Primo Piano

Fondazione Moressa: domani la presentazione del Rapporto sull’economia dell’immigrazione

18 Ottobre 2023 - Roma - Sarà presentato domani, giovedì 19 ottobre a Roma il XIII Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione “Talenti e competenze nell’Europa del futuro” a cura della Fondazione Leone Moressa. La presentazione al Salone delle conferenze del Viminale a Roma. Tra gli interventi previsti quello del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. Qui il Programma  

Viminale: da inizio anno sbarcate 140.590 migranti sulle coste italiane

18 Ottobre 2023 -
Roma - Sono 140.590 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo i dati forniti oggi dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 17.239 sono di nazionalità guineana (12%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (15.562, 11%), Tunisia (15.064, 11%), Egitto (8.997, 6%), Bangladesh (8.134, 6%), Burkina Faso (8.057, 6%), Pakistan (6.450, 5%), Siria (5.884, 4%), Mali (5.345, 4%), Camerun (4.833, 3%) a cui si aggiungono 45.025 persone (32%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Consiglio d’Europa: prevenire i rischi della Tratta di esseri umani nel contesto della migrazione

18 Ottobre 2023 -
Strasburgo - In occasione  della Giornata europea contro la tratta di esseri umani che si celebra oggi il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta alla tratta di esseri umani (Greta) mette in guardia contro l’aumento del rischio di tratta creato dalle restrizioni politiche all’immigrazione e all’incapacità di affrontare le vulnerabilità dei migranti e dei richiedenti asilo. Helga Gayer, presidente del Greta, ha dichiarato: “un numero crescente di persone in fuga da conflitti armati, violenza ed emergenze climatiche e umanitarie è costretto a migrare in condizioni non sicure. Lo status di migrante irregolare è un importante fattore di vulnerabilità, che rende i migranti una facile preda per criminali senza scrupoli. I minori non accompagnati e separati sono particolarmente vulnerabili a rimanere intrappolati nella rete dei trafficanti. Gli immigrati in situazioni regolari possono anche cadere vittime della tratta di esseri umani ed essere sfruttati da imprese legittime che utilizzano metodi di reclutamento ingannevoli e scappatoie nella regolamentazione del mercato del lavoro”. Il monitoraggio da parte del Greta ha evidenziato “importanti lacune nell’identificazione e nella protezione delle vittime della tratta tra migranti e richiedenti asilo. Le politiche di immigrazione sono troppo spesso slegate dall’obbligo giuridico di identificare e assistere le vittime della tratta e di fornire loro un periodo di recupero, con conseguenze negative sul perseguimento e sulla punizione dei trafficanti. La pratica dei respingimenti alle frontiere crea il rischio che le persone oggetto di traffico non vengano identificate e che i rimpatri portino ad una nuova tratta”.

Pistoia: sabato l’inaugurazione della mostra di Ebrima

18 Ottobre 2023 - Pistoia -  Fin da piccolo, dai tempi della scuola, lo accompagna il talento per il disegno e i colori. Durante le lezioni, mentre gli altri prendevano appunti Ebrima disegnava ritratti di amici e compagni di classe. Ogni tanto si cimentava anche con la scultura, lavorando a rilievo alcune tavole di legno. Ad arte «Facevo i compiti per gli altri studenti», ma il prof però se n'era accorto, «mi diceva che ero bravo» ma «riconosceva il mio stile». Nel 2016 Ebrima Danso ha deciso che era venuto il momento di tentare la fortuna fuori dal Gambia. Lì sentiva dire che in Libia il lavoro non mancava, che si poteva guadagnare qualcosa per poi spingersi altrove. «Dal Gambia sono andato in Senegal, poi in Mali, di lì al Burkina Faso e poi in Nigeria». Dopo due settimane di viaggio in pullman, arrivato in Nigeria con degli amici è giunta l'ora della prima, rischiosa traversata, quella nel deserto. «Eravamo alcuni del Mali, altri del Niger. Nel deserto abbiamo viaggiato in pick up per una settimana. Due miei amici, caduti durante il viaggio sono stati abbandonati per la strada». Nel deserto però non c'è scampo e prima di partire occorre prepararsi bene perché il viaggio è duro e i trafficanti di uomini non hanno pietà. «La Libia è un posto pericoloso. Ho lavorato in un ristorante per un anno. Poi un giorno, mentre andavo al lavoro alcuni uomini mi hanno fermato e messo in macchina. Mi hanno incappucciato e buttato in una stanza dove c'erano altre persone». È l'ora più dura per Ebrima che picchiato e legato mani e piedi è stato costretto a mettersi al servizio di uomini senza scrupoli. «Vogliono i soldi e tu lavori gratis per loro. A salvarlo è stato il suo datore di lavoro, il proprietario del ristorante, che lo ha riscattato con i risparmi che Ebrima aveva messo da parte. Uscito di lì la paura di camminare per strada e tornare tra la gente era grande. «Conoscevo amici africani che sapevano come farmi arrivare in Italia. Via telefono mi hanno dato le indicazioni per raggiungere un punto di raccolta dove c'erano tante persone pronte e partire». Dopo quasi un mese di attesa è arrivato il momento della seconda traversata, quella del Mediterraneo. «La barca non era troppo grande. Prima di partire mi hanno dato delle indicazioni: guarda le stelle. Seguile per tenere la rotta». «Le motovedette libiche ci hanno scortato in alto mare poi, indicata la direzione ci hanno lasciato. In mare ci ha soccorso la barca di una ong. Così mi sono salvato e sono sbarcato a Reggio Calabria». In Italia Ebrima ha potuto nuovamente esprimere la sua passione. «In Calabria ho cominciato a disegnare, a fare ritratti che ho appeso in camera: Dybala, Bob Marley e altri. Una signora del posto ha visto i miei lavori e mi ha chiesto di fare dei murales. In Calabria mi hanno fatto anche partecipare a un concorso artistico. Dopo molte traversie per ottenere i documenti Ebrima è finito in Puglia a lavorare come bracciante agricolo, poi «con il Covid si è fermato il lavoro e un mio amico mi ha invitato a Vicofaro». A Pistoia Ebrima ha trovato un porto sicuro: «qui c'è da mangiare e dormire, posso fare una doccia »; «Ho trovato aiuto e quel che ha fatto per me don Massimo solo Dio lo sa». «Ora vivo in porta san Marco nello Sprar, sto facendo un corso per muletto e delivery, ma tempo fa mi hanno rubato la bicicletta. Quando il corso sarà finito vorrei farne un altro per imparare meglio l'italiano». «Pistoia - racconta Ebrima - mi è piaciuta molto. Ho trovato i migliori amici qui. Non li avevo trovati altrove. Amici come Doriano, Mauro, Massimo. Mi piacerebbe dipingere, ma ora cerco un lavoro». Su suggerimento di don Biancalani Ebrima ha cominciato a ripercorrere in pittura il suo viaggio della speranza. Ad Aprile, poi ha realizzato una copia dell'Ecce Homo di Antonello da Messina che don Massimo ha distribuito ai parrocchiani per la benedizione delle famiglie. Ultimamente con i suoi pennelli ha decorato dentro e fuori la chiesa di Vicofaro: il Cristo crocifisso dietro l'altare e la facciata della vecchia chiesa. Adesso è arrivato il momento della sua prima mostra a Pistoia. «Una prima volta l'ho fatta a Riace e a Romena da don Verde e a Siena. Questa però è più completa». I quadri di Ebrima saranno esposti a Vicofaro per una prima personale dal titolo "Un segno tra umanità e disumanità" dal 21 al 5 novembre. La mostra, allestita nei locali della parrocchia dal 21 ottobre al 5 novembre, sarà aperta tutti i giorni dalle 16.30 alle 18.30. Per l'inaugurazione sabato 21 alle 10.30 saranno presenti il vescovo Tardelli, don Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes e Sara Vatteroni direttrice dell'Ufficio Migrantes della Toscana. (Ugo Feraci e Daniela Raspollini)  

Card. Zuppi: pace e coraggio di scelte nuove

17 Ottobre 2023 -

Roma - "Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano” (Salmo 122, 6). I Salmi sempre esprimono le domande vere, profonde, drammatiche, esaltanti della nostra vita, di “questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena”, della nostra terra “dolorosa, drammatica e magnifica” (Paolo VI, Testamento) nella quale possiamo sempre vedere il “riflesso della prima e unica Luce” (Paolo VI, Pensiero alla morte). È la richiesta angosciosa espressa dalle vittime: “Eccoli: avanzano, mi circondano, puntano gli occhi per gettarmi a terra, simili a un leone che brama la preda, un leoncello che si apposta in agguato” (Salmo 17, 11-12).

Sono le parole dei nostri fratelli ebrei, sorelle, figli, padri, madri – perché sono nostri fratelli, tutti! –, uccisi da una mano assassina che ha colpito il loro corpo, vigliaccamente, follia omicida, disumana, tradimento di ogni legittima aspirazione, bestemmia della fede. Chiediamo assieme pace per Gerusalemme, uniti dalla fame e dalla sete di pace e giustizia, che Gesù ci indica come via di beatitudine. Pace! È quello che chiediamo e che diventa impegno e responsabilità, perché non si chiede pace se nel cuore vi sono sentimenti di odio, di violenza, e non si chiede quello che non vogliamo vivere a partire da noi. Tanti “artigiani di pace” aiuteranno gli attuali, troppo pochi, “architetti” di pace, cioè chi costruisce ponti e non muri, alleanze e non conflitti. Cerchiamo pace, perché non c’è futuro con la violenza e con la spada. Ci accordiamo con i cristiani della Terra Santa, ma nel profondo con tutti i credenti che lì abitano e devono poter abitare assieme. Alziamo le nostre mani e scegliamo di digiunare perché, come ricorda Gesù, certi spiriti si combattono solo con la preghiera e il digiuno. Con il digiuno e la preghiera prendiamo più coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Privandoci di qualcosa mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà è al centro delle nostre preoccupazioni. Se il male appare così pervasivo, distruttivo, terribile, da riempire di sgomento e da togliere il respiro pensando alla fragilità di chi è ostaggio, di chi oggi è in pericolo, non ci lasciamo intimidire e imploriamo con l’insistenza della povera vedova, debolissima, forte solo del suo desiderio di giustizia, la pace per Gerusalemme, per tutta la Terra Santa. La preghiera è sempre una vera ribellione al male e ci aiuta a ritrovare l’umanità. Facciamo nostro il pianto inconsolabile di Rachele che non vuole essere consolata perché i suoi figli non sono più (Ger 31,15). E qualunque madre pianga suo figlio oggi è Rachele. Chiediamo che gli ostaggi siano liberati, che ci sia giustizia per i responsabili di quella barbarie, che si rispettino i civili e sia sempre protetta la vita di innocenti che finiscono doppiamente vittime. Il grande saggio ebreo rabbi Nachman, nel suo commento a quel passo del Libro di Zaccaria (8,19) che propone un’astinenza capace di tramutarsi in gioia, spiega così questo sorprendente rovesciamento: “Quando non c’è pace ma discordia, allora digiuno, e in virtù del digiuno si compie la pace”. Il digiuno ci aiuta a pregare con consapevolezza, a concentrarci sull’essenziale. Digiuniamo dalla passività, dall’abitudine alla violenza, dai pregiudizi, da qualsiasi connivenza con i semi mai sconfitti dell’antisemitismo, e scegliamo di essere artigiani di pace. Digiuniamo perché, come dice il profeta Isaia, “allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà” (Is 58,8). E la gloria di Dio sono sempre i fratelli che si ritrovano insieme. Il testo per la preghiera che la Cei propone a tutti si apre con queste parole: “Fratelli e sorelle carissimi, con il cuore pieno di sgomento per gli orrori dell’odio, della violenza e della guerra che feriscono la Terra Santa, eleviamo la nostra supplica a Dio, Re della pace, affinché israeliani e palestinesi possano trovare la strada del dialogo”. Sentiamo quasi fisicamente il bisogno di stringerci alle sorelle e ai fratelli della Terra Santa perché il Dio della pace ispiri il coraggio di scelte nuove, che sappiano trarre dal colpevole scempio una forza nuova di pace. La preghiera è piangere con chi piange, asciugare con il Signore le lacrime di donne, uomini, anziani e bambini costretti a scappare, a vivere l’orrore dei bombardamenti e della violenza. Rendiamo preghiera le parole del Papa: “Per favore, non si versi altro sangue innocente, né in Terra Santa, né in Ucraina o in qualsiasi altro luogo! Basta! Le guerre sono sempre una sconfitta, sempre!”. La preghiera apre alla vita e, viceversa, questa nutre la preghiera. L’Infinito chiede ospitalità al finito, cioè alla persona con i suoi tratti, dentro la storia, in quei segni dei tempi nei quali il cristiano vive e che deve scorgere e dai quali lasciarsi interrogare per scegliere.
La preghiera, come ha ricordato il Papa domenica, “è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra”.
Trova la pace in te e migliaia la troveranno attorno a te, diceva san Serafino di Sarov. Bisogna curare gli animi dall’odio perché questo rende ciechi e genera violenza. La preghiera aiuti a pensare l’impensato e a compiere scelte coraggiose perché un male così grande possa trasformarsi in un impegno per rispondere alle legittime aspirazioni di sicurezza e di pace. (Card. Matteo Zuppi - arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana - pubblicato su Avvenire -)

Mons. Baturi: “serve progetto politico lungimirante per un futuro insieme”

17 Ottobre 2023 -

Roma  - “Dietro questi numeri ci sono tantissimi italiani che si mettono a disposizione e aiutano gli immigrati. Il problema è saper orientare questa disponibilità in un progetto politico lungimirante, capace di pensare ad un futuro insieme, che sia una opportunità di crescita per tutti”. Lo dice mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, commentando i dati del XXXII Rapporto Immigrazione 2023 Caritas-Migrantes, presentato oggi a Roma. “Promuovere significa permettere all’identità di ciascuno di esprimersi compiutamente. I livelli di istruzione, di partecipazione al lavoro e di reddito, dicono che l’accoglienza non è ancora completa se non implica una vera promozione delle persone e delle famiglie”, precisa, rispondendo a margine alle domande dei giornalisti. A proposito delle nuove normative sui minori migranti esprime “tanta preoccupazione per i minorenni perché sono fenomeni che si associano a possibili sfruttamenti, per cui è necessaria la presa in carico in centri territoriali con equipe specializzate capaci di interagire con le comunità locali. E’ necessario che l’età sia calcolata correttamente e siano garantiti i diritti e una accoglienza diffusa, con l’individuazione di centri di accoglienza specializzati, non si possono mettere sullo stesso piano o garantire le stesse condizioni ad adulti e minori”.

Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: presentato oggi il rapporto Immigrazione

17 Ottobre 2023 - Roma - Al 1° gennaio 2023 le stime dell’ISTAT indicano la presenza di 5.050.257 cittadini stranieri residenti in Italia, in lieve aumento rispetto ai dati definitivi riferiti all’anno precedente (5.030.716), in maggioranza nel Nord Italia (59,1% dei residenti totali). Quanto alle principali nazionalità, oltre alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, e alle successive seconda e terza dei cittadini marocchini e albanesi (che si attestano all’8,4% e all’8,3% del totale), notiamo sempre più un avvicendamento delle provenienze asiatiche (del Sud Est, in particolare): quelle di più storica presenza (come Cina e Filippine) sono in decremento, mentre quelle di più recente arrivo (come Bangladesh e Pakistan) stanno consolidando il loro percorso migratorio in Italia. Sono alcuni dei dati che emergono dalla XXXII edizione del Rapporto Immigrazione realizzato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato questa mattina a Roma. Secondo i dati forniti nel Rapporto i nuovi nati stranieri dal 2012 al 2021 sono diminuiti del 28,7%, passando da quasi 80 mila a meno di 57 mila: è ormai da un decennio che il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più (-5% negli ultimi due anni). Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, per quelli non-Ue il tasso di occupazione si è attestato su valori leggermente inferiori alla media (59,2% contro il 60,1%). In riferimento alle tipologie contrattuali, l’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente e il restante 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Il 75,2% degli occupati non-Ue svolge la professione di operaio (contro il 31,6% degli italiani), mentre solo 1 su 10 è un impiegato e appena lo 0,1% è dirigente. Fra le maggiori criticità figura lo scarso coinvolgimento delle donne non-Ue nel mercato del lavoro in Italia. Alle fragilità di chi è senza un impiego si aggiungono quelle di chi un lavoro lo possiede: il fenomeno della inwork poverty ha registrato una forte recrudescenza negli ultimi anni, tra cittadini stranieri e non: secondo le ultime stime ISTAT, il 7% degli occupati in Italia vive in una condizione di povertà assoluta, percentuale che sale al 13,3% tra i lavoratori meno qualificati e al 31,1% tra gli stranieri. Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2021/2022, è di 872.360, e la percentuale dei nati in Italia cresce sempre più fino ad arrivare al 65,6%, con punte ancora più alte per alcune nazionalità, come la cinese (88%), la marocchina e la filippina (entrambe oltre il 75%): una realtà ancora non intercettata dalla legislazione sull’acquisizione di cittadinanza. Rispetto all’anno precedente, si è assistito ad un aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani sia stranieri: segno di dinamiche di disagio giovanile, che si esprimono anche nel fenomeno delle bande giovanili. Il tema della cultura è tanto significativo per la comprensione della nostra società quanto ampio ed eterogeneo. Anche in conseguenze della guerra in Ucraina, aumentano le “voci” delle persone migranti nell’informazione italiana, ma non a tutti è offerta pari opportunità di esprimersi. Di contro, si sente l’esigenza di un maggiore coinvolgimento di persone di origine straniera nelle redazioni giornalistiche e su temi non solo riconducibili alla mobilità, ma all’attualità, alla politica, alla economia e in ogni ambito della vita quotidiana. “La conoscenza dei molteplici aspetti dell’immigrazione – senza trascurare le ragioni che portano a lasciare la propria casa e il proprio Paese – risulta utile per comprenderne la reale portata e il ‘volto’, anche in relazione al rapporto tra le persone che arrivano e la società che accoglie”, scrive in apertura del volume mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Per il segretario generale della CEI “accoglienza e integrazione richiedono la reciproca disponibilità a un ‘incontro’  che vada nel rispetto di entrambe le parti. Il percorso in questo senso appare carico di interrogativi, persino di tensioni: per tale ragione risulta ‘necessario – come si legge nel Rapporto – un cambiamento della narrazione, per superare quella dell’emergenza’”.

Mons. Perego: la fatica delle migrazioni nel nostro Paese

17 Ottobre 2023 - Roma - Il 32° Rapporto immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes segnala "la fatica delle migrazioni nel nostro Paese: una fatica per accogliere gli arrivi, per valorizzare le competenze, per tutelare i più deboli e i minori, per avviare processi di inclusione e integrazione nella scuola, sul lavoro, nella vita sociale, politica e culturale". Lo ha detto mons. Gian carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes a conclusione della presentazione del Rapporto oggi a Roma.  I dati del Rapporto 2023 evidenziano "in maniera chiara questa fatica: i permessi di soggiorno più numerosi sono per ricongiungimenti familiari, per protezione temporanea, per la regolarizzazione e non per lavoro e studio; la natalità nelle famiglie migranti è in calo;  molte nazionalità - ha aggiunto mons. Perego - stanno partendo (Albanesi, cinesi, polacchi…) più che arrivare; la disoccupazione maggiore degli immigrati, soprattutto delle donne, la irregolarità crescente per la mancanza di incontro tra domanda e offerta di lavoro, la maggiore insicurezza dei migranti, soprattutto sul lavoro, ma anche nella vita sociale, l’incapacità di governare le migrazione, con tre decreti in un anno centrati solo sulla sicurezza. A questo si aggiungono le discriminazioni sociali e istituzionali (accesso alla casa, alla salute) e pregiudizi costanti sulla criminalità dei migranti (che è uguale da 20 anni nel nostro Paese) o sul costo delle loro prestazioni sanitarie, che in realtà sono il 6,5% del totale e sono ampiamente pagate dalle tasse che pagano, con un saldo positivo di quasi 2 miliardi di euro". Il Rapporto immigrazione 2023 presentato oggi - ha concluso - "può essere uno strumento utile per analisi sociali, progetti politici, cammini sinodali della nostra Chiesa, perché sia tutelata la libertà di migrare, restare o ritornare, ma soprattutto perché il nostro Paese maturi la consapevolezza che il futuro dipende anche da politiche migratorie che sappiano attrarre, riconoscere e valorizzare i migranti".

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: l’appartenenza religiosa dei migranti in Italia

17 Ottobre 2023 - Roma - È possibile stimare come i cristiani, nel loro complesso, rafforzino la propria posizione di maggioranza assoluta tra gli stranieri residenti sul territorio nazionale al 1° gennaio 2023, con una prevalenza del 53,5%, a fronte di valori del 53,0% stimato al 1° gennaio dell’anno scorso. Ancora una volta tale crescita è da attribuire ampiamente alla componente ortodossa, che da sola a inizio 2023 rappresenta il 29,9% del fenomeno migratorio in Italia (era il nel 28,9% ad inizio 2022). Al contrario, la componente cattolica scende al 16,8% d’incidenza ad inizio 2023, contro il 17,2% del 1° gennaio 2022. Tra le altre confessioni religiose, aumentano d’incidenza i musulmani, che rappresentano il 29,8% al 1° gennaio 2023, a fronte del 29,5% dell’inizio dell’anno scorso. Conteggiando, come ogni anno, l’appartenenza religiosa anche dei minorenni di qualsiasi età che si ipotizza distribuita con le medesime proporzioni di quella stimata per i maggiorenni della medesima nazionalità, a livello assoluto al 1° gennaio 2023 si contano poco più di un milione e mezzo di ortodossi stranieri in Italia e poco meno della medesima cifra di musulmani, seguiti da circa 844 mila cattolici, in terza posizione. Più distanti a livello quantitativo si collocano tutte le altre appartenenze religiose: 156 mila buddisti, 136 mila evangelici, 126 mila cristiani “altri” (non ortodossi né cattolici né evangelici né copti), 104 mila induisti, 85 mila sikh, 81 mila copti e 20 mila fedeli di altre religioni, oltre a 478 mila atei o agnostici, che in realtà rappresenterebbero il quarto gruppo più numeroso secondo questa classificazione. Le guerre, le violenze e le persecuzioni in Medio Oriente sono state le ragioni principali di un esodo che ha visto centinaia di migliaia di cristiani in fuga dalla propria terra d’origine. A partire dal 2003, i cambiamenti politici e il diffondersi di progetti religiosi estremisti hanno reso molto critiche le relazioni tra musulmani e cristiani in Medio Oriente e hanno portato a un’esposizione pericolosa dei cristiani e di altri gruppi minoritari.  

Rapporto Immigrazione caritas e Migrantes: necessario un cambiamento della narrazione per superare quella dell’emergenza

17 Ottobre 2023 - Roma - A 10 anni dalla tragedia di Lampedusa molto è cambiato nel racconto della mobilità in Italia. Sulla spiaggia di Steccato di Cutro, alla sabbia e ai relitti si mescolano una minore empatia e una maggiore indifferenza. L’informazione italiana dà rilevanza ad entrambi i casi, ma in modo differente per intensità e durata: 61 notizie il 3 ottobre 2013, con una trattazione che si protrae per almeno 3 mesi; 37 notizie il 27 febbraio 2023, con una copertura di poco più di 2 mesi. Lo si legge nella XXXII edizione del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Le differenze, però, non si limitano al piano quantitativo, ma coinvolgono in profondità anche i contenuti della comunicazione. Se a Lampedusa prevale una cornice umana e umanitaria, la cornice sui fatti di Cutro si può definire in prevalenza securitaria, per giunta inserita nella più ampia dialettica sugli arrivi via mare, sui rischi della traversata e sulle addotte responsabilità politiche e nei soccorsi. I frame principali sono quelli della sicurezza e del diritto internazionale. Se, anche in conseguenze della guerra in Ucraina, aumentano le “voci” delle persone migranti nell’informazione italiana, non a tutte è offerta pari opportunità di esprimersi. Nel complesso, il confronto tra lo stile dell’informazione sulle vicende di Lampedusa e di Cutro mostra come il clima sociale e politico in Italia sia cambiato negli ultimi dieci anni e quanto l’attenzione dei media al tema dell’immigrazione in Italia sia sempre più orientata all’allarmismo.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: binomio immigrazione-sicurezza genera clima di paura e di intolleranza

17 Ottobre 2023 - Roma - Nel dibattito pubblico il binomio immigrazione-sicurezza rimane di stringente attualità, generando un diffuso clima di paura e di intolleranza. Lo sottolinea il rapporto Immigrazione di Fondazione Migrantes e Caritas Italiana presentato oggi. Nel 2022 la componente straniera è rimasta sostanzialmente in linea con il dato dell’ultimo anno, con 17.683 detenuti stranieri su 56.196, pari al 31,4% della popolazione carceraria complessiva. Di questi 16.961 sono uomini e 722 donne. La presenza estera è decisamente giovane, considerato che una grossa fetta dei reclusi ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni. Il continente africano si conferma il più rappresentato in carcere, con un numero di detenuti (9.510) superiore alla metà dei ristretti stranieri (53%). In particolare, sono i detenuti nordafricani a ingrossare le fila dell’area geografica in questione, con i carcerati provenienti dal Marocco (3.577) e dalla Tunisia (1.797) che rappresentano da soli il 56% della componente africana. Segue poi il continente europeo, con 5.801 detenuti, pari al 32% dei detenuti stranieri. In linea con il dato generale, i reati contro il patrimonio (8.951 detenuti) e quelli contro la persona (7.609) rappresentano i principali motivi di detenzione per i detenuti stranieri. A seguire, i reati in materia di stupefacenti (5.811) e quelli contro la pubblica amministrazione (3.466). Tra i reati più contestati agli stranieri rientrano, poi, quelli in materia di immigrazione (1.428). Il reato di associazione di associazione di stampo mafioso, invece, se è il sesto per numero di contestazioni tra i detenuti italiani, tra gli stranieri incide ancora in maniera modesta (277). Rispetto all’anno precedente, si è invece assistito ad un consistente aumento degli ingressi di minori in carcere, sia italiani sia stranieri: questi, tuttavia, sopravanzano numericamente gli italiani. Nel 2022, infatti, i dati dei nuovi ingressi hanno fatto registrare complessivamente 1.016 ingressi, di cui 496 italiani e 520 stranieri. Un fenomeno, almeno in parte, connesso alle gang giovanili in Italia. Nel discorso pubblico, invece, è quasi del tutto assente la dimensione di vittima di chi alle condizioni di fragilità e di precarietà, proprie del migrante, aggiunge quella di persona offesa da un reato. Gli stranieri danno conto di una prevalenza di reati contro il patrimonio. In particolare, nel 2021, gli stranieri hanno denunciato di avere subito furti (60.417 furti, 11.789 furti con destrezza e 1.455 furti con strappo), danneggiamenti (11.199), oltre ad essere stati vittima di truffe e frodi informatiche (16.431). Seguono, tra i reati contro la persona, le denunce per lesioni dolose (10.471) e le minacce (7.633), senza trascurare le 967 denunce presentate dalle donne straniere per violenza sessuale. Alla condizione di vittima di reato si accompagnano discriminazioni di vario genere di cui gli stranieri sono vittima quotidianamente, talvolta con il marchio delle istituzioni: dall’accesso alle prestazioni sociali a quello per gli alloggi pubblici, il catalogo è assai vasto e sfaccettato.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: stabili gli alunni “stranieri”

17 Ottobre 2023 - Roma - Il totale degli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2021/2022, è di 872.360. Si tratta di poco meno di 7 mila alunni in più rispetto all’anno precedente (+0,8%), che aveva registrato una significativa flessione del numero totale, anche per ragioni dovute al periodo del Covid. Le regioni con la maggior presenza di questi alunni si confermano Lombardia (222.364), Emilia-Romagna (106.280) e Veneto (96.856). In quanto ai continenti di provenienza, la maggior parte è originaria dell’Europa: sono 384.333, il 44,1% del totale. Una presenza, quella europea, caratterizzata dall’apporto delle due principali cittadinanze estere nelle scuole italiane da diversi anni, Romania e Albania. Seguono le provenienze da Africa, Asia e America. È significativa una riflessione circa le modalità di presenza di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole in Italia, in particolare nelle periferie urbane: anche lì, la pluralità delle presenze non è di per sé elemento di difficoltà, anzi potrebbe essere un elemento dinamico della classe. In quanto alle università, se ammonta al 6% il totale degli studenti con cittadinanza straniera iscritti all’anno accademico 2021/2022, quanti hanno conseguito il diploma all’estero (international students) sono il 3,4% del totale. In 10 anni il numero di international students è aumentato del +65,5%, mentre quello dei foreign students (universitari di cittadinanza straniera, ma con diploma conseguito in Italia) del +67,5%. I dati sono contenuti nel Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato a Roma questa mattina.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere presenti in Italia

17 Ottobre 2023 - Roma - In Italia, secondo l’Istat, vivono in uno stato di povertà assoluta 1 milione e 600 mila stranieri residenti, per un totale di oltre 614 mila nuclei familiari. Le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere presenti in Italia, pur rappresentando solo il 9% di quelle residenti. La percentuale di chi non ha accesso a un livello di vita dignitoso risulta essere tra gli stranieri cinque volte superiore di quella registrata tra i nuclei di italiani. Tale svantaggio, rafforzatosi a partire dal 2008 (anno della grave crisi economico-finanziaria), ha oggi raggiunto livelli ancora più preoccupanti e strutturali a seguito della pandemia da Covid-19. Lo si legge nella XXXII edizione del Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentata a Roma questa mattina. Da un anno all’altro peggiora in modo preoccupante la condizione dei disoccupati: tra loro – sottolinea lo studio - risulta povera quasi una persona su due; solo un anno fa toccava circa una persona su quattro. Accanto poi alle fragilità, in qualche modo prevedibili, di chi è senza un impiego, si aggiungono quelle di chi un lavoro lo possiede: il fenomeno della in-work poverty, ormai noto nel nostro Paese, ha registrato una forte recrudescenza negli ultimi anni, tra stranieri e non. Secondo le ultime stime Istat, il 7% degli occupati in Italia vive in una condizione di povertà assoluta, percentuale che sale al 13,3% tra i lavoratori meno qualificati, come gli operai o assimilati; e se a svolgere tali occupazioni sono persone di cittadinanza straniera il dato schizza al 31,1% (tra gli italiani è al 7,9%). Un ultimo elemento di criticità è infine quello legato ai minori: si contano 1 milione 400 mila bambini poveri e un indigente su quattro è un minore. Se si considerano le famiglie di stranieri con minorenni i dati appaiono davvero drammatici: tra loro l’incidenza della povertà raggiunge il 36,2%, più di 4 volte la media delle famiglie italiane con minori (8,3%). L’analisi dei bisogni complessivi, raccolti da volontari e operatori (nel 2022 le persone straniere incontrate nei soli Centri di Ascolto e servizi informatizzati Caritas sono state 145.292, su un totale di 255.957 individui), conferma per il 2022 una prevalenza delle difficoltà di ordine materiale, in linea con gli anni precedenti.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: le dinamiche occupazionali dei lavoratori stranieri

17 Ottobre 2023 - Roma - Le ultime tendenze del mercato occupazionale in Italia (primo trimestre 2023) evidenziano una fase di ripresa che è in atto ormai da 8 trimestri. Fra il 2021 e il 2022 gli occupati sono cresciuti del 2,4% e complessivamente si sono ridotti sia il tasso di disoccupazione (-14,3%) che di inattività (-3,6%). Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, per quelli non-Ue il tasso di occupazione si è attestato su valori leggermente inferiori alla media (59,2% contro il 60,1%), quello di attività ha subito un leggero aumento (+0,6%) e il tasso di disoccupazione si allinea, nella flessione, alla media complessiva.  E’ quanto si legge nel Rapporto Immigrazione redatto da Fondazione Migrantes e Caritas Italiana e presentato oggi a Roma. L’aumento occupazionale più marcato si è avuto nel settore del Turismo e ristorazione (+16,8% e +35,7% per la compagine di lavoratori non Ue) e nelle Costruzioni (+8,4%, che sale al +13,8% per i lavoratori non-Ue); tuttavia la maggiore incidenza di lavoratori stranieri nel 2022 si registra nel settore dell’Agricoltura (39,2% del totale), seguita dalle Costruzioni (30,1%) e dall’Industria in senso stretto (22,1%). Quanto alle tipologie contrattuali, l’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente e il restante 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Le nazionalità che hanno conosciuto un aumento occupazionale più sostenuto fra il 2021 e il 2022 sono state l’albanese, la marocchina e la cinese (fra il +17,7% e il +7,1%). Vi sono tuttavia nazionalità che mantengono, al di là dell’aumento annuale, un tasso occupazionale più elevato della media non-Ue (59,2%): la filippina, la peruviana, la cinese, l’ucraina (tutte con valori intorno al 65%); mentre più basso è quello dei cittadini del Marocco, della Nigeria e del Pakistan. Il 75,2% degli occupati non-Ue svolge la professione di operaio (contro il 31,6% degli italiani); mentre solo 1 su 10 è un impiegato e appena lo 0,1% è dirigente. Quanto al livello d’istruzione, la forza lavoro straniera risulta mediamente meno istruita rispetto all’autoctona, prevalendo quelli con un livello “al più secondario inferiore”; mentre i laureati sono appena il 10,6% del relativo totale (è il 25,8% per gli italiani). Su questo dato pesa, però, anche il fenomeno della sovra-qualificazione, ovvero lo scarto esistente fra il titolo posseduto e le mansioni ricoperte. Fra le difficoltà principali che i lavoratori stranieri riportano nel trovare un lavoro in Italia vengono indicate “la scarsa conoscenza della lingua italiana”, “discriminazioni dovute all’origine straniera”, “mancanza del permesso di soggiorno o della cittadinanza”, ovvero il “mancato riconoscimento del titolo di studio conseguito all’estero”. Considerando l’anno 2022, il numero di imprese individuali che hanno come titolare un cittadino non comunitario – complessivamente 390.511, pari al 12,8% del totale – è in contrazione di circa 3 mila unità, -0,8% rispetto al 2021. Per quanto riguarda la situazione occupazionale dei cittadini ucraini, in totale le attivazioni collegate alla titolarità di un permesso legato a una forma di protezione sono state poco più di 22 mila, mentre quelle che complessivamente hanno riguardato cittadini ucraini sono state 113.169, segnando un +38,7% dal 2021.

Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: 5.050.257 i cittadini stranieri residenti in Italia

17 Ottobre 2023 - Roma - Al 1° gennaio 2023 le stime dell’Istat indicano la presenza di 5.050.257 cittadini stranieri residenti in Italia, in lieve aumento rispetto ai dati definitivi riferiti all’anno precedente (5.030.716). Quanto alla distribuzione territoriale, continua a prevalere l’inserimento nel Nord Italia (59,1% dei residenti totali): nelle regioni occidentali risiede il 34,3% e in quelle orientali il 24,8%; seguono Centro (24,5%), Sud (11,7%) e Isole (4,6%). La Lombardia si conferma la regione più attrattiva: da sola conta il 23,1% della popolazione straniera residente in Italia; in seconda posizione si trova il Lazio (12,2%) e, di seguito, l’Emilia-Romagna (10,9%), il Veneto (9,8%) e il Piemonte (8,2%). Sono alcuni dati presenti nel Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes presentato questa mattina a Roma. Quanto alle principali nazionalità, oltre alla consolidata prima posizione dei cittadini rumeni, che rappresentano 1 straniero su 5 fra i residenti in Italia, e alle successive seconda e terza posizione dei cittadini marocchini e albanesi (che si attestano all’8,4% e all’8,3% del totale), si nota sempre più un avvicendamento delle provenienze asiatiche (del Sud Est, in particolare) rispetto a quelle africane -  come la tunisina, la senegalese, la nigeriana, non più presenti nella graduatoria dei primi dieci Paesi. Inoltre, anche fra le provenienze asiatiche, quelle di più storica presenza (come Cina e Filippine), sono in decremento, mentre quelle di più recente arrivo (come Bangladesh e Pakistan) stanno consolidando sempre più il loro percorso migratorio in Italia. I nuovi nati stranieri dal 2012 al 2021 sono diminuiti del 28,7%, passando da quasi 80 mila a meno di 57 mila. Dopo i picchi di crescita registrati nel primo decennio del 2000 (+45,2% fra il 2003 e il 2004, +22,3% fra il 1999 e il 2000) è ormai da un decennio che il numero di nuovi nati stranieri diminuisce costantemente e sempre più (-5% negli ultimi due anni). Il maggior numero di nuovi nati è rumeno (19,4%), seguito da marocchini (13,3%) e albanesi (11,8%). Le acquisizioni di cittadinanza, pur avendo raggiunto la soglia del milione negli ultimi 6 anni, sono in progressiva diminuzione, e solo fra il 2020 e il 2021 sono scese del 7,5%. Un’acquisizione su cinque è appannaggio dell’Albania, seguita dal Marocco. Significativa è la terza posizione occupata dal Bangladesh, che assomma il 4,7% delle acquisizioni totali, o la quarta e la quinta, in cui troviamo rispettivamente l’India e il Pakistan: segno di nuove tendenze, spesso sottovalutate.

Mci Mosca: domani preghiera per la Terra Santa

16 Ottobre 2023 - Mosca - La Comunità cattolica italiana presente a Mosca, "in questo momento di dolore e di grande sofferenza a causa dei recenti e violenti eventi che hanno interessato la Terra Santa, esprime vicinanza alle popolazioni coinvolte". Lo si legge in una nota nella quale si fa proprio l’invito della Conferenza Episcopale Italiana alla preghiera e al digiuno per la giornata di domani, 17 ottobre in comunione con i cristiani di Terra Santa secondo le indicazioni del Card.  Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”. Il Cappellano della Missione Cattolica Italiana don Giampiero Caruso ha trasmesso a tutti   il testo del messaggio scritto dall’arcivescovo di Mosca,  Mons. Paolo Pezzi nel quale invita tutti i fedeli, le parrocchie e le comunità a aderire alla Giornata di preghiera e digiuno per la pace e la riconciliazione. Don Giampiero ha anche comunicato che domani alle ore 19:00 sarà presente nella cappellina dell’edificio della Curia (accanto alla cattedrale dell’Immacolata Concezione) per la recita del Santo Rosario a cui seguirà la messa con celebrazione eucaristica.

Migrantes Como: ieri la Gmmr con il card. Cantoni

16 Ottobre 2023 - Como - La Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato si  celenrata lo scorso 24 settembre sul tema "Liberi di scegliere se migrare o restare". Nel solco della Giornata ieri l'appuntamento per la Giornata a Como con il card. Oscar Cantoni che ha presieduto a Lora, nella chiesa parrocchiale dei Santi Simone, Giuda, Andrea e Taddeo. La liturgia è stata animata dalle comunità migranti di Como. A promuovere l'iniziativa l'ufficio Migrantes della diocesi. “Non è inutile sottolineare che anche il migrante e il rifugiato fanno parte della famiglia di Dio, un fratello e una sorella per i quali Cristo è morto. Come cristiani siamo invitati, ancora di più, a riconoscere nel migrante non solo un fratello o una sorella in difficoltà, ma Cristo stesso che bussa alla nostra porta”, ha detto il vescovo di Como, il card. Cantoni. Rifacendosi al tema del messaggio del Papa, il porporato ha sottolineato che “il diritto fondamentale è innanzitutto quello di non emigrare, se messi in condizione di rimanere nella propria terra. Questo può avvenire a condizione che il Paese, attraverso i suoi governanti, sia in grado di assicurare ai propri abitanti, soprattutto ai più vulnerabili, oltre alla libertà di espressione e di movimento, anche la possibilità di soddisfare necessità fondamentali quali il cibo, la salute, il lavoro, l’alloggio, l’educazione”. “È questo – ha ammonito – un impegno di cui tutta la Comunità internazionale deve farsi carico, nel quadro di una responsabilità globale, finalizzata al bene comune, che non può limitarsi ai soli interessi nazionali, dentro i propri confini. Lo sviluppo dei Paesi economicamente più poveri dipende dalla capacità di condivisione di tutti i Paesi, ci ricorda Papa Francesco”. “La responsabilità e l’onere di trovare soluzioni non può essere di un solo Paese, ma va condivisa a livello globale”, ha proseguito il card. Cantoni, rilevando che “dobbiamo tristemente ammettere che tra noi sono molti coloro che faticano a guardare le persone migranti come fratelli e sorelle. Non dimentichiamo che, come tanta bellezza e tanto lavoro, hanno portato gli Italiani nel mondo, così anche l’Italia e il suo territorio oggi riceve da altri popoli un grande arricchimento. Renderci disponibili all’accoglienza, alla condivisione, consente di diventare anche noi più ricchi umanamente e culturalmente”, ha aggiunto il vescovo che, dopo aver ricordato i quattro verbi – accogliere, tutelare, promuovere e integrare – citati più volte dal Papa, ha concluso con la convinzione che “come frutto della convivenza e delle differenti culture può nascere una società fondata sull’incontro, la conoscenza, l’amicizia e la fraternità”. In precedenza il card. Cantoni aveva visitato il Centro accoglienza migranti gestito dalla Croce Rossa a Lipomo (Co): “Sono molto colpito dal servizio assicurato in questo centro – ha affermato il porporato –. Si tratta di un vero lavoro di squadra, dove sono impegnate tante professionalità, che si mettono a servizio con competenza e umanità. La mia presenza, oggi, esprime la vicinanza della comunità cristiana, che sostiene il vostro lavoro”. “A voi che siete giunti qui in Italia – ha detto rivolgendosi ad alcuni dei migranti presenti – auguro di trovare la speranza che cercate, in uno scambio reciproco e fraterno”.  

Card. Parolin: “Disponibili a qualsiasi mediazione in medio Oriente”

16 Ottobre 2023 - Roma -  “Noi siamo sempre disponibili a qualsiasi mediazione. Cerchiamo di fare tutto il possibile per trovare una soluzione a questa situazione”. Lo ha detto il Segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, in un’intervista del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in merito agli sforzi per la pace in Medio Oriente. “Oggi ci troviamo in una situazione in cui il mondo – ha aggiunto il card. Parolin a margine delle celebrazioni per Papa San Pio X a Riese - è lacerato da conflitti crudelissimi come quello che sta avvenendo in Palestina e Israele”. “Bisogna credere nella pace, – ha sottolineato il card. Parolin a Tv2000 - leggevo un articolo scritto nel 2003 dal cardinal Martini che veniva da quelle terre. Lui diceva: bisogna sradicare tutti gli idoli che sono dentro il nostro cuore e soprattutto, questo mi è molto piaciuto, sentire in carne propria la sofferenza degli altri. Finché non riusciremo a fare questo, non riusciremo neanche a costruire la pace”. “Quando ci faremo carico delle sofferenze e del dolore degli altri – ha concluso il card. Parolin - allora apriremo strade efficaci per la pace”.

Migrantes Salerno: il racconto dopo uno sbarco

16 Ottobre 2023 - Salerno - «Una vicenda di sciatteria e di scarsa umanità». Così Antonio Bonifacio, direttore dell'Ufficio Migrantes della diocesi di Salerno, definisce quanto accaduto martedì agli immigrati sbarcati dalla Geo Barents, la nave di Medici senza frontiere giunta nel porto della città campana con 258 persone. Applicando il cosiddetto "decreto Cutro" che accelera le procedure per le persone provenienti dai Paesi cosiddetti "sicuri", 60 di loro provenienti da Egitto e Bangladesh hanno ricevuto in poche ore il decreto di espulsione, così come alcuni siriani che, come in altre occasioni, non hanno fatto domanda d'asilo perché intendono raggiungere altri Paesi europei e temono di non poterlo fare in base al trattato di Dublino che prevede la permanenza nel Paese in cui si fa domanda. Tutti, col provvedimento di espulsione, sono finiti per strada. «I Cas (i Centri di accoglienza straordinaria, ndr) sono stracolmi e non sanno più dove mettere gli immigrati che arrivano - denuncia Bonifacio -. Così le autorità pensano che meno riconoscimenti d'asilo fanno e meno problemi hanno. Fanno rapidamente i decreti di espulsione. E li sbattono fuori dal cancello. Si ricollochino da soli, dicono. E loro lo fanno, ma prima finiscono in strada». Così è accaduto la sera di martedì. «Ci è arrivata la segnalazione che un gruppo di immigrati era per strada nella zona industriale, vicino alla sede della Croce rossa, dove avviene la registrazione e fotosegnalazione». Il direttore dell'Ufficio Migrantes della diocesi di Salerno con un gruppo di volontari li ha così raggiunti. «Tutti giovani uomini, tra i 18 e 30 anni, ma anche qualcuno più anziano. Nessuno parlava italiano ma per fortuna con noi c'era un ragazzo egiziano che ha tradotto le loro richieste. Ci chiedevano dove erano, se potevano chiamare parenti e amici. Abbiamo dato loro da mangiare e da bere, perché non avevano ricevuto nulla». Poi li hanno accompagnati in parte a piedi e in parte in auto fino alla stazione. «Sette chilometri, un'altra fatica. Erano distrutti. Arrivati alle 7 di mattina dopo tre giorni di viaggio». Nella stazione hanno passato la notte, almeno al riparo. La mattina alle 7 sono tornati i volontari di Migrantes. Sono stati accompagnati alla Casa del volontariato del Csv dove chi ha voluto ha potuto fare ricorso contro il decreto di espulsione, ma solo egiziani e bengalesi, mentre i siriani hanno insistito nel non fare domanda. Poi tutti sono partiti, chi in treno, chi in bus, chi con parenti o amici. Tutti irregolari, in base alle nuove procedure del cosiddetto "decreto Cutro", quello già tre volte "bocciato" dai giudici di Catania e Firenze. Irregolari e in strada, ad ingrossare le fila dei "fantasmi" della non accoglienza. Mentre si potrebbe fare altro e molto meglio. «Abbiamo chiesto un incontro urgente alle istituzioni - ci dice il direttore di Migrantes - perché quei 60 sono stati abbandonati. Sappiamo che era già accaduto altre volte. Dobbiamo collaborare tutti perché nessuno finisca più per strada». (Antonio Maria Mira - Avvenire)

L’invito di Dio

16 Ottobre 2023 -

Città del Vaticano - Nuovo appello del Papa per la liberazione degli ostaggi, mentre chiede “con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto”. Anche in questa domenica Francesco guarda, “con tanto dolore”, a quanto accade in Israele e in Palestina e chiede che venga rispettato il “diritto umanitario soprattutto a Gaza dove è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione”. Basta versare sangue innocente in Terra Santa, in Ucraina, nel Nagorno-Karabakh, “o in qualsiasi altro luogo. Le guerre sono sempre una sconfitta”. Dal Papa un invito a unirsi, martedì 17, alla chiesa di Terra Santa nella giornata di digiuno e preghiera “forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra”. Parole che il vescovo di Roma pronuncia dopo la preghiera mariana dell’Angelus. Domenica nella quale, per la quinta volta consecutiva il Vangelo ci propone Gesù che parla in parabole. Sono gli ultimi giorni della sua vita terrena, e Gesù si trova nel tempio di Gerusalemme e davanti a sé ha i capi dei sacerdoti e dei farisei. Nella parabola propone una immagine del Regno di Dio: il banchetto nuziale, il re che prepara la festa per il figlio che si è sposato, dunque gioia, abbondanza di doni. Così manda più volte i suoi servi a chiamare gli invitati, ma molti rifiutano di partecipare alla festa, anzi “mostrano di disprezzare l’invito” del re. Proviamo a leggere questa prima parte della parabola dove troviamo un re che non si ferma davanti al primo rifiuto e che continua ad invitare le persone al banchetto. E alla fine manda i suoi servi a invitare le persone che incontreranno “ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete”, cioè là dove l’uomo vive e lavora quotidianamente. Quel re, che è padre e Dio, spiega Francesco, “non si arrende, continua a invitare, anzi allarga l’invito, finché trova chi lo accetta, tra i poveri. Fra loro, che sanno di non avere molto altro, tanti vengono, fino a riempire la sala”. Come dire, il re, il Signore non si ferma a invitare solo l’élite culturale e religiosa, ma apre le porte a tutti. Se i primi rifiutano perché preoccupati di non stravolgere la propria esistenza, ecco che la ricerca continua lungo le strade del mondo, senza lasciare da parte nessuno – “cattivi e buoni” leggiamo in Matteo – nemmeno quell’umanità formata da diseredati e poveri. È la chiesa in uscita di Papa Francesco, una chiesa che accoglie e non esclude, dove nessuno deve sentirsi privilegiato, nessuno deve mettersi al centro. Poi l’immagine dell’uomo che non ha l’abito nuziale; non ha la veste giusta e per questo viene cacciato fuori, nelle tenebre dove “sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi gli eletti”. L’immagine del banchetto nuziale ci dice che tutti siamo invitati “con una predilezione speciale per i poveri e i diseredati”, diceva Benedetto XVI, spiegando che alla generosità di Dio “deve però rispondere la libera adesione dell’uomo”. Ecco la relazione che Dio ci offre, afferma Papa Francesco: “ci chiama a stare con lui, lasciandoci la possibilità di accettare o non accettare. Non ci propone un rapporto di sudditanza, ma di paternità e di figliolanza, che necessariamente è condizionato dal nostro libero assenso. Dio è molto rispettoso della libertà”. Quante volte, afferma il vescovo di Roma “non ci curiamo dell’invito di Dio perché intenti a pensare alle nostre cose. Spesso si lotta per avere il proprio tempo libero, ma oggi Gesù ci invita a trovare il tempo che ci libera: quello da dedicare a Dio, che ci alleggerisce e risana il cuore, che accresce in noi la pace, la fiducia e la gioia, che ci salva dal male, dalla solitudine e dalla perdita di senso”. Ecco allora che Francesco ci chiede di fare spazio al Signore, “nella messa, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e anche nella carità, perché aiutando chi è debole o povero, facendo compagnia a chi è solo, ascoltando chi chiede attenzione, consolando chi soffre, si sta con il Signore, che è presente in chi si trova nel bisogno”. c’è chi pensa che queste siano “perdite di tempo”, e “si chiudono nel loro mondo privato; ed è triste”. (Fabio Zavattaro - Sir)