Siena : una nuova carta per l’accoglienza

7 Febbraio 2024 – Siena – Dieci anni dopo la presentazione della Carta di Siena – 21 novembre 2013 – un nuovo incontro per fare il punto si è svolto ieri sera nella città toscana su iniziativa della Fondazione Migrantes, le diocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino e Montepulciano-Chiusi-Pienza e la Migrantes regionale della Toscana con il patrocinio dell’Università per Stranieri di Siena sul tema “La Carta di Siena, 10 anni dopo. Siena e l’accoglienza. Rigenerare la città”. Si è trattato di un pomeriggio di confronto, studio e approfondimento per avviare il lavoro di revisione e attualizzazione del documento che ebbe molta diffusione, anche mediatica, al momento della presentazione. Un convegno, quello di ieri, che ha coinvolto relatori provenienti da diverse città italiane ma anche le istituzioni e le realtà toscane e senesi. “Si è combinato poco in questi dieci anni – ha detto il card. Paolo Lojudice, membro della Commissione Cei per le Migrazioni – ma si può fare tanto di più, con i piedi per terra, senza pensare di fare miracoli. L’idea è quella di cogliere l’occasione dell’anniversario per dire qualcosa di importante ed efficace, avviando dei percorsi seri e sani. Spesso le situazioni che non aiutano il percorso di integrazione sono tante e dobbiamo lavorare su questo”. “Per la nostra società i migranti sono il segno più vivo della realtà attorno alla quale ruotano i nostri studi. I confini non ci circondano ma ci attraversano”, ha detto il rettore dell’Università per Stranieri Tomaso Montanari che ha ospitato l’iniziativa: “nel nostro ateneo gli italiani imparano a diventare stranieri, gli stranieri italiani e, speriamo, tutti insieme, umani”. Il prefetto della città, Matilde Pirrera ha detto di aver letto la carta e di averla riletta in questi giorni con “più attenzione”: la Chiesa e le istituzioni hanno “realizzato un modello di accoglienza funzionante”. La mobilità nella città può diventare “una risorsa rigenerativa se viene governata e non abbandonata a se stessa”, ha detto il presidente della Fondazione Migrantres, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego sottolineando che “abbandonata a se stessa è fonte di precarietà, povertà, violenza, solitudine. Governata diventa una dimensione fondamentale della vita della città futura”. Siena, come tutti le città e i comuni d’Italia, è diventata “una città mobile”, dove arrivano e partono persone, dove si fermano persone per un periodo di lavoro, studio o per turismo, con una crescita significativa di emigrati, ha detto mons. Perego: in dieci anni l’Italia è “cambiata grazie ai migranti, ma ha perso capacità attrattiva ed è ritornata ad essere soprattutto un Paese di emigranti”. Dopo aver ricordato i numeri dell’immigrazione in Italia e dell’emigrazione italiana – come i dati anche su Siena – il presule ha ripercorso le principali normative sull’immigrazione nel nostro Paese non sempre efficaci.

Coordinati da Virginia Minnucci dell’Università per stranieri di Siena e da Delfina Licata della Fondazione Migrantes, sono intervenuti Sonia Paone, Laura Zanfrini, Andrea Scibetta, Simone Varisco, Maddalena Colombo e Paolo Morozzo della Rocca. A concludere i lavori il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo: “la paralisi che più preoccupa, rispetto al binomio Italia-migrazioni è quello culturale”, ha detto: “rileggendo la carta di Siena sembra che tutto sia rimasto lì o che bisogna ripartire da quelle stesse esigenze. Le nostre comunità sono inevitabilmente chiamate a guardare oltre una visione di breve termine, visione che necessita di uno sguardo nitido sulla realtà di oggi, ma anche lungimirante, scevro da percezione strumentalizzazione, uno sguardo progettuale”. Occorre trovare nuovi linguaggi e nuovi strumenti considerando che il lavoro di “sensibilizzazione e le enormi impegni di questi anni ha prestato facilmente il fianco a strumentalizzazione o  a  interpretazione controproducenti”. La Migrantes è impegnata per una “Chiesa che fa cultura”, che “guarda oltre, a città nuove e dinamiche dove l’interculturalità sia pienamente abitata e vissuta”. (R.Iaria)

 

 

      

Per approfondimenti

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