Primo Piano

Vangelo Migrante: XXIV Domenica del tempo Ordinario (Vangelo Mt 18,21-35)

14 Settembre 2023 -
La giustizia non può non essere invasa e pervasa dalla misericordia. Dio giudica giustificando, gli uomini giudicano giustiziando. Il Signore ci esorta e ci incoraggia ad aprirci alla forza del perdono, perché nella vita non tutto si risolve con la giustizia. C’è bisogno dell’amore viscerale e materno di Dio che è insieme giustizia e misericordia. È interessante chiederci, alla luce dell’invito di Gesù a non quantificare la misura del perdono, su quale versante giocare la connessione tra giustizia e misericordia: su quello dell’intelligenza che spesso risulta essere aridità di sentimenti, difficoltà di rapporti, astrattezza di vissuto, opinabilità di giudizio, o su quello dell’amore che è grande nel perdono, sensibile nei rapporti, delicato nei giudizi, profondo nei sentimenti, duraturo nell’espressione? Non creiamoci, dunque, un tribunale nel cuore in cui gli altri sono gli accusati ed i colpevoli e noi gli innocenti perseguitati: non condanniamo, non giudichiamo, scopriamo la via della misericordia e del perdono, non pretendiamo che valga soltanto il nostro giudizio, facciamo luce sulle situazioni, pronti a cambiare e a fare strada alla verità che non possediamo ma ci possiede. Il Vangelo di questa domenica è un’esortazione forte e chiara a spezzare la spirale della vendetta e la catena dell’odio, disarmando la prigione del rancore e dell’ira, un invito accorato a pronunciare con prudenza, accortezza e cautela la quinta delle sette domande sulle quali è costruita la preghiera del “Padre Nostro”, di cui questa parabola sembra quasi una parafrasi: “Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. La parola centrale è il “come” (kàtos), non solamente nel suo significato di complemento di paragone, ma soprattutto nella sua accezione “causale”: perdonarci vicendevolmente “siccome” lui ci ha perdonati e continua a perdonarci mediante il suo Spirito, appunto, per il fatto, che anche noi siamo messi in grado, siamo messi nelle condizioni di perdonarci gli uni gli altri come il Signore ha fatto e continua a fare con noi, facendoci incamminare verso quella felicità che prova il “Dio in ginocchio” nel servire le sue amate creature. Noi non siamo in grado di cambiare gli altri, possiamo solo, e con fatica, cambiare noi stessi. È attraverso questo cambiamento-trasformazione che possiamo avvicinarci a qualsiasi “altro”, che saprà, forse, cogliere l’amore ri-conquistato nella libertà. È l’arte di ricominciare che richiede coraggio, resilienza e adattabilità. Il coraggio che ci spinge a intraprendere nuove strade, a metterci in gioco e a superare le resistenze interiori che possono ostacolarci; la resilienza come capacità di affrontare le avversità, le sfide e le delusioni senza soccombere; l’adattabilità come spinta a modificare i nostri comportamenti, le nostre abitudini e le nostre aspettative in risposta alle nuove circostanze. Insomma, un viaggio che richiede impegno, pazienza e un profondo lavoro interiore, un’opportunità straordinaria per la crescita personale, un cambiamento positivo e il raggiungimento di nuovi obiettivi e realizzazioni. Chi blocca questo circolo virtuoso della misericordia condanna se stesso al fallimento. Il risentimento ci fa coniare la moneta falsa del giudizio e della calunnia. Il perdono, invece, ci aiuta a far splendere sul nostro volto il sole della giustizia e lo splendore della bontà. (Doriano Vincenzo De Luca)

Papa: oggi ha ricevuto il regista di “Io Capitano”

14 Settembre 2023 - Città del Vaticano - Nel primo pomeriggio di oggi, a Casa Santa Marta, papa Francesco ha ricevuto il regista Matteo Garrone, accompagnato da alcuni membri del cast del film “Io Capitano”. Ne da notizia la Sala Stampa della Santa Sede aggiungedo che è prevista una proiezione speciale della pellicola, organizzata dal Dicastero per la Comunicazione, oggi alle ore 18:00 nella sala della Filmoteca Vaticana, alla presenza del regista, di alcuni dei protagonisti e di Mamadou Kouassi, dalla cui esperienza diretta è stata tratta la trama del film. Il film, vincitore alla Mostra del Cinema di Venezia, racconta il tratto che sfugge alla cronaca della migrazione mediterranea, quello che parte da molto lontano e si interrompe in vista delle nostre coste, dove chi ce l’ha fatta riceve soccorso, rifugio e forse l’opportunità di una vita migliore. E lo ha voluto  raccontare  dal punto di vista di chi lo percorre.

Migrantes Torino: oggi l’avvio del festival dell’Accoglienza con mons. Repole e mons. Felicolo

14 Settembre 2023 - Torino - Parte oggi a Torino un mese di eventi con al centro il tema dell’accoglienza. Si tratta del Festival dell’Accoglienza promosso dall’Ufficio Migrantes della diocesi e che si snoderà sull’intero territorio. 48 giorni di Festival, 70 eventi, più di 200 relatori e il coinvolgimento di 40 sedi dislocate a Torino, in Piemonte e in altre Regioni in collaborazione con la Fondazione Migrantes, il Distretto sociale Opera Barolo e il patrocinio della Città di Torino e dell’Università degli Studi di Torino e con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Fondazione CRT.  Un festival che rappresenta “un fiore all’occhiello per la diocesi di Torino”, ha detto nel corso di una conferenza stampa l’arcivescovo della città, mons. Roberto Repole. A Torino ci sono – ha aggiunto - molte persone che vorrebbero confrontarsi sul tema dell’accoglienza e il festival è una occasione per riflettere a partire dal tema, scelto da papa Francesco, della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra il prossimo 24 settembre, “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Spesso, ha spiegato mons. Repole, si emigra per necessità quindi è “importante realizzare un festival autentico sul tema dell’accoglienza a partire dalle cause della migrazione”. Dobbiamo interrogarci, secondo il presule, se “noi siamo capaci di educare i giovani sul tema dell’accoglienza, se abbiamo una forza educatrice per disinnescare le migrazioni forzate”. Accogliere non è solo la “prima accoglienza in emergenza: non ci si può fermare a questo ma si tratta di accogliere persone con le loro ferite, aspirazioni, aspettative”. Per mons. Repole “occorre un ripensamento dei nostri modelli sociali e antropologici affinché ci siano persone che se vogliono emigrare lo facciano liberamente. È necessario scoprire che abbiamo tutti a che fare con delle persone e con la loro dignità, e riconoscerla: persone che hanno dei valori, tradizioni, ferite, attese”. Un festival che riveste un ruolo importante per questa città con uno sguardo anche alla realtà nazionale in un tempo di arrivi significativi, ha detto mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes: “arrivi che portano sempre più ad un incontro e l’incontro, ogni incontro nuovo con persone nuove, rappresenta una ricchezza ma anche fatica. Il tema della mobilità ha segnato e segna ancora oggi la storia economica, politica, culturale del nostro Paese. Una storia che va letta con occhi nuovi per evitare letture ideologiche che ne cambiano la fisionomia. È questo è stato ed è uno degli impegni costanti della Migrantes, la Fondazione della CEI nata 36 anni fa per essere a fianco di coloro che sono in mobilità”. Mons. Felicolo ha evidenziato come l’attenzione ai fatti è un “presupposto importante per la crescita di un interesse pastorale e sociale e per una lettura del fenomeno migratorio. Studiare, informare e formare sono le parole chiavi che aiutano a costruire una nuova relazione diffusa e intelligente, con un’attenzione preferenziale ai più deboli come i migranti  che arrivano, spesso, nelle nostre città e rimangono ai margini”. Per mons. Felicolo “solo l’incontro aiuta a costruire relazioni che vincono la paura, aprono al confronto, invitano al dialogo. Le città crescono nella misura in cui si riconoscono le persone che nascono, crescono e vivono in esse. Ecco perché è importante, sul piano culturale, un’azione di sensibilizzazione e di formazione che aiuti a superare luoghi comuni, pregiudizi che creano ancora di più distanze tra la città e i poveri”. Bisogna “accompagnare il cambiamento con segni di speranza nei nostri territori”. Il direttore generale della Migrantes ha quindi parlato dell’importanza della cittadinanza  in relazione al fenomeno migratorio nel nostro Paese che vuol dire “riconoscere, proteggere e attribuire diritti a tutela dell’identità culturale come bene costitutivo della dignità umana”. La cittadinanza è “il primo segno di accoglienza nelle nostre città dove possono e debbono convivere uomini e donne con lingue e cittadinanze di origine diverse”. Il festival si svolgerà da oggi fino al 30 ottobre: un arco temporale in cui si celebreranno la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (domenica 24 settembre), la Giornata della Memoria e dell'Accoglienza (martedì 3 ottobre), la Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani (mercoledì 18 ottobre) e la Giornata Missionaria Mondiale (domenica 22 ottobre). Il tema-guida di quest’anno è la libertà: “Liberi di scegliere se migrare o restare” come ha sottolineato Papa Francesco nel suo messaggio per la GMMR 2023. “Certamente la libertà di movimento delle persone rimane un orizzonte importante a cui tendere e per cui lavorare”,  sottolinea Sergio Durando, direttore Migrantes della diocesi di Torino e curatore del Festival: “in questo momento le persone non sono libere, ma sempre più ‘costrette’ a lasciare i loro Paesi o a non potersi muovere e crescono le restrizioni di ogni tipo alla mobilità, soprattutto nei Paesi più ricchi. In particolare – prosegue – stiamo assistendo un po’ ovunque a uno smantellamento del sistema dell’accoglienza. Inoltre, aumentano i conflitti nel mondo e il Festival vuole essere un’occasione per approfondire, attraverso quattro incontri, la situazione critica di cinque Paesi: Sudan, Somalia, Eritrea, Etiopia e Afghanistan (con un focus sulla condizione delle donne). La manifestazione – afferma – rimane uno strumento per condividere e incoraggiare le esperienze di accoglienza che esistono e che sono importanti per tutti: minori, anziani, persone con background migratorio, uomini e donne di ogni età e provenienza. Quest'anno inoltre – conclude Durando - ricorrono i 10 anni della tragedia di Lampedusa e per il 3 ottobre è in programma un grande raduno di studenti delle scuole presso lo Stadio Olimpico di Torino”.

Lampedusa: questa sera una fiaccolata per ricordare la piccola Traore

14 Settembre 2023 - Milano - Lampedusa è diventata di nuovo, in poche ore, il simbolo del nostro Paese: in migliaia cercano di entrare, ma rischiano di essere respinti. Da una parte c’è l’umanità dolente dei profughi, dall’altra l’impegno delle autorità, che però faticano a contenere gli arrivi. Così si sono scatenate tensioni, al molo Favaloro, mentre nel Mediterraneo si consumano nuove tragedie. All’alba di mercoledì, durante un’operazione di salvataggio da parte della Guardia costiera una neonata di cinque mesi è finita in acqua insieme ad altri migranti ed è annegata. Si chiamava Traore: la sua mamma, una ragazza di 17 anni, la teneva stretto tra le braccia e non voleva lasciarla, ma mentre tutti annaspavano cercando di rimanere a galla, nella concitazione generale, la piccola è andato giù, inghiottita dai flutti. È bastato un attimo e quando è riemersa, ancora avvinghiata al seno materno, già non respirava più. L’orrore davanti al porto, dopo l’incubo della traversata. Oggi per la piccola sull'isola sarà lutto cittadino: «L'intera comunità è attonita per la morte della piccola e interpretando il profondo dolore per quanto successo - ha detto il sindaco Filippo Mannino - invitiamo tutti i concittadini a esprimere la loro partecipazione al lutto sospendendo le loro attività in segno di rispetto». È previsto un momento di raccoglimento in piazza Garibaldi alle 20, subito dopo la Messa, e a seguire una fiaccolata. E sono tanti i lampedusani che in queste ore «si stanno prodigando in qualsiasi modo cercando di assistere ed aiutare tutte le persone che sono arrivate in questi giorni. Desidero ringraziarli di cuore» ha aggiunto il sindaco, che grazie ha voluto dire anche «al parroco e al vescovo che non hanno esitato un attimo - ha aggiunto - a mettere a disposizione i locali della Casa della Fraternità per ospitare donne, bambini e le categorie più vulnerabili». Nello stesso momento in cui la neonata moriva, l'altra notte, una giovane donna ospite del centro di accoglienza di contrada Imbriacola dava alla luce una bambina. Un lampo di gioia nella disperazione di chi è fuggito da guerre, persecuzioni e miserie. Ed è anche accaduto, martedì pomeriggio, che una giovane in vacanza a Lampedusa, Francesca Matina, palermitana di 31 anni, abbia salvato quattro migranti naufragati da un’imbarcazione con a bordo 48 persone che si è schiantato sulla scogliera della Tabaccaia: la giovane si è tuffata dal motoscafo dove si trovava con gli zii e un amico, e ha portato in salvo uno per uno i malcapitati che gridavano “aiuto”. Un gesto eroico. Poi, anche gli altri profughi sono stati recuperati dalle guardie costiere. La situazione intanto resta drammatica: da ieri sera sono iniziati trasferimenti massicci dall'isola, ma il flusso degli sbarchi sembra inarrestabile. Mercoledì mattina i migranti presenti sull’isola erano 6.792, dislocati, oltre che nell’hotspot, dove sono ammassati oltre l’inverosimile (dieci volte sopra la capienza per cui è attrezzato), anche in vari punti del porto, soprattutto sui moli: ieri i migranti, stanchi ed esasperati per la lunga attesa di una “sistemazione” hanno protestato vivacemente e ci sono stati momenti di forte tensione per tutta la giornata, con tafferugli e interventi delle forze dell’ordine per placare gli animi. Disordini e attimi di panico anche nel centro di accoglienza per la distribuzione dei pasti: diverse centinaia di migranti si sono accalcati per arrivare prima ai sacchetti con il cibo e le bottigliette d’acqua. Oltre 1.600 gli arrivi dalla mezzanotte di martedì. Tante le famiglie con minori. «Nell’isola ormai tutto è provvisorio – sostiene il parroco don Carmelo Rizzo –, per i nuovi arrivati non c’è nemmeno dove poggiare un letto o la possibilità di andare in bagno: è davvero un’apocalisse». «L’impatto sulla popolazione c’è eccome – conclude –, fino a 1.000 arrivi al giorno si riusciva a gestirli sia pure con fatica ma ora il molo è allo stremo: come la tieni la gente, la polizia inizia a dover usare i manganelli e i migranti si riversano in paese, bisogna svuotare l’hotspot subito». Sull’ennesima emergenza a Lampedusa, la Croce Rossa Italiana, tramite la responsabile migrazioni, Francesca Basile, sostiene invece che «la gestione dell’accoglienza sta reggendo» ed è «concentrata in particolare sui più fragili, ma è evidente che deve continuare a funzionare in queste ore il processo dei trasferimenti, che ha consentito di mantenere la situazione sotto controllo. È importante però – precisa la rappresentante della Cri – anche sotto il profilo umanitario che l’hotspot non vada oltre una soglia critica di presenze». Intanto, non mancano gli strascichi e le reazioni sulle mosse di Germania e Francia: il governo tedesco ha infatti deciso di sospendere i ricollocamenti dei richiedenti asilo dall’Italia (nell’ultimo anno Berlino ha accolto 1.042 profughi sui 124 mila arrivati sulle coste italiane) mentre l’esecutivo di Parigi ha dichiarato che rafforzerà i controlli, e quindi i respingimenti, ai confini con il nostro Paese, almeno finché non tornerà a rispettare il regolamento di Dublino che impone una valutazione delle domande di protezione internazionale da parte delle autorità dei Paesi di primo ingresso tenuti a riprendersi i migranti in seguito entrati in altri Stati dell’Unione Europea. «Ma l’immigrazione è un problema europeo e deve essere risolto con la partecipazione di tutti i Paesi» ha affermato il vicepremier e ministro degli esteri, Antonio Tajani. Ma nel frattempo il governo tedesco ha attenuato una posizione che all’inizio sembrava intransigente: «Accoglieremo ancora migranti se si torna al regolamento di Dublino». (Fulvio Rizzi - Avvenire)

Mons. Crociata: ”gestione dei flussi non deve offuscare la necessaria fraternità nei confronti dei migranti in situazioni vulnerabili”

14 Settembre 2023 -
Bruxelles - “Le attuali sfide nella gestione dei flussi migratori non devono offuscare la necessaria fraternità nei confronti dei migranti in situazioni vulnerabili, né indebolire i legami di solidarietà tra gli Stati membri dell’Ue”. È quanto ribadisce mons. Mariano Crociata, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), commentando al Sir la presa di posizione di Francia e Germania riguardo alla gestione dei flussi migratori che giungono via mare nel nostro Paese. La Francia ha schierato forze dell’ordine alla frontiera di Mentone mentre la Germania ha annunciato di aver sospeso i processi di selezione dei richiedenti asilo che arrivano in Germania dall’Italia nell’ambito del “meccanismo di solidarietà volontaria” nell’ambito del “meccanismo di solidarietà volontaria”. “È fondamentale – dice mons. Crociata – istituire un meccanismo di coordinamento strutturato tra gli Stati europei che possa garantire soluzioni eque in materia di migrazione e asilo, coinvolgendo la cooperazione degli Stati terzi e della comunità internazionale. Un tale meccanismo dovrebbe migliorare l’approccio europeo nell’accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati nelle nostre società. Esso sarebbe, inoltre, un segno tangibile di solidarietà concreta tra gli Stati membri dell’Unione europea”. Mons. Crociata lancia un appello: “Come vescovi europei, reiteriamo il nostro invito all’Ue e alle cancellerie dei suoi membri ad accelerare i negoziati sul Patto europeo su migrazione e asilo, con la speranza di vedere risultati concreti entro la fine della legislatura europea a metà 2024”.

Migranti: i detenuti donano al Papa una tela per ricordare la tragedia di Cutro

13 Settembre 2023 - Città del Vaticano - Il 26 febbraio scorso, a Steccato di Cutro, il caicco “Summer love”, stipato all’inverosimile di migranti, naufragò a pochi metri dalla spiaggia con 94 morti accertati, di cui 35 minori. Per ricordare una delle più grandi tragedie dell’immigrazione i detenuti della Casa circondariale di Crotone hanno voluto donare a Papa Francesco questa mattina durante l'udienza generale una tela, contenuta in una teca di vetro, in cui - spiega l'Osservatore Romano - è riprodotto proprio il drammatico evento. «La realizzazione dell’opera è anche un modo per dar voce ai detenuti — ha raccontato il cappellano del carcere di Crotone, don Oreste Mangiacapra — che sono sensibili a tematiche come queste, dimostrando di voler cambiare e prepararsi, una volta scontata la pena, a un vero reinserimento sociale, umano e lavorativo come ha sempre auspicato il Pontefice». L’opera, ha aggiunto Federico Ferraro, garante comunale dei diritti dei detenuti, «rappresenta tutto il sentimento di condivisione dei reclusi per le vittime e di vicinanza ai sopravvissuti e alle famiglie".

GMMR: a Piacenza la Giornata nazionale in Italia

13 Settembre 2023 - Roma - Domenica 24 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. In Italia le celebrazioni principali si svolgeranno nella regione Ecclesiastica dell’Emilia Romagna. L’iniziativa è promossa dalla Fondazione Migrantes, in collaborazione con la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna e con gli uffici diocesani Migrantes. Il programma prevede, come momento centrale, una solenne liturgia eucaristica a Piacenza, nel Duomo dedicato a Santa Maria Assunta e Santa Giustina, presieduta dal vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto. Concelebreranno con lui i vescovi della regione, i direttori diocesani e il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. La Santa Messa sarà trasmessa in diretta su Rai Uno. La Giornata sarà prece­duta da un incontro mer­coledì 20 settembre nella Sala degli Arazzi al Colle­gio Alberoni di Piacenza. Durante questo evento, si farà memoria della trage­dia del mare del 2 luglio 1940, quando la nave in­glese Arandora Star, cari­ca di deportati tra cui molti emigrati originari dell’Appennino parmen­se e piacentino, venne si­lurata da un sommergibi­le tedesco. Il vescovo mons. Adria­no Cevolotto insieme alle principali autorità citta­dine, si metterà in dialo­go per ricordare le vitti­me e rinnovare l’impor­tanza di non dimenticare le lezioni apprese dalla storia. Sabato 23 settembre al­le 20.30 si terrà in prepa­razione, alla Giornata, una veglia di preghiera nella Casa madre degli Scala­briniani. Il direttore Migrantes della diocesi di Piacenza-Bobbio, p. mario Toffari, sottolinea come la scelta di Piacenza per la Giornata sia molto significativa, in quanto la città, che ha avuto come vescovo Scalabrini, ha “una lunga storia di emi­grazione e porta con sé tutta la drammaticità del­la prima migrazione emi­liana”: I piacentini di al­lora dicevano al loro Ve­scovo: “o emigrare o ru­bare”, ricorda p. Toffari: “l’espressione fa emergere un quadro va­riegato di un fenomeno, che a fine ‘800 e nella pri­ma metà del ‘900 registrò  flussi imponenti di emi­grazione, soprattutto dal­le aree marginali della montagna piacentina, portando tantissime per­sone verso Londra, Pari­gi, New York, Buenos Ai­res, dove rimangono ag­gregazioni vivaci e anco­ra legate alle terre di ori­gine”. (Raffaele Iaria)    

Da Berlino stop ai richiedenti provenienti dall’Italia

13 Settembre 2023 - Roma - I processi dei richiedenti asilo che arrivano in Germania dall'Italia nell'ambito del "meccanismo di solidarietà volontaria" sarebbero stati interrotti, come comunicato a Roma con una lettera ad agosto. Il ministero tedesco dell'Interno ha spiegato che a causa della "forte pressione migratoria verso la Germania" e della "continua sospensione dei trasferimenti di Dublino", "l'Italia è stata informata" la selezione dei migranti è stata "rinviata fino a nuovo ordine".

Viminale: da inizio anno sbarcate 123.863 persone migranti sulle coste italiane

13 Settembre 2023 -
Roma - Sono 123.863 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo i dati forniti oggi dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 14.792 sono di nazionalità guineana (12%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (14.098, 12%), Tunisia (11.363, 9%), Egitto (8.411, 7%), Bangladesh (7.485, 6%), Burkina Faso (6.673, 6%), Pakistan (6.253, 5%), Siria (4.990, 4%), Camerun (4.228, 4%), Mali (4.190, 3%) a cui si aggiungono 41.380 persone (32%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Mons. Felicolo: camminare accanto ai migranti italiani nel mondo

13 Settembre 2023 - Lucca -  L’Italia continua a “cambiare sotto i nostri occhi. Il movimento di persone è globale e gli italiani ne fanno parte da protagonisti. Numeri dalla lettura complessa, percorsi difficili da rintracciare e seguire. Noi cerchiamo di farlo ogni anno con il Rapporto Italiani nel Mondo e vediamo costantemente come gli italiani si perdono nella mobilità globale, nella cittadinanza europea e cosmopolita, nel bisogno di lavoro soddisfacente fuori dei confini nazionali”. Lo ha detto ieri sera a Lucca il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo, durante la presentazione - promossa dall'Associazione "Lucchesi nel Mondo" presieduta da Ilaria Del Bianco -  del volume “Dalle Bancarelle alle Gipsoteche” di Bruno Micheletti ed edito da Tau nella collana “Testimonianze e esperienze delle Migrazioni”. Per mons. Felicolo nella mobilità, soprattutto italiana, è importante il “collegamento tra storia e attualità, tra ieri ed oggi”.  Il direttore Migrantes ha sottolineato che bisogna essere “attenti a ciò che accade per essere sempre pronti a camminare accanto ai migranti, per seguire gli italiani che partono da ciascuna diocesi italiana fino ad ogni luogo in cui decidono di risiedere sia esso in Europa o oltre oceano. Questo compito lo portiamo avanti con serietà collaborando con tutti coloro che, a vari livelli, si occupano della stessa tematica e proponendoci come interlocutori attivi nel processo decisionale delle riforme che vanno inevitabilmente pensate e applicate per una società italiana che ha un ineguagliabile passato di mobilità, un altrettanto straordinario presente migratorio e che sicuramente sarà caratterizzata da un significativo futuro migratorio”. La storia raccontata nel libro è come scrivono il presidente di Migrantes, mons. Gian Carlo Perego e il vescovo di Lucca, mons. Paolo Giulietti, “una storia di mani devote all’arte, una storia di uomini e di donne, di presbiteri, di santi e sante, beati e beate. È una storia di luoghi, di movimenti nel tempo e nello spazio, in Italia e al di là di quelli che, nel tempo, ne sono stati i confini. È una storia di storie, di una e più professioni che finiscono col caratterizzare e valorizzare i luoghi di partenza. È la storia di un’arte nata e tramandata all’interno dei monasteri e dei conventi cittadini e di come poi, piano piano, a seguito di varie vicende, dai laboratori di clausura uscì e si diffuse sul territorio italiano e oltre, nel mondo. È una storia che coniuga locale e globale: glocal”. Nel suo intervento mons. Felicolo ha evidenziato l’importanza della cultura, dell’educazione e della produzione creativa rappresentata da questa arte. Educazione e cultura che oggi, a causa di vari fattori, “rischiano concretamente di impoverire e di deprimere la storia finora costruita a favore di una ‘storia’ che mette al centro il valore del successo a qualunque costo. Noi cerchiamo di ‘combattere’ questa deriva con una serie di ricerche e pubblicazioni che si aprono al mondo senza dimenticare la nostra storia”. L’attenzione ai fatti – ha detto ancora il direttore Migrantes - è “un presupposto importante per la crescita di un interesse pastorale e sociale che dovrebbe guidare la formazione della coscienza cristiana, perché sappia ritrovare personalmente e in comunità, nelle parrocchie e nelle diocesi, i gesti, i segni e i percorsi per dire ed educare la fede in un mondo che cambia come ci insegna la mobilità dei giovani (e non solo) che oggi vivono in contesti internazionali”.

Papa Francesco: appelli per la Libia, per il Marocco e per la pace in Ucraina

13 Settembre 2023 -
Città del Vaticano - "Il mio pensiero va alle popolazioni della Libia, duramente colpite da violenti piogge che hanno provocato allagamenti e inondazioni, causando numerosi morti e feriti come anche ingenti danni”. Lo ha detto il Papa, al termine dell’udienza generale di oggi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana. “Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso la vita, per i loro familiari e per gli sfollati”, ha proseguito Francesco: “Non manchi la nostra solidarietà verso questi fratelli e sorelle così provati per questa calamità”. “Il mio pensiero va anche al nobile popolo marocchino che ha sofferto questi terremoti”, l’altro appello del Papa: “Preghiamo per il Marocco, preghiamo per gli abitanti: che il Signore gli dia forza di riprendersi dopo questo terribile agguato che ha passato”.
Papa Francesco ha invitato a continuare a "pregare per la pace nel mondo, specialmente nella martoriata Ucraina, le cui sofferenze sono sempre presenti alla nostra mente e al nostro cuore”.

Preghiera per la pace: “Cadano presto i muri per i migranti che fuggono dalle guerre”

13 Settembre 2023 -

Berlino - "Cadano presto i muri, visibili e invisibili, che dividono i popoli in Europa, Asia, Africa, nelle Americhe, in mezzo al mare Mediterraneo per i migranti che fuggono dalle guerre! Cadano i muri del cuore che accecano e non fanno vedere che l'altro è mia sorella e mio fratello!". E' quanto si legge nell'Appello per la Pace firmato ieri sera a Berlino dai rappresentanti delle Religioni mondiali che per tre giorni - su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio -  hanno pregato per la pace e "lo hanno fatto in questo luogo in cui parla la storia: memoria della guerra e del muro che divideva l'Europa. Proprio qui - scrivono - abbiamo capito che nessun muro è per sempre". "Sentiamo oggi con più forza - prosegue l'appello al termine di tre giorni di incontri e preghuera sul tema "L'audacia della pace " - la nostra responsabilità e insieme ci facciamo mendicanti di pace. Non basta la prudenza, è il tempo dell'audacia! Per questo, a nome di chi non ha voce, diciamo forte: 'Nessuna guerra è per sempre!' Pace non significa arrendersi all'ingiustizia: significa uscire dall'ingranaggio del conflitto che rischia di ripetersi all'infinito e che nessuno sembra più riuscire a controllare". "Siamo consapevoli che o riusciremo a porre fine alle guerre o le guerre porranno fine all'umanità", dicono ancora i rappresentanti delle religioni mondiali che il prossimo anno si sono dati appuntamento a Parigi: "il mondo, la nostra casa comune, è uno solo: ci è stato dato in eredità e tale lo dobbiamo lasciare alle future generazioni. Liberiamolo dall'incubo nucleare! Ripartiamo con la politica del disarmo, fermiamo subito il rumore delle armi". Per questo occorre "l'audacia della pace, il coraggio di cominciare a parlarsi mentre c'è ancora la guerra". "Abbiamo l'urgenza di ascoltare il grido soffocato della pace. Dialogare oggi, mentre parlano le armi, non indebolisce la giustizia ma crea le condizioni di una nuova architettura di sicurezza per tutti. Ripartiamo insieme dal dialogo che è la medicina più efficace per la riconciliazione dei popoli. La pace è sempre possibile!". Ai partecipanti all'incontro anche un messaggio di papa Francesco. "Continuiamo - scrive il Pontefice - a pregare per la pace senza stancarci, a bussare, con spirito umile e insistente alla porta sempre aperta del cuore di Dio e alle porte degli uomini. Chiediamo che si aprano vie di pace, soprattutto per la cara e martoriata Ucraina". "Non abbiamo paura di diventare 'mendicanti di pace', unendoci alle sorelle e ai fratelli delle altre religioni, e a tutti coloro che non si rassegnano all'ineluttabilità dei conflitti", esorta papa Francesco. "Occorre infatti andare avanti per valicare il muro dell'impossibile, eretto su ragionamenti che appaiono inconfutabili, sulla memoria di tanti dolori passati e di grandi ferite subite", aggiunge: "È difficile, ma non è impossibile. Non è impossibile per i credenti, che vivono l'audacia di una preghiera speranzosa. Ma non dev'essere impossibile nemmeno per i politici, per i responsabili, per i diplomatici". (Raffaele Iaria)  

Alluvioni in Libia: trovati anche corpi di migranti

12 Settembre 2023 -
Roma - “Qui a Tripoli la situazione é calma e non ci sono problemi. Al momento dicono che ci sono circa 3.000 morti ma sicuramente i numeri saranno molto più alti. Sono stati trovati anche corpi di migranti”. A parlare al Sir è mons. George Bugeja, vicario apostolico di Tripoli, in Libia, a proposito delle devastanti inondazioni che hanno colpito la Cirenaica, la regione nord orientale del Paese, in seguito al passaggio del ciclone Daniel. Nella Tripolitania, la regione a nord-ovest dove è ubicata la capitale libica finora il tempo è buono: “Si aspetta un po’ di pioggia ma non sembra che ci saranno problemi – dice il vescovo –. Il disastro ha colpito in modo particolare Derna, in Cirenaica, a causa di due dighe che non hanno resistito e hanno rotto mura e argini, con la conseguenza che l’acqua accumulata dentro é uscita all’improvviso, con fango e detriti che hanno distrutto case e strade e portato tutto fino al mare”. Derna è una città costiera, la quarta più grande del Paese, con 120.000 abitanti. Il crollo delle due dighe ha fatto defluire 33 milioni di metri cubi d’acqua, distruggendo centinaia di case e cinque quartieri residenziali. Difficile l’accesso a queste zone, le squadre di soccorso e i cittadini hanno dovuto estrarre a mani nude dalle macerie centinaia di vittime. Monsignor Bugeja esprime parola di vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite: “Sono tutti nelle nostre preghiere. Il Signore della Misericordia dia sollievo ai feriti e a chi ha perso i propri cari e sostegno ai soccorritori negli aiuti di emergenza e assistenza”. Intanto la Croce rossa internazionale parla di almeno 10.000 dispersi. Confermati dai servizi di emergenza libici oltre 2.300 morti. Molti sono stati seppelliti in fosse comuni nel cimitero di Martouba, a una ventina di chilometri alle porte di Derna. Le autorità contrapposte di Cirenaica e Tripolitania, che si dividono il potere esecutivo, hanno chiesto aiuti umanitari alla comunità internazionale, tra cui macchinari pesanti, forniture mediche e cibo. La Turchia, che sostiene il governo di Bengasi (la Cirenaica), ha inviato tre aerei con personale di ricerca e salvataggio subacqueo e assistenza logistica. L’Italia ha attivato la Protezione civile ma nella zona non sono presenti Ong italiane.

Presidenza Ue: accordo con Tunisia contro immigrazione irregolare

12 Settembre 2023 -
Bruxelles - “Lottare contro l’immigrazione irregolare con origine o destinazione Tunisia evitando la perdita di vite umane nel mare sono priorità comuni tra Tunisia e Unione europea”. Così è intervenuto il segretario di Stato spagnolo, Pascual Navarro Rios, della presidenza spagnola di turno dell’Ue, durante la plenaria del Parlamento Ue a Strasburgo, sul Memorandum d’intesa tra l’Ue e la Tunisia. “L’accordo contribuisce a un approccio globale sull’immigrazione. Siamo d’accordo con gli omologhi tunisini che l’immigrazione vada affrontata tramite un vincolo tra immigrazione e sviluppo. L’accordo prevede: la lotta contro la tratta dei migranti e la gestione delle frontiere, con la formazione della guardia di frontiera tunisina, attrezzature; limitare le perdite di vita nel mare; promuovere corridoi umanitari con l’occupazione stagionale; l’appoggio per i rimpatri volontari degli irregolari e cooperazione per la riammissione di tunisini in situazione irregolare tramite progetti di occupazione locale”. Nei prossimi mesi ci sarà la riunione del Consiglio di Associazione sul Memorandum e sui diritti dei rifugiati. È fondamentale bloccare le partenze irregolari, che troppo spesso si concludono con tragedie. Rafforzeremo la capacità di controllo dei confini della Tunisia, costieri e terrestri, con il pieno rispetto dei diritti umani. Dobbiamo impegnarci ulteriormente per smantellare le reti di trafficanti di esseri umani che sfruttano la disperazione”, ha detto il commissario Ue per il Vicinato e l’allargamento, Oliver Varheliy.

Al Ferrara Film Festival si parla di rifugiati

12 Settembre 2023 - Ferrara - Il conflitto in Ucraina irrompe anche al Ferrara Film Festival con l’anteprima europea di “Sisters of Ukraine” (trailer), il film documentario diretto da Mike Dorsey in concorso nella categoria Premiere Docu, che racconta il lavoro di due suore impegnate nell’aiutare i rifugiati e le famiglie dei soldati a scappare dal Paese devastato da un conflitto che sembra non avere fine. Alla proiezione in anteprima europea, martedì 19 settembre alle ore 19:00 al Teatro Nuovo, saranno presenti anche il regista, il produttore ed alcuni dei protagonisti del film, per raccontare in prima persona la drammaticità di un’invasione russa che non accenna ad arrestare la sua violenza. "Sisters of Ukraine” è un documentario di guerra sulle vite dietro la linea del fronte, le vite che i soldati ucraini stanno proteggendo combattendo – racconta il regista Mike Dorsey - Abbiamo trascorso quattro giorni in un convento di suore nell'Ucraina occidentale che hanno intrapreso la missione di aiutare i rifugiati dalla guerra. Insieme a loro e a un gruppo di tre dozzine di rifugiati abbiamo poi viaggiato attraverso l’Europa via terra, fino alle braccia accoglienti di un’organizzazione umanitaria in Spagna. Non dimenticherò mai di aver vissuto un’esperienza con queste giovani suore incredibilmente coraggiose, guidate da Madre Cristiana, mentre affrontavano la più grande sfida delle loro vite”. Il film segue due volontari di Barcellona che si recano in un convento nell'Ucraina occidentale, dove le suore aiutano i rifugiati in seguito all'invasione russa. Mentre gli attacchi missilistici su tutta l’Ucraina raggiungono livelli senza precedenti in seguito al bombardamento del ponte di Kerch in Crimea, le suore e i volontari accompagnano un gruppo di tre dozzine di rifugiati e famiglie di soldati che combattono in guerra in un viaggio di tre giorni attraverso l’Europa, fino agli alloggi di una ONG vicino a Barcellona. Nel documentario si susseguono e alternano immagini di un’Ucraina dai due volti, dalla calma apparente di alcune aree risparmiate dal conflitto, alla distruzione e gli occhi provati da una sofferenza interminabile, testimoni della incessante intensità della guerra, quasi uscita dall’informazione mainstream.

Lampedusa: riprendono gli sbarchi

12 Settembre 2023 -

Milano - Dopo alcuni giorni di pausa dovuta al maltempo e al mare in burrasca, riprendono gli sbarchi a Lampedusa. Dieci barchini, con a bordo 364 migranti, sono stati soccorsi al largo dell’isola dalle motovedette della Guardia di finanza e dalla nave ong Sea Punk1. Salgono così a 24, gli approdi di ieri sulla maggiore delle isole Pelagie con complessivi 966 persone. L’ultimo sbarco ha portato sull’isola 24 tunisini, rintracciati dalle Fiamme gialle sulla strada di Ponente. Prima le motovedette avevano soccorso imbarcazioni, tutte salpate dalla Tunisia, con a bordo da 29 a 44 tra tunisini, etiopi, sudanesi, somali, ivoriani. La nave ong Sea Punk1 ha sbarcato al molo commerciale 38 eritrei e sudanesi.

Dopo i 509 sbarcati dalla tarda serata di domenica, sono più di 800 i migranti nell’hotspot di Lampedusa, con una capienza di poco più di 400 persone. Sulle piccole unita’ approdate domenica c’erano tra i 34 e i 45 migranti, provenienti da Sudan, Etiopia, Mali, Benin, Niger, Senegal e Burkina Faso. Tra loro donne e minori, anche piccoli. Sull’isola sono arrivati anche i 39 (tra cui 11 minori non accompagnati) salvati dalla nave Ong Sea Punk I. I migranti erano a bordo di una barca di ferro a rischio. «Esausti, e disidratati e con mal di mare - afferma la Ong tedesca – le autorità ci hanno chiesto di portarli a Lampedusa». Dall’inizio dell’anno sulle coste italiane sono sbarcati complessivamente 116.028 migranti, l’82,7% in più rispetto ai 63.498 dello stesso periodo dell’anno scorso. Sono i dati dell’ultimo aggiornamento (alle 8 di ieri mattina e quindi non sono inclusi gli ultimi arrivi, ndr) del “cruscotto statistico” del Viminale. I minori stranieri non accompagnati sbarcati sono a oggi 11.630, a fronte dei 14.044 dell’intero 2022.

È boom di sbarchi anche alle Canarie, dove sono stati segnalati 12 dispersi con oltre 1.200 persone soccorse in mare o già a terra tra la serata di venerdì e le prime ore di ieri. L’attivista Helena Maleno dell’ Ong Caminando Fronteras ha riportato sui social che almeno 12 persone risultano disperse in mare dopo che l’imbarcazione su cui viaggiavano ha iniziato a naufragare al largo di Fuerteventura. «Quando sono arrivati i soccorritori c’erano già persone in acqua», ha scritto. Tali informazioni non sono state al momento confermate dal servizio di salvataggio marittimo spagnolo (Salvamento Marítimo). Si tratta di imbarcazioni partite presumibilmente dalle coste dell’Africa subsahariana occidentale, sia da più a nord. (D. Fas. - Avvenire)

Migrantes Triveneto: il Triveneto territorio di accoglienza

11 Settembre 2023 - Mestre - Nella sede della Conferenza Episcopale Triveneta a Mestre, questa mattina si è svolto l’incontro della Commissione Regionale Migrantes, presieduta dall’arcivescovo mosn. Luigi Bressan. Dopo la preghiera iniziale, l’assemblea ha condiviso le iniziative diocesane in vista della prossima Giornata Mondiale delle Migrazioni. E' seguito poi un confronto sulla situazione attuale dell’accoglienza degli immigrati. Il Triveneto rimane ancora territorio di accoglienza ma soprattutto di passaggio. Il controllo dei flussi migratori è stato monitorati da alcune diocesi. Dalla frontiera di Trieste alcuni migranti seguono la via del nord Europa, altri si avviano verso la frontiera francese con mezzi precari. La Val di Susa risulta essere un punto di passaggio meno controllato per arrivare al Paese transalpino. L’incontro si è concluso la programmazione della Consulta Triveneta per quest’anno pastorale 2023/2024. Su suggerimento di don Giuseppe Mirandola, responsabile della commissione Regionale, l’arcivescovo Bressan preparerà un comunicato per i vescovi della Regione che si incontreranno in questi giorni.

La migrazione dagli occhi di chi migra, alla Mostra di Venezia

11 Settembre 2023 - Venezia - La voce di chi migra ha raggiunto Venezia ed è risuonata alla Mostra del cinema, conclusa sabato sera. È stata interpretata da alcuni degli autori più attesi. È arrivata dal confine meridionale e da quello orientale d’Europa, dai luoghi (non gli unici) dove la politica di chiusura della frontiera infligge dolore alle persone che tentano di attraversarla, le umilia e le uccide. È arrivata dal presente, con urgenza, ed è arrivata dal passato, per risvegliare la memoria di persecuzioni di un tempo e mettere in guardia dal rischio sempre vivo del loro ripetersi. È arrivata con la potenza dell’esperienza diretta, attraverso film costruiti su tante testimonianze personali che ne fanno opere corali, attraverso gli occhi di un ragazzo senegalese e di due genitori siriani, che il tragitto dai Paesi d’origine fino in Europa l’hanno percorso in prima persona. Sono i protagonisti di Io capitano di Matteo Garrone e Green border di Agnieszka Holland, i due tra i film in concorso in cui la cinepresa è direttamente puntata sulla migrazione, o meglio sugli effetti che la strategia antimigratoria europea produce sui corpi delle persone che migrano. Sulle ferite fisiche e psicologiche inferte durante la detenzione e nell’atto del respingimento, da carcerieri e cacciatori incaricati di presidiare il confine d’Europa. Come succede lungo la rotta del Mediterraneo centrale, dove si compie il viaggio di Seydou e Moussa in Io capitano, da Dakar alle acque italiane passando per il deserto e per la Libia. I due cugini partono adolescenti all’inseguimento dei loro sogni, ma lo fanno a costo della vita: la naturale pretesa di un futuro libero è sottratta ai giovani come loro, nati nel sud del mondo. Matteo Garrone voleva raccontare il tratto che sfugge alla cronaca della migrazione mediterranea, quello che parte da molto lontano e si interrompe in vista delle nostre coste, dove chi ce l’ha fatta riceve soccorso, rifugio e forse l’opportunità di una vita migliore. E voleva raccontarlo dal punto di vista di chi lo percorre, altrettanto dimenticato, nel rifiuto della narrazione comune, che parla di numeri e di masse, che impedisce l’empatia e contribuisce alla deumanizzazione. Punti di vista inediti, in questo caso più d’uno, sono la scelta anche in Green border, racconto quasi documentaristico in bianco e nero di un’altra frontiera chiusa, la fredda foresta tra Bielorussia e Polonia, dove profughi provenienti in gran parte da Siria e Afghanistan sono attratti dal primo Paese e respinti dal secondo, pedine di una geopolitica che li riduce a merce di scambio. Si gioca qui la stessa battaglia tra dentro e fuori Europa, tra salvezza e morte. Si incontra la stessa sospensione dolorosa, la stessa richiesta di bisogni essenziali e lo stesso incomprensibile rifiuto, anzi la risposta crudele, la stessa violenza. Il film segue una famiglia siriana intrappolata e un gruppo di attivisti che offrono solidarietà, le cui esperienze sono le stesse realmente vissute da alcuni degli attori, e segue una guardia polacca che non riesce a sopire la coscienza, anche questo capitolo ispirato a testimonianze autentiche, come ha raccontato la regista. Raccolte clandestinamente, come clandestine sono state le riprese, perché la zona al confine è da tempo interdetta a chiunque voglia documentare. Nel silenzio la politica disumana può proseguire, e invece deve essere denunciata perché si fermi. Per Agnieszka Holland il cinema ha il compito di affrontare le sfide contemporanee, compresi i risvolti drammatici, deve coinvolgere le coscienze e così scongiurare che l’indifferenza renda possibili nuovi totalitarismi. Il trattamento dei migranti ai bordi d’Europa è l’Olocausto del nostro tempo: alla presentazione del film, Holland ha chiesto un minuto di silenzio per le 60.000 vite perse in questo modo dal 2014. Davanti a ciò, suona come un monito potente anche un altro tra i film in concorso, Lubo di Giorgio Diritti, ambientato nella Svizzera di inizio Novecento ma la rappresentazione universale delle conseguenze della deumanizzazione del diverso. Il film recupera la storia dimenticata della popolazione nomade degli Jenisch in Svizzera, che subì l’allontanamento forzato dei bambini dai loro genitori, per rieducarli in collegi o in altre famiglie. Una pratica di genocidio, che aveva l’obiettivo di sterminare la comunità cancellandone la cultura e disperdendone il sangue, e che si interruppe solo negli anni Settanta. Secondo Giorgio Diritti, le società di oggi sono tutt’altro che immuni dal rischio di persecuzioni razziali come quella contro gli Jenisch. Anche Lubo nasce da una testimonianza diretta, quella di Uschi Waser, sottratta da bambina alla sua famiglia Jenisch, è stata la guida linguistica e storica nella preparazione del film. Le opere di Venezia sulla popolazione migrante di ieri e di oggi hanno avuto questa forza: un punto di vista personale e diretto sulle storie raccontate, a tratti spiazzante, la chiave giusta per spiegare un fenomeno, anche il più complesso, riconducendolo all’umanità di cui è fatto. Alla Mostra ha funzionato e sono arrivati i premi: miglior regia per Io capitano e miglior attore emergente il suo protagonista Seydou Sarr, premio speciale della giuria per Green Border. Adesso è importante che questi film raggiungano quanti più possibile, come ha detto Matteo Garrone. Che parlino alle coscienze della cittadinanza europea, pubblico distratto delle ingiustizie che non lo riguardano, che le risveglino, con la voce di chi normalmente non ha diritto di parola, né alcun altro diritto. (Livia Cefaloni)

Ucraina: card. Zuppi: “serve sforzo della Cina. Pace sia scelta da ucraini”

11 Settembre 2023 - Roma - “Deve essere una pace scelta dagli ucraini con le garanzie, l'impegno, lo sforzo di tutti. E quindi chiaramente quello della Cina è uno degli elementi forse più importanti". Lo ha detto il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, ai microfoni del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, a margine dell'incontro a Berlino di Sant'Egidio "L'audacia della pace". “Serve l’impegno di tutti – ha ribadito il card. Zuppi - in particolare di quelli che hanno un’importanza maggiore come la Cina. La pace richiede lo sforzo di tutti, non è mai qualcosa che può essere imposta da qualcuno”. "I tempi – ha sottolineato il card. Zuppi - notoriamente sono eterni, i tempi della Santa Sede e i tempi della Cina sono notoriamente molto lunghi". "Credo che sia così chiaro - ha aggiunto il card. Zuppi - e penso che se ci sono delle nubi ovviamente si sono già chiarite o si chiariranno: sono comprensibili in una tensione così forte. Credo che il governo e il popolo ucraino sanno bene il sostegno che la Chiesa e Papa Francesco hanno sempre avuto per la loro sofferenza". “I percorsi della pace - ha concluso il card. Zuppi ai microfoni di Tv2000 - sono qualche volta imprevedibili, hanno bisogno dell’impegno di tutti. Serve una grande alleanza per la pace e spingere tutti nella stessa direzione”.