Primo Piano

Papa Francesco: restituire piena dignità alle vittime di tratta

8 Febbraio 2024 - Città del Vaticano – “È fondamentale avere la capacità di ascoltare chi sta soffrendo. Penso alle vittime dei conflitti, delle guerre, a quanti sono colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, alle moltitudini di migranti forzati, a chi oggetto di sfruttamento sessuale o lavorativo, in particolare le donne e le bambine”. Lo scrive papa Francesco in un messaggio in occasione della X Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra oggi, memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, e che quest’anno ha per tema “Camminare per la dignità: ascoltare, sognare, agire”. Per il papa occorre ascoltare “il loro grido di aiuto, lasciamoci interpellare dalle loro storie; e insieme con le vittime e con i giovani ritorniamo a sognare un mondo in cui le persone possano vivere con libertà e dignità”. Il papa invita a camminare “sui passi di Santa Bakhita, la Suora sudanese che da bambina fu venduta come schiava ed è stata vittima della tratta. Ricordiamo – scrive - l’ingiustizia che ha subito, la sua sofferenza, ma anche la sua forza e il suo percorso di liberazione e di rinascita a una nuova vita. Santa Bakhita ci incoraggia ad aprire gli occhi e le orecchie, per vedere gli invisibili e ascoltare chi non ha voce, per riconoscere la dignità di ciascuno e per agire contro la tratta e ogni forma di sfruttamento”. La tratta – sottolinea il Papa – è “spesso invisibile. I media, grazie anche a reporter coraggiosi, gettano luce sulle schiavitù del nostro tempo, ma la cultura dell’indifferenza ci anestetizza. Aiutiamoci insieme a reagire, ad aprire le nostre vite, i nostri cuori a tante sorelle e tanti fratelli che sono trattati come schiavi. Non è mai troppo tardi per decidere di farlo”. Papa Francesco chiede di impegnarci “a pregare e agire per questa causa di dignità: pregare e agire sia personalmente, sia nelle famiglie, sia nelle comunità parrocchiali e religiose, nelle associazioni e nei movimenti ecclesiali, e anche nei vari ambiti sociali e nella politica. Sappiamo che è possibile contrastare la tratta, ma bisogna arrivare alla radice del fenomeno, sradicandone le cause. Vi incoraggio pertanto a rispondere a questo appello alla trasformazione, in memoria di Santa Giuseppina Bakhita, simbolo di coloro che, purtroppo ridotti in schiavitù, possono ancora riconquistare la libertà. È una chiamata a non rimanere fermi, a mobilitare tutte le nostre risorse nella lotta contro la tratta e nel restituire piena dignità a quanti ne sono stati vittime. Se chiuderemo occhi e orecchie, se resteremo inerti, saremo complici”. (Raffaele Iaria)

Cei: il 18 febbraio colletta nazionale per esprimere solidarietà e partecipazione alle popolazioni della Terra Santa

8 Febbraio 2024 - Roma - La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana indice per domenica 18 febbraio (I di Quaresima) una colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane, quale segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni colpite dal conflitto in Terra Santa. Le offerte raccolte, da inviare a Caritas Italiana entro il 3 maggio, renderanno possibile una progettazione unitaria degli interventi anche grazie al coordinamento con la rete delle Caritas internazionali impegnate sul campo. “Caritas Italiana – spiega il direttore, don Marco Pagniello – è in costante contatto con la Chiesa locale: dopo aver sostenuto, nella fase iniziale dell’emergenza, gli interventi di Caritas Gerusalemme, continua a seguire l’evolversi della situazione, accompagnando le Chiese locali nell’organizzazione delle diverse iniziative per far fronte ai bisogni dei più poveri e favorire un clima di pace e riconciliazione”. La colletta del 18 febbraio rappresenta, inoltre, una preziosa occasione di sensibilizzazione e animazione delle comunità parrocchiali italiane. A tal fine Caritas Italiana sta predisponendo sussidi e locandine che sanno messi a disposizione delle Diocesi.       Roma, 8 febbraio 2024       Roma, 8 febbraio 2024

Foggia: domani corteo silenzioso, letture, preghiere e testimonianze sulla Tratta

8 Febbraio 2024 - Foggia - In occasione della 10ª Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, che si celebra oggi, giorno della memoria di santa Bakhita, sul tema “Camminare per la dignità. Ascoltare. Sognare. Agire”, è in programma nella serata di domani, venerdì 9 febbraio, a Foggia un’iniziativa organizzata dalla diocesi di Foggia-Bovino. Parteciperanno cittadini, volontari e operatori di Fratelli della Stazione, Scout d’Europa, Ofs Foggia (Ordine francescano secolare), Coop. Medtraining con il progetto “La Puglia non tratta”, Oratorio Sacro Cuore, Suore Canossiane – Centro Bakita, Caritas diocesana, Ufficio diocesano Migrantes, Ufficio diocesano per il dialogo ecumenico e interreligioso e Ufficio diocesano per le missioni. L’appuntamento è fissato per le 19 all’Istituto “Figliolia” di Foggia per la partenza di un corteo silenzioso, dopo un momento di danze e riflessione. I partecipanti raggiungeranno mezz’ora più tardi, alle 19.30, il cortile dell’Arcivescovado, dove verranno accolti dall’arcivescovo mons. Giorgio Ferretti. Si alterneranno letture, preghiere e testimonianze, con la partecipazione anche di rappresentanti delle Comunità mussulmana, Sik, della Chiesa ortodossa rumena, della Comunità pentecostale Shalom e di diverse confessioni cristiane.  

Rapporto Asilo: il 15 febbraio la presentazione a Bergamo

8 Febbraio 2024 - Bergamo - Giovedì 15 Febbraio a Bergamo alle 20.30 presso la Fondazione "Serughetti La Porta" verrà presentato il rapporto della Fondazione Migrantes Il Diritto d'asilo 2023- Liberi di scegliere se migrare o restare?. A presentarlo la curatrice Mariacristina Molfetta.  A promuovere l'incontro il Consorzio Solco Città Aperta, Fileo (Diocesi di Bergamo), Rete Pace e Disarmo Bergamasca, Coordinamento Enti Locali per la Pace, Fondazione Serughetti La Porta, Acli Bergamo con l'obiettivo di "aprire uno spazio di  sensibilizzazione e dibattito sullo stato del Diritto d'Asilo e del Nuovo Patto europeo sulle Migrazioni"

Sanremo: Ghali e Mahmood, noi le voci dei nati ai bordi di periferia

8 Febbraio 2024 - Sanremo - «La storia, Dio, non accettano la scena muta: cessate il fuoco». Lo schiaffo di realtà arrivato nel cuore della prima lunghissima e soporifera prima serata del Festival spetta a Dargen D'Amico che porta in gara la sua potente Onda alta che racconta chi fugge dalle guerre e rischia la vita nel Mediterraneo, ripetuta ieri sera in gara. Canzone apprezzata anche dal cardinale Gianfranco Ravasi che in un tweet cita il testo di Onda alta: "C'è una guerra di cuscini / ma cuscini un po' pesanti / se la guerra è dei bambini / La colpa è di tutti quanti''. Ma il rapper milanese ha avuto anche il coraggio di esporsi in prima persona in un appello per la pace in diretta tv: «Nel Mar Mediterraneo ci sono bambini sotto le bombe, senza acqua, senza cibo. E in questo momento il nostro silenzio è corresponsabilità». Parole condivise totalmente dal direttore artistico Amadeus e apprezzate da Andrea Iacomini, portavoce dell'Unicef per l'Italia che ringrazia Dargen D'Amico per l'appello in diretta per la pace: «E' di fondamentale importanza ricordare che più di 500 milioni di bambini, dall'Ucraina a Gaza, dal Sudan al Myanmar, dalla Siria allo Yemen, in questo preciso istante si trovano ad affrontare la dura realtà della guerra, senza cibo né acqua, al freddo e senza un riparo». Ma il tema delle migrazioni appare in primo piano anche nella storia personale del cantante di origini tunisine Ghali e del brano Casa mia che mescola ritmo radiofonico a parole che fanno venire i brividi: "Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c'è mai pace". Una frase che ha creato polemica. In «uno spettacolo che dovrebbe unire gli italiani, e' andata in scena un'esibizione che ha ferito molti spettatori», ha lamentato il presidente della comunita' ebraica di Milano, Walker Meghnagi, chiedendo un intervento dei vertici Rai. «A differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra e' il prodotto di quanto successo il 7 ottobre», ha aggiunto, «sappiamo sulla nostra pelle che la propaganda finisce per armare le mani dei violenti». Ghali ha fatto sapere che la canzone e' stata scritta prima degli attacchi di Hamas e che poi lui si è «chiuso in una bolla per fuggire dai pensieri». Ma in serata ha diffuso un appello all'Italia perché prenda posizione sulle vittime civili a Gaza: «Sono venuto a Sanremo per portare un messaggio di pace, non ho né il ruolo né l'ambizione di risolvere una questione internazionale», ha affermato il rapper milanese, «ma se la mia esibizione porta a ragionare sull'irragionabile, se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere, allora ben venga. Non si può fare finta di nulla: è necessario prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso. Il mio Paese è l'Italia, e voglio essere fiero del mio Paese». Casa mia, è arrivato qualche mese fa, in studio con il produttore Michelangelo: un inedito dialogo musicale in cui l'artista spiega a un extraterrestre, RichCiolino che vede la Terra per la prima volta, com'è il nostro pianeta con i suoi pregi e difetti. L'artista da 50 dischi di platino e 16 dischi d'Oro, ha appena pubblicato l'album Pizza Kebab Vol. 1. Per tutto ciò Ghali ha deciso di essere a Sanremo, anche per una sorta di rivalsa personale, familiare e sociale. «La mia è una romantica storia italiana, rivendica lui, figlio di genitori tunisini emigrati nel nostro Paese dove lui è nato -: voglio far vedere a tutti chi sono oggi. A mia madre prima di tutto, per tutti gli sforzi che ha fatto, ai miei compagni dell'asilo. Per la mia provenienza, la mia famiglia, i luoghi in cui sono vissuto, e i risultati che ho ottenuto, io sono una storia romantica. Italiana». Rivendica la sua italianità, anche nella scelta della cover: L'Italiano di Toto Cutugno. «Un brano che fa parte di me, anche in Tunisia la conoscono tutti». La periferia difficile, dove "occorre personalità" per sopravvivere, fra amici che vanno in galera e bullismo subito alle medie è quella raccontata da Tuta Gold dell'italianissimo Alessandro Mahmood, figlio di madre sarda e padre egiziano con cui canta i difficili rapporti anche in questo brano. Sapori urban, piglio internazionale. «E' un brano autobiografico, racconta le mie esperienze personali, quando mi hanno picchiato fuori dalle medie mi ha aiutato a crescere » dice l'artista due volte vincitore di Sanremo che ha colpito per la forza della sua esibizione. «Un brano che fissa quadri di vita differenti, collegati dal mio modo di raccontare», è un viaggio a ritroso nel tempo. «Torno al passato, a ciò che ha provocato sofferenza, ma che ha avuto anche risvolti positivi perché quei dolori mi hanno fortificato». Nel testo ci sono riferimenti al bullismo vissuto da adolescente: «Mi è successo anche per il mio cognome, specie al liceo. Non so se posso aiutare qualcuno, ma sono il più sincero possibile nel raccontare la mia esperienza». Il video del brano girato da Attilio Cusani, vede Mahmood con look da rapper afroamericano danzare sui tetti di un enorme complesso popolare insieme a un gruppo di ragazzi italiani di seconda generazione che alla fine liberano alcune mucche, che vengono abbracciate da tutti i protagonisti. « Il video è un'altra storia, rispetto alla mia - spiega Mahmood -. Si raccontano questi ragazzi che vivono in una periferia, ma il loro scopo è liberare delle mucche, simbolo di tenerezza e ricordi d'infanzia, per tagliare i ponti con la crudezza della vita». Tuta gold rappresenta il nucleo del nuovo album Nei letti degli altri in uscita il 16 febbraio. (Angela Calvini - Avvenire)  

Parma: Ciac e Casa della Pace dicono “no ai Cpr e ai grandi centri, sì alle persone”

7 Febbraio 2024 - Parma - Stop ai Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr), ai campi “provvisori” e a tutti i grandi centri dove vengono segregati i migranti. Anche Parma si mobilita, insieme a diverse realtà emiliano-romagnole, per ribadire il “No ai campi, sì alle persone” anche in vista della manifestazione regionale che si terrà il 2 marzo a Ferrara. “Oggi più che mai la violenza e la manifesta violazione dei diritti umani che si perpetua all’interno dei Cpr sono sotto gli occhi di tutti”, affermano Ciac e Casa della pace di Parma, facendo riferimento al suicidio di un giovane guineano di 22 anni che si è tolto la vita nel Cpr di Ponte Galeria, a Roma. “Basti citare le umiliazioni fisiche, l’abuso nella somministrazione di psicofarmaci, il sovraffollamento e le condizioni igieniche disumane emerse nella struttura di Milano grazie a diverse inchieste giornalistiche e ora anche sotto la lente della magistratura – proseguono -. Ma anche il numero di suicidi in continuo aumento tra chi è costretto a vivere in condizioni disperate” o “le continue rivolte, come quelle nella struttura di Trapani e non solo, dei cittadini stranieri che non sopportano di vivere dietro le sbarre senza aver commesso alcun reato”. “Nonostante tutto questo – ricordano – il governo italiano vuole aprire in tutte le regioni, e quindi anche in Emilia-Romagna, un Cpr puntando su un modello di gestione delle migrazioni basato sull’esclusione, sulla sua violenza e sulla brutalità”. Come Ciac e Casa della Pace di Parma “non solo non accettiamo questa assurda decisione, ma chiediamo l’immediata chiusura di queste strutture su tutto il territorio nazionale”. La scelta di creare “campi di transito” come quello di Martorano (vicino Parma), pur con alcune differenze rispetto ai Cpr, “va letta in continuità con la politica dell’emergenza, che mira soltanto a parcheggiare i migranti in luoghi isolati, lontani dagli occhi degli autoctoni, situazioni in cui viene sistematicamente negato ogni servizio, spazi dove non è in alcun modo possibile costruire un percorso di autonomia e di inclusione”.  Per sottoscrivere l’appello scrivere una mail a: associazione@ciaconlus.org.  

Siena : una nuova carta per l’accoglienza

7 Febbraio 2024 - Siena - Dieci anni dopo la presentazione della Carta di Siena – 21 novembre 2013 - un nuovo incontro per fare il punto si è svolto ieri sera nella città toscana su iniziativa della Fondazione Migrantes, le diocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e Montepulciano-Chiusi-Pienza e la Migrantes regionale della Toscana con il patrocinio dell’Università per Stranieri di Siena sul tema “La Carta di Siena, 10 anni dopo. Siena e l’accoglienza. Rigenerare la città”. Si è trattato di un pomeriggio di confronto, studio e approfondimento per avviare il lavoro di revisione e attualizzazione del documento che ebbe molta diffusione, anche mediatica, al momento della presentazione. Un convegno, quello di ieri, che ha coinvolto relatori provenienti da diverse città italiane ma anche le istituzioni e le realtà toscane e senesi. “Si è combinato poco in questi dieci anni – ha detto il card. Paolo Lojudice, membro della Commissione Cei per le Migrazioni – ma si può fare tanto di più, con i piedi per terra, senza pensare di fare miracoli. L’idea è quella di cogliere l’occasione dell’anniversario per dire qualcosa di importante ed efficace, avviando dei percorsi seri e sani. Spesso le situazioni che non aiutano il percorso di integrazione sono tante e dobbiamo lavorare su questo”. “Per la nostra società i migranti sono il segno più vivo della realtà attorno alla quale ruotano i nostri studi. I confini non ci circondano ma ci attraversano”, ha detto il rettore dell'Università per Stranieri Tomaso Montanari che ha ospitato l’iniziativa: “nel nostro ateneo gli italiani imparano a diventare stranieri, gli stranieri italiani e, speriamo, tutti insieme, umani”. Il prefetto della città, Matilde Pirrera ha detto di aver letto la carta e di averla riletta in questi giorni con “più attenzione”: la Chiesa e le istituzioni hanno “realizzato un modello di accoglienza funzionante”. La mobilità nella città può diventare “una risorsa rigenerativa se viene governata e non abbandonata a se stessa”, ha detto il presidente della Fondazione Migrantres, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego sottolineando che “abbandonata a se stessa è fonte di precarietà, povertà, violenza, solitudine. Governata diventa una dimensione fondamentale della vita della città futura”. Siena, come tutti le città e i comuni d’Italia, è diventata “una città mobile”, dove arrivano e partono persone, dove si fermano persone per un periodo di lavoro, studio o per turismo, con una crescita significativa di emigrati, ha detto mons. Perego: in dieci anni l’Italia è “cambiata grazie ai migranti, ma ha perso capacità attrattiva ed è ritornata ad essere soprattutto un Paese di emigranti”. Dopo aver ricordato i numeri dell’immigrazione in Italia e dell’emigrazione italiana – come i dati anche su Siena – il presule ha ripercorso le principali normative sull’immigrazione nel nostro Paese non sempre efficaci.

Coordinati da Virginia Minnucci dell’Università per stranieri di Siena e da Delfina Licata della Fondazione Migrantes, sono intervenuti Sonia Paone, Laura Zanfrini, Andrea Scibetta, Simone Varisco, Maddalena Colombo e Paolo Morozzo della Rocca. A concludere i lavori il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo: "la paralisi che più preoccupa, rispetto al binomio Italia-migrazioni è quello culturale", ha detto: "rileggendo la carta di Siena sembra che tutto sia rimasto lì o che bisogna ripartire da quelle stesse esigenze. Le nostre comunità sono inevitabilmente chiamate a guardare oltre una visione di breve termine, visione che necessita di uno sguardo nitido sulla realtà di oggi, ma anche lungimirante, scevro da percezione strumentalizzazione, uno sguardo progettuale". Occorre trovare nuovi linguaggi e nuovi strumenti considerando che il lavoro di "sensibilizzazione e le enormi impegni di questi anni ha prestato facilmente il fianco a strumentalizzazione o  a  interpretazione controproducenti". La Migrantes è impegnata per una "Chiesa che fa cultura", che "guarda oltre, a città nuove e dinamiche dove l'interculturalità sia pienamente abitata e vissuta". (R.Iaria)

           Per approfondimenti https://www.migrantesonline.it/2013/11/21/migrantes-un-nuovo-alfabeto-nella-cura-pastorale/ https://www.migrantesonline.it/2013/11/21/siena-aperto-il-convegno-migrantes-per-una-citta-dellintegrazione/ https://www.migrantesonline.it/2013/11/21/siena-complementari-e-numerose-le-voci-al-convegno-migrantes/ https://www.migrantesonline.it/2013/11/19/migrantes-toscana-il-21-il-convegno-su-chiesa-e-istituzioni-per-una-citta-dellintegrazione/

Migrantes Andria: partita una raccolta di farmaci

7 Febbraio 2024 - Andria - Anche Andria celebra la 24ª Giornata di raccolta del farmaco. Dal 2000, ogni anno, a febbraio, migliaia di volontari di Banco farmaceutico presidiano le farmacie che aderiscono all’iniziativa, invitando i cittadini a donare uno o più farmaci per le realtà assistenziali e caritative del territorio. La raccolta copre tutte le categorie dei prodotti da banco: farmaci per disturbi gastrointestinali, antimicotici topici, antibiotici, antisettici e disinfettanti, antipiretici, preparati per la tosse, antistaminici per uso orale, decongestionanti nasali, anestetici locali e altre tipologie. In 23 anni la Giornata di raccolta del farmaco ha raccolto oltre 7 milioni di farmaci, pari a un valore di superiore a 24,5 milioni di euro. L’ultima edizione ha visto il coinvolgimento di 5.628 farmacie e oltre 25.000 volontari; dei 598.178 farmaci raccolti hanno beneficiato almeno 400.000 persone assistite dai 1.892 enti convenzionati con Banco farmaceutico. Ad Andria, tra i destinatari della raccolta dei farmaci c’è la Casa accoglienza “S. Maria Goretti”, l’Ufficio Migrantes della diocesi di Andria e la Comunità Migrantesliberi. L’iniziativa si è aperta ieri e si concluderà sabato  10 febbraio nelle farmacie Castel del Monte; Ridolfi; Suriano; Tammaccaro e Tindari. Qualsiasi cittadino potrà aderire acquistando un farmaco da donare a Casa accoglienza “S. Maria Goretti” della diocesi di Andria dove è presente un ambulatorio medico-infermieristico e alle case famiglia della Comunità Migrantesliberi che ospitano e accolgono persone fragili. “La raccolta del farmaco – commenta il direttore Migrantes della diocesi don Geremia Acri – è un servizio fondamentale per la nostra comunità che si occupa e si preoccupa di distribuire i farmaci a chi è nel bisogno. Quest’anno, l’iniziativa assume un’importanza ancora maggiore se si considera che il fenomeno della povertà sanitaria è in continua crescita, come documentato dall’11° Rapporto ‘Donare per curare – Povertà sanitaria e donazione farmaci’, realizzato dall’Osservatorio sulla povertà sanitaria del Banco farmaceutico”. “La povertà sanitaria è purtroppo aumentata del 10,6% nel 2023 – ricorda il sacerdote -. Una forma di povertà che cresce e con essa aumenta anche il numero di persone che chiedono aiuto alle realtà come Casa accoglienza ‘S. Maria Goretti’ della diocesi di Andria convenzionate con Banco farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure. La percentuale delle persone in cattiva salute che versa in condizioni economiche non favorevoli è più alta rispetto al resto della popolazione: i cittadini più poveri, infatti, rinunciano a fare visite specialistiche in misura cinque volte superiore al resto della popolazione”. Di qui l’appello: “Non possiamo restare indifferenti di fronte a questa urgenza socio-sanitaria. Donare è un gesto d’amore, il poco di tutti può seriamente contribuire a migliorare il benessere di molti”.

Migrantes Marche: domani l’incontro della delegazione regionale con mons. Felicolo

7 Febbraio 2024 -
Loreto - Si svolgerà domani presso la Santa Casa di Loreto il periodico incontro dei direttori degli uffici Migrantes delle diocesi delle Marche. L’incontro – convocato dal direttore regionale don Alessandro Messina  – vedrà la partecipazione del direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo che illustrerà l’attività dell’organismo pastorale della Cei. All'incontro parteciperà anche il vescovo delegato per la pastorale Migrantes delle Marche, l'arcivescovo prelato di Loreto, mons. Fabio Dal Cin. Al centro dell’incontro anche i prossimi appuntamenti diocesani e regionali nele Marche. (R.Iaria)

95 anni per mons. Ridolfi: gli auguri della Migrantes

 

7 Febbraio 2024- Roma - Compie 95 anni mons. Silvano Ridolfi, per molti anni missionario cn gli emigrati italiani in Germania e direttore generale dell'Ufficio Centrale per l'Emigrazione  della Chiesa Italiana. "In questi lunghi anni il suo apostolato ha toccato migliaia di vite e molti angoli del mondo. Ha esercitato il suo servizio a beneficio della comunità italiana in Germania e di tante comunità italiane, e non solo, in Italia", scrive la Fondazione Migrantes evidenziando che mons. Ridolfi, ancora oggi, "rimane una preziosa risorsa per tutti noi, una grande riserva di storia e di esperienza umana e sacerdotale. In un’occasione come questa la nostra festa si fa espressione di gratitudine, anzitutto verso Dio, per il dono di un sacerdote dalla determinazione instancabile, dall’energia inesauribile, dalla guida certa". Mons. Ridolfi ha anche guidato, come direttore responsabile le riviste della Migrantes "Servizio Migranti" e "MigrantiPress" fin dalla loro fondazione.

Messina: veglia di preghiera contro la tratta

5 Febbraio 2024 - Messina - In occasione della X Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di persone, giovedì 8 febbraio alle ore 19, presso la Parrocchia di “S. Maria all’Arco” – Santuario “S. Francesco di Paola” a Messina si terrà una Veglia di preghiera presieduta dal Vescovo ausiliare mons. Cesare Di Pietro. L’evento è promosso dalle religiose dell’USMI, dai religiosi del CISM, dai membri degli Istituti Secolari, dall’Ufficio diocesano Migrantes e dalla Caritas diocesana, e si celebra in occasione della memoria di Santa Giuseppina Bakhita, la Suora sudanese che da bambina fece la drammatica esperienza di essere vittima della tratta. La Giornata avrà come filo conduttore il tema “Camminare per la dignità: ascoltare, sognare, agire" scelto da un gruppo internazionale di giovani impegnati nella lotta contro la tratta. La Giornata si propone di "pregare insieme come fratelli e sorelle di ogni età, cultura e fede per porre fine alla tratta di persone e ad altre forme di sfruttamento; sensibilizzare sulla tratta di persone a tutti i livelli (Chiese locali e comunità)"; celebrare il 10° anniversario della Giornata con i partner e le persone di buona volontà; concludere l’anno dedicato ai giovani (2023-2024). I tre verbi ascoltare, sognare e agire "ci invitano ad ascoltare il grido di sofferenza delle vittime della tratta e delle migrazioni forzate, a sognare insieme a Papa Francesco una nuova umanità a immagine di Dio e ad agire per mettere in atto comportamenti responsabili e coraggiosi contro la tratta di persone. Per info migrantes.me@alice.it.

Diocesi di Porto Santa Rufina: turbamento e preoccupazione dopo i fatti di Ponte Galeria

5 Febbraio 2024 - Roma - "Esprimo turbamento e preoccupazione per quanto accaduto nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma. La morte drammatica di un giovane, la rivolta delle persone ristrette, il ferimento del personale pongono domande improrogabili sulle condizioni di vita e di lavoro all'interno della struttura. Auspico che le autorità responsabili diano risposte risolute e urgenti per tutelare la dignità delle persone che la tradizione civile del nostro Paese deve garantire". E'quanto dice in una nota il vescovo mons. Gianrico Ruzza, in merito ai fatti accaduti nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria a Roma ieri. Un giovane guineano di 22 anni si è suicidato e sono scoppiati tafferugli nel Centro di permanenza pe ril rimpatrio.

“A nord di Lampedusa”: il 14 febbraio a Roma un film-documentario

5 Febbraio 2024 - Roma - Sarà presentato il 14 febbraio a Roma il film-documentario “A nord di Lampedusa” di Davide Demichelis e Alessandro Rocca. Il documentario racconta la storia di Vito Fiorino, l’uomo che il 3 ottobre 2013 salvò 46 uomini e 1 donna che stavano annegando di fronte alle coste di Lampedusa. Quel naufragio, con 368 vittime, fece notizia, tanto che il 3 ottobre è stato proclamato “Giornata della memoria e dell’accoglienza”. Vito è rimasto in contatto con molte delle persone che ha salvato e decide di andare a vedere come vivono e cosa fanno dieci anni dopo quell’evento. Parte così verso il nord Europa: Olanda, Svezia e Norvegia. Lo accompagna Davide Demichelis, che aiuta Vito a comunicare in inglese. Nel film-documentario sono presenti contributi dell’avvocata Alessandra Ballerini e di Cristina Cattaneo medico e antropologa, professoressa ordinaria di Medicina Legale all’Università degli Studi di Milano e direttrice del Labanof. La produzione esecutiva è del Gruppo Icaro di Rimini, la fotografia è di Enrico Guidi, il montaggio e la post produzione sono di Diego Zicchetti, il direttore di produzione è Francesco Cavalli. Il film-documentario è co-prodotto dal collettivo di autori Hic Sunt Leones e dal Gruppo Icaro di Rimini e realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, con il contributo di Gmc Travel di Torino. Ha il patrocinio di Oim – Organizzazione internazionale delle migrazioni, Gariwo – La foresta dei giusti, Amnesty International Italia. All’incontro interverranno, oltre agli autori Alessandro Rocca e Davide Demichelis e al protagonista Vito Fiorino, Mauro Berruto, del Partito democratico; Chiara Gribaudo, vicepresidente del Partito democratico; Giuseppe Giulietti, coordinatore dei Presidi regionali e territoriali di Articolo 21; Ghirmai Tewelde, membro della diaspora eritrea. Modera l’incontro Francesca Fialdini.  

Tra le novità al cinema dall’8 febbraio “Green Border”

5 Febbraio 2024 -

Roma - Tra i regali dell’80a Mostra del Cinema della Biennale di Venezia c’è “Green Border” della regista polacca Agnieszka Holland, che ha scosso animi e strappato lacrime brucianti al Lido, incoronato con il Premio speciale della Giuria. Distribuito da Movies Inspired, “Green Border” si posiziona con passo deciso nel perimetro del cinema di impegno civile raccontando una delle tragedie del nostro presente che si consuma tra Bielorussia e Polonia. Lì migranti provenienti da Siria e Afghanistan diventano oggetto di uno spietato braccio di ferro: nessuno li vuole, ma vengono usati per azioni di intimidazione politica. In questo teatro dell’assurdo, le vite di innocenti si piegano, si spezzano. La Holland picchia duro nei temi, pronta scuotere le coscienze sonnolente dei leader europei, ma lo fa con grande controllo della macchina da presa e chiara eleganza visiva, con un efficace bianco e nero. “Green Border” è un potente e straziante grido di denuncia, ma soprattutto espressione di un grintoso cinema di impegno civile. Da non perdere dall'8 febbraio al cinema.

Torna al cinema “Il colore viola”, apprezzato romanzo Premio Pulitzer (1983) di Alice Walker; un nuovo adattamento dopo il successo firmato Steven Spielberg nel 1985 con Whoopi Goldberg. Targato Warner Bros. e diretto da Blitz Bazawule, con Fantasia Barrino e Danielle Brooks – candidata agli Academy Awards –, “Il colore viola” vede tra i produttori lo stesso Spielberg, Oprah Winfrey e Quincy Jones. Oltre al tracciato del romanzo, il film recupera la versione musical di Broadway. 

Nel segno della commedia brillante a “stelle e strisce” è “A dire il vero” (“You Hurt My Feelings”), film diretto da Nicole Holofcener – suoi “Friends with Money (2006) e “Non dico altro” (2013) – con Julia Louis-Dreyfus e Tobias Menzies: la storia di una nota scrittrice in stallo con la pubblicazione del nuovo libro, criticata anche dal marito. Umorismo acuto e pungente. Lo distribuisce Vertice360.

Focus Oscar96, “Anatomia di una caduta”. Prosegue il nostro viaggio verso gli Oscar, con uno dei titoli in gara come miglior film: “Anatomia di una caduta” (“Anatomie d’une chute”) della francese Justine Triet – autrice anche del copione con Arthur Harari – e interpretato dall’acclamata Sandra Hüller. Palma d’oro a Cannes76, 6 Premi Efa e 2 Golden Globe, l’opera correrà agli Oscar96 con 5 candidature di peso tra cui miglior regia (l’unica donna nella cinquina!). “Anatomia di una caduta” è un raffinato e meticoloso racconto del deragliamento di una relazione, una lucida autopsia di legami, pensieri e sentimenti. La storia vede protagonista una coppia di scrittori, Sandra e Samuel, genitori del preadolescente Daniel, che abitano in una località isolata sulle alpi francesi. All’improvvisa morte di lui, caduto da una finestra, Sandra finisce sul banco degli imputati: vengono setacciati rancori, rimorsi, carriera, (in)successi, intimità e ruolo genitoriale. Film scritto meravigliosamente, serrato nelle dinamiche e cesellato nei termini, con una regia illuminata e un’attrice, la Hüller, eccellente. In vista degli Oscar, film di certo da recuperare. È ancora al cinema con Teodora. (Sergio Perugini -SIR)

“A casa loro” uno spettacolo teatrale che racconta la tratta degli esseri umani

5 Febbraio 2024 -

Lodi - L'Associazione Teatro Aquilante, con sede a Lodi, propone  lo spettacolo teatrale "A casa loro", di Giulio Cavalli e Nello Scavo. Lo spettacolo, un monologo interpretato dallo stesso Giulio Cavalli, racconta la storia di un uomo africano che, dopo aver vissuto la tratta degli esseri umani e le violenze nelle prigioni libiche, riesce a raggiungere le coste italiane. Attraverso la sua voce, lo spettacolo offre uno spaccato drammatico e toccante della condizione dei migranti, raccontando le loro storie, le loro speranze e le loro tragedie.

"A casa loro" è uno spettacolo che non lascia indifferenti, che invita a riflettere su un tema importante e attuale come quello dell'immigrazione, evidenziano i promotori che si dicono disponibili per rappresentazioni in teatri, associazioni e altre sedi pubbliche.

Un Padre pieno d’amore

5 Febbraio 2024 -
Città del Vaticano - Le letture di questa domenica, quinta del tempo ordinario, mettono in primo piano il tema della solitudine e dell’impotenza nostra di fronte al dolore, alla sofferenza. La domanda che Dio nel Paradiso terrestre rivolge a Adam – “Adamo dove sei” – diventa la nostra domanda: Dio dove sei? Di fronte al male alla sofferenza, dove sei? È il dramma di Giobbe come leggiamo nella prima lettura: “a me sono toccati mesi di illusione e notti di affanno mi sono state assegnate”. La sua fede è messa alla prova da satana, e dice: “i miei giorni svaniscono senza un filo di speranza”. La vita è un duro servizio, ma il Vangelo di questa domenica ci porta a leggere un orizzonte di speranza. Se è vero che la vita degli uomini è dura – “un soffio è la mia vita” – e lo vediamo soprattutto in questi tempi di guerra, di violenze, di grandi povertà dove i più colpiti sono soprattutto i più poveri, i più indifesi, è altrettanto vero, come mostra la giornata di Cafarnao di Gesù, che dal Vangelo troviamo la forza, l’energia per andare avanti. La pagina di Marco ci propone Gesù che guarisce le persone malate, ferite. Uscito dalla Sinagoga di Cafarnao, va nella casa di Simone e Andrea, e subito viene coinvolto dalla vicenda della suocera di Simone: è febbricitante. Si avvicina alla donna, la prende per mano e la fa alzare: “la febbre la lasciò ed ella li serviva”, leggiamo in Marco. Descrizione semplice, scarna. Eppure, molto interessante perché ci dice che Gesù non pronuncia una parola, non una preghiera. In silenzio si avvicina e la fa alzare. Non ha bisogno di parole, non deve dire nulla. Il suo potere è grande e basta un gesto per farla guarire. Ricordate il racconto di Marco e Luca sulla donna che tocca il mantello di Gesù? La folla si accalca attorno alla sua persona. Ed ecco la domanda: “chi mi ha toccato? Ho sentito che una forza è uscita da me”. Ricordate il pensiero della donna? “Se riuscirò a toccare anche solo il lembo del suo mantello, sarò guarita”. Queste guarigioni diceva Benedetto XVI, commentando questo passo del Vangelo, sono segni e “ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita”. Papa Francesco, all’Angelus, si sofferma sul “continuo movimento di Gesù”, come a dire che egli “va incontro all’umanità ferita” e “ci manifesta il volto del Padre”. Il Vangelo non ci mostra “un Dio distante, freddo, indifferente alla nostra sorte”, ci fa vedere che “Gesù, dopo aver insegnato nella sinagoga, esce fuori, perché la Parola che ha predicato possa raggiungere, toccare e guarire le persone”. Non un Dio “padrone distaccato che ci parla dall’alto” ma, al contrario, un padre “pieno d’amore che si fa vicino, che visita le nostre case, che vuole salvare e liberare, guarire da ogni male del corpo e dello spirito”. E qui tornano le tre parole care a Francesco per indicare l’atteggiamento di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. Guardando al cammino di Gesù ricordiamoci, dice il vescovo di Roma, che dobbiamo “abbandonare il Dio che pensiamo di conoscere e convertirci ogni giorno al Dio che Gesù ci presenta nel Vangelo, che è il Padre dell’amore e il Padre della compassione”. Scoprendo il vero volto del Padre “non restiamo più ‘cristiani da sacrestia’, o ‘da salotto’, ma ci sentiamo chiamati a diventare portatori della speranza e della guarigione di Dio”. Domenica nella quale Papa Francesco rinnova il suo appello per la pace “alla quale il mondo tanto anela e che oggi più che mai è messa a rischio in molti luoghi”. Pace, dunque, in Ucraina, in Palestina e in Israele. La pace “non è una responsabilità di pochi ma dell’intera famiglia umana” e va costruita “con gesti di compassione e di coraggio”. Francesco chiede, inoltre, di contrastare “il drammatico fenomeno globale della tratta delle persone umane; e auspica, infine, il superamento “di visioni ideologiche per riscoprire che ogni vita umana, anche quella più segnata da limiti, ha un valore immenso ed è capace di donare qualcosa agli altri”. (Fabio Zavattaro -SIR)

Mons. Tisi: “si rafforzi ovunque la cultura dell’accoglienza”

5 Febbraio 2024 - Trento – Trento “resta un'anima accogliente, ma il vento antimigranti con la sua cultura spira anche dalle nostre parti”. Lo ha detto in una intervista al quotidiano “Avvenire” l'arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi. “Penso che su questo  terreno – ha aggiunto - la Chiesa non possa e non debba tirarsi indietro, come ci chiede il Papa, perciò faremo di tutto perché si rafforzi ovunque la cultura dell'accoglienza dello straniero”.

Papa Francesco: “uniamoci tutti per contrastare il drammatico fenomeno globale della tratta di persone umane”

5 Febbraio 2024 - Città del Vaticano - "Anche oggi tanti fratelli e sorelle vengono ingannati con false promesse e poi sottoposti a sfruttamenti e abusi. Uniamoci tutti per contrastare il drammatico fenomeno globale della tratta di persone umane". Lo ha detto ieri mattina papa Francesco dopo la preghiera dell'Angelus sakutando i giovani di "tanti Paesi venuti per la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta", che si celebrerà l’8 febbraio prossimo, memoria di Santa Giuseppina Bakhita, "la suora sudanese che da ragazza era stata schiava". Il Pontefice ha ricordato anche che il prossimo 10 febbraio, in Asia orientale e in diverse parti del mondo, "milioni di famiglie celebreranno il capodanno lunare. Giunga loro - ha detto -  il mio cordiale saluto, con l’augurio che questa festa sia occasione per vivere relazioni di affetto e gesti di attenzione, che contribuiscano a creare una società solidale e fraterna, dove ogni persona sia riconosciuta e accolta nella sua inalienabile dignità". E poi ancora l'nvito a "pregare per la pace, alla quale il mondo tanto anela e che, oggi più che mai, è messa a rischio in molti luoghi. Essa non è una responsabilità di pochi, ma - ha sottolineato papa Framcesco - dell’intera famiglia umana: cooperiamo tutti a costruirla con gesti di compassione e coraggio! E continuiamo a pregare per le popolazioni che soffrono per la guerra, specialmente in Ucraina, in Palestina e in Israele". (Raffaele Iaria)

Popolazioni Mobili: allo Spallanzani un ambulatorio dedicato

2 Febbraio 2024 - Roma - L’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive amplia la propria offerta assistenziale con l’attivazione dell’Ambulatorio Popolazioni Mobili. L’annuncio è stato dato dal dr. Emanuele Nicastri – Direttore UOC Malattie Infettive ad Alta Intensità di Cura - al termine del seminario internazionale organizzato in occasione della Giornata mondiale delle malattie neglette. Il nuovo ambulatorio, a partire dal 7 febbraio, sarà operativo ogni mercoledì dalle 8.30 alle 13 presso i locali dell’ex Hospice. Come spiegato dal dr. Nicastri, responsabile dell’ambulatorio P.M., “L’obiettivo è proporre ai migranti test di screening per diagnosi e cura delle malattie infettive e neglette nell'ambito di una struttura ospedaliera. Si tratta di patologie molto diverse tra loro e spesso trascurate o dimenticate dai comuni percorsi diagnostici. Patologie tendenzialmente legate alla povertà e al disagio sociale e che colpiscono i fragili e le popolazioni a basso reddito che vivono in aree rurali e lontane dai servizi sanitari. Alle nostre latitudini, queste malattie hanno un’elevata prevalenza appunto nelle popolazioni mobili. La creazione di percorsi assistenziali dedicati risponde alla necessità di implementare l’offerta sanitaria agevolando la diagnosi di patologie altrimenti croniche che non solo graverebbero sul sistema sanitario nazionale, ma avrebbero ripercussioni sui pazienti e su una potenziale trasmissione e diffusione delle malattie”. Per il Direttore generale, dott. Angelo Aliquò, “Agire nell’ambito delle malattie neglette è un importante segno di consapevolezza di un problema che dobbiamo affrontare non solo per tutelare la salute dei viaggiatori ma per una più ampia sensibilizzazione sul tema. Le malattie neglette sono strettamente legate alla povertà economica e culturale e l’impegno delle istituzioni deve essere rivolto anche a questi problemi. Aiutare i Paesi più svantaggiati ed eliminare le disuguaglianze è un obbligo etico per un Paese civile come l’Italia”. Presso l’APM, sarà possibile effettuare screening per patologie infettive/tropicali neglette in pazienti appartenenti a bacini di utenza di popolazioni migranti, fragili e indigenti, anche attraverso il coinvolgimento di associazioni umanitarie della società civile. In ambulatorio verrà eseguita una visita infettivologica ed eseguito un prelievo di sangue venoso. Successivamente, in base ai risultati dello screening, è prevista l’eventuale presa in carico del paziente. Sarà necessario accedere con tessera sanitaria o STP, quest’ultimo effettuabile o rinnovabile presso gli uffici amministrativi INMI predisposti. Per prenotazione: popolazionimobili@inmi.it.    

Anci: nel 2022 sono state 53.222 le persone migranti accolte nei progetti Sai

2 Febbraio 2024 -
Roma - Nel corso del 2022 sono state 53.222 (+ 25,3% rispetto al 2021) le persone migranti accolte nei progetti Sai. Il 76,0% (40.481, +20,4% rispetto al 2021) nei progetti per accoglienza ordinaria; il 22,4% (11.910, +47,5% rispetto al 2021) nei progetti per minori stranieri non accompagnati; l’1,6% (831, +9,5% rispetto al 2021) nei progetti per persone con esigenze di carattere sanitario e disagio mentale. Sono alcuni dei dati contenuti nel nuovo Rapporto annuale Sai presentato questa mattina presso la sede dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci). Nel 2022 le fasce d’età maggiormente rappresentate sono state quelle che vanno dai 18 ai 25 anni (30,8%) e quella dai 26 ai 40 anni (32,2%). La somma di queste due fasce di età raccoglie quasi i due terzi degli accolti, ma rispetto agli anni precedenti si rileva un aumento dei minori appartenenti alla fascia di età più giovane (0-17), che sono giunti a rappresentare il 28,8% dei beneficiari (15.331 minori), a testimonianza della crescita del numero di nuclei familiari accolti nella Rete. I beneficiari accolti nel 2022 provenivano da 110 Paesi, in prevalenza africani e asiatici. Le 10 nazionalità più rappresentate sono Nigeria, Bangladesh, Afghanistan, Pakistan, Ucraina, Egitto, Tunisia, Mali, Somalia e Gambia. Nel 2022 si è registrato altresì un incremento delle presenze femminili (23,6% degli accolti), a conferma del trend di costante crescita degli ultimi anni. La popolazione femminile dei Sai proviene soprattutto da Nigeria (30,0%), Ucraina (20,06%) e Afghanistan (14,6). I progetti Sai nel 2022 hanno interessato 104 Province (su 107) e tutte le Regioni. 804 sono stati gli Enti locali titolari di progetto, di cui 709 Comuni, 16 Province/Città metropolitane, 30 Unioni di Comuni e comunità montane, 49 altri Enti (Ambiti o distretti territoriali e sociali, Associazioni o Consorzi intercomunali, Società della salute). Nel 2023, viene rilevato, è stata consolidata la Rete del Sai, che – grazie alla progressiva attivazione dei posti finanziati nel corso dell’anno precedente – ha potuto fare fronte alle esigenze di accoglienza, correlate allo stato di “emergenza sbarchi”, dichiarato dal Governo nel mese di aprile. In particolare, con riferimento ai minori stranieri non accompagnati, i Comuni del Sai sono stati coinvolti nelle misure di prima accoglienza, con l’arrivo delle navi in diversi porti del Tirreno e dell’Adriatico. Il 2023 si è chiuso con 913 progettualità Sai per oltre 43.000 posti di accoglienza.