Primo Piano

Mons. Panzetta: un futuro migratorio meno segnato da stragi e morti

5 Aprile 2023 - Crotone - «La tragedia di Cutro ha evidenziato che nè le proposte neo liberiste, nè quelle populiste possono dare risposte complete alla vicenda umana del nostro tempo e del nostro territorio. Noi abbiamo bisogno di politici che abbiano a cuore il bene comune. Solo recuperando il bene comune, avremo la capacità di affrontare le grandi sfide». Lo ha detto l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Angelo Panzetta, nel suo messaggio per la Pasqua indicando nel naufragio di Cutro “il filo rosso della Quaresima”. «Al Consiglio dei ministri ho chiesto di guardare con attenzione a quanto accaduto perché i diritti umani fossero rispettati» ha aggiunto a margine del suo messaggio pasquale, parlando delle richieste avanzate al governo. «Ho trovato ascolto e impegno a trovare insieme soluzioni che possano far diventare Cutro una tragedia che contribuisca a cambiare le cose. Mi piacerebbe che emergesse una proposta per la questione migratoria che, mettendo insieme le energie migliori e disinteressate del territorio, insieme alle grandi organizzazioni pontificie possa permettere di immaginare Cutro come luogo per un futuro migratorio meno segnato da stragi e morti». L’arcivescovo ha quindi ricordato che «la comunità cristiana non scrive i decreti legge, certamente mette in discussione ogni proposta legislativa nella quale non ci sia al primo posto il rispetto della vita delle persone».

Cei: più di 6 milioni di euro per 44 nuovi progetti

5 Aprile 2023 -
Roma - Nella riunione del 17 marzo, il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato 44 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 6.041.987 euro così suddivisi: € 2.768.741 per 15 progetti in Africa, € 1.660.304 per 12 progetti in America Latina; € 1.528.609 per 15 progetti in Asia; € 84.333 per 2 progetti in Medio Oriente. Tra gli interventi più significativi, cinque sono in Africa: in Burkina Faso, l’Ocades Caritas di Diebougou garantirà l’approvvigionamento idrico a dieci villaggi, attraverso infrastrutture sostenibili e servizi di fornitura domestica di acqua potabile. In Burundi, l’Arcidiocesi di Bujumbura organizzerà una biblioteca per conservare il patrimonio di libri e documenti e renderlo consultabile, mentre in Cameroun, la Diocesi di Bafia promuoverà la formazione agro-pastorale e professionale di 100 famiglie e 100 giovani di 20 parrocchie. In Marocco la Diocesi di Tangeri sosterrà quei minori che, non riuscendo a migrare, vivono situazioni di disagio e grande rischio nelle zone più marginali della città. Gli obiettivi sono molteplici: dall’ascolto, accoglienza e presa in carico alla creazione di un centro diurno educativo fino all’avvio di piccole attività imprenditoriali. In Tanzania, il Cuamm migliorerà l’assistenza offerta ai circa 11 mila pazienti dell’Ospedale di Tosamaganga attraverso la formazione del personale, il potenziamento dei centri di salute della zona e l’acquisto di attrezzature ospedaliere. Dei 12 progetti che vedranno la luce nel Continente latino-americano, grande rilevanza assumono quello proposto dalla Diocesi di Santa Elena, in Ecuador, che restaurerà i due piccoli ospedali, “Cristo Redentor” e “Virgen de la Cisna”, potenziando l’assistenza sanitaria, e quello dell’Arcidiocesi di Porto Velho in Brasile che rafforzerà e rilancerà la Radio FM “Caiari” di Ariquemes, operativa dal 1961. Tale mezzo raggiunge circa 600 mila persone che abitano in vari insediamenti sparsi nella Foresta Amazzonica, molti dei quali fisicamente non raggiungibili durante la stagione delle piogge. Significativo anche l’intervento voluto dalla Diocesi di Paramaribo, in Suriname, che ristrutturerà il Centro sociale gestito da Obra de Maria per offrire corsi di formazione professionale a adolescenti e giovani, in vista del loro inserimento lavorativo. Nel Continente Asiatico, uno dei progetti sarà realizzato in Bangladesh dove “Progetto Uomo Rishilpi International Onlus” supporterà le attività di un Centro per persone disabili e di altre cinque strutture di riabilitazione comunitaria. In India, la Catholic Charities dell’Arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar promuoverà la formazione delle donne dei gruppi etnici Khond e Pano di 10 parrocchie in situazione di vulnerabilità a causa della pandemia e della crisi finanziaria. In Medio Oriente, la Congregation Hospitaliere Missionnaire des Filles de Notre-Dame des Douleurs doterà di pannelli solari il “Foyer de Vieillard” di Ghodrass (Libano), ottenendo una riduzione dei costi e contribuendo al contempo alla tutela dell’ambiente.

Carcere per i minori: a Casal del Marmo Papa Francesco lava i piedi a 12 ragazzi di diversa nazionalità

5 Aprile 2023 - Roma - Anche quest’anno papa Francesco ha scelto un Istituto penitenziario per celebrare la liturgia in Coena Domini con il rito della Lavanda dei piedi prediligendo i giovani. Giovedì 6 aprile la Liturgia sarà celebrata nell’Istituto penitenziario per minori di Casal del Marmo a Roma. “Papa Francesco, vuole ripetere un gesto di profonda umanità, carità e vicinanza in un carcere di Roma e ha scelto l’Istituto di Casal del Marmo per incontrare i ragazzi, giovani bisognosi di affetto, di tenerezza e di ascolto. Mi viene in mente l’immagine affettuosa del nonno che va ad abbracciare i suoi nipotini - senza mancare di rispetto a papa Francesco che gridano il loro dolore e sanno di non di essere giudicati per i loro errori, ma per offrirgli l’incoraggiamento e l’invito a non perdere mai la speranza. Si inginocchierà davanti a loro – ha proseguito - nel gesto di chiedere scusa a nome di una parte di società che li ha illusi, sedotti e poi abbandonati. Laverà i piedi ai 12 giovani di diverse nazionalità nel segno solidale della fratellanza, un invito a dir loro che “siamo fratelli” con l’incoraggiamento a riprendere in mano la bellezza della loro vita. “Come un padre amorevole, Papa Francesco si inginocchierà davanti ai giovani reclusi per lanciare un appello alle Istituzioni a non abbandonare questi ragazzi fragili che molte volte sono soli, abbandonati, smarriti e disorientati, senza punti di riferimento. Non hanno il calore delle loro famiglie, sono schiacciati dagli errori commessi e portano nel cuore il grido della sofferenza e della rabbia”, spiega una nota dell’Ispettorato dei cappellani delle Carceri in Italia: papa Francesco “asciugherà i piedi bagnati dei ragazzi con la tovaglia della misericordia come gesto solidale di una umanità che non giudica, non condanna, non innalza muri di difesa e di esclusione. Il vero obiettivo della giustizia non è quello di punire e reprimere, ma l’invito a chi ha sbagliato di ricostruire legami spezzati. È necessario aiutare i ragazzi sbandati e soli ad incarnare una giustizia riparativa, che metta al centro il dolore e la sofferenza della vittima”. Papa Francesco, inginocchiato davanti ai giovani reclusi, bacerà i loro piedi così come ha fatto Gesù; il bacio “non è quello di chi tradisce, al contrario, è il bacio della tenerezza di Dio dell’accoglienza; è il bacio amico di chi vuole rialzare i giovani caduti nella rete del male”. La scelta del Pontefice di vivere il Giovedì Santo tra i giovani di Casal del Marmo ha “il sapore – spiega la nota -  della prossimità per sensibilizzare la società, le Istituzioni e la politica con l’intento di orientare le coscienze verso risposte concrete di alleanze educative. L’attenzione al disagio giovanile deve trovare risposte negli strumenti di prevenzione e discernimento perché, spesso, i giovani hanno a disposizione modelli sbagliati. Contrastare il disagio giovanile vuol dire rimettere al centro la persona, promuovere la risorsa di ciascuno, sostenerla attraverso la scuola, l’arte la musica lo sport in favore di un sostanziale inserimento sociale che avviene con il lavoro”.

Le missioni cattoliche in Svizzera: al servizio degli emigranti

5 Aprile 2023 - Zurigo - Della storia dell'emigrazione italiana, in particolare in Europa e in Svizzera, già è stato scritto molto: una storia lunga, dolorosa e gloriosa, vissuta dai nostri connazionali colà approdati in cerca di lavoro. E lo stesso dicasi delle missioni cattoliche che hanno accompagnato i nostri connazionali per la loro assistenza non solo morale ma anche sociale. La prima volta che i vescovi svizzeri affrontarono la questione del fenomeno migratorio fu alla Conferenza del 28 agosto 1888 con un intervento del vescovo di San Gallo, monsignor Egger, che auspicava la presenza di sacerdoti italiani almeno durante i periodi delle feste religiose. Il 9 e 10 dicembre 1890, alla Conferenza internazionale di Lucerna, a cui partecipavano i delegati dell'Associazione di patronato «San Raffaele» per gli emigrati di Germania, Italia, Svizzera, Lussemburgo, Stati Uniti e Canada, monsignor Scalabrini lanciò l'idea di un'organizzazione internazionale cattolica per l'assistenza degli emigrati, interessando anche la Santa Sede con un apposito memoriale. Ma fu dopo alcuni fatti drammatici accaduti a Zurigo (luglio 1896) che la Conferenza dei vescovi svizzeri, in una riunione tenuta a Schwyz il 17 agosto 1896, discusse sulle misure da prendere per la cura pastorale degli immigrati, incaricando monsignor Johannes Fidelis Battaglia, vescovo di Coira, di fare i dovuti passi presso il Vaticano per l'invio stabile di sacerdoti italiani in Svizzera. Si gettavano insomma le basi per la fondazione di vere e proprie missioni cattoliche italiane in Svizzera. Gli sporadici e spontanei interventi di singoli preti al seguito dei loro parrocchiani dovevano trasformarsi in missioni stabili al servizio di tutti gli emigrati. Era un progetto che si andava facendo sempre più strada in seno alla nostra emigrazione sin dai primi anni Novanta. Già il 4 maggio 1894 era stata fondata la prima missione cattolica in Svizzera, quella di Lucerna-Hochdorf. Nel giro di pochi anni fu tutta una gara tra le diocesi e i vari ordini religiosi della Chiesa italiana nell'inviare loro missionari per gli emigrati in Svizzera che dovevano essere non solo sacerdoti e guide spirituali ma anche operatori sociali. Tra la fine del secondo conflitto mondiale e il 1970, oltre sette milioni di italiani avevano lasciato il proprio Paese per andare a lavorare all'estero. A metà degli anni Sessanta i nostri emigrati in Svizzera con 532.000 presenze costituivano il 54,7 per cento dell'interra popolazione straniera. L'ondata di emigrazione italiana verso la Confederazione ebbe tre cause ben distinte ma concomitanti: la profonda crisi economica italiana, soprattutto nelle regioni meridionali; il bisogno di manodopera straniera da parte delle industrie svizzere; il disegno dei vari governi italiani per favorire l'espatrio per diminuire le tensioni interne e procurarsi valuta pregiata sotto forma di rimesse. Di fronte a questo massiccio esodo, la Chiesa intervenne con premurosa sollecitudine con l'invio al seguito degli emigrati di un alto numero di missionari. In tale contesto due eminenti uomini di Chiesa in particolare si sono distinti con azioni concrete: Giovanni Battista Scalabrini, di Fino Mornasco, vescovo di Piacenza, e Geremia Bonomelli, bresciano, vescovo di Cremona. Scalabrini con la fondazione delle congregazioni dei missionari e delle suore missionarie di san Carlo Borromeo, rivolte soprattutto a chi emigrava nelle Americhe, la prima approvata da Papa Leone XIII il 15 novembre 1887. Il secondo con la fondazione dell'Opera di assistenza per gli operai emigrati in Europa e nel Levante. Lo sforzo e l'impegno della Chiesa fu alla base della fondazione di una rete capillare di missioni cattoliche italiane in tutta la Confederazione. Dal 1947 al 1987 furono fondate oltre cento nuove missioni, molte delle quali oggi risultano accorpate; ne restano 45, un numero ancora considerevole ma destinato a essere ulteriormente ridotto. È infatti in questa direzione che le diocesi svizzere si stanno orientando: l'obiettivo è di creare una pastorale interculturale, nel rispetto delle diversità degli emigrati ma anche in vista della loro integrazione nel Paese che li accoglie. Su questo argomento si è svolto recentemente a Capiago (Como) il convegno delle Missioni cattoliche di lingua italiana (Mcli) in Svizzera sul tema "Per un noi sempre più grande. In cammino verso una pastorale interculturale" . Il convegno aveva lo scopo di far prendere coscienza dei cambiamenti in atto nella nostra società civile ed ecclesiale ma anche di dare un contributo di riflessioni e proposte per il futuro della Chiesa in Svizzera e il futuro delle nostre missioni. La storia degli italiani in Svizzera è una storia di circa cinque milioni di persone che si sono avvicendate in oltre 150 anni al servizio di questo Paese e della sua economia. Alla Svizzera e agli svizzeri va un "grazie" per quanto hanno fatto per questa grande massa di immigrati. E un grazie particolare va agli oltre 1700 missionari e religiose che si sono impegnati negli ultimi 130 anni tra gli italiani in Svizzera al servizio della fede e dell'emigrazione. (don Egidio Todeschini - Coordinatore nazionale delle Mcli in Svizzera e in Liechtenstein).

Osservatore Romano

   

Mattarella: università fondamento dell’integrazione

4 Aprile 2023 - “Sono lieto di essere nuovamente in questa città, ricca di storia, monumenti e culture. La sua università è luogo antico e alto dove la cultura rinascimentale ha creato un legame indissolubile con la città... Le università - a partire da quelle più antiche come quella di Ferrara - hanno contribuito a costruire la spina dorsale della nostra Europa perché hanno eretto a metodo il dialogo e lo scambio di conoscenze, ponendo, in questo modo, le fondamenta dell’integrazione”. Lo ha scritto questa mattina il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un testo inviato al quotidiano “Nuova Ferrara” in occasione della visita del Capo dello Stato, che in mattinata ha partecipato all'inaugurazione dell'anno accademico dell’Università di Ferrara. Nel suo intervento il Capo dello Stato  ha evidenziato che l’università deve “elaborare risposte per i nuovi scenari” causati dai “mutamenti globali”, in un mondo, come quello di oggi, “diventato un’unica comunità, raccolta e interconnessa”. All’inaugurazione, fera gli altri, anche il presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio.

Una veglia per i martiri: tanti coloro impegnati nell’accoglienza ai migranti uccisi negli ultimi anni

4 Aprile 2023 - Roma - Tanti i martiri impegnati nell’accoglienza ai migranti o di origine rom come il Beato Zefirino ricordati ieri sera nella Basilica di Santa Maria in Trastevere  durante la veglia di preghiera in ricordo di tutti coloro che in questi anni hanno offerto la loro vita per il Vangelo. Durante la veglia, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e presieduta dal card. Lazarus You Heung-sik, prefetto del dicastero per il Clero, sono stati fatti i nomi di centinaia di persone in Europa, in Medio Oriente, in Asia, nelle Americhe e in Africa. Tra i tanti nomi ricordati, come abbiamo detto, il primo beato di origine rom, Zefirino, don Roberto Malgesini, martire della carità a Como, ucciso  mentre si apprestava a distribuire il cibo a tanti poveri e migranti; mons. David O’Connel, vescovo ausiliare di Los Angeles, ucciso lo scorso 18 febbraio, vicino ai bisogni dei poveri e degli immigrati; don Josè Guadalupe Rivas, responsabile della Casa del Migrante de Nuestra Senora de Guadalupe in Messico, e suor Maria De Coppi, comboniana, uccisa nella sua casa, in Mozambico: si prendeva cura dei profughi sfuggiti alla violenza degli estremisti islamici.  Per ognuno di loro è stata è stata accesa una candela e per ogni Continente è stata portata, ai piedi dell’altare, una croce per ricordare “laici e pastori, donne e uomini, bambini e anziani disarmati, colpevoli solo di portare impresse nella loro carne il nome e l’umanità del Signore Gesù”,  ha detto il porporato durante l’omelia  aggiungendo che gli ultimi due secoli hanno “conosciuto, più che nella prima era cristiana, il martirio di massa, ma anche la consegna della speranza del Vangelo da una generazione all’altra”. Nella veglia non è mancato un ricordo della guerra in Ucraina e in tante parti del mondo e la preghiera ad aprire i cuori “al soccorso e all’accoglienza di tutti i rifugiati, da qualsiasi parte del mondo provengano”. (Raffaele Iaria)

Vangelo Migrante: il Triduo pasquale

4 Aprile 2023 - Giovedì santo – Cena del Signore | Vangelo (Gv 13, 1-15) Con la celebrazione del Giovedì Santo, ha inizio il triduo pasquale. La Cena con i discepoli è innanzitutto un desiderio di Gesù che dice “ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione” (Lc 22,15-16). Gesù desidera portare a compimento il disegno di salvezza di Dio: completare l’esodo e arrivare alla terra promessa. La Chiesa ha il mandato di perpetuare questa memoria. In questo momento storico, è opportuno ricordare come non sempre il luogo del cenacolo sono le Chiese. Ci sono cristiani che vivono la Pasqua non nei luoghi di culto ma in accampamenti forzati, in un deserto, su una nave, in una galera senza assistenza spirituale o anche in una terra straniera dove l’incontro con gli altri battezzati non è ‘sbocciato’. Al posto del rito c’è una tribolazione che li unisce, nel modo più forte che ci possa essere, al passaggio di Gesù da morte a vita. Nella pagina del Vangelo di Giovanni, Gesù ci indica il modo più adeguato per celebrare la Pasqua “in spirito e verità” e lo fa con il gesto di deporre le vesti e chinarsi ai piedi del mondo. È l’azione del capovolgimento della vita, sempre possibile. Per tutti e ovunque: servire gratuitamente e sporcarsi le mani. Per gli altri. Venerdì Santo – Passione del Signore | Vangelo (Gv 18, 1-19,42) L’abbandono di Gesù al Padre è totale. È il vertice della fede da cui tutto ha inizio. Drammatico, come si può immaginare, ma necessario. Nel giorno più terribile della storia, le tenebre da cui il Figlio di Dio si lascia avvolgere come da un velo, sono luminose e rivelano al mondo il segreto e l’essenza di Dio: “è amore” ed è crocifisso dalla nostra indifferenza. Attraverso il cuore aperto del Signore crocifisso passa tutto il nostro dolore e da quel cuore ci viene donato ogni brandello della nostra luminosa umanità. L’amore non può morire; la tenerezza dell’abbraccio in cui la madre di Gesù viene accolta è il baluardo ad ogni disumanizzazione possibile e temibile. Domenica di Pasqua – Risurrezione del Signore Splende una luce nuova. La morte è stata vinta. La vita fiorisce. Tutto il mistero Il mistero Pasquale non è una eroica vittoria di un superuomo in guerra contro tutti ma è il dono della vita oltre la morte che Dio fa all’umanità attraverso Suo Figlio. E proprio perché non è campata per aria, in questa vittoria sono presenti tutti i segni dell’umano: il servizio e la croce. In questo senso la Speranza del cristiano vive sempre: Colui che è per sempre crocifisso è per sempre risorto. Se è vero che il dolore e tutte le sue conseguenze non ci lasciano mai, è altrettanto vero che quel dolore è stato vinto per sempre. C’è la prova: la Resurrezione! Un mistero per tutti L’esplosione di gioia dei cristiani non è una pia devozione ma un mistero che contagia tutti e non lascia indifferente nessun uomo. Questo è il fine del tempo Pasquale che ci accompagnerà per cinquanta giorni: “andate e ditelo a tutti”. Nessuno escluso. Anche se la maggior parte degli uomini sulla terra non lo sa o vive senza saperlo. La Resurrezione è un ‘unicum’. Nessuna religione ha mai contemplato un Dio - morto. Il fondamento del cristianesimo non è un postulato vincente a priori. Tutt’altro. La Resurrezione è la storia di un Dio che cammina con gli uomini. Non con pensieri speculativi, dimostrazioni teoriche o deduzioni logiche ma con la testimonianza dei suoi discepoli. E ad ogni uomo giungono i suoi effetti anche quando l’uomo non sa nemmeno il perché: curare gli ammalati, accogliere il forestiero, visitare il carcerato, dar da mangiare a chi ha fame, istruire, vestire, seppellire …; sono segni di Resurrezione che i cristiani non hanno dedotto dalla saggezza o dall’istinto umano ma dalla Pasqua e li condividono con tutti. E tutti li usano, anche ignorandone l’origine. Quella Vita vince. La testimonianza dei discepoli Un prodigio così grande è un dono ma ha comunque bisogno della testimonianza dei discepoli perché sia credibile agli uomini. È stata questa la missione affidata agli Apostoli. È in questo che vengono battezzati tutti gli altri cristiani. La testimonianza è tutt’altro che facile. Quale testimonianza rendere? Come renderla? Dinanzi allo stesso fatto c’è l’approccio dei discepoli tutt’altro che univoco: c’è l’annuncio di una donna al mattino, la corsa al sepolcro di Pietro e Giovanni più tardi, la paura dei discepoli di Emmaus alla sera, l’incredulità di Tommaso otto giorni dopo. Sarà lo Spirito Santo a modellare la praticità di Pietro, la spiritualità di Giovanni, gli occhi dei discepoli ad Emmaus, la fede e la ragione di Tommaso. La Resurrezione entra nella vita della Chiesa nascente. Non sono un problema la diversità, l’incompetenza (tanta), l’imperfezione (tantissima), l’indole dei discepoli: il fatto della Resurrezione è innanzitutto dono di Dio. E anche poterla annunciare è un dono. E come tale va accolta. Essendo iniziativa di Dio, Lui sa come farla vivere nel cuore, nella mente e nelle braccia di ciascuno. Annunciarla a tutti non è presunzione ma urgenza di servire Dio nell’uomo. In ogni uomo.

Cristo fa nuove tutte le cose: il messaggio di Pasqua del Wcc

4 Aprile 2023 - Roma - «"Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?". Questo è il grido di sfollati, rifugiati, indigeni, donne e bambini violentati, persone con disabilità, oppressi e calpestati. Le loro piaghe sono così insopportabili che spesso pensano che i loro governi, gli amici, la famiglia e persino Dio li abbia abbandonati»: è quanto scrive il reverendo Jerry Pillay, segretario generale del World Council of Churches (Wcc) in un messaggio in occasione della Pasqua che sarà celebrata domenica prossima. Pillay ricorda che «nel mondo di oggi molte persone provano un senso di abbandono e di disperazione. Gesù - scrive il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese - ha esalato il suo ultimo respiro ed è morto, ma è risorto dai morti. Così, quando siamo mezzo all'afflizione, al dolore, alla sofferenza, alle guerre e alla morte siamo tentati di chiederci perché Dio ci ha abbandonati», quindi «fermiamoci e siamo certi che, in Cristo, il Padre fa nuove tutte le cose!». Pillay osserva inoltre che Dio è presente con noi in tutte le cose, attraverso le cose e in ogni tempo: «Questa assicurazione allora, invece di farci sentire abbandonati, deve stimolarci e orientarci a diventare agenti e strumenti di speranza e di luce per il mondo». Tale certezza - conclude il segretario generale del Wcc nel suo messaggio - dovrebbe darci «la forza e il desiderio di continuare a lavorare per la giustizia, la pace, la riconciliazione e l'unità di Dio, rendendo possibile un mondo migliore per tutto il Creato!».  

Ue stanzia 9 milioni di euro per gestire la crisi dei rifugiati del Burundi

3 Aprile 2023 -
Roma - L’Unione europea ha stanziato 9 milioni di euro in aiuti per i rifugiati burundesi negli Stati vicini e per coloro che sono rientrati volontariamente nel Paese. Dal 2020, i rifugiati burundesi – spiegano dagli uffici dell’Esecutivo – fuggiti dalle violenze nel Paese registrate dal 2015, hanno iniziato a tornare in Burundi; ma più di 300.000 di loro si trovano ancora negli stati limitrofi di Tanzania, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Uganda. “Dei 9 milioni di euro totali, 1,5 milioni di euro saranno assegnati a progetti di preparazione alle catastrofi. Tutti i Paesi della regione dei Grandi Laghi sono soggetti a disastri sia naturali che provocati dall’uomo e nel 2022 più di 75.000 persone sono state sfollate, principalmente a causa di disastri naturali”. “Più di 47 milioni di euro sono già stati sbloccati per sostenere i partner umanitari nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica del Congo ed è stato istituito un ponte aereo umanitario per far fronte al deterioramento della situazione umanitaria” della regione. (SIR)

Papa Francesco: “anche i lavoratori stranieri contribuiscono al sistema pensionistico”

3 Aprile 2023 -

Città del Vaticano - “Non va dimenticato che al sistema pensionistico contribuiscono anche lavoratori stranieri che non hanno ancora la cittadinanza italiana”. A sottolinearlo è stato papa Francesco, ricevendo in udienza i dirigenti e i dipendenti dell’Inps, in occasione dei 125 dalla nascita. “Sarebbe un buon segno poter esprimere loro la gratitudine per quello che fanno”, ha detto il Pontefice  secondo il quale “anche la previdenza ci ricorda che tutto è connesso e che siamo interdipendenti gli uni dagli altri”. “La vita sociale - ha aggiunto papa Francesco - sta in piedi grazie a reti comunitarie solidali”: “Il bene comune passa attraverso il lavoro quotidiano di milioni di persone che condividono il principio del legame solidale tra i lavoratori”.

Cei: ottomila Bibbie per i detenuti

3 Aprile 2023 -
Roma - “Un segno di fraternità e di speranza”. Così Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della CEI, definisce il dono di 8000 Bibbie ai detenuti di 100 Istituti Penitenziari italiani impegnati in percorsi spirituali, di formazione e catechesi. La consegna simbolica è avvenuta nei giorni scorsi (28 marzo) alla Casa di reclusione di Paliano (Frosinone), nell’ambito di una Liturgia della Parola. L’iniziativa vede la collaborazione dell’Ispettorato Generale dei cappellani delle carceri e dell’associazione “Prison Fellowship Italia”, nata nel 2009 in seno al Rinnovamento nello Spirito per la promozione integrale dei detenuti e l’evangelizzazione all’interno degli Istituti penitenziari. Le Bibbie arriveranno nelle mani dei carcerati attraverso i cappellani e i volontari dell’associazione.
“Entrare in queste periferie umane – afferma Mons. Baturi – è per noi un atto di fede: Gesù si identifica, continua ad identificarsi, con queste persone che chiedono di essere visitate. Per noi la visita significa farci presenti portando il tesoro più grande che abbiamo, la Parola di Dio, come segno di una nuova fraternità, della certezza che da qui si può ricominciare nella vita personale e sociale”. Non è un caso che questo gesto si compia alla vigilia della Pasqua: l’auspicio, spiega il Segretario Generale della CEI, è che “possa rinascere vita laddove sembra albergare spesso il disagio o la disperazione. La Pasqua dice che è possibile sperare in una vita anche in quei luoghi che parlano di morte o di mortificazione. Noi crediamo in Cristo che libera da tutte le catene in tutti i contesti; ogni uomo ha diritto a ricevere questo annuncio”. “La Bibbia è uno strumento che offriamo per la rinascita spirituale dei detenuti, perché possano riprendere in mano la loro vita. La Parola di Dio aiuta ad essere consapevoli del male fatto e a scoprire le potenzialità di ciascuno”, sottolinea don Raffaele Grimaldi, Ispettore generale dei cappellani delle carceri d’Italia. “Il progetto – ricorda – si inserisce in quel cammino di attenzione della Chiesa verso chi è stato privato della libertà personale e di incoraggiamento per quanti operano nelle carceri, che si concretizzerà a livello locale con iniziative di preghiera e sensibilizzazione”. “Attraverso la Bibbia, i detenuti possono entrare nel Mistero della salvezza che riguarda loro e le famiglie: conoscere Gesù, unico salvatore, li aiuta a pensare sé stessi e gli altri in modo nuovo. Lo stiamo sperimentando con l’itinerario educativo chiamato ‘Il Viaggio del Prigioniero’, che presenta la figura di Gesù detenuto così come è raccontato nelle pagine del Vangelo di Marco”, osserva Marcella Clara Reni, presidente di “Prison Fellowship Italia”, che esprime gratitudine alla CEI per questo dono così importante.  

Migrantes Interdiocesana Modena-Nonantola e Carpi incontra Peter Konteh

3 Aprile 2023 -
Modena - Durante la sua visita in Italia, fr. Peter Konteh, direttore della Caritas di Freetown, e presidente della Commissione giustizia e pace di Sierra Leone, ha incontrato gli amici sierraleonesi di Modena. L'incontro si è tenuto lo scorso martedì, a Carpi, grazie all'ospitalità della famiglia Croci. Ha partecipato l'ufficio Migrantes interdiocesano che è entrato a contatto con la realtà della Caritas di Freetown in Sierra Leone: un Paese molto povero, che ricopre 180° posto su 187 Stati nell'indice dello sviluppo umano dell'United nations development programme (Undp). Da circa trent'anni, la nazione è stata colpita da una serie di situazioni drammatiche. La guerra civile, prima di tutto, con quell'inqualificabile risvolto dei bambini-soldato. Poi l'epidemia dell'Ebola: malattia terribile che ha colpito diversi paesi africani, ma che in Sierra Leone ha provocato più morti, con gravi conseguenze sociali e sanitarie. A questo quadro si aggiungono i disastri naturali dovuti a piogge torrenziali e conseguenti smottamenti di intere colline che hanno colpito in particolare la capitale. In un paese a maggioranza musulmana, l'azione della Chiesa conta sulla motivazione e il carisma di Konteh e i suoi collaboratori. Tale azione si traduce in molteplici iniziative in campo sanitario, educativo, assistenziale, che danno priorità alla crescita della persona umana. Questi progetti coinvolgono le persone più fragili, come le donne e i bambini, specialmente quelli dimenticati nelle baraccopoli della capitale o nelle zone rurali. L'insostenibilità di questo dramma ha spinto le fazioni a smettere di combattere. Avranno capito, o semplicemente riconosciuto, che la strada dello scontro armato non avrebbe portato da nessuna parte, nessuno avrebbe vinto. Attraverso la Commissione Giustizia e Pace, la Chiesa si è inserita in questo percorso di cui Konteh è presidente. Un organismo che, grazie alla autorevolezza che la Chiesa cattolica sierraleonese si è conquistata, mette in campo strumenti volti a facilitare il dialogo, il confronto, la ricerca della giustizia e della verità. Dall'azione legale a favore delle donne che non si potrebbero mai permettere un avvocato, all'impegno nelle carceri per cercare di offrire ai minorenni soluzioni alternative per non rimanere reclusi insieme agli adulti, passando per le attività educative, sportive e di sensibilizzazione. La Chiesa è inoltre impegnata nell'accoglienza dei tantissimi orfani. In particolare, di quelli che hanno vissuto l'esperienza lacerante dei bambini-soldato. Modena sostiene questi progetti tramite Africsid, associazione attiva già da qualche anno e che coinvolge partecipanti di diversi paesi dell'Africa occidentale e cittadini modenesi. L'associazione è stata riconosciuta come ente di terzo settore e promuove iniziative e progetti a favore delle persone straniere provenienti dal continente africano. In questo momento Africsid sta raccogliendo fondi per un progetto in Sierra Leone, in una periferia di Freetown, chiamata Grafton. Grazie ai primi fondi raccolti è stata avviata la costruzione di un centro di accoglienza per donne, vedove di guerra, e bambini per offrire loro servizi essenziali di carattere sanitario ed educativo. Il rapporto che Africsid ha con la Caritas di Freetown è fondamentale perchè è la garanzia della corretta destinazione dei fondi. È possibile sostenere l'associazione Africsid partecipando al pranzo di raccolta fondi che si terrà domenica 16 aprile presso la Parrocchia della Sacca. (Giorgio Bonini - Direttore Migrantes interdiocesana)

Occhi e cuore per gli abbandonati

3 Aprile 2023 -
Città del Vatocano - È in piazza San Pietro papa Francesco, presiede la celebrazione della Domenica delle Palme, il giorno dopo aver lasciato il Policlinico Gemelli: “anche io ho bisogno che Gesù mi accarezzi”, dice rivolto alle 60 mila persone che hanno assistito al rito. La Quaresima è giunta alla sua conclusione, tempo nel quale ci è chiesto di lasciare quanto di negativo ci siamo portati dietro e di far crescere la nostra relazione con Dio. Inizio della Settimana Santa, un tempo per capire che la vittoria finale passerà attraverso la passione e la croce. Domenica nella quale facciamo memoria dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, festeggiato dalla folla, i mantelli stesi a terra per accogliere “colui che viene nel nome del Signore”; la stessa folla che ben presto cambierà idea. Ci sono gli “spettatori” che lo vedranno percorrere la Via dolorosa, un camminare solitario sotto il peso della croce; i discepoli che non sapranno vegliare nemmeno un’ora al Getsemani; Pietro che lo rinnegherà tre volte, e c’è anche chi lo tradirà per trenta denari. “Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Inizia da qui la riflessione di Papa Francesco. Con voce flebile ricorda che Gesù sulla croce ci invita ad avere attenzione – “occhi e cuore” – per i “cristi abbandonati” di oggi, come quel clochard tedesco morto sotto il colonnato berniniano. Sulla croce il Signore ha portato i tanti nostri fallimenti, esclusioni, ingiustizie, malattie, ferite. Quel grido dell’abbandono è il “prezzo che ha pagato per me”, dice il vescovo di Roma, che ha pagato per tutti noi “facendosi solidale con ognuno di noi fino al punto estremo […] Ha provato l’abbandono per non lasciarci ostaggi della desolazione”. Nelle nostre cadute, nella desolazione, nei tradimenti, quando mi sento scartato, abbandonato, il Signore è lì perché anche lui “è stato abbandonato, tradito, scartato”. Sotto la croce troveremo la madre di Gesù, che soffrirà il silenzio, le due Marie che resteranno al sepolcro pregando e piangendo, e Giuseppe di Arimatea che gli darà sepoltura. La passione è anche nei dolori di un mondo ferito dalle guerre – papa Francesco rinnova l’appello per la pace in Ucraina – dalla violenza, dalla mancanza d’amore, dall’incapacità di cogliere la novità che viene da quel sepolcro trovato vuoto il terzo giorno. Gesù, afferma il Papa, “è capace di trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne”, perché il suo stile è: “vicinanza, compassione e tenerezza.” E ci invita “Cristo abbandonato” a cercarlo e a amarlo negli abbandonati”. Nei tanti cristi abbandonati che incontriamo lungo le nostre strade: “ci sono popoli interi sfruttati e lasciati a sé stessi; ci sono poveri che vivono agli incroci delle nostre strade e di cui non abbiamo il coraggio di incrociare lo sguardo; ci sono migranti che non sono più volti ma numeri; ci sono detenuti rifiutati, persone catalogate come problema. Ma ci sono anche tanti cristi abbandonati invisibili, nascosti, che vengono scartati coi guanti bianchi: bambini non nati, anziani lasciati soli – può essere tuo papà, tua mamma forse, il nonno, la nonna, abbandonati negli istituti geriatrici –, ammalati non visitati, disabili ignorati, giovani che sentono un grande vuoto dentro senza che alcuno ascolti davvero il loro grido di dolore. E non trovano altra strada se non il suicidio. Gli abbandonati di oggi. I cristi di oggi”. Avere “occhi e cuore per gli abbandonati”. È il messaggio che Francesco ripete dall’inizio del suo pontificato, con quell’invito a essere chiesa in uscita, ospedale da campo, con il suo no alla cultura dello scarto, all’indifferenza. Proprio perché siamo “discepoli dell’Abbandonato”, afferma il vescovo di Roma, per noi “nessuno può essere emarginato, nessuno può essere lasciato a sé stesso”, e questo perché “le persone rifiutate ed escluse sono icone viventi di Cristo, ci ricordano il suo amore folle, il suo abbandono che ci salva da ogni solitudine e desolazione”. L’invito, anzi l’appello, di Papa Francesco in questa domenica inizio della Settimana Santa, è avere la “grazia di saper amare Gesù abbandonato e di saper amare Gesù in ogni abbandonato, in ogni abbandonata”; la grazia “di saper vedere, di saper riconoscere il Signore che ancora grida in loro. Non permettiamo che la sua voce si perda nel silenzio assordante dell’indifferenza”. (Fabio Zavattaro - Sir)

Mese di aprile: video del Papa per netto no alla guerra

31 Marzo 2023 -

Città del Vaticano - «La guerra è una follia, è fuori dalla ragione». A sessant’anni dalla pubblicazione della Pacem in Terris, papa Francesco fa proprie le parole di Giovanni XXIII e invita la Chiesa a pregare per «una maggiore diffusione di una cultura della nonviolenza, che passa per un sempre minore ricorso alle armi, sia da parte degli Stati sia dei cittadini». Nel video dedicato al mese di aprile, con l’intenzione di preghiera affidata a tutta la Chiesa cattolica attraverso la Rete mondiale di preghiera del Papa, il Vescovo di Roma ricorda che «vivere, parlare e agire senza violenza non significa arrendersi, né perdere, né rinunciare a nulla. È aspirare a tutto». Il prossimo 11 aprile ricorrono infatti i 60 anni dalla promulgazione della Lettera enciclica di papa Roncalli (19632023). Nel video di questo mese compaiono i ritratti in bianco e nero di san Giovanni XXIII, Gandhi, Martin Luther King, santa Teresa di Calcutta, in mezzo agli scenari di guerra e distruzione: dall’Ucraina al Medio Oriente, fino alle sparatorie in Paesi come gli Stati Uniti.

Dal momento che «ogni guerra, ogni scontro armato, finisce con l’essere sempre una sconfitta per tutti», il Pontefice esorta «a far crescere una cultura della pace». «Anche nei casi di legittima difesa - sottolinea l’obiettivo è la pace» e «una pace duratura può essere solo una pace senza armi».

Per questo l’appello che il Papa rivolge nel video messaggio, pronunciato in lingua spagnola, è a fare «della nonviolenza, sia nella vita quotidiana sia nelle relazioni internazionali, una guida per il nostro agire». (Ulteriori informazioni su www.ilvideodelpapa.org).

Rom e Viaggianti: Ambasciatori dell’istruzione inclusiva riuniti a Strasburgo

31 Marzo 2023 - Strasburgo - Undici “Ambasciatori dell'Istruzione inclusiva", provenienti da Albania, Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Portogallo, Romania, Repubblica slovacca e Regno Unito, si soino riuniti nei giorni scorsi per la prima volta per parlare di come promuovere un’istruzione inclusiva di qualità per i Rom e i Viaggianti nei loro rispettivi paesi nei prossimi mesi. Gli Ambasciatori, tra cui figurano attivisti per i diritti umani rom e non rom, ex studenti di scuole segregate e speciali, insegnati, dirigenti scolastici e giornalisti, hanno condiviso storie motivanti sull’istruzione inclusiva per il comune obiettivo di promuovere un’istruzione inclusiva di qualità per tutti i minori. La riunione che si è svolta a Strasburgo è stata l'occasione per aiutare a elaborare e a realizzare attività di comunicazione sul valore e sul vantaggio dell’istruzione inclusiva e della desegregazione scolastica. Gli Ambasciatori sosterranno inoltre gli insegnanti e le autorità scolastiche pertinenti al fine di migliorare i processi di apprendimento e governance per rispondere alle esigenze di tutti i minori, indipendentemente dalle loro differenze socio-economiche, etniche, linguistiche e di altra natura. Questo progetto è condotto nel quadro del Progetto congiunto dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa, Scuole inclusive: fare la differenza per i bambini rom.

Flussi d’ingresso stranieri e piano triennale del lavoro

31 Marzo 2023 -Roma - Con la pubblicazione del comunicato stampa del 28 marzo 2023 Scorso  il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS) ha comunicato l’attivazione di un tavolo di confronto con le parti sociali per lavorare al piano triennale dei fabbisogni. E’ stato avviato così il confronto per un'analisi del mercato del lavoro utile alla definizione delle quote massime di ingressi di lavoratori stranieri in Italia per il triennio 2023-2025: si tratta della nuova procedura introdotta dal D.L. n. 20/2023 (c.d. "decreto Cutro"). Le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative sul piano nazionale, presenti all’incontro, si sono impegnate a condividere entro il 5 aprile una previsione puntuale dei fabbisogni occupazionali, stagionali e non stagionali, nei settori di riferimento. E’ stata rappresentata altresì l'urgenza dell'emanazione di un nuovo decreto flussi, nelle more della predisposizione del decreto triennale, che possa assorbire l'eccedenza di domande già presentate (in breve tempo si è superato il numero di 240mila, risultando ben superiore ai posti messi a disposizione dal Governo, 82.705), riducendo al massimo gli ulteriori adempimenti a carico dei datori di lavoro. La richiesta avanzata dalle parti sociali è di un sensibile allargamento delle quote, dei settori di impiego dei lavoratori e dei Paesi di origine previsti dai decreti flussi. Chiesta anche una ulteriore semplificazione delle procedure per renderle più flessibili e corrispondenti alle esigenze del mercato del lavoro (non sempre programmabili con largo anticipo), comprimendo il tempo che intercorre tra la domanda e l'arrivo del lavoratore in Italia e introducendo un meccanismo per assumere lavoratori stranieri già presenti in Italia, ma privi di permesso di soggiorno. Come sommariamente accennato, si sta facendo spazio l’ipotesi di un nuovo decreto flussi che possa assorbire le domande presentate che hanno superato le quote disponibili e che pertanto non possono essere accettate. La richiesta delle parti sociali sembra essere proprio questa, emanare cioè un nuovo provvedimento nelle more della predisposizione del nuovo piano triennale previsto dal c.d. decreto Cutro, oltre che ridurre gli ulteriori adempimenti a carico dei datori di lavoro. Dalla riunione non è emersa solamente la necessità di un notevole allargamento delle quote di ingresso, ma anche dell’estensione dei Paesi di provenienza dei lavoratori previsti e dei settori di impiego dei lavoratori. Come riportato da ANSA, infatti, secondo Coldiretti ci sarebbe bisogno di almeno 100.000 lavoratori nelle campagne per colmare la mancanza di manodopera. Ma l’agricoltura non è l’unico settore in difficoltà, Assindatcolf (Associazione Sindacale Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico), ad esempio, chiede di allargare il decreto flussi anche a colf e badanti, finora esclusi. Si tratta di un settore che secondo l’associazione richiede 23.000 nuovi lavoratori l’anno. Le organizzazioni intervenute, inoltre, hanno chiesto una ulteriore semplificazione delle procedure, in modo tale da renderle più flessibili e coerenti con le esigenze del mercato del lavoro, che non sempre si possono programmare con così largo anticipo. Una delle ipotesi avanzate in questo senso sarebbe la riduzione del tempo tra l’invio della domanda e l’arrivo dei lavoratori in Italia e l’introduzione di un meccanismo che permetta di assumere lavoratori non comunitari già presenti in Italia ma che non dispongono del permesso di soggiorno. (Alessandro Pertici)    

Consiglio Europa: condannata Italia per accoglienza e respingimenti

31 Marzo 2023 - Bruxelles  - Condizioni di accoglienza disumane, detenzione illegale, deportazione di massa senza esame individuale. È dura la condanna contro l'Italia emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (dipendente dal Consiglio d'Europa, che non c'entra con l'Ue). L'ennesimo caso di una lunga serie di condanne dell'Italia sul fronte dei migranti. Non solo: sempre ieri l'organo anti-tortura del Consiglio d'Europa (Cpt) ha bocciato i respingimenti alle frontiere marittime e terrestri dell'Unione europea. Nel mirino anche i maltrattamenti dei migranti. Al centro dell'esame del Consiglio d'Europa è stata la vicenda di quattro tunisini nati tra il 1989 e il 1993, partiti verso l'Italia su barchini improvvisati nell'ottobre del 2017 e poi salvati da una nave italiana. Furono quindi portati nell' hotspot di Lampedusa per l'identificazione e la registrazione. A quel punto, hanno denunciato alla Corte, furono tenuti per dieci giorni in stato di detenzione senza potersi allontanare né interagire con le autorità, il tutto, in condizioni «disumane e degradanti». Poco dopo i quattro, insieme ad altri 40 individui, sono stati portati all'aeroporto dell'isola e poi allo scalo di Palermo per esser rimpatriati. Questo dopo aver dovuto firmare solo subito prima dell'imbarco documenti che non capivano, risultati poi essere ordini di divieto d'ingresso della questura di Agrigento. Circostanze che hanno spinto la Cedu a condannare l'Italia per tre fattispecie: violazione dell'articolo 3 della Convenzione dei diritti umani (divieto di trattamenti disumani e degradanti); dell'articolo 5 paragrafi 1, 2 e 4 (diritto alla libertà e alla sicurezza); e dell'articolo 4 del protocollo n.4 (divieto di espulsione collettiva). « La Corte - si legge nel comunicato - ha rilevato in particolare che il governo non è stato in grado di replicare alle accuse che le condizioni nell'hotspot fossero inadeguate; che la loro (dei cittadini tunisini, ndr) presenza in loco fosse una detenzione che non era il risultato di un ordine ufficiale né limitata al tempo necessario per chiarire la loro situazione o inviarli altrove, come lo richiede la legge; la loro situazione non è stata oggetto di una valutazione individuale prima dell'adozione dei decreti di respingimento, nei quali hanno ravvisato un'espulsione collettiva». La Corte avverte che l'hotspot in cui erano alloggiati i quattro «era circondato da sbarre, catenacci e barriere» e che i tunisini « non erano autorizzati a uscire», con «insufficienza di igiene e spazio». «Sarebbe bene - dichiara la Cedu - che il legislatore verifichi la natura degli hotspot, nonché i diritti materiali e procedurali delle persone che vi si trovano ». Soprattutto, «le difficoltà provocate dall'afflusso di migranti e richiedenti asilo non esonerano gli Stati membri dai loro obblighi nel quadro dell'articolo 3 (della Convenzione, ndr) ». Inoltre «il governo non ha dimostrato che l'ingresso era stato rifiutato ai ricorrenti, che una decisione di rimpatrio fosse stata presa o che fosse avviata una procedura di espulsione prima che gli interessati si vedessero consegnare all'aeroporto i decreti di respingimento». Non basta. « Il governo non ha confutato l'accusa dei ricorrenti, secondo la quale non sono stati ascoltati individualmente prima che fossero firmati i decreti di respingimento». Dunque vi è «un'espulsione collettiva contraria alla Convenzione ». L'Italia dovrà pagare a ciascuno dei quattro tunisini 8.500 euro per danni morali più 4.000 euro per le spese processuali. (Giovanni Maria Del Re - Avvenire)

Migrantes Udine: domani veglia di preghiera per le comunità di cattolici immigrati

30 Marzo 2023 - Udine - Ritorna anche quest’anno la consueta veglia di preghiera con Adorazione eucaristica nel tempo di Quaresima, dedicata alle comunità cattoliche immigrate della diocesi di Udine. La cerimonia, organizzata dall’Ufficio diocesano Migrantes, avrà luogo domani, venerdì 31 marzo 2023, alle ore 20.30, e sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato. Ad ospitare l’incontro di preghiera sarà la chiesa di Santa Maria delle Neve, in via Ronchi a Udine (ex Cappuccini), attualmente affidata alla cura delle Suore del Sacri Cuori di Gesù e Maria, luogo di particolare riferimento della comunità brasiliana. Quest’anno sono previsti anche due canti a cura delle comunità immigrate ivoriana e ghanese. L’arcivescovo, oltre a guidare la preghiera, terrà l'omelia e successivamente saranno elevate delle particolari invocazioni sia per coloro che hanno lasciato la terra di origine intraprendendo la strada dell’immigrazione, sia per la pace nel mondo. Oltre alla Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato – prevista per l’ultima domenica di settembre -, le comunità immigrate propongono due momenti annuali di Adorazione Eucaristica, uno durante l’Avvento e l’altro in Quaresima, entrambi presieduti dall’arcivescovo.  

Migrantes Messina-Lipari-S. Lucia del Mela: Via Crucis itinerante e il card. Krajeski

30 Marzo 2023 - Messina - Tanta partecipazione dall’inizio alla fine della Via Crucis per i Migranti che si è svolta ieri a messina. Oltre due ore vissute lungo un tragitto che ci ha fatto pregare e riflettere sul fenomeno delle migrazioni forzate e sul dramma di quanti perdono la vita lungo tutte le rotte migratorie, o a motivo di tratta e sfruttamento lavorativo nei Paesi di “non accoglienza”. In tanti a rappresentare le tre realtà che hanno promosso e preparato l’evento: la comunità parrocchiale di “S. Maria del Carmine”, l’Ufficio diocesano Migrantes con le Cappellanie cattoliche filippina e srilankese, il Centro Interconfraternale Diocesano. Si sono uniti all’iniziativa, rispondendo all’invito, mons. Nino Caminiti e p. Giovanni Amante, parroco della Chiesa Ortodossa San Giacomo Maggiore di Messina. La celebrazione si è aperta con la comunicazione di don Gianfranco Centorrino, parroco della chiesa del Carmine, che ha partecipato ai presenti lo stupore e la gioia per la telefonata ricevuta dal card. Krajewski, Elemosiniere del Papa, che gli comunicava di partecipare ai promotori e ai presenti all’iniziativa l’apprezzamento e la vicinanza del Santo Padre che imparte su tutti la Benedizione Apostolica (Migrantes Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela)  

Migrantes Reggio Emilia-Guastalla: pellegrinaggio sulla spiaggia di Cutro

30 Marzo 2023 - Reggio Emilia - Domenica 26 marzo ci siamo ritrovati presso la chiesa del S. Cuore a Baragalla, per fare memoria delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio. Lo abbiamo fatto in ascolto della Parola, accompagnati dalle testimonianze di don Matteo Mioni, che è stato in ritiro su quella spiaggia, e di Isaiah e Futsum, che hanno attraversato il mare. Come frutto di quell’incontro, oggi e domani, 30 e 31 Marzo, un gruppo si reca in pellegrinaggio di preghiera sulla spiaggia di Steccato di Cutro. Li accompagniamo con la nostra preghiera per i profughi (Migrantes Reggio Emilia-Guastalla).