Primo Piano

La Comunità singalese di Messina: religione e rituali tra Oceano Indiano e Mediterraneo

29 Maggio 2023 - Messina - Mercoledì 31 maggio, alle ore 18.00, nella Chiesa di Sant’Elia. a Messina, Centro diocesano per la pastorale Migrantes e sede della Cappellania cattolica singalese, si terrà l’incontro dal titolo “La Comunità singalese di Messina. Religione e rituali tra Oceano Indiano e Mediterraneo”. L’evento, curato dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania e dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, a partire dai risultati della ricerca etnografica condotta da Giovanni Cordova, antropologo e assegnista di ricerca dell’Università di Catania, offrirà spunti di riflessione e di approfondimento sulle modalità attraverso le quali la Comunità cattolica singalese di Messina plasma l’esperienza migratoria in Italia e produce "un addomesticamento" del contesto “ospitante” per mezzo della dimensione religiosa e rituale. La ricerca etnografica, svolta nell’ambito del progetto PRIN “Rimigra. Migrazioni, spaesamento e appaesamento: letture antropologiche del nesso rituali/migrazioni in contesti di Italia meridionale”, coordinato da Berardino Palumbo, antropologo del Dipartimento COSPECS - UniME, ha visto il coinvolgimento delle Università di Messina, Catania, Palermo e della Basilicata. L’autore della ricerca illustrerà le principali direttrici del suo lavoro: passato e presente della presenza srilankese a Messina; funzioni e attività della cappellania singalese; devozione verso santi ‘condivisi’ nei contesti dell’Italia meridionale e del messinese in particolare; affermazione nello spazio pubblico attraverso i rituali. All’incontro interverranno Mons. Cesare Di Pietro, vescovo ausiliare di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, e padre Phillip Pereira, cappellano singalese a Messina dal 2019, a testimonianza di come la Chiesa locale si sente interpellata da questa presenza strutturale, che sollecita la riflessione e l’intervento delle istituzioni. A seguire l’intervento di Mara Benadusi, antropologa dell’Università di Catania e responsabile dell’unità catanese del PRIN, con una lunga esperienza di ricerca in Sri Lanka, che relazionerà su come le connessioni transnazionali tra Sri Lanka e Italia incidano su posture e pratiche devozionali, anche alla luce della recente crisi politico-sociale che sta attraversando l’Isola dell’Oceano Indiano. A moderare l’incontro sarà il diacono Santino Tornesi, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes.  

Migrantes Cuneo: festa con la comunità filippina

29 Maggio 2023 - Cuneo - La comunità filippina di Cuneo si è ritrovata al Santuario di Monserrato in Borgo San Dalmazzi ieri mattina per celebrare la festa religiosa di Flores de Mayo e Santacruza. L’iniziativa è stata promossa in collaborazione con l'ufficio Migrantes della diocesi e con l'Associazione Santuario di Monserrato. Dopo la celebrazione eucaristica un momento di folclore filippino nelle aree attigue al Santuario con adulti e bambini vestiti con eleganti e colorati abiti da cerimonia per rendere omaggio a Maria attraverso canti, lodi e preghiere come avviene nel loro Paese d'origine.

Lo Spirito che unisce

29 Maggio 2023 -
Città del Vaticamo - Ancora una volta sono nel Cenacolo, le porte chiuse per paura. La morte di Gesù “li aveva sconvolti, i loro sogni erano andati in frantumi, le loro speranze svanite”, dice papa Francesco al Regina caeli. Certo, Gesù aveva detto loro che non li avrebbe lasciati orfani, e avrebbe mandato un altro consolatore; ma in quel momento al Cenacolo erano soli, timorosi di fronte al grande compito che avevano di fronte: nell’orto degli ulivi non avevano lasciato solo Gesù; Giuda non aveva tradito; e Pietro non aveva forse rinnegato il maestro tre volte. Paura, dunque: “vi mando come pecore in mezzo ai lupi. Vi perseguiteranno”, aveva detto loro Gesù. Poi ecco il giorno di Pentecoste. Al Cenacolo, come nel tempo di Pasqua. Pentecoste. Festa che Benedetto XVI aveva definito il “battesimo della chiesa”. Festa che conclude il tempo liturgico della Pasqua. Nell’ebraismo è la festa che ricorda la rivelazione, il dono di Dio al popolo ebraico della legge, sul monte Sinai. Per il cristianesimo è la discesa dello Spirito Santo sui discepoli, riuniti con Maria. Per l’Islam lo Spirito è sorgente ispiratrice di angeli e profeti. Con il dono dello Spirito “Gesù desidera liberare i discepoli dalla paura, questa paura che li tiene rinchiusi in casa, e li libera perché siano capaci di uscire e diventino testimoni e annunciatori del Vangelo”. Non più chiusi, non solo nella stanza ma anche nel cuore. Anche noi ci chiudiamo, afferma il Papa prima della preghiera mariana, “per qualche situazione difficile, per qualche problema personale o familiare, per la sofferenza che ci segna o per il male che respiriamo attorno a noi, rischiamo di scivolare lentamente nella perdita della speranza e ci manca il coraggio di andare avanti”. Questo accade quando “permettiamo alla paura di prendere il sopravvento”, e crediamo di essere soli e pensiamo di non farcela: “la paura blocca, la paura paralizza. E anche isola: pensiamo alla paura dell’altro, di chi è straniero, di chi è diverso, di chi la pensa in un altro modo. E ci può essere persino la paura di Dio: che mi punisca, che ce l’abbia con me”. Dove c’è paura c’è chiusura, dice Francesco; il rimedio: lo Spirito Santo che “libera dalle prigioni della paura”. Nell’omelia che pronuncia nella basilica Vaticana il Papa afferma inoltre che lo Spirito Santo “è Colui che, al principio e in ogni tempo, fa passare le realtà create dal disordine all’ordine, dalla dispersione alla coesione, dalla confusione all’armonia”. E oggi nel mondo c’è tanta discordia, afferma il vescovo di Roma, tanta divisione; “siamo tutti collegati eppure ci troviamo scollegati tra di noi, anestetizzati dall’indifferenza e oppressi dalla solitudine. Tante guerre, tanti conflitti: sembra incredibile il male che l’uomo può compiere”. Ostilità e divisione sono alimentate dal diavolo, il “divisore”. Per questo, “al culmine della Pasqua, al culmine della salvezza”, il Signore “riversa sul mondo creato il suo Spirito buono, lo Spirito Santo, che si oppone allo spirito divisore perché è armonia, Spirito di unità che porta la pace”. Scende sugli apostoli e “ognuno riceve grazie particolari e carismi differenti”. Una pluralità che non genera confusione “ma lo Spirito, come nella creazione, proprio a partire dalla pluralità ama creare armonia. Non è un ordine imposto e omologato”, ricorda il Papa, “non crea una lingua uguale per tutti, non cancella le differenze, le culture, ma armonizza tutto senza omologare, senza uniformare”. Senza lo Spirito “la Chiesa è inerte, la fede è solo una dottrina, la morale solo un dovere, la pastorale solo un lavoro”. Di qui l’invito a essere “docili all’armonia dello Spirito”. Così il cammino del Sinodo – “che non è un parlamento per reclamare diritti e bisogni secondo l’agenda del mondo, non l’occasione per andare dove porta il vento” – deve cogliere l’opportunità di “essere docili al soffio dello Spirito”. Nel dopo Regina caeli la preghiera per le popolazioni al confine tra Myanmar e Bangladesh, per i Rohingya; per la “martoriata Ucraina”. Francesco ricorda anche Alessandro Manzoni che “è stato cantore delle vittime e degli ultimi: essi sono sempre sotto la mano protettrice della Provvidenza divina che atterra e suscita, affanna e consola”. (Fabio Zavattaro - Sir)

Pentecoste: a Prato il battesimo di Kelina

26 Maggio 2023 -

Prato - Siamo vicini alla festa di Pentecoste e anche quest’anno la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali di Prato organizza una veglia di preghiera. L’appuntamento è per domani, sabato 27 maggio alle ore 21 nella cattedrale di Santo Stefano. Durante la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Prato, mons. Giovanni Nerbini sono previsti anche due battesimi: quello di un bambino e quello di una giovane albanese della parrocchia di Sant’Ippolito in Piazzanese, che riceverà anche la prima comunione e la cresima.  Lei si chiama Kelina, ha 28 anni, e si è avvicinata alla fede grazie al fidanzato Enrico, originario di Napoli e residente a Prato da molti anni: «insieme a lui – spiega la giovane – ho scoperto la bellezza di vivere un cammino cristiano, il prossimo anno abbiamo intenzione di sposarci e così ho maturato la scelta di ricevere i sacramenti. In questo percorso mi hanno accompagnato il parroco don Paolo Bini e la comunità parrocchiale di Sant’Ippolito».

 

 

8xmille: diminuiscono i fondi, ma non l’impegno per la carità

26 Maggio 2023 -

Roma - Il gettito dell’8xmille è in calo, ma niente paura. Intanto perché non diminuirà invece l’impegno della Chiesa italiana in favore dei poveri. E poi perché si tratta probabilmente di una situazione contingente, dovuta agli strascichi della pandemia. I dati sono stati resi noti ieri nel corso della conferenza stampa finale della 77.ma assemblea generale della Cei. La somma assegnata alla Chiesa cattolica per il 2023 ammonta a poco più di un miliardo di euro (1.003.206.395,65 per la precisione), con un calo di 100 milioni rispetto allo scorso anno. Ma questo, come ha spiegato il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, è dovuto in gran parte al fatto che «i dati di quest'anno sono riferiti al 2020, l'anno dell'esplosione della pandemia e del blocco delle attività industriali, con ovvie ricadute sul gettito totale dell'Irpef . Se questo gettito diminuisce, cala anche l'8xmille, e quindi la sua quota destinata alla Chiesa cattolica». Quest’anno, inoltre, la Chiesa Cattolica ha dovuto rimborsare allo Stato oltre 36 milioni di euro dell’acconto ricevuto tre anni fa (come prevede il meccanismo di legge, che si basa su acconti e conguagli, una volta che si conoscono le effettive scelte dei contribuenti). E anche questo ha pesato sulla cifra finale. I vescovi hanno però deciso di non arretrare sotto il profilo dell’impegno a favore dei poveri. I fondi che mancano saranno infatti integrati, ha spiegato sempre monsignor Baturi, grazie all’integrazione di somme in possesso della Cei e derivanti da accantonamenti e residui degli anni passati. «L'8xmille fa tanto bene: faremo di tutto per non farne di meno», ha detto Baturi. E il cardinale presidente della Cei, Matteo Zuppi, ha aggiunto: «L'8xmille è molto utile per tutti, perché la Chiesa cattolica lo dà a tutti, senza nessuna destinazione. A tutti coloro che sono i destinatari degli aiuti non chiediamo nessun tipo di appartenenza». Secondo i dati diffusi, hanno firmato a favore della Chiesa cattolica il 71% degli italiani, il che conferma che la Chiesa stessa è saldamente al primo posto nella fiducia dei contribuenti. Il miliardo ricevuto quest’anno sarà diviso fra le tre finalità previste dalla legge 222 del 1985: poco più di 352 milioni di euro alle esigenze di culto della popolazione (diocesi, nuove chiese, beni culturali ecclesiastici, fondo per la catechesi e l’educazione cristiana, tribunali ecclesiastici regionali), 243 milioni alla carità (compresi 80 milioni per il terzo mondo) 403 milioni per il sostentemento del clero. Poco meno di 5 milioni sono stati accantonati. (M.Mu.)

Msf, “nell’isola di Lesbo scomparse in un anno circa 940 persone”

26 Maggio 2023 -
Roma - Sono circa 940 le persone migranti scomparse sull’isola di Lesbo dallo scorso giugno. Lo rende noto Medici senza frontiere, preoccupata per le condizioni di vita delle persone migranti sull’isola greca. Durante alcuni interventi, lo staff di Msf ha visto non lontano veicoli non identificabili e senza targa, spesso guidati da individui con il volto coperto. Msf si dice “seriamente preoccupata per il continuo deterioramento delle condizioni di vita dei migranti e rifugiati sull’isola greca di Lesbo, dove sono state registrate numerose segnalazioni di violenze, presunti rapimenti e respingimenti, e privazioni di cibo e riparo”. Diversi pazienti - riferisce l'agenzia Sir che riprende la nota di MSF -  hanno raccontato ai team di Msf di essere stati intercettati in modo traumatico e respinti con la forza in mare durante i precedenti tentativi di raggiungere la Grecia. “Quando veniamo avvisati di persone appena arrivate che hanno urgente bisogno di assistenza medica, passiamo ore, a volte giorni, a cercarle perché spesso si nascondono nelle foreste” dice Osman di Msf: “Le persone ci hanno raccontato di aver incontrato uomini mascherati che si spacciavano per medici per ottenere la loro fiducia o, come recentemente riportato nell’articolo del New York Times, addirittura per membri dello staff di Msf”. “Se questo venisse confermato, si tratterebbe di un’inaccettabile e grave manipolazione degli aiuti umanitari”. In alcuni casi, lo staff di Msf ha visto nei dintorni dei luoghi degli interventi veicoli non identificabili e senza targa, spesso guidati da individui con il volto coperto. L’assistenza umanitaria per i nuovi arrivati è seriamente ridotta a causa dei timori di criminalizzazione. Msf è ora l’unico attore indipendente a fornire aiuto ai migranti che arrivano a Lesbo. I migranti e i richiedenti asilo che arrivano a Lesbo vengono inviati in due centri a seconda del luogo di arrivo: Mavrovouni e Megala Therma. A Mavrovouni, uno dei diversi centri chiusi ad accesso controllato (Ccac) finanziati dall’Ue, sono state fatte entrare fino a 2.700 persone nel 2023. I Ccac sono stati presentati come migliorativi delle condizioni di vita dei migranti ma progettati per limitare fortemente i movimenti delle persone e tenerle rinchiuse in strutture simili a prigioni. Il 17 maggio – informa Msf – “le autorità greche hanno smesso di fornire cibo a persone riconosciute come rifugiati e a chi era stata negata la protezione internazionale, annunciando l’intenzione di sfrattarli. Inoltre, ai bambini appartenenti a famiglie a cui è stata negata la protezione internazionale, viene tolto il numero di previdenza sociale, rendendoli non idonei a ricevere le vaccinazioni di base, violando così i loro diritti”.
A Megala Therma, sulla costa settentrionale di Lesbo, dove Msf fornisce assistenza sanitaria dal 2020, la situazione è allarmante. Precedentemente adibito a centro governativo per la quarantena da Covid-19, la struttura ora ospita le persone prima del loro trasferimento al Centro chiuso ad accesso controllato di Mavrovouni. Le persone che si trovano a Megala Therma non sono registrate e sono detenute arbitrariamente per giorni, in alcuni casi per più di due settimane, prima di essere trasferite al centro di Mavrovouni. Le persone vengono sistemate in unità abitative per rifugiati sovraffollate e prive di letti: a volte 14 persone in un’unità che potrebbe ospitarne solo cinque. “Tutti, inclusi i bambini, sono alloggiati insieme, indipendentemente dalle loro vulnerabilità, senza tenere conto delle procedure di sicurezza e protezione” dice Osman di Msf. Inoltre, la struttura è isolata, il che rende notevolmente difficile l’accesso degli operatori sanitari per rispondere alle emergenze mediche. Msf chiede perciò alle autorità greche di “indagare sulle segnalazioni di centinaia di migranti dispersi, presumibilmente respinti con la forza in mare, e di attuare condizioni di accoglienza sicure e dignitose per coloro che rimangono sull’isola”.

Italiani nel mondo: a Barcellona terzo incontro “Parliamo di Benessere”

26 Maggio 2023 - Roma - Continua il progetto "Parliamo di benessere" , ciclo di incontri in-formativi e gratuiti per promuovere la consapevolezza e la serenità di chi vive a Barcellona nelle diverse fasi di vita. Oggi il terzo incontro sul tema "Coppie in espatrio tra desiderio e timore" Organizzato da "Transiti - psicologia d'espatrio" , con il contributo della Fondazione Migrantes e la collaborazione della Missione Cattolica Italiana di Barcellona. L'incontro si terrà questa sera alle 19.00 presso la Chiesa di Sant Pau del Camp Carrer. Cosa muove una coppia a decidere di andare all'estero? Come ciascuno integra nel proprio progetto di vita insieme il desiderio di cambiamento con il timore di ciò che il nuovo può introdurre nella relazione? A queste e altre domande risponderà Gloria Ferrero.

Cei: i ringraziamenti della Chiesa greco-cattolica per l’accoglienza ai profughi ucraini

25 Maggio 2023 - Città del Vaticano - Ai vescovi italiani, nel corso dell’assemblea generale  che si è conclusa oggi, è giunto il messaggio di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica (letto da Mons. Maksym Ryabukha, Vescovo ausiliare dell’Esarcato di Donetsk), con un ringraziamento alla comunità ecclesiale italiana per “l’accoglienza dei profughi ucraini” e per “il sostegno nel far fronte all’emergenza causata dal conflitto, così come per gli aiuti concreti che hanno permesso, da un lato, di salvare tante vite umane” e, dall’altro, di “supportare la popolazione che sperimenta una grave crisi umanitaria”. (R.I.)

Cei: accoglienza, protezione, promozione e integrazione insieme a tutele per i migranti

25 Maggio 2023 - Città del Vaticano – “Il dinamismo dei giovani e il fenomeno migratorio ricordano alla Chiesa l’urgenza di mettersi in cammino, sempre in ascolto dello Spirito e della realtà che dettano i temi di un’agenda da cui non si può prescindere: la sinodalità non è un contributo alla neutralità”. E’ quanto hanno sottolineato i vescovo italiani durante l’Assemblea Generale che si è conclusa oggi in Vaticano. Per i vescovi – si legge nel comunicato finale dei lavori - occorre “intraprendere azioni di salvaguardia della Casa comune sull’intero territorio, nel solco del magistero e in particolare dell’Enciclica Laudato si’, ma anche educare a gesti di solidarietà concreta nei confronti delle famiglie, sempre più alle prese con la mancanza di lavoro e di casa. Solidarietà che deve essere – si legge nel testo del comunicato - manifestata pure verso i migranti provenienti da tutte le rotte, compresa quella balcanica, per i quali si chiedono accoglienza, protezione, promozione e integrazione insieme a tutele sia sul piano della cittadinanza sia del lavoro, volte ad assicurare, tra l’altro, l’accesso alle scuole ai bambini e ad evitare forme di caporalato”. (Raffaele Iaria)

Migrantes: don Kodrari nuovo coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici albanesi in Italia

25 Maggio 2023 - Roma – Don Anton Kodrari, nato in Albania e incardinato nella diocesi di Fiesole, è il nuovo coordinatore nazionale Migrantes della pastorale dei cattolici albanesi in Italia. A nominarlo il Consiglio Permanente della Cei riunitosi, in questi giorni in vaticano, in occasione della 77ma Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana. Don Kodrari e autore di pubblicazioni e di articoli storici e pastorali su testate in lingua albanese e sul settimanale delle diocesi della Toscana, “Toscana Oggi”. Al neo coordinatore gli auguri di un proficuo lavoro. (R.I.)

Migrantes Verona: domenica la Festa dei Popoli

25 Maggio 2023 - Verona - Eccoci qui alla trentaduesima edizione di questo appuntamento annuale - la Festa dei Popoli - che si svolge tradizionalmente nel parco di Villa Buri a San Michele. L'edizione 2023 è domenica 28 maggio. Dopo un lungo cammino, sorge una domanda: dopo tutti questi anni ha ancora senso realizzare questa festa? E la domanda è legittima senza alcun dubbio. Guardandoci attorno in strada, sugli autobus, sui campi da calcio, il colpo d’occhio è senza dubbio quello di una società multietnica. Se visitiamo una scuola elementare e andiamo a vedere il registro, ci imbattiamo in cognomi diversi dai tradizionali Rossi e Bianchi. Verrebbe quindi spontaneo dire che, insomma, ormai abbiamo imparato a vivere assieme, ovviamente rispettandoci. E per alcuni aspetti questo è vero. Ma nello stesso tempo, quante fatiche ad incontrarci e conoscerci! Uno dei rischi attuali è il parallelismo, ovvero vivere vite parallele: viviamo la stessa città ma separati, ognuno con i propri punti di riferimento e consuetudini che poco si mescolano. Certamente ognuno ha diritto a vivere la vita secondo la propria sensibilità culturale, anche religiosa. Ed è quello che con fatica in tutti questi anni abbiamo in parte imparato ad accettare. Resta il nodo però del parallelismo. Faccio sinceramente fatica a pensare a una società sana e armonica se si vivono vite parallele. Questo vale per tutti gli aspetti del vivere assieme, dalla famiglia, alle diversità generazionali, dalle differenze culturali a quelle religiose. Una delle fatiche di oggi è per esempio il gap tra giovani e adulti. Da più parti si evidenzia che l’attuale mondo è faticoso per i giovani e sentiamo la loro sofferenza, che in alcuni casi si esprime anche in forme di disagio. Il parallelismo è una fatica che tocca anche la convivenza tra cittadini vecchi e nuovi, tra chi si sente veronese da generazioni e chi ha eletto la nostra città a sua nuova casa. Ognuno fatica a stabilire relazioni con l’altro, sia esso italiano o srilankese, ucraino o congolese, filippino o brasiliano. Lo slogan di questa festa dei popoli, “Costruiamo assieme il futuro”, vuole aiutarci a comprendere che se il rispetto reciproco è indubbiamente espressione di accoglienza, dobbiamo però fare dei passi ulteriori per creare incontro, relazione e dialogo. Non possiamo costruire il futuro della nostra città creando esistenze e gruppi paralleli che mai si incontrano e dialogano. Abbiamo invece necessità di conoscerci al di là delle apparenze e delle prime impressioni. Abbiamo bisogno di relazioni! La festa dei popoli è un segno, ne siamo consapevoli; un segno che da anni viene offerto con generosità alla cittadinanza tutta perché comprenda chi siamo e che la strada da percorrere è quella di avere cura dei legami tra tutti cittadini che abitano Verona, motivati e determinati a costruire un futuro condiviso. A tutti dunque l’invito a partecipare per cogliere ancora una volta la bellezza del segno che è sempre stata e anche quest’anno sarà la Festa dei popoli. (don Giuseppe Mirandola -  Direttore Ufficio Migrantes Verona)

Alluvione in Emilia Romagna: il campo nomadi dimenticato

25 Maggio 2023 - Ravenna - Non sono arrivate mai, le idrovore, al 26/A di via Giardino. Non è intervenuta la Protezione civile, non sono passati gli angeli del fango chiedendo se c'era bisogno di aiuto. «In Comune non sanno nemmeno se siamo vivi o morti» ripete Azzomara, che è un fiume in piena come quelli che hanno distrutto la Romagna. Benvenuti al campo sinti di Sant'Agata sul Santerno (Ravenna), coi suoi 50 alluvionati dimenticati da tutti. La lista è su un foglio che Antonio agita per aria, recitandolo come un censimento: «Jonny Orfei con la moglie Natascia Minguzzi e i figli Samira di 3 anni e Jonathan di 14. Ricky Orfei con la moglie Michela Major e la figlia Sheryl di 7 mesi. Richard De Barre con la moglie Jessica Sgroi e la figlia Chantal di 3 anni...». Nel gruppo che s'è raccolto sul piazzale ricoperto di melma rispondono all'appello alzando la mano, uno a uno. Alla fine di bambini se ne contano una quindicina, di cui la metà fra i 3 mesi e i 3 anni. Più due disabili, Fatima Minguzzi e suo figlio Alessandro, che sono seduti su ciò che resta della loro casa, tra cavi divelti e la carrozzina elettrica ricoperta di fango che serviva a lui per deambulare: «Non si accende più, abbiamo perso anche questo» ripete la sorella Jenny. Il campo di Sant'Agata esiste da trent'anni e non è affatto abusivo, anzi. Nato dall'intuizione inclusiva della Comunità Papa Giovanni XXIII, ceduto in comodato d'uso dal Comune di Sant'Agata sul Santerno vent'anni fa proprio all'associazione perché supervisionasse il progetto di insediamento, sistemato con un ultimo investimento - nel 2019 - di 70mila euro (che è servito a rifare l'impianto elettrico, rinnovare le casette con lavori di falegnameria e dotare ognuna di esse di una colonnina per le utenze), è ciò che in Romagna si chiama una "micro- area": i sinti sono per lo più giostrai, significa che sei mesi l'anno portano in giro attrazioni e bancarelle nei luna park che brulicano di turisti sulla Riviera, ma tutti hanno la residenza qui, i bambini vanno a scuola in paese, alcuni dei figli più grandi lavorano nelle ditte della zona, Kevin addirittura gestisce un'autorimessa tutta sua. «E tutti paghiamo tasse e bollette. Vita da nomadi per gli altri - dice Natascia -, ma è la nostra vita, vale come le loro. Queste sono le nostre case, sono come tutte le altre». Ovvero distrutte. Mostra assieme a Jonny quel che è rimasto del suo caravan: l'acqua del Santerno nel campo è salita a un metro e mezzo la notte del 17 maggio sommergendo strutture fatte per lo più di legno. Il risultato è che a sette giorni di distanza dall'alluvione i pavimenti stanno cedendo, gli infissi si aprono, le pareti si sollevano: «Sono spugne intrise d'acqua». La comunità s'è spostata a vivere nei centri d'accoglienza per gli sfollati allestiti a Lugo e Massa Lombarda: la notte dormono lì, di giorno tornano per provare a salvare qualcosa. Natascia, oltre ai suoi due figli, ne ha tre in affido: «Queste famiglie sono eccezionali, grandi lavoratori, brava gente - spiega Daniele Severi, responsabile dell'ambito rom per conto dell'associazione -. Qui abbiamo realizzato un progetto eccezionale di inclusione, i più piccoli sono perfettamente integrati nella comunità, gli adulti partecipano attivamente alla vita sociale». Kevin, col suo rimorchiatore, i primi giorni dopo il disastro è andato ad aiutare in centro a Sant'Agata la gente che ha perso tutto: «Ero convinto che arrivassero anche qui, noi siamo un po' fuori dal paese». E invece niente, nessuno: «Pensano che siamo zingari, ladri - sbotta Gianni, che di cognome fa Lakatos -. Ma stavolta io vado a dirglielo, al sindaco, che non possono trattarci così. Va bene che siamo gli ultimi, l'ultima ruota del carro... però non è giusto». Gianni è tra i più anziani del gruppo, nel campo di via Giardino ci vive da trent'anni quasi con la sua Loredana, i due figli e adesso i nipotini: Jordan, l'ultimo arrivato, a 2 mesi è sfollato, sistemato da amici altrove; Sofia a 6 è sull'ovetto nel patio della roulotte, che la mamma Giuly ha tirato a lucido dal fango con lo sgrassatore. «Non serve a niente, perché dentro non si può stare». Il Comune, per parte sua, assicura che è stato e verrà fatto tutto il possibile: «Abbiamo allertato i Servizi sociali, io stesso sono andata ad assicurarmi che tutti stessero bene, i bambini sono stati sistemati nelle strutture d'accoglienza di Massa Lombarda» sostiene la vicesindaca e assessora ai Servizi sociali e educativi Lilia Borghi, che da sempre collabora proficuamente con la Papa Giovanni sul progetto nomadi. Sant'Agata sul Santerno d'altronde è un paese in ginocchio: 2.900 abitanti sorpresi dalla piena violenta del fiume, di cui centinaia ancora fuori di casa. Le vie d'accesso al centro sono ancora bloccate, « proprio in queste ore siamo riusciti a far partire un punto medico e uno di consulenza psicologica. È un'emergenza mai vista, ma riusciremo a ottenere un aiuto per tutti». Daniele prova a convincere tutti che serve pazienza, che qualcuno prima o poi arriverà. Telefona anche alla referente regionale del Movimento Kethane, Donatella Ascari, che mette in vivavoce per tranquillizzare le famiglie: «Siamo al lavoro per fare una prima conta dei danni subiti dalle comunità rom e sinti sul territorio - conferma lei -, per ora siamo attorno ai 600mila euro. La vostra è la micro-area più colpita e lo sappiamo. Abbiamo anche chiesto un incontro con le autorità regionali». (Viviana Daloiso)  

Card. Zuppi: la Chiesa accoglie tutte le etnie

25 Maggio 2023 - Città del Vaticano – “Essere qui, al termine di quasi due anni di Cammino sinodale, è una grande emozione che ci sintonizza di nuovo con i fratelli e le sorelle e con questa Madre Chiesa che tutti ci accoglie e continua a generarci a figli”. Lo ha detto questa mattina il card. Matteo Zuppi, nell'omelia della messa nella basilica di San Pietro, in vaticano, per l'assemblea generale dei vescovi italiani che si conclude oggi. “Come i due di Emmaus anche noi – ha detto il porporato - troviamo Pietro che conferma la nostra fede. Troviamo un popolo grande, che accoglie tutte le etnie perché popolo santo di Dio. Nell’omelia il card. Zuppi  anche la la guerra in Ucraina. “Veniamo tutti dalle nostre tante Emmaus e portiamo con noi la tristezza di quei pellegrini con il cuore gonfio di disillusione, ferito, aggressivo e amaro perché le speranze erano finite. Tra questi, il cui volto e vicenda portiamo nel cuore, ricordo l'angoscia che grava nell'anima del popolo ucraino che anela alla pace - ha detto il presidente della Cei - e quanti piangono qualcuno che non è tornato più, inghiottito dalla macchina di morte fratricida che è la guerra". (Raffaele Iaria)

Corsa contro il tempo nel Mediterraneo

25 Maggio 2023 -
Milano - La nave Life support di Emergency in navigazione verso il peschereccio in avaria con a bordo 500 persone: «Ci vorranno almeno 10 ore e potremmo anche trovare persone in acqua che non ce l'hanno fatta» È corsa contro il tempo per salvare almeno 500 persone che stanno affondando in alto mare. Il più piccolo ha solo poche ore, è nato su quel barcone, stracarico, ora in balia delle onde. Il motore è fermo e sta imbarcando acqua. Lui è nato la scorsa notte, forse un parto anticipato dallo stress e dalla paura ma anche dalla speranza di iniziare una nuova vita. Lontano da quell'orrore libico, dai centri di detenzione, da cui sono riusciti a fuggire tutti quanti. A bordo ci sono molte donne incinte e tanti bambini. « Da ieri (martedì, ndr) Malta non sta rispondendo alle nostre comunicazioni scritte e i numeri delle autorità maltesi competenti risultano non funzionanti e non raggiungibili. Emergency ha inoltrato la sua richiesta anche alle autorità italiane: il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo ha risposto che il caso è di competenza maltese» spiega Emergency, che con la nave Life Support si sta dirigendo verso il barcone con 500 persone a bordo che sta imbarcando acqua. A lanciare l' Sos per l'ennesima carretta del mare in difficoltà in zona Sar maltese è stato Alarm Phone. Tra i migranti anche 45 donne, tra cui diverse in stato di gravidanza, e 56 bambini, uno nato la scorsa notte. La nave di Emergency li potrà raggiungere solo a notte fonda. «L'assenza di coordinamento da parte delle autorità - dice Albert Mayordomo, capomissione della Life Support - è una violazione del diritto del mare, così come dei diritti umani, gravissima. Ci sono 500 persone, probabilmente in fuga dagli abusi in Libia e da Paesi in guerra, che rischiano la vita in mare. Chiunque ha diritto a essere salvato, indipendentemente dai documenti e dalla nazionalità che possiede». A bordo, i soccorritori, i sanitari, i mediatori e i logisti si stanno preparando a gestire una situazione complessa, spiega Paolo Fusarini, comandante della nave: «Da quanto sappiamo potremmo trovare dei casi di persone incoscienti, di persone in acqua, di persone che non ce l'hanno fatta. Le condizioni meteo marittime a cui andiamo incontro sono poco favorevoli, con onde di un metro e mezzo, che renderanno ancora più complessa l'operazione». Da Emergency arriva la richiesta alle autorità marittime di assumere «immediatamente il coordinamento dei soccorsi, prima che diventi troppo tardi». «Sono in fuga dalla Libia da diversi giorni, e il motore si è fermato. Le autorità sono allertate: serve un immediato intervento di soccorso» rilancia su Twitter l'organizzazione Mediterranea saving humans. « Dove sono? - aggiunge - Alarm_phone ha perso il contatto (ieri mattina, ndr) L'ultima posizione ricevuta è all'interno della zona Sar di Malta, che si rifiuta di fornire informazioni. 500 persone non possono "sparire" così». L'ultima posizione ricevuta del barcone, con motore fermo e che sta imbarcando acqua risale quindi a ieri mattina. E anche l'aereo di ricognizione Sea Bird della Ong Sea Watch non ha più il contatto con l'imbarcazione da allora. Ma il peschereccio in pericolo e in attesa di essere soccorso non è l'unico barcone che nelle ultime 24 ore ha attraversato il Mediterraneo per raggiungere l'Euopa. Un altro peschereccio con a bordo altrettante persone è stato infatti soccorso la notte scorsa dalla Guardia costiera. Si è concluso ieri pomeriggio il trasferimento in banchina a Pozzallo, dei migranti messi in salvo dalla nave Diciotti. Sono in buone condizioni di salute e le nazionalità di provenienza sono in prevalenza Siria, Egitto, Pakistan e Bangladesh. In tutto, informa la Guardia costiera, sono risultati essere 222; tra cui 159 uomini, 6 donne e 57 minori, tra i quali una bimba molto piccola. Il salvataggio sarebbe avvenuto a circa 100 miglia nautiche al largo di capo Murro nel Siracusano dove e' stato soccorso un barcone con circa 500 migranti a bordo: si tratterebbe dello stesso di cui aveva riferito Alarm Phone. Oltre a Diciotti che ne ha presi a bordo 222, altre due motovedette hanno recuperato 240 migranti circa, dallo stesso barcone in avaria, e li hanno condotti ad Augusta. Nave Diciotti che ha atteso il trasbordo in rada a Pozzallo ed é ripartita per altra missione di salvataggio. Ci sarebbe infatti anche una terza imbarcazione in pericolo segnalata nel Mediterraneo, sempre lungo la rotta della Cirenaica con altri 700 migranti a bordo. Ma di questa non si sa ancora se è stata raggiunta o meno dalle autorità italiane o maltesi. Un'altra imbarcazione più piccola, segnalata sempre da Alarm phone, sarebbe stata intercettata da un mercantile. Ha a bordo 27 persone. «Sono in acque internazionali e lottano in condizioni meteorologiche avverse. Le autorità sono informate». L'organizzazione fa sapere di aver appreso che il centro di coordinamento di Roma (Mrcc), «ha incaricato la nave mercantile Long Beach di spostarsi sulla barca con a bordo 27 persone. Al momento non possiamo confermare queste informazioni, ma temiamo un respingimento verso la Libia. Ricordiamo alle autorità e alle navi mercantili che la Libia non è un porto sicuro!» sottolinea su Twitter Alarm phone. Intanto Lampedusa diventa la priorità del nuovo prefetto. «Il Governo mi ha dato mandato, su Lampedusa, di garantire il flusso il più veloce possibile. I migranti devono soltanto toccare terra e poi devono essere, entro breve tempo, trasferiti. Lampedusa dovrà essere tenuta il più possibile libera. Quella è la sua posizione geografica, ma dovrà essere libera» ha detto, presentandosi alla stampa, il neo prefetto di Agrigento Filippo Romano che ha ricordato che, sulla più grande delle isole Pelagie, presto (verosimilmente a fine mese, ndr) sorgerà un commissariato di polizia. «È una cosa fondamentale. I commissariati non sono mai in Comuni così piccoli. Ci sono però ragioni storiche che spiegano la localizzazione delle forze di polizia - ha spiegato - . Per esempio, a Cammarata c'è una compagnia dei carabinieri perché quella una volta era terra di abigeato, banditismo. Per tradizione è rimasta, ma in realtà, per fortuna, Cammarata oggi non ha questo enorme problema di criminalità. Ora c'è una ragione storica che ci impone di andare a Lampedusa». Intanto sono 46.656 i migranti arrivati in Italia, via mare, da inizio anno. Quasi tre volte tanto rispetto allo stesso periodo di un anno fa, quando sulle coste italiane erano arrivati 17.972 persone, sempre via mare. (Daniela Fassini - Avvenire)

Cappellani cinesi in Italia oggi all’Udienza generale con papa Francesco

24 Maggio 2023 - Città del Vaticano – Questa mattina, durante l’Udienza Generale, papa Francesco ha espresso “vicinanza ai nostri fratelli e sorelle in Cina, condividendo le loro gioie e le loro speranze” ed ha rivolto “un pensiero speciale a tutti coloro che soffrono, pastori e fedeli, affinché nella comunione e nella solidarietà della Chiesa universale possano sperimentare consolazione e incoraggiamento”. Il pensiero del Papa nella Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa cattolica in Cina, istituita nel 2007 da Benedetto XVI, in coincidenza con la festa della Vergine venerata nel santuario di Nostra Signora di Sheshan, a Shanghai. All’Udienza era presente una delegazione dei cappellani della comunità cinese in Italia. Domenica scorsa circa 300 cattolici cinesi in Italia si sono ritrovati, per una giornata di preghiera a Prato. (Raffaele Iaria)

Migrantes Palermo: è morto p. Natoli

24 Maggio 2023 - Palermo – “Il Signore ci ama sempre, sempre, sempre. Un bacione a tutti”. Sono state queste le ultime parole di padre Sergio Natoli della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, assistente spirituale della Migrantes di Palermo, morto questa mattina. “Andate avanti”, il suo messaggio a chi ha creduto e crede nell’accoglienza degli stranieri e ai volontari dell’associazione, da lui voluta, “Arcobaleno dei Popoli”. Settantaquattro anni padre Natoli, prima di arrivare a Palermo, ha svolto diversi incarichi nella sua Congregazione. Nel capoluogo siciliano è stato sempre a fianco dei migranti promuovendo iniziative pastorali e culturali. Qui fonda l’Associazione “Arcobaleno dei Popoli” molto attiva in progetti di integrazione e a fianco dei migranti soprattutto in condizioni svantaggiate. Una veglia di preghiera si terrà da oggi pomeriggio e fino a domani sera nella Chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Palermo. I funerali avranno luogo venerdì 26 maggio presso la Parrocchia di San Nicolò da Tolentino con la Comunità Oblata di Maria Immacolata. Due anni fa padre Natoli aveva discusso una tesi di dottorato alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista” di Palermo sul tema “l’immigrazione come Kairos  per una ricomprensione della cattolicità della chiesa particolare”. “Il servizio ai migranti non è vissuto nel rapporto con i migranti vedendo essi come destinatari nel servizio pastorale, bensì – ha detto in una intervista - come persone che camminano lungo la strada della vita. Io cerco di fare un tratto di strada con loro per aiutarli non tanto a essere persone passive ma persone attive, protagoniste nella costruzione di una città plurale per quelli che decidono di vivere e di stare qui a Palermo. Il mondo dei migranti va interpretato non unicamente come destinatari ma piuttosto come collaboratori di Cristo Gesù, come dice san Paolo, nell’ottica della missione che come battezzati tutti quanti siamo portati a vivere e a portare avanti. Il mio cammino pastorale si è mosso su questo binario. Lasciandomi illuminare continuamente dal cammino che lo Spirito Santo fa nella Chiesa, che è un cammino di grande novità, perché – come dice il Concilio – lo Spirito Santo guida e governa il corso dei secoli. Quindi non siamo noi a guidare il percorso dei migranti ma noi assieme a loro dobbiamo scoprire e capire come Dio attraverso il suo spirito guida e cammina il popolo dei migranti, assieme al popolo dei nativi e tutti nell’insieme formiamo il popolo di Dio”. “La scomparsa di padre Natoli ci addolora profondamente”, evidenzia mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes a nome di tutto l’organismo pastorale della Cei: “il suo impegno a fianco dei più poveri è stato sempre al centro del suo ministero pastorale. Ha lavorato e si è prodigato con iniziative significative – come la Festa dei Popoli -  per richiamare l’attenzione verso il mondo della mobilità. Ma non solo: tante le sue opere di solidarietà e di accoglienza. Lo affidiamo oggi al Signore della Vita e ricordiamo il bene profuso al prossimo e la sua ricca testimonianza”. (Raffaele Iaria)

Chiese in Europa: appello per la Giornata mondiale del rifugiato

24 Maggio 2023 -
Roma - Commemorazioni, preghiere e veglie per le persone che hanno perso la vita ai confini europei. E' uanto chiedono di organizzare, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, il 25 giugno prossimo,  la Conferenza delle chiese europee (KEK) e la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME. “In questo periodo fino a Pentecoste, pieno di speranza e di luce destinata a tutta l’umanità, siamo di nuovo profondamente rattristati dal fatto che la sofferenza, la disperazione e la morte continuano a colpire migliaia di nostri fratelli e sorelle ai confini esterni dell’Unione Europea e anche oltre”, si legge nella lettera: “Come chiese e come cristiani la nostra chiamata è quella di essere testimoni e servitori della risurrezione, oltre che essere promotori di vita nuova nella giustizia e nella pace per tutti, senza distinzione di etnia, nazionalità o religione. Sappiamo di essere parte di una comunità globale di cristiani nel ricordare insieme le persone colpite nelle rispettive regioni, e riflettendo sulle cause del loro spostamento. Vogliamo ricordare le vittime, sia quelle documentate sia quelle non documentate”. (R.I.)

Corridoi lavorativi: arrivati a Fiumicino i primi profughi afghani inseriti in questo progetto della Chiesa italiana

24 Maggio 2023 -
Roma - È arrivato ieri all’aeroporto di Fiumicino, con un volo di linea dal Pakistan, un primo gruppo di 9 rifugiati afghani, giunti grazie all’attivazione per la prima volta di un progetto pilota di “Corridoi lavorativi”. Insieme ci saranno anche le loro famiglie e altri profughi di nazionalità afghana. Promossi e realizzati dalla Conferenza episcopale italiana nell’ambito del progetto EU-Passworld co-finanziato dal fondo Amif, la sperimentazione è la prima a livello europeo e parte dalle positive esperienze dei corridoi umanitari, che hanno visto arrivare in Italia negli ultimi 3 anni oltre seimila persone. L’iniziativa si basa su una forma innovativa di collaborazione tra Caritas Italiana – che si occupa dell’individuazione di beneficiari con bisogno di protezione internazionale in Paesi di primo asilo nell’ambito dei protocolli già siglati di corridoi umanitari, del loro trasferimento in Italia e dell’accoglienza materiale  e Consorzio Communitas, che garantisce il contatto con le aziende, il tutoraggio aziendale, la formazione al lavoro e l’accompagnamento costante. Proprio il contatto con una azienda e l’inserimento lavorativo della persona rifugiata rappresenta una delle novità rilevanti della sperimentazione, perché assicura una sostenibilità nel tempo dell’accoglienza e una maggiore certezza di integrazione della persona rifugiata. I primi 9 beneficiari arrivati a Roma, insieme a 3 membri delle loro famiglie, saranno ora ospitati a Firenze e Milano. Si tratta di ingegneri civili, graphic designer, dentisti e di altri professionisti, ai quali si aggiungeranno a giugno un secondo gruppo di 6 beneficiari.

A Napoli i bastimenti in un’App

24 Maggio 2023 - Napoli - Il porto di Napoli è stato uno degli hub dell'emigrazione italiana fra il XIX e il XX secolo. Presso l'Archivio di Stato sono conservate le domande di passaporto dell'enorme flusso di migranti. Una WebApp ne identificherà i luoghi di partenza e di arrivo, i nomi e altri particolari. L'iniziativa verrà presentata oggi presso l'Archivio, mentre l'evocazione artistica dei flussi migratori e del doloroso distacco dalla terra natia sarà affidata all'installazione "Maresistere" di Roxy in the Box. La presentazione sarà introdotta da Candida Carrino, direttrice dell'Archivio di Stato di Napoli e le conclusioni saranno affidate al presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca.

UNHCR su disposizioni in materia di asilo contenute del c.d. Decreto Cutro

23 Maggio 2023 - Roma - Dopo circa due settimane dall’approvazione definitiva del c.d. decreto Cutro (Dl n. 20/2023, convertito in Legge 5 maggio 2023 n. 50) è giunta nei giorni scorsi una nota tecnica dell’Unhcr in cui l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati commenta il testo sottolineandone i punti critici. Anzitutto si riconosce alle autorità italiane le difficoltà del caso, e anche lo sforzo compiuto “nell’individuare soluzioni per rispondere alla pressione migratoria e preservare l’integrità e l’efficienza del sistema di asilo, nell’interesse delle persone con bisogni di protezione internazionale”. Sulle procedure di frontiera e trattenimento dei migranti, l’Unhcr spiega che “possono essere esaminate in tempi più ristretti e in frontiera quelle domande di protezione internazionale che, in una fase iniziale di raccolta delle informazioni e registrazione, appaiano manifestamente infondate”. Mentre il trattenimento “sarà ammissibile nel caso di domande manifestamente infondate, per un periodo limitato, e in ogni caso non eccedente le quattro settimane, allo scopo di concludere l’esame della domanda, fatta salva l’applicabilità delle previste garanzie legali e procedurali”. Le Nazioni Unite esprimono anche "profonda preoccupazione" per l'eliminazione, con il decreto Cutro, dei servizi alla persona – come il supporto psicologico, l'informazione e l'orientamento legale, l'orientamento al territorio e la somministrazione di corsi di lingua italiana – e raccomanda la reintroduzione dei servizi. Infine l'Unhcr si sofferma anche sulle forme complementari di protezione, come la protezione speciale, eliminata proprio con il decreto Cutro: “Si ribadisce la necessità di garantire una forma di protezione complementare alle persone che, in caso di rientro nel proprio Paese, rischino una violazione dei propri diritti fondamentali, così come tutelati dal sistema di protezione dei diritti umani internazionale e regionale”. (Alessandro Pertici)