Primo Piano
Cei: il 18 febbraio colletta nazionale per esprimere solidarietà e partecipazione alle popolazioni della Terra Santa
Foggia: domani corteo silenzioso, letture, preghiere e testimonianze sulla Tratta
Rapporto Asilo: il 15 febbraio la presentazione a Bergamo
Sanremo: Ghali e Mahmood, noi le voci dei nati ai bordi di periferia
Parma: Ciac e Casa della Pace dicono “no ai Cpr e ai grandi centri, sì alle persone”
Siena : una nuova carta per l’accoglienza
7 Febbraio 2024 - Siena - Dieci anni dopo la presentazione della Carta di Siena – 21 novembre 2013 - un nuovo incontro per fare il punto si è svolto ieri sera nella città toscana su iniziativa della Fondazione Migrantes, le diocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e Montepulciano-Chiusi-Pienza e la Migrantes regionale della Toscana con il patrocinio dell’Università per Stranieri di Siena sul tema “La Carta di Siena, 10 anni dopo. Siena e l’accoglienza. Rigenerare la città”. Si è trattato di un pomeriggio di confronto, studio e approfondimento per avviare il lavoro di revisione e attualizzazione del documento che ebbe molta diffusione, anche mediatica, al momento della presentazione. Un convegno, quello di ieri, che ha coinvolto relatori provenienti da diverse città italiane ma anche le istituzioni e le realtà toscane e senesi. “Si è combinato poco in questi dieci anni – ha detto il card. Paolo Lojudice, membro della Commissione Cei per le Migrazioni – ma si può fare tanto di più, con i piedi per terra, senza pensare di fare miracoli. L’idea è quella di cogliere l’occasione dell’anniversario per dire qualcosa di importante ed efficace, avviando dei percorsi seri e sani. Spesso le situazioni che non aiutano il percorso di integrazione sono tante e dobbiamo lavorare su questo”. “Per la nostra società i migranti sono il segno più vivo della realtà attorno alla quale ruotano i nostri studi. I confini non ci circondano ma ci attraversano”, ha detto il rettore dell'Università per Stranieri Tomaso Montanari che ha ospitato l’iniziativa: “nel nostro ateneo gli italiani imparano a diventare stranieri, gli stranieri italiani e, speriamo, tutti insieme, umani”. Il prefetto della città, Matilde Pirrera ha detto di aver letto la carta e di averla riletta in questi giorni con “più attenzione”: la Chiesa e le istituzioni hanno “realizzato un modello di accoglienza funzionante”. La mobilità nella città può diventare “una risorsa rigenerativa se viene governata e non abbandonata a se stessa”, ha detto il presidente della Fondazione Migrantres, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego sottolineando che “abbandonata a se stessa è fonte di precarietà, povertà, violenza, solitudine. Governata diventa una dimensione fondamentale della vita della città futura”. Siena, come tutti le città e i comuni d’Italia, è diventata “una città mobile”, dove arrivano e partono persone, dove si fermano persone per un periodo di lavoro, studio o per turismo, con una crescita significativa di emigrati, ha detto mons. Perego: in dieci anni l’Italia è “cambiata grazie ai migranti, ma ha perso capacità attrattiva ed è ritornata ad essere soprattutto un Paese di emigranti”. Dopo aver ricordato i numeri dell’immigrazione in Italia e dell’emigrazione italiana – come i dati anche su Siena – il presule ha ripercorso le principali normative sull’immigrazione nel nostro Paese non sempre efficaci.
Coordinati da Virginia Minnucci dell’Università per stranieri di Siena e da Delfina Licata della Fondazione Migrantes, sono intervenuti Sonia Paone, Laura Zanfrini, Andrea Scibetta, Simone Varisco, Maddalena Colombo e Paolo Morozzo della Rocca. A concludere i lavori il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo: "la paralisi che più preoccupa, rispetto al binomio Italia-migrazioni è quello culturale", ha detto: "rileggendo la carta di Siena sembra che tutto sia rimasto lì o che bisogna ripartire da quelle stesse esigenze. Le nostre comunità sono inevitabilmente chiamate a guardare oltre una visione di breve termine, visione che necessita di uno sguardo nitido sulla realtà di oggi, ma anche lungimirante, scevro da percezione strumentalizzazione, uno sguardo progettuale". Occorre trovare nuovi linguaggi e nuovi strumenti considerando che il lavoro di "sensibilizzazione e le enormi impegni di questi anni ha prestato facilmente il fianco a strumentalizzazione o a interpretazione controproducenti". La Migrantes è impegnata per una "Chiesa che fa cultura", che "guarda oltre, a città nuove e dinamiche dove l'interculturalità sia pienamente abitata e vissuta". (R.Iaria)
Per approfondimenti
https://www.migrantesonline.it/2013/11/21/migrantes-un-nuovo-alfabeto-nella-cura-pastorale/
https://www.migrantesonline.it/2013/11/21/siena-aperto-il-convegno-migrantes-per-una-citta-dellintegrazione/
https://www.migrantesonline.it/2013/11/21/siena-complementari-e-numerose-le-voci-al-convegno-migrantes/
https://www.migrantesonline.it/2013/11/19/migrantes-toscana-il-21-il-convegno-su-chiesa-e-istituzioni-per-una-citta-dellintegrazione/ Migrantes Andria: partita una raccolta di farmaci
Migrantes Marche: domani l’incontro della delegazione regionale con mons. Felicolo
95 anni per mons. Ridolfi: gli auguri della Migrantes
7 Febbraio 2024- Roma - Compie 95 anni mons. Silvano Ridolfi, per molti anni missionario cn gli emigrati italiani in Germania e direttore generale dell'Ufficio Centrale per l'Emigrazione della Chiesa Italiana. "In questi lunghi anni il suo apostolato ha toccato migliaia di vite e molti angoli del mondo. Ha esercitato il suo servizio a beneficio della comunità italiana in Germania e di tante comunità italiane, e non solo, in Italia", scrive la Fondazione Migrantes evidenziando che mons. Ridolfi, ancora oggi, "rimane una preziosa risorsa per tutti noi, una grande riserva di storia e di esperienza umana e sacerdotale. In un’occasione come questa la nostra festa si fa espressione di gratitudine, anzitutto verso Dio, per il dono di un sacerdote dalla determinazione instancabile, dall’energia inesauribile, dalla guida certa". Mons. Ridolfi ha anche guidato, come direttore responsabile le riviste della Migrantes "Servizio Migranti" e "MigrantiPress" fin dalla loro fondazione.
Messina: veglia di preghiera contro la tratta
Diocesi di Porto Santa Rufina: turbamento e preoccupazione dopo i fatti di Ponte Galeria
“A nord di Lampedusa”: il 14 febbraio a Roma un film-documentario
Tra le novità al cinema dall’8 febbraio “Green Border”
Roma - Tra i regali dell’80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia c’è “Green Border” della regista polacca Agnieszka Holland, che ha scosso animi e strappato lacrime brucianti al Lido, incoronato con il Premio speciale della Giuria. Distribuito da Movies Inspired, “Green Border” si posiziona con passo deciso nel perimetro del cinema di impegno civile raccontando una delle tragedie del nostro presente che si consuma tra Bielorussia e Polonia. Lì migranti provenienti da Siria e Afghanistan diventano oggetto di uno spietato braccio di ferro: nessuno li vuole, ma vengono usati per azioni di intimidazione politica. In questo teatro dell’assurdo, le vite di innocenti si piegano, si spezzano. La Holland picchia duro nei temi, pronta scuotere le coscienze sonnolente dei leader europei, ma lo fa con grande controllo della macchina da presa e chiara eleganza visiva, con un efficace bianco e nero. “Green Border” è un potente e straziante grido di denuncia, ma soprattutto espressione di un grintoso cinema di impegno civile. Da non perdere dall'8 febbraio al cinema.
Torna al cinema “Il colore viola”, apprezzato romanzo Premio Pulitzer (1983) di Alice Walker; un nuovo adattamento dopo il successo firmato Steven Spielberg nel 1985 con Whoopi Goldberg. Targato Warner Bros. e diretto da Blitz Bazawule, con Fantasia Barrino e Danielle Brooks – candidata agli Academy Awards –, “Il colore viola” vede tra i produttori lo stesso Spielberg, Oprah Winfrey e Quincy Jones. Oltre al tracciato del romanzo, il film recupera la versione musical di Broadway.
Nel segno della commedia brillante a “stelle e strisce” è “A dire il vero” (“You Hurt My Feelings”), film diretto da Nicole Holofcener – suoi “Friends with Money (2006) e “Non dico altro” (2013) – con Julia Louis-Dreyfus e Tobias Menzies: la storia di una nota scrittrice in stallo con la pubblicazione del nuovo libro, criticata anche dal marito. Umorismo acuto e pungente. Lo distribuisce Vertice360.
Focus Oscar96, “Anatomia di una caduta”. Prosegue il nostro viaggio verso gli Oscar, con uno dei titoli in gara come miglior film: “Anatomia di una caduta” (“Anatomie d’une chute”) della francese Justine Triet – autrice anche del copione con Arthur Harari – e interpretato dall’acclamata Sandra Hüller. Palma d’oro a Cannes76, 6 Premi Efa e 2 Golden Globe, l’opera correrà agli Oscar96 con 5 candidature di peso tra cui miglior regia (l’unica donna nella cinquina!). “Anatomia di una caduta” è un raffinato e meticoloso racconto del deragliamento di una relazione, una lucida autopsia di legami, pensieri e sentimenti. La storia vede protagonista una coppia di scrittori, Sandra e Samuel, genitori del preadolescente Daniel, che abitano in una località isolata sulle alpi francesi. All’improvvisa morte di lui, caduto da una finestra, Sandra finisce sul banco degli imputati: vengono setacciati rancori, rimorsi, carriera, (in)successi, intimità e ruolo genitoriale. Film scritto meravigliosamente, serrato nelle dinamiche e cesellato nei termini, con una regia illuminata e un’attrice, la Hüller, eccellente. In vista degli Oscar, film di certo da recuperare. È ancora al cinema con Teodora. (Sergio Perugini -SIR)
“A casa loro” uno spettacolo teatrale che racconta la tratta degli esseri umani
Lodi - L'Associazione Teatro Aquilante, con sede a Lodi, propone lo spettacolo teatrale "A casa loro", di Giulio Cavalli e Nello Scavo. Lo spettacolo, un monologo interpretato dallo stesso Giulio Cavalli, racconta la storia di un uomo africano che, dopo aver vissuto la tratta degli esseri umani e le violenze nelle prigioni libiche, riesce a raggiungere le coste italiane. Attraverso la sua voce, lo spettacolo offre uno spaccato drammatico e toccante della condizione dei migranti, raccontando le loro storie, le loro speranze e le loro tragedie.
"A casa loro" è uno spettacolo che non lascia indifferenti, che invita a riflettere su un tema importante e attuale come quello dell'immigrazione, evidenziano i promotori che si dicono disponibili per rappresentazioni in teatri, associazioni e altre sedi pubbliche.
