Primo Piano

Festival: le voci di Afrobrix, i neri d’Italia

30 Agosto 2022 - Brescia - Dal 2 al 4 settembre a Brescia si terrà la terza edizione “Afrobrix”, il primo festival italiano dedicato all’afro discendenza. Musica, cultura, arte e cinema con l’obiettivo precipuo di valorizzare tutte le realtà afrodiscendenti e afroeuropee partendo dal contesto socioculturale in cui queste vivono. Venerdì 2 settembre alle 20.30 si inaugura la kermesse bresciana con la novità di quest’anno: “Afrobrix Artistic Contest”. 16 artisti emergenti da tutta Italia si esibiranno dal vivo con un brano che hanno proposto allo staff del festival e saranno valutati da tre speciali giudici: l’influencer e maestro di danze afro e cultura Hip-Hop John Cedar alias Momo, il rapper e produttore bresciano Tommy Kuti e la cantautrice Anna Bassy. Alle 22 il concerto degli E.D.A. (acronimo di Essere Diversi Aiuta oppure Ecologisti Daltonici Automatici), progetto del cantante Sidy Casse ex XFactor di origini senegalesi ma di adozione lumezzanese. Sabato 3 settembre, dalle ore 21, il concerto di Awa Sanè, artista nata a Brescia da mamma italiana a papà senegalese. Infine, tra i tanti appuntamenti grande chiusura domenica 4 settembre, dalle ore 21, con l’esibizione dei primi tre classificati di “Afrobrix Artsitic Contest”. Dalle 21.30, concerto di Nehemiah Brown and the Gospel Spirit, dove il pastore e maestro assieme alle voci Kavinya Ndumbu artista del Kenya e di Marzia Duarte preveniente da Capo Verde, propone al pubblico un repertorio gospel e spiritual autentico, creando un’atmosfera intensa, elettrica, ricca di spiritualità e di gioia. Dalle 22.30 live di Arsène Duevi, musicista del Togo in Italia dal 2002.

“Attraverso Cosenza”: iniziato il campo estivo promosso dalla Migrantes di Cosenza-Bisignano

30 Agosto 2022 -
Cosenza - Una giornata intensa quella che abbiamo vissuto ieri, ricca di attività che ci vedranno impegnati per i prossimi tre  giorni. Siamo stati divisi in 3 gruppi che saranno impegnati in 3 diverse attività, nello specifico: la realizzazione di un murales, la composizione di un puzzle, e l’indispensabile servizio mensa. Qui l’appetito è davvero tanto!
Dopo pranzo abbiamo trascorso del tempo insieme, giocando e cantando, che ci ha dato la possibilità di stringere ancora di più l’amicizia tra di noi. Avremo modo di dirvi qualcosa di più sui nostri compagni di viaggio.
Nel pomeriggio abbiamo visitato il centro storico della città di Cosenza e ammirato, tra l’altro, la bellezza del Duomo di Cosenza, anche noto col nome di cattedrale di Santa Maria Assunta, e conosciuto la sua interessante storia. Non per niente, dal 2011, il Duomo è stato dichiarato “Patrimonio testimone di una cultura di pace dell’UNESCO”. Ottocento anni di storia e meraviglie!
Infine, dopo cena, ci siamo riuniti per parlare della giornata che abbiamo trascorso. Sono state delle esperienze meravigliose soprattutto il legame che si è creato tra di noi. Non vediamo l'ora di continuare anche domani. (Giovani Migrantes Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela)

Morto il migrante che commosse il Papa

30 Agosto 2022 - Roma - È morto il giovane originario del Ghana per il quale un intero paese, Vignale Monferrato, nell’Alessandrino, si era mobilitato per pagargli il viaggio dall’Italia in Africa affinché potesse riabbracciare il padre. Il suo caso era stato svelato da papa Francesco, commosso, durante l’Angelus del 6 febbraio scorso. Gravemente malato, John Baldri, che nel Monferrato aveva trovato lavoro in un’azienda agricola dopo essere arrivato a Lampedusa su un barcone partito dalla Libia, aveva espresso come ultimo desiderio di potere tornare in Ghana per rivedere la famiglia. A Vignale gli hanno cosi organizzato il viaggio, per lui e un accompagnatore, e pagato tutte le spese, comprese quelle per le costose medicine. Ora il giovane voleva tornare ancora in Italia: «purtroppo non c’è riuscito – racconta Ernesta Corona, sindaca di Vignale – John è morto in quel Ghana, dove, dopo aver saputo della malattia incurabile, aveva desiderato tornare. E, grazie alla generosità della comunità di Vignale, ha potuto fare quell’ultimo viaggio e reincontrare la famiglia». Il pontefice aveva citato la storia di John e della comunità del paese monferrino come esempio di «santi della porta accanto ». Scoperta la malattia terminale, dopo il ricovero all’hospice di Casale Monferrato, «non lo abbiamo mai abbandonato – aggiunge la prima cittadina – Con la parrocchia e compaesani generosi abbiamo raccolto la somma necessaria per il viaggio aereo di rimpatrio e le cure necessarie, morfina compresa. È stato forte e ottimista fino alla fine. Nella missione dei Salesiani, dove il medico lo curava. I suoi infiniti “Grazie” riempivano il cuore. Stiamo pensando a come ricordarlo per sempre».

«L’integrazione degli immigrati frontiera dell’innovazione sociale»

30 Agosto 2022 -  Milano - «Aiutando me stessa ad integrarmi in un nuovo Paese, ho aiutato anche gli altri». Quando, qualche anno fa, l’allora 31enne Handan Akarsu aveva lasciato la sua Ankara per seguire in Italia il marito, Giuseppe Scarabello, uno psicoterapeuta e formatore di Treviso, aveva nelle tasche una laurea in Ingegneria chimica, una in Business management e un master in Salute e sicurezza sul posto di lavoro. Si era lasciata alle spalle un solido lavoro come esperta di formazione al ministero turco del Lavoro e della Sicurezza, non parlava bene la nostra lingua e ciò che vedeva davanti a sé erano solo dubbi, incertezze e porte chiuse. È stato grazie ai migranti e ai rifugiati politici, in particolare all’associazione padovana 'Popoli Insieme' che dal 1990 si occupa della loro integrazione, se Handan ha potuto cominciare a lavorare per l’innovazione sociale; ha iniziato a scrivere progetti comunitari con l’obiettivo di aiutare queste persone ad inserirsi nel contesto sociale, a fare rete, a produrre essi stessi innovazione contribuendo a costruire un ecosistema più equo e inclusivo. Insieme con il marito ha dato inoltre vita, nel 2019, all’associazione di promozione sociale 'Sides Aps' che attualmente conta 11 soci e 19 volontari e ha all’attivo nove importanti progetti internazionali. Oggi, la trentacinquenne imprenditrice turco-italiana è consulente nell’ambito dei progetti dell’Unione Europea, è business coach ed esperta di sicurezza sul luogo di lavoro; il suo impegno è concentrato sul cambiamento positivo della società e, anche per questa ragione, aspira a lavorare molto di più con i giovani. «Vorrei fornire loro gli strumenti grazie a cui sentirsi cittadini del mondo», spiega. La strada per raggiungere questi importanti obiettivi non è stata, come detto, molto facile per lei. «In Turchia avevo una vita attiva, un lavoro che mi entusiasmava ma una volta arrivata in Italia mi sono trovata quasi ad un punto morto, in una condizione in cui non sapevo fare nulla: ho sofferto molto, specialmente nei primi sei mesi. Mi era stato anche suggerito, poiché ero donna e straniera, di cercare lavoro in un’impresa di pulizie, o di provare a fare la badante o, ancora, di seguire dei corsi per visagista: ho sempre avuto un grande rispetto per tutti i lavori ma ero un ingegnere e, prima di provare a fare altro, mi volevo impegnare per costruire qualcosa di più affine ai miei studi e alle mie competenze », ricorda l’imprenditrice sociale. «Ho frequentato tanti corsi di formazione, ho fatto un’application, invano, per un Phd alla facoltà di Ingegneria industriale a Padova finché un giorno, grazie ad un ex collega di lavoro e ad un progetto dell’Università turca rivolto ai migranti, sono entrata in contatto con l’associazione Popoli Insieme, che ho inserito come partner nel programma e con cui poi ho continuato a collaborare, scrivendo molti altri progetti, facendo formazione e ricerca, creando connessioni ». Un passo alla volta, Handan Akarsu ha riconquistato fiducia e determinazione, diventando, tra l’altro, un apprezzabile punto di riferimento per molti di coloro che vogliono migliorare il mondo con il proprio lavoro. Dal 2019, quando ha costituito l’APS di cui è presidente, ha rafforzato una rete di relazioni tra l’Italia e la Turchia e l’ha poi estesa ad altri paesi europei, ha intrapreso diverse collaborazioni con istituzioni, Ong, aziende private, università, cooperative sociali e ambientali, associazioni, soprattutto quelle che si occupano di persone in condizioni di difficoltà - oltre ai migranti, i ragazzi che abbandonano la scuola, le persone disabili, chi non ha più un’occupazione - e di promozione di una nuova cultura del lavoro. Inoltre, continuando a studiare, a formarsi e a maturare nuove esperienze, è diventata consulente per progetti europei di sviluppo e cambiamento sociale e labour coach associata alla prestigiosa International Coach Federation; organizza e realizza progetti di formazione per aziende, università e associazioni sui temi del coaching, del project management & developement e della facilitazione di gruppi ed è project manager e ricercatrice/formatrice in molti progetti Erasmus Plus. «Innovazione sociale significa saper rispondere a nuovi bisogni della comunità attraverso nuove soluzioni, strategie e modelli: è quel cambiamento virtuoso capace anche di creare nuove cooperazioni (tra pubblico, privato e terzo settore). Il mio lavoro ha come fine l’equità sociale, l’inclusione, la creazione di un ambiente più sostenibile per tutti: è una piccola goccia ma so che ha la forza necessaria per creare un impatto positivo duraturo». (Monica Zornetta - Avvenire)    

Migrantes: da oggi ad Alghero il Corso di Alta Formazione sul tema della GMMR

29 Agosto 2022 - Roma - “Costruire il futuro con…” è il tema scelto dalla Fondazione Migrantes della Cei per il corso di Alta Formazione per tutti i direttori e collaboratori Migrantes delle diocesi Italiane che si svolgerà, da oggi ad Alghero, in Sardegna, la regione scelta dalla Commissione Cei per le Migrazioni per le celebrazioni nazionali della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del prossimo 25 settembre. Ad aprire il convegno il vescovo di Alghero-Bosa, mons. Mauro Maria Morfino, il direttore regionale Migrantes Sardegna, padre Stefano Messina che presenterà il corso, una relazione affidata al direttore regionale della Caritas Raffaele Callia e  una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba, mons. Roberto Carboni. Tra gli interventi previsti durante la settimana, che si concluderà il 2 settembre, quello del vescovo ausiliare di Milano Franco Agnesi, del segretario generale della Cei, l’arcivescovo di Cagliari mons. Giuseppe Baturi e del direttore generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis. In Sardegna, nella cattedrale di Iglesias, il prossimo 25 settembre, la celebrazione nazionale per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, presieduta da mons. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias e delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Sarda. In vista di questo appuntamento nelle parrocchie italiane e nelle Missioni cattoliche Italiane in Europa sta arrivando in questi giorni il numero della rivista “MigrantiPress” con il commento al messaggio di papa Francesco del presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego e del direttore generale don De Robertis e con il contributo di diversi direttori degli Uffici Cei. (Raffaele Iaria)

Migrantes: a Frascati il convegno di pastorale con i rom e sinti

29 Agosto 2022 - Roma – "Costruiamo il futuro con i rom e sinti": questo il tema del convegno di pastorale con i rom e sinti che si svolgerà – su iniziativa della Fondazione Migrantes – a Frascati dal 9 all’11 settembre. L’incontro – che sarà aperto dal direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni de Robertis – prevede testimonianze, momenti di confronto e di preghiera oltre che alcune relazioni sulla pastorale con i rom e sinti.

Costruiamo un futuro di pace dove nessuno è escluso: concluso il convegno europeo dei Giovani per la Pace

29 Agosto 2022 -

Amsterdam - Si è concluso ieri ad Amsterdam l’incontro internazionale dei 1000 Giovani per la Pace, accorsi nella capitale dei Paesi Bassi da 15 Paesi europei, tra cui l’Ucraina, con una delegazione numerosa proveniente da Kiev, Kharkiv, Leopoli, Ivano-Frankivsk, Cherson e Donetsk. Tre giorni di amicizia, dibattito e riflessione su diversi temi – ecologia, migrazioni, povertà – che hanno dato voce alle speranze di questo movimento giovanile legato alla Comunità di Sant’Egidio e hanno consolidato il suo impegno a diffondere, ogni giorno, una cultura solidale e inclusiva a scuola, in università e nelle periferie, accanto a bambini in difficoltà, senza dimora, anziani e rifugiati.

“Siamo liberi di lavorare per la pace, di essere felici e di aiutare gli altri. Sogniamo insieme un futuro senza guerra e violenza”, ha detto Marco Impagliazzo nell’assemblea plenaria. “Costruiamo comunità in cui ciascuno si senta a casa, un luogo in cui vincere le paure del presente. Le paure si vincono solo stando con gli altri. Anna Frank ha trovato nel diario un amico e nelle parole la forza per resistere. Etty Hillesum è andata al campo di Westerbock ad aiutare i suoi fratelli che da lì venivano smistati nei campi di sterminio. Avere degli ideali ha salvato la vita di Anna e Etty”, ha osservato il presidente di Sant’Egidio, invitando a raccogliere l’eredità di queste due giovani ebree olandesi che hanno conosciuto l’orrore della seconda guerra mondiale e della Shoah.

Durante il convegno anche una conferenza di Mario Giro sulla difficile situazione internazionale e la guerra in Ucraina, la visita alla casa di Anna Frank e al Memoriale nazionale delle vittime dell’Olocausto, una manifestazione per la pace nel centro di Amsterdam e una festosa liturgia eucaristica presieduta da mons. Johannes Hendriks, vescovo di Haarlem-Amsterdam, alla presenza di mons. Giancarlo Dellagiovanna della Nunziatura Apostolica nei Paesi Bassi. Al termine dell’incontro i Giovani per la Pace si sono dati appuntamento l’anno prossimo a Padova e Venezia per una nuova tappa di Global Friendship.

In morte di un figlio

29 Agosto 2022 -

Milano - Doveva essere un ragazzo coraggioso. Uno di quelli che, tra le macerie della Siria o in un campo profughi, si dicono: io in Europa arriverò, vivo o morto. Di quelli, forse, che lo hanno promesso alla madre: arriverò in Occidente, troverò lavoro, e un giorno voi mi raggiungerete. In Europa quel ragazzo è arrivato, ma morto peggio di un cane, soffocato dal caldo in un container e incastrato nel suo rifugio, da cui inutilmente ha tentato di uscire. Agnadello, nel Cremonese, nel polo logistico dove approdano Tir carichi di merce da ogni dove. È la mattina del 24 agosto. Un autista che ha caricato quel container in un porto del Sud spalanca il portellone e trova il corpo di un uomo inerte, come contorto fra le lamiere. L’ambulanza è inutile, l’uomo è morto da diverse ore. Ma, all’esame radiografico, le ossa risultano quelle di un ragazzo. Le etichette dei jeans sono scritte in arabo siriano. È tutto quello che per ora si sa del clandestino trovato ad Agnadello: arrivato in Europa, sì, ma morto, e di una morte terribile. La storia è sulle principali agenzie di stampa, sui giornali locali, su non molti quotidiani, in un colonnino: di migranti morti nei Tir se n’è visti tanti, non è una notizia.

Ma sforziamoci con un esercizio di immaginazione. Quel ragazzo, non ancora diciott’anni. Nel 'nostro' mondo, poco più che un bambino. Gli occhi scuri, i capelli neri. Se veniva dalla Siria, un’atroce guerra negli occhi. Se fuggiva dai campi in cui la Turchia costringe i profughi, la miseria come unico orizzonte, per sé e per i suoi fratelli.

A quell’età però, se si è già visto tutto, nella testa si è uomini. Se si è forti fisicamente e audaci, si crede di poter vincere ogni prova. Sono questi che partono, selezionati dalla disperazione e dal coraggio. Acqua, un cellulare, un fascio di banconote, del cibo in scatola: uno zaino da niente, per un lunghissimo viaggio. Gli abbracci, l’addio. In camion, chissà come nascosto, fino a Istanbul.

Quale babele il porto, nell’incrocio di cento lingue, nel fragore delle gru che caricano. Chi propone al ragazzo quel passaggio di certo sa che maledetto caldo arroventi le lamiere sui mercantili nel Mediterraneo, ad agosto. Il ragazzo non lo sa, oppure crede di farcela comunque. Il mazzo di banconote passa da una mano all’altra, il clandestino entra nel rifugio, e magari al primo momento gli pare anche accogliente.

Magari telefona a casa: ce l’ho fatta, arriverò in Italia.

Dal suo buco nel buio avverte che la nave si muove, esulta. L’aria è già bollente. Il ragazzo si rannicchia su sé stesso e cerca di dormire. Si risveglia, beve avidamente, dorme di nuovo. Si rialza e batte, disperato, da dentro la sua prigione, ma nessuno lo sente.

E neppure l’autista che carica il container sul Tir sente niente. Dorme, o è già moribondo il 'clandestino'? Quanto regge un adolescente forte, in una cella d’acciaio rovente di sole?

Che la coscienza gli sia venuta a mancare, viene da pregare – e tuttavia, ancora ne aveva abbastanza per cercare di uscire da quella tana. Che non abbia capito, nell’agonia, come tutto stava finendo: il viaggio, la speranza, la sua breve vita. Nemmeno diciott’anni secondo le lastre, batte l’agenzia Agi. Diventa una 'breve' in cronaca. Questo siamo diventati. Nel crollo demografico, mentre la manodopera per i lavori più duri manca, i siriani e afghani e curdi più determinati a vivere muoiono così. Proprio certi, che non ne abbiamo bisogno? (E ne vengono su tanti da noi, di ragazzi così?)

Ma, temiamo, di queste storie si leggerà sempre di meno. Vecchio e impaurito, il Primo Mondo non vuole vedere i suoi borghi abbandonati, i figli che mancano. E anche noi, non ci stiamo indurendo? Quel ragazzo, i suoi occhi, sua madre, le promesse, e poi il buio, la paura, l’aria che brucia in gola. Sappiamo fermarci un istante e almeno immedesimarci nell’ignoto senza visto e senza più patria né bandiera ? Se c’è ancora questa fessura in noi, c’è ancora forse speranza. Se qualcuno, leggendo, si ferma a dire una preghiera. Per quel ragazzo e per tutti quelli che vorrebbero solo lavorare onestamente e vivere qui: lo vorrebbero disperatamente – al punto di sfidare una simile morte. Quando ci decideremo a dare loro strade e rotte di migrazione che non s’inabissino nel dolore e sino alla morte? (Marina Corradi  - Avvenire)

Italiani nel mondo: domani il 57 anniversario della tragedia di Mattmark

29 Agosto 2022 - Roma - Ottantotto morti : 56 italiani. È il 30 agosto 1965, ore 17,15, quando 2 milioni di metri cubi staccatisi dal ghiacciaio dell’Allalin in meno di 30 secondi seppellirono sotto 50 metri di ghiaccio e detriti le baracche, la mensa e le officine degli operai della diga di Mattmark, in Svizzera. Una tragedia che segnò l’intero paese. La maggioranza delle vittime erano della provincia di Belluno (17), 7 provenivano da San Giovanni in Fiore, in Calabria. «L’emigrazione dei nostri connazionali e il sacrificio che questa ha comportato hanno segnato l’identità dell’Italia e anche lo stesso processo d’integrazione europea», ha scritto Sergio Mattarella lo scorso 8 agosto in occasione della Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Ieri a Sedico (BL) commemorazione di quella tragedia davanti al monumento degli emigranti presenti nel piazzale Vittime di Mattmark con la presenza dei gonfaloni dei comuni di Sedico e Sospirolo, i gagliardetti delle Famiglie Ex emigranti e degli Alpini. Sabato la commemorazione nel piazzale della Diga a Mattmark con una celebrazione eucaristica e la presenza dell’ambasciatore d’Italia Silvio Mignano, rappresentanti delle istituzioni ed alcuni candidati al Parlamento italiano per la circoscrizione estero (R.Iaria)

Il posto dell’umile

29 Agosto 2022 - Citta del Vaticano - Diciannove giorni prima, nella notte del 9 aprile 2009, un terremoto di magnitudo 5,8 aveva praticamente raso al suolo la città e ucciso 309 persone. Il 28 aprile a L’Aquila arriva Papa Benedetto XVI e, superando le resistenze degli addetti alla sicurezza, entra nella basilica di Santa Maria di Collemaggio ferita dalla violenza del sisma e avvolta dalle impalcature. Pochi passi per raggiungere la teca con i resti di Papa Celestino V, e poi quel gesto che ancora oggi, dopo la rinuncia del 2013, fa riflettere: si toglie il pallio, e lo pone sul cristallo. Domenica Papa Francesco entra nella basilica di Collemaggio, ancora sotto restauro, e si ferma a pregare davanti la teca di Pietro del Morrone monaco eremita benedettino, eletto Papa nel 1294 con il nome di Celestino V. Per la prima volta un Papa compie il rito dell’apertura della Porta santa della basilica, battendo tre volte sull’anta di sinistra con un ramo d’ulivo del Getsemani: è la 728ma Perdonanza celestiniana. Un tempo di perdono, dice Francesco, che non deve limitarsi a una sola volta l’anno, “ma sempre. È così, infatti, che si costruisce la pace, attraverso il perdono ricevuto e donato”. È il Papa del “gran rifiuto”, come si legge nel terzo canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante. Ma “Celestino V non è stato l’uomo dei ‘no’, è stato l’uomo dei ‘si’” dice Francesco nell’omelia della messa celebrata sul piazzale della basilica. Questo perché, ricorda, “non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà”. È ai miti che Dio rivela i suoi segreti: “nello spirito del mondo, che è dominato dall’orgoglio, la Parola di Dio di oggi ci invita a farci umili e miti. L’umiltà non consiste nella svalutazione di sé stessi, bensì in quel sano realismo che ci fa riconoscere le nostre potenzialità e anche le nostre miserie”. Celestino è stato “testimone coraggioso del Vangelo” e in lui “noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia”. Ci ha lasciato “il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia. Misericordia è l’esperienza di sentirci accolti, rimessi in piedi, rafforzati, guariti, incoraggiati”. Omelia nel giorno in cui il Vangelo pone in primo piano la parabola del banchetto nuziale e della scelta del posto da occupare: “quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto”. Ovviamente non è una lezione di galateo, né tantomeno una forma di protocollo da rispettare; ciò che Cristo mette in evidenza, nel brano lucano, è l’umiltà: è il messaggio delle beatitudini, della capacità di scegliere una strada diversa da quella che il mondo propone; di non seguire le mode, spesso passeggere, del tempo. Il valore di ognuno non dipende dal posto che occupa in questo mondo. “L’uomo non è il posto che detiene, ma è la libertà di cui è capace e che manifesta pienamente quando occupa l’ultimo posto, o quando gli è riservato un posto sulla Croce”. E il cristiano sa che la sua vita è “una carriera alla maniera di Cristo … Finché non comprenderemo che la rivoluzione del Vangelo sta tutta in questo tipo di libertà, continueremo ad assistere a guerre, violenze e ingiustizie, che altro non sono che il sintomo esterno di una mancanza di libertà interiore. Lì dove non c’è libertà interiore, si fanno strada l’egoismo, l’individualismo, l’interesse, la sopraffazione”. L’Aquila sia davvero “capitale di perdono, di pace e di riconciliazione”; e per l’intercessione di Maria auspica “per il mondo intero il perdono e la pace” Il Papa ha voluto presenti in prima fila i familiari delle vittime del terremoto che hanno realizzato una Cappella della Memoria: “la memoria è la forza di un popolo, e quando questa memoria è illuminata dalla fede, quel popolo non rimane prigioniero del passato, ma cammina e cammina nel presente rivolto al futuro, sempre rimanendo attaccato alle radici e facendo tesoro delle esperienze passate, buone e cattive. E con questo tesoro e queste esperienze va avanti”: Jemo ’nnanzi! (Fabio Zavattaro - Sir)

Scalabriniani: proclamando Santo mons. Scalabrini papa Francesco “invita ad avere il suo sguardo d’accoglienza e d’amore verso tutti”

27 Agosto 2022 - Roma - Mons. Giovanni Battista Scalabrini è stato "un vescovo che si è dedicato completamente al ministero nella diocesi, ma ha saputo anche guardare oltre, a chi era costretto a lasciare la propria terra”. Lo ha detto oggi padre Leonir Chiarello, superiore generale dei Missionari di San Carlo fondati da mons. Scalabrini che sarà proclamato Santo il prossimo 9 ottobre. Il neo Santo “ha dato una risposta concreta al fenomeno della migrazione, coinvolgendo la Chiesa, il Governo, la società e chiamando tutti ad una presa di coscienza. Ha combattuto - ha detto ancora p. Chiarello - quello che il Santo Padre chiama ‘la cultura dell’indifferenza e dello scarto’. Proclamandolo Santo, Papa Francesco ci invita ad avere il suo sguardo d’accoglienza e d’amore verso tutti”. (R.Iaria)

Scalabriniane: “grande gioia l’annuncio della canonizzazione di monsignor Scalabrini”

27 Agosto 2022 -
Roma - “L'annuncio della data della canonizzazione del nostro fondatore Giovanni Battista Scalabrini riempie di gioia noi Suore Missionarie Scalabriniane. Questo periodo sarà un gioioso percorso di avvicinamento al giorno in cui sarà proclamato Santo. Lui, padre dei migranti, è la testimonianza di un impegno cristiano a tutela degli ultimi, una voce che nei tempi d'oggi risuona quanto mai necessaria e attuale”. Lo ha detto suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo/Scalabriniane. “Tutta la Congregazione vive in comunione questo momento, con l'intera famiglia scalabriniana, con tutti i migranti e rifugiati, perché è consapevole che l'eredità di Scalabrini è la missione con i migranti, un carisma per i tempi moderni. Scalabrini è un santo e il suo percorso di santità è stato per e con i migranti”, aggiunge suor Neusa.

Papa Francesco ai nuovi cardinali: missione è “apertura a tutti i popoli, all’orizzonte del mondo, alle periferie ancora ignote”

27 Agosto 2022 -
Città del Vaticano - Nuovi cardinali per la Chiesa Cattolica. Oggi pomeriggio papa Francesco, nella basilica di san Pietro, in occasione del Concistoro pubblico da lui convocato,  ha letto la formula di creazione e ha proclamato i nomi dei nuovi venti cardinali. Il rito è proseguito con la professione di fede dei porporati e il giuramento di fedeltà e obbedienza a Papa Francesco e ai suoi successori. I nuovi cardinali si sono quindi inginocchiati davanti al Papa ed hanno ricevuto lo zucchetto, la berretta cardinalizia e l'anello cardinalizio. Questi i nomi dei nuovi cardinali: mons. Arthur Roche, arcivescovo-vescovo emerito di Leeds, prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; mons. Lazzaro You Heung-sik, arcivescovo-Vescovo emerito di Daejeon, prefetto del Dicastero per il Clero; mons. Fernando Vérgez Alzaga, arcivescovo tit. di Villamagna di Proconsolare, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; mons Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marseille (Francia); Mons. Peter Ebere Okpaleke, vescovo di Ekwulobia (Nigeria); mons. Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus (Brasile); mons. Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão, arcivescovo di Goa e Damão (India); mons. Robert Walter McElroy, vescovo di San Diego (U.S.A.); mons. Virgilio do Carmo da Silva, arcivescovo di Díli (Timor Orientale); mons. Oscar Cantoni, vescovo di Como; mons. Anthony Poola, arcivescovo di Hyderabad (India); mons. Paulo Cezar Costa, arcivescovo di Brasília (Brasile); mons. Richard Kuuia Baawobr, vescovo di Wa (Ghana) che non era presente perchè ieri, come ha detto papa Francesco  - all'arrivo a Roma "si è sentito male per un problema al cuore, ha avuto un intervento ed è ricoverato" ed ha chiesto di pregare per lui; mons. William Seng Chye Goh , arcivescovo di Singapore (Singapore);  mons. Adalberto Martínez Flores, Arcivescovo di Asunción (Paraguay); mons. Giorgio Marengo, vescovo titolare di Castra severiana, prefetto apostolico di Ulaanbaatar (Mongolia); mons. Jorge Enrique Jiménez Carvajal, arcivescovo emerito di Cartagena (Colombia); mons Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari; padre Gianfranco Ghirlanda, già Rettore della Pontificia Università Gregoriana; mons. Fortunato Frezza, arcivescovo titolare di Treba. “Il Signore - ha detto il papa durante l'omelia -  ci chiama nuovamente a metterci dietro a Lui, a seguirlo sulla via della sua missione. Una missione di fuoco – come quella di Elia –, sia per quello che è venuto a fare sia per come lo ha fatto. E a noi, che nella Chiesa siamo stati presi tra il popolo per un ministero di speciale servizio, è come se Gesù consegnasse la fiaccola accesa, dicendo: Prendete, come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Commentando  il brano del Vangelo di Luca: “Sono venuto a gettare il fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!” papa Francesco ha spiegato che "il Signore vuole comunicarci il suo coraggio apostolico, il suo zelo per la salvezza di ogni essere umano, nessuno escluso”: “Vuole comunicarci la sua magnanimità, il suo amore senza limiti, senza riserve, senza condizioni, perché nel suo cuore brucia la misericordia del Padre. E dentro questo fuoco c’è anche la misteriosa tensione, propria della missione di Cristo, tra la fedeltà al suo popolo, alla terra delle promesse, a coloro che il Padre gli ha dato e, nello stesso tempo, l’apertura a tutti i popoli, quella tensione universale, all’orizzonte del mondo, alle periferie ancora ignote”. “Questo fuoco - ha quindi aggiunto -  potente è quello che ha animato l’apostolo Paolo nel suo instancabile servizio al Vangelo, nella sua corsa missionaria guidata, spinta sempre in avanti dallo Spirito e dalla Parola. È anche il fuoco di tanti missionari e missionarie che hanno sperimentato la faticosa e dolce gioia di evangelizzare, e la cui vita stessa è diventata vangelo, perché sono stati anzitutto dei testimoni. Questo, fratelli e sorelle, è il fuoco che Gesù è venuto a ‘gettare sulla terra’, e che lo Spirito Santo accende anche nei cuori, nelle mani e nei piedi di coloro che lo seguono. Il fuoco di Gesù, il fuoco che porta Gesù”. (R.Iaria)

Migrantes: gioia per la canonizzazione del Vescovo Scalabrini

27 Agosto 2022 -    La Fondazione Migrantes si unisce alla gioia degli Scalabriniani e delle Scalabriniane, delle Diocesi di Como e Piacenza-Bobbio e di tutta la Chiesa Italiana per la canonizzazione di Mons. Giovanni Battista Scalabrini, che sarà a Roma il 9 ottobre. Il Vescovo Scalabrini, oltre che Pastore della propria Chiesa di Piacenza per oltre trent’anni, è stato un Pastore dei migranti nelle Americhe, che raggiungerà in due viaggi. Insieme all’amico Vescovo di Cremona, Mons. Geremia Bonomelli, saranno i primi a considerare l’importanza del camminare della Chiesa con i migranti: Scalabrini realizzando una Congregazione di religiosi per le Americhe e un gruppo di sacerdoti diocesani e Bonomelli per l’Europa e l’Asia minore. In una Conferenza al Convegno dell’Opera dei Congressi di Ferrara, nel 1899 il Vescovo Scalabrini affermava: “Emigrano i semi sulle ali dei venti, emigrano le piante da continente a continente portate dalle correnti delle acque, emigrano gli uccelli e gli animali, e, più di tutti emigra l’uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata, ma sempre strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida, anche attraverso le catastrofi, verso la meta ultima, che è il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio ne’ cieli” (L’emigrazione degli operai italiani, Ferrara, 1899). L’emigrazione è una costante nella storia e nella vita dell’uomo di ieri e di oggi. Il Vescovo Scalabrini vede poi nella dispersione geografica degli individui e dei popoli il lento cammino della storia umana verso l’unità di una sola famiglia: “si va maturando quaggiù un’opera ben più vasta, ben più nobile, ben più sublime: l’unione in Dio per Gesù Cristo di tutti gli uomini di buon volere…” (Discorso al Catholic Club di New York, 15.10.1901. Una sola famiglia umana, un mondo fraterno è il cammino che ci indica oggi il Magistero della Chiesa, in particolare l’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco. Se la Santa Cabrini è stata proclamata la Madre degli emigranti, Scalabrini Santo può essere considerato il Padre degli emigranti: una madre e un padre che accompagnano anche il cammino dei migranti di oggi. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)  

Papa Francesco: Mons. Scalabrini sarà proclamato Santo il prossimo 9 ottobre

27 Agosto 2022 - Città del Vaticano - Sarà proclamato Santo il prossimo 9 ottobre mons. Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza. Nato a Fino Mornasco (Como, Italia) l’8 luglio 1839 ed entrato in seminario nel 1857, ricevette l’ordinazione sacerdotale il 30 maggio 1863. Dopo aver svolto gli incarichi di rettore e docente nel seminario minore di Como, nel 1870 venne nominato parroco di San Bartolomeo nella stessa città. All’età di 36 anni, il 12 dicembre 1875, riceve la nomina di vescovo di Piacenza, e il 30 gennaio 1876, venne consacrato a Roma, nella cappella di Propaganda Fide. Per 29 anni svolse un intenso apostolato nella diocesi piacentina: compì cinque visite pastorali, indisse e celebrò tre sinodi diocesani, incrementò e rinnovò la formazione e gli studi nei tre seminari della sua diocesi, esercitò con gran frutto il ministero della parola e l’insegnamento del catechismo, curò in modo particolare la liturgia e il canto liturgico, promosse il culto eucaristico e la devozione mariana. Rientrano tra le sue preoccupazioni l’apostolato della buona stampa con la fondazione di un giornale diocesano, l’assistenza ai poveri e agli anziani, senza trascurare categorie socialmente svantaggiate, come le sordomute e le mondariso. Impressionato, già nel periodo in cui era parroco di San Bartolomeo a Como, delle drammatiche condizioni delle prime migrazioni di massa verso le Americhe, soprattutto Stati Uniti e Brasile, il Beato s’impegnò a renderne consapevoli le autorità ecclesiastiche e statali e a sensibilizzare l’opinione pubblica. Proprio per assistere e proteggere i migranti fondò nel 1887 la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo. Sempre a favore dei migranti svolse un’intensa attività con conferenze e pubblicazioni e, nel 1905, dalla Congregazione delle Missionarie di San Carlo Borromeo. Sempre a favore dei migranti svolse un’intensa attività con conferenze e pubblicazioni e, nel 1901, vide accolte alcune sue proposte nella nuova legge sull’emigrazione approvata dallo Stato italiano. Negli ultimi anni della sua vita visitò personalmente gli emigrati e i suoi missionari negli Stati Uniti e in Brasile. Tornato in Italia, stremato di forze, si spense a Piacenza (Italia) il 1° giugno 1905. Fu proclamato Beato da San Giovanni Paolo II, in Piazza San Pietro, il 9 novembre 1997.

Quando i profughi sono ragazzi

26 Agosto 2022 - Roma - Tra i profughi accolti sull'isola di Cipro, molti sono ragazzi soli, tra i 15 e i 17 anni, partiti ancora più piccoli dall'Afghanistan, dalla Somalia, o da altri paesi segnati da guerre o regimi violenti. Alle spalle, storie difficili e dolorose: qualcuno ha perso i genitori, altri sono stati mandati lontano dalle stesse famiglie perchè si salvassero dalla violenza che affligge i paesi di origine. I minori non accompagnati sono oltre 750 in tutta l'isola, accolti in diverse strutture: circa 200 sono nel campo profughi di Pournara, in un'area denominata "Safe Zone", ovvero una zona protetta, destinata soltanto a loro. Altri sono in alcune strutture di accoglienza a Nicosia, o in hotel adibiti a "shelters" nelle città di Paphos e Larnaca. Sono stati loro i destinatari di molte delle attività dell'estate di solidarietà con i migranti a Cipro promosse dalle Scuole per la Pace della Comunità di Sant'Egidio: Scuola di Lingua, a Nicosia e a Pournara, dove alcuni di loro si sono affiancati ai volontari per aiutare nel servizio ai tavoli alla Tenda dell'Amicizia oppure nella cura dei più piccoli alla Scuola della Pace; gite culturali e ricreative con i ragazzi degli shelters di Larnaca e Paphos. Spesso considerati "difficili", sono ragazzi che hanno bisogno di ritrovare l'infanzia, perduta nei lunghi viaggi o nell'incontro precoce con l'orrore della guerra e delle persecuzioni. Colpisce - spiegano i promotori - in loro il senso di solitudine: all'euforia del viaggio e della scoperta di novità, si è presto sostituita la preoccupazione per il futuro, il sentirsi soli con poche risorse. Alcuni di loro sono in attesa di essere trasferiti in altri paesi europei dove potranno ricongiungersi ai familiari, ma per altri questa possibilità non c'è e aspettano la maggiore età sull'isola senza grandi speranze. Con i volontari di Sant'Egidio che quest'estate si sono alternati a Cipro da tutta l'Europa i ragazzi hanno potuto respirare un'aria nuova, che ha rotto la monotonia di giornate sempre uguali. Grazie anche alla collaborazione degli operatori del Ministero del Welfare cipriota che li hanno in affidamento, è stato infatti possibile coinvolgere quasi tutti loro. Nella quotidianità degli incontri "abbiamo cominciato a conoscerci, ad ascoltare le loro storie, a consolare le loro sofferenze. Nell'essere insieme i ragazzi hanno potuto esprimere tutto il loro desiderio di vita, e trovato amici a cui confidare i loro sogni". [caption id="attachment_29017" align="alignnone" width="300"] Foto Comunità Sant'Egidio[/caption]

Viminale: 52mila le persone migranti sbarcate sulle nostre coste dall’inizio dell’anno

26 Agosto 2022 -

Roma - Il cruscotto quotidiano del Viminale, che fotografa il numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1° gennaio 2022 (fino al 25 agosto) dice che, nell’anno in corso, sono state ufficialmente 52.632 le persone giunte nel nostro Paese, contro le 37.262 del 2021 e le 17.500 del 2020. Il picco di arrivi durante il mese di agosto si è verificato il giorno 13, con l’approdo sul territorio italiano di 1.439 profughi in sole ventiquattr’ore.

Morte sul tir e arrivi via mare: le due facce dell’odissea

26 Agosto 2022 -

Roma - È di un minore, probabilmente di origine siriana, il corpo trovato dentro un container ad Agnadello, in provincia di Cremona, da un autista proveniente dalla Turchia. La macabra scoperta è avvenuta mentre l’uomo si era fermato per caricare della merce. Il ragazzo sarebbe morto per soffocamento a causa del caldo che aveva invaso il suo stretto nascondiglio. La giovane età è stata ricostruita dalle lastre, la nazionalità dalle etichette dei pantaloni che fanno ipotizzare appunto la provenienza dalla Siria. L’ultima tragedia dell’immigrazione arriva dunque sulle strade del nord Italia, nella rotta via terra che dalla Turchia porta alla nostra penisola. Ci si nasconde a bordo, spesso tra una sosta e l’altra, dentro rimorchi di fortuna, a rischio della vita.

Anche la via del mare resta piena di pericoli per i profughi. Se due giorni fa, 1.200 persone sono sbarcate in Sicilia, Calabria e Puglia (in quest’ultimo caso, l’approdo a Taranto ha riguardato 106 persone salvate dalla Geo Barents) l’allarme resta alto per le imbarcazioni senza una destinazione ferme nel Mediterraneo. Da nove giorni a bordo della «Open Arms Uno», ad esempio, si trovano 99 persone salvate nel Mediterraneo centrale. «Hanno il diritto di sbarcare in un porto sicuro, lo impone la legge. L’umanità e la dignità ci rendono esseri umani. Basta», è stato l’appello della Ong spagnola. Tra loro c’è Mohammed, 17 anni: «Viene da uno dei paesi più colpiti dalla povertà e dalla violenza, il Chad. Da nove giorni è sul ponte della Open Arms Uno. Ha urgentemente bisogno di un porto sicuro dove sbarcare e dove tornare a vivere in pace». Nel frattempo, dopo settimane di sbarchi, ieri c’è stato il primo ricollocamento di migranti. Si tratta di 38 richiedenti asilo partiti per la Francia nell’ambito del nuovo Meccanismo volontario di solidarietà. L’intesa raggiunta il 10 giugno in Lussemburgo dal Consiglio Europeo Affari interni prevede il ricollocamento annuo di circa 10mila migranti, individuati principalmente tra le persone salvate in mare nel Mediterraneo centrale e lungo la rotta atlantica occidentale e poi sbarcate negli Stati membri di primo ingresso dell’Unione. Francia e Germania hanno messo a disposizione le maggiori quote, 3.500 e 3.000 persone, tra i 21 Paesi che hanno condiviso la Dichiarazione politica. A curare il trasferimento è stato il Viminale in raccordo con la Commissione europea, l’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo (Euaa) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim).

L’operazione è stata preceduta, così come prevedono le modalità operative approvate dalla Commissione europea e dagli Stati interessati, dalle attività di pre-identificazione, foto-segnalamento e controlli sanitari da parte delle autorità italiane per determinare i potenziali beneficiari, dalla registrazione delle domande di protezione e dalla proposta di ridistribuzione dei richiedenti protezione internazionale da parte dell’agenzia Euaa, dall’analisi dei dossier individuali e dalle interviste da parte della delegazione francese. Per l’organizzazione dei trasferimenti verso la Francia, con il sostegno finanziario della Commissione Europea, l’Italia si è avvalsa del supporto logistico dell’Oim, nell’ambito di progetti europei dedicati. Proprio per verificare la composizione del primo gruppo di migranti, dal 28 luglio al 2 agosto funzionari francesi sono stati in missione al Cara di Bari. Entro la fine di agosto è previsto l’arrivo in Italia di una delegazione di funzionari tedeschi che verificheranno la composizione di un secondo gruppo di migranti destinati ad essere ricollocati in Germania. (Giulio Isola - Avvenire) 

Vangelo Migrante: XXII Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 14, 1.7-14)

25 Agosto 2022 - “Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”, dice Gesù nel Vangelo di questa domenica. I maestri di vita spirituale, suggeriscono che è meglio non darsi subito come obiettivo l’umiltà perché c’è il rischio di scivolare verso una ‘sottile sufficienza’ o innescare una eccessiva considerazione di se stessi. L’umiltà, infatti, è essenzialmente volgere il proprio sguardo al di fuori di se stessi e lasciarsi condurre. Gesù la suscita in reazione ad una scena che gli capita innanzi. “Notando come sceglievano i primi posti” oppone ‘a quel segno del potere, il potere dei segni’: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!” (…) Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!” A Gesù non interessa stigmatizzare un comportamento sociale e piazzarlo tra le cose da fare o non fare nel traffico delle relazioni umane. L’umiltà che Lui indica, non è ‘bon ton’, svalutazione personale fine a se stessa o ‘escamotage’ per evitare brutte figure, ma apertura a Dio e ai fratelli. Tutti abbiamo un nervo scoperto che corrisponde all’ansia del primo posto, all’incessante sottolineatura del proprio ego. Una fatica angosciante che mai smettiamo di inseguire! Sembra che non ne possiamo fare a meno. E, invece, Gesù fa capire che ce ne possiamo liberare solo dinanzi alla consapevolezza che c’è Qualcuno che assegna il posto giusto a ciascuno. Vivere nella convinzione che il posto lo assegna Dio oltre che a vivere felici, genera anche la vera inversione di rotta nella storia e apre il sentiero per un tutt’altro modo di abitare la terra. Si tratta di una consapevolezza che ci permette di valorizzare il reale: quanti notabili e personaggi in vista sono stati respinti nella storia! E quanti perseguitati e testimoni, invece, vivendo dove Dio li ha posti…, anche in posti scomodi, si sono lasciati condurre da Lui e hanno illuminato di quella luce interi corsi della storia! Come il padrone di casa della parabola, che invita i commensali ad avanzare, così Dio si occupa di noi e ci conduce. Una vita dove il posto che abbiamo lo abbiamo ricevuto in dono, non sarà più il luogo del contraccambio ma il luogo del dono: “non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio”; quando si vive in funzione di un amore che non cerca il contraccambio, si trasforma tutto in condivisione. Vivere condividendo, vuol dire fare memoria di qualcuno che ha condiviso con noi quel che era suo. E questi è innanzitutto Dio che ha mandato il Figlio … senza chiederci niente in cambio insegnandoci che la vita si scambia non si commercia. Alla fin fine, umiltà significa esistere in funzione della vera ricompensa del Signore. Dice il libro della Sapienza: “gli empi sono coloro che non sperano salario dalla santità”. Il nostro rischio è che si viva senza sperare che il Signore ricompensi la condivisione e l’amore, credendo che fidarsi di Dio non paghi e non sia una realtà vantaggiosa. E, invece, è proprio questo il segreto delle beatitudini: Dio regala gioia a chi produce amore. (p. Gaetano Saracino)
  1. Gaetano SARACINO

Mons. Scalabrini, “uomo di grande carisma”

25 Agosto 2022 - Città del Vaticano - Sabato 27 agosto alle 16 nella basilica di San Pietro papa Francesco terrà il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di nuovi cardinali, per l’imposizione della berretta, la consegna dell’anello e l’assegnazione del Titolo o Diaconia e per la canonizzazione dei beati Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, fondatore della Congregazione dei Missionari di San
Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo, e Artemide Zatti, laico professo della Società Salesiana di San Giovanni Bosco (Salesiani). "La vicenda del vescovo
Scalabrini, uomo di grande carisma, si intreccia - dice oggi il presidenbte della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego, al settimanale "Il Nuovo Giornale" della diocesi si Piacenza-Bobbio - con la vita dell’allora vescovo di Cremona mons. Geremia Bonomelli, vissuto nello stesso periodo, con cui stabilisce una forte amicizia e una comunione di intenti che lega le due diocesi vicine.
Essendo io originario della diocesi di Cremona, ho approfondito - aggiunge mons. Perego - questo legame che si evidenzia attorno al dramma dei migranti". Alla fine dell’800 un milione di persone all’anno emigrava dall’Italia verso le Americhe e l’Europa. Sia Scalabrini che Bonomelli "vanno di persona a visitare i migranti. Bonomelli in Europa e nel Medio Oriente, Scalabrini nelle due Americhe: una vicinanza in maniera diretta che anticipa i viaggi che realizzeranno i Papi a partire da Paolo VI. Questi vescovi, figure affascinanti, hanno segnato la storia della Chiesa". (R.I.)