Tag: Immigrati e rifugiati

Romania: 73mila bambini vivono lontano dai genitori emigrati per lavoro

20 Gennaio 2022 -
Roma - Sono 73.387 i bambini che vivono in Romania lontano da uno o ambedue i genitori, immigrati all’estero per motivi di lavoro. I dati sono stati raccolti dall’Autorità nazionale romena per i bambini e pubblicati dall’agenzia stampa romena Agerpres. Alla fine de 2021, 12.339 bambini avevano entrambi i genitori all’estero per lavoro e il 92,8% di loro vive con parenti fino al quarto grado. Gli altri erano collocati presso assistenti maternali, centri di affidamento, famiglie o persone senza legami parentali. Più di 52mila bambini hanno un genitore emigrato all’estero e il 96,6% di essi vive con parenti fino al quarto grado. Per 8.528 bambini, il genitore partito per l’estero è l’unico sostenitore economico della famiglia. Le cifre sono in leggero calo rispetto all’anno precedente, però associazioni come Save the Children Romania avvertono che i dati raccolti dall’Autorità romena per i bambini non riflettono la realtà, perché raccolti attraverso gli ispettorati scolastici e dunque non includono i bambini che hanno abbandonato la scuola e quelli sotto l’età scolastica. Studi realizzati negli ultimi anni da Save the Children Romania e altre Ong rilevano che metà dei bambini con ambedue i genitori emigrati all’estero per lavoro hanno meno di dieci anni di età, e due terzi di loro sono di 2-6 anni. Le ong segnalano che la mancanza dei genitori spinge alcuni di questi bambini all’isolamento, all’abbandono scolastico, alla delinquenza, all’allontanamento affettivo dai genitori, persino alla depressione.

Partorisce su barcone: salvi mamma e figlio

20 Gennaio 2022 - Madrid - È stato tratto in salvo insieme alla mamma dai soccorritori spagnoli un bimbo nato a bordo di un barcone di migranti avvistato, martedì, sulla rotta verso le isole Canarie. Sia la donna che il figlio — ha confermato all’agenzia Ansa una portavoce del servizio di salvataggio marittimo iberico — «stanno bene». Insieme a loro c’erano altre sessanta persone, tra cui una bambina di circa 8 anni. I migranti soccorsi sono stati fatti salire a bordo di un’imbarcazione per emergenze marittime, diretta verso l’isola spagnola di Fuerteventura. Intanto, alcuni soccorritori si sono già riattivati per assistere un altro barcone avvistato al largo dell’arcipelago spagnolo. Mentre, sempre martedì, le autorità spagnole hanno notificato il ritrovamento del cadavere di un migrante nelle acque della costa di Almería, nel sud-est del Paese iberico. La guardia civile e il servizio di soccorso marittimo — riferisce l’agenzia di stampa Efe — cercava - no una persona scomparsa da lunedì sera, dopo che era stata intercettata un’imbarcazione con una decina di persone a bordo, una delle quali si sarebbe gettata in acqua. Dopo ricerche notturne, in mattinata è stato ritrovato un corpo senza vita, che si sospetta sia del migrante scomparso. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Interno di Madrid, tra l’1 e il 16 gennaio sono sbarcate alle isole Canarie almeno 790 persone, poco meno della metà del totale di migranti arrivati in territorio nazionale quest’anno (1.604). Non di rado su questa rotta migratoria tra l’Africa e l’Europa avvengono tragedie con decine di morti e dispersi.

Viminale: da inizio anno sbarcate 410 le persone migranti sulle nostre coste

19 Gennaio 2022 -
Roma - Sono 410 le persone migranti sbarcate sulle coste italiani da inizio anno. Di questi 91 sono di nazionalità afghana (22%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (82, 20%), Tunisia (61, 15%), Algeria (55, 13%), Costa d’Avorio (29, 7%), Egitto (23, 6%), Guinea (22, 5%), Pakistan (9, 2%), Eritrea (3, 1%), Sudan (3, 1%) a cui si aggiungono 32 persone (8%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

Chiesa Etiope: “Aprite corridoi umanitari nel Tigrai”

19 Gennaio 2022 -

 

Milano - Aprire corridoi umanitari per aiutare il popolo del Tigrai dove è in corso una catastrofe umanitaria e una guerra aerea di intensità mai vista nell’Africa subsahariana. La disperata richiesta di aiuto ancora una volta arriva dalla diocesi cattolica di Adigrat, che da dicembre ha dovuto sospendere le attività di risposta all’emergenza. È contenuta in una lettera datata 17 gennaio indirizzata a partner e donatori, firmata dalla commissione diocesana sociale e dello sviluppo. Una testimonianza chiave della comunità cattolica tigrina sulla situazione nello stato regionale dopo 442 giorni di guerra definita «genocida». Urla dal silenzio che avvolge il conflitto tra Addis Abeba, gli alleati Amhara e l’esercito eritreo contro le forze tigrine del Tplf.  Da giugno – si ricorda – proseguono gli attacchi «indiscriminati» dell’aviazione federale su villaggi e città tigrine con aerei, elicotteri e droni. La situazione è peggiorata dal blocco di servizi, dell’energia elettrica, dal blackout comunicativo e dal blocco dei trasporti. Dopo aver ricordato i massacri dei civili, la violenza di genere che ha distrutto famiglie e le vite di donne e ragazze, i milioni di sfollati e la devastazione dell’economia e delle istituzioni sociali, la lettera descrive gli effetti del blocco di fatto degli aiuti, ovvero carestia, malnutrizione, la morte per malattia di bambini, anziani e malati cronici. «Soprattutto la guerra ha privato la popolazione dei diritti umani fondamentali», aggiunge la diocesi chiedendo aiuto non solo materiale alla comunità cristiana, ma anche pressioni sull’Onu perché prevalga la linea del dialogo e sia consentito l’accesso agli aiuti attraverso corridoi umanitari per alleviare le sofferenze di milioni di etiopi in Tigrai e nelle altre aree del Paese. Un’altra voce della chiesa cattolica etiope, che desidera restare anonima per ragioni di sicurezza, conferma all’agenzia Fides che quanto si legge sulla guerra in Tigrai «è tragicamente tutto vero. Ci sono stragi di innocenti massacrati per la loro appartenenza etnica e moltitudini che stanno letteralmente morendo di fame: bisogna aprire immediatamente corridoi umanitari per soccorrere chi è allo stremo».

La fonte parla di terrore, «alimentato ulteriormente dalle incursioni mortali di droni da combattimento. Non si era mai vista una cosa del genere nell’Africa sub sahariana. Lo scenario sta diventando quello di una guerra tutti contro tutti. Solo papa Francesco è intervenuto più volte chiedendo di pregare per l’Etiopia. Ora qualcuno dica basta». (Paolo Lambruschi)

Nel Myanmar non c’è tregua: bombe sui profughi cristiani

19 Gennaio 2022 -

Milano - Il conflitto ormai aperto in Myanmar che sta svuotando intere città del Paese e provocando un esodo della popolazione davanti ai bombardamenti e ai rastrellamenti dei militari agli ordini della giunta al potere del primo febbraio 2021, non risparmia nemmeno chi sperava di avere trovato un rifugio dalle violenze. Il mattino di lunedì un’incursione aerea ha colpito i profughi che si erano rifugiati nella foresta attorno alla città di Loikaw, capoluogo dello Stato Kayah, roccaforte cristiana. Cattoliche le tre vittime, fra cui una bambina di sette anni, e sette i feriti, parte di un gruppo fuggito dal vicino villaggio di Moso. Lo stesso dove il 24 dicembre erano stati ritrovati i resti carbonizzati di 35 persone, pure di fede cattolica. Il 24 dicembre a Hpruso, nello stesso Stato, automezzi in transito su una strada di grande comunicazione erano stati attaccati e incendiati e i 38 passeggeri trucidati. Azioni efferate che hanno come obiettivo quello di terrorizzare la popolazione civile e di isolare le forze che si oppongono al regime.

Ieri, segnala l’agenzia Fides, un breve rito funebre celebrato da padre Jacob Khun ha ricordato le nuove vittime e nonostante le parole di speranza, la commozione e la paura erano palpabili. Molti temono un’ulteriore aggravamento del conflitto in cui la popolazione civile si trova tra due fuochi: da un lato le forze armate e dall’altro il coordinamento tra le Forze di difesa popolare impegnate nella difesa delle comunità sotto attacco e le milizie che in molte regioni del Paese proteggono le etnie di cui sono espressione ma anche contendono ai militari governativi il controllo di infrastrutture e risorse. In questo contesto la resistenza segnala l’utilizzo crescente dell’aviazione che ritiene evidenzi le difficoltà delle truppe a operare in aree ostili dove starebbero subendo forti perdite. I fatti più recenti sono anche la risposta più chiara e purtroppo negativa alla sollecitazione di una settimana fa dell’inviato speciale Onu, Noeleen Heyzer, al regime di fermare gli attacchi contro la popolazione civile di Loikaw.

La città è oggi svuotata dalla maggioranza degli abitanti che si sono uniti a una massa crescente di fuggiaschi di cui sono parte centinaia di monaci buddhisti i cui templi e monasteri sono stati colpiti insieme a diversi luoghi di culto cristiani. Le sei parrocchie cattoliche della città sono spopolate ma la Cattedrale di Cristo Re ancora accoglie decine di profughi, come fanno altre chiese nei dintorni rischiando rappresaglie. Come è successo il 13 gennaio per quella del Sacro Cuore di Gesù a Doukhu, colpita da un attacco aereo.

Come ricorda Fides, i fedeli, esposti alla fame, al freddo, all’indigenza, alla violenza, necessitano di assistenza materiale di conforto spirituale. Tuttavia, mentre crescono ogni giorno dimensioni e necessità di una popolazione in fuga, le forze in campo continuano a negare spazio al dialogo. D’altra parte, il governo formato in clandestinità e le organizzazioni umanitarie presenti nonostante le limitazioni e i rischi, non riescono a concretizzare iniziative internazionali che vadano oltre la semplice condanna delle violenze e la negazione di legittimità al regime. (Stefano Vecchia - Avvenire)

 

Sassoli: giornale calabrese vuole intitolargli la spiaggia dello sbarco di migranti del novembre scorso

18 Gennaio 2022 - Crotone - Il bisettimanale calabrese "Il Crotonese" propone di intitolare a David Sassoli, il presidente del Parlamento Europeo morto prematuramente la settimana scorsa all'età di 65 anni,  la spiaggia di Le Cannella a Isola Capo Rizzuto teatro a novembre scorso del drammatico salvataggio di 80 migranti, tra cui alcuni bambini, approdati sulle coste dello Ionio calabrese.  In quell'occasione Sassoli scrisse "Urla disperate nel buio della notte da un'imbarcazione nel mare in tempesta. I cittadini chiamano gli agenti, insieme nasce una catena umana, salvano la vita a tutti. In località Le Cannella, #Isola di capo Rizzuto, provincia di Crotone, è come si fosse salvato il mondo intero". Parole che riprende oggi il settimanale per motivare la proposta sull'edizionw del giornale di oggi. "Non sono parole di circostanza dette per captare benevolenza quelle del giornalista divenuto la prima carica dell'UE. - si legge nell'articolo de il Crotonese - ma la profonda convinzione di un uomo che, 'sceso' in politica con l'ambizione di 'umanizzarla', non aveva paura di affermare quello che oggi non è affatto facile sostenere in una società profondamente egoista: cioè la difesa degli altri, soprattutto degli ultimi". "Sassoli - scrive il Crotonese - perciò vide nel salvataggio di Le Cannella il luogo simbolo in cui si salva la persona e se ne ha cura, nel nostro caso un gruppo di uomini, donne e bambini. Perché in ogni luogo del mondo tutti compiano quello che hanno fatto le forze di polizia e gli abitanti di Cannella. In questa nostra Calabria in cui per antica cultura si spalancano le porte dell'ospitalità al forestiero".

Papa Francesco stanzia 100mila euro per migranti bloccati ai confini della Polonia

18 Gennaio 2022 -   Città del Vaticano - Il Papa ha stabilito di inviare un contributo di 100mila euro in favore dei gruppi di migranti bloccati tra Polonia e Bielorussia "per affrontare l'emergenza migratoria al confine fra i due Paesi, dovuta alla situazione di conflitto che si protrae ormai da oltre 10 anni", scrive in una nota il Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. (R.I.)

Papa Francesco: raccontare la fraternità che si apre a migranti e rifugiati

17 Gennaio 2022 - Città del Vaticano - "Raccontare la fraternità ecclesiale che si apre ai migranti, agli sfollati e ai rifugiati, per restituire loro la dignità di cui sono stati privati quando hanno dovuto lasciare la loro patria in cerca di un futuro per sé e per i figli". Lo ha detto questa mattina Papa Francesco durante l'udienza con una delegazione di giornalisti della Custodia di Terra Santa nel centenario della rivista "La Terra Santa". Il Pontefice ha incoraggiato i comunicatori a "raccontare la fraternità possibile: quella tra cristiani di Chiese e confessioni purtroppo ancora separate, ma che in Terra Santa sono spesso già vicine all'unità, come io stesso ho avuto occasione di constatare. Raccontare la fraternità possibile tra tutti i figli di Abramo, ebrei, cristiani e musulmani". Per il papa far conoscere la Terra Santa vuol dire trasmettere il 'Quinto Vangelo', cioè "l'ambiente storico e geografico in cui la Parola di Dio si è rivelata e poi si è fatta carne in Gesù di Nazaret, per noi e per la nostra salvezza. Vuol dire anche far conoscere la gente che vi abita oggi, la vita dei cristiani delle varie Chiese e denominazioni, ma anche quella di ebrei e musulmani, per cercare di costruire, in un contesto complesso e difficile com'è quello mediorientale, una società fraterna". "Attraverso i mezzi di comunicazione sociale - ha concluso - voi potete arricchire la fede di tanti, anche di quelli che non hanno la possibilità di fare un pellegrinaggio nei luoghi santi. Lo fate mediante il vostro impegno professionale, svolto ogni giorno con competenza al servizio del Vangelo".  (R.I.)

Migranti: oltre 40 dispersi sulla rotta per le Canarie

17 Gennaio 2022 - Madrid - Oltre 40 persone risultano disperse dopo che un gommone con migranti a bordo è naufragato domenica in acque marocchine sulla rotta per le isole Canarie, secondo un calcolo fornito da alcune ong, tra cui Caminando Fronteras. Le autorità marocchine, intervenute sul luogo della tragedia, hanno trovato 10 superstiti e due cadaveri, secondo quanto confermato all'ANSA da una portavoce del servizio di salvataggio marittimo spagnolo, che ha ricevuto un avviso di Rabat a riguardo. Helena Maleno, attivista di Caminando Fronteras, ha spiegato che l'imbarcazione naufragata è partita nella notte tra sabato e domenica dalla zona del Parco Naturale di Khenifiss, nella zona di Tarfaya, con 53 persone a bordo, secondo il racconto di familiari di alcuni dei migranti a bordo. Si tratta di migranti provenienti da diversi Paesi dell'Africa sub-sahariana. "Non è il primo naufragio in quell'area", ha aggiunto l'attivista, "è una zona molto rocciosa, dove a volte le imbarcazioni risultano danneggiate poco dopo la partenza". Intanto, il servizio di salvataggio marittimo spagnolo ha avviato nelle ultime ore un'operazione per trarre in salvo una sessantina di persone, avvistate su un'imbarcazione al largo delle Canarie. Da parte sua, il servizio per le emergenze regionale ha reso noto di aver assistito nelle ultime ore 74 migranti, tratti in salvo la scorsa notte da un'imbarcazione. Si trovavano tutti "in buone condizioni di salute". Anche nelle giornate precedenti ci sono stati diversi sbarchi sull'arcipelago.    

Medu: lunedì la presentazione del Rapporto sulle condizioni socio-sanitarie di migranti e rifugiati a Roma

14 Gennaio 2022 - Roma - Nella città di Roma oltre 14mila individui  vivono sulla strada o in situazioni abitative di grave precarietà. La pandemia da Covid-19 ha contribuito ad accrescere  il numero di queste persone e ad aggravarne le condizioni di vita.  Questo rapporto, realizzato da Medici per i Diritti Umani (MEDU) in collaborazione con l’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR), si pone l’obiettivo  di raccontare  in modo lucido e accurato – attraverso   dati,  immagini  e  testimonianze dirette – le condizioni socio-sanitarie di migranti, richiedenti asilo e rifugiati che vivono  in alcuni dei più grandi  insediamenti informali della capitale d’Italia, tra edifici occupati ed aree intorno alle grandi stazioni ferroviarie. Sulla base  della  realtà  fotografata  dagli operatori e dei volontari di MEDU, il rapporto propone un’analisi delle numerose e gravi  criticità rilevate ma anche di alcune buone pratiche emerse nel corso della pandemia, formulando  raccomandazioni  alle  istituzioni  locali e  nazionali,  nel  tentativo  di  contribuire  a  riportare tra le priorità della politica la salute e i diritti di una popolazione vulnerabile confinata ai margini socio-esistenziali, prima ancora che geografici, delle nostre città. Il rapporto sarà presentato lunedì prossimo, 17 gennaio 2022 alle ore 10,00.

Vescovi Sicilia: l’arcivescovo Lorefice e il vescovo Fragnelli in visita alla Mare Jonio

14 Gennaio 2022 - Trapani - “Una reale visita di amicizia e di fraterno sostegno, una visita ‘familiare’, senza altoparlanti”. Così l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, che, nei giorni scorsi, assieme al vescovo di Trapani, mons. Pietro Maria Fragnelli, ha fatto visita all’equipaggio della “Mare Jonio” dell’organizzazione no profit Mediterranea Saving Humans che a Trapani sta ultimando i preparativi per la partenza della decima missione di soccorso nel Mediterraneo. “Una visita, la mia, per ribadire la stima e la gratitudine nei loro confronti, perché loro stanno custodendo a rischio della vita, di incomprensioni e di ostilità, la parola più importante e urgente di questa odierna pagina della storia e che corrisponde al cuore del Vangelo: la ‘compassione’ che fa propria ogni sofferenza umana, ogni desiderio di riscatto e di vita, fino a al dono di sé. Sono loro – ha aggiunto l’arcivescovo di Palermo – che portano avanti la storia, insieme a tutti quelli che ogni giorno con silente fedeltà compiono il loro dovere umano, operatori di bene e di pace. Il mio è stato un umile riverbero di accoglienza del messaggio di sostegno di vicinanza e preghiera che ieri il Papa ha fatto arrivare loro attraverso la parola del cardinale Michael Czerny”, prefetto ad interim del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale”. Per mons. Corrado Lorefice, “un giorno questa nostra generazione dovrà arrossire ed espiare per questo ennesimo sterminio generato dall’indurimento e dall’accecamento di molti cuori”. “Ma grazie anche a questi uomini e a queste donne che solcheranno il Mediterraneo in cerca di altri uomini e donne da salvare, la storia umana può ancora sperare di avanzare verso un traguardo di vita e di beatitudine”.

Papa Francesco: eroi padri e madri famiglie profughi e migranti

14 Gennaio 2022 - Città del Vaticano – “Sento molto vicino il dramma di quelle famiglie, di quei padri e di quelle madri che stanno vivendo una particolare difficoltà, aggravata soprattutto a causa della pandemia. Credo che non sia una sofferenza facile da affrontare quella di non riuscire a dare il pane ai propri figli, e di sentirsi addosso la responsabilità della vita degli altri. In questo senso la mia preghiera, la mia vicinanza ma anche tutto il sostegno della Chiesa è per queste persone, per questi ultimi”. Lo dice papa Francesco in una intervista ai media vaticani a cura di Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano e Alessandro Gisotti, vice-direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione, sull'essere genitori al tempo del Covid e sulla testimonianza di San Giuseppe, esempio di forza e tenerezza per i padri di oggi.  “Penso anche – ha aggiunto il Pontefice - a tanti padri, a tante madri, a tante famiglie che scappano dalle guerre, che sono respinte ai confini dell’Europa e non solo, e che vivono situazioni di dolore, di ingiustizia e che nessuno prende sul serio o ignora volutamente. Vorrei dire a questi padri, a queste madri, che per me sono degli eroi perché trovo in loro il coraggio di chi rischia la propria vita per amore dei propri figli, per amore della propria famiglia”. Anche Maria e Giuseppe – ha quindi aggiunto papa Francesco - hanno “sperimentato questo esilio, questa prova, dovendo scappare in un paese straniero a causa della violenza e del potere di Erode. Questa loro sofferenza li rende vicini proprio a questi fratelli che oggi soffrono le medesime prove. Questi padri si rivolgano con fiducia a san Giuseppe sapendo che come padre egli stesso ha sperimentato la stessa esperienza, la stessa ingiustizia. E a tutti loro e alle loro famiglie vorrei dire di non sentirsi soli! Il Papa si ricorda di loro sempre e per quanto possibile continuerà a dare loro voce e a non dimenticarli”. (R.Iaria)  

Fenomeno migratorio: analisi e valutazioni del Consiglio Territoriale per l’immigrazione di Matera

13 Gennaio 2022 - Matera - L'andamento del fenomeno migratorio della provincia, con le dinamiche e criticità che lo contraddistinguono, ha formato oggetto di una approfondita analisi nel corso di una riunione del Consiglio Territoriale per l'Immigrazione, presieduta dal Prefetto di Matera, Sante Copponi. Il Consiglio Territoriale, organismo preposto al monitoraggio della presenza dei cittadini stranieri immigrati nel territorio e della capacità di quest'ultimo di assorbire i flussi migratori, è composto da rappresentanti delle amministrazioni statali, degli Enti locali, della Camera di Commercio, delle associazioni che operano nel campo dell'assistenza e dell'integrazione, delle organizzazioni datoriali e di lavoratori, configurandosi quindi come organo di supporto strategico del Prefetto nella gestione del fenomeno stesso. Il Prefetto Copponi nell'introdurre la riunione ha dichiarato che scopo dell'incontro era quello di raccogliere e mappare le problematiche locali legate all'immigrazione, per la promozione di ogni utile iniziativa per l'integrazione socio-territoriale degli immigrati, anche mediante la formulazione ai diversi livelli istituzionali delle proposte idonee a superare le criticità avvertite. Dalla lunga e approfondita disamina che è seguita, è emerso - si legge in una nota - che il primo grande problema che affligge la provincia di Matera è quello della sistemazione abitativa dei migranti, soprattutto di quelli - e sono tanti - impegnati nei lavori agricoli nel metapontino. In sede di riunione è emerso che questo è "un fenomeno annoso che si è caratterizzato, nel corso degli anni, con le conosciute sistemazioni precarie in casolari abbandonati, in ruderi fatiscenti in condizioni di estrema precarietà e degrado igienico-ambientale e sociale. Il culmine del fenomeno è stato raggiunto con lo sgombero della Felandina, in Comune di Bernalda, dove si è registrata la morte di una migrante". E' stata  rappresentata in numerosi interventi "l'improcrastinabile necessità di trovare prontamente una soluzione in grado di corrispondere a quello che si configura come un bisogno primario, all'ombra del quale si intersecano fenomeni di illegalità diffusa, quale il caporalato" . Nel corso della riunione diversi interventi di esponenti del mondo associativo e sindacale hanno segnalato il problema riguardante la necessità della definizione dell'iter amministrativo previsto per consentire il completamento del Centro di accoglienza presso la "Città della Pace" di Scanzano Jonico, per cui a suo tempo è stato condiviso un progetto e per il quale è stato stanziato un cospicuo finanziamento, anche con fondi PON Legalità, che, altrimenti, andrebbe perduto. Al riguardo, il Prefetto, aderendo alle sollecitazioni rappresentate, ha assicurato il suo interessamento presso la Regione per conoscere lo stato amministrativo della pratica e chiedere notizie sui tempi di definizione della stessa.
  Particolarmente significativi sono risultati gli interventi del sig Questore, del dirigente dell'ufficio scolastico provinciale, del dirigente provinciale dell'I.N.P.S. e del rappresentante dell'Ispettorato territoriale del lavoro che hanno segnalato le attività di competenza poste in essere nei confronti del fenomeno migratorio. Il Prefetto a conclusione dell'incontro si è riservato di procedere alla convocazione del Consiglio Territoriale con cadenza mensile, al fine di dar vita ad una sorta di osservatorio permanente rivolto all'esame congiunto tra istituzioni, mondo delle associazioni di volontariato, di categoria, delle organizzazioni sindacali dei problemi relativi a specifiche questioni, tra le quali assume rilevanza il fenomeno del caporalato, che si presenteranno in questo territorio al fine di trovare soluzioni condivise. Matera, 12 gennaio 2022

Canarie, allarme per 52 dispersi da alcuni giorni

12 Gennaio 2022 -

Milano - È di nuovo allarme in mare, tra il Nord Africa e la Spagna. Un’imbarcazione con a bordo 52 migranti è per il momento segnalata dispersa nell’Oceano Atlantico. L’imbarcazione, riferisce Alarm Phone, era diretta verso le Isole Canarie. Tra le persone a bordo vi sono 21 donne e 8 bambini. L’allarme è stato dato due giorni fa, ma la barca era partita dal Marocco mercoledì scorso. Ieri una imbarcazione con 57 migranti (35 uomini, 20 donne, 2 minori), localizzata e soccorsa dalla Guardia costiera spagnola a 63 miglia da Maspalomas, nella Gran Canaria è stata soccorsa. Non si tratterebbe però del barcone disperso.

Papa Francesco: “Ue trovi coesione interna nella gestione delle migrazioni”

10 Gennaio 2022 -
Città del Vaticano - Papa Francesco, ricevendo questa mattina, il Corpo Diplomatico accreditato in Vaticano ha sottolineato che è di "fondamentale importanza che l’Unione Europea trovi la sua coesione interna nella gestione delle migrazioni, come l’ha saputa trovare per far fronte alle conseguenze della pandemia” ed ha chiesto  di “dare vita a un sistema coerente e comprensivo di gestione delle politiche migratorie e di asilo, in modo che siano condivise le responsabilità nel ricevere i migranti, rivedere le domande di asilo, ridistribuire e integrare quanti possono essere accolti”. “La capacità di negoziare e trovare soluzione condivise è uno dei punti di forza dell’Unione Europea e costituisce un valido modello per affrontare in prospettiva le sfide globali che ci attendono”, ha detto sottolineando  che “le migrazioni non riguardano solo l’Europa, anche se essa è particolarmente interessata da flussi provenienti sia dall’Africa sia dall’Asia”. “In questi anni abbiamo assistito, tra l’altro, all’esodo dei profughi siriani, a cui si sono aggiunti nei mesi scorsi quanti sono fuggiti dall’Afghanistan. Non dobbiamo neppure dimenticare gli esodi massicci che interessano il continente americano e che premono sul confine fra Messico e Stati Uniti d’America. Molti di quei migranti sono haitiani in fuga dalle tragedie che hanno colpito il loro Paese in questi anni. La questione migratoria, come anche la pandemia e il cambiamento climatico, mostrano chiaramente che nessuno si può salvare da sé, ossia che le grandi sfide del nostro tempo sono tutte globali”. (R.I.)

Papa Francesco: i migranti non sono “merce di contrattazione”

10 Gennaio 2022 - Città del Vaticano -  "Occorre vincere l’indifferenza e rigettare il pensiero che i migranti siano un problema di altri. L’esito di tale approccio lo si vede nella disumanizzazione stessa dei migranti concentrati in hotspot, dove finiscono per essere facile preda della criminalità e dei trafficanti di esseri umani, o per tentare disperati tentativi di fuga che a volte si concludono con la morte". Lo ha etto questa mattina papa Francesco ricevedo il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Purtroppo - ha quindi aggiunto -  occorre anche rilevare che i migranti stessi "sono spesso trasformati in arma di ricatto politico, in una sorta di 'merce di contrattazione' che priva le persone della dignità".Nel suo discorso il Pontefice ha ricordato la sua recente visita a Cipro e in Grecia evidenziando che "una parte toccante di questo viaggio ha avuto luogo nell'isola di Lesbo, dove ho  potuto constatare la generosità di quanti prestano la propria opera per fornire accoglienza e aiuto ai migranti, ma soprattutto ho visto i volti dei tanti bambini e adulti ospiti dei centri di accoglienza". "Nei loro occhi - ha osservato - c'è la fatica del viaggio, la paura di un futuro incerto, il dolore per i propri cari rimasti indietro e la nostalgia della patria che sono stati costretti ad abbandonare. Davanti a questi volti non possiamo rimanere indifferenti e non ci si può trincerare dietro muri e fili spinati con il pretesto di difendere la sicurezza o uno stile di vita. Quello non si può". Papa Ferancesco ha quindi ringraziato  quanti, individui e governi "si adoperano per garantire accoglienza e protezione ai migranti, facendosi carico anche della loro promozione umana e della loro integrazione nei Paesi che li hanno accolti". "Sono consapevole - ha aggiunto - delle difficoltà che alcuni Stati incontrano di fronte a flussi ingenti di persone. A nessuno può essere chiesto quanto è impossibilitato a fare, ma vi è una netta differenza fra accogliere, seppure limitatamente, e respingere totalmente". (Raffaele Iaria)

Viminale: da inizio anno sbarcate 368 persone migranti sulle coste italiane

7 Gennaio 2022 - Roma - Sono finora 368 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno.  Di questi 91 sono di nazionalità afghana (24,7%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Algeria (55, 15%), Tunisia (53, 14,4%), Costa d’Avorio (29, 7,8%), Guinea (22, 6%), Pakistan (9, 2,4%), Ucraina (2, 0,5%), Iran (1, 0,3%), Sierra Leone (1, 0,3%), Siria (1, 0,3%) a cui si aggiungono 104 persone (28,3%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

Mamma migrante muore assiderata per salvare i figli

5 Gennaio 2022 - Città del Vaticano - L'amore di una madre per i propri figli varca ogni confine. Una migrante afghana, sorpresa da una tempesta di neve e senza un riparo sicuro mentre cercava di raggiungere l’Europa a piedi, non ha esitato a togliersi i calzini per riscaldare le mani ai suoi figli ed è morta assiderata vicino al confine turco, nei pressi del villaggio iraniano di Belasur. Una straziante vicenda di immigrazione e disperazione che arriva dalla rotta iraniano-turca, usata da migliaia di persone per arrivare in Europa in cerca di una nuova vita. La donna camminava con due bimbi piccoli, ritrovati vivi con evidenti segni di assideramento. Proprio per scaldarli, la donna si è tolta i calzini per avvolgerli attorno alle loro manine, rimanendo così a piedi nudi nella neve. (Osservatore Romano)

Manica:  in un anno triplicate le traversate

5 Gennaio 2022 - Milano - Nel 2021 oltre 28mila migranti hanno attraversato il Canale della Manica diretti verso il Regno Unito a bordo di piccole imbarcazioni, il livello più alto mai registrato: è quanto emerge da uno studio dell’agenzia di stampa “PA” basato su statistiche ufficiali. Un totale di 28.395 persone hanno raggiunto le coste britanniche, oltre il triplo rispetto al 2020 (più di 8.400). Il picco c’è stato a novembre, con almeno 6.869: nella sola giornata dell’11 novembre un record di 1.185 migranti sbarcati. Il 24 invece la tragedia del naufragio con 27 annegati, tra i quali due bambini. L’aumento degli ingressi è dovuto in parte all’uso di imbarcazioni più grandi da parte dei trafficanti di esseri umani, che hanno caricato in media su ogni gommone 28 persone e in alcuni casi anche fino a 50.  

Canale della Manica: ultima spiaggia dei disperati

5 Gennaio 2022 - Calais - Sognavano di fare il giro del mondo in bici alla scoperta delle altre culture, al di là di ogni frontiera. Ma alla fine, è restando fermi per ben 38 giorni, dall’11 ottobre al 17 novembre, che hanno compiuto il loro viaggio più importante, alla ricerca di un sentimento chiamato «fratellanza». E non è l’unico bel paradosso della coppia composta dai francesi Anais Vogel e Ludovic Holbein, rispettivamente 35 e 38 anni, capaci di scuotere le coscienze a Calais con uno sciopero della fame di solidarietà verso i migranti. Loro che si dicono non credenti, si sono lasciati catturare dal carisma di un sacerdote dall’impegno di lungo corso, il gesuita 72enne Philippe Demeestère, cappellano della Caritas di Calais, accettando di “protestare” pacificamente nella sagrestia della centralissima chiesa intitolata a san Pietro. Un modo anche per saldare simbolicamente l’impegno delle tante associazioni d’ispirazione cristiana e laiche che si battono da anni contro le condizioni di sopravvivenza drammatiche dei migranti, giunti nell’estremo Nord francese con la speranza di approdare sulle coste britanniche. Quando li abbiamo incontrati, proprio nella sagrestia dell’Eglise Saint-Pierre, qualche giorno prima che cessasse il loro sciopero Sdella fame, Anais e Ludovic recavano sul volto i segni profondi della prova estrema. Lui, la barba lunga, ma curata. Con padre Philippe, hanno intrapreso il loro primo sciopero della fame in assoluto, sconvolti dalla morte del 20enne Yasser Abdallah, di padre sudanese e madre eritrea, precipitato da un camion il 28 settembre, sullo sfondo delle evacuazioni di accampamenti mai cessate. Anais e Ludovic non cercano di apparire come eroi, definendosi come «due umani in cerca di quella fratellanza negata a chi arriva come esule da contrade in preda a guerre o carestie». Pur confermando la loro distanza dalla pratica religiosa, dicono di credere «In qualcosa di più grande che ci supera». Con semplicità, ci hanno parlato del primo viaggio italiano che ha schiuso loro l’orizzonte in direzione dell’Africa. Una lunga galoppata in bici da Ventimiglia alla Sicilia. Una sorta di viaggio iniziatico, non solo per assaporare le meraviglie paesaggistiche del Bel Paese. Un viaggio seguito da un altro in Sudafrica, laboratorio estremo di una fratellanza ancora tutta da costruire su una montagna di ferite. Per loro, «il problema dell’accoglienza potrà essere risolto solo a livello europeo». E in vista delle prossime Presidenziali francesi di aprile, Ludovic teme di finire per disertare le urne, avendo perduto «la fiducia nella politica», anche se non quella nelle capacità di un sussulto popolare: «Non credo che i francesi siano razzisti, ma è divenuto alla moda dimenticare il sentimento di fratellanza, che dovrebbe invece essere uno dei nostri capisaldi. Per coesistere, dobbiamo riscoprire l’umanesimo, non abbiamo scelta». Adesso che lo sciopero della fame è finito, Anais e Ludovic proseguiranno il loro impegno per i migranti in altri modi. «Abbiamo avuto l’energia per batterci durante questi 38 giorni, allora adesso immaginate ciò di cui saremo capaci quando mangeremo», ha dichiarato Anais, molto commossa. Pur esprimendo «delusione» per la «svolta della fratellanza» sempre attesa a Calais, i due ex globetrotter possono misurare i primi effetti dell’azione accanto a padre Philippe. Le autorità hanno ad esempio accettato il principio di luoghi al chiuso di riparo provvisorio invernale per i migranti rispettivamente adulti e minorenni: un passo in avanti che prima pareva ad alcuni irraggiungibile. Il tragico naufragio nella Manica dello scorso 24 novembre, nel quale sono morti 27 migranti, ha di nuovo acuito la tensione. Ma come dimostrano pure i tanti messaggi di solidarietà ricevuti da Anais, Ludovic e padre Philippe, lo sciopero ha almeno contribuito a riaccendere la fiamma della speranza: un avamposto d’umanità è sempre possibile, anche in fondo al peggiore incubo. Tutti i loro amici hanno vissuto così feste illuminate da un esempio di umanità semplice, sperando che ciò possa propiziare lo sboccio di un impegno su grande scala per trasformare lo scenario ancora fosco dell’accoglienza in Francia. (Daniele Zappalà - Avvenire)