Primo Piano

Benedetto XVI: i temi della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

31 Dicembre 2022 - Roma - “Celebriamo oggi la Giornata Mondiale del Mi[1]grante e del Rifugiato. Nel Messaggio di quest’anno ho paragonato le migrazioni ad un ‘pellegrinaggio di fede e di speranza’. Chi lascia la propria terra lo fa perché spera in un futuro migliore, ma lo fa anche perché si fida di Dio che guida i passi dell’uomo, come Abramo”. Sono state le parole pronunciate il 13 gennaio 2013 da papa Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, l’ultima del suo pontificato. “I migranti – ha aggiunto – sono portatori di fede e di speranza nel mondo. A ciascuno di loro rivolgo oggi il mio saluto, con una speciale preghiera e benedizione”. Di seguito pubblichiamo i temi da lui scelti annualmente per questa Giornata: 2006 “Migrazioni, segno dei tempi: cieli e terra nuova il Signor darà”; 2007 “La famiglia, parabola di comunione nella diversità”; 2008 “Giovani migranti: risorsa e provocazione”; 2009 “Non più stranieri né ospiti ma della fa[1]miglia di Dio”; 2010 “Il minore migrante e rifugiato: una speranza per il futuro”; 2011 “Una sola famiglia umana”; 2012 “Migrazioni e nuova evangelizzazione”; 2013 “Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza”. (Raffaele Iaria)

Benedetto XVI: Mci Romania, “con la profondità e la chiarezza dei suoi documenti e delle sue catechesi è riuscito ad essere ‘lampada che risplende’ per tutti noi”

31 Dicembre 2022 - Bucarest - Un “Eterno riposo…” per papa Benedetto XVI: "con la profondità e la chiarezza dei suoi documenti e delle sue catechesi è riuscito ad essere 'lampada che risplende' per tutti noi". Lo dice a www.migrantesonline.it il coordinatore della Missioni cattoliche Italiane in Romania, don Valeriano Giacomelli. "Personalmente - aggiunge - faccio spesso riferimento a lui per i miei dialoghi con le coppie che preparo per il matrimonio e per il battesimo. Per me è stato e rimane un esempio per quanto riguarda il suo essere, da una parte, un uomo di grande fede e dall’altra, un uomo, pur nella sua timidezza, di grande umanità, disposto sempre a dialogare con tutti, presentando, in ogni circostanza - conclude - argomenti solidi e direi ragionevolmente incontestabili a favore delle sue affermazioni. Preghiamo affinché possa godere per l’eternità della 'Luce' che si è incarnata per illuminare il mondo".

Benedetto XVI, Mci Canton Zugo; grazie per la testimonianza di fede e la chiarezza con cui ci ha parlato di Gesù

31 Dicembre 2022 - Zurigo - Il decesso di Papa Benedetto XVI ha provocato anche in me atteggiamenti di sofferenza anche se come cristiano non posso che lodare e ringraziare il Buon Pastore delle nostre anime per aver donato alla Chiesa universale un “semplice operaio nella vigna del Signore” . Questa stessa definizione con cui Papa Benedetto XVI si è presentato al mondo intero mi ha tanto colpito: egli che è stato un grande teologo, egli che ora era il Vicario di Cristo sulla terra e che si autopresentava come un “semplice operaio”, doveva avere in sé una grande umiltà e non nascondo che ha ribadito e indicato ancora una volta anche a me quale doveva essere il mio primo atteggiamento come come ministro del Vangelo. Non posso poi ripercorrere la sua grande opera che Papa Benedetto ci ha fatto dono con il libro su Gesù di Nazareth con le sue diversi parti che non sto qui a presentare; di una bellezza e di un approfondimento degno di un uomo innamorato di Gesù. Si, leggendo questi volumi su Gesù di Nazareth che mi hanno dato molto in termine di riflessione teologica, ne ho tratto questa conclusione: soltanto una persona innamorata di Gesù poteva farci dono di quelle belle riflessioni e cito solamente la conclusione della seconda parte del libro dove Papa Benedetto XVI si esprime con la ricchezza, la profondità e la certezza di queste illuminanti parole: “ Nell’andarsene Egli viene per sollevarci al di sopra di noi stessi ed aprire il mondo a Dio. Per questo i discepoli poterono gioire, quando da Betania tornarono a casa . Nella fede sappiamo che Gesù, benedicendo, tiene le sue mani stese su di noi. E’ questa la ragione permanente della gioia cristiana”. Concludo con quest’altra riflessione che Papa Benedetto ci la lasciato nell'enciclica "Deus caritas est" e che costitusce per tutta la Chiesa universale un altro dono importantissimo. Ricordo che quando ho approfondito questa enciclica con i miei fedeli, in particolare le giovani generazioni ne erano entusiaste e si stupivano del linguaggio “moderno” che Papa Benedetto XVI usava. Nell’introduzione Papa Benedetto cita 1Gv 4,16  che dice "Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui"; poi continua dicendo che “queste parole esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguenza immagine dell’uomo e del suo cammino”.   Grazie caro Papa Benedetto; grazie per averci richiamato ancora una volta che tutto deve partire da Gesù e dal suo Amore e tutto deve essere riportato a Lui e al suo Amore che ci ha lasciato. Grazie per la tua testimonianza di fede e grazie per la chiarezza con cui ci hai parlato di Gesù. Il Buon Pastore delle nostre anime ti possa accogliere nel suo Regno  “Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”. (don Mimmo Basile, Missione Cattolica di Lingua Italiana nel Canton Zugo,  Svizzera)

Benedetto XVI, Mci Amburgo: rinuncia e alcuni segni del pontificato

31 Dicembre 2022 - Amburgo - La morte di Papa Benedetto XVI richiama alla mente, non tanto la sua figura di illuminato teologo già dai tempi del Concilio Vaticano II, non quello di giovane Arcivescovo di Monaco e poi Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, non quello di amante di Dio, dei libri, della Musica (Mozart in particolare), dei gatti; ma la sua rinuncia al Pontificato e alcuni segni avvenuti durante il suo Pontificato. L’ultimo papa che si dimise fu 600 anni prima, Gregorio XII nel 1415, e prima ancora Celestino V, nel 1294. È difficile delineare un ritratto di Benedetto XVI, forse quasi impossibile, non per gli aspetti molteplici che hanno attraversato la sua esistenza ma per il carico di complessità che la sua vita di teologo, uomo di Chiesa e intellettuale ha sostenuto. Nel corso del suo pontificato, Benedetto XVI, iniziò un percorso di riforme strutturali attuando sia in termini canonici che morali il principio dell’ermeneutica della continuità ovvero la concezione per cui il Concilio Vaticano II si deve porre in piena sintonia con la storia della Chiesa e ne aggiorni la prassi e le pratiche ma non rivoluzioni quella che è la tradizione liturgica. Per Benedetto XVI “conservare” non è chiudersi ma continuare nel solco di una tradizione leggendo i tempi e cercando di prestare fede alle Scritture. Ma ciò che va ricordato è che Benedetto XVI non ha mai avuto ripensamenti sulla sua rinuncia. L’ultimo documentario pubblicato proprio in Germania conferma una sensazione comune: Joseph Ratzinger non ha mai tergiversato su quanto deciso nel 2013 e nonostante tutto ogni volta che l’ex Papa prendeva una posizione in pubblico, il coro dei progressisti interveniva o si agitava, a dispetto di quanto una televisione tedesca proprio due anni fa – di questi tempi - decise di dedicare un video reportage di mezz’ora sul Papa emerito mediante cui è stato possibile approfondire numerosi dettagli della vita che Benedetto XVI. Un’esistenza fatta soprattutto di preghiera e letture. E tra le note più rilevanti, c’è il virgolettato di monsignor Georg Gänswein, suo fedele segretario, che affermò: “le dimissioni sono state una decisione lunga, ben pregata e sofferta, di cui non si è mai pentito. Il Papa è completamente in pace con sé stesso”. La vicenda, quindi, può non essere più dibattuta. Per quanto il caso della rinuncia continui ad interessare le cronache di chi cerca motivazioni differenti da quelle comunicate all’epoca dal Santo Padre. La “ingravescentem aetatem” non ha ancora persuaso tutti. Ma comunque la sua voce, nonostante l’età si è fatta sempre sentire. Ed ora ricordiamo solo due episodi di fatti eclatanti accaduti nel suo pontificato, la visita in Benin nel 2011 ed il fulmine che colpisce il Cupolone nel giorno delle dimissioni. Erano circa 80 mila i fedeli presenti alla messa del Papa in quella domenica di novembre del 2011 e tutti hanno potuto vedere insieme la luna e il sole, evento rarissimo a quella latitudine. E alcuni parlarono di “miracolo”. All’indomani della messa celebrata da Benedetto XVI nello Stadio de l’Amitiè di Cotonou, anche i vescovi del Benin si sono interrogati sullo straordinario fenomeno che ha consentito alle 8 del mattino agli 80 mila fedeli presenti di vedere insieme la luna e il sole, un evento rarissimo in Africa a quella latitudine, che ha suscitato grande stupore nella folla, come riferì ai giornalisti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Tanto più che non pochi fedeli hanno dichiarato di aver visto anche il sole muoversi e risplendere senza accecare, così da poterlo guardare a lungo senza problemi. Un fenomeno interpretato dagli africani come un prodigio dovuto alla presenza del Papa, ma che ha turbato anche gli operatori dei media e molti vescovi, anche perché, a quanto si è appreso, non è stato un fatto isolato ma si è ripetuto altre volte nel corso della visita. Monsignor Renè-Marie Ehuzu, vescovo di Porto Novo e presidente della Commissione Pastorale Sociale della Conferenza Episcopale del Benin, nonché responsabile organizzativo della visita papale nel Paese, dichiarò all’Agi che “sabato pomeriggio, quando il Papa nel tragitto verso la parrocchia di Santa Rita, alla periferia di Cotonou, si è fermato per salutare e benedire gli ammalati dell’ospedale che si trova lì vicino, si è verificato un fenomeno analogo, tanto che gli ospiti del nosocomio hanno voluto recarsi nella Cappella per una preghiera di ringraziamento”. “Per tutti e tre i giorni della visita – ha affermato il presule – ci sono testimonianze su eventi simili e foto scattate con i cellulari dai testimoni, in qualche caso sacerdoti. Personalmente non so dare una spiegazione ma escludo che si tratti di un fenomeno di isteria collettiva”. “La luna è attualmente molto vicina al sole (una piccola falce visibile prima dell’alba), perciò è impossibile vederla insieme al sole, cioè quando questo è alto nel cielo. Se era visibile, è evidente che il bagliore del sole era temperato, come appunto dicono i testimoni”. Il Papa ha portato la luce di Cristo. E poi la foto, che ha fatto il giro del mondo, e che non è una fake ma semplicemente autentica per varie e fortunate coincidenze, oltre a pazienza e bravura del fotografo: il fulmine la sera delle dimissioni di Papa Benedetto XVI. Alla morte di San Giovanni Paolo II, quella sera piazza San Pietro era gremita di gente, la sera delle dimissioni di Papa Benedetto XVI piazza San Pietro era vuota e desolata, solo il temporale che si apprestava a cadere su Roma e così fu ed i fulmini che squarciavano il cielo, tra cui quelli che cadevano sulla Basilica e quello ripreso sul Cupolone. Molti hanno interpretato questo accadimento così come quello in Africa come dei segni del cielo. Ora lui certamente gode del visione beatifica di Dio e dovrà continuare a pregare per noi così come noi per la sua anima benedetta. (don Pierluigi Vignola - Responsabile Missione Cattolica Italiana Amburgo)

Benedetto XVI: i funerali il 5 gennaio presieduti da papa Francesco

31 Dicembre 2022 -
Roma - “Giovedì 5 gennaio alle 9.30 si svolgeranno i funerali del Papa emerito Benedetto XVI, in piazza San Pietro, presieduti da Papa Francesco”. Ad annunciarlo è stato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, nel briefing in Sala stampa vaticana. “Assecondando il desiderio del Papa emerito, i funerali si svolgeranno nel segno della semplicità”, ha aggiunto Bruni definendo i funerali del 5 gennaio “solenni ma sobri”. Il 2 gennaio, ha confermato il portavoce vaticano, “dovrebbe essere presente il corpo del Papa emerito nella basilica di San Pietro, per le preghiere di tutti i fedeli che volessero recarvisi”. Annunciando anche qui in Sala Stampa la morte di Joseph Ratzinger, avvenuta questa mattina alle 9.34, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede ha inoltre resto noto che Benedetto XVI “aveva ricevuto l’unzione degli infermi mercoledì scorso, al termine della Messa nel pomeriggio, al Monastero Mater Ecclesiae, alla presenza delle Memores Domini”.

Cei: messaggio in occasione della morte del Papa emerito Benedetto XVI

31 Dicembre 2022 - Roma - Pubblichiamo di seguito il Messaggio della Presidenza della CEI per la morte del Papa emerito Benedetto XVI. Nel testo vengono riportate anche alcune indicazioni liturgiche. La Chiesa in Italia esprime profondo cordoglio per la morte del Papa emerito Benedetto XVI. Ritornano le parole della “declaratio” del 10 febbraio 2013, quando rinunciò al ministero petrino: «Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio». Anche nel momento della debolezza umana, ha dimostrato la forza che viene dalla fede in Cristo (2Cor 12,10) e l’importanza di una relazione profonda che nasce dalla preghiera nello Spirito (Gd 20). In queste ore risuona nel cuore di ciascuno di noi il suo invito a «sentire la gioia di essere cristiano, perché Dio ci ama e attende che anche noi lo amiamo». La sua vita fondata sull’amore è stata un riflesso della sua relazione con Dio e, nell’ultimo tratto della sua esistenza, ha reso visibile questa relazione con il Signore, custodendo il silenzio. Ringraziamo il Signore per il dono della sua vita e del suo servizio alla Chiesa: testimonianza esemplare di quella ricerca incessante del volto del Signore (Sal 27,8), che oggi può finalmente contemplare faccia a faccia (1Cor 13,12). La Chiesa in Italia, in particolare, gli è riconoscente per l’impulso dato alla nuova evangelizzazione: ricordiamo l’esortazione, rivolta in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale di Verona, a portare «con rinnovato slancio a questa amata Nazione, e in ogni angolo della terra, la gioiosa testimonianza di Gesù risorto, speranza dell’Italia e del mondo». In questo momento, facciamo nostra la sua preghiera alla Vergine di Loreto, a cui affidiamo la sua anima: «Proteggi il nostro Paese, perché rimanga un Paese credente; perché la fede ci doni l’amore e la speranza che ci indica la strada dall’oggi verso il domani. Tu, Madre buona, soccorrici nella vita e nell’ora della morte». Invitiamo le comunità locali a riunirsi in preghiera e a celebrare la messa in suffragio del Papa emerito Benedetto XVI. È opportuno utilizzare uno dei formulari proposti dal Messale Romano per le Messe dei defunti «Per il Papa» (pp. 976-977). Nei testi si dovrà aggiungere la dicitura «il Papa emerito Benedetto XVI». Precisiamo, inoltre, che nella colletta dello schema B e nell’orazione sulle offerte dello schema A si dovrà dire «il tuo servo, il Papa emerito Benedetto XVI».

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana

Mattarella: Benedetto XVI figura indimenticabile per il popolo italiano

31 Dicembre 2022 -

Roma - «La morte del Papa emerito Benedetto XVI è un lutto per l’Italia. La sua dolcezza e la sua sapienza hanno beneficato la nostra comunità e l’intera comunità internazionale. Con dedizione ha continuato a servire la causa della sua Chiesa nella veste inedita di Papa emerito con umiltà e serenità. La sua figura rimane indimenticabile per il popolo italiano. Intellettuale e teologo ha interpretato con finezza le ragioni del dialogo, della pace, della dignità della persona, come interessi supremi delle religioni. Con gratitudine guardiamo alla sua testimonianza e al suo esempio». Lo ha detto questa mattina il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella.

 

Migrantes: Benedetto XVI e i migranti, un ricco magistero

31 Dicembre 2022 - Il Magistero che Papa Benedetto XVI ci lascia sulle migrazioni è ricco, soprattutto negli otto Messaggi delle Giornate mondiali per il migrante e il rifugiato negli anni del suo Pontificato (2005-2013), a partire dal primo  dove definisce le migrazioni ‘segno dei tempi’. Le prospettive in cui si muove il suo Magistero sul tema delle migrazioni, sono state riassunte dallo stesso Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in veritate (2009), al n. 62 : “Un altro aspetto meritevole di attenzione, trattando dello sviluppo umano integrale, è il fenomeno delle migrazioni. È fenomeno che impressiona per la quantità di persone coinvolte, per le problematiche sociali, economiche, politiche, culturali e religiose che solleva, per le sfide drammatiche che pone alle comunità nazionali e a quella internazionale. Possiamo dire che siamo di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, che richiede una forte e lungimirante politica di cooperazione internazionale per essere adeguatamente affrontato. Tale politica va sviluppata a partire da una stretta collaborazione tra i Paesi da cui partono i migranti e i Paesi in cui arrivano; va accompagnata da adeguate normative internazionali in grado di armonizzare i diversi assetti legislativi, nella prospettiva di salvaguardare le esigenze e i diritti delle persone e delle famiglie emigrate e, al tempo stesso, quelli delle società di approdo degli stessi emigrati. Nessun Paese da solo può ritenersi in grado di far fronte ai problemi migratori del nostro tempo. Tutti siamo testimoni del carico di sofferenza, di disagio e di aspirazioni che accompagna i flussi migratori. Il fenomeno, com'è noto, è di gestione complessa; resta tuttavia accertato che i lavoratori stranieri, nonostante le difficoltà connesse con la loro integrazione, recano un contributo significativo allo sviluppo economico del Paese ospite con il loro lavoro, oltre che a quello del Paese d'origine grazie alle rimesse finanziarie. Ovviamente, tali lavoratori non possono essere considerati come una merce o una mera forza lavoro. Non devono, quindi, essere trattati come qualsiasi altro fattore di produzione. Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione”. Sono prospettive che si muovono nella tradizione del Magistero e dell’azione sociale della Chiesa, ribadite anche nell’Angelus della domenica 10 gennaio 2010 (dopo i fatti di Rosarno) e del Messaggio per la Giornata Mondiale delle Migrazioni (16 gennaio 2011), dal titolo: ‘Una sola famiglia umana’. Un messaggio che riprende il tema del diritto di migrare, già affermato da Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra (n. 30) e ribadito da Paolo VI nell’enciclica Octogesima Adveniens (n. 17), e al tema di una fraternità universale che chiede di leggere l’accesso e la destinazione dei beni dentro la prospettiva di una cittadinanza universale: tema approfondito poi da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. L’ultimo messaggio per la Giornata mondiale dei migranti e rifugiato, del 2013, Papa Benedetto XVI lo ha dedicato al tema «Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza», in concomitanza con le celebrazioni del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e del 60° della promulgazione della Costituzione Apostolica Exsul familia, mentre tutta la Chiesa era impegnata a vivere l’Anno della fede, raccogliendo con entusiasmo la sfida della nuova evangelizzazione. “Fede e speranza - scriveva Papa Benedetto XVI - formano un binomio inscindibile nel cuore di tantissimi migranti, dal momento che in essi vi è il desiderio di una vita migliore, unito molte volte alla ricerca di lasciarsi alle spalle la «disperazione» di un futuro impossibile da costruire”. La sua morte ci consegna questa fede e questa speranza dei migranti per costruire con loro il nostro futuro, come ha ripetuto Papa Francesco nel Messaggio per la Giornata dei migranti e dei rifugiati di quest’anno. Un Magistero che continua. ​(mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)

E’ morto papa Ratzinger

31 Dicembre 2022 - Città del Vaticano  - "Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano". Lo dichiara il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Dalla mattina di lunedì prossimo, 2 gennaio, il corpo del Papa emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli.
La Fondazione Migrantes con il Presidente, S.E. Mons. Gian Carlo Perego e il Direttore Generale, Mons. Pierpaolo Felicolo, si unisce alla preghiera che si alza nel mondo per la morte del papa emerito nel regno della luce e della verità.

Cei: ad Altamura, il 31 dicembre, la marcia nazionale per la pace

29 Dicembre 2022 -
Roma - Si terrà il 31 dicembre ad Altamura la 55ª marcia nazionale per la pace, organizzata dalla Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, Caritas Italiana, Azione Cattolica Italiana, Pax Christi Italia, Movimento dei Focolari con la Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti. Dopo la Veglia di preghiera a Bari lo scorso 21 dicembre, questo appuntamento – che si svolgerà sui passi di don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e già presidente di Pax Christi – rilancia l’impegno per la pace, ancora più urgente in un momento di confitto e di forti tensioni internazionali.   La marcia prenderà il via alle 15 presso la Casa Circondariale e terminerà in Cattedrale alle 21 con la celebrazione eucaristica che sarà trasmessa in diretta su Tv2000. Alcune tappe riprenderanno il tema del Messaggio per la 56ª Giornata Mondiale della Pace: “Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace”. “Nella convinzione che la pace sia il bene supremo che tutti insieme vogliamo e dobbiamo costruire, l’iniziativa – sottolineano i promotori – vuole essere l’occasione per proporre una rinnovata cultura della pace nel contesto attuale e per fare nostro lo stile della condivisione che proviene da Altamura, città del pane”.

Vangelo Migrante: Solennità di Maria Santissima Madre di Dio | Vangelo (Lc 2,16-21)

29 Dicembre 2022 - La festa cristiana che venera Maria Madre di Dio, suggerisce una meditazione su Maria che custodisce tutti gli avvenimenti straordinari e misteriosi della sua vita, meditandoli nel suo cuore, e in tal modo li strappa alla consunzione del tempo. La data del calendario civile, il primo giorno dell’anno, suggerisce una meditazione apparentemente di segno opposto: il tempo divide e disperde, il tempo fugge e inesorabilmente si porta via la nostra vita. Il passare degli anni rischia infatti di produrre una stanchezza progressiva, connessa all’incapacità di trovare un senso compiuto alla vita sempre insidiata dall’inarrestabile scorrere del tempo. Il tempo fugge e non puoi fermarlo. Lentamente rischia di uccidere ogni speranza e tutto diventa inutile e vano; praticamente un’attesa (più o meno lunga) del colpo finale: la morte. La ragione non vede altre vie. Nel Vangelo odierno si affaccia la risposta dell’intervento di Dio: dopo la nascita di Gesù, Giuseppe e Maria compiono un rito al tempio di Gerusalemme: “quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù”. Nella cultura semitica il nome ha una grande importanza in quanto esprime la realtà stessa della persona che lo porta. Il nome Gesù significa ‘Dio è salvatore’, ‘Dio salva’. In modo perfettamente appropriato, il nome Gesù esprime dunque il mistero del Dio che si è fatto uomo per salvarci. Mistero appena intravisto negli avvenimenti del Natale, mistero che Maria non pretende di capire subito in modo compiuto ma che serba nel suo cuore, così come accadrà per quelli successivi della vita del suo Figlio; dispone il suo cuore alla sequela e alla fine la verità, espressa nel nome del suo Figlio, diventerà per lei realtà luminosa. L’icona di Maria rappresenta la fede cristiana che conferma e soprattutto precisa che l’unico rimedio alla dispersione del tempo non è pretendere di capire subito e sempre tutto, ma innanzitutto nell’offrire a Dio tutto noi stessi e tutte le nostre opere. Da lì nasce la fiducia che in Gesù Cristo Dio ha rivelato definitivamente il suo volto e ci ha dato l’esempio luminoso ed impegnativo di quale sia l’unica strada per salvare la propria vita. Come Maria, anche noi in Gesù scopriremo il Dio che salva, il Dio che si è fatto presente nella storia ma che sta prima del tempo e oltre ogni tempo. È lui il Dio che raccoglie anche il più piccolo frammento della nostra vita, quando viene spesa per gli altri, per restituircelo bello, quanto neppure riusciamo ad immaginare. Fidiamoci di lui, come Maria, e ad ogni anno che passa capiremo qualcosa di più del tempo che scorre per portarci alla vita definitivamente ‘rialzata’: la vita eterna. (p. Gaetano Saracino)

Cei: invito a pregare per Benedetto XVI. Alla preghiera si unisce la Fondazione Migrantes

28 Dicembre 2022 - Pubblichiamo il testo della dichiarazione del card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, dopo l’invito di questa mattina di Papa Francesco a pregare per Benedetto XVI. "Accogliamo l’invito di Papa Francesco che, al termine dell’udienza generale, ha chiesto preghiere per Benedetto XVI, le cui condizioni di salute si sono aggravate a causa dell’avanzare dell’età. In questo momento di sofferenza e di prova, ci stringiamo attorno al Papa emerito. Assicuriamo il ricordo nella preghiera nelle nostre Chiese, nella consapevolezza, come lui stesso ebbe a ricordarci, che “per quanto dure siano le prove, difficili i problemi, pesante la sofferenza, non cadremo mai fuori delle mani di Dio, quelle mani che ci hanno creato, ci sostengono e ci accompagnano nel cammino dell’esistenza, perché guidate da un amore infinito e fedele”. Il suo restare “in modo nuovo presso il Signore Crocifisso”, continuando ad “accompagnare il cammino della Chiesa con la preghiera e la riflessione” costituisce un messaggio forte per la comunità ecclesiale e per l’intera società". La Fondazione Migrantes si unisce alla preghiera chiesta da Papa Francesco insieme al presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, per la salute di Benedetto XVI molto ammalato: “in questo momento di sofferenza e di prova, ci stringiamo attorno al Papa emerito” Benedetto XVI.

Allargare lo sguardo verso un “noi sempre più grande”

26 Dicembre 2022 - Londra - Il Natale del Signore irrompe nella nostra vita, squarciando le tenebre che offuscano il nostro cammino verso la sua pienezza. La nascita di Dio emana una luce che illumina e riscalda i nostri cuori e con la sua grazia ravviva in noi il desiderio di raggiungere ogni angolo remoto della terra per portare a tutti la gioia del Vangelo e, soprattutto, ci invita ad allargare lo sguardo verso “un noi sempre più grande”. Dio si fa bambino migrante e sceglie di nascere da un uomo e una donna migranti; non nasce a casa sua, ma in una grotta, al freddo e al gelo, come ci ricorda il canto della nostra tradizione. Accogliere Gesù significa accettare di essere, come Lui, migranti, e di vivere la fede con il senso di incompiutezza e di precarietà proprie del migrante. La fede non è possesso, è itinerario. La fede nasce dal discepolato di Cristo e il discepolo deve innanzitutto saper star fermo ad ascoltare la parola e imitare l’esempio del suo Maestro; arriva, e deve arrivare prima o poi, il momento in cui il discepolo, raggiunta la sua maturità, accoglie il mandato di diventare apostolo. Tocca ora a lui farsi parola e farsi gesto e azione. A Natale Dio ci ricorda che la parola ha un potere straordinario: non è solo fiato e suono; la parola è responsabilità, impegno, dono; la parola è credibilità. E’ per questo che in Dio il Verbo, la Parola, si fa carne. Dio promette, ma si assume la responsabilità di realizzare in prima persona le sue promesse. Possa il Signore sostenerci nel percorso di consapevolezza verso l’uso delle parole e, sul suo esempio, ci aiuti a diventare responsabili di questo grande dono. Che ogni parola che noi pronunciamo, o scriviamo, sia sempre più emanazione della Parola; che le nostre parole siano sempre più Parola. Le nostre parole si fanno Parola non solo quando come discepoli ci fermiamo ad ascoltarla e a meditarla, ma, soprattutto, quando accettiamo di trasformarla in gesto e azione (Mt 7,21; 12,50), quando ci assumiamo la responsabilità di portarla in quelle “periferie esistenziali” dove vivono tanti uomini e donne alla ricerca di quella gioia vera che il mondo non può offrire. Questi uomini e queste donne non si trovano in altri continenti; sono, piuttosto, il mio prossimo: persone a volte affamate di pane, ma più spesso anche di amore vero e di rapporti autentici; persone assetate d’acqua, ma anche di verità, di pace, di giustizia; persone forestiere, ma anche persone che noi rendiamo tali in quanto altre da noi con il loro modo di essere, di pensare, o semplicemente, straniere perché estromesse dal nostro tempo o dalla nostra attenzione, perché parlano una lingua diversa dalla nostra, hanno il colore della pelle, una religione, una preferenza sessuale, un livello culturale, diversi dai nostri; persone nude, perché indifese o fragili, perché giudicate, derise, emarginate; persone malate o carcerate, che si sentono sole e che hanno bisogno accanto a loro di una presenza di ascolto non giudicativa, un atteggiamento di misericordia, o semplicemente di ricevere un sorriso o un abbraccio. Quel prossimo, qualsiasi sia il suo volto, è Cristo (Mt 25,35-44). Non esiste nessun Cristo alternativo a quello migrante, affamato, assetato, nudo, straniero, malato e carcerato. E’ quel prossimo, e solo quel prossimo, che ci definisce e ci rende propriamente cristiani. La fede cristiana è come il polo di una calamita: può sprigionare la pienezza della grazia solo se connessa all’altro polo, il prossimo. Per costruire “un noi sempre più grande”, come ci invita a fare Papa Francesco, dobbiamo allenarci ad avere un cuore sempre più grande e un ego sempre più piccolo. La Missione dell’apostolo è difficile, ma quando la nostra vita sembra venire risucchiata dalla tempesta e sballottata dal vento contrario, lui ci incoraggia dicendo: “Coraggio, non abbiate paura” (cf Mt 14,22-36). Noi non siamo mai soli, il Signore ha scelto di essere l’Emanuele, il Dio con noi. Questo santo giorno, con l’irradiazione della luce emanata da Gesù che nasce ancora tra noi, ci dà l’opportunità di riscoprire, ancora una volta, che quella luce era dentro di noi sin dal giorno del nostro Battesimo, una luce per noi e in noi: noi siamo la luce del mondo (Mt 5,14a); una luce che ci è data non per restare nascosta, ma per risplendere nel mondo (Mt 5,14b-16). Se solleviamo lo sguardo, scopriremo attorno a noi tanti fratelli e sorelle che, animati dalla dono della fede e della stessa grazia, Dio ha convocato e ci ha messo accanto per realizzare lo stesso progetto: edificare una nuova umanità. Sono loro, siamo noi, quella porzione della Chiesa, la Betlemme, da cui siamo invitati a partire per raggiungere tutti gli uomini e le donne di buona volontà e a condividere con loro l’annuncio di cui oggi siamo destinatari: “Gloria a Dio e pace in terra agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14).

don Antonio Serra

Coordinatore Missioni cattoliche Gran Bretagna

Migrantes Bologna: Messa dei Popoli con il card. Zuppi

22 Dicembre 2022 - Bologna - Venerdì 6 gennaio alle ore 17.30 il Card. Matteo Zuppi, arcivescoivo di Bologna, nella festa dell’Epifania celebrerà la Messa dei Popoli in cui verranno utilizzate 13 lingue per le letture, i canti e le preghiere, e saranno portati ai piedi della statua di Gesù Bambino, da parte di alcuni fedeli vestiti con abiti tradizionali, doni caratteristici delle comunità etniche presenti in diocesi. La preghiera del “Padre Nostro” verrà recitata da ciascuno dei presenti nella propria lingua madre. «La violenza e la guerra – afferma il Card. Zuppi nel messaggio di auguri natalizi – uccidono l’umanità e spengono la vita. Il Natale accende la speranza e restituisce l’umanità. Preghiamo tanto per la pace e scegliamo anche noi di essere operatori di pace con tutti coloro che incontriamo, e anzitutto con noi stessi, sentendo l’amore di Cristo e restituendo la luce che illumina la notte, aiutando con il nostro amore tutti coloro che sono nella sofferenza, nel buio, nella solitudine e nella difficoltà. I pastori di notte videro una grande luce e si misero in cammino non cercando nulla di grande. Non trovarono qualcosa di imponente ma la cosa più piccola: un bambino. Era in un luogo fuori da quelli ordinari, un luogo povero, per certi versi insignificante, perché pieno del vero significato della vita. Ecco il senso del Natale: la luce che viene tra gli uomini per accendere i loro cuori e perché diventino loro stessi luce di speranza e di umanità».  

Migrantes, Natale di pace: il messaggio di mons. Perego

22 Dicembre 2022 -  “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che il Signore ama”. Nella Messa della notte di Natale ritorniamo a intonare nelle nostre chiese, dopo il silenzio dell’Avvento, il canto degli angeli. Per gli uomini e le donne che ama come figli e figlie, Dio a Natale regala il Figlio, che dona la pace. È una pace da costruire, anzitutto, in questo tempo di una guerra alle porte dell’Europa, che ha sconvolto non solo l’economia, impoverendo le famiglie e le imprese, ma anche ha impressionato le nostre menti, ha colpito il nostro cuore con le migliaia di morti e feriti, i milioni di Ucraini in fuga dalla propria terra, la distruzione di beni comuni come scuole, ospedali, il rischio di una catastrofe nucleare. Non siamo ancora stanchi della guerra, anche se con la guerra tutto è perduto: la vita, gli affetti, la casa. È una pace a cui educare ogni persona, soprattutto i giovani. A cinquant’anni dall’approvazione della legge sull’obiezione di coscienza ritorna forte il rifiuto delle armi. La pace non si può appoggiare sulle armi. È un’illusione. La pace nasce dal dialogo, dal confronto, dalla ricerca del bene comune, dalla custodia dei beni comuni. Il comandamento ‘Tu non uccidere’ rifiuta la logica delle armi, soprattutto oggi che sono incontrollate, di distruzione di massa. Lo ricordava con parole forti a un gruppo di giovani universitari don Primo Mazzolari, nel 1955: “Cristianamente e logicamente la guerra non si regge. Cristianamente, perché Dio ha comandato: «Tu non uccidere» (e «Tu non uccidere», per quanto ci si arzigogoli sopra, vuol dire: «Tu non uccidere»); e per di più si uccidono fratelli, figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo; sì che l'uccisione dell'uomo è a un tempo omicidio perché uccide l'uomo; suicidio perché svena quel corpo sociale, se non pure quel corpo mistico, di cui l'uccisore stesso è parte; e deicidio perché uccide con una sorta di «esecuzione di effigie» l'immagine e la somiglianza di Dio, l'equivalenza del sangue di Cristo, la partecipazione, per la grazia, della divinità”. Le armi non hanno mai costruito fraternità, ma hanno generato paura, morte, sicurezza effimera. Educhiamo e educhiamoci alla pace e favoriamo il disarmo per costruire un mondo e una città di pace: è questo il messaggio che viene da questo Natale. Senza la ricerca della pace rinneghiamo il Natale e prepariamo ancora, come Erode, la violenza sui piccoli e la fuga delle famiglie, come la famiglia di Nazareth. Auguro a tutti un Buon Natale di conversione alla pace: nelle parrocchie, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle caserme, negli ospedali e nelle case di cura, nelle città e nei paesi. Un augurio speciale di pace raggiunga le comunitò emigranti, immigrate, rom e sinti e dello spettacolo viaggiante. E raggiunga le nostre comunità ucraine in Italia, lontane dai propri familiari rimasti nel Paese martoriato dove si ripete la strage degli innocenti, come in altri 30 del mondo in cui scorre il sangue di guerre dimenticate. Buon Natale di pace.

Mons. Gian Carlo Perego

Arcivescovo Ferrara-Comacchio

Presidente Fondazione Migrantes

Vangelo Migrante: Natale del Signore | Vangeli Mt 1,1-25; Lc 2,1-14; Lc 2,15-20; Gv 1,1-18

22 Dicembre 2022 - Per la celebrazione liturgica del mistero del Natale del Signore, vengono offerti quattro brani di Vangelo: uno per la messa vespertina nella Vigilia (che fa già parte pienamente della festa) e poi quelli per la Notte Santa, l’Aurora e il Giorno. Ciascuno di essi introduce alla meditazione di un aspetto particolare del mistero che celebriamo, quasi una progressione di rivelazione da parte di Dio e di comprensione da parte dell’uomo: il Verbo che si cala nella storia dell’umanità; Gesù è il Salvatore ed è accolto nell’intimità di una famiglia; al sorgere del sole, i pastori, e noi con loro, possiamo vedere e adorare il bambino che è nato come “luce vera che illumina ogni uomo”, come solennemente annuncia il prologo del Vangelo di Giovanni! Una rivelazione però, che rischia di essere oscurata dalle tante nubi addensate sopra questa umanità. Ma nulla è impossibile a Dio. Vale anche per noi quel segno: “troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato …” Un segno oggi per nulla distante ma, sempre più spesso, un fatto drammaticamente vero e visibile a tutti. Dio che si fa uomo è lì. Dubitare o tergiversare su quel che si vede è come chiedere alla vita il significato della vita, per paura della vita stessa. In questo Giorno Santo ci vengono consegnati i primi frutti della Vita: l’amore e la gioia. L’amore che accoglie, la gioia che condivide. Cose volute, create, pensate, progettate da Dio stesso. Sono loro che danno significato ad ogni cosa e rendono perfettamente funzionante ed efficace tutto il movimento della vita in ogni dimensione dell’esistente. Per questo lo invochiamo: Ma-ra-na-thà! Vieni Signore! (p. Gaetano Saracino)    

Medicina Solidale: distribuzione pacchi a famiglie bisognose grazie anche a Migrantes

22 Dicembre 2022 - Roma - In vista del Natale, le associazioni di Medicina Solidale e Fonte d’Ismaele hanno organizzato per oggi, giovedì 22 dicembre, una distribuzione straordinaria di pacchi viveri nel quartiere di Tor Bella Monaca a Roma. Sono previsti aiuti per oltre 100 famiglie bisognose, sostenute dalle due associazioni nel corso di tutto l’anno e incontrate anche attraverso gli interventi di strada. Oltre agli alimenti che vengono distribuiti normalmente, in questi pacchi viveri saranno presenti anche panettoni e pandori, oltre a pigiamini per bambini. “Le realtà di Fonte d’Ismaele e Medicina Solidale – dichiara Lucia Ercoli, presidente di Fonte d’Ismaele – si impegnano ogni giorno nella costruzione di una comunità che sia aperta a tutti e nella quale ciascuno venga tutelato nella sua dignità, anche a partire dal rispetto dell’uso della parola, che se usata per denigrare e giudicare può creare conseguenze non dissimili da quelle di un conflitto. Ogni parola scagliata verso l’altro produce un male che lacera il tessuto comunitario a danno soprattutto dei più piccoli”. “Ringraziamo – aggiunge Ercoli – Bauli e Tezenis, che con le loro donazioni permetteranno a tante famiglie di festeggiare il Natale in una maniera che altrimenti non avrebbero potuto permettersi. Un ringraziamento speciale anche alla Fondazione Migrantes e alla Tavola Valdese, che sostengono da anni la nostra azione. L’augurio per queste festività è quello che ciascuno di noi riscopra di essere come la grotta della Natività, in cui Gesù nascendo fa tornare a splendere la luce, rendendoci persone migliori”.  

Natale: in Polonia un posto libero a tavola per i rifugiati

22 Dicembre 2022 - Roma - Proseguendo nel ciclo dedicato al discernimento, ieri Papa Francesco ha dedicato la sua riflessione al modo con cui Dio parla all' uomo, a partire dall' immagine della "brezza leggera" del primo libro dei Re. Al termine dell' udienza, guardando all' imminenza del Natale, il pensiero del Pontefice è andato all' Ucraina , in particolare ai bambini vittime innocenti di una guerra inumana. E circa lo stile che deve accompagnare queste festività, Francesco ha ricordato la tradizione, seguita in Polonia, di lasciare, alla vigilia di Natale, «un posto a tavola per un ospite inatteso. Quest' anno - ha aggiunto il Pontefice rivolgendosi ai pellegrini polacchi - sarà occupato dalla moltitudine di rifugiati provenienti dall' Ucraina, ai quali avete aperto le porte con grande generosità. Il Figlio di Dio, nato a Betlemme, riempia di amore ognuno di voi, le vostre famiglie e coloro che aiutate. Porti la pace a tutte le persone di buona volontà».

Viminale: da inizio anno sbarcate 100.354 persone migranti sulle nostre coste

21 Dicembre 2022 -
Roma - Sono 100.354 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questo 20.486 sono di nazionalità egiziana (20%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (17.830, 18%), Bangladesh (14.381, 14%), Siria (8.554, 9%), Afghanistan (7.162, 7%), Costa d’Avorio (5.452, 6%), Guinea (4.180, 4%), Pakistan (3.109, 3%), Iran (2.308, 2%), Eritrea (2.099, 2%) a cui si aggiungono 14.793 persone (15%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.