Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes: le dinamiche occupazionali dei lavoratori stranieri

17 Ottobre 2023 – Roma – Le ultime tendenze del mercato occupazionale in Italia (primo trimestre 2023) evidenziano una fase di ripresa che è in atto ormai da 8 trimestri. Fra il 2021 e il 2022 gli occupati sono cresciuti del 2,4% e complessivamente si sono ridotti sia il tasso di disoccupazione (-14,3%) che di inattività (-3,6%). Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, per quelli non-Ue il tasso di occupazione si è attestato su valori leggermente inferiori alla media (59,2% contro il 60,1%), quello di attività ha subito un leggero aumento (+0,6%) e il tasso di disoccupazione si allinea, nella flessione, alla media complessiva.  E’ quanto si legge nel Rapporto Immigrazione redatto da Fondazione Migrantes e Caritas Italiana e presentato oggi a Roma.

L’aumento occupazionale più marcato si è avuto nel settore del Turismo e ristorazione (+16,8% e +35,7% per la compagine di lavoratori non Ue) e nelle Costruzioni (+8,4%, che sale al +13,8% per i lavoratori non-Ue); tuttavia la maggiore incidenza di lavoratori stranieri nel 2022 si registra nel settore dell’Agricoltura (39,2% del totale), seguita dalle Costruzioni (30,1%) e dall’Industria in senso stretto (22,1%). Quanto alle tipologie contrattuali, l’87% degli occupati stranieri è un lavoratore dipendente e il restante 12,9% ha un contratto di lavoro autonomo. Le nazionalità che hanno conosciuto un aumento occupazionale più sostenuto fra il 2021 e il 2022 sono state l’albanese, la marocchina e la cinese (fra il +17,7% e il +7,1%). Vi sono tuttavia nazionalità che mantengono, al di là dell’aumento annuale, un tasso occupazionale più elevato della media non-Ue (59,2%): la filippina, la peruviana, la cinese, l’ucraina (tutte con valori intorno al 65%); mentre più basso è quello dei cittadini del Marocco, della Nigeria e del Pakistan. Il 75,2% degli occupati non-Ue svolge la professione di operaio (contro il 31,6% degli italiani); mentre solo 1 su 10 è un impiegato e appena lo 0,1% è dirigente. Quanto al livello d’istruzione, la forza lavoro straniera risulta mediamente meno istruita rispetto all’autoctona, prevalendo quelli con un livello “al più secondario inferiore”; mentre i laureati sono appena il 10,6% del relativo totale (è il 25,8% per gli italiani). Su questo dato pesa, però, anche il fenomeno della sovra-qualificazione, ovvero lo scarto esistente fra il titolo posseduto e le mansioni ricoperte. Fra le difficoltà principali che i lavoratori stranieri riportano nel trovare un lavoro in Italia vengono indicate “la scarsa conoscenza della lingua italiana”, “discriminazioni dovute all’origine straniera”, “mancanza del permesso di soggiorno o della cittadinanza”, ovvero il “mancato riconoscimento del titolo di studio conseguito all’estero”. Considerando l’anno 2022, il numero di imprese individuali che hanno come titolare un cittadino non comunitario – complessivamente 390.511, pari al 12,8% del totale – è in contrazione di circa 3 mila unità, -0,8% rispetto al 2021. Per quanto riguarda la situazione occupazionale dei cittadini ucraini, in totale le attivazioni collegate alla titolarità di un permesso legato a una forma di protezione sono state poco più di 22 mila, mentre quelle che complessivamente hanno riguardato cittadini ucraini sono state 113.169, segnando un +38,7% dal 2021.