9 Novembre 2023 - Roma - C’è una parola chiave con cui indirizzare i vari percorsi per vivere il tempo presente. È “insieme”! Una delle lezioni della pandemia, dimenticata facilmente, riguarda proprio il fatto che il mondo è interconnesso e che è strategico – oltre che necessario – pensarsi come un “noi”. Dinanzi ai rigurgiti del passato, qual è l’antisemitismo, c’è un imperativo categorico: fare rete. La comune preoccupazione per contrastare tutti i fenomeni di odio e violenza, di cui l’hate speech è sintesi ed espressione infausta, deve portare a stringere alleanze, perché insieme - pur nelle differenti competenze - si possa remare nella stessa direzione. “Nessuno si salva da solo, siamo tutti nella stessa barca tra le tempeste della storia”, ci ha ricordato Papa Francesco. Emerge così anche un’istanza di educazione e formazione, che è invito ai mass media a reintrodurre nel processo comunicativo il valore della coscienza, a non rinunciare al servizio di ricerca della verità, a cooperare alla costruzione del presente e alla progettazione del futuro. In pace, insieme. (Vincenzo Corrado)
9 Novembre 2023 - Ginevra - La prossima Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) si terrà a La Valletta (Malta) dal 27 al 30 novembre, sul tema “Nuovi passi per una Chiesa sinodale in Europa”. Tre saranno i temi principali dell’incontro. Il Cardinale Mario Grech, Segretario generale del Sinodo, presenterà i lavori della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi “Per una Chiesa sinodale. Comunione, Partecipazione, Missione” e offrirà indicazioni sul lavoro di preparazione alla seconda parte del Sinodo che si terrà a ottobre 2024. Il Cardinale Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo, Vice Presidente del CCEE e Relatore generale del Sinodo, tratterà il rapporto tra strutture sovrannazionali e sinodalità per un nuovo slancio missionario della Chiesa in Europa e il Cardinale Grzegorz Ryś, Arcivescovo di Łódź, aggiornerà, invece, sul percorso fatto dal gruppo di lavoro per la revisione della Charta Oecumenica, il documento congiunto di cooperazione tra le Chiese cristiane nel continente europeo che fu firmato nel 2001 da CCEE e CEC (Conferenza Europea delle Chiese), e che ha celebrato nel 2021 il suo ventesimo anniversario. Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) è composto da trentanove membri, di cui trentatré sono Conferenze episcopali nazionali alle quali si aggiungono gli Arcivescovi del Lussemburgo, del Principato di Monaco, l’Arcivescovo maronita di Cipro e i Vescovi di Chişinău (Moldavia), dell’Eparchia di Mukachevo e dell’Amministrazione Apostolica dell’Estonia. Insieme, rappresentano la Chiesa Cattolica in ben quarantacinque Paesi del continente europeo.
Presidente del CCEE è S.E. Mons. Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius.
9 Novembre 2023 - Roma - "Il 42% dei ragazzi italiani da grande vuole vivere all'estero, una percentuale che sale al 59% tra gli alunni stranieri. Gli Stati Uniti sono la meta preferita. Siamo di fronte a generazioni cosmopolite, una dato da non trascurare in un Paese che ha sempre più bisogno di giovani". Lo ha detto Francesco Maria Chelli, presidente dell'Istat, intervenendo ieri a Roma alla presentazione del Rapporto Italiani nel mondo 2023 della Fondazione Migrantes. Anche Chelli ha puntato l'accento sul fatto che "diminuiscono le emigrazioni di italiani e aumentano i rimpatri", come evidenziato nel volume. Ci sono stati 75.000 rimpatri nel 2021, con un aumento del 34% e del 10% rispetto a periodo pre-pandemia. L'età media di chi rientra è di 35 anni". Nel dialogo a più voci condotto da Antonio Preziosi, direttore del Tg2, il sociologo Mauro Magatti, dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha auspicato che il Rapporto "aiutasse a fare un passo in avanti nel qualificare il dibattito pubblico", per "uscire dalle tifoserie": "L'Italia si trova in un momento molto delicato, perché da 20 anni non riesce più a crescere, sono aumentate le disuguaglianze e le disparità tra territori e pesa il debito pubblico - ha osservato -. L'Italia si trova al punto in cui deve decidere del suo futuro - se vuole avere un futuro - o declinare gravemente". Il Paese, ha concluso, "deve decidere se vuole riconoscere un bene comune aprendo una nuova stagione di rilancio, non per ragioni morali ma perché non c'è più crescita economica se non si lavora per crearne le condizioni".
8 Novembre 2023 - Roma - "I dati del Rapporto italiani nel mondo 2023 della Fondazione Migrantes, il diciottesimo, fotografa il cammino degli emigranti italiani, tra storia e attualità. In 18 anni gli italiani nel mondo sono raddoppiati: da poco più di 3 milioni a poco meno di 6 milioni. A partire sono soprattutto i giovani tra i 28 e i 34 anni. Sono i giovani che non lavorano e non studiano, lavoratori precari, disoccupati, giovani donne e 1 su 4 laureati e ricercatori. L’emigrazione ci fotografa il disagio giovanile, una nuova generazione di poveri. A partire sono sempre più anche le donne per ritrovare in un altro Paese pari opportunità è più tutele nella maternità. L’unica Italia che cresce è solo quella all’estero. Anche sul piano demografico". Lo ha detto questa mattina mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, a conclusione dei lavori di presentazione deel rapporto Italiani nel Mondo. Infatti 91 mila sono i bambini italiani nati all’estero: oltre il 20% rispetto ai poco meno di 400.000 nati in Italia, di cui 57 mila neonati figli di immigrati. Il 75% degli emigrati va in Europa. Per gli emigranti italiani l’Europa è veramente la ‘casa comune’, di cui si sentono parte. L’Europa - ha detto - è "un luogo di tutela degli emigranti e per questo va preservata da rinnovati nazionalismi che rischiano di incrinare l’Unione. Le prossime elezioni europee saranno un banco di prova in tal senso". Infine, il Rapporto - ha spiegato il presidente di Migrantes - ricorda che il 95% di chi parte dall’Italia è un cattolico. Diventano fondamentali, pertanto le azioni pastorali che accompagnano la fede dei migranti italiani: le missio cura animarum, le missioni, le parrocchie. La Chiesa è in cammino con gli emigranti e la Chiesa è formata da migranti. Il futuro del nostro Paese, chiamato ad affrontare il debito economico, demografico ed ecologico, dipende anche dalla valorizzazione del cammino e dell’esperienza degli immigrati e degli emigrati.
8 Novembre 2023 - Roma - "Bisogna fare un grande investimento sull’istruzione, sullo studio, combattendo la precarietà, dando condizioni di sicurezza, la casa ad esempio. La lotta alla precarietà è una delle condizioni migliori per dare sicurezza sul futuro e per la bellezza di restare nel proprio Paese”. Lo ha detto oggi a Roma il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, a margine della presentazione a Roma del Rapporto Italiani nel Mondo 2023, della Fondazione Migrantes. Nel suo intervento durante la presentazione del volume il card. Zuppi ha poi invitato ad “uscire dalla polarizzazione. Parliamo dei problemi e impariamo a capire e non a schierarsi”, perché “la polarizzazione brucia le opportunità” . Le questioni umanitarie, ad esempio, “sono diventate altro ma devono restare quello che sono, altrimenti è pericoloso”. Le statistiche, come quelle contenute nel Rapporto, “sono uno specchio e ci dicono chi siamo”. “Uno statistico mi ha detto che l’Italia è un Paese in via di estinzione – ha osservato -. Non è una prospettiva allettante, perciò dobbiamo chiederci cosa vogliamo lasciare dopo di noi. Forse ancora qualcosa si può fare”. Il presidente della Cei ha fatto notare che il 75% degli italiani che espatriano scelgono l’Europa: “Questo ci chiede di pensarci in maniera più europea e con una visione più larga”. A questo proposito appoggia l’idea di “un passaporto europeo”, anche perché “i ragazzi ce l’hanno già dentro” e se “non si combatte la precarietà si va altrove”.
oma - “Tanta è la strada percorsa, tanti gli avvenimenti che hanno inciso alla trasformazione dell’Italia all’interno della cornice europea nel Paese delle mobilità, come il Rapporto Italiani nel Mondo 2023, definisce il nostro Paese. Mobilità in entrata e in uscita, una vocazione alla partenza ancestrale e per questo strutturale”. Così mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha introdotto questa mattina la presentazione del volume curato dalla Migrantes. Il direttore generale ha espresso gratitudine “alle autorità presenti, professori accademici, studiosi, funzionari, a ciascuno di voi che è legato a questo straordinario mondo della mobilità umana e italiana in particolare”. “C’è molta amicizia intorno a questo progetto della Chiesa italiana che non è un libro, non è un rapporto – ha detto -. C’è entusiasmo, la gioia di lavorare insieme per un fine comune, condiviso, dove tutti si è parte integrante di un progetto più grande, allo stesso livello. Questa libertà reciproca genera affetto, non esclusione, impegno per raggiungere un obiettivo ogni volta più grande e, passo dopo passo, siamo arrivati a festeggiare la maturità, il diciottesimo compleanno, insieme. Ogni anno c’è chi è chiamato a scrivere, c’è chi è chiamato ad aiutarci a dare una quadratura scientifica, c’è chi spontaneamente organizza momenti di confronto e dialogo da anni, come appuntamenti fissi in Italia e all’estero”. Mons. Felicolo ha ringraziato soprattutto i membri della Commissione scientifica e i 57 autori e autrici che hanno collaborato a questa diciottesima edizione.
8 Novembre 2023 - Roma - Questa mattina il card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI, ha ricevuto in udienza l’Ambasciatore di Palestina presso la Santa Sede, Sig. Issa Kassissieh. L’incontro è avvenuto a Roma nella sede della Conferenza Episcopale Italiana. L’Ambasciatore ha presentato la gravità della situazione attuale segnata da un’escalation di violenza che ha provocato migliaia di feriti e oltre 10mila morti. Il cardinale ha espresso la propria preoccupazione per quanto sta avvenendo. “È necessario giungere quanto prima ad un cessate-il-fuoco, alla liberazione degli ostaggi e all’apertura di canali umanitari, come ha più volte chiesto Papa Francesco. Le Chiese in Italia continuano ad essere vicine e prossime nella preghiera per la pace, assicurando il loro sostegno agli appelli del Santo Padre, all’attività della Santa Sede e del Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Cardinale Pierbattista Pizzaballa. Un pensiero particolare ai cristiani di Terra Santa: non siete soli! Solo insieme e con il contributo di ciascuno potremo porre fine a tutti i conflitti. La guerra è sempre una sconfitta, ci ha ricordato nuovamente il Papa durante l’udienza generale”. L’incontro di oggi segue alla visita del Cardinale alla Sinagoga di Bologna, avvenuta ieri, e all’udienza con l’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, Sig. Raphael Schutz, che si è svolta sempre nella sede della CEI lo scorso 10 ottobre.
Roma - Nello Speciale 2023 del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato oggi a Roma, , attraverso venti diversi saggi sulle altrettante realtà regionali italiane, diversi autori e autrici sono stati chiamati a descrivere quanto e come il tema del ritorno fa parte e si manifesta oggi nella storia, nella quotidianità e nell’identità delle singole esperienze territoriali. Si parla di esperienze del passato e di oggi, di personaggi rientrati e di imperi ricostruiti, di ricchezze riportate in patria, di presenze e testimo- nianze del legame con l’emigrazione (musei, monumenti, feste dell’emigrante, viaggi in Italia di studio per giovani di generazioni altre o di piacere per anziani italiani residenti all’estero).
Nel testo, però, si descrive anche di come il ritorno si possa manifestare non come presenza fisica, ma come segni depositati nella quotidianità: innesti linguistici, nuove tradizioni, usi e costumi, persino una pastorale diversa, più scientifica ed esperienziale perché realizzata a seguito del rientro di missionari italiani scrupolosi e attenti all’uso del dato obiettivo; uomini e donne, non per forza presbiteri, ma anche religiosi/e e laici/ laiche, che hanno sperimentato su di loro i rischi, le fragilità nonché le opportunità e le risorse della migrazione.
Un ritorno, quindi, che si fa persona o segno, ma che in entrambi i casi testimonia il legame indissolubile tra un Paese (l’Italia) e un popolo (gli italiani e le italiane residenti in Italia e quelli residenti oltreconfine) con la migrazione (di ieri, di oggi e di domani) e con il desiderio di cercare, contemporaneamente, di essere lì e qui, partecipando e lasciandosi coinvolgere, diversamente presenti appunto, o di ritornare fisicamente – e quindi essere ri-presenti – dando il proprio contributo per una nazio- ne che dalla migrazione può uscire ancora una volta solo che migliorata e arricchita, proprio come è stato con le rimesse nella fase della ricostruzione nel Dopoguerra.
Roma - Durante il decennio 2012-2021, il numero dei rimpatri dall’estero dei cittadini italiani è più che raddoppiato passando dai 29 mila nel 2012 ai circa 75 mila nel 2021 (+154%). Una tendenza che, dopo una sostanziale stabilità nei primi quattro anni del decennio, appare in continuo aumento. Tuttavia, il volume dei connazionali che rientra- no in patria non è sufficiente a compensare la perdita di popolazione dovuta agli espatri che, durante lo stesso periodo e fino all’anno della pandemia, sono aumentati in misura considerevole, facendo registrare saldi migratori (differenza tra entrate e uscite) sempre negativi, con una perdita massima di 77 mila italiani nel 2016 e una minima, di poco più di 19 mila, nel 2021.
Nell’ultimo decennio, il numero complessivo di rientri in patria è stato pari a 443 mila. Due italiani su cinque rientrano da un paese dell’Unione Europea: in particolare, dalla Germania è partito circa il 12% del totale dei rimpatri, il 10% dal Regno Unito, l’8% dalla Svizzera e il 5% dalla Francia. Consistenti risultano anche i rientri dagli altri paesi europei (12%), provenienti in larga parte dalla Svizzera. Sono alcuni dati presenti nel Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato a Roma questa mattina.
Per quanto riguarda i paesi di origine extra-europea, un rimpatriato su cinque arriva dall’America Latina, area che tradizionalmente accoglie buona parte di connazionali espatriati dai tempi della Grande Emigrazione del secolo scorso. Trattandosi di comunità italiane di antico insediamento è plausibile che a rientrare in patria siano le generazioni successive ai nostri antenati emigrati. Più in dettaglio, l’8% dei rimpatri complessivi nel decennio preso in considerazione provengono dal Brasile, il 4% dal Venezuela e il 3% dall’Argentina. Per quanto riguarda i rimpatri dagli altri continenti, si osserva che il 9% proviene dall’Asia, l’8% dall’America del Nord e dall’Oceania e il 7% dall’Africa.
A un maggior dettaglio territoriale, i flussi di connazionali provenienti dalla Germania (che sono i più numerosi e quelli mediamente più diffusi sul territorio), si dirigono prevalentemente in Sicilia (24%) e in Puglia (12%), significativi appaiono infatti i cluster di rimpatri osservati a Catania, Agrigento, Palermo, ma anche a Lecce, Bari, Foggia e Brindisi. I rimpatri dal Regno Unito interessano prevalentemente la Lombardia (21%) e il Lazio (12%), grazie al sostanziale contributo delle città metropolitane di Milano e Roma che sono demograficamente rilevanti e attive in termini di dinamiche della popolazione, ma sono numerosi anche i rientri verso le città metropolitane di Torino e Napoli. I rimpatri dei connazionali dal Brasile appaiono cospicui, oltre che verso Milano e Roma, anche verso le province di Teramo e Verona. Dalla Svizzera è significativo il numero di rimpatri verso le province di Como e Varese, probabilmente per la vicinanza geografica, ma anche verso la provincia di Lecce. Dagli Stati Uniti è importante il flusso verso le province di Napoli e Palermo. Altri cluster da segnalare sono quelli di rientro dalla Francia verso la provincia di Imperia, quelli dal Venezuela verso la provincia di Salerno e dall’Austria verso la provincia autonoma di Bolzano.
Le distribuzioni di età sono eterogenee al variare del paese di provenienza dei rimpatri: la quota maggiore di giovani adulti (15-39 anni) rimpatria dal Regno Uni- to (56,2% del totale rimpatri dal Paese); considerevole in questo specifico caso anche l’incidenza di chi rientra dal Brasile (47,8%). Dalla Svizzera, dagli Stati Uniti e dal Venezuela, invece, tornano prevalentemente connazionali più maturi (dai 40 ai 64 anni).
Un’analisi più dettagliata del movimento migratorio di rientro dei giovani per titolo di studio e genere mostra una differente composizione dei rimpatri: la quota di chi rientra con la laurea o un titolo post-laurea (master, dottorato, ecc.) nel 2021 è maggiore rispetto a quella osservata all’inizio del decennio. L’incidenza delle giovani laureate rimpatriate è sempre superiore rispetto a quella dei loro coetanei rimpatriati nello stesso anno.
Dal 2012 al 2021, un giovane laureato su cinque rientra dal Regno Unito, il 9% dalla Germania, l’8% dal Brasile e il 6% dalla Francia o dalla Svizzera.
Roma - Nel 2021 le cancellazioni per l’estero di cittadini italiani sono state circa 94 mila, di cui 42 mila donne (45,1%), mentre il numero delle iscrizioni anagrafiche dall’estero è stato di quasi 75 mila individui, di cui 33 mila donne (44,2%).
In generale, gli emigrati - secondo il rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato questa mattina a Roma - hanno un’età mediana di 31 anni per gli uomini e 29 anni per le donne, mentre l’età mediana degli italiani che rientrano è leggermente più alta, 35 anni per gli uomini e 32 per le donne.
Nello specifico, l’analisi della struttura per età dei flussi in uscita degli italiani mette in evidenza che a espatriare sono in particolare i giovani (il 52% nella fascia di età 20-39 anni); consistente è, anche, il numero di minori che presumibilmente si spostano con la famiglia (19% nella fascia 0-17 anni). Da segnalare anche la quota rilevante (23%) rap- presentata dai 40-65enni, segnale, quest’ultimo, di una sempre maggiore propensione e/o necessità ad emigrare all’estero per lavoro anche in età più matura.
Per quanto concerne il livello di istruzione, in prevalenza gli emigrati italiani han- no un titolo di studio medio-alto (circa il 58% possiede almeno il diploma), con una differenza di genere a favore degli uomini (il 55% contro il 45% delle donne).
Le regioni per le quali è più consistente il flusso migratorio di italiani verso l’e- stero sono la Lombardia (circa 19 mila, pari al 20% del totale delle cancellazioni), il Veneto (poco più di 9 mila, 10%), la Sicilia (8 mila, 9%), e l’Emilia-Romagna (circa 7 mila, 8%). La quota più elevata di donne che espatria si registra in Valle d’Aosta e Friuli- Venezia Giulia (49,1% e 48,3%), la più bassa in Puglia (41%). Le prime cinque province di cancellazione per l’estero sono Milano, Roma, Torino, Napoli e Brescia le quali, nel complesso, rappresentano oltre un quinto delle migrazioni in uscita.
Osservando i cittadini rientrati in Italia nel 2021, risulta che sono anch’essi preva- lentemente uomini (55,8%); nel 47,5% dei casi hanno un titolo di studio mediamente basso, nel 28,5% dei casi il diploma e nel restante 24% un alto livello di istruzione (laurea e post-laurea). Il 24,1% dei rimpatriati ha oltre 50 anni, percentuale che sale al 25,6% se si considerano i soli uomini.
I rimpatri avvengono principalmente verso la Lombardia (14 mila pari al 19% del totale delle iscrizioni), il Lazio (oltre 7 mila pari al 10%), la Sicilia (quasi 7 mila pari al 9%) e il Veneto (quasi 6 mila pari all’8%). Le regioni per le quali è più elevata la per- centuale di donne, rispetto agli uomini, che effettuano iscrizioni anagrafiche dall’estero è il Trentino-Alto Adige (49%); la percentuale più bassa si registra, invece, in Sarde- gna (41,4%). A livello provinciale, i rimpatri avvengono principalmente verso Milano, Roma, Torino, Napoli e Palermo (per un totale del 24,3%).
Roma - L’analisi della mobilità italiana da sempre, e per qualsiasi classe di età venga presa in considerazione, svela tendenze sociali in nuce, in essere, o che ritornano a distanza di tempo. Contemporaneamente, essa dà conto anche dei punti di forza e degli elementi di debolezza e fragilità. Se la pandemia aveva azzerato la mobilità previdenziale, quella cioè degli italiani e delle italiane dai 65 anni e oltre, nell’ultimo anno si intravede una certa ripresa.
È dal 2012 che la Fondazione Migrantes, insieme all’INPS, monitora lo stato di salute dei pensionati italiani che risiedono all’estero, che dall’estero rientrano in Italia o che fanno parte dei recenti flussi in uscita dal nostro Paese. Una mobilità, quella pre- videnziale, caratterizzata da incostanza, tanto che nel 2019 si registravano quasi 6 mila partenze l’anno per poi scendere a più della metà durante il 2020 e il 2021. Nel 2023, all’interno del generale decremento di partenze rispetto al 2022 (-2,1%), le iscrizioni all’AIRE per la sola motivazione espatrio degli over 65 anni sono state 4.300 in totale. Le variazioni registrate, rispetto al 2022, sono: +17,8% per chi ha 65-74 anni, +15,1% per 75-84 anni e +5,3% per gli over ottantacinquenni.
Cosa spinge i nostri pensionati a lasciare l’Italia? Le motivazioni sono diverse – ricerca di luoghi esotici più amati dal punto di vista culturale o climatico, necessità di paesi con politiche di defiscalizzazione, desiderio di posti diffusamente sponso- rizzati anche dalle agenzie nate proprio per accompagnare la Terza Età nel processo migratorio – ma quella che, dall’incrocio dei dati, appare come la ragione più battuta è che gli anziani vanno negli stessi luoghi dove si sono trasferiti figli e nipoti. Il desiderio che spinge un uomo o una donna avanti nell’età, molte volte vedovo/a, a vivere un per- corso migratorio oggi, mettersi in discussione e affrontare l’ignoto è, quindi, una sorta di processo di ricongiungimento familiare moderno spesso portato avanti in modo non ufficiale. I dati sono, infatti, assolutamente sottostimati in quanto soprattutto per chi si trasferisce in Europa, non sempre si procede al cambiamento di residenza. Ciò accade per diversi motivi: perché si spera che i figli tornino; perché ci si trasferisce a “tempo determinato”, fino a che, cioè, i nipoti non sono indipendenti; e perché, trattandosi di persone avanti negli anni, devono magari fare periodici controlli medici, cure, o più semplicemente non vogliono abbandonare il medico curante e, in generale, l’assistenza sanitaria italiana.
Queste e altre riflessioni sono contenute all’interno del testo Il valore del ritorno. In Italia da pensionati dopo una vita in mobilità (il Mulino, in corso di stampa) nato dalla collaborazione tra la Fondazione Migrantes e l’INPS. Nel testo viene ad essere svisce- rato un altro tema strettamente collegato alle partenze di oggi, cioè quello dei possibili rientri in Italia di italiani e italiane che, residenti all’estero, hanno raggiunto l’età pensio-nabile. Il tema del rientro si lega all’analisi dei contesti territoriali dove, proprio la pre- senza di migranti di ritorno e delle loro pensioni, genera ricchezza e permette ai territori una vitalità che altrimenti oggi non avrebbero. È fondamentale oggi cercare di capire come affrontare il fenomeno del ri-attirare anche i migranti previdenziali guardando dov’è che questa migrazione oggi crea ricchezza. Ci sono, infatti, determinate sacche del nostro territorio nazionale, le cosiddette aree interne, dove l’impatto delle pensioni pagate in Italia a persone che hanno avuto esperienze all’estero è molto forte e incide talmente tanto che questi territori riescono ad avere una sussistenza felice e dignitosa proprio grazie ai lavoratori anziani che hanno scelto di rientrare. Tale fenomeno è stato definito nel volume di prossima uscita rimborso postumo.
Roma - Nell’anno del post Covid "siamo sorpresi dal fatto che la partenza per i nostri connazionali sia stata sottotono. Ciò però - spiega la Fondazione Migrantes nel rapporto Italiani nel Mondo presentato oggi a Roma - non cambia il fatto che l’Italia all’estero continui a crescere, a ringiovanirsi e a sottolineare che il legame con la migrazione sia la caratteristica portante di una storia nazionale che non ha mai smesso di scrivere pagine importanti per la nostra esistenza di Stato e di popolo, soprattutto oggi alla presenza di una Italia longeva, demograficamente sempre più in crisi ed estremamente fragile".
Se prima dell’avvento del Covid le iscrizioni all’AIRE in un anno arrivavano anche a 260 mila e più del 50% erano per espatrio - spiegano i ricercatori della Migrantes - , il peso di questa tipologia sul totale delle iscrizioni è andato scemando – dal 49,3% del 2021 su oltre 222 mila iscrizioni al 42,8% del 2022 su oltre 195 mila iscrizioni. Nell’ultimo anno, su quasi 209 mila iscrizioni per tutte le motivazioni, il 39,2% ha riguardato l’espatrio, motivo che, per la prima volta, è stato superato dalla nascita all’estero da cittadini italiani (43,4%, quasi 91 mila iscrizioni).
Da gennaio a dicembre 2022 si sono iscritti all’AIRE per la sola motivazione “espatrio” 82.014 italiani (-2,1% rispetto all’anno precedente ovvero -1.767 iscrizioni). Nonostante la generale riduzione, le caratteristiche complessive restano invariate rispetto al 2022: una mobilità prevalentemente maschile (54,6% sul totale iscritti), non coniugata (67,1%, mentre i coniugati sono il 27,3%), giovane (il 44,0% ha tra i 18 e i 34 anni) o giovane adulta (il 23% ha tra i 35 e i 49 anni).
Rispetto all’anno precedente, emergono peculiarità importanti: i minori subiscono il calo più importante (-17,8% ovvero circa 3 mila iscrizioni in meno) e a decrescere sono anche i giovani adulti (-5,7% di coloro che hanno 35-49 anni).
Il 53,9% (44.210) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio da gennaio a dicembre 2022 lo ha fatto partendo dal Nord Italia, il 30,2% (24.729) dal Meri- dione e il 15,9% (13.075) dal Centro.
Lombardia e Veneto – con, rispettivamente, un’incidenza sul totale del 18,8% e dell’11,4% – sono, ancora una volta, le regioni da cui oggi si parte di più. Seguono la Sicilia (8,9%), l’Emilia-Romagna (8,2%) e il Piemonte (7,6%). Il Nord Italia continua ad essere, quindi, il protagonista indiscusso dell’attuale mobilità dall’Italia verso l’estero, una mobilità anche quest’anno ridotta, ma in linea con il 2022.
Da gennaio a dicembre 2022, gli italiani e le italiane sono partiti da tutte le 107 province di Italia verso 177 destinazioni differenti nel mondo. Milano, Torino, Napoli, Roma sono, nell’ordine, i primi quattro contesti provinciali; seguono Treviso, Brescia, Bergamo e Vicenza.
La mobilità non è più sfuggire da situazioni di fragilità economica e occupaziona- le. La mobilità è desiderio di rivalsa e crescita. Questo bisogno lo si trova tanto nelle aree metropolitane medio-grandi quanto nelle città medio-piccole. Essa accompagna chi vive nelle aree depresse e chi risiede in zone ricche del nostro Paese, quei territori apparentemente privi di problemi ma che, nell’epoca della mobilità e della fluidità dell’i- dentità, diventano per alcuni troppo stretti al punto da spingere a cercare, comunque, spazi vitali più ampi.
Il 75,3% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2022 è andato in Eu- ropa; il 17,1% è, invece, arrivato nel continente americano (il 10,5% nell’America Latina) e il 7,4% si è distribuito in tutto il resto del mondo.
Il 16,4% delle iscrizioni per espatrio ha riguardato il Regno Unito; il 13,8% la Germania; il 10,4% la Francia e il 9,1% la Svizzera. I primi quattro paesi, tutti europei, raccolgono il 50% del totale delle partenze.
Dal 2022 tutte le destinazioni presentano variazioni negative (soprattutto in America Latina, Brasile -57,1% e Argentina -50,7%). Nell’ultimo anno si nota una sorta di saturazione della Spagna (+0,4% di variazione 2023-2022) quale meta privilegiata dei desideri degli italiani in partenza per l’estero a favore del Portogallo, ma anche di nuove destinazioni relativamente poco battute nel recente passato come i Paesi Bassi o l’Austria.
Roma - L’Italia fuori dei confini nazionali è costituita oggi da circa 6 milioni di cittadini e cittadine. L’analisi dei numeri incrocia la storia del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes la cui prima edizione risale a diciotto anni fa. Una presenza cre- sciuta dal 2006 del +91%. Le italiane all’estero sono praticamente raddoppiate (99,3%), i minori sono aumentati del +78,3% e gli over 65 anni del +109,8%. I nati all’estero sono cresciuti, dal 2006, del +175%, le acquisizioni di cittadinanza del +144%, le partenze per espatrio del +44,9%, i trasferimenti da altra AIRE del +70%.
Al 1° gennaio 2023 i connazionali iscritti all’AIRE sono 5.933.418, il 10,1% dei 58,8 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia continua inesorabilmente a perdere residenti (in un anno -132.405 persone, lo -0,2%), l’Italia fuori dell’Italia continua a crescere anche se in maniera meno sostenuta rispetto agli anni precedenti.
Il 46,5% dei quasi 6 milioni di italiani residenti all’estero è di origine meridionale (il 15,9% delle sole Isole), il 37,8% del Settentrione (il 19,1% del Nord Ovest) e il 15,8% del Centro.
Negli ultimi 20 anni, quindi, e poi ancora di più nell’ultimo decennio, abbiamo assistito non solo a un revival del fenomeno, ma a un drastico cambiamento dello stesso. Rispetto alle caratteristiche tradizionali – origine meridionale, protagonismo dell’oltre- oceano, emigrazione familiare – la mobilità degli italiani più recente, caratterizzata da partenze dalle regioni del Centro-Nord dopo, nella maggior parte dei casi, un periodo più o meno lungo di mobilità interna Sud-Nord, sta riscrivendo la storia dell’Italia legata ai flussi migratori dei suoi residenti.
La Sicilia è la regione d’origine della comunità più numerosa (oltre 815 mila). Seguono – restando al di sopra delle 500 mila unità – la Lombardia (quasi 611 mila), la Campania (+548 mila), il Veneto (+526 mila) e il Lazio (quasi 502 mila).
Il 48,2% dei 6 milioni di italiani all’estero è donna (oltre 2,8 milioni). La presenza delle italiane cresce in maniera sostenuta: dal 2006 ad oggi è praticamente raddoppiata (+99,3%). Il 58,2% degli iscritti all’AIRE è celibe/nubile, il 35,3% coniugato/a. I vedovi sono il 2,2% e sono stati superati dai divorziati (2,8%). Crescono le unioni civili (3.815, 0,1%).
Al contrario di quanto capita per gli italiani in Italia, l’Italia che risiede all’estero è sempre più giovane. Crescono le classi di età centrali costituite da giovani, giovani adulti e adulti maturi: il 23,2% (oltre 1,3 milioni) ha tra i 35 e i 49 anni; il 21,7% (più di 1,2 milioni) ha tra i 18 e i 34 anni. Guardando alle classi di età più mature il 19,5% (oltre 1,1 milioni) ha tra i 50 e i 64 anni mentre gli anziani over 65 anni sono il 21,1%. Tra questi, la fascia più rappresentata è quella dei 65-74 anni (9,6%, 570 mila circa). I minori sono più di 855 mila (14,4%).
Il 51% è all’estero da più di 15 anni, il 19,3% da meno di 5 anni. Il 49% è all’estero per espatrio, il 40,4% è nato all’estero da cittadini italiani. Aumentano sia il lavoro di rettifica di posizioni irregolari (reiscrizioni da irreperibilità) al 4,4% e sia le acquisizioni di cittadinanza (3,3%)
L’attuale presenza italiana all’estero è europea. L’Europa accoglie oltre 3,2 milioni di connazionali (il 54,7% del totale) mentre il continente americano segue con oltre 2,3 milioni (40,1%).
Oggi le comunità italiane più numerose si trovano in Argentina (oltre 921 mila iscritti, il 15,5% del totale), in Germania (oltre 822 mila, il 13,9%), in Svizzera (oltre 639 mila, il 10,8%). Seguono Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti d’America.
Nelle prime dieci posizioni si registrano ben tre continenti – America del Nord e Latina, Europa e Oceania – ma non occorre superare la 27° posizione perché tutti i continenti siano rappresentati.
Roma - In Italia, i giovani e i giovani adulti, sempre più numerosi, non trovando margini di partecipazione all’interno dei propri territori di appartenenza, vanno alla ricerca di spazi di protagonismo altrove, di luoghi che rispondano alla loro fame di vita e di crescita personale e professionale. LO sottolinea oggi la Fondazione Migrantes nel Rapporto Italiani nel Mondo presentato a Roma. Nel 2022, i movimenti migratori interni (1 milione 484 mila) sono nuovamente in crescita: +4% rispetto al 2021 e +10% rispetto al 2020. Si sta lentamente tornando ai livelli prepandemici, ma ancora una volta a farne le spese è il Meridione d’Italia. Le regioni del Nord risultano quelle più attrattive, soprattutto Emilia-Romagna, Friuli- Venezia Giulia e Lombardiaa, ma la mobilità italiana è, nel suo insieme, qualcosa di molto complesso. Essa, infatti, riguarda sia i movimenti che avvengono all’interno del Paese tra regioni diverse, specialmente dal Sud verso il Nord, sia gli spostamenti dalle aree urbane alle zone periferiche per vivere o per lavorare. Occorre, inoltre, considerare anche le forme di pendolarismo intraregionale o tra regioni diverse e gli spostamenti oltreconfine.
Il 44% delle partenze per espatrio, avvenute da gennaio a dicembre 2022, ha ri- guardato giovani italiani tra i 18 e i 34 anni. Si rilevano, rispetto agli anni precedenti, due punti percentuali in più in questa specifica classe di età che continua a crescere nonostante in generale, ancora per quest’anno, si sia rilevata – per la sola motivazione espatrio – un decremento delle partenze ufficiali – e quindi con iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – dei nostri connazionali e delle nostre connazionali oltre i confini italiani.
Il prolungarsi di tali decrementi (-2,1%, -1.767 iscrizioni per solo espatrio rispetto al 2022) e il ritardo delle ripartenze in numeri paragonabili al periodo prepandemico (sempre superiore alle 100 mila partenze per solo espatrio l’anno) spinge - spiega la Migrantes - a pensare che, probabilmente, ci ritroviamo in una nuova fase della mobilità italiana. Quest’ultima, in realtà, ci ha abituati a cambiamenti repentini e continui che tengono conto del pe- riodo storico e degli eventi, di qualsiasi tipo, che accadono. È come se l’epidemia di Covid avesse reso i migranti italiani che partono oggi meno spavaldi, meno propensi al rischio, ma con maggiore senso di responsabilità e una più intensa inquietudine ri- spetto ad una scelta di vita che potrebbe essere definitiva – considerando le esperienze di altri (parenti e amici) a loro vicini – e per questo ancora meno facile da prendere. È anche vero, però, che la ripresa postpandemia ha acceso speranze nella possibilità di una trasformazione del nostro Paese, dell’avvento cioè di una serie di progetti e riforme mi- rate a combattere e superare la maggior parte delle fragilità con le quali l’Italia lotta da diverso tempo. Nello specifico, il riferimento è alla disoccupazione, allo spopolamento dei territori, all’inverno demografico, all’assenza di politiche e incentivi per la genito- rialità e le famiglie, ad una maggiore attenzione per le nuove generazioni e per la loro formazione, alla loro valorizzazione e alla loro introduzione al mondo del lavoro, alla loro partecipazione civile e sociale e al sostegno al mondo della ricerca.
Aumentano gli indecisi, coloro che sono in una sorta di limbo tra il qui e il là, quelli che sono andati all’estero e vi lavorano anche, ma che continuano a tenere fermo un piede anche in Italia non ottemperando all’obbligo di iscrizione all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE). Aumentano i moderni clandestini, quelli che non rispondono al diritto-dovere di spostare la residenza dall’Italia all’estero, quelli che vivono tra due realtà prendendo da ciascuna quello che possono, di volta in volta giu- stificati dal fatto che siano stati scarsamente considerati e valorizzati e che l’Italia non abbia avuto cura di loro evitando che andassero a vivere lontano.
7 Novembre 2023 - Perigia - Anche quest’anno si è tenuto il tradizionale incontro del Pastore della Chiesa di Perugia-Città della Pieve con le famiglie dei lavoratori dello spettacolo viaggiante (più di 300 con oltre 114 attrazioni, banchi gastronomici inclusi, allestite su una superficie di circa 2 ettari), che giungono in autunno nel capoluogo umbro con il loro Luna Park a Pian di Massiano, fruibile fino al prossimo 19 novembre. L’edizione 2023 è molto speciale, si festeggia il primo secolo di vita dei “Baracconi” (1923-2023), così è chiamato a Perugia lo spettacolo viaggiante. Lo ha evidenziato il “portavoce” delle famiglie del Luna Park, Enzo La Scala, nel sottolineare il loro essere «portatori di felicità da cento anni», dando il benvenuto all’arcivescovo Ivan Maffeis, al parroco di San Giovanni Battista in Ferro di Cavallo, don Francesco Medori, nonché responsabile della Pastorale diocesana per i circensi, fierati e dello spettacolo viaggiante, e al direttore della Caritas diocesana. Non poteva mancare la celebrazione eucaristica sulla pista di un autoscontro dedicata a queste famiglie e ai tanti amici perugini conosciuti in un secolo. Mons. Maffeis ha introdotto la celebrazione rivolgendo a tutti loro un caloroso ringraziamento, che, ha detto, «vuole essere un abbraccio a tutte le persone di questo mondo viaggiante che con non poche fatiche e preoccupazioni permette con il proprio lavoro a tanta gente di incontrarsi, divertirsi e fare festa insieme. Preghiamo in particolare per quelle famiglie che più di altre sono in sofferenza, chiedendo al Signore di sostenerci nel mettere da parte i nostri egoismi per fare posto nel nostro cuore a quanti si trovano in gravi difficoltà». L’arcivescovo, commentando la Parola di Dio, ha ricordato «l’idea che Gesù ha della vita di ciascuno di noi», che «dovrebbe essere come un invito a cena in cui c’è posto per tutti…», perché «tutti sono invitati a sedersi al banchetto della vita, che oggi ci vede attorno all’Eucaristia». E «il sogno di Dio è quello di una famiglia e di una umanità che si voglia davvero bene e che condivida non solo il pane, ma quello che abbiamo nel cuore, dalle nostre preoccupazioni alle nostre gioie…, ci raccontiamo e ci ritroviamo uniti, più fratelli, più comunità». E quello che colpisce nell’ascoltare la parabola, ha commentato mons. Maffeis, «tante volte le cose non vanno così, perché ciascuno ha le sue scuse per non partecipare alla cena, ha i suoi impegni e peggio ancora ciascuno rischia di avere le sue chiusure, i suoi pregiudizi per non sedersi a tavola con l’altro, per non accogliere l’invito. Forse uno dei segni più pesanti del nostro tempo è l’incapacità di partecipare alle sofferenze dell’altro e perfino facciamo fatica a condividere una gioia. Questo ci dice come stiamo diventando poveri, perché quando non siamo più disposti a condividere con gli altri, la vita è davvero un segno di grande aridità».
7 Novembre 2023 - Palermo - Si svolgerà a Enna, presso il Federico II Palace Hotel, l’incontro della Commissione dell’Ufficio Regionale Migtantes della Conferenza Episcopale Sicilia. Nei giorni 8 e 9 novembre i direttori diocesani si ritroveranno per condividere e approfondire quanto previsto all’ordine del giorno: dopo la preghiera iniziale, verrà trattato il tema dei minori stranieri non accompagnati alla luce degli ultimi interventi governativi. Saranno gli operatori del CIR (Consiglio Italiano per i Rifugiati) a fornire gli strumenti per una conoscenza del tema e per indicare le opportune azioni di tutela e prossimità. Da Roma, in collegamento streaming, interverrà Daniela Di Rado, responsabile della sezione legale. Mentre in presenza aiuteranno la conoscenza e la riflessione Domenica Sapienza e Francesco Lotta, operatori impegnati sul territorio regionale. A seguire, l’intervento di don Rosario Cavallo, direttore della Migrantes di Ragusa, che presenterà un breve report sul Convegno delle Missioni Cattoliche Italiane di Germania che si è svolto nei giorni 3-6 ottobre a Isola delle Femmine (PA). Giovedì mattina, i lavori prevedono l’intervento del direttore regionale, diacono Santino Tornesi, che riferirà su quanto emerso nell’incontro della Consulta Nazionale per le Migrazioni, organo della Fondazione Migrantes, che si è svolta a Roma lo scorso 24 ottobre. Subito dopo, i lavori si concentreranno sull’esperienza degli “Incontri del Mediterraneo” che si sono svolti in Francia, a Marsiglia, dal 16 al 24 settembre 2023. Sarà possibile seguire le testimonianze di chi è stato presente all’evento: sr. Alessandra Martin, direttrice della Migrantes di Mazara del Vallo e mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e vescovo delegato regionale Migrantes. I lavori si concluderanno con la celebrazione eucaristica.
7 Novembre 2023 - Castel Volturno - Faceva freddo la sera del 9 novembre 2008, ma Miriam Makeba, la più grande cantante africana, simbolo della lotta all'apartheid, volle salire lo stesso sul palco allestito a Castel Volturno. Malferma di salute, 76 anni, voleva cantare a tutti i costi per le migliaia di immigrati della "piccola Africa" casertana.
L'ultimo suo concerto fu per loro. Sfruttati, fino alla morte. Come i sei giovani uccisi il 18 settembre dello stesso anno dal gruppo camorrista guidato da Giuseppe Setola. La "strage di San Gennaro", per la ricorrenza del santo tanto venerato in Campania. Un'azione criminale con finalità di discriminazione e odio razziale, ma anche terroristica per incutere terrore nella comunità, in particolare tra gli immigrati. Che invece il giorno dopo reagirono, scesero in piazza, bloccarono il traffico. Una protesta contro la camorra e lo sfruttamento, con un coraggio che nessun italiano prima aveva dimostrato. Miriam Makeba decise di essere al fianco dei suoi "fratelli" di Castel Volturno, con la sua immensa voce. Lei che aveva dato voce, e che voce!, alla lotta in Sudafrica, la sua terra, e poi in tutto Mondo, dove si lottasse contro sfruttamento e discriminazione.
Una voce che consumò fino all'ultimo su quel palco e che si spense poche ore dopo. Trent'anni in esilio imposto dal governo di Pretoria, nomade in giro per il Mondo, portando musica e diritti, vincendo un Grammy nel 1966, incidendo pezzi che sono storia come Papa Pata, The click song e Malaika. E quest'ultimo è proprio titolo dell'evento che il 9 novembre vuole ricordarla a Castel Volturno. Malaika significa "angelo" in Swahili, ed è una delle più famose canzoni d'amore del continente. «Angelo, ti amo angelo mio, cosa posso fare, amore mio, non ho denaro vorrei sposarti, angelo mio, ma non ho denaro».
Così recita il testo che Miriam Makeba cantò anche la sera di 15 anni fa, dopo aver passato la mattina nel Centro Fernandes di Castel Volturno, gestito dal 1996 dalla Caritas di Capua. Incontrò i tanti immigrati accolti, parlò con loro. «Un momento memorabile», ricorda Antonio Casale, responsabile del Fernandes. E proprio qui a partire dalle 18 si terrà un incontro di arte, cultura e musica, per ricordare Miriam Makeba, e quei durissimi giorni, attraverso tante testimonianze.
Tra loro il vescovo di Cerreto Sannita, monsignor Giuseppe Mazzafaro, delegato regionale per Migrantes, il ministro plenipotenziario dell'ambasciata sudafricana, Mmathari Mashao, i musicisti Eugenio Bennato che era presente al concerto di 15 anni fa, Tashia Rodrigues, considerata l'erede di Miriam Makeba, Nancy Nene Colarusso e Daniele Sepe, il sindacalista della Flai-Cgil, Jean Bilongo che a Castel Volturno arrivò come bracciante, e poi ancora giornalisti che raccontarono quei giorni, amministratori locali, volontari da decenni accanto agli immigrati. Un coro di voci di chi non dimentica la grande Makeba. (A.M.Mira - Avvenire)
6 Novembre 2023 - Roma - Sarà presentato mercoledì 8 novembre, alle ore 10.00, a Roma, presso il Centro Congressi del TH Roma – Carpegna Palace Hotel (Via Aurelia, 481), la XVIII edizione del “Rapporto Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes. Il Rapporto giunge quest’anno alla diciottesima edizione. Vi hanno partecipato autori e autrici che, dall’Italia e dall’estero, hanno lavorato a diversi saggi. Il volume raccoglie le analisi socio-statistiche delle fonti ufficiali, nazionali e internazionali, più accreditate sulla mobilità dall’Italia. La trattazione di questi temi procede a livello statistico, di riflessione teorica e di azione empirica attraverso indagini quali-quantitative.
I lavori si apriranno con il saluto del Direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo e la presentazione del video sul Rapporto 2023 da parte di Paolo Pagliaro, direttore dell’agenzia 9Colonne. I dati del rapporto saranno presentati dalla curatrice Delfina Licata della Fondazione Migrantes. Seguiranno interventi video del Commissario Ue per gli Affari Economici e Monetari Paolo Gentiloni e di Antonio Tajani, vice presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale. Sul Rapporto Italia nel Mondo dialogheranno il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Maria Zuppi, il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli e Mauro Magatti, sociologo ed economista dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La riflessione conclusiva è affidata al presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni, l’arcivescovo mons. Gian Carlo Perego.
6 Novembre 2023 - Mantova - Da ieri la stazione ferroviaria di Mantova è intitolata a papa Pio X, vescovo della città dal 1884 al 1893 prima dell’elezione al soglio pontificio. Una iniziativa “volta a rievocare – ha scritto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato in un messaggio da parte di papa Francesco indirizzato al vescovo Gianmarco Busca – l’afflato pastorale che il vescovo Giuseppe Sarto manifestò verso quanti, segnati da sofferenze e povertà, lasciarono la loro terra natià in cerca di un futuro migliore”. L’iniziativa di intitolare la stazione a Pio X è stata promossa dalla diocesi di Mantova e da Rete ferroviaria Italian in collaborazione con la Fondazione Migrantes, l’Associazione Mantovani nel mondo, la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Mantova.
“In questa stazione – si legge sulla lapide - iniziò il suo accompagnamento agli emigranti di Mantova e poi di tutto il mondo che, alla ricerca di sicurezza e benessere, hanno diffuso ovunque la fede cattolica e il nome d’Italia”. (Raffaele Iaria)
Roma - “L’agricoltura pontina e chi la vive: tra buone pratiche e integrazione”. Questo il titolo dell’incontro in programma domani, martedì 7 novembre, a Latina, presso l’Istituto di istruzione superiore San Benedetto. L’iniziativa, promossa dalla Fai-Cisl in collaborazione con l’Istituto scolastico e Coldiretti Latina, ha come obiettivo quello di approfondire il ruolo dei lavoratori stranieri nell’agroalimentare italiano, con un focus particolare sul contributo della comunità indiana nel pontino, territorio che rappresenta uno dei maggiori distretti ortofrutticoli d’Italia e d’Europa.
L’incontro, con inizio alle 9, sarà moderato dal giornalista e docente universitario Sandro Sassoli e vedrà la partecipazione dell’assessore regionale Giancarlo Righini, del consigliere regionale Vittorio Sambucci, della presidente nazionale di Anolf, Maria Ilena Rocha, del presidente provinciale di Coldiretti Latina, Daniele Pili, del reggente della Fai-Cisl Lazio, Claudio Tomarelli, del segretario generale della Fai-Cisl Latina, Islam Kotb, del segretario generale della Cisl Latina, Roberto Cecere, del dirigente scolastico dell’Istituto San Benedetto, Ugo Vitti, e del segretario generale della Cisl Lazio, Enrico Coppotelli. Previsto inoltre l’intervento straordinario di Tara Gandhi, nipote del Mahatma Gandhi, apostolo della non violenza: la leader indiana, con un video da New Delhi porterà all’incontro la sua testimonianza sull’impegno per la pace e per promuovere il lavoro quotidiano svolto dal sindacato a favore dell’importante comunità indiana presente nella provincia di Latina.