Milano - Nuova tragedia dell’immigrazione al largo della Libia. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha dato notizia di 15 morti tra i quasi 200 migranti che si trovavano a bordo di due imbarcazioni salpate da Zuara e Al-Khoms. I corpi sono stati trasferiti alla Base navale di Tripoli, dove sono stati assistiti i 177 sopravvissuti, si legge in un tweet. «Avevamo più volte segnalato la barca in difficoltà con 105 persone. Però le autorità libiche ci hanno messo dieci ore per raggiungerla vicino alla costa.
Almeno 15 persone sono morte. Siamo tristi e arrabbiati», afferma Alarm Phone.
Ma da Tripoli la Marina reagisce sostenendo di essere intervenuta tempestivamente.
Nella capitale la tensione resta alta. L’uso della forza «non necessario e sproporzionato» da parte della sicurezza libica contro i migranti africani, alcuni dei quali sono stati uccisi mentre cercavano di fuggire dai centri di detenzione, è stato denunciato dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha chiesto un’indagine sulle violenze. Durante le operazioni, ha spiegato la portavoce delle Nazioni Unite, Marta Hurtado, durante una conferenza stampa a Ginevra, ci sono stati «omicidi e lesioni gravi», sottolineando inoltre «un aumento delle detenzioni in condizioni spaventose, nonché l’espulsione di individui verso Paesi dell’Africa subsahariana senza un giusto processo». L’1 ottobre, uomini del ministero dell’Interno libico hanno fatto irruzione in un insediamenti di migranti e richiedenti asilo, arrestando, sparando e picchiando coloro che opponevano resistenza.
12 Ottobre 2021 - Roma - Sono 48.546 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 13.505 sono di nazionalità tunisina (28%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (6.226, 13%), Egitto (5.069, 10%), Costa d’Avorio (3.002, 6%), Iran (2.824, 6%), Iraq (1.953, 4%), Guinea (1.888, 4%), Eritrea (1.709, 4%), Marocco (1.592, 3%), Sudan (1.551, 3%) a cui si aggiungono 9.227 persone (19%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
12 Ottobre 2021 - Roma - Oggi, martedì 12 ottobre si terrà all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza il convegno “L’inclusione possibile”: dopo la presentazione della pubblicazione curata dall’European Center on Cooperative and Social Enterprises (Euricse) “Accoglienza ed inclusione di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Italia. Sfide e dinamiche evolutive”, si ragionerà di inclusione nel corso di una tavola rotonda coordinata dal direttore di Vita Stefano Arduini, che vedrà gli interventi di Laura Zanfrini della Fondazione Ismu-Università Cattolica del Sacro Cuore, Cristina De Luca di Iprs, Gianluca Salvatori di Fondazione Italia Sociale, Matteo Boaglio di Intesa Sanpaolo e Daniele Frigeri di Cespi. Le conclusioni saranno curate da Federico Moro, segretario generale di Robert F. Kennedy Human Rights Italia, e dalla preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Annamaria Fellegara.
La pubblicazione di Euricse è frutto di due anni di collaborazione tra il Robert F. Kennedy Human Rights Italia (Rfki), Euricse, Cespi, Università Cattolica, Fondazione Italia sociale, l’Istituto psicoanalitico delle ricerche sociali (Iprs) e Intesa Sanpaolo, nonché di molte realtà italiane che si occupano di accoglienza ed inclusione che il 25 ottobre 2019 hanno partecipato a un convegno organizzato da Rfki presso la sede di Milano dell’Università Cattolica per raccontare sfide e dinamiche dell’accoglienza in Italia.
Nei due anni trascorsi dal convegno, caratterizzati da uno scenario sociale ed economico fortemente mutato dalla pandemia, esperti, ricercatori e operatori hanno raccontato buone pratiche, evidenziando come quello dell’accoglienza e dell’inclusione sia spesso un volano per molti comparti produttivi del Paese. Oggi, anche di fronte ai dati degli sbarchi in Italia pubblicati dal Ministero degli Interni che indicano 47.959 arrivi – di cui 6.883 minori – al 4 ottobre 2021, contro i 24.500 del 2020, è necessaria una nuova riflessione.
Attraverso la presentazione di politiche e pratiche innovative di accoglienza e inclusione di migranti richiedenti asilo e rifugiati in Italia, il convegno sarà l’occasione per raccogliere le riflessioni e raccomandazioni rivolte ai principali stakeholder istituzionali da parte di autorevoli esperti sul tema in ottica multidisciplinare.
12 Ottobre 2021 - Bari – Una lapide nel cimitero di Bari per ricordare la giovane donna, di origini nigeriane, deceduta il 4 febbraio dello scorso anno a causa di un rogo nel ghetto di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia. Un dramma infinito sullo sfondo del caporalato che si annida in maniera subdola e inquietante nei campi della Capitanata e in altre parti della Puglia, dove spesso lo sfruttamento di braccia umane annienta la dignità di chi lavora duramente senza avere alcuna tutela legale e contrattuale.
La ragazza, mai identificata a causa delle ustioni riportate sul 90% del corpo, morì dopo atroci sofferenze nel Policlinico di Bari alcune ore dopo l’incendio. La Fai, federazione agroalimentare della Cisl, che fin dall’inizio seguì l’iter delle indagini sull’accaduto, ha deciso onorare la sua memoria chiamandola idealmente col nome di 'Hope', a simboleggiare la speranza che tragedie di questo genere non accadano più. La cerimonia si è tenuta alcuni giorni fa, con un momento di preghiera e un riconoscimento rappresentativo per omaggiare tutti gli 'invisibili' e gli sfruttati. «Quella ragazza nigeriana è il simbolo di una sconfitta che ci riguarda tutti – ha sottolineato il segretario generale della Fai Cisl nazionale, Onofrio Rota –. Abbiamo voluto idealmente chiamarla Hope, un nome diffuso in Nigeria e che in lingua inglese vuol dire speranza. Non possiamo più tollerare che chi è mosso verso il nostro Paese dal sogno di una vita migliore trovi la morte nel degrado delle baraccopoli, vittima della violenza, dell’emarginazione, dell’oblio. Come sindacato dei braccianti della terra – ha proseguito Rota – ci battiamo ogni giorno per i diritti e l’inclusione sociale, ma casi come questo ci ricordano che serve anche una presa di posizione forte delle istituzioni, delle imprese e di tutta la cittadinanza ». La lapide è stata deposta nel campo 13, fila 49, fossa 13, cippo 953. Alla cerimonia hanno partecipato, con i rappresentanti della Cisl e della Fai, don Vito Piccinonna, direttore della Caritas diocesana di Bari-Bitonto, Said Emori, della comunità islamica, autorità civili e militari, la comunità nigeriana e diverse associazioni di volontariato. Un momento commovente di memoria collettiva e di nuovo monito affinché simili episodi non abbiano più a ripetersi. (Nicola Lavacca - Sir)
Roma - Sono 48.418 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 13.493 sono di nazionalità tunisina (28%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (6.226, 13%), Egitto (5.069, 10%), Costa d’Avorio (3.002, 6%), Iran (2.824, 6%), Iraq (1.953, 4%), Guinea (1.888, 4%), Eritrea (1.709, 4%), Marocco (1.592, 3%), Sudan (1.551, 3%) a cui si aggiungono 9.111 persone (19%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Fino ad oggi, sempre secondo i dati del Viminale, sono stati 7.057 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
Roma - “La risposta concreta che attendevamo e che consentirà ai territori di attivare i corretti percorsi di integrazione, con risorse e strumenti adeguati". Così Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato Anci alle politiche migratorie, commenta la pubblicazione in GU del Decreto di ampliamento della rete Sai. 3000 posti per nuclei familiari, che consentiranno di accogliere adeguatamente le famiglie afghane giunte in Italia a seguito degli avvenimenti di quest'estate. "Un ringraziamento alla ministra Lamorgese, che ha dato seguito agli accordi assunti in sede politica" aggiunge Biffoni.
“Si rimette opportunamente al centro del sistema la rete dei Comuni, spostando risorse dal sistema emergenziale a quello ordinario, come prevede la legge - prosegue il delegato Anci. - È un primo passo significativo verso un ampliamento ulteriore che potrà essere portato avanti nei prossimi mesi, nell'ambito della legge di bilancio, per andare verso una graduale sostituzione dei centri di emergenza con centri stabili, di piccole dimensioni, integrati nelle politiche di welfare territoriale".
11 Ottobre 2021 - Roma - "Desidero esprimere la mia preoccupazione per la situazione dei migranti e dei richiedenti asilo in situazione di vulnerabilità la cui dignità umana e i diritti fondamentali dovrebbero essere rispettati". Così il cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione degli episcopati dell'Unione Europea (Comece), commenta all'agenzia Sir la lettera dei ministri dell'Interno di 12 Paesi membri dell'Ue per chiedere alla Commissione europea di finanziare la costruzione di muri ai confini esterni dell'Unione europea per bloccare l'ingresso di migranti.
"Il loro diritto di chiedere asilo dovrebbe essere protetto e gli Stati dovrebbero rispettare il principio di non respingimento delle persone a rischio nel loro Paese d'origine", sottolinea Hollerich.
Il presidente della Comece ribadisce che "essere europei" significa "anche mettere in pratica la solidarietà" e ricorda quanto affermato da papa Francesco nel suo messaggio del 2020 sull'Europa, "sogno un'Europa solidale e generosa. Un luogo accogliente ed ospitale, in cui la carità - che è somma virtù cristiana - vinca ogni forma di indifferenza e di egoismo".
"Come vescovi dell'Unione Europea - aggiunge -, sosteniamo i crescenti sforzi di reinsediamento da parte degli Stati membri dell'Ue, della società civile e degli attori della Chiesa, e di creazione di percorsi legali e sicuri per i migranti, in modo da evitare che cadano nelle mani di reti criminali di contrabbandieri e trafficanti".
"Nel contesto dei negoziati in corso sulla Proposta di Patto Ue su Immigrazione e asilo, invitiamo l'Unione Europea e i suoi Stati membri ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i richiedenti asilo, sostenendo una percezione e una narrazione positive dei migranti e delle loro famiglie", conclude Hollerich.
La lettera datata 7 ottobre è stata inviata al vice presidente della Commissione Ue Margaritis Schinas, e alla commissaria agli Affari interni Ylva Johansson, ed è firmata dai ministri di Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia. I ministri scrivono: "Le barriere fisiche sembrano essere un'efficace misura di protezione che serve gli interessi dell'intera Ue, non solo dei Paesi membri di primo arrivo. Questa misura legittima dovrebbe essere finanziata in modo aggiuntivo e adeguato attraverso il bilancio Ue come questione urgente".
11 Ottobre 2021 - Roma -La ResQ People ha effettuato un soccorso e ha salvato 59 persone, tra cui 6 donne (una incinta) e 17 minori. I naufraghi provengono prevalentemente da Siria, Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan e Egitto; ci sono anche cittadini di Yemen, Nigeria, Libia, Gambia, Costa d’Avorio. Il barchino di legno era partito da Zuwara, Libia, ed era stato in mare per circa 24 ore. Il soccorso, in acque internazionali, è avvenuto in base alla segnalazione di un Navtex che indicava una barca di legno in distress. L’equipaggio si sta prendendo cura dei naufraghi a bordo della ResQ People. Nelle prossime ore la nave rimarrà nella zona di ricerca e soccorso per monitorare la situazione.
“È per questo che è nata ResQ: salvare chi rischierebbe di morire” dichiara Lia Manzella, vicepresidente dell’associazione, che si trova in questo momento a bordo della nave. “Ed è solo grazie alla volontà, all’impegno e alla generosità dei cittadini italiani che sostengono ResQ che queste vite, ora, sono finalmente al sicuro”. La ResQ People era partita venerdì sera da Porto Empedocle per la sua seconda missione di salvataggio; a bordo un equipaggio di 21 persone provenienti da 4 diversi Paesi.
7 Ottobre 2021 - Roma - Sono 47.959 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 13.371 sono di nazionalità tunisina (28%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (6.226, 13%), Egitto (5.069, 11%), Costa d’Avorio (3.002, 6%), Iran (2.680, 6%), Iraq (1.911, 4%), Guinea (1.887, 4%), Eritrea (1.709, 3%), Marocco (1.592, 3%), Sudan (1.551, 3%) a cui si aggiungono 8.961 persone (19%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
6 Ottobre 2021 - Roma – Giovedì 14 ottobre prossimo sarà presentata la nuova edizione del Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes.
Anche questa edizione, la XXXma, riprende il tema indicato da Papa Francesco per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è celebrata domenica scorsa: “Verso un Noi sempre più grande”. A fare da sfondo alla nuova edizione del Rapporto Immigrazione è la pandemia, con le sue sofferenze, le sue sfide, ma anche le sue opportunità. Un’occasione per riflettere sui tanti mondi e i tanti ambiti di vita che sono stati interrogati dall’emergenza sanitaria e dalle sue conseguenze.
6 Ottobre 2021 - Roma - “Ci sono ostacoli tecnici e burocratici che rendono difficile o impossibile l’ottenimento del green pass per stranieri e senza fissa dimora”: è l’allarme lanciato oggi da Intersos che ha reclutato alcune figure dedicate, chiamate Green pass officer, per far fronte alle richieste da Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia. A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro, per molte persone si sta dimostrando impossibile ottenerlo autonomamente. Si tratta soprattutto di persone titolari di codice Stp (Straniero temporaneamente presente) o Eni (Europeo non iscritto), per i quali scaricare il green pass risulta spesso impossibile. Fra loro ci sono anche tante persone senza dimora, quasi sempre sprovviste di un telefono su cui ricevere l’SMS dal Ministero. “Alle difficoltà pratiche – spiegano – si aggiunge poi l’assenza completa di informazioni ufficiali, che aumenta lo spaesamento e la paura di trovarsi senza lavoro, per una fascia di popolazione che già può contare su un livello di tutele lavorative estremamente basso”. Solo nelle campagne foggiane, gli operatori di Intersos hanno assistito oltre 5.000 persone nell’erogazione del green pass, mentre a Roma, dall’introduzione della certificazione, sono circa 60 le persone che si sono rivolte ai loro team per ricevere questo tipo di supporto. “Una problematica diffusa -racconta al Sir Daniela Zitarosa, responsabile delle attività di Intersos in Puglia – è il ritardo nell’iscrizione della piattaforma digitale, ma anche una volta superato questo problema non per tutti è possibile scaricare il certificato, per motivi che ancora non riusciamo a identificare”. Intersos denuncia quindi il “paradosso per cui persone che hanno regolarmente completato il ciclo vaccinale rischiano tra pochi giorni di ritrovarsi senza lavoro, con un pregiudizio ulteriore per quelle fasce più vulnerabili, come i lavoratori stagionali impiegati in agricoltura, che hanno bisogno di spostarsi continuamente alla ricerca di lavoro”. “L’accesso ai vaccini è un aspetto recente e drammatico del generale problema dell’accesso alle cure per le fasce di popolazione più deboli”, ricorda Cesare Fermi, direttore della Regione Europa di Intersos.
6 Ottobre 2021 - Roma - Si aprirà oggi pomeriggio l’Incontro internazionale “Popoli fratelli, terra futura”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma, che vedrà la partecipazione di leader delle grandi religioni mondiali e rappresentanti del mondo della cultura e delle istituzioni, provenienti da 40 Paesi del mondo. Oggi, a partire dalle 17, il Convention Center “La Nuvola” ospiterà l’assemblea inaugurale, che sarà introdotta dal presidente della Comunità Sant’Egidio Marco Impagliazzo. Con lui dialogheranno il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, l’arcivescovo di Canterbury e primate anglicano, Justin Welby, il presidente della conferenza dei rabbini europei, Pinchas Goldschmidt, lo Sheykh vicario del Grande Imam di al-Azhar, Mohamed Al-Duwaini, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e lo Sheikh Nahyan bin Mubarak Al Nahyan, ministro della Tolleranza e della Convivenza degli Emirati Arabi Uniti. Tante le personalità di rilievo, che interverranno nei 4 forum domattina alla Nuvola e che si uniranno a Papa Francesco nella preghiera per la pace delle religioni al Colosseo. Tra di loro il fondatore della Comunitò do Sant’Egidio Andrea Riccardi, il Grande Imam di Al Ahzar, Ahmad Al-Tayyeb, il Patriarca di tutti gli Armeni, Karekine II, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il consigliere speciale del Segretario generale ONU, Jeffrey Sachs, il ministro degli Esteri della Tanzania, Liberata Mulamula, il Co-fondatore di Aurora Humanitarian Initiative e presidente di Moderna Inc., Noubar Afeyan, il cardinale Matteo Zuppi e la presidentessa dello Hindu Forum of Europe, Lakshmi Vyas.
6 Ottobre 2021 - Fiesole - A partire da oggi, mercoledì 6 ottobre 2021, le persone e le famiglie di origine straniera del territorio della diocesi di Fiesole, avranno la possibilità di rivolgersi allo sportello di orientamento legale, realizzato mediante il Progetto "Migranti: ascolto, convivenza e inclusione sociale. Uno sportello di ascolto per persone e famiglie straniere", promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II, con il partenariato della Cooperativa Sociale Beta 2 e della Conferenza Zonale dei Sindaci del Valdarno Aretino, e finanziato dalla Fondazione Migrantes con i fondi dell'8xmille.
Potranno usufruire del servizio tutti i cittadini stranieri che necessitino di un orientamento legale generale, al fine dell'acquisizione della consapevolezza dei propri diritti e delle procedure per conseguirne l'attuazione, ma anche enti e cittadini italiani che necessitino di informazione normativa in riferimento ai rapporti che possono intrattenere con i cittadini stranieri. Lo sportello sarà aperto ogni mercoledì, dalle 15:00 alle 18:00, a rotazione, presso l'Oratorio del Giglio di Montevarchi, l'Oratorio Don Bosco di S. Giovanni V.no e la Misericordia di Terranuova Bracciolini. Gli utenti potranno accedere al servizio recandosi direttamente allo sportello in orario di apertura, oppure scrivendo una mail all'indirizzo ascoltostranieri@gmail.com, oppure prenotando un appuntamento attraverso il Centro di Ascolto per Cittadini Stranieri (e-mail: invaldarno@gmail.com; telefono: 3470334390).
6 Ottobre 2021 - Firenze - Otto progetti culturali, 86 volontari (di cui il 30% donne), 25 nazionalità. Sono i numeri con i quali si è concluso Eu-voice, European volunteering and integration through cultural experience, il progetto europeo che ha visto la Toscana protagonista, grazie al Cesvot-Centro servizi volontariato Toscana, che ha avuto il ruolo di capofila delle altre realtà coinvolte: l’italiana Co&So, l’inglese Volunteering matters, l’irlandese Meath partnership e la greca Usb. Obiettivo del progetto europeo, avviato a dicembre 2018, era quello di promuovere non solo la partecipazione dei cittadini immigrati, ma anche il volontariato in ambito culturale come luogo di integrazione tra popolazione immigrata e popolazione locale. Delle 91 persone che avevano iniziato il percorso, ben 86 appunto lo hanno portato a conclusione. Tra i Paesi di provenienza: Giordania, Nigeria, Mali, Ghana, Guinea Conacri, Gambia, Costa d’Avorio, Ciad, Etiopia, Pakistan, Nepal, Iran, Albania, Brazil, Marocco. Tra i partecipanti anche sei cittadini Ue provenienti da Romania, Spagna e Italia. Una trentina gli enti del Terzo settore coinvolti sul territorio regionale. Tra i progetti realizzati, mostre multimediali e fotografiche legate al tema dell’abitare, spettacoli teatrali, iniziative artistiche, recupero di archivi storici. “Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti da questo progetto” commenta Pablo Salazar del Risco, responsabile per il Cesvot del progetto Eu-Voice. “Abbiamo dimostrato che attraverso il volontariato culturale possiamo creare nuove opportunità per il nostro immenso patrimonio artistico, stimolando nuova coesione tra cittadini italiani e migranti che arrivano da Paesi stranieri. I risultati delle mostre, delle collaborazioni e degli spettacoli non si esauriscono con la fine del progetto, ma rimarranno stabilmente sul territorio e nel cuore delle persone che hanno partecipato, come viatico per il nostro futuro che inizia subito”.
5 Ottobre 2021 - Roma - Oggi, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti, Unhcr Italia lancia un kit di strumenti realizzato per sostenere l’insegnamento sul tema dei rifugiati nelle scuole italiane. Il kit “Insegnare il tema dei rifugiati“, comprende programmi per le lezioni, attività, video e altri materiali adattabili su rifugiati, asilo, migrazione e apolidia per l’istruzione primaria e secondaria, e mira ad aiutare gli insegnanti a spiegare ai loro studenti il fenomeno delle migrazioni forzate e le sue complessità. “In un momento in cui il numero di persone in fuga da guerre, violenze e persecuzioni ha raggiunto un livello record diventa quantomai necessario comprendere la condizione di chi è stato costretto ad abbandonare la propria casa, anche per poterlo accogliere quando arriva”, ha detto Chiara Cardoletti, rappresentante Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “Una società che sa accogliere e includere è una società che sa proteggere. In questo senso, il kit per gli insegnanti è anche un’importante strumento di protezione”. Il kit è composto inizialmente da una serie di animazioni video che illustrano i concetti chiave: “Chi sono i rifugiati? Cosa si intende per migrante? Qual è la differenza tra queste due categorie e perché è importante? Chi sono i richiedenti asilo? Cosa si intende con l’espressione ‘sfollati interni’?”. I video spiegano anche da dove provengono i rifugiati e dove si trovano, quali sono i loro diritti e quali organizzazioni forniscono loro assistenza. Successivamente vengono offerti agli insegnanti tre pacchetti completi di materiali didattici adatti alle varie fasce d’età: i pacchetti per la scuola primaria si focalizzano sull’apprendimento di abilità socio-emotive e propongono esclusivamente contenuti adatti a questa fascia d’età. I pacchetti per la scuola secondaria ampliano la terminologia relativa a rifugiati, asilo e migrazione e propongono attività di classe volte all’approfondimento dei saperi, alla costruzione dell’empatia, alla comprensione di fatti e cifre e, infine, allo sviluppo del pensiero critico. Gli studenti sono anche incoraggiati a fare ricerche e ad agire per sostenere i rifugiati stessi, se lo desiderano. Il kit è stato adattato in italiano ed altre lingue dalla versione in inglese sviluppata da Unhcr a livello globale.
5 Ottobre 2021 - Roma - Con l’inizio del nuovo anno scolastico, sta per partire anche la nuova edizione di Educare Senza Confini, progetto educativo sul tema dell’immigrazione di Sophia Impresa Sociale che ha l’obiettivo di cambiare il modo con il quale gli studenti percepiscono il fenomeno migratorio, attraverso la presentazione di dati reali e puntuali e la testimonianza diretta di chi ha vissuto l’esperienza della migrazione. “Questa settima edizione è un traguardo importante e uno stimolo a fare ancora meglio” commenta Marco Ruopoli, presidente di Sophia. “Quest’anno ci saranno nuovi formatori e nuove modalità interattive. Possiamo vantare inoltre un dossier aggiornato degli ultimi dati e le ricerche svolte in Senegal e in Guinea dopo le due edizioni all’estero”.
L’offerta formativa per il nuovo anno scolastico prevede la lettura del testo biografico “Là non morirai di fame” e/o di un dossier informativo sulla migrazione e due incontri da svolgersi in classe o a distanza: nel primo gli studenti potranno ascoltare l’esperienza di migrazione di Dullal Ghosh, giovane socio di Sophia che farà conoscere ai ragazzi le tradizioni e la cultura del suo paese, il Bangladesh, del quale in Italia si sa ben poco, oltre che a rispondere ad eventuali domande e perplessità.
Nel secondo incontro invece un formatore esperto presenterà agli studenti i reali dati che si celano dietro la migrazione, indicando loro le motivazioni, i numeri e le leggi relative a questo fenomeno. Il laboratorio sarà arricchito dalle ricerche che Sophia sta svolgendo in collaborazione con l’università HEC di Montréal in Senegal sulla propensione ad emigrare dei giovani studenti dei paesi “di partenza”.
“Lo scopo del progetto è proprio quello di combattere i pregiudizi e la disinformazione” rivela Erik Conte, responsabile del progetto. “Gli studenti possono mettere in dubbio i luoghi comuni sull’immigrazione: da una parte conoscendo di persona chi ha deciso di abbandonare tutto ed entrando in empatia con lui; dall’altro apprendendo i veri dati sull’immigrazione. Nonostante infatti internet e la facilità di accedere alle informazioni, i giovani hanno una percezione distorta del fenomeno e di chi emigra”.
Grazie al sostegno di diversi enti, tra cui la Fondazione Migrantes, il progetto in questi anni ha formato circa 9.000 studenti di istituti scolastici di tutta Italia; e non solo: nel 2019 e nel 2021, Educare Senza Confini ha debuttato in Senegal e in Guinea per far conoscere agli studenti di quei paesi dove è forte la spinta a migrare, i pericoli connessi all’emigrazione irregolare.
La forza e l’impatto mostrati anche nel periodo della pandemia, sono valsi l’inserimento del progetto tra le Good Practice dell’ONU per il raggiungimento dell’obiettivo 4: “Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”.
4 Ottobre 2021 - Roma - Sono finora 47.750 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 47.800 migranti sbarcati in Italia nel 2021, 13.208 sono di nazionalità tunisina (28%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (5.994, 13%), Egitto (4.604, 10%), Costa d’Avorio (2.914, 6%), Iran (2.478, 5%), Guinea (1.846, 4%), Iraq (1.779, 4%), Eritrea (1.693, 3%), Marocco (1.585, 3%), Sudan (1.540, 3%) a cui si aggiungono 10.109 persone (21%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. I dati sono aggiornati dal Viminale alle 8 di questa mattina. Fino ad oggi sono stati 6.883 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
4 Ottobre 2021 - Lampedusa - Da 8 anni, a Lampedusa, il 3 ottobre, inizia alle 3.15, prima che spunti il sole. È l’ora in cui, quel giovedì, 3 ottobre del 2013, annegarono 368 persone. Il momento di raccoglimento, ogni anno, segna un andare indietro nel tempo, fino all’alba di quel giorno in cui, a poche miglia marittime dall’isola dei Conigli di Lampedusa, persero la vita 368 persone la cui unica colpa era quella di voler approdare in un Paese sicuro.
Tante volte, troppe, quella data è stata utilizzata come limite, come confine di una tragedia che non si sarebbe dovuta più ripetere. “Mai più!” dissero i grandi dell’Europa davanti le centinaia di bare, allineate nell’hangar dell’aeroporto dell’isola. “Non si ripeta per favore!” ha chiesto Papa Francesco in visita a Lampedusa. Quella strage, purtroppo, non è servita a fermare le tante altre che, nel tempo, si sono succedute. Il 3 ottobre 2013, però, per la prima volta i morti del Mediterraneo, furono “visibili”. Quei giorni a Lampedusa abbiamo sentito l’odore della morte. Abbiamo visto le immagini di decine di corpi che giacevano in fondo al mare. Abbiamo letto, negli occhi dei sommozzatori, il dolore provato nel recuperare quei corpi. Abbiamo ascoltato le storie di chi ce l’ha fatta, degli isolani e delle forze di soccorso che tesero la mano per salvarli. Fu chiaro a tutti che il nostro mare era diventato un cimitero liquido per migliaia di persone vittime di naufragi di cui non si è mai avuta notizia (si calcola, per difetto, che dal 1990 ad oggi siano quasi 45 mila i migranti morti).
Quel giovedì non vennero inghiottite dal mare solo 368 vite, ma con loro “naufragò un sogno: quello di un’Europa giusta e solidale; “naufragarono le nostre coscienze di europei e di cristiani abituati ormai alle morti di chi è alla ricerca di un futuro migliore. È naufragata la nostra civiltà di italiani ed europei; terrorizzati dalla paura del diverso e dagli attacchi terroristici. È naufragata la nostra identità plurale e la capacità di affrontare insieme le sfide della modernita” come si legge sul settimanale della diocesi di Agrigento "L'Amico del Popolo".
Il memoriale del 3 Ottobre a Lampedusa (foto da Facebook)
Da quel giorno, ogni anno, il buio della notte è squarciato dai lumicini accesi sui davanzali dei lampedusani o attorno al Memoriale “Nuova Speranza”, in Piazza Piave. Il 3 ottobre è diventato la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, in virtù della legge 45/2016 per ricordare e commemorare , non solo le 368 vittime di quel giorno, ma tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. E così è stato, grazie all’impegno di tanti uomini e donne di buona volontà. “Siamo insieme agli studenti di tutta Europa per ricordare queste vittime, sono nate invisibili e sono morti invisibili. Non ci stancheremo mai di continuare, da questa isola, a chiedere alla comunità internazionale a dare risposte concrete”. Lo ha detto all’Ansa, Tareke Brhane del Comitato 3 ottobre, l’associazione nata per commemorare le vittime del naufragio di otto anni fa. “Non ci stancheremo di ricordarle, non ci stancheremo di ricordare a tutti che queste persone sono esistite, avevano fratelli, figli, genitori che li piangono” – ha aggiunto Tareke Brhane. Per la commemorazione di quest’anno non c’è stata nessuna marcia lungo le strade dell’isola. Dopo il momento di raccoglimento alle 3.15, c’è stato un primo incontro – in piazza Castello – con gli studenti e dopo un momento di preghiera alla Porta d’Europa.
Sull’isola le autorità civili e, religiose e militari del territorio, d’Italia e d’Europa. Come gli altri anni non è mancato il lancio in mare di una corona di fiori, alla presenza delle istituzioni, dei pescatori, dei superstiti e dei familiari dei migranti morti. “La differenza – come scrive Francesca Sabatinelli di Vatican News – la fa una tomba perché, seppur in una terra lontana dalla propria, permette sempre di mantenere un legame con il proprio congiunto e di poterlo piangere”, come hanno fatto diversi parenti che si sono ritrovate a Lampedusa, per andare sulla tomba dei propri congiunti, figli, genitori, amici i cui corpi furono ritrovati, tra i 368 in fondo al mare. Ci sono anche coloro che una tomba dove deporre un fiore non ce l’hanno, come le decine di dispersi inghiottiti dal mare quel giorno, così come tutte le migliaia di persone annegate durante i loro viaggi verso l’Europa e dispersi in mare. Per tutti viene lanciata una corona di fiori, come fece Papa Francesco due mesi prima della sciagura, l’otto luglio di quello stesso anno, quando ne gettò una tra le onde in ricordo di chi muore durante le traversate, chi chi ha trovato porti e porte chiuse.
Quest’anno sulla barca, per compiere questo gesto di pietà anche l’Arcivescovo, mons. Alessandro Damiano che prima del lancio della corona in mare, dinanzi alle profondità di queste acque che hanno inghiottito le vite nostri fratelli e sorelle mossi dalla speranza in cerca di futuro, ha invitato i presenti a pregare con le parole del salmo 130, “Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera…” Uno dei salmi che gli ebrei cantavano quando salivano verso Gerusalemme… Il grido iniziale del salmista – ha proseguito l’Arcivescovo – esprime la violenza della sua angoscia esistenziale, che lo fa sentire come sprofondato in un abisso da cui non sa come riemergere. Il suo grido parte dal basso e sale verso l’alto, da dove attende una mano tesa che lo sollevi. Anche oggi noi – ha proseguito – come il salmista, eleviamo al Signore il nostro grido di perdono e di dolore perché l’uomo sua creatura e oggetto del suo amore, si è reso sordo al grido di aiuto del proprio fratello”. Mons. Alessandro Damiano ha poi ricordato le parole di Papa Francesco qui in visita : “«Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, anche a noi nei nostri giorni, qui adesso. Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del patire con. Domandiamo al Signore Dio, per noi e per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, la grazia di lacrime che fecondino l’indifferenza dei cuori e l’inerzia della volontà per una fioritura di giustizia e di pace nella Verità”. Tantissime altre le iniziative del comitato 3 ottobre, realizzate sull’isola e in collegamento con tutta Europa, soprattutto con gli studenti, “per costruire un’idea diversa dell’immigrazione, creare memoria, sostenere politiche di accoglienza e inclusione, sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’integrazione e dell’accoglienza attraverso il dialogo con cittadini, studenti e istituzioni.”
La commemorazione ecumenica
Nel tardo pomeriggio, al calare del sole, nella parrocchia San Gerlando si è tenuta la Commemorazione ecumenica “non c’è futuro senza memoria” promossa dalla FCEI (Federazione delle chiese evangeliche in Italia), dalla parrocchia San Gerlando e dall’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso dell’Arcidiocesi di Agrigento alla quale hanno preso parte Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Mons. Alessandro Damiano, e Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope. Il momento di preghiera ha avuto al centro la Parola, in particolare il passo biblico, di Deuteronomio 4, 9-14. Ad accogliere i partecipanti al momento, don Carmelo Rizzo dal 1 ottobre nuovo parroco di Lampedusa.
“Questa sera siamo qui – ha detto la Bernardini introducendo alla veglia scandita dall’ascolto della Parola, preghiere, canti, letture, ritagli di pagine di cronaca… – per affermare che la memoria non è un esercizio mentale ma piuttosto un impegno etico e morale. Ricordiamo per cambiare, ricordiamo la tragedia del 3 ottobre e tutte le altre stragi dell’immigrazione perché non vogliamo che ce ne siano altre. Lo facciamo con semplicità, a volte con un senso di inadeguatezza, ma sempre pensando alle vittime, ai loro familiari, ai soccorritori – alcuni dei quali sono qui con noi – e agli abitanti di Lampedusa, una piccola isola che la storia impegna a essere testimone di questa memoria. Noi qui presenti oggi, intendiamo mantenere fede a questo impegno. E non solo nella giornata del 3 ottobre, ma tutto l’anno. Noi siamo qui tutto l’anno e ogni giorno ci sentiamo impegnati e impegnate a fare memoria di quello che è successo e che, tragicamente, continua a succedere. Questo pomeriggio siamo in questo luogo e da qui vogliamo partire, dalla dimensione spirituale della memoria”.
Mons. Damiano nel suo intervento ha evidenziato come “il Deuteronomio è una rilettura della storia del passaggio dall’Egitto alla terra promessa, una storia simile è quella che hanno vissuto, e che vivono, tanti nostri fratelli nostre sorelle in cammino per terra per mare. Il passaggio alla terra promessa non era quello che forse i nostri fratelli e le nostre sorelle cercavano? Molti ebrei – ha proseguito – non hanno raggiunto la terra promessa, altri no, eppure avevano Mosè che li guidava. Questi nostri fratelli e sorelle – si è chiesto – chi li guida? Da un lato – ha detto – la speranza dall’altro trafficanti di uomini, mercenari, approfittatori del sangue di fratelli e sorelle. Gli ebrei hanno superato il Mar Rosso, molti di questi nostri fratelli non hanno superato il Mar Mediterraneo. E citando il testo sacro “Ricorda i giorni del tempo antico, medita gli anni lontani. Interroga tuo padre e te lo farà sapere, i tuoi vecchi e te lo diranno” ha evidenziato come “Il ricordare è parte costitutiva dell’azione religiosa, che culmina nell’incontro tra Dio e l’uomo. È soprattutto nella Sacra Scrittura che la memoria viene evocata nell’invito pressante e ripetuto di Dio al popolo: «Ricorda!». Questo comando è tra le «parole della fede» di ogni tempo.
È anche il passo che richiama alla mente la memoria del passato, che è vista non come evasione dal presente, ma come base per l’impegno nel presente e per una speranza verso il futuro. La memoria, custodita di generazione in generazione, è l’antidoto – ha affermato – più potente contro la morte, rappresentando una ferma determinazione, una volontà di non abbandonare nel nulla le tracce di ciò che è già trascorso e passato ed è ormai sparito dalla storia. Nell’ebraismo, infatti, il passato non è qualcosa di sorpassato, privo di utilità, ma al contrario costituisce un valido aiuto per affrontare la vita. Per questo nella Toràh ci viene detto – ha proseguito – anche che ricordare gli avvenimenti non può bastare. Bisogna riflettere su di essi, ponderarli, capirne a fondo il significato. L’insegnamento della Toràh – ha detto – è ben differente rispetto alla saggezza di alcuni autori classici, Plutarco tra questi, secondo cui “la storia si ripete”. Per la cultura ebraica – ha proseguito – la storia non si ripete. È semmai l’uomo che può perpetuare i suoi fallimenti e i suoi successi. Nel nostro caso – ha evidenziato l’arcivescovo- anche la storia si ripete, non secondo quell’approccio di Plutarco, ma è una storia di sofferenza e di dolore che non vorremmo si ripetesse più, invece continua sempre a ripetersi. Anche a fine giugno, su queste coste, quante morti? Il compito di trasformare il ricordo in memoria viva e trasmetterlo alle generazioni future è assegnato dall’ebraismo alla “Tradizione orale” che, anziché essere isolata e decontestualizzata in un monumento, è inserita nella continuità di un sistema culturale. Un famoso missionario domenicano amava dire “Del più piccolo e del più dimenticato Dio ha una memoria molto fresca e viva”. Penso sia il caso – ha concluso mons. Damiano – di questi nostri fratelli e sorelle, quasi prodotti di una “cultura dello scarto”. Mi sembra chiaro questo contrasto: il più dimenticato della nostra storia e della nostra società è quello che è presente in modo speciale nella memoria di Dio. Se la storia è «maestra di vita», come affermava Cicerone, perdere la memoria storica da parte del singolo o della comunità significa rischiare di smarrire la propria identità e la capacità di costruire relazioni interpersonali autentiche, ma dunque da tutte queste stragi – si è chiesto – la storia cosa ci ha insegnato? Noi cosa abbiamo imparato? Ognuno di noi, ciascuno nella propria condizione, può fare qualcosa e insieme possiamo fare molto. Se i nostri pescatori lampedusani non si fossero gettati in mare quella notte del tre ottobre non avrebbero salvato delle altre vite umane oltre a quelle che i soccorritori istituzionali stavano salvando.Ecco l’azione del singolo. Ecco quello che ognuno di noi può fare. Dio è amore e se amiamo Dio con vero amore questo produrrà in noi una grande fantasia della carità. Come dice San Tommaso se noi amiamo Dio con amore si crea quell’osmosi tra creatore e creatura che può portare solo al Bene”.
Al termine di questa lunga giornata – sono le 23;47, mentre scrivo, guardo le agenzie. L’Ansa registra, l’arrivo sull’isola di 400 migranti su14 barchini… Tutti, dopo un primo triage sanitario effettuato direttamente in banchina, sono stati trasferiti all’hotspot di contrada Imbriacola dove sono presenti oltre 700 persone. All’alba del 2 ottobre, dopo una diversi trasferimenti, ce n’erano invece 180.
Leggo anche di “trafficanti di vite umane, tra cui un gruppo di circa 100 persone, Scrive Avvenire – diverse donne (tre incinte) e minori, sopravvissuti alla sabbia e i sassi senza quasi più acqua né cibo in una zona desertica al confine tra Tunisia e Libia. “Il loro “salvataggio” si è concluso con la deportazione in mezzo al niente. Ad altri è andata peggio: sono stati consegnati ai trafficanti libici. Una prassi ordinaria – scrive Avvenire – con cui le milizie si approvvigionano di prigionieri da avviare alla tortura a scopo di estorsione e di nuovi schiavi per gli affari dei clan. (Carmelo Petrone)
4 Ottobre 2021 - Milano – Nei primi nove mesi del 2021 1.397 migranti hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo (in aumento rispetto allo stesso periodo del 2020). Lo ha fatto notare ieri l’ISMU in occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza. In particolare il viaggio verso l’Italia si conferma il più pericoloso: è infatti sulla rotta del Mediterraneo Centrale che si è registrato il più elevato numero di morti e dispersi, pari a 1.118 dal 1° gennaio al 23 settembre 2021. Con oltre 45mila migranti sbarcati dal 1° gennaio al 28 settembre di quest’anno l’Italia ritorna a essere il principale paese del Mediterraneo in cui approdano i migranti che tentano di raggiungere l’Europa, il 94% in più rispetto allo stesso periodo del 2020.
Ma come ricordano i dati di IOM, i migranti morti e dispersi sono numerosi anche sulle altre rotte dell’immigrazione: a livello globale dal 1° gennaio al 23 settembre 2021 sono stati registrati 3.398 eventi fatali, con una diminuzione del 20% rispetto al 2020 - anno in cui la mobilità è stata limitata dalla pandemia COVID-19. A livello mondiale la rotta del Mediterraneo resta la più mortale, con il 41% di tutti i migranti morti e dispersi nel mondo nei primi nove mesi del 2021; seguita dagli eventi fatali avvenuti in Africa (31%) e in America (18%).
Modena - In occasione della «Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione», istituita il 3 ottobre dalla Repubblica italiana per ricordare la strage di Lampedusa che nel 2013 vide morire nel Mediterraneo 368 migranti, le Chiese di Modena-Nonantola e Carpi organizzeranno una Veglia di preghiera presieduta dal vescovo, mons. Erio Castellucci, lunedì 4 ottobre, alle 21, presso la chiesa di Sant’Antonio in Cittadella.
L’iniziativa è promossa da Migrantes di Modena e Carpi e da diversi uffici diocesani, insieme ad associazioni come «Mediterranea saving humans», Porta Aperta Modena, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Acli.
Tutte le comunità sono inoltre invitate a fare memoria delle vittime delle migrazioni durante le Messe del mattino di domenica 3 ottobre. «La Chiesa – ricorda la Segreteria di Migrantes interdiocesana nel volantino diffuso alle parrocchie – rimane attenta principalmente alle persone ed in particolare alle più vulnerabili come i migranti. Ma c’è molto di più. Per la dottrina cristiana, lo straniero è “luogo teologico”, in quanto è un modo in cui si manifesta Nostro Signore Gesù Cristo: “…ero straniero e mi avete accolto”. È quindi dall’ottica della fede e del Vangelo che possiamo pensare di animare le comunità parrocchiali e le comunità immigrate cattoliche per sensibilizzare e fare memoria delle vittime delle migrazioni».
Sono dunque state indicate alcune proposte per animare le parrocchie e le comunità immigrate: la testimonianza è sempre il metodo migliore, perché permette alle persone di incontrarsi e di conoscersi. Può essere una serata interamente dedicata alle vittime delle migrazioni con la partecipazione di richiedenti asilo o immigrati che vivono insieme a noi nelle nostre città. Oppure può essere un intervento di un operatore o di un volontario che portano l’esperienza dell’accoglienza qui a Modena o dei progetti di solidarietà lungo le rotte dei migranti. La veglia di preghiera e le intenzioni alla preghiera dei fedeli, il senso di impotenza, l’abbandonarsi al «tanto a cosa serve?» è forte.
Fare memoria di un dramma come quello delle vittime delle migrazioni aiuta, come cristiani, a riscoprire o a scoprire la forza della preghiera, attingendo al patrimonio della fede e della Parola di Dio. Il magistero della Chiesa ha un patrimonio sulle migrazioni veramente unico e mondiale. Sono oltre 100 anni che viene celebrata la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e già i messaggi del Papa costituiscono un insostituibile insegnamento. Ma, nel corso del tempo, sia la Santa Sede che le Chiese locali e le Conferenze episcopali nazionali hanno elaborato una approfondita riflessione che merita tutta la nostra attenzione.
«…Fino a quando?» è nato il 30 aprile scorso a Nonantola, quando il vescovo Castellucci, a seguito dell’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo centrale, volle dedicare la celebrazione eucaristica in occasione della ricorrenza di Sant’Anselmo, fondatore dell’Abbazia, in memoria delle vittime delle migrazioni. «…Fino a quando?» è promossa dagli uffici pastorali delle diocesi di Modena-Nonantola e di Carpi, insieme alle associazioni che fanno accoglienza dei richiedenti asilo ed è aperta a tutte le persone di buona volontà che non si rassegnano. Per informazioni si può contattare la segreteria Migrantes interdiocesana al numero 338/257530.