7 Agosto 2025 - L’8 agosto 1956 nella miniera di Bois du Cazier a Marcinelle, in Belgio, persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani, 95 belgi e poco più di una trentina di altre nazionalità. È ricordata come una delle più gravi stragi sul lavoro ed è anche, per il nostro Paese, un evento emblematico dell’emigrazione italiana del Novecento.
Per la giornata dell’8 agosto è in programma presso la miniera di Bois du Cazier la consueta cerimonia istituzionale di commemorazione. La Fondazione Migrantes, nel giorno in cui si ricorda un evento che ancora scuote il nostro Paese, si fa vicina a tutti gli italiani che lavorano all'estero e rivolge un pensiero ai tanti lavoratori, anche immigrati, che anche di recente hanno perso la vita sul lavoro in Italia.
«Marcinelle ogni anno – dice S.E. mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes – ci ricorda il dramma sulle morti del lavoro in Italia, ma anche in Europa. Negli anni nel nostro Paese, anche grazie ai controlli e alle misure di sicurezza adottate, i decessi sono in calo. Occorre, però, segnalare che le morti sul lavoro dei lavoratori migranti – che avvengono in particolare nel mondo agricolo, nell’edilizia e nei trasporti – secondo le analisi dell’Osservatorio dell’Università Cattolica, sono in proporzione il doppio rispetto a quelle dei lavoratori italiani.
Questo dato impegna le aziende a una maggiore formazione dei lavoratori migranti sulla sicurezza. Al tempo stesso la crescita del numero degli incidenti sul lavoro nei primi quattro mesi del 2025 (286) rispetto al 2024 (265) chiedono di non abbassare la guardia nei controlli e nella formazione. A Marcinelle sono morti soprattutto i nostri lavoratori emigrati: un evento, un segno che ricorda come i lavoratori migranti debbono essere particolarmente tutelati. Ieri come oggi».
Anche per questo c’è attesa per la decisione della presidenza del Parlamento europeo di calendarizzare il voto su una proposta di risoluzione per la istituzione, proprio nella data dell’8 agosto, di una “Giornata europea in memoria delle vittime del lavoro e per la tutela e la dignità dei lavoratori”.
[caption id="attachment_62651" align="aligncenter" width="1024"] Il monumento dedicato ai caduti italiani di Marcinelle (foto: Agrillo Mario)[/caption]
7 Agosto 2025 - In vista della 69esima ricorrenza della strage nella miniera di Marcinelle, a Bois du Cazier, dell'8 agosto 1956, ripubblichiamo un racconto di Luigi Dal Cin, "Un manifesto rosa", tratto dal suo volume "Sulla porta del mondo. Storie di emigranti italiani" (Terre di Mezzo editore, 2024), realizzato con la Fondazione Migrantes. Le illustrazioni sono di Cristiano Lissoni.
Lo tengo aperto qui davanti a me, sopra il foglio bianco ancora da scrivere. L’ho trovato tra le vecchie carte di mio nonno, conservate nel baule in soffitta. Riposava lì, ripiegato su sé stesso, chissà da quanti anni. Un manifesto rosa.
“Operai italiani, condizioni particolarmente vantaggiose vi sono offerte per il lavoro sotterraneo nelle miniere belghe.” E subito sotto il titolo un’invitante tabella con i salari giornalieri. A seguire: “Premio temporaneo. Per un periodo di 6 mesi, a partire dal 1° novembre 1951, gli operai delle miniere riceveranno, in più del loro salario, un premio eccezionale e supplementare”. E poi, in bella evidenza, tutta una serie di benefici: “Assegni familiari, Assenze giustificate per motivi di famiglia, Carbone gratuito, Biglietti ferroviari gratuiti, Premio di natalità, Ferie, Alloggio”. In fondo al manifesto: “Approfittate degli speciali vantaggi che il Belgio accorda ai suoi minatori. Il viaggio dall’Italia al Belgio è completamente gratuito per i lavoratori italiani firmatari di un contratto annuale di lavoro per le miniere. Il viaggio dall’Italia al Belgio dura in ferrovia solo 18 ore. Compiute le semplici formalità d’uso, la vostra famiglia potrà raggiungervi in Belgio”.
Strano, però. Sì, strano. Nessun accenno alle condizioni di lavoro. A quale profondità i minatori avrebbero dovuto inabissarsi nel ventre della terra per scavare il carbone? Quante ore al giorno avrebbero dovuto lavorare là sotto? C’erano dei rischi? Rischi lavorativi? Rischi per la salute, a respirare tutta quella polvere di carbone? Niente. Il manifesto rosa non dice nient’altro.
Mio nonno non è mai emigrato in Belgio, ma aveva conservato con grande cura questo manifesto. Mi viene da pensare che, sfiancato dalla fame e dalla miseria, avesse preso in considerazione la possibilità di partire per lavorare nelle miniere belghe. Sarebbe mai ritornato? Perché è proprio nelle parole di propaganda altisonante di questo manifesto rosa che vanno cercati i motivi per cui nella tragedia della miniera di Marcinelle la maggior parte delle vittime era italiana. Tra queste, la maggior parte era partita dall’Abruzzo.
Una promessa
La Seconda guerra mondiale aveva lasciato in Italia ferite profonde. Una nazione, fatta a pezzi, da ricostruire, un’economia in ginocchio, interi territori ridotti in miseria. Fu allora che la promessa di una vita migliore apparve all’improvviso su curiosi manifesti rosa appesi per le strade delle città a dei paesi di tutta Italia.
Un miraggio di speranza nel deserto che la guerra aveva lasciato dietro di sé. In molti lo leggono. Qualcuno se lo fa leggere. È una proposta. Di più. È una promessa. Un lavoro. Uno stipendio. Un lavoro nelle miniere di carbone, ben stipendiato.
Belgio. Certo, significa separarsi dagli affetti e dai luoghi di sempre. Ma sarebbe stato per poco: si guadagna, si risparmia, e poi si ritorna a casa. Quel manifesto rosa è un proclama. A chiare lettere annuncia la liberazione dalla miseria. Una prospettiva di riscatto. Una via di fuga.
Nel disastro della miniera di carbone Bois du Cazier a Marcinelle, in Belgio, persero la vita 262 minatori, di cui 136 italiani. E la regione con il maggior numero di vittime fu l’Abruzzo. Era l’8 agosto del 1956. Fu il terzo incidente per numero di vittime nella storia dei minatori italiani emigrati. Il primo, per numero di morti, fu il disastro avvenuto nel 1907 a Monongah in West Virginia, negli Stati Uniti, dove le vittime furono in prevalenza italiane, in prevalenza molisane. Molise e Abruzzo: unite in un’unica regione fino al 1963, drammaticamente accomunate anche nelle condizioni di lavoro dei propri emigranti.
Approfittate degli speciali vantaggi
Il 23 giugno 1946 tra il governo italiano e quello belga era stato firmato un trattato che prevedeva un gigantesco baratto. L’Italia doveva inviare in Belgio 2.000 lavoratori a settimana da impiegare nelle miniere. In cambio, il Belgio assicurava all’Italia una buona quantità di carbone per ogni minatore. Appena uscita dalla guerra, l’Italia contava milioni di disoccupati e aveva necessità di carbone per far ripartire le proprie industrie. In Belgio, invece, la mancanza di manodopera nelle miniere frenava la produzione.
Il governo italiano considerava l’emigrazione come il principale fattore economico per la ricostruzione del Paese tramite le rimesse, ovvero il trasferimento del denaro degli emigranti verso il Paese d’origine, e poiché in Belgio c’era bisogno di manovalanza a basso costo incentivò la partenza di lavoratori che non trovavano impiego in Italia.
Dell’accordo “minatori in cambio di carbone” – il trattato parlava testualmente di “accordo minatori-carbone” – sui manifesti rosa della Federazione carbonifera belga, però, non c’era traccia. I minatori emigranti allora non ne furono messi a conoscenza. Lo scoprirono solo dopo il disastro di Marcinelle. E ne nacque una questione molto controversa. L’accordo “minatori-carbone” equiparava infatti i lavoratori a una merce. I minatori italiani sentirono di essere stati trattati come de-portati economici, venduti da un’Italia matrigna e cinica per qualche misero sacco di carbone. E se l’accordo si occupava di tutti gli altri aspetti dello scambio, si preferiva invece chiudere gli occhi, sia da parte delle autorità belghe che di quelle italiane, sulle condizioni di vita e di lavoro che effettivamente attendevano i lavoratori italiani destinati alle miniere del Belgio.
Approfittate degli speciali vantaggi che il Belgio accorda ai suoi minatori. Condizioni particolarmente vantaggiose di lavoro sotterraneo. Premio temporaneo, Assegni familiari, Assenze giustificate per motivi di famiglia, Carbone gratuito, Biglietti ferroviari gratuiti, Premio di natalità, Ferie, Alloggio.
[caption id="attachment_62615" align="aligncenter" width="210"] (illustrazione di Cristiano Lissoni)[/caption]
Propaganda
Pura propaganda. Pubblicità ingannevole, diremmo oggi. Perché nei vagoni di ogni treno erano stipate circa mille persone. E, una volta a destinazione, la promessa degli alloggi a prezzi scontati si svelava in tutta la sua cruda realtà. Baracche fatiscenti dove pochi anni prima erano stati rinchiusi i prigionieri di guerra. E apparve subito chiaro come per gli italiani emigrati non fosse possibile affittare un alloggio più dignitoso. Non solo per ragioni economiche.
La gente del posto lo scriveva su cartelli: Ni animaux, ni étrangers ovvero “Né animali, né stranieri”. Non mancò infatti il disprezzo nei confronti degli emigranti italiani, a cui fu affibbiata l’etichetta dispregiativa di macaronì. E poi c’era l’impatto con la miniera e le “condizioni particolarmente vantaggiose di lavoro sotterraneo” che talvolta prevedevano che i minatori arrivassero a oltre mille metri di profondità.
L’inesperienza, la mancanza di un periodo di formazione e l’ignoranza sulla reale situazione in cui avrebbero dovuto lavorare rendevano particolarmente traumatica la discesa in miniera. E non c’era nemmeno la consapevolezza che respirare quell’aria intrisa di polvere di carbone esponeva al rischio di contrarre la silicosi, una grave malattia professionale che ha portato alla morte centinaia di migliaia di minatori. Ma ormai non era più possibile tornare indietro. Chi rompeva il contratto poteva finire in carcere.
La tragedia di Marcinelle
Pare che all’origine del disastro ci fu un’incomprensione tra i minatori che dal fondo del pozzo caricavano sull’ascensore i vagoncini con il carbone e i manovratori in superficie. Alle 8 e 10 del mattino dell’8 agosto 1956 un vagone di carbone rimase incastrato nella gabbia del montacarichi ma l’ascensore partì comunque. Nella risalita il carrello che sporgeva tranciò le condutture dell’olio, i tubi dell’aria compressa e i cavi dell’alta tensione. Le scintille causate dal cortocircuito fecero incendiare l’olio.
Fu subito l’inferno. Un imponente incendio si estese alle gallerie superiori mentre sotto, a oltre mille metri di profondità, i minatori venivano soffocati dal fumo. Il fuoco infatti era divampato nel pozzo d’ingresso dell’aria e il fumo prodotto dalla combustione raggiunse ben presto ogni angolo della miniera.
Fin dai primi istanti la gravità dell’incidente e l’impossibilità di trarre in salvo gli eventuali superstiti apparvero chiare ai soccorritori. Il 22 agosto, dopo due settimane di difficili ricerche, mentre una fumata nera e acre continuava ancora a uscire dal pozzo, uno di loro, riemergendo affranto dalle viscere della miniera, sussurrò in italiano: “Tutti cadaveri”.
A Marcinelle persero così la vita 262 minatori di diverse nazionalità ma per la maggior parte, 136, italiani. Di questi, 60 erano abruzzesi, di cui quasi la metà dai paesi di Manoppello e Lettomanoppello, in provincia di Pescara.
Il ministro dell’Economia belga creò una commissione d’inchiesta alla quale presero parte due ingegneri del Corpo delle miniere italiane. Anche la Federazione carbonifera belga creò una propria commissione d’indagine. Le inchieste si proponevano di fare “ogni luce” su cosa fosse accaduto nella miniera di carbone Bois du Cazier a Marcinelle la mattina dell’8 agosto 1956. Ma nessuna delle istituzioni mantenne pienamente le sue promesse.
Da “macaronì” a “copains”
Fu la strage di Marcinelle a far superare i preconcetti sui minatori italiani. La tragedia infatti accomunò famiglie italiane e belghe nello stesso lutto e all’improvviso fu chiaro per tutti come lo sviluppo economico dell’intera nazione belga stesse poggiando anche sul lavoro di molti italiani, schiavi del carbone.
Nel 1956, tra i 142.000 lavoratori impiegati nelle miniere belghe, 63.000 erano stranieri e, tra questi, 44.000 erano italiani. “Il nostro vicino, che non la smetteva mai di insultare mio padre, è venuto da noi piangendo”, dichiarò in un’intervista il figlio di un minatore. “La comunità italiana del Belgio ha pagato con il sangue il prezzo del suo riconoscimento”, commentò il quotidiano Le Monde.
L’impressione della tragedia di Marcinelle trasformò i macaronì in copains, “amici”. Da quel dolore si avviò il processo di integrazione degli italiani in Belgio. Il prezzo pagato per ottenere il riconoscimento della dignità degli emigranti italiani fu di 136 vite, consumate in poche ore. Vite perdute per riscattare una dignità propria a ogni essere umano. La storia a venire era già pronta a chiudere gli occhi per dimenticare e riproporre lo spaventoso baratto.
Nel 2012 la miniera di Marcinelle è stata inserita tra i siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un riconoscimento, certo, ma soprattutto un monito. Per non dimenticare gli incidenti sul lavoro che hanno segnato le pagine più buie della storia dell’emigrazione. (Luigi Dal Cin, "Migranti Press" n. 6 - giugno 2025)
[caption id="attachment_62616" align="aligncenter" width="555"] (illustrazione di Cristiano Lissoni)[/caption]
8 Agosto 2022 - Roma - Il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati ha voluto rivolgere oggi il suo saluto e quello di tutto il Senato della Repubblica ai partecipanti alla commemorazione dell'anniversario della tragedia di Marcinelle. Il ricordo -ha scritto in un messaggio - delle 262 vittime di quella terribile sciagura, di cui 136 connazionali, "resta sempre vivo nella memoria individuale e collettiva". "Le storie - ha aggiunto - di questi lavoratori sono l'espressione della volontà di riscatto, del coraggio e della tenacia di intere famiglie che, nel secondo dopoguerra, lasciarono il loro paese d'origine per cercare un futuro migliore. Il loro sacrificio e la loro determinazione hanno dato un contributo fondamentale alla costruzione dell'Italia di oggi e al rafforzamento delle radici della stessa Unione Europea. Guardiamo dunque a quel passato doloroso con la consapevolezza che i vincoli di solidarietà tra persone e popoli, e un rinnovato sentimento di condivisione e reciproca fiducia, ci consentiranno di affrontare le sfide così complesse del nostro presente".
8 Agosto 2022 - Roma - L’8 agosto di ogni anno - giorno del ricordo della tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove morirono 262 minatori, oltre la metà dei quali italiani – è diventata la Giornata del ricordo dei lavoratori italiani neòl mondo, di ieri e di oggi. L’Europa è stata ricostruita nel Dopoguerra grazie anche il sacrificio di tanti lavoratori italiani emigrati all’estero: come anche la ricostruzione italiana deve molto ai sacrifici e alle rimesse di milioni di lavoratori italiani emigrati all’estero, soprattutto nei Paesi europei, lontani dai loro familiari. Questo sacrificio, questo lavoro dei nostri emigranti continua anche oggi, con molti giovani e famiglie costretti a lavorare all’estero. L’unica Italia che cresce – come ha ricordato l’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes - è l’Italia all’estero. Anche oggi non sempre il lavoro italiano nel mondo, come quello degli immigrati in Italia, viene riconosciuto nei diritti fondamentali: precarietà, lavoro nero, sfruttamento avvengono anche in altri Paesi nei confronti dei nostri lavoratori. Questa Giornata ricorda i tanti lavoratori di ieri, ma non può dimenticare questi tanti lavoratori italiani di oggi che vivono all’estero. C’è un legame che il nostro Paese non può dimenticare e che deve crescere nell’attenzione alla tutela dei diritti civili e sociali, nelle pari opportunità. Anche l’Italia nel mondo è fondata sul lavoro, e i lavoratori all’estero non possono essere dimenticati, anche dalla Chiesa, che cammina con loro. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidente Fondazione Migrantes)
Roma - “Sessantasei anni fa la tragedia di Marcinelle una delle pagine più buie dell’immigrazione italiana nel mondo. Il ricordo dei quei morti continua ancora oggi ad essere un monito forte per tutti. Accoglienza, integrazione , sicurezza , inclusione sono la base di un’Europa davvero coesa e unita”. E’ quanto sottolinea su twitter il Segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra ricordando oggi l’anniversario della tragedia di Marcinelle dove morirono 262 minatori di cui 136 italiani.
8 Agosto 2022 - Roma – “L’emigrazione dei nostri connazionali e il sacrificio che questa ha comportato hanno segnato l’identità dell’Italia e anche lo stesso processo d’integrazione europea”. Lo scrive oggi il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, in occasione del 66°anniversario della tragedia di Marcinelle e della 21° Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Il Capo dello Stato ha voluto rivolgere “un commosso pensiero” ai minatori che l’8 agosto 1956 perirono a Marcinelle. Quella tragedia costò la vita, tra gli altri, a 136 italiani. “Le dolorose esperienze dei lavoratori migranti, maturate nei decenni precedenti il Trattato di Maastricht – ha scritto ancora Mattarella - hanno sollecitato la promozione dei diritti dei lavoratori al livello europeo, contribuendo alla creazione di un’Europa coesa, solidale, fondata anche su un pilastro sociale”. Il Presidente della Repubblica, rinnovando ai familiari delle vittime di quella tragedia e di tutti gli altri episodi che hanno “tristemente coinvolto i nostri connazionali in altri contesti, i sentimenti di solidale partecipazione al loro dolore” ha rivolto a tutti gli italiani che lavorano all’estero, “le espressioni della riconoscenza della comunità nazionale”.
8 Agosto 2022 - Bruxelles - Ricorre il 66 anniversario della tragedia avvenuta l'8 agosto del 1956 al Bois du Cazier di Marcinelle che costò la vita a 262 minatori, dei quali 136 italiani. Questa mattina la commemorazione negli spazi della miniera di carbone, oggi patrimonio dell'Unesco. A dare il via alle cerimonia, la lettura dei nomi delle vittime e i 262 rintocchi di campana che scandiscono i minuti che, 66 anni fa, furono teatro della tragedia. Alla cerimonia partecipano, il segretario del Pd Enrico Letta e l'ambasciatore italiano in Belgio Francesco Genuardi, i familiari delle vittime di Marcinelle, una delegazione di lavoratori venuti dall'Italia e impegnati in altre miniere del Belgio, una delegazione degli Alpini e, per la prima volta dopo diversi anni, un gruppo di studenti del liceo romano Francesco Vivona. (R.I.)
8 Agosto 2021 - Roma - 262 morti, 136 italiani. E’ il bilancio della tragedia che ha colpito 65 anni fa l’ex miniera di Marcinelle, in Belgio. E’ l’8 agosto 1956. Ogni anno in questa data, dal 2001, anche il ricordo dei lavoratori italiani nel mondo con la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, istituita per celebrare, ricordare e onorare i tanti lavoratori italiani e il contributo economico, sociale e culturale delle loro opere.
E anche questa mattina, alle 8,05, ora della tragedia, la benedizione a Marcinelle, della Campana “Maria Mater Orphanorum” e duecentosessantadue rintocchi della stessa in memoria delle vittime seguita da discorsi ufficiali, la deposizione di fiori dalle Associazioni di ex minatori presso il Monumento “Alle Vittime” e la visita al cimitero di Marcinelle dove si è svolto un momento di raccoglimento e deposizione di fiori presso i monumenti “Ai Minatori” e “Sacrificio dei Minatori Italiani”. Ieri sera l’inizio delle commemorazioni una celebrazione eucaristica presso il sito del Bois du Cazier presieduta da padre Daniel Procureur, decano della regione di Charleroi ."In varie città italiane diverse iniziative per ricordare le vittime della tragedia mineraria di Marcinelle. Una tragedia che listò a lutto come ricorda lo storico Toni Ricciardi nel volume “Marcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone” (Donzelli), più di un terzo delle province italiane, ben 32 tra Nord e Sud. Tra i tanti borghi colpiti, Manoppello (Pescara), che contava appena settemila abitanti e che proprio in Belgio aveva esportato, a partire dal 1946, 325 uomini: quel giorno morirono in 23.
E ogni giorno a ricordali è l’unico sopravvissuto, oggi 86enne: Urbano Ciacci, matricola 709 che porta ben visibile sul petto. E ad ogni manifestazione è li, davanti a quella miniera, con una lampada sempre accesa legata alla sua cintura, un caschetto con un piccolo lume, la camicia e il pantalone del minatore: “li conoscevo tutti e non posso dimenticarli”, ci dice commosso. Luì, originario di Fano, scampò a quella tragedia perché in Italia per sposarsi. Seppe dello scoppio e della morte dei suoi compagni la mattina successiva alla stazione di Milano: insieme alla moglie stava prendendo il treno per fare ritorno in Belgio e seppe la notizia leggendo il giornale: “non ho detto nulla a mia moglie altrimenti lei non sarebbe salita su quel treno”, ci dice raccontandoci di aver lavorato in miniera dal 1954 ai primi anni ottanta. In Belgio è arrivato all’età di 18 anni compiuti ed ha subito lavorato a Marcinelle a oltre 1000 metri di profondità insieme “ai miei compagni che sono morti e ogni giorno vengo a trovare e salutare uno per uno. Lo devo alla loro amicizia”. Ogni mattina prima di andare al lavoro – ci racconta ancora al telefono Urbano invitandoci a visitare il museo nato in quella miniera – davo un bacio ai miei figli. Mi chiedevano il perché, e io rispondevo: non so se ci rivedremo stasera”. (Raffaele Iaria)
8 Agosto 2021 - Roma – “Il sacrificio di Marcinelle resta fortemente impresso nella memoria collettiva dei popoli italiano e belga, e anche dell’Europa tutta, considerate anche le diverse nazionalità delle vittime dell’incidente minerario”. Lo scrive oggi, in un messaggio, il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in occasione del 65° anniversario della tragedia mineraria di Marcinelle, nella quale l’8 agosto del 1956 persero la vita 262 minatori, di cui ben 136 erano cittadini italiani. Il 2021 – ricorda Di Maio – segna anche il 75° anniversario dell’accordo “uomini contro carbone”, siglato nel 1946 tra l’allora neonata Repubblica Italiana e lo Stato Belga. Come ricorda, con “forte impatto, il nome stesso con il quale questo accordo è passato alla storia, si tratta di un’intesa in base alla quale il Belgio si impegnava a cedere all’Italia carbone in cambio di manodopera italiana da impiegare nelle miniere belghe, garantendo così la forza lavoro necessaria. La stessa forza lavoro vittima della tragedia che oggi commemoriamo”. E rivolgendosi al popolo belga il capo della Farnesina esprime vicinanza per la recente alluvione che ha causato 36 vittime: “una tragedia diversa, ma pur sempre un disastro inaspettato, cui l’Italia con altri Paesi europei ha risposto attraverso aiuti della Protezione Civile, e che ci induce a riflettere sulle conseguenze del nostro comportamento sull’ambiente, la grande scommessa del futuro, così come la ricerca del lavoro era la scommessa del popolo italiano uscito dal Secondo conflitto mondiale”. Per Di Maio il ricordo di Marcinelle è “così sentito e attuale perché rappresenta l’emblema delle conquiste sociali dei lavoratori italiani, così come di quelli europei e di tutto il mondo. La promozione di un lavoro equo, tutelato e sostenibile deve essere oggi più che mai al centro della nostra risposta alle gravi conseguenze economiche e sociali determinate dalla pandemia da COVID-19, risposta che viene fornita dai vari Piani di rilancio nazionali adottati sulla base dei fondi europei, grazie allo sforzo congiunto dei 7 Stati membri che hanno deciso di affrontare uniti l’emergenza globale”.
Il sacrificio di quanti, in Italia e all’estero, a Marcinelle o altrove nel mondo, hanno perso la vita “intenti nello svolgere la loro professione o impegnati nelle attività di volontariato e di sostegno, in ogni epoca storica – prosegue il ministro degli esteri italiano - e quindi anche e con più forza oggi che siamo alle prese con gli effetti di una devastante pandemia, non sarà stato vano se, proprio in questa fase di ripresa, saremo capaci di trasformare le nostre economie e creare opportunità e posti di lavoro per un’Italia e per un’Europa di cui vogliamo sentirci davvero partecipi e orgogliosamente cittadini. Da sempre, il valore del lavoro è stato esaltato da tutti gli italiani che sono emigrati e continuano ad espatriare alla ricerca di nuove e migliori occasioni: per questo, tale altissimo valore costituzionale merita di essere celebrato ogni giorno dalle istituzioni, italiane ed europee, attraverso la garanzia delle giuste tutele e dei giusti riconoscimenti per tutti, tanto a livello economico, che sociale e personale”. Di Maio poi rivolge un pensiero a tutti i familiari delle vittime di Marcinelle, ai familiari di tutte le vittime italiane cadute sul lavoro, ai cari di quanti hanno reso onore all’immagine dell’Italia nel mondo con “il loro impegno e con il loro sacrificio, e continuano quotidianamente a farlo: a tutti costoro rivolgo il mio profondo rispetto, la mia gratitudine e un genuino senso di compartecipazione e vicinanza”.
8 Agosto 2021 - Roma – “Desidero rendere omaggio al sacrificio di 262 minatori, tra cui 136 italiani, che sessantacinque anni or sono persero la vita nella tragedia di Marcinelle". Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto rivolgere un messaggio in occasione del 65° anniversario della tragedia di Marcinelle e della 20ª Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo. Il Capo dello Stato ricorda l’8 agosto 1956 con la tragedia che colpì particolarmente l’Italia: da qui “tragici eventi” l'Europa ha “appreso l'importante lezione di dover porre diritti e tutele al centro del processo di integrazione continentale. Oggi – scrive Mattarella - viviamo una nuova fase di ripresa e ripartenza. L'Unione Europea - edificata sulla base di valori condivisi e di norme e istituzioni comuni - ha saputo trovare in sé energie per aiutare i popoli degli Stati membri nel difficoltoso cammino di uscita dalla pandemia. Gli ambiziosi traguardi che ci siamo prefissati nei piani di rilancio e resilienza non potranno essere raggiunti senza un responsabile sforzo, individuale e collettivo. Quella responsabilità esercitata dai tanti lavoratori italiani che hanno percorso le vie del mondo”.
Il pensiero “rispettoso” e di “vicinanza” di Mattarella, in questo giorno, va “innanzitutto ai familiari di quanti hanno perso la vita sul luogo di lavoro, emblematicamente rappresentati dai parenti delle vittime di Marcinelle” e si augura che questo messaggio raggiunga tutti gli italiani che vivono all’estero per “ragioni professionali, con sentimenti di viva riconoscenza per il loro contributo e il loro impegno”. (Raffaele Iaria)
7 Agosto 2021 - Roma -L’8 agosto 1956 a Marcinelle, in Belgio, un incendio sviluppatosi all’interno della miniera del “Bois du Cazier” uccise 262 minatori di ben dodici nazionalità diverse, tra cui 136 italiani. La miniera di Marcinelle è comunemente riconosciuta come la tragedia legata all’emigrazione italiana. In realtà non fu né la prima né l’ultima, ma è oggi simbolo indiscusso della memoria collettiva italiana per tutti i connazionali morti sul lavoro. Nel 2001, l’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha istituito la Giornata Nazionale del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo che si celebra l’8 agosto per ricordare e onorare i tanti italiani che hanno perso la vita lavorando fuori dei confini nazionali.
Il 65° anniversario, che ricorre quest’anno, diventa – spiega la Fondazione Migrantes in una nota - l’occasione per rivolgere lo sguardo a una storia che non va dimenticata. Il ricordo e la memoria devono fare da sprone per il costante miglioramento del presente.
Come evidenziato dal Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, la mobilità italiana continua a crescere. Negli ultimi 15 anni il dato si attesta a +76%. Tra chi parte oggi, ben il 40% ha tra i 18 e i 34 anni. Si tratta di giovani alla ricerca di una realizzazione attraverso un’occupazione giusta e strutturale, la cui mancanza è un problema endemico della realtà giovanile italiana. Quando si parla di lavoro, però, non si può non parlare di giustizia e sicurezza sociale per i lavoratori che devono essere accompagnati dalle Istituzioni, sia in Italia che all’estero.
Il lavoratore – aggiunge la Migrantes – merita luoghi di lavoro sicuri, trattamenti adeguati e tutele al passo con i tempi. La pandemia sta facendo toccare con mano quanto il mondo del lavoro sia in fermento, quanto velocemente esso possa cambiare con la digitalizzazione e telematizzazione. Ma ci sono altresì settori più tradizionali, dove il rischio continua ad essere alto, come dimostrano i circa 650 mila infortuni che si registrano in Italia ogni anno.
A 975 metri di profondità, 65 anni fa, quell'incendio causò lutto e dolore per 262 famiglie: la tragedia rivive attraverso i ricordi dei protagonisti di quei fatti, ogni anno sempre meno numerosi a causa dell’inesorabile trascorrere del tempo. Occorre costruire una memoria collettiva all’altezza di quella tragedia, per non dimenticare aspetti che assomigliano alle tristi pagine attuali di cronaca delle migrazioni. La mobilità umana di oggi, economica e non, ricorda a tutti quanto per l’uomo il movimento sia connaturato all’esistenza felice. Per gli italiani, in particolare, mobilità significa non riscoprirsi migranti, ma trovarsi di fronte a un elemento nazionale strutturale, identitario e complesso.
Roma - La tragedia di Marcinelle, dove 64 anni fa persero la vita 262 minatori, di cui 132 italiani, è "un richiamo fondamentale che deve farci tenere sempre viva l’attenzione sul lavoro e sui diritti dei migranti”. Lo afferma il presidente nazionale delle Acli, Roberto Rossini. “Oggi gli sfruttati e gli ultimi provengono da altri Paesi e le Acli, che sono presenti in sedici stati del mondo, cercano di essere sempre dalla loro parte con i servizi di segretariato sociale e con l’attività associativa”.
“L’impatto del Covid sui dati dell’emigrazione italiana sarà un banco di prova importante rispetto alla salute sociale del nostro Paese. – ha aggiunto Matteo Bracciali, vicepresidente federazione internazionale Acli -. Intanto le reti sociali hanno funzionato bene e, in molti casi, sono riuscite a rispondere alle difficoltà di rimpatrio e di sostegno economico nei casi più difficili”.
8 Agosto 2020 - Roma – “La promozione di un lavoro equo, tutelato e sostenibile deve essere anche oggi al centro della nostra risposta alle gravi conseguenze economiche e sociali della crisi sanitaria. L’Italia – membro fondatore dell’UE e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro – intende continuare a portare avanti questa istanza anche in ambito europeo e internazionale”. Lo ha scritto in un messaggio il ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, in occasione del 64° anniversario della tragedia di Marcinelle, in Belgio. Quest’anno, a causa della pandemia da COVID-19, “onoriamo il ricordo della tragedia di Marcinelle in una condizione di distanza fisica, ma di grande vicinanza e solidarietà”.
Anche “l’attuale emergenza sanitaria ha visto il sacrificio di quanti, in Italia e all’estero, hanno perso la vita – ha scritto Di Maio - mentre si dedicavano al loro lavoro, come anche ad attività di volontariato e di sostegno. Penso a medici, infermieri, al personale sanitario e a tutti coloro che hanno lavorato per mesi senza sosta, pagando con il prezzo della loro vita l’aiuto dato agli altri e alla nostra società tutta”.
Nel 1956 – ricorda il responsabile della Farnesina - il sacrificio del Bois du Cazier “spinse i Governi dei Paesi partecipanti alla nascente integrazione europea a mettere la sicurezza e la salute dei lavoratori al centro dei progetti che poi avrebbero costituito le fondamenta della casa comune europea”. Solo le società che garantiscono il diritto al lavoro e la sicurezza del reddito “possono progredire. Perché ci sia vero progresso, il lavoro e i lavoratori devono ricevere le giuste tutele. E questo vale anche per tutti i connazionali che nel corso della nostra storia hanno lasciato l’Italia per emigrare all’estero in cerca di realizzazione. I loro diritti e la loro tutela acquistano ancora più valore, in considerazione delle tante difficoltà che hanno dovuto sostenere. L’emigrazione italiana nel mondo ha sempre mostrato il talento, la dedizione e la professionalità dei nostri connazionali”. Ai familiari delle vittime di Marcinelle, ai familiari di tutte le vittime italiane cadute sul lavoro, “di coloro che hanno perso la vita nell’esercizio della loro professione nel corso della pandemia, ai cari di quanti hanno reso onore all’immagine dell’Italia nel mondo con il loro sacrificio, va oggi il mio pensiero e la mia vicinanza”.
Roma - "La strage di Marcinelle dell'8 agosto 1956 è stata uno dei più gravi drammi sul lavoro della storia e rappresenta un monito ancora tristemente attuale. Di lavoro si deve vivere, non si può morire. È inaccettabile che ancora oggi in Italia, perdano la vita 3 lavoratori ogni giorno".
Lo ha detto il Presidente del Senato Elisabetta Casellati ricordando l'incendio nelle miniere di carbone in Belgio in cui morirono 262 persone, tra cui 136 emigrati italiani e nella Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo.
"Le vittime di Marcinelle - ha aggiunto il presidente del Senato - sono il drammatico emblema delle morti bianche di ogni epoca. Ma ricordarle non basta. Le istituzioni e la politica hanno il dovere di far sì che non vi siano più lavoratori senza diritti e senza tutele".
Roma . Si è conclusa poco fa la celebrazione a Marcinelle nel ricordo della tragedia dell'8 agosto 1956 che ha causato 262 morti. Tra questi 136 italiani. Erano le 8,10 del mattino quando nella miniera scoppiò un incendio di vaste proporzione che non lasciò scampo. Pochi furono i supersiti.In quel momenti, infatti, erano di turno 274 uomini quando, a quasi un chilometro sotto terra, quota 975, si scatenò l’inferno. Oltre ai 136 italiani morirono 95 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 3 algerini, 3 ungheresi, 2 francesi, 1 inglese, 1 olandese, 1 russo e 1 ucraino.
Per la prima volte da qual giorno la celebrazione, a causa della pandemia in corso, si è svolta in forma ridotta con la partecipazione di 50 persone ammessi alla miniera di carbone di Bois du Cazier, in rappresentanza delle associazioni dei minatori e dei familiari delle vittime. La delegazione italiana è stata guidata dall'ambasciatrice d'Italia in Belgio, Elena Basile, che ha letto il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, subito dopo i 262 rintocchi della campana di Maria Mater Orphanorum intervallati dalla lettura dei nomi delle vittime.
“Anche quest’anno la cerimonia al Bois du Cazier è particolarmente commovente. Il ricordo del sacrificio dei minatori spinge a dedicare un pensiero anche alle vittime del Covid-19 e agli operatori sanitari che hanno perso la vita nell’esercizio del loro lavoro. Marcinelle incarna anche quest’anno la speranza di una società migliore dove il lavoro sia protetto e tutelato” – ha dichiarato l’Ambasciatrice Basile.
La cerimonia si è conclusa con la deposizione di corone di fiori a nome del Presidente della Repubblica Italiana, del Presidente della Camera dei deputati e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
8 Agosto 2020 - Roma - Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha voluto rinnovare la “vicinanza” del popolo italiano “ai familiari di quanti hanno perso la vita sul luogo di lavoro”: "il loro sacrificio – ha scritto in un messaggio in occasione del sessantaquattresimo anniversario della tragedia a Marcinelle dove persero la vita 262 dei quali 136 erano italiani - merita il profondo rispetto dell’Italia intera”. La giornata di oggi è dedicata al Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo. Quersta giornata – ha scritto il Capo dello Stato – “acquista un altissimo valore: innumerevoli cittadini italiani – in circostanze spesso eccezionalmente complesse e rischiose – hanno dato prova di abnegazione e di impegno nell’adempimento dei propri compiti professionali, in Patria e all’estero”. “Se avvertiamo con particolare intensità il ricordo di quanto accadde al Bois du Cazier è anche perché – ha aggiunto Mattarella - negli ultimi mesi l’emergenza sanitaria ci ha rafforzato la comprensione delle espressioni ‘sacrificio’ e ‘sicurezza sul lavoro’. La ricerca di un futuro migliore è il messaggio che la tragedia di Marcinelle incarna”. Una ricerca che – ha scritto ancora Mattarella – “non può prescindere dalla piena realizzazione del diritto al lavoro in ogni sua sfaccettatura: dalle possibilità di studio e di formazione alle pari opportunità; dalla salvaguardia della salute all’accesso ad ammortizzatori sociali sempre più efficaci, al livello nazionale ed europeo”. Il Capo dello Stato ha quindi rinnovato “la più sentita vicinanza della Repubblica ai familiari di quanti hanno perso la vita sul luogo di lavoro”. Accanto ai minatori scomparsi 64 anni fa Mattarella ha voluto anche dedicare “un pensiero particolare ai moltissimi operatori sanitari deceduti negli ultimi mesi mentre prestavano cure mediche e assistenza ai contagiati dal Covid-19. Oggi, come allora, il sacrificio di questi lavoratori merita il profondo rispetto dell’Italia intera”.
8 Agosto 2019 - Roma - “Sessantatré anni fa si consumava in Belgio la tragedia di Marcinelle dove morirono 262 lavoratori, di cui 136 italiani, sfruttati in maniera inumana ed in totale assenza di sicurezza in una miniera di carbone. La Cisl non dimentica quella pagina di storia terribile, sempre attuale, che rimane un monito per tutti”. Lo dichiara la Segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, nel giorno dell’anniversario della strage di Marcinelle. “Non dobbiamo mai dimenticare che l’Italia è stata e rimane ancora un paese di migranti come dimostrano i due milioni di giovani meridionali che hanno abbandonato la loro terra d’origine negli ultimi dieci anni. La ripresa dei flussi migratori rappresenta la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese. Sono più i meridionali che emigrano dal Sud per andare a lavorare o a studiare al Centro-Nord e all’estero che gli stranieri immigrati regolari che scelgono di vivere nelle regioni meridionali. Una accoglienza civile per chi è costretto ad emigrare e la sicurezza nei luoghi di lavoro sono questioni sempre più attuali”.
La commemorazione della tragedia di Marcinelle – aggiunge la leader della Cisl – “ci deve far comprendere, in tutta la sua drammaticità, il sacrificio e la difficile scelta di chi è costretto ad emigrare, lasciare i propri cari ed il proprio paese per aspirare legittimamente ad una vita migliore e ad un lavoro per sé e la propria famiglia. Anche per questi motivi la storia è una fonte d’insegnamento ed un monito per comprendere e saper cogliere la sfida che l’immigrazione come fenomeno globale offre a tutti noi”.
8 Agosto 2019 - Roma – “Il disastro di Marcinelle è stata una delle più tremende sciagure sul lavoro della storia dei popoli. Una disgrazia che portò via la vita di 262 persone, tra cui 156 nostri connazionali emigrati in Belgio con la speranza di potersi costruire una vita migliore. Un dramma dell'emigrazione che il nostro Paese non potrà mai dimenticare”.
Lo ha detto il Presidente del Senato Elisabetta Casellati ricordando la tragedia di Marcinelle dell'8 agosto 1956, causata da un incendio divampato nelle miniere di carbone Bois du Cazier.
“Una memoria che va coltivata e tramandata a chi verrà dopo di noi, per non far cadere nell'oblio i sacrifici patiti da quelle generazioni che si sono sacrificate per costruire un mondo migliore” ha concluso.
8 Agosto 2019 - Roma – “Nel giorno in cui si commemora il sacrificio del lavoro italiano nel mondo desidero riaffermare la più partecipe vicinanza ai familiari delle vittime di Marcinelle e degli altri tragici eventi che hanno coinvolto i nostri connazionali all’estero, morti o feriti sul lavoro, prestato in condizioni difficili, per un futuro migliore per le proprie famiglie”. Lo scrive il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 63° anniversario della tragedia di Marcinelle evidenziando che la tragedia di Marcinelle, in particolare, “è parte della memoria collettiva dell’Italia e dei Paesi che ne furono colpiti. Il sacrificio di duecentosessantadue lavoratori, di cui centotrentasei connazionali, ci esorta a promuovere, oggi come in passato, migliori opportunità di lavoro e massime garanzie di sicurezza per tutti i lavoratori, in Italia, in Europa e nel mondo. La tutela di tutti i lavoratori e la incessante promozione dei loro diritti “costituiscono principi di civiltà irrinunciabili per ogni Paese e sono un obiettivo fondamentale nel processo di consolidamento della comune casa europea e dell’intera comunità internazionale”. (R.I.)
8 Agosto 2019 - Marcinelle - “Cari Amici italiani, ovunque siate nel mondo, dovete essere consapevoli del contributo prezioso che, con il vostro lavoro operoso, fornite al lusinghiero capitale di immagine e reputazione della Patria. Rappresentate un essenziale architrave, un’infrastruttura di collegamento, che è nostro dovere potenziare e valorizzare. Siete un concreto ponte fra i vostri Stati di residenza e l’Italia”. E’ quanto scrive in un messaggio il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi nel 63° anniversario della tragedia della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle, in Belgio, dove perirono 262 minatori, l’8 agosto del 1956. Giornata che in Italia è dedicata al Sacrificio del Lavoro italiano nel mondo. Il pensiero del titolare della Farnesina è andato in particolare, “con commozione, a tutti coloro che sono caduti mentre lavoravano, durante l’adempimento di un nobile dovere e l’esercizio di un diritto basilare di ogni persona”.
Il disastro di 63 anni fa, che causò la morte a 136 minatori italiani, “resta impresso nella memoria collettiva di noi italiani. Un dramma terribile, con vittime di undici nazionalità diverse, di cui nove di paesi europei”. La ricorrenza di oggi “solenne e importante” rende omaggio ai tanti italiani, lavoratrici e lavoratori, che hanno onorato e onorano la nostra Patria, ovunque nel mondo, con il valore della loro opera e del loro ingegno, animati da dedizione e desiderio di affermarsi nei paesi in cui si trovano”. Poiché l’Unione Europea – scrive ancora Moavero Milanesi - si trova alla vigilia dell’apertura di un nuovo ciclo di legislatura, “penso sia davvero importante che le Istituzioni UE indichino, rapidamente, le iniziative che intendono portare avanti” sul tema della sicurezza sul lavoro. In particolare, bisogna: “procedere verso sistemi di assicurazione europei per gli infortuni e le morti sul lavoro e pervenire a una maggiore armonia nelle pronunce giurisdizionali nazionali in materia; garantire il reale livellamento delle ingiustificabili disuguaglianze di trattamento, salariale e previdenziale, fra chi lavora in paesi UE differenti, allineandosi alle migliori regole e prassi vigenti; offrire a tutti una protezione sociale adeguata e moderna; tutelare i più vulnerabili e affermare la parità sostanziale tra donne e uomini, anche nella retribuzione; strutturare un sistema europeo di incisivo supporto a chi non ha un lavoro o desidera una formazione in vista di una riconversione professionale, finanziato dal bilancio dell’Unione; continuare a promuovere un mercato del lavoro europeo equo, dinamico e inclusivo”. Temi rilevanti e su ognuno l’Italia “non può non dare il suo contributo propositivo alla riflessione e all’azione comune nelle sedi UE. Lo stiamo facendo da tempo, forti della nostra solida esperienza legislativa, operativa e culturale, corroborata dagli stimoli delle comunità italiane all’estero, una fonte preziosa di ispirazione e un esempio vincente di affermazione sociale ed economica. Trovo che questo sia un modo tangibile per guardare avanti e stringerci al simbolo di Marcinelle in maniera fattiva e forte. Lo dobbiamo a chi morì nella miniera 63 anni fa, al lacerante dolore dei famigliari, alle tante vittime sul lavoro. Lo dobbiamo alla Costituzione della Repubblica, che la battezza ‘fondata sul lavoro’”. Il minsotro degli Estri ricorda, quindi, gli italiani che, soprattutto fra il XIX° e il XX° secolo, lasciarono le terre natie per cercare lontano “un futuro degno, per offrire di meglio ai propri figli. Sovente sono partiti affrontando l’ignoto con vaghe promesse, avventurandosi in viaggi incerti e pericolosi, e trovando condizioni impervie una volta arrivati a destinazione. Come altri europei, siamo stati, fino ai primi anni sessanta del novecento – in fondo, appena ieri – una nazione di emigrazione strutturale nel mondo. Lo testimoniano innumerevoli racconti, libri, film e canzoni. Un flusso immane dall’Italia che, seppure con numeri ben più contenuti, prosegue tuttora, ma con tratti diversi. Da un lato, riguarda abbastanza spesso persone qualificate, al punto che si parla di ‘fuga dei cervelli’; per loro, non di rado, l’esperienza estera consente di integrare il bagaglio professionale e di studi: poi, alcuni rientrano, mentre altri si stabiliscono fuori con una scelta definitiva o quasi. Dall’altro lato, oggi, all’interno dell’Unione Europea, vige il diritto alla libera circolazione e la libertà di risiedere in qualsiasi Stato membro; la stessa cittadinanza UE, che si affianca a quella nazionale, ci fa sentire meno stranieri, laddove un tempo eravamo tali, e il diritto UE ci protegge da ogni tipo di discriminazione. Un’evoluzione indubbia, dei cui frutti non beneficiavano ancora i nostri compatrioti che lavoravano e morirono a Marcinelle”. (Raffaele Iaria)