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Migranti. Mons. Russo: storie, non numeri

8 Ottobre 2020 -

Roma - Questa mattina, Giovedì 8 ottobre, mons. Stefano Russo, Segretario generale della CEI, è intervenuto alla presentazione del  Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes dal titolo “Conoscere per comprendere”.

Ecco il testo del suo saluto.

Buongiorno a tutti! Senatore Di Piazza, carissimi amici di Caritas e Fondazione Migrantes, accogliamo con grande attenzione, che si rinnova di anno in anno – ormai siamo al 29° -, la pubblicazione del Rapporto Immigrazione, curato da due organismi della Chiesa italiana (Caritas e Fondazione Migrantes). Il volume di quest’anno concentra le riflessioni attorno al tema Conoscere per comprendere, una delle sei coppie di verbi proposte dal Santo Padre nel suo messaggio per la 106a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, celebrata pochi giorni fa. Si tratta di un impegno reso ancora più necessario dalla complessa congiuntura che stiamo vivendo, determinata dalla pandemia, che ha posto nuove difficoltà, aggravato tante problematiche già esistenti e ulteriormente indebolito le già precarie condizioni economiche e relazionali della società. In questo senso si stanno recependo le ultime modifiche normative che stanno portando una serie di previsioni in discontinuità con il recente passato. Queste sono una prima risposta alle situazioni di crisi registrate nel tempo. La pandemia ha precarizzato ancora di più la condizione di tanti migranti e di tanti italiani. Pertanto, oggi più che mai sono necessarie risposte immediate che mettano al centro l’umanità che ci unisce. Le incessanti statistiche che si sono susseguite negli ultimi mesi hanno reso evidente come nessuno possa essere considerato semplicemente un numero – lo abbiamo più volte ribadito – ma una persona con una dignità, dei legami affettivi, una storia e uno sguardo al futuro che talvolta rischia di rimanere inespresso o addirittura d’interrompersi precocemente. Questo è vero anche per le persone migranti, che alla propria storia personale aggiungono l’esperienza del viaggio e della permanenza in territori estranei, per cambiare la propria vita e spesso quelle dei propri cari. Il Rapporto Immigrazione ci aiuta a mettere a fuoco le coordinate fondamentali delle migrazioni, un fenomeno che attraversa pressoché il mondo intero e tutti gli ambiti del vivere sociale, e che papa Francesco, nell’enciclica firmata pochi giorni fa ad Assisi, Fratelli tutti, definisce «un elemento fondante del futuro del mondo» (n. 40). Una caratteristica di questa pubblicazione è l’interconnessione esistente fra i diversi contributi che la compongono, che restituisce la complessità degli attuali fenomeni migratori. «Il numero sempre crescente di interconnessioni e di comunicazioni che avviluppano il nostro pianeta – scrive il Santo Padre nell’enciclica Fratelli tutti, al n. 96 – rende più palpabile la consapevolezza dell’unità e della condivisione di un comune destino tra le Nazioni della terra. Nei dinamismi della storia, pur nella diversità delle etnie, delle società e delle culture, vediamo seminata così la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri». È un richiamo importante. Non sarebbe possibile, infatti, realizzare un’efficace accoglienza dei migranti – né, tantomeno, la loro protezione, promozione e integrazione – se si curassero solo gli aspetti economici o lavorativi, ignorando la dimensioni antropologiche, sociali e relazionali. Né, ancora, si darebbe una risposta adeguata – vale a dire integrale – ai bisogni di ogni persona se si ricercasse esclusivamente una soluzione ai problemi abitativi o alimentari, senza prestare un’eguale attenzione agli aspetti culturali e religiosi, che costituiscono dimensioni essenziali nella vita di ogni persona. Qualsiasi concezione di accoglienza che la concepisse soltanto come impegno materiale sarebbe una pericolosa riduzione. Anche per questo, la visione fornita dal Rapporto Immigrazione si spinge a considerare l’intimo legame fra i diversi ambiti che caratterizzano la vita di ogni persona, senza i quali essa non potrebbe esprimere appieno il proprio essere e la propria personalità. Solo così, fra l’altro, si può realizzare quell’autentica integrazione della persona migrante nel nuovo contesto sociale, la quale può dirsi compiuta quando, da ospiti, coloro che sono stati accolti diventano soggetti partecipi e attivi, offrendo un contributo personale alla crescita del tessuto sociale, del quale ormai sono divenuti parte. Tale obiettivo rappresenta un’autentica sfida e una scommessa per l’Europa, per il nostro Paese e per i singoli territori che lo compongono, chiamati a vedere in coloro che chiedono ospitalità non un peso, bensì una ricchezza dal punto di vista umano, lavorativo, culturale e, non ultimo, spirituale. Certo, «quando il prossimo è una persona migrante si aggiungono sfide complesse», come scrive con realismo il Santo Padre in Fratelli tutti (n. 129). È evidente, però, come uno sguardo interessato a conoscere l’altro, a incontrarlo, pur con tutte le difficoltà e gli ostacoli che questo implica, dia vita a una prospettiva che si colloca a grande distanza dall’opinione, diffusa a più livelli, che vede nel migrante solo un’insidia, e nell’opera di coloro che lo soccorrono un pericolo. Si tratta di sentimenti contrari alla vita cristiana, che nella fede ci spinge invece ad avere il coraggio di riconoscere in chi è bisognoso del nostro aiuto un fratello, e, nel più piccolo di essi, il Cristo stesso. La fragilità non caratterizza solo gli “altri”, ma ognuno di noi: ognuno di noi può essere quel “piccolo”. Raggiungere una simile consapevolezza è segno di speranza, poiché contribuisce allo sviluppo di una cultura più matura e meno portata ad essere sviata dai preconcetti, più aperta a quanto di buono può esserci nell’altro e meno incline a difendersi pregiudizialmente, più consapevole della necessità e delle opportunità dell’incontro, più disposta a fare autocritica e a condividere. Il Signore guidi i nostri passi in questo cammino di pace e di convivenza, che ci vede tutti fratelli e sorelle. Un ringraziamento a Caritas e Fondazione Migrantes per la cura che, ogni anno, mettono in questa pubblicazione. Ripeto: non è una semplice raccolta dati, ma una narrazione di storie. Grazie!  

Mons. Stefano Russo - Segretario generale della CEI

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: la panoramica in Italia

8 Ottobre 2020 - Roma - Gli ultimi dati sulla situazione demografica italiana diffusi dall’Istat confermano le tendenze in atto da alcuni anni: progressiva diminuzione della popolazione residente (-189 mila unità), in particolare nelle regioni del Mezzogiorno; aumento del divario tra nascite e decessi; stagnazione della fecondità a livelli molto bassi; aumento dell’incidenza della popolazione anziana e diminuzione di quella giovane, con il relativo ulteriore innalzamento dell’età media; saldo migratorio con l’estero positivo, anche se in diminuzione; aumento della popolazione residente straniera, sia in termini assoluti che relativi. LO sottolineano i redattori del Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrante presentato oggi a Roma. Se fino a un decennio fa l’aumento della popolazione straniera seguiva un ritmo significativo, da qualche anno - sottolineano - il trend è in diminuzione (dal 2018 al 2019 appena 47 mila residenti e 2.500 titolari di permesso di soggiorno in più), accompagnato da altri segnali “negativi”, come la diminuzione delle nascite (da 67.933 nel 2017 a 62.944 nel 2019) e le minori acquisizioni di cittadinanza (passate da 146 mila nel 2017 a 127 mila del 2019). Stando ai dati forniti dal Ministero dell’Interno, i permessi di soggiorno validi al 1° gennaio 2020 sono 3.438.707, il 61,2% dei quali è stato rilasciato nel Nord Italia, il 24,2% nel Centro, il 10,8% nel Sud e il 3,9% nelle Isole. I cinque Paesi di provenienza prevalenti fra i titolari di permesso di soggiorno sono, nell’ordine, Marocco (circa 400 mila cittadini), Albania (390 mila), Cina (289 mila), Ucraina (227 mila) e India, che con poco meno di 160 mila soggiornanti ha superato una nazionalità storica come le Filippine. Considerando, invece, il dato complessivo sui cittadini stranieri residenti in Italia (compresi, dunque, i cittadini comunitari), che in base alle elaborazioni Istat al 1° gennaio 2020 ammontano a 5.306.548 (con un’incidenza media sulla popolazione italiana dell’8,8%), la maggior quota è rappresentata dai rumeni (1.207.919). I motivi dei permessi di soggiorno confermano la tendenza all’inserimento stabile, in quanto, in relazione alla durata, la maggior parte dei permessi è a lunga scadenza (62,3% del totale); mentre quelli di breve durata si attestano sul 37,7%. Stando ai motivi del soggiorno, si conferma la prevalenza di quelli familiari (pari al 48,6% del totale), seguiti da quelli lavorativi (41,6%). Terzi per volume i permessi collegati all’asilo e alla protezione internazionale (5,7%) e quarti quelli per studio (appena l’1,5%). I dati del Ministero dell’Interno al 1° gennaio 2020 consentono anche un primo bilancio sulle nuove tipologie di permesso di soggiorno introdotte dal d.l. n. 113/2018 (c.d. decreto Salvini), convertito in legge n. 132/2018. Si è trattato in totale di poco più di 28 mila permessi di soggiorno, che risultano per la quasi totalità di derivazione da tipologie già esistenti prima della riforma o che per effetto di questa hanno subito solamente un cambio di denominazione o di disciplina (ad es., permessi per motivi umanitari ridenominati in “casi speciali”), fatta eccezione per qualche unità di permessi per meriti di valore civile o per calamità naturale, che si sono rivelati dunque assolutamente non coincidenti con le aspettative, i bisogni e le condizioni personali dei migranti nel nostro paese, precarizzandone peraltro i già complessi percorsi di inserimento e integrazione (le nuove fattispecie non sono quasi mai convertibili per lavoro, ad esempio. Lo scivolamento nell’irregolarità è dunque sempre in agguato. Diversi studi hanno fornito stime circa la consistenza della componente irregolare nel nostro paese, arrivando a parlare di oltre 650.000 persone. I dati che "forniamo - si legge in questa edizione del Rapporto, sono quelli relativi ai primi esiti della procedura di regolarizzazione varata fra giugno e agosto 2020 e i dati sui provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale, che continuano a dimostrare di essere strumenti insufficienti e dispendiosi di gestione dell’irregolarità (sono state 41.000 le persone coinvolte), rivelando da oltre 10 anni un tasso di efficacia non superiore al 50% (è il 48,4% nel 2019). La strada da preferire è dunque certamente quella della regolarizzazione, che consente di restituire i diritti sociali ed economici alle persone, sottraendole alle pratiche di sfruttamento, tanto dannose anche per le casse dello Stato, in termini di evasione fiscale e contributiva". Nell’approfondimento dedicato dal Rapporto all’apporto economico dell’immigrazione si evidenzia che in Italia nel 2018 il contributo dei migranti al PIL è stato di 139 miliardi di euro, pari al 9% del totale. I circa 2,3 milioni di contribuenti stranieri hanno dichiarato 27,4 miliardi di redditi, versando 13,9 miliardi di contributi e 3,5 miliardi di IRPEF. L’IVA pagata dai cittadini stranieri è stimata in 2,5 miliardi. Si tratta di dati che confermano il potenziale economico dell’immigrazione che, pur richiedendo notevoli sforzi nella gestione, produce senza dubbio benefici molto superiori nel medio-lungo periodo. Anche i costi per la gestione delle emergenze, che sono aumentati dagli 840 milioni nel 2011 ai 4,4 miliardi nel 2017, possono essere ammortizzati nel tempo, soprattutto se sostenuti da politiche capaci di ridurre l’irregolarità, che oggi è stimata in 670 mila persone. Pertanto, "una regolarizzazione di tutti i lavoratori stranieri avrebbe garantito entrate superiori ai 3 miliardi di euro". Invece il provvedimento varato ha consentito la presentazione di “appena” 207.542 domande presentate; in particolare per lavoro domestico (85% del totale) e il resto per gli altri settori, quasi interamente rappresentati dall’agricoltura. La regione nella quale sono state presentate il maggior numero di istanze è la Campania, con 6.962. Segue la Sicilia con 3.584 istanze, il Lazio con 3.419 e la Puglia con 2.871, ma anche il Veneto con un dato significativo di 2.756 domande e l’Emilia Romagna con 2.101. In entrambi i casi, bisognerà attendere i prossimi mesi per verificare quante di queste istanze andranno a buon fine attraverso la sottoscrizione dei contratti di soggiorno ed il rilascio dei permessi di soggiorno. Permangono le perplessità per una procedura nata principalmente per rispondere alla presenza di lavoratori in nero nel settore dell’agricoltura e che invece sembra rispondere in via principale alle esigenze del mondo del lavoro domestico e del cd. badantato. Un’ulteriore dimostrazione che tale provvedimento avrebbe dovuto allargarsi a ricomprendere molti altri settori nei quali si registra un notevole coinvolgimento dei lavoratori stranieri. Si osserva pertanto come la maggioranza dei nuovi ingressi vede una quota troppo ridotta dei motivi di lavoro (i visti per lavoro sono appena l’1,3% del totale). Gli attuali permessi di soggiorno si riferiscono, dunque, nella gran parte a conversioni di permessi rilasciati ad altro titolo, comprese le motivazioni legate a protezione e assistenza, più che a motivazioni legate alla sfera economica e professionale. Alla luce di tali tendenze, si raccomanda, pertanto, di adottare definitivamente una strategia di potenziamento dei percorsi di integrazione, che contempli: la promozione di interventi normativi volti a sostenere la presenza e l’inserimento socioeconomico dei cittadini stranieri con politiche mirate a garantire la regolarità del soggiorno delle persone, delle famiglie, dei lavoratori e a migliorare i livelli di istruzione e di professionalizzazione delle persone in età da lavoro; il rafforzamento, la reintroduzione, la sperimentazione di canali di ingresso legati al lavoro e allo studio.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: favorire i percorsi di regolarità dei cittadini migranti nel nostro Paese

8 Ottobre 2020 - Roma - Questa edizione del Rapporto Immigrazione si colloca in un contesto che riesce solo parzialmente a fotografare gli effetti della pandemia sulla mobilità umana. Gli spunti che sono emersi dai dati relativi al 2019 sono comunque ricchi di stimoli e di tendenze, che possiamo esaminare in relazione ai diversi ambiti trattati dal Rapporto, compendiandoli con i risultati di vari monitoraggi nel frattempo realizzati dalle nostre reti per stimare proprio l’impatto del Covid in differenti ambiti: la povertà, il lavoro, la scuola, la salute dei migranti e delle persone fragili. Lo scrivono i redattori del "Rapporto Immigrazione" di caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma. I due organismi pastorali prendono atto "con viva soddisfazione, del recente via libera (6.10.2020), del Consiglio dei Ministri al decreto legge contenente disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, contenente modifiche dei c.d. decreti sicurezza (d.l. 113/2018 e 53/3019), convertiti in l. n. 132/2018 e 138/2019". Molte delle raccomandazioni contenute nel Rapporto hanno sottolineato, nei vari temi affrontati, l’importanza di "favorire i percorsi di regolarità dei cittadini migranti nel nostro Paese, attraverso un ampio riconoscimento della convertibilità in motivi lavorativi del permesso di soggiorno detenuto ad altro titolo, al fine di invertire la tendenza all’approccio securitario da un lato, o assistenzialistico dall’altro, adottando definitivamente una strategia di potenziamento dei percorsi di integrazione, che contemplasse la promozione di interventi normativi volti a sostenere la presenza e l’inserimento socio-economico dei cittadini stranieri". L'auspicio è che "i decisori politici proseguano in questo percorso di legalità e integrazione, sostenendolo oltre che con l’importante processo di revisione delle norme, anche con politiche attive di supporto".

Rapporto Immigrazione Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: domani a Roma la presentazione

7 Ottobre 2020 -

Roma – Sarà presentato domani, 8 ottobre, a  Roma, nel centro congressi Aurelia, il “Rapporto Immigrazione” elaborato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes e giunto alla sua 29esima edizione, dal titolo “Conoscere per  comprendere”.  Alla presentazione interverranno mons. Stefano Russo, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana; Stanislao Di Piazza, sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con delega all’immigrazione e alle Politiche di integrazione; Igiaba Scego, scrittrice. Introdurrà e modererà: Oliviero Forti, responsabile Ufficio Politiche migratorie e Protezione internazionale Caritas Italiana.

I dati saranno presentato da Manuela De Marco, Ufficio Politiche migratorie e Protezione internazionale Caritas Italiana. Le conclusione sono affidate a Simone Varisco della Fondazione Migrantes. La presentazione può essere seguita anche in diretta streaming, tramite YouTube e Facebook della Conferenza Episcopale Italiana: https://www.youtube.com/ChiesaCattolicaItaliana ; https://www.facebook.com/conferenzaepiscopaleitaliana .

GMMR: consegnato al Papa il Rapporto Immigrazione e una coperta termica

29 Settembre 2019 - Roma – Sono stati consegnati, questa mattina, a Papa Francesco, al termine della Messa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato una copia del Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes dal titolo “Non si tratta solo di migranti” e la coperta termica, simbolo della Campagna “Io accolgo” di cui i due organismi della Cei sono tra i promotori. (R.I.)

Card. Bassetti, “la politica deve risolvere i problemi che si presentano e non servirsene”

27 Settembre 2019 -
Roma - “Ditemi voi se non è strumentalizzazione della immigrazione chi è sfruttato e vive a un livello infraumano”. Lo ha detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ai giornalisti a margine della presentazione del XXVIII Rapporto Immigrazione Caritas-Migrantes oggi a Roma. “La politica deve risolvere i problemi che si presentano e non servirsene – ha continuato –. Io non mi devo mai servire dell’altro per un progetto, devo sempre vedere una persona che accolgo e integro. I migranti cittadini italiani non possono soltanto servire per dare dei voti”. In vista della riunione dei vescovi del Mediterraneo, previsto a febbraio 2020, “il Papa ha chiesto soluzioni concrete. Non sarà un convegno – ha assicurato Bassetti –, di convegni se ne fanno tanti. Deve essere un momento di confronto in cui ciascuno porta le proprie prospettive e soluzioni”.

Card. Bassetti: educazione e spirito missionario

27 Settembre 2019 - Roma - Il tema scelto dal Santo Padre per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2019, “Non si tratta solo di migranti”, ci interroga profondamente sul senso del nostro impegno. Come ha più volte ricordato papa Francesco, è un messaggio che intende richiamare un duplice significato: che i migranti sono anzitutto persone umane, ma anche che, al tempo stesso, sono oggi divenute il simbolo di tutti gli scartati della società dell’indifferenza globalizzata. Da questo punto di vista, il perpetuarsi della distinzione fra “loro” e “noi”, fra i nostri problemi e i loro problemi, fra le nostre aspirazioni e le loro aspirazioni, non ha più senso. «In tutte queste dimensioni di sofferenza non c’è alcuna differenza: italiani o stranieri, tutti soffrono allo stesso modo»[1]. Anche per questa ragione, è sempre più urgente fare nostro l’«appello accorato affinché nelle nostre comunità non abbia alcun diritto la cultura dello scarto e del rifiuto, ma si affermi una cultura “nuova” fatta di incontro, di ricerca solidale del bene comune, di custodia dei beni della terra, di lotta condivisa alla povertà. Invochiamo per tutti noi il dono incessante dello Spirito, che converta i nostri cuori per renderli solleciti nel testimoniare un’accoglienza profondamente evangelica e la gioia della fraternità, frutto concreto della Pentecoste»[2]. Grande importanza riveste l’impegno educativo. La famiglia e la scuola, in quanto luoghi privilegiati della formazione umana e culturale delle nuove generazioni, possono essere gli strumenti per insegnare a leggere secondo verità ed umanità quel “segno dei tempi” che è la mobilità umana. Ma non solo. A starci a cuore sono il futuro dei giovani, il lavoro, le famiglie messe alla prova dalle difficoltà quotidiane, la persona migrante e le molteplici cause che l’hanno spinta a lasciare la propria terra, la custodia del creato come “casa comune”, la testimonianza da offrire ai credenti di altre fedi attraverso la meditazione delle Scritture Sacre e il dialogo ecumenico e interreligioso, così come ai non credenti. La scuola, in particolare, non può essere ridotta ai soli parametri dell’efficientismo, ai programmi da rispettare, ai risultati raggiunti, alla burocrazia da ottemperare. È necessario che la società riconosca al più presto l’elevata dignità sociale dell’educatore. Dobbiamo tornare a ripensare la scuola come bene comune, nel suo significato e nelle sue finalità più profondi, anche come luogo per eccellenza – fra le molte, innegabili, criticità – dell’educazione alla convivenza civile e all’interculturalità. Crescono nuove generazioni, diverse dalle precedenti. Dobbiamo avere piena consapevolezza di abitare un mondo profondamente cambiato, un’Italia molto diversa rispetto al passato e una Chiesa sempre più globale. È inevitabile, perciò, che sorgano nuove domande alle quali fornire, con coraggio, risposte altrettanto nuove. Le facili scorciatoie promesse dalle ideologie oggi dominanti – il sovranismo, il globalismo e la tecnocrazia – offrono soluzioni parziali alle sfide del nostro tempo: il primato dello Stato sulla persona, così come quello del denaro o della tecnologia. Il Cristianesimo propone una via alternativa, che rimette al centro quello stesso pensiero che ha edificato l’Europa e l’Occidente: il personalismo cristiano. Come ho già avuto modo di scrivere, non mi nascondo quanto sia complesso il fenomeno migratorio: risposte prefabbricate e soluzioni semplicistiche hanno l’effetto di renderlo, inutilmente, ancora più incandescente. Crediamo nel diritto di ogni persona a non dover essere costretta ad abbandonare la propria terra e in tale prospettiva come Chiesa lavoriamo in spirito di giustizia, solidarietà e condivisione. Crediamo altresì che la società plurale verso la quale siamo incamminati ci impegni a far la nostra parte sul versante educativo e culturale, aiutando a superare paure, pregiudizi e diffidenze[3]. Una grande lezione, in tal senso, giunge dal mondo della ricerca, del quale il Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes costituisce un esempio di spicco. Uno strumento di lavoro, di informazione e di riflessione che giunge quest’anno alla sua 28a edizione, segnando un passo nuovo lungo il cammino inaugurato nel 1991 da don Luigi Di Liegro. In conclusione, mi preme invitare le nostre comunità ad un rinnovato spirito missionario.  Senza di esso ogni riflessione, ogni elaborazione ed ogni progetto perdono di significato. Siamo chiamati, anzitutto, ad essere Chiesa al servizio di un’umanità ferita. Che significa, senza alcuna distinzione, essere Chiesa missionaria. Molto si fa nelle nostre Chiese, ma questo cammino va accelerato. Lo sguardo rivolto all’uomo passa inevitabilmente attraverso una cultura della carità che si fa sinonimo di una cultura della vita da difendere, sempre: che si tratti di salvare l’esistenza di un bambino nel grembo materno, di un malato grave o di uomo o di una donna venduti dai trafficanti di carne umana. Noi abbiamo il compito, non certo per motivi sociologici o morali, di andare verso i poveri per una missione dichiaratamente evangelica. Recuperando anche quel sentimento di unità che, su alcuni temi, è talvolta mancato anche all’interno della stessa comunità ecclesiale.  Card. Gualtiero Bassetti - Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve e Presidente Conferenza Episcopale Italiana)   [1] Conferenza Episcopale Laziale, Lettera ai fedeli delle diocesi del Lazio, 9 giugno 2019, solennità di Pentecoste. [2] Ibidem. [3] “I migranti e tutti noi”, «Avvenire», 16 giugno 2018.

“Corridoi di vita”: domenica docufilm su Tv2000

27 Settembre 2019 - Roma - Tv2000, in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, trasmette domenica 29 settembre ore 23 il docufilm "Corridoi di vita". Un progetto umanitario finanziato dalla Conferenza episcopale italiana che in due anni ha fatto arrivare in Italia - in modo legale e sicuro - cinquecento persone provenienti dai campi profughi dell'Etiopia. È un racconto giornalistico prodotto da Tv2000, che inizia a Lampedusa dove il 3 ottobre del 2013 circa 400 giovani eritrei persero la vita a causa di un naufragio. Proprio per evitare tragedie simili, il 12 gennaio 2017 la Chiesa italiana ha siglato un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Interno per "favorire l’arrivo in Italia in modo legale e sicuro di 500 migranti che si trovano in condizione di comprovata vulnerabilità". Il docufilm sarà proiettato in anteprima a Roma venerdì 27 settembre durante la presentazione del Rapporto Immigrazione 2018-2019 dal tema ‘Non si tratta solo di migranti’ redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes alla presenza tra gli altri del presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Gualtiero Bassetti. Le telecamere di Tv2000 con l’inviato Vito D’Ettore hanno seguito per due anni le storie di tre rifugiati eritrei: dal campo profughi nel deserto dell'Etiopia fino all'accoglienza nelle diocesi italiane. E poi, l'integrazione: un cammino pieno di speranza e di solidarietà ma talvolta difficile e mai scontato. Persone, non solo migranti come più volte ha ripetuto Papa Francesco. La prima storia raccontata è quella di Abresh, un rifugiato eritreo cieco dall'età di 5 anni a causa di un'esplosione di una mina. È fuggito a piedi dall'Eritrea a causa della sua fede cristiana. Il regime di Asmara, infatti, è ateo e non prevede una piena libertà di religione. Negli ultimi mesi il regime ha requisito centinaia di scuole e ospedali di ispirazione cattolica. Abresh è arrivato in Italia il 27 giugno scorso grazie ai corridoi umanitari della Chiesa italiana. Adesso studia all' Università per stranieri di Perugia. È un ragazzo amato da tutti e nonostante per lui sia doloroso ha raccontato la sua storia di in più di un'occasione. È stato anche alla Camera dei deputati dove è intervenuto durante un convegno dedicato ai corridoi umanitari. La seconda storia è quella di Nebiat. È fuggita dall'Eritrea, come fanno tanti giovani suoi connazionali, a causa del servizio militare obbligatorio e illimitato. Molti osservatori internazionali lo hanno definito come una vera e propria schiavitù di Stato. Oggi ha trovato lavoro ad Assisi presso un albergo. La terza storia ha come protagonista Tesfalem che in Eritrea faceva il veterinario. È fuggito perché considerato non allineato al regime di Asmara. È rimasto nel campo profughi in Etiopia per nove anni e oggi è stato accolto nella diocesi di Terni Narni Amelia. Il suo sogno di vedere i suoi cinque figli studiare, finalmente è diventato realtà.  

Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: il 27 settembre la presentazione del Rapporto Immigrazione

19 Settembre 2019 - Roma - L’edizione 2019 del Rapporto Immigrazione, redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes,  sarà presentato a Roma venerdì 27 settembre presso la Chiesa di san Francesco Saverio del Caravita (Via del Caravita, 7, ore 10,30). Il volume è ispirato al Messaggio di Papa Francesco per la 105a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà due giorni dopo, domenica 29 settembre, con una celebrazione in Piazza San Pietro, presieduta dal Santo Padre. Il tema del messaggio - “Non si tratta solo di migranti” – ha visto la redazione confrontarsi con una sfida importante nell’ideazione dei contenuti e delle modalità attraverso cui declinare questo concetto così universale. Una delle scelte operate con convinzione – spiegano i due organismi della Cei - è stata quella di “aprire lo sguardo”, raccogliendo alcune riflessioni e spunti sul tema offerti da diversi testimoni della scena culturale e politica del nostro Paese: da Liliana Segre a Massimo Cacciari a Mario Morcellini. Il Rapporto – giunto alla XXVIII edizione - offre temi e dati volti a mettere in luce i diversi aspetti di vita di un migrante, ovvero di “una persona che si districa fra difficoltà di tipo burocratico, scolastico, giudiziario, sanitario, economico, sociale, ovvero con i problemi della vita quotidiana che affrontano tutti, ma che, nel suo caso, sono forse più complicati che per molti altri”. Alla presentazione interverranno, dopo il saluto del presidente della Caritas Italiana, il vescovo mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Simone M. Varisco della Fondazione Migrantes moderati da  Oliviero Forti della Caritas Italiana. I lavori saranno conclusi dal presidente della Fondazione Migrantes, il vescovo mons. Guerino Di Tora.