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La Spezia: dal papa anche migranti nigeriani

20 Aprile 2022 - La Spezia - Sanguina il cuore di Viktoria. È scappata dall’Ucraina insieme alla mamma per sfuggire alle bombe che stavano devastando Donetsk, la sua città. Ritrovarsi insieme ad altri coetanei in Piazza San Pietro è stato un balsamo che ha tentato di alleviare il dolore che da giorni la attraversa e l’ha fatta respirare: «Dopo aver vissuto qualcosa di terribile – racconta – l’emozione di trovarmi a Roma ed essere abbracciata dall’affetto della Chiesa è stato molto importante». Con i suoi 14 anni, Viktoria è una degli adolescenti che ha partecipato al pellegrinaggio con la diocesi di La Spezia- Sarzana-Brugnato. Il responsabile della Pastorale giovanile diocesana, don Luca Palei, ha coinvolto nell’esperienza non solo una ventina di ragazzi ucraini, ma anche alcuni migranti nigeriani e di Santo Domingo che trovano accoglienza in diocesi. Perché se gli adolescenti italiani cercano di riprendere fiato dopo il tempo sospeso della pandemia, per i loro coetanei stranieri immaginare il futuro richiede un supplemento di speranza. Oksana, 16 anni, è fuggita da Rivne, «lasciando a casa due fratelli che non possono scappare». Il pellegrinaggio a Roma mescola emozioni ancora confuse: se il pensiero ritorna alla propria terra e agli affetti più cari, l’entusiasmo e il calore della piazza sono così contagiosi che ci si lascia trasportare volentieri. «Il Papa ci ha incoraggiato a non perdere il fiuto della verità – dice don Luca – e questo significa essere custodi gli uni degli altri, senza scarti e pregiudizi, senza bollini e ipocrisia. Se è vero che a volte fa più rumore un albero che cade, lunedì abbiamo toccato con mano una foresta che cresce nel bene che ti cambia la vita». Per i ragazzi stranieri una boccata d’ossigeno necessaria, «abbiamo respirato a pieni polmoni un clima di famiglia», conclude Palei. Un segno importante anche per gli adolescenti liguri che hanno scoperto come accogliere e integrare possa farli crescere in umanità. (Luca Sardella)  

Torino: a Roma con i “nuovi italiani”

20 Aprile 2022 -

Torino - Zaino in spalla e sacco a pelo, sono partiti alle 23 della sera di Pasqua dalla chiesa dell’Immacolata Concezione di Torino, sede della cappellania latinoamericana della diocesi: tra i 550 ragazzi e ragazze che hanno aderito al pellegrinaggio promosso dalla Pastorale giovanile subalpina, si sono iscritti anche 50 adolescenti delle comunità etniche torinesi con i loro animatori, guidati dal diacono Eugenio Teresa Uiliamo, missionario della Consolata mozambicano. Un viaggio sostenuto anche dall’Ufficio Migrantes della diocesi che ha contribuito a pagare le quote d’iscrizione per i ragazzi con famiglie in difficoltà economica, tutti ospitati nell’oratorio salesiano Maria Ausiliatrice.

Un pullman “colorato” con giovani italiani, latino-americani e africani che si sono preparati insieme all’incontro con il Papa, come ci ha spiegato alla partenza suor Estella Luengas, messicana del Famulato cristiano, pellegrina con i giovani latinoamericani, «un’occasione unica per vivere insieme una pagina della enciclica Fratelli tutti. Tra loro anche 9 ragazze accompagnate da una mamma, Angel Okosun, del Gruppo ecumenico nigeriano della diocesi a cui aderiscono 50 famiglie cattoliche e pentecostali della parrocchia di San Giuseppe Cafasso nella periferia della città. Li abbiamo raggiunti al telefono ieri pomeriggio sulla strada del ritorno dopo due giorni faticosi ma che rimarranno scolpiti nella memoria di tutti «perché vedere il Papa da vicino è stata un’emozione unica e poi per i ragazzi era la prima volta che visitavano Roma – dice Queensley Eze, 20 anni, animatrice del Gruppo ecumenico –. Ciò che ha colpito di più le nostre ragazze, e anche me, è quando il Papa ci ha detto che è felice, dopo due anni in cui piazza San Pietro è stata vuota per il Covid, che siano proprio i giovani a tornare a riempirla ricordando che durante la pandemia lui, da solo, era in quella stessa piazza a parlare al mondo e anche a noi davanti alla tv. Ci siamo commossi, perché abbiamo capito che il Papa conta su di noi». Mamma Angel le fa eco: «I nostri ragazzi si portano a casa il dono grande di essere accolti dai loro coetanei provenienti da tutta Italia, di essersi sentiti come loro amati dal Papa che li ha incoraggiati a non aver paura, perché la vita è bella».

«Per i ragazzi figli di migranti – commenta il diacono Uliano – è stato importante capire che non sono i soli ad avere difficoltà, anche di integrazione, e questo grazie alle testimonianze dei giovani italiani che hanno parlato delle proprie sofferenze e crisi. È una spinta a uscire dai loro gruppi a non avere paura delle diversità, perché agli occhi del Signore siamo tutti uguali. E in piazza San Pietro attendendo il Papa abbiamo vissuto davvero un bel momento di fraternità in cui i nostri ragazzi si sono mischiati con i loro coetanei, cantando, pregando, raccontandosi le loro storie. Alcuni mi hanno detto che non dimenticheranno che il Papa li ha invitati ad avere coraggio, a non tenere dentro le paure ma di parlarne con gli amici, i genitori, gli educatori. Ecco il nostro impegno per il futuro: tenere per mano i nostri ragazzi e ripetere loro, con il Papa: non scoraggiatevi, fatevi aiutare, noi siamo con voi». Ad aspettare i ragazzi a Torino padre John Nkinga, missionario della Consolata, originario del Kenya: «Per i nostri adolescenti si è trattato di un’esperienza nuova che li porterà a “uscire” dalle proprie realtà etniche, che li aiuterà grazie all’invito del Papa a vivere la dimensione universale della fede che nelle nostra città non sempre è possibile». (Marina Lomunno - Avvenire) 

Ucraina: ragazzi ucraini presenti ieri all’incontro con papa Francesco

19 Aprile 2022 - Roma - "Purtroppo sono ancora dense le nubi che oscurano il nostro tempo. Oltre alla pandemia, l'Europa sta vivendo una guerra tremenda, mentre continuano in tante regioni della Terra ingiustizie e violenze che distruggono l'uomo e il pianeta. Spesso sono proprio i vostri coetanei a pagare il prezzo più alto: non solo la loro esistenza è compromessa e resa insicura, ma i loro sogni per il futuro sono calpestati". E' quanto ha detto ieri pomeriggio papa Frabcesco nell'incontro, in piazza San Pietro, con gli adolescenti italiani. Erano 80mila.Molti di più di quanti erano attesi in questo incontro promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana e che hanno riempito la piazza ma anche via della Conciliazione, in un tripudio di canti e allegria. Una mini Gmg (Giornata Mondiale della Gioventù), dove si è pregato ma anche ascoltato i cantanti delle nuove generazioni in una piazza che ha visto presenti un nutrito gruppo di ucraini. Le diocesi hanno voluto la loro presenza perché in questo momento di festa non può comunque essere dimenticata la tragedia che si vive a non molti chilometri dalla piazza del Papa. E al Regina Coeli - che nel Tempo di pasqua sostituisce l'Angelus - ha parlato di riconciliazione: "Le liti, le guerre, le contese lascino posto alla comprensione, alla riconciliazione. Sottolineare sempre questa parola: riconciliazione", ha detto il Pontefice invitando a rinunciare "ai nostri piani umani, convertiamoci ai Suoi disegni di pace e di giustizia".

Papa: ultimi tratti della Via Crucis a famiglie russa e ucraina e migrante

11 Aprile 2022 - Città del Vaticano - "Ormai siamo qui. Siamo morti al nostro passato. Avremmo voluto vivere nella nostra terra, ma la guerra ce lo ha impedito. È difficile per una famiglia dover scegliere tra i suoi sogni e la libertà. Tra i desideri e la sopravvivenza. Siamo qui dopo viaggi in cui abbiamo visto morire donne e bambini, amici, fratelli e sorelle. Siamo qui, sopravvissuti. Percepiti come un peso. Noi che a casa nostra eravamo importanti, qui siamo numeri, categorie, semplificazioni. Eppure siamo molto di più che immigrati. Siamo persone. Siamo venuti qui per i nostri figli. Moriamo ogni giorno per loro, perché qui possano provare a vivere una vita normale, senza le bombe, senza il sangue, senza le persecuzioni. Siamo cattolici, ma anche questo a volte sembra passare in secondo piano rispetto al fatto che siamo migranti. Se non ci rassegniamo è perché sappiamo che la grande pietra sulla porta del sepolcro un giorno verrà rotolata via". Sarà questa l'ultima meditazione della tradizionale Via Crucis al Colosseo, presieduta da papa Francesco e durante la quale la Croce sarà portata da una famiglia migrante. Nele ultime stazioni anche una una famiglia russa insieme ad una famiglia ucraina porteranno la Croce. La  meditazione che sarà letta durante il tratto  quando Gesù muore sulla croce, dice: "La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. L'esistenza, le giornate, la spensieratezza della neve d'inverno, l'andare a prendere i bambini a scuola, il lavoro, gli abbracci, le amicizie… tutto. Tutto perde improvvisamente valore. 'Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. Perché tutto questo? Quale colpa abbiamo commesso? Perché ci hai abbandonato? Perché hai abbandonato i nostri popoli? Perché hai spaccato in questo modo le nostre famiglie? Perché non abbiamo più la voglia di sognare e di vivere? Perché le nostre terre sono diventate tenebrose come il Golgota?'. Le lacrime sono finite. La rabbia ha lasciato il passo alla rassegnazione. Sappiamo che Tu ci ami, Signore, ma non lo sentiamo questo amore e questa cosa ci fa impazzire. Ci svegliamo al mattino e per qualche secondo siamo felici, ma poi ci ricordiamo subito quanto sarà difficile riconciliarci. Signore dove sei? Parla nel silenzio della morte e della divisione ed insegnaci a fare pace, ad essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare". (Raffaele Iaria)

Papa Francesco: Malta “un luogo-chiave” per quanto riguarda il fenomeno migratorio

6 Aprile 2022 - Città del Vaticano - Malta è “un luogo-chiave per quanto riguarda il fenomeno delle migrazioni”. Papa Francesco lo scorso fine settimana, al termine del suo viaggio a Malta, ha visitato il Centro di accoglienza “Giovanni XXIII” e incontrato numerosi migranti, che sono approdati sull’Isola dopo “viaggi terribili. Non bisogna stancarsi di ascoltare le loro testimonianze – ha etto questa mattina papa Francesco durante l’Udienza Generale - perché solo così si esce dalla visione distorta che spesso circola nei mass-media e si possono riconoscere i volti, le storie, le ferite, i sogni e le speranze di questi migranti”. Ogni migrante per il Papa è “unico: non è un numero, è una persona; è unico come ognuno di noi. Ogni migrante è una persona con la sua dignità, le sue radici, la sua cultura. Ognuno di essi è portatore di una ricchezza infinitamente più grande dei problemi che comporta. E non dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dalle migrazioni”. Certo, l’accoglienza va organizzata – ha detto Papa Francesco e – va governata, e prima, “molto prima, va progettata insieme, a livello internazionale. Perché il fenomeno migratorio non può essere ridotto a un’emergenza, è un segno dei nostri tempi. E come tale va letto e interpretato. Può diventare un segno di conflitto, oppure un segno di pace. Dipende da come lo prendiamo, dipende da noi. Chi a Malta ha dato vita al Centro Giovanni XXIII ha fatto la scelta cristiana e per questo lo ha chiamato “Peace Lab”: laboratorio di pace. Ma io vorrei dire che Malta nel suo insieme è un laboratorio di pace!”. (Raffaele Iaria)

Tra guerra, indifferenza e respingimenti: da Malta, il Papa chiama a fermare questo naufragio

4 Aprile 2022 - Roma - È stata una domenica triste, quella in cui il Papa ha concluso il suo viaggio apostolico a Malta. Mentre il Pontefice si preparava a celebrare la Messa nel piazzale dei Granai di Floriana, sull’isola si incrociavano notizie angosciose provenienti da nord e da est, e da sud. Dal fronte ucraino, nel trentanovesimo giorno di guerra, dove i russi tentano di compensare la ritirata dalla regione della capitale Kiev intensificando i bombardamenti ad est e su Odessa; dove le tregue restano sulla carta e le evacuazioni proseguono nell’insicurezza; dove nelle città come Bucha si scoprono i segni “sacrileghi” del passaggio degli invasori, i corpi in strada e le fosse comuni delle vittime degli eccidi. Notizie dalla Turchia: qui, nell’attesa infinita dell’incontro tra i vertici delle parti in guerra, i negoziati sono un’altalena frustrante di dichiarazioni di distensione seguite, l’istante dopo, da nuove accuse reciproche, rivendicazioni irricevibili, toni accesi, chiusure. Notizie da sud, infine. Nella stessa domenica, l’Europa si è svegliata e ha saputo del naufragio di oltre novanta persone nel Mediterraneo, al largo delle coste libiche. Le organizzazioni umanitarie avvertivano da giorni che almeno un centinaio di persone si trovavano a bordo di gommoni in balia delle onde, ma nessuno è intervenuto fino all’alba di sabato, quando un mercantile ha tratto dalle acque gli unici quattro superstiti. Neanche loro, dopo tanto travaglio, si sono guadagnati la salvezza: saranno ricondotti in Libia, di nuovo inghiottiti nella spirale di violenza generata dalle politiche europee di deterrenza delle partenze migranti. Non è la migrazione in sé, è questo intreccio tra omissioni di soccorso e respingimenti a moltiplicare le sofferenze di chi tenta di raggiungere l’Europa: ad aver provocato, dall’inizio dell’anno, trecento vittime in mare e oltre tremila intercettati dalla Guardia costiera libica – che la Germania ha appena annunciato di voler privare di quell’addestramento che l’Europa ha, invece, sinora offerto – e destinati ai centri di detenzione del Paese. Quella della Missione d’inchiesta indipendente ONU, nell’ultimo rapporto pubblicato in questi giorni, è stata solo l’ennesima conferma delle sconvolgenti violazioni dei diritti umani che avvengono al loro interno. Di tutto questo Papa Francesco era andato a parlare a Malta. Per richiamare l’Europa alle sue responsabilità, ma ancor prima alla sua identità profonda di luogo d’accoglienza, quel volto che il continente sta mostrando oggi nei confronti dei profughi ucraini e che proprio Malta – nome fenicio che vuol dire “porto sicuro” – rivelò duemila anni fa a San Paolo, quando l’apostolo, naufrago, trovò rifugio in una grotta sulle sue coste. Fa’ che riconosciamo i bisogni di chi soffre tra le onde e che la nostra compassione si trasformi in accoglienza attiva, ha pregato il Papa in visita in quella grotta, nelle ore in cui Malta e gli altri Paesi europei, una volta ancora, negano la disponibilità dei propri porti. Questa volta i respinti sono le 113 persone salvate da Medici senza frontiere, che dal 30 marzo attendono in condizioni precarie a bordo della nave Geo Barents. Il Vangelo letto domenica, alla presenza del Papa sotto la facciata della Chiesa di San Publio, insegnava che il peccato è di ognuno e che il perdono è per tutti. Gesù, però, dopo averla salvata dalla lapidazione, ha esortato la donna adultera a non peccare più. Così faccia l’Europa. La solidarietà commovente di questi tragici giorni sia l’occasione per cambiare corso anche nel Mediterraneo, per fermare la “torbida” cooperazione praticata sinora e la rovinosa crescita del “cimitero più grande d’Europa”. Per impedire almeno un ultimo naufragio, dopo i troppi che non si è riusciti ad evitare: come ha detto il Papa, per fermare il naufragio della civiltà.

Papa Francesco a Malta: “centri accoglienza migranti siano luoghi di umanità”

4 Aprile 2022 -
Roma - “Penso ai centri di accoglienza: quanto è importante che siano luoghi di umanità!”. Lo ha esclamato il Papa, nel discorso rivolo ai 200 migranti presenti nel Centro “Giovanni XXIII PeaceLab” di Hal Far, ultima tappa pubblica del suo viaggio apostolico a Malta. “Sappiamo che è difficile, ci sono tanti fattori che alimentano tensioni e rigidità”, ha ammesso Francesco: “E tuttavia, in ogni continente, ci sono persone e comunità che accettano la sfida, consapevoli che la realtà delle migrazioni è un segno dei tempi dove è in gioco la civiltà”. “E per noi cristiani è in gioco anche la fedeltà al Vangelo di Gesù, che ha detto ‘Ero straniero e mi avete accolto’”, il monito del Papa sulla scorta del Vangelo: “Questo non si crea in un giorno! Ci vuole tempo, ci vuole tanta pazienza, ci vuole soprattutto un amore fatto di vicinanza, di tenerezza e di compassione, come è l’amore di Dio per noi. Penso che dobbiamo dire un grande ‘grazie’ a chi ha accettato tale sfida qui a Malta e ha dato vita a questo Centro. Lo facciamo con un applauso!”. Al centro del discorso di Francesco, le testimonianze dei migranti, che partendo hanno dovuto staccarsi dalle proprie radici. “È uno strappo. Uno strappo che lascia il segno. Non solo un dolore momentaneo, emotivo. Lascia una ferita profonda nel cammino di crescita di un giovane, di una giovane. Ci vuole tempo per risanare questa ferita; ci vuole tempo e soprattutto ci vogliono esperienze ricche di umanità: incontrare persone accoglienti, che sanno ascoltare, comprendere, accompagnare; e anche stare insieme ad altri compagni di viaggio, per condividere, per portare insieme il peso… Questo aiuta a rimarginare le ferite”.

Papa Francesco: a Malta l’incontro con i migranti

4 Aprile 2022 -
“Chi deve lasciare il proprio Paese parte con un sogno nel cuore: il sogno della libertà e della democrazia. Questo sogno si scontra con una realtà dura, spesso pericolosa, a volte terribile, disumana”. Lo ha detto il Papa, nel discorso rivolto ai 200 migranti presenti presso il Centro “Giovanni XXIII Peace Lab” di Hal Far, momento culminante del viaggio apostolico a Malta. “Tu hai dato voce all’appello soffocato di milioni di migranti i cui diritti fondamentali sono violati, purtroppo a volte con la complicità delle autorità competenti”, le parole rivolte a Sirmian, l’autore di una delle due testimonianze ascoltate poco prima: “E hai richiamato l’attenzione sul punto-chiave: la dignità della persona. Lo ribadisco con le tue parole: voi non siete numeri, ma persone in carne e ossa, volti, sogni a volte infranti. Da questo si può e si deve ripartire: dalle persone e dalla loro dignità”. “Non lasciamoci ingannare da chi dice: ‘Non c’è niente da fare’, ‘sono problemi più grandi di noi’, ‘io faccio gli affari miei e gli altri si arrangino’”, l’invito di Francesco: “Non cadiamo in questa trappola. Rispondiamo alla sfida dei migranti e dei rifugiati con lo stile dell’umanità, accendiamo fuochi di fraternità, intorno ai quali le persone possano riscaldarsi, risollevarsi, riaccendere la speranza. Rafforziamo il tessuto dell’amicizia sociale e la cultura dell’incontro, partendo da luoghi come questo, che certamente non saranno perfetti, ma sono laboratori di pace”. Poi la citazione della “Pacem in terris” di San Giovanni XXIII, di cui il Centro porta il nome: “Allontani il Signore dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo – la pace –; e li trasformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsabili dei popoli, affinché accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione, si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace”.

Papa Francesco: sui migranti serve “un’intesa con i Paesi dell’Europa”

4 Aprile 2022 -
Città del vaticano - “Il problema dei migranti è grave perché sia Grecia, Cipro, Malta, Italia, Spagna, sono i Paesi più vicini all’Africa e al Medio Oriente e atterrano qui, arrivano qui, i migranti vanno accolti sempre!”. A ribadirlo è stato papa Francesco, a proposito del tema centrale del suo viaggio apostolico a Malta, insieme a quello della guerra in Ucraina. “Il problema è che ogni governo deve dire quanti ne possono ricevere normalmente per vivere lì”, ha spiegato Francesco nella conferenza stampa sul volo di ritorno da Malta a Roma. “Per questo – ha detto il Papa– ci vuole un’intesa con i Paesi dell’Europa e non tutti sono disposti a ricevere i migranti. Dimentichiamo che l’Europa è stata fatta dai migranti, no? Ma così sono le cose, ma almeno non lasciare tutto il peso a questi Paesi limitrofi che sono così generosi, e Malta è uno di loro. Oggi sono stato nel centro di accoglienza dei migranti e le cose che ho sentito lì sono terribili, la sofferenza di questi per arrivare qui e poi i lager, ci sono dei lager, che sono nella costa libica, quando sono mandati indietro. Questo sembra criminale no? Per questo credo che è un problema che tocca il cuore di tutti. Così come l’Europa che sta facendo con tanta generosità il posto agli ucraini che bussano alla porta, così anche agli altri che vengono dal Mediterraneo”.

Ucraina: papa Francesco, guerra “bestiale”, “barbara”, “sacrilega”

28 Marzo 2022 - Città del Vaticano - Ancora un forte appello alla pace e un no alla guerra che non porta da nessuna parte. Papa Francesco, al termine della preghira dell'Angelus, ieri mattina, ha definito la guerra "bestiale", "barbara", "sacrilega". "E' passato più di un mese dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina- ha detto -  dall'inizio di questa guerra crudele e insensata che come ogni guerra rappresenta una sconfitta per tutti, per tutti noi". Il Papa  evoca anche lo spettro di un conflitto globale che potrebbe essere, nel caso dell'utilizzo di armi nucleari, senza ritorno. "Di fronte al pericolo di autodistruggersi, l'umanità comprenda che è giunto il momento di abolire la guerra, di cancellarla dalla storia dell'uomo prima che sia lei a cancellare l'uomo dalla storia". Da qui la preghiera affinché ogni responsabile politico rifletta su questo e si impegni,"guardando alla martoriata Ucraina, di capire come ogni giorno di guerra peggiora la situazione per tutti". "Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace". La guerra è "luogo di morte, dove i padri e le madri seppelliscono i figli, dove gli uomini uccidono i loro fratelli senza averli nemmeno visti, dove i potenti decidono e i poveri muoiono". Il pensiero di papa Franceso va soprattutto ai bambini: metà di loro sono già usciti dall'Ucraina. "Questo vuol dire - ha detto - distruggere il futuro, provocare traumi drammatici nei più piccoli innocenti". "Proprio due anni fa - ha ricordato lui stesso all'Angelus - da questa piazza abbiamo elevato la supplica per la fine della pandemia. Oggi l'abbiamo fatto per la fine della guerra in Ucraina". E come per la prova della pandemia anche oggi, con le bombe che devastano un Paese nel cuore dell'Europa, papa Francesco torna ad indicare che non se ne può uscire senza cambiare, tutti, profondamente. "La guerra non può essere qualcosa di inevitabile. Non dobbiamo abituarci alla guerra, dobbiamo invece convertire lo sdegno di oggi nell'impegno di domani perché se da questa vicenda usciremo come prima saremo in qualche modo tutti colpevoli". E per questo "c'è bisogno di ripudiare la guerra".