sull'attuazione della tabella di marcia sulla Convenzione di Dublino nel corso dell'anno, come stabilito dal Consiglio Giustizia e affari interni del 9 marzo", conclude la lettera di von der Leyen. (Alessandro Pertici)