Primo Piano

Bari: laureato il primo studente rifugiato afghano

23 Luglio 2022 - Roma - Con una tesi di laurea in Lingua e traduzione portoghese dal titolo “L’Arte della Diversità: tradurre le culture lusofone”, si è laureato in Lingue e Culture per il Turismo e la Mediazione Internazionale, all’Università Aldo Moro di Bari, il primo studente rifugiato afghano, Komeil, 27 anni. "Voglio continuare a studiare nell’ambito della mediazione e delle relazioni internazionali – dice Komeil –. Il mio sogno è di diventare ambasciatore. Per me l’Università è stato il luogo in cui mi sono sentito integrato, mi ha reso più forte e ho sentito la bellezza della diversità, e che mi ha aiutato a relazionarmi con il mondo esterno".  

A settembre il Festival delle Migrazioni a Torino

22 Luglio 2022 - Torino - Il Festival delle Migrazioni torna a Torino per la sua quarta edizione dal 27 settembre al 2 ottobre 2022, che anche quest’anno si snoda in vari luoghi della città, tra l’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli, la Scuola Holden, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, le sedi della Migrantes Torino e Valdocco e il Giardino Pellegrino a Borgo Dora. Il tema della migrazioni, affrontato nelle sue possibili declinazioni, sarà al centro della sei giorni tra dibattiti, proiezioni, incontri, spettacoli teatrali e concerti. Apre il festival Cecilia Sala, giornalista e autrice del podcast Stories, attraverso il quale racconta una storia dal mondo ogni giorno, con un incontro sul rapporto tra guerra e informazione coordinato dal documentarista Davide Demichelis. Insieme a Emanuele Giordana, inviato di guerra, e Raffaele Crocco, direttore dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, si traccerà una mappa dei conflitti aperti (e dimenticati). I cambiamenti climatici e la migrazione saranno al centro dell’appuntamento con Gabriele Proglio, autore e ricercatore di Storia contemporanea presso l’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo. Il teatro si conferma vero e proprio cuore pulsante della kermesse: in scena, Alberto Boubakar Malanchino con il suo spettacolo Sid – Fin qui tutto bene, la storia di un ragazzo in carcere che si allena come boxeur, mentre il performer Rasid Nikolic porterà a Torino The Gipsy Marionettist. Sarà presente anche Francesca Farcomeni con il progetto teatrale Radio Ghetto, nato per raccontare in una modalità performativa l’esperienza vissuta all’interno dei ghetti dei braccianti agricoli. Spazio anche alla musica, con il concerto di Baba Sissoko. Il festival dialoga anche con l’arte attraverso la mostra E coglieremo i saperi delle nostre resistenze, in corso alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Si tratta della prima personale in Italia della peruviana Daniela Ortiz: dipinti, ricami e installazioni per raccontare le Resistenze delle donne nei luoghi post bellici e coloniali. Fondazione Sandretto ospiterà inoltre uno degli spettacoli in programma. Confermato anche in questa edizione un appuntamento molto amato dal pubblico del Festival delle Migrazioni, quello della Cena delle cittadinanze: una lunga tavolata nel cortile di San Pietro in Vincoli sarà l’occasione per condividere il cibo portato da casa o i piatti proposti dalle cucine dal mondo presenti al festival, vivendo l’emozione di una cena tutti insieme.

Università Urbaniana: parte il corso in Religioni e Dialogo interreligioso

22 Luglio 2022 - Roma - La facoltà di Missiologia della Pontificia Università Urbaniana di Roma propone per il biennio 2022 – 2024 il corso in Religioni e Dialogo interreligioso. Il corso di formazione è ispirato ai criteri interdisciplinari e transdisciplinari e propone un cammino di perfezionamento accademico finalizzato a presentare ed approfondire un aspetto ben specifico della verità cristiana. Le finalità del corso si basano su tre punti fondamentali:  sviluppare competenze relative alla conoscenza specialistica nel campo delle grandi religioni dell’umanità e delle loro interconnessioni nei diversi contesti culturali; offrire una formazione qualificata al dialogo interreligioso, sia nei diversi contesti che nei singoli dialoghi tra le diverse religioni dell’umanità; assicurare specifiche competenze interreligiose e interculturali per fronteggiare le sfide e i mutamenti relativi al rapporto tra le religioni, le culture e la società, partendo dalle fonti per giungere agli sviluppi storico-culturali contemporanei. Al corso possono iscriversi tutti coloro che sono in possesso di un titolo per l’accesso universitario del Paese di origine, o altro titolo universitario. Infatti è aperto agli studenti già in possesso di titoli universitari magistrali e di primo livello, agli insegnanti di religione cattolica e materie umanistiche, agli studenti con baccellierato in scienze religiose, agli studenti appartenenti a religioni diverse dal cristianesimo, ai missionari e operatori missionari. Ma è rivolto anche ai mediatori culturali inseriti nei centri di accoglienza, ai ricercatori universitari e operatori nell’ambito delle relazioni internazionali, ai responsabili di progetti educativi e formativi di sviluppo e integrazione, agli agenti pastorali, e ai membri di comunità di vita contemplativa. Il corso ha l’obiettivo di fornire a coloro che operano a livello internazionale una conoscenza adeguata delle principali religioni e di sviluppare competenze specifiche in ambito interreligioso e interculturale. Il corso ha la durata di due anni accademici, divisi in quattro semestri; la lingua adottata è l’italiano, la modalità è mista, sia in presenza che a distanza. Le iscrizioni sono aperte dal 30 giugno al 30 settembre 2022. Per maggiori informazioni www.urbaniana.edu.

Studenti internazionali: una scuola dedicata a Giorgio La Pira in Angola

22 Luglio 2022 - Milano - Josè e Xavier sono due fratelli angolani che hanno avuto la fortuna di poter completare gli studi universitari in Italia. Hanno trovato un punto di riferimento nel Centro internazionale Giorgio La Pira di Firenze, dove hanno frequentato corsi di lingua italiana e attività formative e dove sono nate amicizie con giovani di culture diverse che hanno spalancato i loro orizzonti. Due anni fa il padre, appena andato in pensione, ha messo a disposizione la sua liquidazione: una bella somma, con cui avrebbero potuto permettersi molti lussi. Ma i due fratelli hanno deciso di usarli per costruire una scuola in Angola, che oggi è frequentata da 500 bambini. La retta è accessibile anche a famiglie che non hanno grandi disponibilità finanziarie, ai più indigenti vengono riservate borse di studio. La scuola è intitolata a Giorgio La Pira, in memoria di un personaggio legato alla storia del loro Paese, al continente africano, al sogno di promuovere l’incontro tra popoli e culture, e come debito di riconoscenza per l’accoglienza ricevuta a Firenze. Josè e Xavier, memori della loro storia, sono convinti che l’investimento più redditizio è l’educazione dei giovani. È la destinazione che hanno dato al denaro donato dal padre, è da lì che si può ripartire per dare alla loro terra un futuro migliore. (Giorgio Paolucci)    

Vangelo Migrante: XVII Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 11,1-13)

21 Luglio 2022 - Gesù dedicava tempi prolungati alla preghiera. I discepoli lo ammiravano ma allo stesso tempo constatavano la loro incapacità di pregare. Di qui il desiderio di imparare a pregare: “Signore, insegnaci a pregare”. Gesù accoglie la richiesta e insegna loro il Padre nostro. Non tanto la ripetizione di una formula (i discepoli ne conoscevano già molte) ma innanzitutto l’atteggiamento indispensabile ad ogni preghiera, il modo autentico per stare dinanzi a Dio; quello da cui scaturiscono tutte le forme di preghiera: l’ascolto, la richiesta di perdono, il ringraziamento e la lode, la domanda. Padre: immette nel clima del rapporto tra padre e figlio. Padre è la parola che ci fa riconoscere Suoi figli e fratelli tra noi; libera dalla paura, dalla solitudine, dal rimorso, dal peccato, dal fallimento; è la certezza di essere amati anche quando crolla tutto il mondo attorno a noi, anche quando siamo noi a crollare. Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno sono le cose più importanti da cercare e praticare. L’opera di santificazione del suo nome e la costruzione del suo regno, producono un atteggiamento interiore di grande serenità e, al contempo, la disponibilità a fare la propria parte, ad offrire una piccola ma importante collaborazione. Il Padre non abbandonerà mai questo suo compito: è all’altezza ed è sempre all’opera. Sappiamo già che il suo regno è destinato a compiersi in pienezza. Ma vuole farlo con chi prega! Il pane, il perdono, le prove: Le tre domande che seguono danno concretezza alla fiducia nel Padre e all’impegno di collaborazione da parte dell’orante. Il pane indica tutte le realtà indispensabili per vivere: il cibo, il vestito, la casa, ma anche il rispetto, l’amicizia, la stima… Chiederlo a Dio vuol dire riconoscere che il creato, la vita, la nostra esistenza dipendono da lui. Chiedere a Dio il pane vuol dire anche assumere le nostre responsabilità per guadagnarci, attraverso le nostre capacità e il nostro lavoro, il cibo e quanto serve per vivere in modo dignitoso. Per se stessi e per i fratelli. I torti, le liti, le offese inevitabilmente avvelenano le relazioni tra gli uomini. Inutile sognare su questa terra un regno perfetto, dove tutto questo possa essere definitivamente superato. Esiste solo la strada del perdono per ristabilire la fraternità. La domanda di non abbandonarci alla tentazione, di renderci forti nel tempo della prova indica soprattutto il pericolo di non fidarsi di Gesù nelle vicende della vita per lasciarsi guidare dai desideri superficiali e in apparenza capaci di promettere un grande piacere. L’interesse personale e il benessere immediato rischiano di diventare i criteri fondamentali che guidano l’esistenza: il ‘pane’ solo per sé e l’incapacità di perdonare sono in concreto le forme più comuni della tentazione. Dopo le parole e gli atteggiamenti della preghiera, Gesù segnala con fermezza, attraverso due brevi parabole, la necessità di essere insistenti nella preghiera. La fiducia ostinata con la quale Gesù ci chiede di rivolgerci a Dio, ci ricorda che la preghiera non serve tanto per cambiare la realtà, ma per cambiare noi stessi. Bussare, chiedere, cercare, insistere non serve per spiegare meglio a Dio quello di cui abbiamo bisogno, ma per imparare a guardare la realtà con gli occhi di Dio. Ecco spiegata la preghiera e la sua necessità: l’esercizio continuo della nostra conversione alla volontà di Dio. Una pratica laboriosa e faticosa. Ma non impossibile. Dinanzi a un Dio che non sta certo a guardare e basta! (p. Gaetano Saracino)      

Spettacolo Viaggiante: oggi mons. Pizziolo alle giostre di Oderzo

21 Luglio 2022 - Vittorio Veneto - E’ consuetudine che durante le antichissime fiere dedicate a Santa Maria Maddalena ad Oderzo, in provincia di Treviso, sosti un luna park con attrazioni per grandi e piccoli; anzi per la zona del trevigiano questa fiera estiva rappresenta spesso le novità delle nuove giostre. Questa mattina, nello spazio dell’autoscontro della famiglia Carraro, il vescovo di Vittorio Veneto, mons. Corrado Pizziolo, ha presieduto l’Eucarestia concelebrata insieme a direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi e responsabile regionale della pastorale per la gente dello spettacolo viaggiante, don Mirko Dalla Torre. Il presule, nell’omelia, si è rivolto alle famiglie dello spettacolo viaggiante presenti auspicando che la ripartenza post-covid sia positiva per la gioia di tanti e per l’economia delle famiglie  circensi e lunaparkiste molto provate negli ultimi due anni a causa della pandemia. Commentando il Vangelo del giorno il vescovo ha evidenziato che anche una giostra o un circo possono diventare una parabola attraverso la quale il Signora ci parla. E – ha detto mons. Pizziolo - ci parla della festa e della gioia nel seguire la via che il Signore ci indica. La diocesi di Vittorio Veneto – dice a www.migrantesonline.it don Mirko Dalla Torre – in questo periodo si è molta impegnata nella cura e nella vicinanza concreta di coloro che  sono stati presenti nel territorio, fermi senza poter esercitare la loro arte e il loro lavoro. (Raffaele Iaria)  

Papa Francesco: il card. Lojudice guiderà anche la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza

21 Luglio 2022 - Città del Vaticano - Il card. Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d'Elsa-Montalcino, è stato chiamato da papa Francesco a guidare anche la diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza unendo le due Sedi episcopali in "persona Episcopi". Ordinato sacerdote il 6 maggio 1989 per la Diocesi di Roma nel 2015 è stato nominato vescovo ausiliare di Roma e il 6 maggio 2019 chiamato alla guida della diocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa- Montalcino. Nel Concistoro del 28 novembre 2020 è stato creato cardinale da papa Francesco. Oggi è anche membro del Dicastero per i Vescovi e all’interno della Cei  fa parte della Commissione episcopale per le Migrazioni ed è delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Toscana.  "Ringrazio il Santo Padre per avere voluto, ancora una volta, accordarmi la sua fiducia affidandomi questo nuovo servizio per la Chiesa di Montepulciano-Chiusi-Pienza che avrò la gioia di incontrare in occasione del mio ingresso in diocesi il prossimo 3 settembre", ha detto il porporato: "la Chiesa mi chiede di accogliere sotto la mia responsabilità un'altra comunità diocesana, la vostra anzi la 'nostra', quella di Montepulciano, Chiusi, Pienza", la cui storia "articolata, complessa" "ci dimostra l'intenso legame tra le nostre due diocesi". Al card. Lojudice gli auguri della Fondazione Migrantes per un proficuo ministero.

Dipartimento Usa: “quattro milioni di sfollati a rischio tratta”

21 Luglio 2022 - Washington - Gli ucraini in fuga dalla guerra rischiano di diventare vittime di tratta di esseri umani, perché «il 90% dei rifugiati sono donne e bambini», secondo il rapporto annuale sulla tratta di esseri umani del Dipartimento di Stato Usa. «Il rapporto di quest’anno è stato pubblicato nel mezzo di una crisi umanitaria senza precedenti – ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken –. L’insensata invasione russa dell’Ucraina e i suoi devastanti attacchi in tutto il Paese hanno causato dolore e sofferenza incredibili e hanno costretto milioni di cittadini ucraini a fuggire per mettersi al sicuro. Siamo profondamente preoccupati per i rischi di tratta di esseri umani che potrebbero dover affrontare sia gli sfollati all’interno del Paese, che quelli che fuggono dall’Ucraina, di cui circa il 90% sono donne e bambini». Secondo il rapporto, l’invasione su vasta scala ha costretto quattro milioni di persone a lasciare l’Ucraina nelle prime cinque settimane di guerra e ha spostato G quasi 6,5 milioni di persone all’interno dei suoi confini, per un totale di quasi un quarto della popolazione ucraina. Il rapporto fa riferimento anche alle valutazioni di funzionari del governo ucraino, secondo cui, a partire dalla fine di marzo 2022, le forze russe hanno trasferito migliaia di ucraini in Russia, di cui alcuni in aree remote. Secondo la stampa, molti di questi ucraini sono stati trasferiti con la forza. Questi cittadini sono altamente vulnerabili alla tratta di esseri umani, afferma il rapporto, evidenziando anche gli sforzi dei Paesi europei volti a proteggere i rifugiati ucraini da potenziali trafficanti di esseri umani. In particolare, in Austria, il cui confine è stato attraversato da 175.000 rifugiati nel marzo 2022, lo Stato ha finanziato campagne di informazione per i rifugiati, campagne educative per gli studenti delle scuole secondarie, programmi televisivi e volantini distribuiti nei loro luoghi di soggiorno. Campagne simili sono state condotte dai governi di Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Danimarca, Estonia e altri Paesi.

Inclusione digitale, responsabilità formativa

21 Luglio 2022 - Roma - “Vorrei anche incoraggiarvi a considerare le molte comunità nel nostro mondo che restano escluse dallo spazio digitale, facendo dell’inclusione digitale una priorità della vostra pianificazione organizzativa. Facendo ciò, darete un contributo significativo alla diffusione di una cultura della pace radicata nella verità del Vangelo”. Le parole rivolte da Papa Francesco ai partecipanti al Congresso mondiale di Signis (Seul, 15-18 agosto 2022) tracciano un orizzonte ben preciso e, per nulla, scontato. La riflessione diventa impegno concreto: non aumentare il “digital divide” ma favorire l’inclusione e l’alfabetizzazione digitali. Ritorna la responsabilità formativa che passa anche da un patto sociale (o digitale) perché nessuno sia escluso. (Vincenzo Corrado)

Leopoli capitale dei rifugiati: “l’esodo non si è fermato”

21 Luglio 2022 -

Leopoli - Non sono valigie di viaggiatori o turisti quelle che ancora si vedono alla stazione di Leopoli. Nell’atrio e nel piazzale di fronte si continua ad arrivare per fuggire dalla guerra ma anche per rientrare in Ucraina. Le partenze non hanno certo i numeri dei primi giorni del conflitto quando, come raccontano qui, «la città era un immenso aeroporto dove tutti si muovevano lungo le strade con valigie, zaini e sacchetti in mano». Ma l’esodo prosegue: soprattutto dall’Est e dal Sud del Paese, dove ai missili russi che cadono ogni giorno si aggiungono gli appelli delle autorità all’evacuazione delle zone “ad alto rischio”. E si lascia ancora il Paese. Non con i treni perché sono stati cancellati i convogli che collegano la città con la vicina Polonia, a meno di settanta chilometri. Ma con gli autobus che partono a decine ogni giorno. Verso Cracovia, verso Varsavia, persino verso il Portogallo. Ma anche per Kiev dove c’è chi ha scelto di tornare. Appena fuori la stazione tre gazebo sono i punti di primo soccorso per chi ha lasciato tutto. I volontari offrono tè freddo o piccoli panini. Accampati, nelle panchine intorno, tutti coloro che sono in attesa del loro futuro prossimo.

Certo, Leopoli resta la “capitale” dei rifugiati. Su poco meno di un milione di abitanti, i profughi sono 200mila: un quinto della “sua” gente. Sistemati ovunque: in edifici pubblici, nelle famiglie, nelle parrocchie ma soprattutto nelle scuole e nelle palestre. E adesso si profila un’emergenza nell’emergenza. «L’amministrazione comunale – racconta l’arcivescovo Mieczyslaw Mokrzycki che guida la Chiesa di rito latino – ha stabilito che dal 1° settembre riprendano le lezioni. E la domanda che tutti si fanno è: dove andranno quanti sono alloggiati nei plessi e negli impianti sportivi? Perché ogni scuola ha la sua palestra. E non solo vanno liberate le aule ma anche le strutture connesse. Si parla di migliaia di rifugiati da ricollocare». Per ora la risposta non c’è.

Ma c’è il “terrore” dell’inverno. Le temperature scendono fino a venti gradi sotto zero. «Si ipotizzano già problemi per il riscaldamento – spiega Mokrzycki –. E vale anche per noi come arcidiocesi che stiamo accogliendo oltre 4.500 sfollati in molte strutture sparse sul territorio. Però alcune diventano inadeguate quando le temperature crollano».

Appena dietro il palazzo arcivescovile il parco dedicato al padre culturale dell’Ucraina, Taras Shevchenko, è un gigantesco hub dell’ospitalità. Il dipartimento di fisica dell’Università con la sua palestra ha aperto le porte a centocinquanta famiglie. Si dorme sui materassi poggiati sopra il pavimento e su qualche bancale; si stendono i panni nei fili che vanno da un canestro alla pertica; si mangia su due casse di legno trasformate in tavola.

«È difficile vivere così – sostiene l’arcivescovo –. Se poi aggiungi il fatto che hai già esaurito tutti i risparmi e non hai un lavoro, la situazione è al limite della sopportazione. Per questo si sceglie di tornare. Almeno una famiglia ritrova la sua terra». In un angolo del parco è nato l’unico “villaggio prefabbricato” di Leopoli: l’ha donato il governo polacco, come indica la bandiera che al cancello sventola accanto a quella ucraina. Cinquantasei container con tre posti letto ciascuno sono le case dei rifugiati. Ma niente cucine e bagni: quelli sono in comune. Una mamma allatta un piccolo di pochi mesi mentre altri due figli giocano sull’asfalto. Accanto un anziano sulla sedia a rotelle si riscalda al sole. «Sono salvo – sussurra –. È ciò che conta di più». (Giacomo Gambassi - Avvenire)

Migranti: 33.817 le persone sbarcate sulle coste italiane

20 Luglio 2022 -
Roma - Sono 33.817 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall'inizio dell'anno secondo i dati forniti oggi dal ministero degli Interni. Di questi 5.990 sono di nazionalità egiziana (18%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (5.917, 17%), Bangladesh (5.860, 17%), Afghanistan (3.292, 10%), Siria (2.111, 6%), Costa d’Avorio (1.276, 4%), Eritrea (984, 3%), Guinea (913, 3%), Iran (762, 2%), Pakistan (692, 2%) a cui si aggiungono 6.020 persone (18%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Sant’Egidio: un anno di impegno collettivo che ha incluso nella campagna vaccinale migliaia di persone considerate “invisibili”

20 Luglio 2022 -
Roma - Ha aperto un anno fa, l'hib vaccinale voluto dalla Comunità di San'Egidio, rivolto alle persone più fragili, soprattutto a chi non aveva accesso alla campagna vaccinale. Ribattezzato subito "l'Hub degli invisibili", ha al suo attivo cifre importanti: circa 17.000 persone vaccinate, più dell'80% dei quali privi al servizio sanitario, sarebbero rimasti esclusi dalla campagna di immunizzazione. Nei giorni scorsi la festa per questo "compleanno", insieme ai numerosi amici, volontari e sanitari (sono circa 140) che hanno reso possibile quest'opera, che riveste un carattere straordinario, soprattutto per l'aver reso possibile l'emersione e l'inclusione del popolo degli "esclusi" (quasi 14.000) dalla campagna vaccinale, si legge in una nota. Il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, ha ricordato che nel libro intervista del Generale Figliuolo, colui che ha gestito l'emergenza Covid in Italia, l’HUB è ampiamente citato come esempio di un'esperienza riuscita, che ha permesso di raggiungere tanti stranieri, poveri ed anziani solie di inserirli nel sistema sanitario pubblico. Ha poi mostrato il disegno che il Premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, ha realizzato e regalato alla Trattoria degli Amici: un grafico che illustra l'efficacia delle dosi di vaccino e spiega inmaniera semplice e visiva l’importanza delle dosi di vaccinazione contro il Covid 19. L'impegno dell'hub vaccinale - che non si è mai interrotto - prosegue in questi mesi, e continua ad essere un approdo per chi cerca protezione dal virus e il giusto accesso al diritto alla salute, che è di tutti.

Mons. Chomali: “vergogna e impotenza per la morte di tre venezuelani in un container, fa male vedere l’indifferenza”

20 Luglio 2022 -
(Foto: diocesi di Concepcion)
Rom - “Il Cile è malato”. Lo scrive, in una lettera pubblicata ieri sul quotidiano “El Mercurio”, l’arcivescovo di Concepción, mons. Fernando Chomali, che esprime “vergogna e impotenza per la morte di tre fratelli venezuelani in un container, mentre cercavano un po’ di calore”. Il fatto è accaduto nei giorni scorsi a Coronel, centro che si trova a pochi chilometri a sud di Concepción, sulla costa del Pacifico, nella regione del Bío Bío. Tre persone anziane, due donne e un uomo, migranti venezuelani senza dimora, come migliaia di connazionali, hanno acceso una stufa in un container, per trovare riparo dal freddo e sono morte soffocate per le esalazioni di monossido di carbonio. Nella lettera - citata oggi dal Sir -  mons. Chomali ha affermato che “fa male vedere l’indifferenza di fronte a questa notizia; e ciò che conferma che la società è gravemente malata”. È del tutto “schizofrenico” che convivano “nel modo più naturale il fatto che migranti muoiano in situazioni subumane e la pubblicità che incoraggia le persone a comprare anche appartamenti. Ci siamo abituati a persone che muoiono per strada per il freddo e la fame e, d’altra parte, l’ostentazione si presenta in tutte le sue forme”. L’arcivescovo evidenza, nel contempo, lo sforzo compiuto dalla Chiesa per sostenere le persone in situazioni vulnerabili, ma in un contesto di indifferenza “che fa male”. Da qui l’invito ad “allargare lo sguardo e a scommettere su una solidarietà chiara ed efficace”.

Unhcr: ripreso il programma di rimpatri volontari di congolesi dall’Angola

20 Luglio 2022 - Roma - L’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) ha ripreso oggi il programma di rimpatrio volontario di rifugiati congolesi dall’Angola dopo che nel 2020 le partenze erano state bloccate a causa della pandemia di Covid-19. Il primo convoglio di 88 rifugiati congolesi è partito questa mattina dall’insediamento di Lôvua, nell’Angola settentrionale, diretto al confine con la Repubblica democratica del Congo (Rdc). È previsto che giunga a destinazione domani. Sono già più di 600 i rifugiati congolesi che hanno espresso il desiderio di essere rimpatriati. È probabile che con la ripresa delle operazioni un numero ulteriore mostrerà interesse nel programma. Il programma di rimpatrio volontario è organizzato insieme ai governi di Angola e Rdc, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e una serie di partner. Sebbene nella Rdc orientale il conflitto continui, i miglioramenti sul piano della sicurezza registrati nell’ovest del Paese hanno nuovamente permesso ai congolesi di fare ritorno alla propria terra in condizioni dignitose e sicure. All’arrivo nella Rdc, i congolesi rimpatriati riceveranno aiuti in contanti che permetteranno loro di soddisfare esigenze di base quali l’acquisto di prodotti per l’igiene e per la casa e il pagamento delle prime mensilità degli affitti. Assistenza aggiuntiva sarà inoltre fornita per facilitarne il processo di inclusione, per esempio agevolando l’iscrizione a scuola dei bambini. L’Unhcr continuerà a svolgere attività di advocacy e a dare supporto negli aspetti fondamentali del processo di reintegrazione nelle comunità congolesi assicurando sicurezza continua, opportunità di sostentamento e assistenza per il rilascio dei documenti di stato civile. Molti rifugiati non rivedono i propri familiari da quando sono dovuti fuggire dalle violenze di natura etnica e politica scoppiate nel 2017 nella regione di Kasai, nella Rdc. Allora, oltre 35.000 persone varcarono la frontiera per mettersi in salvo in Angola. Molte di queste erano accolte nell’insediamento di Lôvua, nella provincia di Lunda Nord. In anni recenti, molti rifugiati hanno spontaneamente fatto ritorno nella Rdc. Oggi, Lôvua accoglie circa 7.000 rifugiati. L’Unhcr assicura assistenza a circa 57.000 rifugiati e richiedenti asilo in Angola, per lo più in aree urbane.

Vescovo e migrante

20 Luglio 2022 - Milano - Arjan Dodaj aveva 16 anni quando ha lasciato l’Albania per l’Italia, meta vagheggiata da tanti connazionali. Il viaggio in motoscafo insieme ad altri giovani, l’arrivo in Puglia, la prima notte in un casolare diroccato, le parole degli organizzatori: «Camminate e seguite i binari del treno». Dalla stazione di Bari il viaggio verso Cuneo dove aveva conoscenti, i primi lavori come giardiniere e saldatore. Nella comunità che lo accoglie come un figlio conosce il volto amico della Chiesa. Poi il battesimo, la vocazione religiosa coltivata in seminario a Roma e nel 2003 la consacrazione al sacerdozio per le mani di Giovanni Paolo II. Ma nel disegno di Dio c’è il ritorno nella terra nativa, prima come sacerdote fidei donum e dal 2021 - ventinove anni dopo quel viaggio nel mare Adriatico - come arcivescovo di Tirana-Durazzo. La storia di Arjan Dodaj, come quelle di tanti che hanno lasciato il loro Paese, insegna che quando parliamo di migranti dovremmo sempre ricordare che dentro questo termine generico stanno persone, volti, destini. E a volte ritorni nella terra di origine, tanto imprevedibili quanto ricchi di significato. Un sedicenne fuggito dall’Albania è diventato seminatore del Vangelo e guida la diocesi della capitale di un Paese dove ogni fede era stata bandita dal potere. (Giorgio Paolucci - Avvenire)

Washington: studenti e insegnanti italiani all’Ambasciata d’Italia

19 Luglio 2022 -
Gli Usa, ed in particolare le città di Washington, Miami e New York, sono uno dei quattro Paesi in cui gruppi diversi di studenti italiani potranno svolgere una ricerca sul campo sul tema dell’emigrazione italiana nel corso del ‘900. A Washington gli studenti frequenteranno per tre settimane un programma di seminari elaborato dall’Italian American Museum di Washington DC e da Casa Italiana Sociocultural Center in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia. Tra i temi che verranno approfonditi, la storia degli italo-americani, la discriminazione razziale, il funzionamento del Governo negli Stati Uniti, il cibo e la cultura pop italoamericane. Il capo della Cancelleria Consolare, il Primo Consigliere Bellantone, ha sottolineato la significativa collaborazione tra l’Ambasciata d’Italia e il Distretto di Columbia nel campo dell’istruzione, ricordando il recente rinnovo del Protocollo d’Intesa tra l’Ambasciata e l’Amministrazione Scolastica del Distretto di Columbia, in cui si è confermato l’impegno reciproco alla promozione ed espansione dei programmi scolastici di lingua e cultura italiana nelle scuole pubbliche del Distretto di Columbia.

Ministero Lavoro-Anci: pubblicato rapporto si insediamenti informali dei migranti

19 Luglio 2022 -

Roma - Almeno 10mila lavoratori agricoli migranti vivono in insediamenti informali in Italia. Luoghi di privazione dei diritti e sfruttamento, in molti casi presenti da diversi anni, privi di servizi essenziali e di servizi per l’integrazione. È l'evidenza più critica del Rapporto “Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare” pubblicato oggi dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dall’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani nell’ambito del Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020–2022.

Il Rapporto, realizzato dalla Fondazione Cittalia dell’ANCI presenta i risultati di un’indagine senza precedenti per copertura nazionale e ampiezza di restituzione. La metà dei Comuni italiani ha compilato un questionario su presenze, flussi, caratteristiche dei lavoratori agricoli migranti e sistemazioni alloggiative: dalle abitazioni private e strutture, temporanee o stabili, attivate da soggetti pubblici o privati, fino agli insediamenti informali o spontanei non autorizzati. Sono stati censiti anche i servizi a disposizione degli ospiti, così come gli interventi per l’inserimento abitativo promossi dai Comuni stessi. Sono 38 i Comuni che hanno segnalato la presenza di 150 insediamenti informali o spontanei non autorizzati, con sistemazioni varie (casolari e palazzi occupati, baracche, tende e roulotte) e presenze che vanno dalle poche unità registrate nei micro-insediamenti, alle migliaia di persone nei “ghetti” più noti alle cronache. Alcune aree del Meridione guidano la classifica delle undici Regioni coinvolte, ma il fenomeno interessa tutto il Paese. L’indagine ha consentito al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di individuare anche le amministrazioni locali destinatarie dei 200 milioni di euro del PNRR investiti con l’obiettivo di superare questi insediamenti.  Lo rendono noto l'Ufficio stampa del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e quello dell’Anci.

Migranti: 33.556 persone sbarcate sulle coste italiane

19 Luglio 2022 -
Roma - Sono  33.556 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo i dati diffusi oggi dal ministero degli Interni. Di questi 5.803 sono di nazionalità bengalese (17%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (5.770, 17%), Tunisia (5.755, 17%), Afghanistan (3.292, 10%), Siria (2.057, 6%), Costa d’Avorio (1.256, 4%), Eritrea (980, 3%), Guinea (892, 3%), Iran (761, 2%), Pakistan (649, 2%) a cui si aggiungono 6.182 persone (19%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 4.067 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato, del Viminale, è aggiornato a ieri, 18 luglio.

Scuola: 65%degli stranieri è nato in Italia

19 Luglio 2022 - Roma - Sono circa 877mila, secondo i dati ufficiali del ministero dell’Istruzione, riferiti all’anno scolastico 2019-2020, gli studenti di nazionalità non italiana che studiano in Italia, pari al 10,3% della popolazione scolastica complessiva. In dieci anni, gli studenti con cittadinanza non italiana sono aumentati del 23,4% (+166 mila unità). Prevalgono le seconde generazioni: il 65,4% degli studenti di origine non italiana è, infatti, nato nel nostro Paese.

Burocrazia e nessuna legge “La cittadinanza? Un sogno”

19 Luglio 2022 -

Terni - Storie di ordinaria burocrazia. E di diritti negati per le storture di una legge che oggi li condanna a sentirsi stranieri in quello che è a tutti gli effetti il loro Paese. Jurgen, Alexia e Doris sono tre esempi emblematici di come lo Ius scholae, ora fermo alle Camere, risolverebbe il problema alla radice. Hanno età e situazioni diverse, ma sono uniti dallo stesso filo rosso. Sono 'italiani senza cittadinanza'. 

Jurgen Kulli ha 24 anni ed è nato a Spoleto da famiglia albanese che non ha mai chiesto la nazionalità italiana. «Quando i miei genitori divorziarono – spiega – mio padre, che aveva in carico i documenti, non rinnovò il mio permesso di soggiorno e quindi io ho vissuto da irregolare nel mio Paese, fino a 18 anni, senza rendermene conto. Frequentavo la scuola dell’obbligo e quindi non potevano espellermi, così come mia madre, che viveva qui con due figli a carico. Diventato maggiorenne ho fatto richiesta per la cittadinanza: con il mio avvocato Suzana Korriku abbiamo presentato tutti i documenti che certificavano il fatto che io sono nato qui e non sono mai uscito dall’Italia. Niente. Ho anche chiesto al prefetto: 'Mi faccia una prova di italiano', ma non c’è stato verso». Oggi Jurgen, che lavora in una impresa edile, ha un permesso umanitario, ottenuto a fatica e deve rinnovarlo ogni anno, fino a quando, a 30 anni, potrà ottenere la cittadinanza. E intanto, trova ostacoli ovunque. «Vorrei tanto fare il concorso per entrare in Polizia, ma non posso, perché non sono italiano» dice. 

Alexia Miranda Cedono ha 18 anni ed è nata a Foligno, da famiglia originaria dell’Ecuador. Oggi studia all’Università e lavora in un fast food, ma questo non basta per garantirle la cittadinanza. Nel suo caso, alla burocrazia si unisce il destino, in una combinazione che oggi la costringe a dover stare attenta a non perdere mai il lavoro: «Il mio permesso di soggiorno è per motivi di lavoro e se lo perdo, potrebbero rimandarmi in Ecuador, dove io non saprei che fare», spiega. Tutto comincia nel 2016, quando i genitori decidono di tornare in Ecuador, portando con loro Alexia ed i due fratelli. Doveva essere una permanenza breve, ma fra un problema coi documenti, uno economico ed il lockdown, restano nel Paese sudamericano cinque anni. «A me mancava la pasta, io mi sono sempre sentita straniera in Ecuador, ho tenuto l’Italia nel cuore tutto il tempo – dice Alexia –. però avevo 12 anni, non potevo farci niente, decidevano i miei genitori». Questa lunga sosta, per la legge italiana, le impedisce, oggi che è maggiorenne, di poter richiedere la cittadinanza. «Io e i miei fratelli siamo paradossalmente 'vittime' della decisione dei nostri genitori – spiega –. Ho dovuto rifare da zero il permesso di soggiorno ed oggi ce l’ho per motivi di lavoro, rinnovabile anno dopo anno. L’Università? Per lo Stato non conta, perché non fa parte dei percorsi di istruzione obbligatoria». Anche per lei, ci vorranno dieci anni di residenza o il matrimonio con un italiano.

Ma la storia più paradossale è quella di Doris Egwu, 39 anni, nata in Nigeria e trasferitasi in Umbria da quando aveva otto mesi. Anche lei lavora ed è attivista per i diritti degli 'italiani senza cittadinanza' presso l’associazione Il Pettirosso. La sua domanda di cittadinanza è bloccata dal casellario giudiziale. Ma non quello italiano, bensì quello nigeriano: «In Italia, dove la responsabilità penale comincia a 14 anni, mi chiedono un documento che attesti che io non abbia commesso reati quando avevo da zero a 8 mesi, in Nigeria». Non solo: «Siamo già al terzo tentativo: prima è arrivato scaduto, poi è arrivato in inglese ed è scaduto per i tempi lunghi della traduzione in Italia. Quando tornerò in Nigeria proverò ad ottenerlo, ma non sarà facile perché l’anagrafe là non funziona bene. I miei genitori non hanno mai voluto fare richiesta ed io stessa ho capito che serviva quando è morto mio padre. Avevo 19 anni e non mi ero mai mossa dall’Italia, ma purtroppo mancava un requisito: mia madre infatti aveva sempre lavorato in casa, era mio padre che manteneva la famiglia. Ha iniziato a lavorare in quell’anno, dopo la morte di mio padre». È qui che entra in gioco la distratta burocrazia italiana: «Passati cinque anni, avevamo tutto in regola, ma quando siamo andati a fare richiesta abbiamo scoperto che secondo lo Stato italiano avevamo vissuto per un periodo in Nigeria, io e mio fratello, senza mia madre, quando lui aveva 5 mesi ed io ero al nido. In realtà ci eravamo solo trasferiti da Perugia a Terni, con la famiglia». Oggi, sua madre e suo fratello sono riusciti ad ottenere la cittadinanza mentre Doris attende ancora il documento e nel frattempo può restare in Italia perché «familiare di un convivente con cittadinanza italiana». Maledetta burocrazia. (Emanuele Lombardini - Avvenire)