Primo Piano

Venti giorni di speranza inghiottiti dal mare

10 Novembre 2022 - Roma - Ci sono notizie che non si vorrebbe mai scrivere, perché sono così tragiche che le parole vengono meno. È il caso del neonato di soli 20 giorni, originario delle Costa d’Avorio, approdato senza vita, nella notte, a Lampedusa. Il suo corpicino si trovava a bordo di un barchino con 36 migranti, soccorsi al largo dell’isola. Il piccolo soffriva di problemi respiratori ed ora le sue spoglie riposano presso il cimitero di Cala Pisana. Ma in 36 ore a Lampedusa sono approdati 640 migranti, dei quali 118 solo ieri notte, tanto che l’hotspot dell’isola ne ospita al momento 1.365.

Ucraina: si allenta la fuga dal Paese. Rifugiati verso Polonia, Germania e Romania. In maggioranza donne e minori

10 Novembre 2022 -
Roma - Nel settembre 2022, tra gli Stati membri dell’Ue per i quali sono disponibili dati, la Polonia ha concesso il maggior numero di status di protezione temporanea alle persone (in grandissima maggioranza donne e bambini) in fuga dall’Ucraina (53.545) a seguito dell’invasione russa. La Polonia è seguita da Germania (51.980), Romania (9.715), Spagna (5.745) e Irlanda (4.925). Rispetto ad agosto 2022, il numero di ucraini che ricevono protezione temporanea è diminuito in 18 dei 25 Stati membri dell’Ue con dati disponibili. Le maggiori diminuzioni sono state osservate in Polonia (-13.735 persone rispetto ad agosto 2022), seguita da Germania (-10.160) e Francia (-2.830). Nel frattempo, gli incrementi più elevati sono stati registrati in Irlanda (+900), Danimarca (+345) e Cipro (+105).
Il 30 settembre 2022, e tra i Paesi per i quali sono disponibili dati, la Polonia ha segnalato il numero più alto di beneficiari ucraini di protezione temporanea con un totale di 1,4 milioni, seguita da Germania (813mila ucraini), Spagna (145mila) e Bulgaria (134mila). I dati fanno parte di uno studio di Eurostat e si riferiscono alle concessioni di protezione temporanea in base alla decisione di esecuzione 2022/382 del Consiglio Ue, del 4 marzo 2022, che stabilisce l’esistenza di un afflusso massiccio di sfollati dall’Ucraina a causa dell’invasione della Russia. “Rispetto alla popolazione di ciascuno Stato membro, la percentuale più alta di cittadini ucraini cui è stata concessa protezione temporanea nel settembre 2022 per mille abitanti è stata registrata in Estonia (1,8 con protezione temporanea ogni mille abitanti), seguita da Polonia (1,4) e Lituania, Lettonia e Irlanda (tutti 1.0)”, si legge nel documento. La Germania ha concesso il maggior numero di protezioni temporanee per i minori ucraini (persone di età inferiore a 18 anni) con un totale di 15.460 (rappresentanti il 30% degli ucraini a cui è stata assegnata protezione in Germania nel settembre 2022), seguita dalla Polonia (13.980, 26%) e Romania (2.865, 29%). In particolare, in tutti i paesi per i quali sono disponibili i dati di settembre 2022, i bambini di età inferiore ai 14 anni rappresentavano tra il 61% e l’87% di tutti i bambini a cui è stata assegnata la protezione temporanea. Negli Stati membri dell’Unione “la maggior parte degli ucraini a cui è stata assegnata la protezione temporanea erano donne, comprese le ragazze”. Il maggior numero di donne che hanno ricevuto protezione temporanea è stato segnalato dalla Polonia (33.650, che rappresentano il 63% degli ucraini che hanno ricevuto protezione in Polonia a settembre), Germania (30.785, o 59%) e Romania (5.605, o 58%). Allo stesso modo, il maggior numero di maschi che hanno ricevuto protezione temporanea è stato segnalato anche dalla Germania (21.110, o 41%), seguita da Polonia (19.900) e Romania (4.115). (Foto Eurostat)

Viminale: da inizio anno sbarcate 89.826 persone migranti sulle nostre coste

10 Novembre 2022 -
Roma - Sono 89.826 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno. Il dato è del ministero degli Interni ed è aggiornato alle 8 di questa mattina. Di questi 18.321 sono di nazionalità egiziana (20%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (17.069, 19%), Bangladesh (12.590, 14%), Siria (6.618, 7%), Afghanistan (6.584, 7%), Costa d’Avorio (3.600, 4%), Guinea (2.917, 3%), Pakistan (2.208, 3%), Iran (2.170, 3%), Eritrea (2.014, 2%) a cui si aggiungono 15.635 persone (18%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Naufragio in Tunisia: 2 morti e 4 dispersi

10 Novembre 2022 - Roma - Ennesima tragedia nelle acque del Mediterraneo centrale. Un’imbarcazione con a bordo 16 persone è affondata nella notte tra il 7 e l’8 novembre al largo di Capo Angela, nel governatorato di Biserta. La Guardia costiera tunisina giunta sul luogo con due motovedette ha soccorso 10 persone, recuperato due cadaveri ed è alla ricerca di almeno 4 dispersi mancanti ancora all’appello. Le ricerche sono ancora in corso con l’ausilio di un aereo militare. Lo ha reso noto il portavoce della Guardia nazionale di Tunisi sulla propria pagina Facebook precisando che 6 persone sono state salvate nei pressi del luogo dell’affondamento della barca, mentre altre quattro sono riuscite a raggiungere la riva a nuoto.

Un violino dal legno delle barche dei migranti

10 Novembre 2022 - Cremona - Il legno dei barconi approdati a Lampedusa trasformato in strumenti musicali. Una mutazione avvenuta grazie al progetto Metamorfosi, nato nel Laboratorio di Liuteria nella Casa di Reclusione Milano-Opera, e alla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, presieduta da Arnoldo Mosca Mondadori. Uno di questi strumenti – il Violino del Mare (nella foto pubblicata da Avvenire) – è esposto al Museo del Violino di Cremona, accanto ai capolavori di Stradivari. Lo si potrà anche ascoltare nei momenti di natura didattica rivolti alle scuole.

Migrantes Pavia: al Sacro Cuore la Santa Messa in inglese

9 Novembre 2022 - Pavia - Dal 13 di novembre alla cappella del Sacro Cuore del Ticinello a Pavia (via Colombo, 10) verrà celebrata la Santa Messa in lingua inglese. La nuova proposta viene portata avanti dall'Ufficio Migrantes della Diocesi di Pavia, il cui referente territoriale è don Franco Tassone, coadiuvato da suor Ornella. La prima celebrazione, come detto, è prevista per domenica 13 novembre alle ore 15.30. A presiedere sarà padre Vineesh Kochulcudiyil dei Fratelli dell’India e Sri Lanka. Le celebrazioni si svolgeranno ogni seconda del mese. Ecco il calendario completo: 13 novembre, 11 dicembre, 8 gennaio, 12 febbraio, 12 marzo, 9 aprile, 14 maggio, 11 giugno.  

Rom e sinti: venerdì a Napoli l’evento “LabRom”

9 Novembre 2022 - Napoli - Associazione 21 luglio, in partenariato con la Diocesi di Napoli e Comitato Campano Con i Rom, e con il patrocinio del Comune di Napoli, organizza l’evento “LabRom. Laboratori sulla questione rom in Italia”. LabRom, evento che si replica su scala nazionale in altre città metropolitane italiane, rappresenta uno spazio all’interno del quale amministrazioni pubblici e organizzazioni hanno la possibilità di far emergere bisogni, illustrare “buone pratiche”, confrontarsi sulle problematiche legate alla presenza di comunità rom in emergenza abitativa. All’evento parteciperanno, tra gli altri: il Vice-Sindaco e Assessore all’Urbanistica del Comune di Napoli Laura Lieto, l’Assessore al Welfare del Comune di Napoli Luca Trapanese, il referente sulla questione rom dell’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio di Ministri, Roberto Bortone, il rappresentante di Associazione 21 luglio Carlo Stasolla, il rappresentante del Comitato Campano Con i Rom padre Alex Zanotelli. L'evento si terrà venerdì 11 novembre alle ore 9,00 presso la Chiesa Santa Maria della Speranza dei Padri Gesuiti  a Napoli (Via Arcangelo Ghisleri 5).

Mons. Renna: “ha vinto il coraggio della verità. Ora inizi una nuova stagione di accoglienza responsabile e condivisa”

9 Novembre 2022 - Catania - "Ha vinto il coraggio della verità che ha riconosciuto nel volto di queste persone quello di uomini e donne con una inalienabile dignità e per noi cristiani, sempre e comunque, fratelli; il buon senso delle istituzioni; l’opera dei medici che hanno agito secondo ‘scienza e coscienza’, a cui va immensa riconoscenza di tutti; l’opera, fedele alla propria alta vocazione, della Protezione civile e della Croce Rossa”. Così l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, commenta la soluzione della vicenda che ha coinvolto le navi Humanity 1 e Geo Barents, dopo l’autorizzazione ieri sera a far sbarcare i 35 migranti ancora rimasti a bordo. “Ora guardiamo al futuro perché tutto ciò che è avvenuto in questi giorni a Catania sia prevenuto ed inizi una nuova stagione, a livello nazionale ed europeo, nella quale la qualità della nostra civiltà sia anche sinonimo di accoglienza responsabile e condivisa di chi fugge in cerca di speranza”, sottolinea l’arcivescovo. “Nell’incontro seppur fugace di domenica sera sulla banchina del porto – racconta mons. Renna -, ho percepito che una umanità dolente, così simile ai ‘vinti’ del nostro Giovanni Verga, sullo stesso mare dei Malavoglia, chiedeva di vincere una partita difficile,  quella della vita, che può essere affrontata solo con una legislazione lungimirante ed una solidarietà capace di affrontare le urgenze”.  

Dall’Anno scalabriniano al Convegno di spiritualità sul tema: “Io verrò a radunare tutte le genti” (Is 66,18)

9 Novembre 2022 - Roma - L’Anno scalabriniano, nel 25° della beatificazione del vescovo e fondatore (1997-2022), giunge oggi alla sua conclusione: cominciato il 7 novembre 2021 con alcuni  eventi nella città di Como, diocesi di origine di Scalabrini, si conclude il 9 novembre di quest’anno a Piacenza, la sua diocesi da vescovo. In mezzo c’è stato lo straordinario evento della canonizzazione di Scalabrini. Il tema dell’anno è stato “Fare patria dell’uomo il mondo”, “un invito - ricorda p. leonir Chiarello nell’odierno messaggio di chiusura, da un lato e di rilancio dall’altro - a dare patria a  chi patria non ha, sviluppare in particolare la missione che allarga i confini oltre l’abituale e il risaputo tentando strade inesplorate, essere a fianco a chi è lontano da casa perché possa sentirsi a casa”. L’obiettivo dell’Anno scalabriniano è stato quello di seguire le orme di Scalabrini, coltivarne la  aspirazione alla santità. Per questo se un Anno scalabriniano si chiude, esso diventa anche “un rilancio perché ci introduce nell’anno in cui ci dobbiamo  preparare al convegno sulla Spiritualità scalabriniana, che si terrà dal 9 al 14 ottobre 2023” aggiunge p. Chiarello. Tale evento vedrà alcune tappe: una prima fase vedrà una lettura personale, seguita da incontri di area e di gruppi di interesse per un confronto che approfondisca in che modo la spiritualità scalabriniana viene vissuta oggi, fedele alle origini ma reinventandosi in modo creativo.  Una terza fase sarà il momento dell’assemblea regionale/provinciale sulla spiritualità con riflessioni specifiche del contesto di ogni  regione/provincia e anche con l’aiuto di esperti. Il convegno, dal tema “Io verrò a radunare tutte le genti” (Is. 66,18), costituirà l’ultima tappa dell’iter preparatorio.

Parlamento Ue: emergenza razzismo, risoluzione in plenaria su minoranze e migranti

9 Novembre 2022 - Bruxelles - Il Parlamento europeo, che si riunisce in plenaria oggi e domani a Bruxelles, discuterà e adotterà – all’interno di un ordine del giorno fittissimo – una risoluzione che espone i “problemi persistenti del razzismo”, proponendo possibili soluzioni e invitando le istituzioni europee a dare l’esempio. Una nota dell’Eurocamera spiega: “Valutando le sfide che le minoranze, i migranti e le persone Lgbtqi devono affrontare nell’Ue, la relazione della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni affronta diverse questioni dalla mancata attuazione della Decisione quadro sulla lotta contro razzismo e xenofobia in diversi Paesi membri, all’uso di retorica razzista da parte di alcuni media e alla diffusione di teorie cospirative”. La risoluzione che sarà messa ai voti domani offre potenziali soluzioni, come “rendere i discorsi d’odio un reato ai sensi della legislazione dell’Ue” e “utilizzare l’intelligenza artificiale per contribuire a ridurre l’impatto dei pregiudizi umani”. Il rapporto esamina anche questioni particolarmente rilevanti per gruppi specifici come bambini, rom, ebrei, donne e persone di origine africana.

Migrantes: anche a Brescia il progetto “Diffusamente” per migranti ucraini

9 Novembre 2022 - Brescia - La Fondazione Migrantes, in collaborazione con ACRI (l’Associazione delle Fondazioni delle casse di risparmio in Italia), ha realizzato il progetto “Diffusamente” riguardante l’accoglienza nelle parrocchie e nelle famiglie di persone e famiglie ucraine fuggite dalla guerra nel corso del 2022. ACRI ha messo a disposizione la somma di 100.000 euro, integrati da un contributo della fondazione Migrantes. Nella Diocesi di Brescia l’accoglienza è stata seguita dai processi di Caritas diocesana. L’Ufficio Migrantes, attraverso la Parrocchia “san Giovanni Battista” della Stocchetta (sede delle Cappellanie Etniche), ha accolto in forma autonoma alcune famiglie legate alla comunità cattolica ucraina di rito orientale. A questa Parrocchia e al Centro Migranti è andato il contributo stanziato di euro 3.000 per l’accoglienza. Il fondo è stato trasmesso attraverso l’Ufficio per i Migranti della diocesi a seguito della comunicazione della Segreteria della Fondazione Migrantes.

Sbarchi Catania, Lorusso: “Le autorità imbavagliano la stampa”

8 Novembre 2022 - Roma - "Impedire ai giornalisti di svolgere il proprio lavoro nel porto di Catania, dove sono ormeggiate le navi Humanity 1 e Geo Barents, non è ammissibile. È auspicabile, pertanto, che Prefettura e Autorità portuale di Catania accolgano la richiesta dei cronisti di numerose testate nazionali e locali di essere messi nelle condizioni di documentare la situazione dei migranti a bordo delle due navi. Continuare a impedire loro di lavorare e di informare l'opinione pubblica non è soltanto negazione del diritto di cronaca, ma rappresenta un inaccettabile bavaglio indegno di un Paese civile". Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, il sindacato dei giornalisti.

Rapporto Italiani nel Mondo Migrantes: Licata, l’Italia sta ancora facendo i conti con “l’onda lunga della pandemia

8 Novembre 2022 - Roma - L'Italia sta ancora facendo i conti con “l’onda lunga della pandemia", per cui nel 2021 ci sono state 83.791 partenze per ‘espatrio’ (erano 109.528 l’anno precedente), la cifra più bassa rilevata dal 2014, quando erano più di 94.000. Sono partiti meno anziani, meno famiglie, meno minori. Lo ha detto questa mattina Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della fondazione Migrantes presentatndo i dati dell'edizione 2022. Chi è partito per espatrio è invece prevalentemente maschio (54,7%), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9%), il 66,8% è celibe o nubile. Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia è andato in Europa, il 53,7% è partito dal Settentrione d’Italia. Le prime regioni di partenza sono Lombardia (19%), Veneto (11,7%), Sicilia (9,3%), Emilia Romagna (8,3%), Campania (7,1%)”. Da gennaio a dicembre 2021 si sono iscritti complessivamente all’Aire (Anagrafe residenti italiani all’estero) 195.466 cittadini italiani: -12,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando erano 222.260.

Rapporto Italiani nel Mondo Migrantes: mons. Felicolo: “il percorso migratorio normalmente è fatto di partenze e ritorni ma il problema in Italia è che i giovani non tornano”

8 Novembre 2022 - Roma - “Il percorso migratorio normalmente è fatto di partenze e ritorni ma il problema in Italia è che i giovani in tornano”: lo ha detto monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, concludendo oggi a Roma la presentazione del Rapporto italiani nel mondo 2022 dell'organismo pastorale Cei. “Credere di poter fermare la mobilità è una utopia”, ha aggiunto, precisando che lo studio “permette di sciogliere i nodi problematici” e fornisce strumenti di conoscenza alla Chiesa. “Il Rapporto italiani nel mondo è un libro di parole forti alle quali devono corrispondere i fatti”, ha ribadito, precisando che anche in questo caso “i numeri danno un volto alle situazioni”.

Rapporto Italiani nel Mondo: mons. Savino, “liberiamoci dalla sindrome del capezzale dei giovani e creiamo condizioni di lavoro in Italia

8 Novembre 2022 -
Roma - “Noi adulti dobbiamo liberarci dalla sindrome del capezzale dei giovani. I giovani non sono il futuro, sono il presente”. Lo ha detto oggi a Roma monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei, durante la presentazione della XVII edizione del Rapporto Italiani nel mondo 2022 della Fondazione Migrantes. “I giovani stanno andando via per motivi di lavoro e di studio e non tornano più – ha affermato -. Questo significa che dobbiamo creare le condizioni per un lavoro bello, pulito e solidale”. Dal rapporto emerge infatti “una mobilità italiana malata”, perché caratterizzata dalla necessità e unidirezionale, ossia si parte e si non torna più”, ha precisato. Come vescovo del Sud monsignor Savino ha fatto presente il problema dello spopolamento delle aree interne e invitato la politica “ad assumere le proprie responsabilità” in proposito. “Se nel dopoguerra gli italiani andavano all’estero come manodopera ora partono giovani con due o tre lauree – ha osservato -. Questo depotenzia il nostro capitale umano mentre arricchisce il Nord Europa. Noi del Sud dobbiamo liberarci dalla cultura assistenzialista e creare invece un welfare generativo”. Il rapporto Italiani nel mondo, ha concluso il vicepresidente della Cei, “ci aiuta ad osare di più: quando parliamo di fenomeno migratorio è in gioco la democrazia. Per favore, osiamo di più perché la storia di domani ci giudicherà dal coraggio che abbiamo avuto nel risolvere il fenomeno migratorio”.

Rapporto Italiani nel Mondo Migrantes, mons. Savino: “Non utilizziamo Papa Francesco come copertura di scelte politiche”

8 Novembre 2022 -
Roma - “Non utilizziamo Papa Francesco come copertura di scelte politiche”. Lo ha detto mons. Francesco Savino, vice presidente della Conferenza episcopale italiana, aprendo questa mattina a Roma la presentazione della nuova edizione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes. “Ancora una volta Papa Francesco fa appello al buon senso”, ha detto il vescovo. “Stiamo attenti a non tirare la parola del Papa dalla destra o dalla sinistra, dal centro destra o dal centro sinistra. Il Papa è il vescovo di Roma che presiede la Chiesa una, santa, cattolica, apostolica”. “Papa Francesco – ha aggiunto Savino – ancora una volta fa un discorso serio, responsabile e evangelico perché cerca di tradurre in scelte concrete il Vangelo. Ecco perché si è dato il nome di Francesco perché vuole mettere al centro del suo Magistero il Vangelo sine glossa, senza troppe mediazioni o senza troppi annacquamenti. Papa Francesco dice che se non vogliamo che il mare, soprattutto il Mar Mediterraneo, diventi sempre di più un cimitero liquido, senza lapidi ma una fossa, dobbiamo salvare, custodire e tutelare gli immigrati”. E l’Europa – ha esortato mons. Savino, ripetendo le parole del Papa – “non lasci sola l’Italia. Questo è fondamentale. E ripeto, qui a mio avviso, si gioca la civiltà dell’Europa e si gioca la democrazia non soltanto in Italia ma anche in Europa”. Monsignor Savino ha puntato anche il dito su “una sorta di disumanizzazione in atto in cui l’indifferenza è il segnale estremo, negativo, di un processo di disumanizzazione”.  

Migrantes: il Messaggio del Presidente Mattarella in occasione della presentazione del “Rapporto Italiani nel mondo”

8 Novembre 2022 -

Roma - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Presidente della Fondazione Migrantes, Mons. Gian Carlo Perego, il seguente messaggio:

«Rivolgo un cordiale saluto agli organizzatori e ai partecipanti alla presentazione del "Rapporto Italiani nel mondo". Il Rapporto fornisce anche quest'anno una fotografia di grande interesse dei flussi migratori che interessano i nostri connazionali. Nonostante il periodo della pandemia la tendenza a lasciare il nostro Paese è cresciuta negli ultimi anni. A partire sono principalmente i giovani - e tra essi giovani con alto livello di formazione - per motivi di studio e di lavoro. Spesso non fanno ritorno, con conseguenze rilevanti sulla composizione sociale e culturale della nostra popolazione. Partono anche pensionati e intere famiglie. Il fenomeno di questa nuova fase dell'emigrazione italiana non può essere compreso interamente all'interno della dinamica virtuosa dei processi di interconnessione mondiale, che richiedono una sempre maggiore circolazione di persone, idee e competenze. Anzitutto perché il saldo tra chi entra e chi esce rimane negativo, con conseguenze evidenti sul calo demografico e con ricadute sulla nostra vita sociale. Ma anche perché in molti casi chi lascia il nostro Paese lo fa per necessità e non per libera scelta, non trovando in Italia una occupazione adeguata al proprio percorso di formazione e di studio. Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e le varie politiche adottate a livello europeo rappresentano un punto di riferimento per provvedere a disegnare e programmare un futuro diverso, che risponda alle esigenze dei giovani e ne valorizzi capacità e competenze corrispondendo alle loro attese. L'Italia è un Paese accogliente che deve coltivare le ragioni e le modalità delle sue tradizioni. Tutelando e promuovendo gli italiani fuori dai confini nazionali e sostenendo quelli che desiderano tornare nel nostro Paese, per contribuire alla sua crescita recando la propria esperienza, e le proprie capacità».

Rapporto Italiani nel Mondo Migrantes: la rappresentanza e i Comites

8 Novembre 2022 - Roma - Lo Speciale del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes 2022 è dedicato allo studio dei Comitati degli Italiani all’Estero (Comites) e del loro ultimo rinnovo avvenuto a dicembre 2021. I Comites sono organi elettivi senza fini di lucro ed apolitici che raccolgono e rappresentano le esigenze dei cittadini italiani residenti all’estero. Questi organi (i cui membri non percepiscono remunerazione per la loro attività di volontariato) si interfacciano nei rapporti con le istituzioni italiane insieme alle quali promuovono, nell’interesse della collettività italiana residente nella circoscrizione, tutte quelle iniziative ritenute opportune in materia di vita sociale e culturale, assistenza sociale e scolastica, formazione professionale, settore ricreativo e tempo libero. In particolare, sono stati presi in considerazione diciassette paesi del mondo: Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svizzera, Tunisia, Ungheria, Uruguay e Venezuela. L’analisi ha riguardato i risultati e le caratteristiche di ogni singolo Comites di ciascuna nazione considerata, mettendo in relazione il passato con il presente, evidenziando mutamenti e recenti innesti, continuità progettuali e nuovi percorsi intrapresi. Il Comites diventa in queste pagine occasione di analisi e di riflessione sulla mobilità italiana che ha abitato e abita quel luogo – inteso nel duplice significato di nazione e città – e sulla capacità che ha avuto e che ha di intessere relazioni con la comunità italiana lì residente. La presenza di un Comites operativo significa avere una comunità organizzata che accompagna i nuovi arrivi e supporta i lungoresidenti dialogando e confrontandosi per le naturali difficoltà intergenerazionali che si vengono a presentare. Un cammino del fare, quindi, irto di difficoltà dovute al costante mutamento dei protagonisti della mobilità, delle loro necessità e delle condizioni storiche, sociali, politiche, economiche e culturali in cui avviene la migrazione. Vi sono, d’altra parte, Comitati in crisi per gli stessi motivi perché non ritenuti rappresentativi della realtà, ma ancorati a un passato che non ha più senso di esistere se non riletto alla luce dei cambiamenti nel frattempo occorsi. I Comites possono a ragione essere tacciati di scarsa – o nessuna – rappresentanza quantitativa della comunità, vista la platea estremamente esigua che li ha eletti. Tuttavia – ed è qui il paradosso – vista la composizione socioeconomica e culturale delle liste è ragionevole affermare una loro forte rappresentanza qualitativa della nuova realtà italiana nel mondo, con l’emergere di nuove generazioni, nuovi profili professionali, comunità di cittadinanza italiana recente, ed una continuità con le strutture della vecchia emigrazione. Una parte degli elettori italiani, residenti in Italia e fuori dei confini nazionali, resta contraria al voto all’estero così come è stato riformato: permangono, cioè, ancora irrisolte alcune criticità note come la difficoltà di garantire la personalità, la libertà e la segretezza del voto. Sfiducia e opposizione al voto possono trovare nell’astensionismo una forma legittima di protesta. Ma ciò che i dati sull’affluenza suggeriscono è che con il passar degli anni è venuta meno la spinta propulsiva che ha riformato il voto degli italiani all’estero, e la generazione che l’ha promossa. Una parte sempre maggiore di elettori, e tra questi segnaliamo gli italodiscendenti e i neo-immigrati dall’Italia, non ha fatto parte di quella “battaglia” per il voto all’estero e potrebbe sentirsi in qualche maniera slegata dal diritto-dovere di votare. Portare (o riportare) questi elettori alle urne è senz’altro una delle sfide più urgenti per contrastare l’astensionismo crescente.      

Migrantes: Rapporto Italiani nel Mondo, l’onda lunga della pandemia frena la mobilità italiana

8 Novembre 2022 -
Roma - L’Italia è irrimediabilmente legata alla mobilità e inevitabilmente chiamata, oggi, a fare i conti con le difficoltà degli spostamenti dovuti alla pandemia, evento globale i cui effetti si stanno sentendo sul lungo periodo con modalità e accenti diversi. Questo non significa non spostarsi, non significa essersi fermati, ma aver ridotto gli spostamenti “ufficiali” che, comunque, riguardano un numero consistente di giova- ni, partiti soprattutto dal Nord Italia alla volta prevalentemente dell’Europa. Molti probabilmente lo hanno fatto ricorrendo all’irregolarità, non ottemperando, cioè, all’obbligo di legge di iscriversi all’AIRE poiché, in tempi di emergenza sanitaria, suona forte – e non potrebbe essere altrimenti – il campanello di allarme relativo alla perdita di assistenza sanitaria che rappresenta, da sempre, il principale motivo che trattiene chi parte per l’estero a iscriversi all’AIRE. E' quanto si legge nel Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato a Roma questa mattina. Da gennaio a dicembre 2021 si sono iscritti all’AIRE 195.466 cittadini italiani, il -12,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando erano, in valore assoluto, 222.260. Le partenze per “espatrio” avvenute lungo il corso del 2021 sono state 83.781, la cifra più bassa rilevata dal 2014, quando erano più di 94 mila. In realtà, il trend di continua crescita si è fermato già lo scorso anno, quando comunque le partenze non sono scese al di sotto delle 109 mila unità. Si è trattato, quindi, di una frenata dolce, diventata però brusca nei dodici mesi successivi.
Quello che si pensava potesse accadere alla mobilità italiana durante il 2020 è avvenuto, invece, nel corso del 2021: la pandemia, cioè, ha impattato sul numero de- gli spostamenti dei nostri connazionali, riducendoli drasticamente e trasformando, ancora una volta, le loro caratteristiche. Rispetto al 2021 risultano 25.747 iscrizioni in meno, una contrazione, in un anno, del -23,5% che diventa -36,0% dal 2020. Il decremento ha interessato, indistintamente, maschi (-23,0%) e femmine (-24,0%), rispettivamente, in valore assoluto, oltre 47 mila e quasi 38 mila.
L’identikit che è possibile ricavare dai dati complessivi indica, però, che chi è partito per espatrio da gennaio a dicembre 2021 è prevalentemente maschio (il 54,7% del totale), giovane tra i 18 e i 34 anni (41,6%) o giovane adulto (23,9% tra i 35 e i 49 anni), celibe/nubile (66,8%). I minori scendono al 19,5%. I coniugati si attestano al 28,1%. Nel generale decremento, i dati che appaiono in modo più evidente riguarda- no quelli che, da diversi anni, sono i protagonisti indiscussi della recente mobilità dall’Italia, ovvero i giovani tra i 18 e i 34 anni diminuiti, in valore assoluto, di 12 mila unità circa e, in termini percentuali, del -25,6%: nell’ultimo anno l’emergenza sanitaria e le conseguenze da questa derivate hanno intaccato il cuore delle par- tenze italiane.
Sin dallo scorso anno si sono notate le strategie messe in atto per contenere i rischi della pandemia: anche nell’ultimo anno si registra che a partire sono stati sempre più i giovani e sempre meno gli anziani (-19,6%) e le famiglie. In drastica riduzione anche il numero dei minori, che presentano l’incidenza negativa più alta (-25,9%) rispetto alla media nazionale (-23,5%) e maggiore anche rispetto alla classe dei giovani tra i 18 e i 34 anni.
Il 78,6% di chi ha lasciato l’Italia per espatrio nel corso del 2021 è andato in Europa, il 14,7% in America, più dettagliatamente latina (61,4%), e il restante 6,7% si è diviso tra continente asiatico, Africa e Oceania. Nonostante la riduzione del numero delle partenze si rilevano ben 183 destina- zioni differenti: 48 europee, 47 africane, 44 dell’Asia, 24 dell’America settentrionale e 14 latinoamericane, 6 dell’Oceania. Il 53,7% (poco più di 45 mila) di chi ha lasciato l’Italia alla volta dell’estero per espatrio nell’ultimo anno lo ha fatto partendo dal Settentrione d’Italia, il 46,4% (38.757), invece, dal Centro-Sud. La Lombardia (incidenza del 19,0% sul totale) e il Veneto (11,7%) continuano ad essere, come da ormai diversi anni, le regioni da cui si parte di più. Seguono: la Sicilia (9,3%), l’Emilia-Romagna (8,3%) e la Campania (7,1%). Tuttavia, dei quasi 16 mila lombardi, dei circa 10 mila veneti o dei 7 mila emiliano-romagnoli molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all’oltreconfine.

Rapporto Italiani nel Mondo Migrantes, mobilità italiana: convivere e resistere nell’epoca delle emergenze globali

8 Novembre 2022 -  Roma - Si era soliti affermare che l’Italia da paese di emigrazione si è trasformato negli anni in paese di immigrazione: questa frase non è mai stata vera e, a maggior ragione, non lo è adesso perché smentita dai dati e dai fatti. Dall’Italia non si è mai smesso di partire e negli ultimi difficili anni di limitazione negli spostamenti a causa della pandemia, di recessione economica e sociale, di permanenza di una legge nazionale per l’immigrazione sorda alle necessità del tessuto lavorativo e sociodemografico italiano, la comunità dei cittadini italiani ufficialmente iscritti all’Anagrafe degli Ita- liani Residenti all’Estero (AIRE) ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale. Una Italia interculturale in cui l’8,8% dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni), mentre il 9,8% dei cittadini italiani risiedono all’estero (oltre 5,8 milioni) afferma oggi iol Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato a Roma. In generale, la popolazione straniera in Italia è più giovane di quella italiana. I ragazzi nati in Italia da genitori stranieri (“seconde generazioni” in senso stretto) sono oltre 1 milione: di questi, il 22,7% (oltre 228 mila) ha acquisito la cittadinanza italiana. Se ad essi si aggiungono i nati all’estero (245 mila circa) e i naturalizza- ti (quasi 62 mila), la compagine dei ragazzi con background migratorio supera 1,3 milioni e rappresenta il 13,0% del totale della popolazione residente in Italia con meno di 18 anni. Una popolazione “preziosa” vista la situazione demografica ogni anno più critica vissuta dall’Italia, caratterizzata da inesorabile denatalità e accanito invecchiamento e considerando il fatto che tra i sogni di queste nuove generazioni vi è sempre più presente quello di vivere in altri paesi del mondo: il 59% degli alunni stranieri delle scuole secondarie, infatti, vorrebbe da grande spostarsi all’estero, un dato molto più alto rispetto ai loro compagni italiani (42%). Per gli stranieri assume rilevanza anche il paese di nascita (proprio o dei propri genitori), che verrebbe scelto come destinazione di vita una volta adulti dall’11,6%. Il 47,7%, però, sceglierebbe un paese diverso sia dall’Italia sia dal paese di origine e gli Stati Uniti sono la meta più desiderata in assoluto. Fino a quando l’estero rimane per i giovani e i giovanissimi attualmente residenti in Italia un desiderio, il problema, per il nostro Paese, resta poco grave e circoscrit- to; la storia nazionale, però, insegna che la mobilità è qualcosa di strutturale per l’Italia e il passato più recente ha visto e vede proprio le nuove generazioni sempre più protagoniste delle ultime partenze. D’altronde non potrebbe essere altrimenti considerando quanto la mobilità sia entrata a far parte pienamente dello stile di vita, tanto nel contesto formativo e lavorativo quanto in quello esperienziale e identitario. L’Italia sempre più transnazionale L’attuale comunità italiana all’estero è costituita da oltre 841 mila minori (il 14,5% dei connazionali complessivamente iscritti all’AIRE) moltissimi di questi nati all’e- stero, ma tanti altri partiti al seguito delle proprie famiglie in questi ultimi anni. Ai minori occorre aggiungere gli oltre 1,2 milioni di giovani tra i 18 e i 34 anni (il 21,8% della popolazione complessiva AIRE, che arriva a incidere per il 42% circa sul totale delle partenze annuali per solo espatrio). Non bisogna dimenticare, infine, tutti quelli che partono per progetti di mobilità di studio e formazione – che non hanno obbligo di registrazione all’AIRE e chi è in situazione di irregolarità perché non ha ottemperato all’obbligo di legge di iscriversi in questo Anagrafe. Una popolazione giovane, dunque, che parte e non ritorna, spinta da un tasso di occupazione dei giovani in Italia tra i 15 e i 29 anni pari, nel 2020, al 29,8% e quindi molto lontano dai livelli degli altri paesi europei (46,1% nel 2020 per l’UE-27) e con un divario, rispetto agli adulti di 45-54 anni, di 43 punti percentuali. I giovani occupati al Nord, peraltro, sono il 37,8% rispetto al 30,6% del Centro e al 20,1% del Mezzogiorno. Al divario territoriale si aggiunge quello di genere: se i ragazzi residen- ti al Nord risultano i più occupati con il 42,2%, le ragazze della stessa fascia di età ma residenti nel Mezzogiorno non superano il 14,7%. Il triplice rifiuto percepito dai giovani italiani – anagrafico, territoriale e di ge- nere – incentiva il desiderio di estero e soprattutto lo fa mettere in pratica. Dal 2006 al 2022 la mobilità italiana è cresciuta dell’87% in generale, del 94,8% quella femminile, del 75,4% quella dei minori e del 44,6% quella per la sola motivazione “espatrio”. Una mobilità giovanile che cresce sempre più perché l’Italia ristagna nelle sue fragilità; ha definitivamente messo da parte la possibilità per un individuo di miglio- rare il proprio status durante il corso della propria vita accedendo a un lavoro certo, qualificato e abilitante (ascensore sociale); continua a mantenere i giovani confinati per anni in “riserve di qualità e competenza” a cui poter attingere, ma il momento non arriva mai. Il tempo scorre, le nuove generazioni diventano mature e vengono sostituite da nuove e poi nuovissime altre generazioni, in un circolo vizioso che dura da ormai troppo tempo. In questa situazione, già fortemente compromessa, la pandemia di Covid-19 si è abbattuta con tutta la sua gravità rendendo i giovani italiani una delle categorie più colpite dalle ricadute sociali ed economiche. La presa di coscienza di quanto forte sia stato il contraccolpo subito dai giovani e dai giovanissimi, già in condizioni di precarietà e fragilità, in seguito all’esplosione dell’epidemia mondiale, è stata al centro della creazione e formalizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e di diverse politiche adottate a livello europeo. Le azioni del PNRR sono volte a recuperare il potenziale delle nuove ge- nerazioni e a costruire un ambiente istituzionale e di impresa in grado di favorire il loro sviluppo e il loro protagonismo all’interno della società. Il PNRR è, detto in altri termini, un punto da cui ricominciare per pensare e programmare un futuro diverso, che risponda e valorizzi i giovani, le loro capacità e le loro competenze rispondendo anche ai loro desideri e alle loro attese. L’Italia fuori dall’Italia È da tempo che i giovani italiani non si sentono ben voluti dal proprio Paese e dai propri territori di origine, sempre più spinti a cercar fortuna altrove. La via per l’este- ro si presenta loro quale unica scelta da adottare per la risoluzione di tutti i problemi esistenziali (autonomia, serenità, lavoro, genitorialità, ecc.). E così ci si trova di fronte a una Italia demograficamente in caduta libera se risiede e opera all’interno dei con- fini nazionali e un’altra Italia, sempre più attiva e dinamica, che però guarda quegli stessi confini da lontano. Al 1° gennaio 2022 i cittadini italiani iscritti all’AIRE sono 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre l’Italia ha perso in un anno lo 0,5% di popolazione residente (-1,1% dal 2020), all’estero è cresciuta negli ultimi 12 mesi del 2,7% che diventa il 5,8% dal 2020. In valore assoluto si tratta di quasi 154 Non c’è nessuna eccezione: tutte le regioni italiane perdono residenti aumen- tando, però, la loro presenza all’estero. La crescita, in generale, dell’Italia residente nel mondo è stata, nell’ultimo anno, più contenuta, sia in valore assoluto che in termini percentuali, rispetto agli anni precedenti. Il 48,2% degli oltre 5,8 milioni di cittadini italiani residenti all’estero è donna (2,8 milioni circa in valore assoluto). Si tratta, soprattutto, di celibi/nubili (57,9%) o coniugati/e (35,6%). I/le divorziati/e (2,7%) hanno superato i/le vedovi/e (2,2%). Da qualche anno si registrano anche le unioni civili (circa 3 mila). I dati sul tempo di residenza all’estero indicano che il revival delle partenze degli italiani non è recentissimo, ma risale alla profonda crisi vissuta nel 2008-2009 dal nostro Paese. Infatti, il 50,3% dei cittadini oggi iscritti all’AIRE lo è da oltre 15 anni e “solo” il 19,7% è iscritto da meno di 5 anni. Il resto si divide tra chi è all’estero da più di 5 anni ma meno di 10 (16,1%), e chi lo è da più di 10 anni ma meno di 15 (14,3%). La presenza italiana nel mondo cresce, lo si è detto, ma la crescita avviene at- traverso elementi esogeni ed endogeni. Tra gli elementi esogeni il più importante e più discusso, a seguito dei profondi cambiamenti del nostro Paese, dovuti a quasi 50 anni di immigrazione e a causa della legge n. 91 del 1992 oggi distante dalla realtà inter- culturale del Belpaese, è l’acquisizione di cittadinanza: i cittadini italiani iscritti all’AIRE per acquisizione della cittadinanza dal 2006 al 2022 sono aumentati del 134,8% (in valore assoluto si tratta di poco più di 190 mila italiani; erano quasi 81 mila nel 2006). L’elemento endogeno per eccellenza è, invece, la nascita all’estero dei cittadini italiani, ovvero figlie e figli che si ritrovano a venire al mondo da cittadini italiani che risiedono già oltreconfine e che, sempre da italiani, crescono e si formano lontano dall’Italia ma con un occhio rivolto allo Stivale. Gli italiani nati all’estero sono aumentati dal 2006 del 167,0% (in valore assoluto sono, oggi, 2.321.402; erano 869 mila nel 2006). Si tratta di italiani che restituiscono un volto ancora più compo- sito del nostro Paese rendendolo interculturale e sempre più transnazionale, composto cioè da italiani che hanno origini diverse (nati e/o cresciuti in paesi lontani dall’Italia o nati in Italia in famiglie arrivate da luoghi lontani) e che si muovono con agilità tra (almeno) due paesi, parlando più lingue, abitando più culture. Gli oltre 5,8 milioni di italiani iscritti all’AIRE hanno, quindi, un profilo comples- so: sono giovani (il 21,8% ha tra i 18 e i 34 anni), giovani adulti (il 23,2% ha tra i 35 e i 49 anni), adulti maturi (il 19,4% ha tra i 50 e i 64 anni), anziani (il 21% ha più di 65 anni, ma di questi l’11,4% ha più di 75 anni) o minori (il 14,5% ha meno di 18 anni). Oltre 2,7 milioni (il 47,0%) sono partiti dal Meridione (di questi, 936 mila circa, il 16%, dalla Sicilia o dalla Sardegna); più di 2,1 milioni (il 37,2%) sono partiti dal Nord Italia e il 15,7% è, invece, originario del Centro Italia. Il 54,9% degli italiani (quasi 3,2 milioni) sono in Europa, il 39,8% (oltre 2,3 mi- lioni) in America, centro-meridionale soprattutto (32,2%, più di 1,8 milioni). Gli italiani sono presenti in tutti i paesi del mondo. Le comunità più numerose sono, ad oggi, quella argentina (903.081), la tedesca (813.650), la svizzera (648.320), la brasiliana (527.901) e la francese (457.138). mila nuove iscrizioni all’estero contro gli oltre 274 mila residenti “persi” in Italia. La sintesi integrale qui