20 Marzo 2023 -
Roma - In aumento i movimenti migratori, rispetto agli anni della pandemia, anche a causa degli effetti della crisi bellica in Ucraina. Lo evidenzia oggi l’Istat nel Report “Dinamica Demografica”. Nel 2022 in totale – spiega l’Istat - si contano 1.887.463 iscrizioni in anagrafe e 1.745.978 cancellazioni dovute a trasferimenti di residenza. Nel 2021 si era già registrata una ripresa della mobilità, a seguito dell’attenuazione delle misure restrittive di contenimento della pandemia. Questa prosegue nel 2022, mostrando incrementi moderati dei flussi migratori interni e incrementi più marcati delle iscrizioni dall’estero, accompagnati da una forte riduzione dei flussi in uscita dal Paese.
I movimenti tra comuni hanno coinvolto 1 milione e 484mila persone, +4,3% rispetto al 2021, ritornando ai livelli del 2019. Nel 2022 l’incremento della mobilità residenziale si è mantenuto abbastanza omogeneo nel corso dei mesi, con un picco a maggio (+11,3% sullo stesso mese del 2021). Solo nei mesi di aprile, luglio e dicembre si osservano lievi riduzioni dei trasferimenti interni, tra il -0,1% e il -2,0%.
La Lombardia (+21.755) e l’Emilia-Romagna (+17.298) mostrano i livelli più alti del saldo migratorio interno mentre le regioni con i deficit maggiori sono la Campania (-24.008) e la Sicilia (-17.355). In rapporto alla popolazione residente l’Emilia Romagna e la provincia autonoma di Trento evidenziano i tassi migratori netti interni più elevati (rispettivamente del +3,9 per mille e +3,0 per mille), la Basilicata e la Calabria i più bassi (entrambe -5,5 per mille).
La ripresa dei movimenti migratori internazionali è – scrive l’Istituto di Statistica - stata consistente, in parte dovuta alle ripercussioni della crisi internazionale a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina. Nel 2022 le iscrizioni anagrafiche dall’estero ammontano a 360.685
mentre si contano 131.869 cancellazioni per l’estero, cifre che determinano un saldo migratorio estero pari a +228.816 (+3,9 per mille residenti). La dinamica positiva delle iscrizioni dall’estero, già osservata nel 2021 a seguito dell’allentamento dei vincoli agli spostamenti del periodo di pandemia, prosegue nel 2022 con un incremento del 13,3% rispetto al 2021, riportando le immigrazioni ai livelli pre-Covid (+8,4% sul 2019). Forte impulso all’aumento di iscrizioni dall’estero è dato dalle conseguenze dello scoppio del conflitto in Ucraina con la Russia alla fine di febbraio 2022. La presenza stabile della comunità Ucraina in Italia (225.307 censiti a fine 2021) spiega l’effetto di attrazione esercitato dall’Italia sui profughi in fuga dalla guerra. Al 31 dicembre 2022 si contano in Italia 146mila persone provenienti dall’Ucraina con un permesso per protezione temporanea, con un picco di emissioni tra aprile e giugno 2022 (il 56% del totale) e un consistente aumento di iscrizioni in anagrafe dall’estero di cittadini ucraini (da circa 9mila nel 2021 a 30mila nel 2022).
Se negli anni 2012-2019 l’andamento delle cancellazioni anagrafiche per l’estero è stato crescente con un picco nel 2019 (180mila), il rallentamento dei flussi in uscita, osservato a partire dall’anno della pandemia, prosegue nel 2022 pur in assenza di vincoli agli spostamenti. In particolare, le cancellazioni per l’estero scendono del 16,7% rispetto all’anno precedente (-26,5% sul 2019).
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Istat: più di un matrimonio su 10 con almeno uno sposo straniero
6 Marzo 2023 - Roma - Nel 2021 sono state celebrate 24.380 nozze con almeno uno sposo straniero, in aumento del 29,5% rispetto all’anno precedente. Lo sottolinea l’Istat nel Report Matrimoni, Unioni Civili, Separazioni e Divorzi. I matrimoni misti (in cui uno sposo è italiano e l’altro straniero) ammontano a oltre 18mila e continuano a rappresentare – sottolinea l’Istituto di Statistica - la parte più consistente dei matrimoni con almeno uno sposo straniero (75,1%). Quasi i tre quarti dei matrimoni misti riguardano coppie con sposo italiano e sposa straniera (13.703, pari al 7,6% delle celebrazioni a livello nazionale nel 2021). Le donne italiane che hanno scelto un partner straniero sono 4.595, il 2,5% del totale delle spose. Le combinazioni di cittadinanza dei matrimoni misti sono molto diverse a seconda del genere degli sposi. Nel 2021, gli uomini italiani hanno sposato una cittadina rumena nel 19,2% dei casi, ucraina nel 13,2% e russa nel 7,1%. Le donne italiane che hanno contratto matrimonio con un cittadino straniero hanno invece più frequentemente uno sposo di cittadinanza marocchina (12,1%) o albanese (9,7%). L’Istat evidenzia anche che tra i matrimoni misti, oltre uno
su 10 coinvolge uno sposo italiano per acquisizione; se consideriamo i matrimoni misti tra sposa italiana e sposo straniero, in uno su quattro la sposa italiana è di origine straniera. Questa quota – evidenzia Istat – era molto più contenuta, circa il 6%, nel 2012.
“Il consistente aumento della presenza di italiani per acquisizione al momento del matrimonio è dovuto a molteplici fattori. Innanzitutto – spiega la nota - negli anni recenti l’acquisizione è diventata più consistente, in linea con un più avanzato processo di integrazione dei cittadini stranieri, ma, allo stesso tempo, si assiste a una
progressiva diminuzione della quota di acquisizioni per matrimonio. La tipologia di matrimonio misto, quindi, sta cambiando nel tempo, includendo una quota crescente di neo-cittadini italiani che alla nascita avevano la stessa cittadinanza del partner straniero”. (R.I.)
Papa a Cipro e in Grecia: visita anche a Lesbo dove vivono circa 1.700 persone
2 Dicembre 2021 - Roma - "Ci piacerebbe che Papa Francesco facesse un gesto inaspettato come la volta scorsa, facendo salire sul suo aereo qualche profugo di Lesbo. Ma non sappiamo se questo succederà. Però ogni visita del Papa è sempre simbolica. Speriamo possa dare impulso alle relocation (i trasferimenti) dei richiedenti asilo in altri Paesi europei. Non si possono trascorrere tre anni di sofferenza nel campo, l'isola deve essere solo di passaggio". A parlare al Sir è Monica Attias, responsabile dei corridoi umanitari da Grecia e Afghanistan della Comunità di Sant'Egidio. Il Papa si recherà nell'isola di Lesbo domenica 5 dicembre - nell'ambito della visita apostolica a Cipro e in Grecia dal 2 al 6 dicembre - per incontrare 45/50 richiedenti asilo, in maggioranza africani e afghani cattolici, accolti nel campo profughi di Mavrovouni (meglio conosciuto come Kara Tepe), nato dopo gli incendi e lo smantellamento del famigerato campo di Mòria, definito "l'inferno dei profughi". Sarà un incontro breve, di circa un'ora, con le testimonianze dei migranti e la presenza dei rappresentanti della parrocchia di Mitilene (la cittadina vicina al campo), impegnati nelle attività di sostegno e solidarietà. In questi ultimi anni la maggior parte dei migranti sono stati trasferiti dalle autorità greche - con i finanziamenti dell'Unione europea - in campi sulla terraferma. "Lesbo non è più una emergenza ma è ancora terra di primo approdo e annegamenti - spiega Attias -. Il problema è che i profughi rimangono qui mesi e anni in attesa delle pratiche burocratiche per la richiesta di asilo". Ora nel nuovo campo di Mavrovouni (o Kara Tepe) ci sono circa 1.200 persone, ci sono container e tende esposte alle intemperie. L'elettricità è razionata, in questo periodo non viene distribuito il pocket money. Il cibo è poco e di scarso gradimento. La violenza nel campo e le tensioni causate dai gruppi di estrema destra sono diminuite perché il campo è recintato e controllato dall'esercito greco. Però il sabato e la domenica non si può uscire. E ogni tanto ci sono incendi e continui rischi per donne, bambini e persone vulnerabili, a causa della promiscuità e della precarietà. Un fatto grave è che "tante persone in carrozzina dormono ancora in tenda in una zona del campo" e "solo 40 bambini possono andare a scuola regolarmente". Inoltre ci sono intere famiglie che vivono fuori dal campo, in case abbandonate o appartamenti presi in affitto da Ong o Chiese. In totale circa 500 persone sparse tra Mitilene e altri villaggi.
Contrasto al Caporalato e allo sfruttamento nella Piana del Sele: un progetto di filiera etica in agricoltura a Eboli
30 Novembre 2021 - Eboli - Il 2 dicembre 2021, alle ore 11.00 presso l’azienda O.P. La Maggiolina di Eboli (SA), si terrà la conferenza stampa di presentazione del progetto di filiera etica promosso dall’associazione NO CAP “Dal seme alla tavola”. Il progetto, avviato a settembre scorso, prevede l’inserimento di lavoratori migranti all’interno dell’azienda “O.P. La Maggiolina”, per la produzione di insalatine biologiche.
I nuovi lavoratori, molti dei quali provengono da situazioni disagiate e di sfruttamento, sono stati assunti con contratti di lavoro regolare e beneficeranno di una paga conforme alla legge. L’azienda fornirà i prodotti a marchio NOCAP, che verranno commercializzati nei supermercati della rete NOCAP, presenti in tutta Italia.
I nuovi assunti, oltre ad avere un contratto di lavoro regolare, avranno a disposizione un appartamento grazie al supporto della Arcidiocesi di Salerno Campagna Acerno, per tramite della Fondazione Caritas Salerno, e al lavoro di coordinamento di Antonio Bonifacio, responsabile diocesano e regionale Migrantes.
Cattolici latino americani: Gruppo nutrito nella diocesi di Ferrara-Comacchio
3 Novembre 2021 - Ferrara - Almeno una cinquantina, sono studenti, operai, professori e casalinghe. Provengono da Repubblica Dominicana, Cuba, Colombia, Venezuela, Panamá, Perù Ecuador, Argentina e Cile. Il gruppo, fondato da don Zappaterra, attualmente è guidato da don German Diaz Guerra intergenerazionali e interclassisti, provenienti da diversi Paesi dell’America Latina, di passaggio o ormai integrati nella nostra città. Sono i “Católicos latinoamericanos de Ferrara” del gruppo San Martín de Porres (la cui festa si celebra oggi, ndr), i cattolici di lingua spagnola appartenenti alla diocesi di Ferrara-Comacchio. Il gruppo è attualmente formato da almeno una cinquantina di persone, oltre a molte altre che partecipano solo sporadicamente alle attività e ai momenti di incontro e preghiera. Responsabile del gruppo è don German Diaz Guerra, cubano d’origine (è nato a L’Avana nel 1966), ordinato sacerdote a Comacchio il 21 settembre 2019 e attualmente in servizio nella parrocchia di Sant’Agostino a Ferrara, dopo essere stato, nel periodo da seminarista, nella parrocchia di Masi San Giacomo e poi diacono e sacerdote nella parrocchia cittadina della Sacra Famiglia. La nutrità comunità ferrarese dei latinos comprende persone provenienti da Repubblica Dominicana, Cuba, Colombia, Venezuela, Panamá, Perù Ecuador, Argentina e Cile, oltre a una piccola minoranza di lingua portoghese, fra cui brasiliani e africani. Alcuni sono studenti universitari, molti di loro lavoratori impiegati in vari ambiti, dai più semplici, come operai, fino a docenti universitari, passando ad esempio per alcuni attivi nello sport. Il gruppo diocesano, fondato e guidato per anni da don Emanuele Zappaterra, ormai prossimo a iniziare la sua esperienza missionaria in Argentina, attualmente non ha una sede fissa, ma per diverso tempo è stato ospitato nella parrocchia di Malborghetto di Boara proprio quando don Emanuele ne era parroco. I latinos ferraresi si incontrano due volte al mese, una volta per la celebrazione della Santa Messa, un’altra per un momento di catechesi. L’ultimo incontro in ordine di tempo è stato domenica 31 ottobre al Santuario della Madonna del Poggetto da don Giuseppe Cervesi, in passato missionario in Messico. E a proposito di venerazione mariana, simbolo del gruppo non poteva che essere la Vergine di Guadalupe, Nuestra Señora de Guadalupe. Il gruppo, però, come detto, porta il nome di San Martín de Porres (1579-1639), peruviano mulatto di Lima, religioso dominicano figlio di un aristocratico spagnolo e di un’ex schiava nera, per una vita al servizio dei poveri, dei malati, dei bambini indigenti. Un esempio di integrazione importante per questi cattolici che, pur mantenendo la propria identità latinoamericana, vivono in modo attivo e con forte convinzione la propria appartenenza alla Chiesa di Ferrara-Comacchio e alla città dove hanno scelto di vivere. (Andrea Musacci - La Voce)
Haiti: diecimila emigrati haitiani hanno potuto accedere ai servizi consolari in parrocchia
27 Ottobre 2021 - Providencia – Circa 10.000 emigrati haitiani residenti in Cile hanno potuto usufruire dei processi amministrativi e legali riguardanti passaporto, carta d'identità e verifica del casellario giudiziario, grazie al lavoro congiunto tra la parrocchia di Providencia e Consolato dell'Ambasciata di Haiti in Cile. L’iniziativa è iniziata il 23 agosto e culminerà il 29 ottobre, ma si prevede che possa riprendere dopo il periodo elettorale di novembre-dicembre, come informa a Fides che riporta una nota della Conferenza episcopale cilena. Padre Jean Gaby, Direttore del Dipartimento della Mobilità Umana dell'arcivescovado di Santiago, racconta: “Abbiamo iniziato con il passaporto, poi siamo passati alle procedure della regolarizzazione, come le impronte digitali, la verifica dei precedenti giudiziari e le carte d'identità. C'erano molte persone ogni giorno, la cosa più importante è che abbiamo offerto lo spazio e siamo stati in grado di lavorare con i volontari per alleggerire il lavoro del Consolato". Il sacerdote haitiano sottolinea che questa iniziativa costituisce un grande segno di accoglienza, "perché vogliamo dare un'opportunità a tutti i migranti, essere di aiuto, poiché abbiamo visto molte persone in attesa all’Ambasciata di Haiti, e quello spazio era diventato piccolo”. Molti di loro erano felici, a proprio agio, nel fare i documenti con maggiore comodità e tranquillità nei locali della parrocchia, mentre prima erano frequenti lamentele e insofferenze. Garly Joseph, Consigliere del Servizio Consolare dell'Ambasciata di Haiti in Cile, ha ringraziato per la collaborazione con la parrocchia latinoamericana, che ha permesso di decongestionare il consolato e aumentare il numero di procedure quotidiane. Gadiano Gabriel, haitiano da cinque anni in Cile, ha fatto parte del team della parrocchia per questa iniziativa. "È stata una collaborazione molto importante – sottolinea -. Tra tutte le difficoltà che abbiamo ogni giorno per l'attenzione agli haitiani, questo aiuto è una benedizione, perché siamo stati in grado di moltiplicare il numero di utenti che hanno bisogno di attenzione per il loro processo di regolarizzazione. È davvero molto importante e urgente per noi”.
Migrantes Cesena: una riflessione del direttore Migrantes Rossi
22 Settembre 2021 - Cesena - È dal lontano 1914 che viene proposta dalla chiesa la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Allora, Papa Pio X, aveva ben presente la situazione migratoria dei nostri connazionali in un territorio, quello italiano, a sostanziale presenza cattolica. Oggi, dopo alterne vicende migratorie, papa Francesco, trova un territorio, a prevalente tendenza immigratoria e minore tendenza emigratoria, non più totalmente cattolico ma con altre presenze. Un territorio che richiede oggi una visione globale dei problemi migratori e la pastorale migratoria è la cartina di tornasole per tutte le altre pastorali, tanto da suscitare una visione profetica della società: “il futuro delle nostre società è un futuro a colori, arricchito dalla diversità e dalle relazioni internazionali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace” (Papa Francesco).
La famiglia, il lavoro, la scuola, ad esempio, sono ambiti che, come l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, debbono necessariamente tenere presente la questione migratoria.
Ecco allora che, come già si constata in alcune parrocchie italiane, nasce forse la necessità di dotarsi di un referente come del resto avviene per le Caritas parrocchiali. La presenza nel territorio diocesano di stranieri ormai raggiunge il 12 per cento della popolazione con il 60 per cento di religione cristiana (ortodossi, cattolici e protestanti), il 35 per cento di musulmani e il rimanente 5 per cento di altre religioni ed atei e queste nuove realtà richiedono adeguate risposte tendenti a favorire la dimensione spirituale della persona soprattutto ispirate dalla Parola del Signore.
E proprio prendendo a riferimento la Parola del Signore vorrei dedicare un pensiero a presentazione di questa giornata mondiale.
La liturgia della XXVI domenica del T.O. (26 settembre 2021) nella prima lettura (Nr 11, 25-29) ci mostra come il Signore, per aiutare Mosè a portare il peso del suo popolo, toglierà dello spirito che era su di lui e lo porrà su settanta anziani... Eldad e Medad compresi. Questi ultimi profetizzeranno in luogo diverso dagli altri suscitando la reazione di Giosuè. Il vangelo di Marco (9, 38-43.45.47-48) ci riporta Gesù che, in risposta a Giovanni, non impedisce ad “uno”, che non era suo discepolo, di scacciare i demoni nel suo nome.
Mosè con meno spirito, 68 anziani che profetizzano ed altri due in luogo diverso, Giosuè che non viene accontentato; Giovanni anch’esso non accontentato per uno che compie miracoli ma che, questi, non è contro Gesù: la diversità, con la disponibilità del Signore ha trionfato e l’ubbidienza di Giosuè e Giovanni ha mitigato la loro diffidenza verso quelle persone apparentemente esterne al disegno di Dio.
Ecco allora che “siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo aver paura di sognare di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli” (Papa Francesco, Enciclica Fratelli tutti).
Molto opportunamente nel manifesto predisposto per questa giornata mondiale è stata estrapolata un'immagine umana raffigurante Cristo contenente i volti dell’intera umanità. Il riferimento al canto XXXIII del Paradiso della Divina Commedia di Dante, “migrato” (esiliato) pure lui da Firenze e mai più ritornatovi, non vuole essere solo un ricordare il 700mo anniversario della sua morte, ….”Quella circulazion che sì concetta pareva in te come lume reflesso, da li occhi miei alquanto circunspetta, dentro da sé, del suo colore stesso, mi parve pinta de la nostra effige: per che ‘l mio viso in lei tutto era messo”, ma un sottolineare un noi permeato dalla vera umanità del Figlio incarnato di Dio.
Accogliamo dunque l’invito a riconoscere il presente per cercare insieme di costruire il futuro.
Un fraterno invito a tutta la comunità a costruire insieme questo percorso, in un tempo caratterizzato dalla ben nota e straordinaria situazione sanitaria, incominciando questo nuovo anno pastorale col partecipare alla celebrazione eucaristica in programma domenica 26 settembre alle 15,30 in Cattedrale a Cesena presieduta dal vicario generale monsignor Pier Giulio Diaco.
Il nostro impegno e la nostra presenza per “Portare a tutti la gioia del Signore risorto” (vescovo Douglas), migranti compresi, si concretizzi anche attraverso l’estensione dell’invito alla Santa Celebrazione ai migranti presenti nelle nostre parrocchie favorendone anche il trasporto. Per l’occasione abbiamo esteso l’invito ai sacerdoti stranieri, che concelebreranno, e ai religiosi e alle religiose straniere presenti in diocesi col desiderio di ringraziare il Signore per il loro prezioso servizio prestato in mezzo a noi.
Le celebrazioni delle passate edizioni vedevano la partecipazione quasi totalitaria di persone migranti, ebbene questa 107esima ricorrenza sia caratterizzata da una significativa presenza delle nostre comunità riconoscenti ed accoglienti che concretamente sanno riconoscere il presente come grande dono del Signore per essere comunità cristiana oggi come il nostro Vescovo predica ed invita. (Ettore Rossi, direttore Migrantes Cesena-Sarsina)
ISMU: in crescita le acquisizioni di cittadinanza italiana
15 Settembre 2021 - Milano - L’ultimo bilancio demografico Istat della popolazione straniera residente in Italia rileva che nel 2020 le acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 132.736 (+4,5% rispetto al 2019, anno in cui se ne registravano 127.001. Il tasso annuo d’acquisizione di cittadinanza italiana sul totale degli stranieri residenti è passato dal 2,5% nel 2019 al 2,6% nel 2020. Prendendo in considerazione il periodo che va dal 1998 al 2020, l'ISMU calcola che i nuovi italiani abbiano raggiunto in totale quota 1.625.549. Ipotizzando che il numero dei nuovi italiani residenti in Italia al 1° gennaio 2021 sia pari al numero di quelli acquisiti durante questi ultimi 23 anni, è possibile ritenere che, delle 59.257.566 persone iscritte in anagrafe al 1° gennaio 2021, l’8,5% è costituito da stranieri residenti, il 2,7% da ex stranieri acquisiti alla cittadinanza italiana (per un totale dell’11,2% tra stranieri residenti e nuovi italiani), e l’88,8% da cittadini italiani fin dalla nascita. Nel 2019 (ultimi dati disponibili) il collettivo nazionale con il maggior numero di acquisizioni di cittadinanza italiana è quello albanese (26.033, pari al 20,5% del totale fra tutte le nazionalità), seguito da quelli marocchino (15.814, pari al 12,5% del totale), brasiliano (10.762, pari all’ 8,5%) e rumeno (10.201, pari all’8,0%).
Migrantes: una celebrazione eucaristica apre il convegno sui 30 anni dell’arrivo della Nave Vlora con 20mila albanesi
23 Luglio 2021 - Bari - Una messa nella Basilica di San Nicola in ricordo del viaggio della Vlora da Durazzo a Bari l'8 agosto 199 aprirà questa sera le celebrazioni per il trentennale dell'arrivo nel porto pugliese della nave con circa 20mila albanesi a bordo.
"L'approdo della Nave Vlora, all'indomani della caduta del muro di Berlino, aprì una breccia nelle nostre coscienze e dell'Italia intera", ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro. L’arrivo della nave Vlora con i primi 20mila albanesi arrivati in Italia sarà ricordato oggi e domani – 23 e 24 luglio – con un convegno a Bari dalla Fondazione Migrantes in collaborazione con l’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea e l’Associazione Le Aquile di Seta. Il programma prevede una celebrazione alle ore 19,00 presso la Basilica di San Nicola a Bari animata dalla Pastorale dei Cattolici Albanesi in Italia e presieduta da Don Elia Matija, Coordinatore nazionale Migrantes della Pastorale dei Cattolici Albanesi in Italia. Domani, 24 luglio 2021 alle ore 16.30 il Convegno al titolo “Le Speranze della dolce Nave- 30 anni dopo. La migrazione del popolo albanese tra passato, presente e sfide futuro”, presso il Il Fortino Sant’Antonio Abate, Bari. L’incontro sarà introdotto da don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes. Seguiranno gli interventi di Vito Antonio Leuzzi, Direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, Eva Meksi- testimone diretta in quanto arrivata in Italia con la nave “Vlora”, Klodiana Cuka, Presidente Integra Onlus. Livio Muci, il fondatore della casa editrice “Besa”, Rando Devole, sociologo, giornalista, esperto di immigrazioni e Sr. Roza, membro della Comunità albanese a Bari. Tra i saluti anche quello dell’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano.
Migrantes Andria: un progetto per vaccinazione di persone senza fissa dimora e migranti
22 Luglio 2021 - Andria - Saranno vaccinati nel pomeriggio di oggi i primi dieci minori non accompagnati ospiti della Comunità “Migrantesliberi” di Andria. La somministrazione dei vaccini anti covid avverrà nell’ambulatorio medico infermieristico di Casa Accoglienza “S. Maria Goretti” della Diocesi di Andria. Oltre ai minori saranno vaccinati, anche, i senza fissa dimora e i migranti.
A coordinare le vaccinazioni è il dipartimento di Prevenzione della Asl Bat il cui Direttore è il Dott. Riccardo Matera.
“Le vaccinazioni sono previste anche per i senza tetto che spesso dormono in strada e che non hanno assistenza medica. Negare loro il farmaco anti covid è una ingiustizia”, spiega don Geremia Acri, responsabile della Casa Accoglienza “S.M. Goretti” e dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria. A essere vaccinati per primi saranno adolescenti di 17 anni che saranno affiancati da tre mediatori culturali: uno arabo, uno pachistano e un altro rumeno. “È fondamentale garantire il vaccino a chi non ha un medico di riferimento”, aggiunge la Dott.ssa Stefania Menolascina del dipartimento di Prevenzione della Asl Bat di Andria. Nella somministrazione delle dosi sarà impegnato anche un pediatra il Dott. Vincenzo Fortunato, medico volontario della Casa Accoglienza e medico vaccinatore. “Adolescenti arrivati in Italia da soli, persone rimaste senza neppure una casa e migranti hanno il diritto di vaccinarsi contro il coronavirus perché fanno parte di una comunità e sentono l’impegno a bloccare la circolazione dell’infezione. Questo gesto, in collaborazione con l’Asl Bat, testimonia l’importanza della collaborazione a favore dei più deboli e il fatto che le sfide si possono e si devono affrontare non da soli ma insieme”. conclude don Geremia Acri.
Agro Pontino: Dokita in campo per l’inclusione e contro sfruttamento e caporalato
21 Luglio 2021 - Latina - Mediatori culturali all’interno di scuole e servizi pubblici, insegnamento in classe dell’educazione alla cittadinanza globale e, nei Paesi di origine, sportelli informativi su opportunità di lavoro, rischio sfruttamento e caporalato in Italia. Sono solo alcune delle proposte contenute nel “Manifesto per l’inclusione” elaborato dalle associazioni della società civile dell’Agro Pontino per ripensare lo sviluppo di un territorio diventato negli anni sinonimo di emarginazione e sfruttamento, soprattutto ai danni di una parte significativa della comunità immigrata, circa 55mila persone, composta in maggioranza da romeni e indiani Sikh. L’iniziativa è un tassello del progetto “Get Ap! Strategie per una cittadinanza globale dell’Agro Pontino”, promosso dall’associazione Dokita assieme a una rete di organizzazioni attive sul territorio e cofinanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.
“Get Ap!” ha puntato sulla popolazione locale e in particolare sui giovani, sulla comunità immigrata, sulle organizzazioni della società civile attive sul territorio e sulle istituzioni locali. La rete di organizzazioni capitanata da Dokita è entrata nelle scuole dell’Agro Pontino “con lo scopo di favorire la comprensione del fenomeno migratorio, dei problemi legati all’integrazione e delle opportunità di sviluppo sostenibile”, si legge in una nota. Le ragazze e i ragazzi hanno partecipato anche attivamente realizzando, col supporto di un videomaker professionista, “video racconti di storie dal territorio di buona accoglienza, integrazione, emancipazione femminile e ambientalismo”.
Gli studenti, inoltre, sono stati coinvolti in un’indagine i cui risultati sono parte centrale della “ricerca azione” curata da Cespi e dalla quale emergono “le criticità del territorio: non solo esclusione sociale e sfruttamento lavorativo della comunità immigrata, ma anche discriminazione e scarsa integrazione degli studenti di origine straniera, degrado ambientale e carenza di politiche giovanili”. Il risultato è che “il 60% degli studenti vede il proprio futuro fuori dall’Agro Pontino, in un’altra città italiana, mentre un terzo progetta di emigrare in un altro Paese”. Raccogliendo i suggerimenti venuti dalla comunità scolastica è nato il “Manifesto per una scuola inclusiva e sostenibile nell’Agro Pontino”.
A favore della comunità immigrata che popola l’Agro Pontino, “Get Ap!” ha messo in campo iniziative di tutela socio-legale e di sostegno all’associazionismo sul territorio. Circa mille persone hanno usufruito degli sportelli di orientamento e informazione presenti sul territorio. A suggellare questo percorso, iniziato ormai due anni fa, il Festival World Agro Pontino, in calendario dal 31 luglio al 1° agosto a Terracina.
Una preghiera accorata per i migranti ieri in tutte le parrocchie italiane
12 Luglio 2021 - Roma – “Per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza. Risplenda per loro il tuo volto, o Padre, al di là delle nostre umane appartenenze e la tua benedizione accompagni tutti in mezzo ai flutti dell’esistenza terrena verso il porto del tuo Regno. Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari, Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture. Preghiamo”.
Questa la preghiera che ieri è stata recitata in tutte le parrocchie del nostro Paese su iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana nella giornata di festa di San Benedetto, patrono dell’Europa. La Cei, invitando alla preghiera ha voluto ricordare il dato drammatico dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim): nei primi cinque mesi del 2021 nel Mediterraneo centrale sono morti 632 migranti (+200 per cento rispetto allo scorso anno), di cui 173 accertati e 459 dispersi. “Più di quattro al giorno a cui purtroppo occorre aggiungere le vittime degli ultimi tragici naufragi, delle altre rotte del mare, tra cui quella delle Canarie che ha avuto una tremenda escalation nell’ultimo anno, e i tanti fratelli e le tante sorelle morti lungo il deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani”, ha scritto la Presidenza dei Vescovi italiani. “Credo che il primo aspetto importante sia che il Mare Mediterraneo sia di nuovo controllato da una grande operazione umanitaria europea come fu l'operazione Mare Nostrum degli anni dal 2015 al 2017. Un'operazione – ha detto alla Radio Vaticana il presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego - che possa far diventare nostro e non dei trafficanti e non di chi respinge, un mare dove vedi appunto persone alla ricerca di sicurezza, e che chiedono di essere tutelate in un diritto fondamentale come il diritto d'asilo. Quindi un primo impegno è non solo guardare ai pochi che sono sbarcati, dall’inizio di quest’anno 22300 persone, ma guardare anche i 60 mila, quindi a tante altre persone che sono state respinte, e che tante volte sono state respinte in una realtà che sono le carceri, i campi della Libia, dove trovano spesso la morte, e subiscono violenza. Si tratta, ripeto, soprattutto di giovani, donne, ragazzi anche minorenni. Quindi credo che l'impegno dei politici sia anzitutto far diventare nostro, europeo questo mare. E poi il secondo impegno, certamente importante, è fare in modo che la riforma del diritto d'asilo, la riforma del regolamento di Dublino, porti ad un impegno di solidarietà comune di tutti i 27 paesi europei, con un'accoglienza di queste persone che sono alla ricerca di un futuro. Tanto più che, come dicono anche i dati, nei prossimi anni avremmo bisogno di persone”. Mons. Perego ha ricordato la nascita, in questi anni, di una rete “molto importante nelle nostre parrocchie e negli istituti religiosi, che ha portato mediamente all'accoglienza, ancora oggi, tra le 15 e 20 mila persone. Un’accoglienza che ha toccato anche le famiglie: quasi 1000 famiglie che hanno accolto in casa un ragazzo. Che ha portato a sollecitare una nuova legge sulla tutela dei minori non accompagnati, che sono soprattutto adolescenti fra i 15 e i 17 anni. Tante volte l'associazionismo cattolico è stato in prima linea nella sperimentazione, nei servizi, segni attraverso anche la rete della Caritas, di un volontariato cattolico molto diffuso nel nostro territorio. Gesti concreti che hanno fatto sentire vicino, prossimo, una persona che era in fuga e cercava sicurezza. Dall'altra parte è chiaro che è importante che i cattolici italiani facciano diventare il tema dell'immigrazione un tema politico, che identifica una caratteristica dell'impegno sociale dei cattolici in Italia. Già questo era stato sottolineato nelle ultime Settimane Sociali, e credo che ancora di più oggi diventa un impegno, non solo in Italia, ma un impegno per una politica europea alla quale i laici cattolici sono chiamati. Senza far venir meno la preghiera che, come diceva il cardinale Daniélou, ha sempre una dimensione sociale, perché ci ricorda il comandamento fondamentale dell’amore che va tradotto, poi, in gesti nella quotidianità, che vedono i laici impegnati in famiglia, nella scuola, nelle opere pubbliche, nelle diverse realtà”.
Dopo il Covid, urgente voltare pagina
2 Luglio 2021 - Loreto - Ho ancora negli orecchi il commento del direttore della Società “Dante Alighieri” di Londra, una vera istituzione questa dell’insegnamento della lingua italiana all’estero. Uomo franco, cordiale, molto laico, abituato ad andare direttamente al cuore delle cose. E delle parole.
"L’essenziale sono i valori che vivete, per questo la gente vi ama ancora.” Lo diceva a noi tre, missionari degli italiani all'estero, passando per caso alla parrocchia, in Brixton Road.
“Non sono i riti o le cerimonie,” precisava “sono i valori oggi di cui la gente è assetata. A cui è sensibile, anche se non sembra. La gente guarda, osserva e si rivela esigente, attenta ai valori in chi ha delle responsabilità, nei leaders”.
È vero, i nostri emigrati trovano alla nostra parrocchia un’accoglienza a tutte le ore, un’empatia che li fa sentire in famiglia e spesso un gesto concreto di solidarietà. Dei valori.
A volte, con loro il discorso cade sulla nostra Italia, vista da fuori.... le parole allora si fanno preoccupate. Sentono che non vi trovano più quei valori che avevano conosciuto una volta. Sembrava - prima di questa pandemia - che il “fare il proprio interesse” fosse l’idolo a cui tutto oggi si sacrifica. Da qui la fragilizzazione della situazione dei giovani, del loro affannoso arrivo all’estero, della precarizzazione di tutta una società…
Fare i propri interessi sembrava fosse diventato quasi un paradigma con i suoi eroi negativi. Pareva che tutto quello che si toccasse – come il re Mida per il quale tutto diventava oro – si trasformasse per noi più banalmente in merce, le persone dei clienti reali o potenziali. Tutto si compra, tutto si vende. La pubblicità in TV vi blocca in un dibattito perfino la parola in bocca, perchè ne ha la priorità. Anche per avere un figlio in più, come una merce, si sente esclamare: “No, ci costa troppo!”
I nostri grandi valori di unità, di condivisione, di solidarietà o semplicemente di fiducia e di coraggio nell’avvenire – che i nostri emigranti hanno vissuto come un vero motore nella loro avventura – sembrano essersi sciolti, come neve al sole.
Sembra venuta meno la compassione per il mondo, per le tragedie dei popoli nostri vicini di casa. Il senso dell’altro. La sfida di un avvenire per tutti, da costruire a più mani.
E ritornano in mente indimenticate parole di Chiara Lubich ai sindaci: “La scelta dell’impegno politico è un atto d’amore: con esso il politico risponde ad un’autentica vocazione, ad una chiamata personale. Egli vuol dare risposta ad un bisogno sociale, ad un problema della sua città, alle sofferenze del suo popolo, alle esigenze del suo tempo”.
Scendere in politica da noi sembra quasi scendere in guerra. E i leaders dei capi-popolo, dai toni infuocati, sempre pronti a incendiare gli animi. O a dichiarare guerra agli uomini, che il Dio di Abramo conduce ancora oggi per mano, i migranti. Sapendo che un migrante cerca sempre, in fondo, due realtà vitali ed essenziali per ogni essere umano: il pane e la dignità. E fugge - moltissime volte tra pericoli impensabili - da una terra, dove per lui è impossibile vivere.
Dovremmo, invece, aiutarlo a vivere in un mondo sconosciuto, complesso, duro a volte per lui quale è il nostro. E dovremmo semmai scendere in guerra con realtà patologiche vere, croniche, mali antichi, che corrodono l’anima stessa della nostra bella Italia e che perfino all’estero vi sanno enumerare con sorprendente lucidità! Con la logica perversa dell’esclusione, purtroppo, non si salva il mondo. Nè lo si cambia. Ma lo si stravolge, rendendolo invivibile.
È ora, finalmente, dopo la stagione amara del Covid, ritornare ai nostri valori perduti, al bene comune. Sarà il cammino verso quella terra promessa da Dio, che porta il nome di solidarietà. Di fratellanza. A cominciare dagli ultimi. Vera sfida che ci attende domani, per vivere. P. Renato Zilio – Migrante Marche)
Milano: il sorpasso delle aziende artigiane straniere
10 Giugno 2021 - Milano - Le ditte individuali straniere di due settori storici dell’artigianato milanese, come l’edilizia e le pulizie, mettono la freccia e per la prima volta nella storia superano quelle italiane. È quanto emerge dai dati presentati dall’Ufficio studi di unione artigiani di Milano e Monza Brianza. Nel settore delle pulizie, infatti, le aziende individuali straniere sono quasi due su tre (63%), mentre nel campo dell’edilizia superano di poco la metà (52%), ma sono in scia anche quelle del campo alimentare (47%) e del tessile (43%). Un po’ più staccati, invece, i falegnami non italiani, che sono il 27% del totale. In generale, una ditta su tre (31%) è guidata da stranieri. Per le fasce d’età, gli imprenditori artigiani uomini over 50 sono in maggioranza relativa con una punta del 32%. Analogamente le donne capitane d’impresa invece sono al 31% presenti nella fascia tra i 40 e i 49 anni. Nelle imprese straniere le donne titolari sono in maggioranza nel settore del tessile e dei servizi alla persona. Gli stranieri imprenditori, uomini e donne, sono mediamente più giovani degli italiani. Gli artigiani sono maggiormente presenti nell’area nord-est di Milano (con il 27%) e in misura assai limitata nel centro (6%). In provincia di Milano sono l’Adda Martesana con il Nord Ovest a ridosso della Brianza le aree che risultano a maggior vocazione artigiana mentre il Sud Est Milanese è il territorio che registra il minor numero delle imprese, solo l’8% del totale. In 10 anni le imprese guidate da imprenditori non italiani sono cresciute del 70%. In gran parte si trovano tra Milano città (46%), nell’area metropolitana (39%) e solo per il 15% in Brianza. Si tratta soprattutto di africani (41%), europei (31%), e asiatici (15%). Gli egiziani sono attivissimi nell’edilizia, pulizia e alimentari, i cinesi nel tessile, abbigliamento e nei servizi alla persona. Per quanto riguarda i numeri nel complesso, sono attive a Milano città 26.752 imprese, 42.095 nell’area metropolitana e 22.184 a Monza Brianza. «Ci sono dei numeri simbolici che segnano la storia. Questo sorpasso delle imprese straniere sul mondo delle imprese edili e della pulizia milanesi certifica un fenomeno che parte da lontano e che oggi non si ferma – commenta Marco Accornero, Segretario di Unione Artigiani Milano e Monza-Brianza –. Gli stranieri che fanno impresa qui in Italia sono forse ancora più coraggiosi perché sfidano una burocrazia a dir poco complicata anche per gli italiani che devono tornare ad amare di più i mestieri artigiani». (Avvenire)
Olimpiadi: ventinove atleti nella squadra rifugiati
9 Giugno 2021 - Milano - Sono 29 i componenti della squadra dei rifugiati alle Olimpiadi di Tokyo. Tra gli atleti, che gareggiano in 12 sport, una medaglia d’oro a Rio 2016, che ha lasciato l’Iran. La squadra, selezionata dal Cio, è formata da atleti che sono fuggiti dai loro paesi d’origine e hanno ottenuto borse di studio per allenarsi in un nuovo paese per i Giochi. Tra di loro c’è Kimia Alizadeh, la prima donna iraniana a vincere una medaglia olimpica (bronzo nel taekwondo a18 anni). Alizadeh vive in Germania, dopo essere scappata dal regime di Teheran. I 29 atleti, in aumento rispetto ai 10 di Rio, sono originari di Afghanistan, Camerun, Congo, Repubblica del Congo, Eritrea, Iraq, Sud Sudan, Sudan, Siria, Venezuela. Gareggeranno in nuoto, atletica, badminton, boxe, canoa, ciclismo, judo, karate, tiro a segno, taekwondo, sollevamento pesi e wrestling. La squadra sarà gestita a Tokyo da funzionari del Cio e l’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. «Invierete un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza al mondo» ha dichiarato il presidente del Cio, Bach.
Migranti e Ue Passi avanti sull’Agenzia per l’asilo
9 Giugno 2021 - Milano - I Paesi Ue del Mediterraneo, i cosiddetti Med5 (dall’Italia alla Grecia, fino a Spagna, Cipro e Malta) hanno scritto alla presidenza di turno portoghese per sbloccare lo stallo sulle trattative sul regolamento dell’Agenzia europea per l’asilo (Easo). Una mossa che il Ministro dell’Interno portoghese, Eduardo Cabrita, ha salutato come «un grande successo» spiegando che a questo punto c’è un «accordo politico di principio» sull’agenzia. La logica dell’"accordo su tutto o accordo su nulla" sarebbe stata abbandonata. Il primo passo, ha spiegato Cabrita, «è stato quello di separare il lavoro tecnico sul testo» dai negoziati politici. «Con i ministri degli Interni abbiamo avuto una discussione molto costruttiva e positiva sulla dimensione esterna ma abbiamo anche parlato del Patto sulla Migrazione e della dimensione interna. Ci sono progressi importanti nell’ambito del partenariato con i nostri vicini per quanto riguarda la limitazione delle partenze, gli investimenti nelle rotte legali e nella gestione delle frontiere» ha spiegato la commissaria Ue agli affari interni Ylva Johansson.
Viminale-Regione Campania: protocollo per l’integrazione dei migranti
1 Giugno 2021 - Roma - Legalità, sicurezza e inclusione sociale, questi i temi del protocollo d'intesa siglato oggi, al Viminale, dal vice direttore generale del dipartimento della Pubblica Sicurezza Maria Teresa Sempreviva e dall'assessore della regione Campania alla Legalità, Sicurezza e Immigrazione Mario Morcone.
L'intesa, nel recepire i contenuti della decisione della Commissione europea del 9 gennaio 2018, ha come obiettivo l'attuazione del programma operativo nazionale (PON) e complementare (POC) attraverso l'utilizzo di ulteriori risorse economiche - stanziate dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e dal Fondo sociale europeo (FSE) del 2014-2020 - per migliorare il sistema di accoglienza e integrazione dei migranti, i servizi di assistenza socio-sanitaria e prevenire le forme di sfruttamento e di caporalato.
Tra i punti previsti dall'intesa, il miglioramento dei percorsi di assistenza per rifugiati, richiedenti asilo e apolidi e un nuovo metodo di accoglienza come quello previsto dal progetto "One Stop Shop".
Papa Francesco: una giornata di riflessione sulla “preoccupante” situazione del Libano
31 Maggio 2021 - Città del Vaticano – Il Libano tra le preoccupazioni di Papa Francesco. Ieri, al termine della preghiera dell’Angelus ha annunciato una giornata di riflessione sulla “preoccupante” situazione del Paese.
“Il prossimo 1° luglio – ha detto - mi incontrerò in Vaticano con i principali responsabili delle Comunità cristiane presenti in Libano, per una giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese e per pregare insieme per il dono della pace e della stabilità”.
Il pontefice ha affidato questa intenzione all’intercessione della Madre Dio, “tanto venerata al santuario di Harissa” ed ha chiesto di “accompagnare la preparazione di questo evento con la preghiera solidale, invocando per quell’amato Paese un futuro più sereno”. (R. Iaria)
Bachelet (Onu): “riformare con urgenza operazioni di ricerca nel Mediterraneo”
26 Maggio 2021 - Roma - “Canali di migrazione sufficientemente sicuri, accessibili e regolari”: è la richiesta dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet, che ha invitato il governo libico di unità nazionale e gli Stati membri e le istituzioni dell’Ue “a riformare con urgenza le politiche e pratiche di ricerca e salvataggio” perché quelle attuali “non danno priorità alla vita, alla sicurezza e ai diritti umani nei confronti di coloro che cercano di passare dall’Africa all’Europa”. Lo afferma in un report che invita alla salvaguardia delle vite nel Mediterraneo centrale, raccontando testimonianze drammatiche dei migranti che hanno compiuto la traversata e sono passati attraverso le carceri libiche. L’Onu esorta gli Stati membri dell’Ue a mostrare solidarietà “per garantire che i Paesi in prima linea, come Malta e Italia, non siano lasciati ad assumersi una responsabilità sproporzionata”. “Possiamo essere tutti d’accordo sul fatto che nessuno debba sentirsi costretto a mettere le proprie famiglie su barche inadatte alla navigazione o rischiare la propria vita in cerca di sicurezza e dignità – ha detto Bachelet -. Ma la risposta non può essere semplicemente impedire le partenze dalla Libia o rendere i viaggi più disperati e pericolosi”. Secondo l’Onu tra gennaio 2019 e dicembre 2020 almeno 2.239 migranti sono morti nel tentativo di attraversare il Mediterraneo centrale, passando dalla Libia fino a Malta o all’Italia. Oltre 500 persone sono morte nei primi mesi di quest’anno. (Sir)
Un sussulto di umanità
3 Maggio 2021 - Roma - Ieri abbiamo celebrato la V domenica dopo Pasqua. Un tempo, quello pasquale, che ci invita a meditare sulla resurrezione di Cristo attraverso la testimonianza di coloro che lo hanno incontrato “risorto”. Un tempo di riflessione ma anche di lettura della storia alla luce della resurrezione.
Ma non possiamo non “ascoltare” il sussurro di Gesù nel Getsemani mentre dice ai suoi discepoli “la mia anima è triste, vegliate”. Queste parole tornano alla mente oggi mentre, per l’ennesima volta, registriamo la morte di persone migranti nel Mediterraneo, l’uccisione di una giovane missionaria in Perù, Nadia De Munari e il ferimento del futuro vescovo italiano Christian Carlassare, chiamato a guidare una diocesi nel Sud Sudan. Papa Francesco ha parlato di “vergogna” ricordando il silenzio assordante dopo la morte di 130 migranti al largo della Libia. Il silenzio di una umanità distratta di fronte a drammi che si ripetono.
“Sono persone, sono vite umane che hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato”, ha detto il Papa invitando ad “interrogarci tutti su questa ennesima tragedia” e a pregare “per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte”. Dolore e sdegno arrivato da più parti del mondo cattolico: “che questa ennesima tragedia – ha detto la Fondazione Migrantes - provochi in noi un sussulto di umanità e d’impegno a creare canali legali e sicuri di ingresso”.
Il desiderio di stare accanto agli altri non si ferma. Sono tanti i volontari italiani nel mondo accanto ad una umanità sempre più sofferente. Volontari e missionari come la missionaria laica italiana Nadia De Munari, 50 anni, da anni in Perù per l‘Operazione Mato Grosso. È stata aggredita nel sonno e uccisa: aiutava i poveri di una baraccopoli.
Ma anche il più̀ giovane vescovo del mondo, padre Christian Carlassare, 43 anni, nominato dal papa due mesi fa e che il 23 maggio prossimo sarà consacrato vescovo per poi guidare la diocesi dove per anni è stato missionario. Le sue condizioni, in questi giorni, stanno migliorando.
Ma anche qui, davanti a queste notizie, il mondo si gira dall’altra parte e non sente il grido dei poveri che arrivano su una barca o i tanti che in vari paesi del mondo soffrono la carestia, la persecuzione, la guerra. E non ascoltano il grido di coloro che lottano a loro fianco per la pace e per una vita dignitosa. Ecco perché le parole di Gesù nel Getsemani non possono non ridondare nelle nostre orecchie mentre il rifiuto, anche violento, del bene che si cerca di fare lascia l’amaro in bocca.
I 130 morti nel Mediterraneo, Nadia e Christian probabilmente non saranno gli ultimi a essere vittime di un mondo concentrato su sé stesso ma questo non deve invitarci a guardare dall’altra parte. Anzi deve essere un monito per dire ancora una volta che il bene prevale sempre e che occorre “vegliare” perché non prevalga il male e l’egoismo. Altrimenti il sogno di un mondo diverso per milioni di perone rimarrà “solo” un sogno mentre continueranno a morire per fame, persecuzione, guerre, ingiustizie tanti innocenti. (Raffaele Iaria)