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ActionAid e UniBari, Cpr: rimpatri ai minimi storici e costi altissimi della detenzione

24 Luglio 2025 - Sulla piattaforma “Trattenuti”, promossa da ActionAid e UniBari, i nuovi dati inediti dei 14 centri detentivi attivi in Italia e in Albania. ActionAid e UniBari per la prima volta hanno ricostruito quanti milioni sono stati effettivamente impegnati per l’allestimento dell'operazione Albania fino a marzo 2025, nonostante i centri non siano stati completati: i dati sono ora pubblici sulla piattaforma “Trattenuti”. Ammontano a 570mila euro i pagamenti fatti dalla Prefettura di Roma all’ente gestore Medihospes per 5 giorni di reale operatività: 114mila euro al giorno per detenere 20 persone, tra metà ottobre e fine dicembre 2024, liberate poi tutte in poche ore.   L’allestimento di un posto effettivamente disponibile in Albania è costato oltre 153mila euro. Nel 2024 il Ctra di Porto Empedocle (AG) è costato 1 milione di euro per realizzare 50 posti effettivi (poco più di 21.000 euro a posto). Secondo la nota diffusa da ActionAid, i Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) esistenti alla fine del 2024 erano 11, per una capienza ufficiale del sistema detentivo per stranieri pari a 1522 posti. A ciò si devono aggiungere i 1033 posti ufficialmente realizzati presso i 3 Centri di trattenimento per richiedenti asilo (Ctra) che portano il totale dei posti a 2555. Ma a causa dei ritardi negli allestimenti, delle ripetute proteste e dei continui danneggiamenti subiti dalle strutture, il sistema funziona al 46% della capienza ufficiale a fine 2024. La giustificazione principale per l’esistenza dei Cpr è che rendano più efficace la politica di rimpatrio. Ma il ricorso alla detenzione non appare incidere sul numero di rimpatri effettuati. Nel 2024 si registra il minimo storico dal 2014: solo il 41,8% (2.576) delle persone in ingresso in un centro di detenzione, su un totale di 6.164, è stato rimpatriato. Nella nota, infine, si fa anche presente che nel sistema detentivo sono cresciuti negli ultimi anni i richiedenti asilo, arrivando a essere oltre il 45% delle persone trattenute nel 2024. Il 21% di questi non aveva ancora ricevuto un provvedimento di allontanamento, ma erano trattenuti solo in quanto richiedenti asilo.

Albania, il Tai denuncia il primo rimpatrio “esternalizzato” dal Cpr di Gjadër

27 Giugno 2025 - "Il 9 maggio 2025 l’Italia ha effettuato, al riparo da ogni riflettore, il primo rimpatrio 'esternalizzato' della propria storia recente: cinque cittadini egiziani sono stati prelevati dal Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gjadër, accompagnati sulla strada che conduce a Tirana e imbarcati su un charter che, partito da Roma, ha proseguito verso Il Cairo dopo la tappa albanese". Inizia così il testo di un nuovo comunicato del Tavolo asilo e immigrazione (Tai), che denuncia l’operazione in esame, la quale "viola apertamente il diritto dell’UE e travalica le disposizioni già illegittime previste dal Protocollo" perché "l’uso della forza coercitiva fuori dal perimetro del centro si svolge inequivocabilmente in territorio albanese ed è privo di qualunque controllo giudiziario italiano". Secondo il Tai, peraltro, "non è inverosimile che scenari di questa tipologia si riproducano anche nelle prossime settimane". L’operazione "infrange almeno quattro pilastri dell’ordinamento consolidato" e "dialoga apertamente con la logica contenuta nel Regolamento rimpatri in fase di negoziazione a Bruxelles" come se si trattasse di "laboratorio di diritto materiale". Come spiegato nel comunicato, "la rivelazione del primo rimpatrio diretto da Tirana è nata sul campo, durante la missione congiunta di monitoraggio del 17-18 giugno al Cpr di Gjadër condotta dal Tavolo Asilo e Immigrazione insieme alle deputate e ai deputati di opposizione, ed è stata oggetto di un’accurata inchiesta di Altreconomia".

Il comunicato integrale del Tai.

Le proposte di modifica di JRS Europe alla bozza di regolamento UE per i rimpatri

25 Marzo 2025 - Il JRS Europa, la sezione europea del Servizio dei gesuiti per i rifugiati, ha pubblicato un documento per esortare i legislatori dell'Unione europea a modificare la proposta di Regolamento sulla gestione dei rimpatri per garantire soluzioni incentrate sull'uomo.
Nel comunicato si fa riferimento ad esempio alla necessità di:
  • Porre la dignità umana al centro delle procedure di rimpatrio.
  • Privilegiare misure meno coercitive rispetto alla detenzione.
  • Vietare la detenzione di famiglie, minori e persone vulnerabili.
  • Estendere a tre mesi il termine per i rimpatri volontari.
  • Abolire gli hub di rimpatrio al di fuori del territorio dell'UE.

Proposta di Regolamento per rimpatri Ue. Fondazione Migrantes: “Appare dettata da uno spirito prevalentemente punitivo”

12 Marzo 2025 - La Commissione europea ha proposto un giro di vite sulle persone giunte in Europa da Paesi terzi. Preteso dagli Stati membri (Consiglio europeo, ottobre 2024) e annunciato dalla presidente Von der Leyen, il nuovo quadro giuridico per i rimpatri “costituisce – secondo l’Esecutivo – un elemento chiave per integrare il Patto sulla migrazione e l’asilo adottato lo scorso anno, che definisce un approccio globale alla migrazione”. “Con tassi di rimpatrio in tutta l’Ue attualmente pari solo al 20% e con una frammentazione dei diversi sistemi che si presta ad abusi, è necessario un quadro giuridico moderno, più semplice ed efficace”. Così le nuove norme forniranno agli Stati membri “gli strumenti necessari per rendere il rimpatrio più efficiente nel pieno rispetto dei diritti fondamentali” per superare i 27 sistemi diversi in vigore attualmente. (Fonte: SIR) Quello che sembra emergere dal testo della proposta della Commissione europea di un Regolamento "per un sistema comune dei rimpatri" - ha commentato mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes - è una svolta verso l'esternalizzazione della gestione delle persone che non hanno più titolo a rimanere nel territorio dell’Ue, prevedendo degli hub per i rimpatri in Paesi terzi. In generale, essa appare dettata da uno spirito prevalentemente punitivo. Altre esperienze analoghe di esternalizzazione in strutture di fatto detentive in Paesi terzi sono già state sottoposte a una minuziosa analisi dal punto di vista delle Convenzioni internazionali e dei diritti umani, e la loro valutazione è stata negativa. "Sarebbe auspicabile - continua mons. Felicolo - che l'Unione europea, piuttosto, con la sua storia e le sue radici di diritto, proponesse e finanziasse norme volte a investire in massima parte sul rafforzamento delle forme legali di ingresso ed, eventualmente, sui rimpatri assistiti volontari. Perché è bene ricordare che spesso i migranti che intendono rimpatriare, anche qualora non abbiano ricevuto provvedimento di espulsione, non hanno i mezzi per farlo". Scorrendo le 87 pagine del documento, sul tema dei “rimpatri volontari” la previsione di spesa per una loro “incentivazione” è di 8.4 milioni di euro per i prossimi tre anni, contro i 137.5 milioni di euro previsti nel triennio per la “capacità detentiva”. La nuova direttiva europea sui rimpatri dei migranti "smentisce il progetto dell'Italia in Albania, anche se lascia aperta la possibilità di trasformare le strutture albanesi in strutture detentive per chi è espulso dal Paese in vista del rimpatrio" sottolinea mons. Gian Carlo Perego , presidente della Commissione Cei per le migrazioni e presidente della Fondazione Migrantes. "A questo punto - osserva - ci domandiamo a cosa servirebbe la costruzione in Italia di 5 nuovi Cpr. Un secondo interrogativo riguarda come sarà tutelato in Centri in Paesi extra-Ue il diritto al ricorso al provvedimento di espulsione. Ci si augura che in sede parlamentare europea possano essere apportate modifiche significative alla direttiva a tutela della dignità delle persone e del diritto alla protezione internazionale".

(aggiornato il 13 marzo 2025)