4 Ottobre 2021 - Lampedusa - Da 8 anni, a Lampedusa, il 3 ottobre, inizia alle 3.15, prima che spunti il sole. È l’ora in cui, quel giovedì, 3 ottobre del 2013, annegarono 368 persone. Il momento di raccoglimento, ogni anno, segna un andare indietro nel tempo, fino all’alba di quel giorno in cui, a poche miglia marittime dall’isola dei Conigli di Lampedusa, persero la vita 368 persone la cui unica colpa era quella di voler approdare in un Paese sicuro.
Tante volte, troppe, quella data è stata utilizzata come limite, come confine di una tragedia che non si sarebbe dovuta più ripetere. “Mai più!” dissero i grandi dell’Europa davanti le centinaia di bare, allineate nell’hangar dell’aeroporto dell’isola. “Non si ripeta per favore!” ha chiesto Papa Francesco in visita a Lampedusa. Quella strage, purtroppo, non è servita a fermare le tante altre che, nel tempo, si sono succedute. Il 3 ottobre 2013, però, per la prima volta i morti del Mediterraneo, furono “visibili”. Quei giorni a Lampedusa abbiamo sentito l’odore della morte. Abbiamo visto le immagini di decine di corpi che giacevano in fondo al mare. Abbiamo letto, negli occhi dei sommozzatori, il dolore provato nel recuperare quei corpi. Abbiamo ascoltato le storie di chi ce l’ha fatta, degli isolani e delle forze di soccorso che tesero la mano per salvarli. Fu chiaro a tutti che il nostro mare era diventato un cimitero liquido per migliaia di persone vittime di naufragi di cui non si è mai avuta notizia (si calcola, per difetto, che dal 1990 ad oggi siano quasi 45 mila i migranti morti).
Quel giovedì non vennero inghiottite dal mare solo 368 vite, ma con loro “naufragò un sogno: quello di un’Europa giusta e solidale; “naufragarono le nostre coscienze di europei e di cristiani abituati ormai alle morti di chi è alla ricerca di un futuro migliore. È naufragata la nostra civiltà di italiani ed europei; terrorizzati dalla paura del diverso e dagli attacchi terroristici. È naufragata la nostra identità plurale e la capacità di affrontare insieme le sfide della modernita” come si legge sul settimanale della diocesi di Agrigento "L'Amico del Popolo".
Da quel giorno, ogni anno, il buio della notte è squarciato dai lumicini accesi sui davanzali dei lampedusani o attorno al Memoriale “Nuova Speranza”, in Piazza Piave. Il 3 ottobre è diventato la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, in virtù della legge 45/2016 per ricordare e commemorare , non solo le 368 vittime di quel giorno, ma tutte le vittime dell’immigrazione e promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà. E così è stato, grazie all’impegno di tanti uomini e donne di buona volontà. “Siamo insieme agli studenti di tutta Europa per ricordare queste vittime, sono nate invisibili e sono morti invisibili. Non ci stancheremo mai di continuare, da questa isola, a chiedere alla comunità internazionale a dare risposte concrete”. Lo ha detto all’Ansa, Tareke Brhane del Comitato 3 ottobre, l’associazione nata per commemorare le vittime del naufragio di otto anni fa. “Non ci stancheremo di ricordarle, non ci stancheremo di ricordare a tutti che queste persone sono esistite, avevano fratelli, figli, genitori che li piangono” – ha aggiunto Tareke Brhane. Per la commemorazione di quest’anno non c’è stata nessuna marcia lungo le strade dell’isola. Dopo il momento di raccoglimento alle 3.15, c’è stato un primo incontro – in piazza Castello – con gli studenti e dopo un momento di preghiera alla Porta d’Europa.
Sull’isola le autorità civili e, religiose e militari del territorio, d’Italia e d’Europa. Come gli altri anni non è mancato il lancio in mare di una corona di fiori, alla presenza delle istituzioni, dei pescatori, dei superstiti e dei familiari dei migranti morti. “La differenza – come scrive Francesca Sabatinelli di Vatican News – la fa una tomba perché, seppur in una terra lontana dalla propria, permette sempre di mantenere un legame con il proprio congiunto e di poterlo piangere”, come hanno fatto diversi parenti che si sono ritrovate a Lampedusa, per andare sulla tomba dei propri congiunti, figli, genitori, amici i cui corpi furono ritrovati, tra i 368 in fondo al mare. Ci sono anche coloro che una tomba dove deporre un fiore non ce l’hanno, come le decine di dispersi inghiottiti dal mare quel giorno, così come tutte le migliaia di persone annegate durante i loro viaggi verso l’Europa e dispersi in mare. Per tutti viene lanciata una corona di fiori, come fece Papa Francesco due mesi prima della sciagura, l’otto luglio di quello stesso anno, quando ne gettò una tra le onde in ricordo di chi muore durante le traversate, chi chi ha trovato porti e porte chiuse.
Quest’anno sulla barca, per compiere questo gesto di pietà anche l’Arcivescovo, mons. Alessandro Damiano che prima del lancio della corona in mare, dinanzi alle profondità di queste acque che hanno inghiottito le vite nostri fratelli e sorelle mossi dalla speranza in cerca di futuro, ha invitato i presenti a pregare con le parole del salmo 130, “Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera…” Uno dei salmi che gli ebrei cantavano quando salivano verso Gerusalemme… Il grido iniziale del salmista – ha proseguito l’Arcivescovo – esprime la violenza della sua angoscia esistenziale, che lo fa sentire come sprofondato in un abisso da cui non sa come riemergere. Il suo grido parte dal basso e sale verso l’alto, da dove attende una mano tesa che lo sollevi. Anche oggi noi – ha proseguito – come il salmista, eleviamo al Signore il nostro grido di perdono e di dolore perché l’uomo sua creatura e oggetto del suo amore, si è reso sordo al grido di aiuto del proprio fratello”. Mons. Alessandro Damiano ha poi ricordato le parole di Papa Francesco qui in visita : “«Adamo dove sei?», «Dov’è il tuo fratello?», sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, anche a noi nei nostri giorni, qui adesso. Chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del patire con. Domandiamo al Signore Dio, per noi e per tutti gli uomini e le donne di buona volontà, la grazia di lacrime che fecondino l’indifferenza dei cuori e l’inerzia della volontà per una fioritura di giustizia e di pace nella Verità”. Tantissime altre le iniziative del comitato 3 ottobre, realizzate sull’isola e in collegamento con tutta Europa, soprattutto con gli studenti, “per costruire un’idea diversa dell’immigrazione, creare memoria, sostenere politiche di accoglienza e inclusione, sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’integrazione e dell’accoglienza attraverso il dialogo con cittadini, studenti e istituzioni.”
Tag: Giornata della Memoria e dell’Accoglienza
Migrantes Torino: le iniziativa per la Giornata della Memoria e dell’Accoglienza per costruire un futuro più inclusivo
1 Ottobre 2021 -
Torino - Domenica 3 ottobre la Migrantes di Torino, nell'ambito dell'iniziativa "E mi avete accolto - Festival dell'Accoglienza" propone una giornata ricca di eventi per celebrare insieme la #𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮𝗠𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮𝗲𝗱𝗲𝗹𝗹𝗔𝗰𝗰𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮, per ricordare tutte le vittime dell'immigrazione e costruire insieme un futuro più inclusivo e accogliente.
Alle ore 15,00 "𝗧𝗛𝗘 𝗚𝗔𝗠𝗘- 𝗔𝗦𝗖𝗦 - Polo del '900: l’attraversamento dei confini tra i mille ostacoli che si frappongono tra la partenza e la meta tanto sognata. Provare a immedesimarsi per capire le dinamiche ostili e le atrocità vissute sulla pelle dei migranti è l’obiettivo di questo gioco di ruolo in cui tutto è imprevedibile, ma tutto è pensato per bloccarti al di là della frontiera
- 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟳.𝟬𝟬: 𝗽𝗿𝗲𝗽𝗮𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗙𝗟𝗔𝗦𝗛 𝗠𝗢𝗕 - Polo del '900
L’ organizzazione dell'azione pubblica rivolta ai giovani per ricordare le 368 vittime del naufragio avvenuto al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013. Con le coperte dorate della campagna #ioaccolgo e le maschere del progetto “𝑭𝒂𝒄𝒆 𝒕𝒉𝒆 𝑾𝒂𝒍𝒍” di Fabio Saccomani, i giovani possono metterci la faccia per dire il loro impegno nella costruzione di un futuro più inclusivo e accogliente.
- 𝗼𝗿𝗲 𝟭𝟴.𝟯𝟬: 𝗙𝗟𝗔𝗦𝗛 𝗠𝗢𝗕 - Piazza Castello
Con le coperte dorate della campagna #ioaccolgo e le maschere del progetto “𝑭𝒂𝒄𝒆 𝒕𝒉𝒆 𝑾𝒂𝒍𝒍” di Fabio Saccomani, i giovani possono metterci la faccia per dire il loro impegno nella costruzione di un futuro più inclusivo e accogliente.
- 𝗼𝗿𝗲 𝟮𝟬.𝟯𝟬: 𝗖𝗜𝗡𝗘𝗠𝗔 𝗜𝗡 𝗚𝗜𝗔𝗥𝗗𝗜𝗡𝗢 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮 𝙄𝙇 𝙎𝙊𝙇𝙀 𝘿𝙀𝙉𝙏𝙍𝙊 di Paolo Bianchini - Teatro Monterosa
Grazie alla collaborazione con ACEC e Teatro Monterosa, la quinta e ultima proiezione della rassegna ad ingresso gratuito. Prima della proiezione del film, presentazione del videoclip “Welcome Refugees” di Alberto Visconti con CoroMoro l’episodio pilota di ARTatSEA (ASPRA sail) , progetto d’integrazione e bellezza sociale attraverso l’arte e il mare.
Il film intreccia due storie, l’una vera, l’altra di fantasia. A distanza di tempo, due viaggi uniscono l’Europa all’Africa e viceversa. Yaguine e Fodè partono dalla Guinea per portare a Bruxelles una lettera indirizzata alle istituzioni europee, mentre Thabo e Rocco fuggono dall’Europa per raggiungere l’Africa portando un pallone. Guarda qui il trailer: https://youtu.be/E0NdjIuZlaI