Primo Piano
Viminale: da inizio anno sbarcate 140.590 migranti sulle coste italiane
Consiglio d’Europa: prevenire i rischi della Tratta di esseri umani nel contesto della migrazione
Pistoia: sabato l’inaugurazione della mostra di Ebrima
Card. Zuppi: pace e coraggio di scelte nuove
Roma - "Chiedete pace per Gerusalemme: vivano sicuri quelli che ti amano” (Salmo 122, 6). I Salmi sempre esprimono le domande vere, profonde, drammatiche, esaltanti della nostra vita, di “questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena”, della nostra terra “dolorosa, drammatica e magnifica” (Paolo VI, Testamento) nella quale possiamo sempre vedere il “riflesso della prima e unica Luce” (Paolo VI, Pensiero alla morte). È la richiesta angosciosa espressa dalle vittime: “Eccoli: avanzano, mi circondano, puntano gli occhi per gettarmi a terra, simili a un leone che brama la preda, un leoncello che si apposta in agguato” (Salmo 17, 11-12).
La preghiera, come ha ricordato il Papa domenica, “è la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra”.Trova la pace in te e migliaia la troveranno attorno a te, diceva san Serafino di Sarov. Bisogna curare gli animi dall’odio perché questo rende ciechi e genera violenza. La preghiera aiuti a pensare l’impensato e a compiere scelte coraggiose perché un male così grande possa trasformarsi in un impegno per rispondere alle legittime aspirazioni di sicurezza e di pace. (Card. Matteo Zuppi - arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana - pubblicato su Avvenire -)
Mons. Baturi: “serve progetto politico lungimirante per un futuro insieme”
Roma - “Dietro questi numeri ci sono tantissimi italiani che si mettono a disposizione e aiutano gli immigrati. Il problema è saper orientare questa disponibilità in un progetto politico lungimirante, capace di pensare ad un futuro insieme, che sia una opportunità di crescita per tutti”. Lo dice mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei, commentando i dati del XXXII Rapporto Immigrazione 2023 Caritas-Migrantes, presentato oggi a Roma. “Promuovere significa permettere all’identità di ciascuno di esprimersi compiutamente. I livelli di istruzione, di partecipazione al lavoro e di reddito, dicono che l’accoglienza non è ancora completa se non implica una vera promozione delle persone e delle famiglie”, precisa, rispondendo a margine alle domande dei giornalisti. A proposito delle nuove normative sui minori migranti esprime “tanta preoccupazione per i minorenni perché sono fenomeni che si associano a possibili sfruttamenti, per cui è necessaria la presa in carico in centri territoriali con equipe specializzate capaci di interagire con le comunità locali. E’ necessario che l’età sia calcolata correttamente e siano garantiti i diritti e una accoglienza diffusa, con l’individuazione di centri di accoglienza specializzati, non si possono mettere sullo stesso piano o garantire le stesse condizioni ad adulti e minori”.
Caritas Italiana e Fondazione Migrantes: presentato oggi il rapporto Immigrazione
Mons. Perego: la fatica delle migrazioni nel nostro Paese
Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: l’appartenenza religiosa dei migranti in Italia
Rapporto Immigrazione caritas e Migrantes: necessario un cambiamento della narrazione per superare quella dell’emergenza
Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: binomio immigrazione-sicurezza genera clima di paura e di intolleranza
Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: stabili gli alunni “stranieri”
Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: le famiglie immigrate in povertà costituiscono circa un terzo delle famiglie povere presenti in Italia
Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: le dinamiche occupazionali dei lavoratori stranieri
Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: 5.050.257 i cittadini stranieri residenti in Italia
Mci Mosca: domani preghiera per la Terra Santa
Migrantes Como: ieri la Gmmr con il card. Cantoni
Card. Parolin: “Disponibili a qualsiasi mediazione in medio Oriente”
Migrantes Salerno: il racconto dopo uno sbarco
L’invito di Dio
Città del Vaticano - Nuovo appello del Papa per la liberazione degli ostaggi, mentre chiede “con forza che i bambini, i malati, gli anziani, le donne e tutti i civili non siano vittime del conflitto”. Anche in questa domenica Francesco guarda, “con tanto dolore”, a quanto accade in Israele e in Palestina e chiede che venga rispettato il “diritto umanitario soprattutto a Gaza dove è urgente e necessario garantire corridoi umanitari e soccorrere tutta la popolazione”. Basta versare sangue innocente in Terra Santa, in Ucraina, nel Nagorno-Karabakh, “o in qualsiasi altro luogo. Le guerre sono sempre una sconfitta”. Dal Papa un invito a unirsi, martedì 17, alla chiesa di Terra Santa nella giornata di digiuno e preghiera “forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo e della guerra”. Parole che il vescovo di Roma pronuncia dopo la preghiera mariana dell’Angelus. Domenica nella quale, per la quinta volta consecutiva il Vangelo ci propone Gesù che parla in parabole. Sono gli ultimi giorni della sua vita terrena, e Gesù si trova nel tempio di Gerusalemme e davanti a sé ha i capi dei sacerdoti e dei farisei. Nella parabola propone una immagine del Regno di Dio: il banchetto nuziale, il re che prepara la festa per il figlio che si è sposato, dunque gioia, abbondanza di doni. Così manda più volte i suoi servi a chiamare gli invitati, ma molti rifiutano di partecipare alla festa, anzi “mostrano di disprezzare l’invito” del re. Proviamo a leggere questa prima parte della parabola dove troviamo un re che non si ferma davanti al primo rifiuto e che continua ad invitare le persone al banchetto. E alla fine manda i suoi servi a invitare le persone che incontreranno “ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete”, cioè là dove l’uomo vive e lavora quotidianamente. Quel re, che è padre e Dio, spiega Francesco, “non si arrende, continua a invitare, anzi allarga l’invito, finché trova chi lo accetta, tra i poveri. Fra loro, che sanno di non avere molto altro, tanti vengono, fino a riempire la sala”. Come dire, il re, il Signore non si ferma a invitare solo l’élite culturale e religiosa, ma apre le porte a tutti. Se i primi rifiutano perché preoccupati di non stravolgere la propria esistenza, ecco che la ricerca continua lungo le strade del mondo, senza lasciare da parte nessuno – “cattivi e buoni” leggiamo in Matteo – nemmeno quell’umanità formata da diseredati e poveri. È la chiesa in uscita di Papa Francesco, una chiesa che accoglie e non esclude, dove nessuno deve sentirsi privilegiato, nessuno deve mettersi al centro. Poi l’immagine dell’uomo che non ha l’abito nuziale; non ha la veste giusta e per questo viene cacciato fuori, nelle tenebre dove “sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi gli eletti”. L’immagine del banchetto nuziale ci dice che tutti siamo invitati “con una predilezione speciale per i poveri e i diseredati”, diceva Benedetto XVI, spiegando che alla generosità di Dio “deve però rispondere la libera adesione dell’uomo”. Ecco la relazione che Dio ci offre, afferma Papa Francesco: “ci chiama a stare con lui, lasciandoci la possibilità di accettare o non accettare. Non ci propone un rapporto di sudditanza, ma di paternità e di figliolanza, che necessariamente è condizionato dal nostro libero assenso. Dio è molto rispettoso della libertà”. Quante volte, afferma il vescovo di Roma “non ci curiamo dell’invito di Dio perché intenti a pensare alle nostre cose. Spesso si lotta per avere il proprio tempo libero, ma oggi Gesù ci invita a trovare il tempo che ci libera: quello da dedicare a Dio, che ci alleggerisce e risana il cuore, che accresce in noi la pace, la fiducia e la gioia, che ci salva dal male, dalla solitudine e dalla perdita di senso”. Ecco allora che Francesco ci chiede di fare spazio al Signore, “nella messa, nell’ascolto della Parola, nella preghiera e anche nella carità, perché aiutando chi è debole o povero, facendo compagnia a chi è solo, ascoltando chi chiede attenzione, consolando chi soffre, si sta con il Signore, che è presente in chi si trova nel bisogno”. c’è chi pensa che queste siano “perdite di tempo”, e “si chiudono nel loro mondo privato; ed è triste”. (Fabio Zavattaro - Sir)