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GMMR: domani a Torino la celebrazione nazionale con mons. Nosiglia

26 Settembre 2020 - Torino –Domani, domenica 27 settembre nella Cattedrale di Torino in diretta su Rai 1 alle 11 mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente della Conferenza Episcopale del Piemonte e Valle d’Aosta, presiede la celebrazione eucaristica della Giornata del Migrante e del Rifugiato, sui temi del messaggio del Papa “Costretti a fuggire come Gesù Cristo” che ha scritto il 13 maggio scorso. Partecipano e animano l’eucarestia le comunità etniche e i rappresentanti Migrantes del Piemonte e della Valle d’Aosta. Il coro eseguirà l’inno della Giornata pensato dai giovani impegnati nella pastorale migranti, su un testo raccolto da Marco Laruffa e musicato da Ettore Moscatelli, dei Fratelli della Sacra Famiglia. Intanto volge al termine il ricco calendario di appuntamenti proposto dalla pastorale Migrantes della diocesi di Torino. Ieri presso la Sala conferenze dell’Ufficio Migrantes la presentazione del il libro “Passi di Pietra” e inaugurata la mostra “Lib(e)ri in Cammino” che propongono le straordinarie creature dell’artista siriano Nozar Ali Badir. Mercoledì 30 settembre alle 21 (ingresso alle 20.30) nel Giardino del distretto sociale Barolo (via Cottolengo 20.30) il cineforum sui temi dell’immigrazione con il film “Spaccapietre” di Gianluca e Massimiliano De Serio. (M.Lom)

La Chiesa del XX secolo attenta alla mobilità umana.

25 Settembre 2020 - La condizione dei “migranti” - cioè delle persone che, per tutta la vita o per una parte di essa, non hanno una dimora stabile - è ben presente nella Sacra Scrittura ed anzi ha rappresentato, se così si può dire, la “normalità” in diverse fasi della storia del popolo ebraico. Nell’Antico Testamento questa condizione può essere considerata come una condanna ma anche avere il valore di una missione o di un incarico. Nel Nuovo Testamento la vita pubblica del Signore e l’invio dei discepoli per l’Annuncio ci vengono descritti come la scelta di una condizione mobile. Tuttavia, è solo in tempi recenti che la Chiesa ha iniziato ad avere un’attenzione pastorale specifica per le persone che si trovano in questa particolare condizione. Per secoli l’atteggiamento nei loro confronti è consistito da un lato in una generica attività caritativa – e in una certa misura anche pastorale – verso chi non aveva un domicilio fisso a causa di circostanze sfortunate e indipendenti dalla sua volontà, e dall’altro lato in una diffidenza profonda e radicata verso chi era sospettato di aver scelto volontariamente uno stile di vita ritenuto pericoloso dal punto di vista morale. Una vera e propria cura pastorale specifica e meditata nei confronti di famiglie e persone “in movimento” si è sviluppata solo dopo gli sconvolgimenti della seconda metà dell’800, quando l’Europa cristiana subì un’emorragia di milioni di lavoratori diretti verso le Americhe in cerca di fortuna, e più ancora dopo quelli della prima metà del ‘900, quando due conflitti bellici con dimensioni e caratteristiche del tutto nuove crearono masse di profughi e sfollati mai viste prima. Il primo documento magisteriale sulla cura pastorale degli emigranti – ma oggi useremmo probabilmente il termine “migranti” – risale solo al 1952: si tratta della Costituzione apostolica Exsul familia, emanata il 1° agosto di quell’anno da papa Pio XII. Il titolo del documento fa riferimento alla fuga della Sacra famiglia in Egitto, che è diventata l’emblema della Fondazione Migrantes, ma è anche un invito a non considerare le persone mobili come soggetti isolati, che hanno perso tutti i loro legami, come purtroppo accadeva spesso ai profughi ed anche agli emigranti. La Chiesa ha sempre voluto sottolineare come la sollecitudine verso queste persone debba essere estesa ai loro legami familiari, visti anch’essi come un bene prezioso da tutelare, sia nel caso di famiglie che si muovono assieme, sia in quello dove la mobilità forzata o volontaria di alcuni componenti ne causa la separazione fisica dal resto del nucleo. Questo è stato anche un impegno primario per luminose figure di pastori come il beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, che hanno dovuto affrontare il problema delle grandi migrazioni transoceaniche partite dall’Italia nei decenni successivi all’Unità. Si tratta di eventi che hanno toccato in particolare le nostre terre del Nord-Est italiano (Veneto, Friuli e Trentino), causando gravi sofferenze a tante persone. L’emigrazione, la condizione mobile e lo “spaesamento” da essa causato fanno quindi parte della nostra storia. Anche per questo motivo oggi non possiamo distogliere la nostra attenzione dai nuovi “emigranti” o “migranti” che hanno raggiunto la nostra terra, divenuta meta di flussi di immigrazione. Questo è un dovere ancora maggiore nei mesi che stiamo vivendo, segnati da un’altra forma di “spaesamento”, dovuta al radicale cambiamento di abitudini e stili di vita in seguito all’epidemia causata dal Covid-19. Tante persone attorno a noi, provenienti da paesi diversi e lontani, ci domandano di essere considerati nostri fratelli nella comune condizione umana e, se condividono la nostra fede, nostri fratelli in Gesù Cristo. Giornate come quella di domenica 27 settembre ci devono servire per imparare a conoscerli meglio e per riflettere su come corrispondere a questa loro legittima richiesta. Don Mirko Dalla Torre (Collaboratore dell’Ufficio diocesano Migrantes Vittorio Veneto)    

GMMR: Migrantes e Tv2000 presentano il docuWeb ‘Sfollati’

25 Settembre 2020 -

 

Roma - In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020 la Fondazione Migrantes e Tv2000 in collaborazione con Caritas Italiana e Centro Astalli presentano il docuWeb 'Sfollati', con le testimonianze di alcuni protagonisti del messaggio di Papa Francesco per la Giornata dedicata a migranti e rifugiati: dai terremotati del Lazio e delle Marche agli sfollati del Congo e del Kurdistan iracheno.

“Spero che la voce di queste persone – dice don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes - possa arrivare a tutti, smuovere le intelligenze e i cuori e aiutarci a comprendere che solo insieme si possono superare i drammi della vita e costruire un futuro di pace”.

“Il grido di aiuto di migranti e rifugiati – aggiunge il Direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante – non può e non deve lasciarci indifferenti o insensibili. Quegli sguardi scuotono le nostre coscienze. E il nostro lavoro di comunicatori, su questi temi, assume ancora di più un valore fortemente umanitario”.

Il video è scaricabile qui https://youtu.be/b71RpGqvMc8

GMMR: una mostra fotografica sulla facciata della Curia a Trento

25 Settembre 2020 -

Trento - Si celebrerà domenica 27 settembre la 106° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. La Diocesi di Trento propone per l’occasione una mostra fotografica che troverà spazio a partire da oggi sulla facciata del palazzo della Curia: vi saranno esposti sedici ritratti di migranti, alternati a stralci del messaggio di Papa Francesco per la giornata (vedi qui). I pannelli rimarranno esposti fino al 3 ottobre. Così la diocesi di Trento − si legge in un comunicato diffuso oggi − celebrerà la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, “nell’impossibilità di organizzare un evento come poteva essere la tradizionale Festa dei Popoli”. La Giornata – scrive la diocesi – è “un’occasione per richiamare l’attenzione sulle diverse categorie di persone vulnerabili in movimento e sulle molteplici sfide connesse al tema delle migrazioni”. All'incontro di questa mattina davanti al palazzo della Curia i pannelli fotografici saranno illustrati agli operatori dei media. Interverranno don Cristiano Bettega, delegato dell’Area Testimonianza e impegno sociale della diocesi, e Roberto Calzà, referente diocesano Migrantes.

GMMR: il messaggio dei vescovi del Regno Unito

25 Settembre 2020 -

Londra -  “I rifugiati come risorsa che migliorano la nostra vita e che ci rendono persone più ricche e più vicine a Dio”. Queste le parole usate da quattro cattolici impegnati in prima linea ad aiutare chi arriva da terre lontane e si deve integrare, in un messaggio diffuso dai vescovi di Inghilterra e Galles in occasione della Giornata Mondiale dei Migranti e Rifugiati che ricorre domenica prossima. Parlano via Zoom con il vescovo Paul McAleenan l’arcivescovo iracheno Nathanael Nizar Semaan, della diocesi di Hadiab Erbil, nel nord dell’Iraq; Sarah Teather, direttrice del Servizio per i rifugiati dei Gesuiti nel Regno Unito; il richiedente asilo Ben dell’organizzazione “I rifugiati chiedono un cambiamento”; il frate Johannes Maertens che ha lavorato per anni nel “Campo Giungla” di Calais nel nord della Francia. Oggetto della conversazione il messaggio diffuso da Papa Francesco. “Mi ha colpito come il Santo Padre abbia descritto i migranti come risorsa”, spiega la responsabile del Servizio per i rifugiati dei Gesuiti, “e come li consideri persone che ci arricchiscono. Questa è certo l’esperienza della nostra comunità”. Le fa eco frate Johannes che racconta come si senta profondamente grato per quelle ore trascorse al servizio di chi viene mantenuto ai margini e che rappresenta, invece, un tesoro per la nostra società.

Vangelo Migrante: Domenica 27 settembre GMMR (XXVI domenica del Tempo Ordinario, Vangelo (21,28-32)

24 Settembre 2020 - Le tre parabole del vangelo di questa e delle due domeniche successive, riguardano un unico tema: il rifiuto del Regno di Dio e della Sua giustizia da parte di alcuni e la loro sostituzione con altri. Questa domenica Gesù racconta di un padre che invita i suoi due figli ad andare a lavorare nella vigna. Il primo dice ‘no’ ma poi si pente e va; il secondo dice ‘si’ e non ci va! La vigna è molto più che fatica e sudore, essa è il luogo dov’è racchiusa una profezia di gioia, il vino per tutta la casa, la vita per tutta l’umanità; il padre è il custode di questa vita condivisa. Se non hai nel cuore il desiderio di quel vino-vita e tuo padre è un solo padrone al quale sottometterti o ribellarti, comunque da eludere, il formale assenso, resta solo una forma di obbedienza-disobbediente appariscente e arida, immatura e sterile. Allo stesso tempo, nonostante le contraddizioni, gli impulsi e una certa sfrontatezza, esiste una condizione che può cambiare il modo di vedere la vigna e il padre, fino a generare il pentimento e la conversione. Quale? Ce la rivela ancora Gesù quando parla della ‘frequenza’ sulla quale Dio pratica le Sue scelte: “in verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”. Ufficialmente, secondo certe categorie religiose e criteri morali esteriori, essi hanno detto ‘no’ ma di fatto questi ‘poveri’, proprio perché sono in una condizione non protetta e vulnerabile, permettono a Dio di manifestare la sua misericordia, lo riconoscono e in questa relazione dicono ‘si’. Al contrario di chi invece, trincerato nella propria giustizia o appagato da una presunta autosufficienza, ha detto un ‘si’ nascosto dalle apparenze. Andare a lavorare in quella vigna è fare la volontà del padre. Oggi essa coincide con lo ‘sporcarsi le mani’ per trasformare la paura della sottomissione e il rifiuto del padre in nuove forme di libertà, di amore e di condivisione di quel vino-vita con tutti. Dio non ha deciso, in un dato momento della storia, di rigettare alcuni e adottare altri. È il comportamento nei suoi riguardi che fa perdere posti, anche oggettivamente vantaggiosi. Il rischio da cui Gesù ci mette in guardia è proprio questo: nella misura in cui diciamo ‘si’ solo per apparire e detenere vantaggi, addirittura giustificandoci, rischiamo di dire ‘no’ al Vangelo. Volontà di Dio non è mettere alla prova i due figli e misurare la loro obbedienza. No, la sua volontà è la fioritura piena della vigna che è la vita nel mondo: una casa abitata da figli liberi e non da servi sottomessi. La Giornata del Migrante e del Rifugiato è un’opportunità, resa ancora più concreta dal Messaggio dal Santo Padre, per passare da figli solo credenti a figli anche credibili che continuano a dire ‘si’ al Vangelo dell’accoglienza e della condivisione: ‘conoscono per comprendere, si fanno prossimo per servire, si riconciliano per ascoltare, crescono per condividere, coinvolgono per promuovere e collaborano per costruire’.
  1. Gaetano Saracino
   

GMMR: messa dei popoli a Carpi

24 Settembre 2020 - Carpi - "Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni". E' questo il titolo del messaggio che Papa Francesco ha pensato per la 106° Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Da quest' anno la Giornata liturgicamente sarà celebrata l'ultima domenica di settembre, che quest' anno cade dunque il 27, e sarà vissuta nella nostra Diocesi con la Messa dei Popoli, celebrata nella parrocchia di San Bernardino Realino alle ore 17.30, presieduta dal vescovo Erio Castellucci. Seguendo l'invito di don Erio ad una collaborazione stretta tra gli Uffici delle Diocesi di Carpi e quelli di Modena, tale celebrazione sarà unica per le due Diocesi, con la previsione di anno in anno di un alternarsi delle sedi della celebrazione, partendo per l'appunto nel 2020 da Carpi, con un impegno organizzativo e pastorale congiunto, come già da anni in particolare gli Uffici Migrantes hanno di fatto portato avanti. Il tutto è stato resto più complesso dalle difficoltà dovute al Covid-19, e l'eco di quanto accade nel mondo a causa del Coronavirus non poteva non risuonare anche nel messaggio di Papa Francesco per la Giornata, come sempre ricco di riflessioni e forti spunti pastorali. Il Papa dedica questo messaggio agli sfollati interni. Situazioni che possiamo far risalire per noi alla nostra memoria nei tristissimi tempi della Seconda Guerra Mondiale e che sono purtroppo comuni e attualissime in tanti, troppi luoghi del nostro martoriato mondo. I dati, infatti, ci parlano di circa cinquanta milioni di sfollati nel mondo. Gli sfollati interni (in inglese Internally Displaced People, o IDP), come definiti dall'UNHCR "sono persone o gruppi di individui che sono stati costretti a lasciare le loro case o luoghi di residenza abituale, in particolare a causa di situazioni di violenza generalizzata, violazioni dei diritti umani o naturali, o per conflitti armati, che non hanno attraversato un confine internazionale. La Chiesa intende farsi prossima di queste persone vulnerabili che sono tra le più dimenticate e trascurate dei nostri tempi. Per questo, il Papa riprende quanto indicava nel messaggio del 2018, dove invitava i fedeli a compiere in questo ambito azioni concrete seguendo quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Nel messaggio di quest' anno, di cui riportiamo alcune sue frasi per offrirne una sintesi, il Papa ci suggerisce sei coppie di verbi, legate tra loro in una relazione di causa- effetto, declinandole in modo chiaro e concreto per orientare l'azione pastorale nell'affrontare questa sfida comune: - conoscere per comprendere: quando parliamo di questi temi, a non fermarci ai numeri, in quanto si tratta di persone. "Se le incontriamo arriveremo a conoscerle. E conoscendo le loro storie riusciremo a comprendere". - farsi prossimo per servire: "Avvicinarsi al prossimo spesso significa essere disposti a correre dei rischi, come ci hanno insegnato tanti dottori e infermieri negli ultimi mesi. Questo stare vicini per servire va oltre il puro senso del dovere; l'esempio più grande ce lo ha lasciato Gesù quando ha lavato i piedi dei suoi discepoli" - ascoltare per riconciliarsi: "è solo attraverso un ascolto umile e attento che possiamo arrivare a riconciliarci davvero. Durante il 2020, per settimane il silenzio ha regnato nelle nostre strade. Un silenzio drammatico e inquietante, che però ci ha offerto l'ocdere casione di ascoltare il grido di chi è più vulnerabile, degli sfollati e del nostro pianeta gravemente malato. E, ascoltando, abbiamo l'opportunità di riconciliarci con il prossimo, con tanti scartati, con noi stessi e con Dio" - condividere per crescere: "Dio non ha voluto che le risorse del nostro pianeta fossero a beneficio solo di alcuni. No, questo non l'ha voluto il Signore! Dobbiamo imparare a condivi- per crescere insieme, senza lasciare fuori nessuno. La pandemia ci ha ricordato come siamo tutti sulla stessa barca". - coinvolgere per promuovere: "A volte, lo slancio di servire gli altri ci impedisce di vedere le loro ricchezze. Se vogliamo davvero promuovere le persone alle quali offriamo assistenza, dobbiamo coinvolgerle e renderle protagoniste del proprio riscatto. La pandemia ci ha ricordato quanto sia essenziale la corresponsabilità". - collaborare per costruire: "Per preservare la casa comune e farla somigliare sempre più al progetto originale di Dio, dobbiamo impegnarci a garantire la cooperazione internazionale, la solidarietà globale e l'impegno locale, senza lasciare fuori nessuno". Con questo spirito e volendo fare tesoro prezioso di queste indicazioni le Migrantes di Carpi e Modena invitano i fedeli a partecipare alla Messa dei Popoli, per proseguire insieme con rinnovato impegno il percorso pastorale.(Migrantes Diocesana Carpi).  

Migrantes: domenica 27 settembre la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato

24 Settembre 2020 - Roma - Domenica 27 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il tema scelto da Papa Francesco per questa 106° edizione è: “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”. Ad ospitare le celebrazioni principali sono le diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta, terre di forte emigrazione tra Ottocento e Novecento, e di immigrazione, prima interna (proveniente dal Sud Italia, durante il boom economico degli anni ’50, ’60 e ’70 del secolo scorso) e poi dai Paesi del Sud del mondo. La Santa Messa, presieduta dall’arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, Presidente della Conferenza Episcopale del Piemonte e Valle d’Aosta, sarà trasmessa in diretta su RaiUno dalla Cattedrale di Torino alle ore 11. La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato coinvolge strutture e associazioni in tutto il mondo. In Italia sono numerose le diocesi che, attraverso gli uffici Migrantes, promuovono iniziative sul territorio. Alla Giornata, istituita in Italia da San Pio X dietro sollecitazione dei vescovi Scalabrini e Bonomelli, è dedicato il volume di Simone Varisco “Il giorno di chi è in cammino”, voluto dalla Fondazione Migrantes ed edito da Tau. Il libro (in cui per la prima volta si ricostruiscono i rapporti e gli scambi, anche epistolari, fra i Pontefici, gli organismi della Santa Sede, la Conferenza Episcopale Italiana e le Chiese locali) evidenzia come il fenomeno della mobilità umana sia stato costantemente al centro della sollecitudine pastorale della Chiesa: “un impegno costante – scrive nella presentazione il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei – per l’integrazione dei migranti e per la promozione della pace”. In occasione della Giornata, la Fondazione Migrantes e l’emittente TV2000, in collaborazione con Caritas Italiana e il Centro Astalli, presentano un docuweb dal titolo “Sfollati”, che in 16 minuti raccoglie le testimonianze di alcuni dei protagonisti del messaggio di Papa Francesco: dai terremotati del Lazio e della Marche agli sfollati del Congo e del Kurdistan iracheno.

GMMR: la riflessione della Migrantes di Vicenza

24 Settembre 2020 - Vicenza - Il fenomeno della mobilità umana continua, anche a seguito dei continui e recenti sbarchi di profughi, a essere percepito come una emergenza di cui pare non vedersi la fine. Il dibattito politico ha influenzato e non poco questa percezione alimentando inoltre una reazione negativa che buona parte dell'opinione pubblica ha assunto di fronte alla presenza di immigrati sul nostro territorio nazionale. Le migrazioni partono da contesti segnati da conflitti, mancanza o negazione dei diritti umani, da situazioni di disagio economico per cui la mobilità umana va analizzata e vista oltre le situazioni di emergenza. Uno degli aspetti poco presente all'attenzione pubblica e al dibattito politico è la presenza dei figli di immigrati, un indice che conferma una relativa stabilità dei migranti in Italia. I numeri non sono irrilevanti: 1 milione 316 mila sono i minori di seconda generazione pari al 13% della popolazione da 0 a 17 anni. Di questi 777.940 sono nati in Italia. La loro capacità di integrazione e di adattamento al contesto socio-culturale è indubbiamente maggiore rispetto ai loro genitori diventando in tal senso promotori di integrazione ma, al tempo stesso, si ritrovano chiusi tra il contesto familiare e quello sociale subendo pressioni da entrambe le parti con evidente disagio per una loro armonica integrazione. Non ultimo pesano su di loro le difficoltà socio-economiche della famiglia quali il difficile mercato del lavoro, il dissolversi della rete sociale, la precarietà abitativa o addirittura il fallimento del progetto migratorio dei genitori. Tali frustrazioni vengono proiettate sui figli i quali possono assumere comportamenti di rifiuto della società ospitante o di reazione negativa nei confronti della cultura familiare stessa. Posti di fronte a situazioni e processi che non hanno scelto e di cui non hanno il controllo, il disagio, lo scoraggiamento e l'insicurezza incidono non poco nel loro processo di crescita con rilevanti ripercussioni anche nell'ambito scolastico. L'abbandono scolastico e le ripetenze pari al 27,3% rispetto al 14,3% degli alunni italiani ne sono la prova. Le nuove generazioni non si avvertono appartenenti esclusivamente alla cultura del loro gruppo familiare come pure non si sentono parte integrante della cultura in cui crescono e vivono e nondimeno appartengono ad entrambi. Si trovano tuttavia nella condizione di poter apprezzare la ricchezza e al tempo stesso far emergere i limiti di entrambi i contesti culturali in cui vivono. La ricerca di una loro identità e di relazioni sociali costruttive evidenzia l'importanza di modelli di riferimento dove anche i valori del gruppo etnico di appartenenza possano trovare accoglienza. L'azione pastorale della Chiesa non può sottrarsi al compito di una sana crescita umana e di fede che i figli di migranti richiedono. Si impone pertanto un accompagnamento umano e spirituale mediante un contesto sociale e pastorale dove le differenze non diventano né uno strumento di rivendicazione né di esclusione ma un ambiente dove l'essere riconosciuti nella propria identità è la condizione per mettersi in relazione con l'altro e costruire una società culturalmente diversificata e integrata. Non possiamo negare il rischio che anche le nostre comunità cristiane rimangano su posizioni conflittuali anche nei confronti dei figli di migranti ma non possiamo al tempo stesso dimenticare che queste sono chiamate in virtù della loro stessa vocazione ad offrire modelli di incontro e di comunione. (p. Domenico Colossi - Delegato vescovile Ufficio Migrantes).  

GMMR: le iniziative della Migrantes di Cagliari

24 Settembre 2020 - Cagliari - Nei giorni 26 e 27 settembre 2020, in occasione della 106esima Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato promossa dalla Chiesa cattolica, l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Cagliari, in collaborazione con la Caritas diocesana di Cagliari, con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna, con l’UCSI Sardegna e con l’Ordine degli avvocati di Cagliari, organizza l’iniziativa Mediterraneo, mare di meticciato e frontiera di pace. L’obiettivo dell’evento, "è quello di promuovere, alla luce del messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata, una riflessione sul fenomeno migratorio - spiega padre Stefano Messina, direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes - con particolare attenzione alla dimensione mediterranea e alle prospettive emerse dall’incontro dei vescovi del Mediterraneo svoltosi a Bari lo scorso febbraio, sul tema, appunto Mediterraneo, frontiera di pace. Si tratta di un evento organizzato in sinergia dai due uffici diocesani in prima linea nel garantire l’accoglienza e l’integrazione dei migranti che arrivano nel nostro territorio". "L’iniziativa - aggiunge il direttore della Caritas diocesana don Marco Lai - si colloca nell’impegno a costruire una società inclusiva, aiutando anche i nostri contesti locali a percepire la mobilità umana non come un’emergenza, ma come un fenomeno antropologico che ci appartiene e come un diritto universale, andando a recuperare quella dimensione di umanità, fratellanza e indignazione di fronte alle tragedie vissute da chi è costretto a lasciare il proprio paese. La Giornata vedrà, inoltre, un’attenzione specifica alla mediterraneità intesa come scoperta di origini, cultura e tradizioni comuni, in una prospettiva di dialogo e di pace". L’iniziativa si aprirà sabato 26 settembre alle 17.30 presso il Lazzaretto Sant’Elia, a Cagliari, con i saluti dell’arcivescovo mons. Giuseppe Baturi, a cui sarà affidata anche l’introduzione, e delle autorità civili. Seguiranno le relazioni di Oliviero Forti (responsabile dell’Ufficio immigrazione di Caritas Italiana) sul tema Immigrazione e Mediterraneo. Oltre la crisi e di mons. Francesco Cacucci, arcivescovo di Bari-Bitonto sul tema “Mediterraneo, frontiera di pace”. Messaggio e prospettive dell’incontro di Bari (19-23 febbraio 2020). Coordinerà i lavori Francesco Birocchi, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna. Saranno presenti anche il direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes padre Stefano Messina e il direttore della Caritas diocesana don Marco Lai. Domenica 27 settembre alle 11.30 nella Basilica di N.S. di Bonaria, si svolgerà la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Cacucci, con la partecipazione delle comunità etniche, associazioni di volontariato, operatori Caritas e insegnanti di religione.