Tag: Ucraina
Ucraina: finora oltre 106mila profughi hanno raggiunto l’Italia
Ucraina: oltre 20mila i profughi ucraini nelle scuole italiane
Ucraina: Onu, oltre 5,4 milioni di rifugiati
Ucraina: contributi alle famiglie
Ucraina: a Tor Vergata” corsi di lingua italiana per i profughi
Ucraina: 102mila i profughi arrivati in Italia
Migrantes Savona-Noli: sostegno allo studio dell’Italiano
Operazione pane unisce l’Italia all’Ucraina
Scuole aperte d’estate per i profughi: un aiuto per la didattica e la lingua
Milano - Scuole aperte d’estate per l’accoglienza e l’integrazione dei profughi ucraini. Lo ha deciso la Commissione Cultura: una risoluzione che impegna il governo a tenere aperti gli istituti nel periodo estivo a supporto dei quasi 40.000 minori ucraini arrivati in Italia. «Per continuare il prezioso lavoro di integrazione didattica, linguistica e culturale» spiega Vittoria Casa (M5s), presidente della commissione. Sono 17.441 giovanissimi ucraini arrivati in queste settimane nei nostri istituti scolastici. In tutto nel nostro paese sono arrivati 101.772 ucraini: 52.623 sono donne, 12.747 uomini, 36.402 minori e di questi circa la metà frequentano ora le nostre scuole.
I più piccoli arrivano impauriti, imbronciati, intimiditi. «Basta il passaggio di un’ambulanza e i loro occhi si riempiono di terrore, corrono a nascondersi sotto i tavoli », racconta l’educatrice di una scuola materna romana. I più grandi finiscono, con il tempo, per aprirsi e fare nuove amicizie. «Al Newton è arrivato un ragazzino ucraino – racconta la preside, Cristina Costarelli –. È molto bravo nelle discipline scientifiche, sta imparando l’italiano ed ha un mediatore che trascorre tutta la giornata scolastica con lui, gli fa una traduzione immediata delle lezioni. Ha una modalità di approccio diversa da quella italiana: i ragazzi e i docenti da subito sono stati molto espansivi, accoglienti e affettuosi con lui che appariva invece molto distaccato. Ora sta ingranando, si sta aprendo, si sta inserendo, anche se dice che vuole giustamente rientrare, appena si potrà, nel suo Paese». In generale, i dirigenti scolastici parlano di un buon inserimento dei ragazzi ucraini nelle loro scuole, innanzitutto umano, con le difficoltà linguistiche che sono immaginabili. I mediatori sono stati reperiti soprattutto grazie alla rete di conoscenze che ognuno ha messo in campo e grazie al passaparola, pur avendo chiesto agli enti locali di fare una ricognizione delle istituzioni che possono metterli a disposizione. «Sono figure che cominciano a scarseggiare – lamenta Costarelli – e talvolta sono persone che hanno una conoscenza della lingua italiana limitata, perché si tratta di lavoratori da tempo in Italia».
Intanto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha incontrato a Roma la viceministra dell’Educazione ucraina, Rogova Vira. È stato costituito un gruppo di lavoro per rafforzare l’impegno dei due Paesi e risolvere una serie di questioni legate all’organizzazione del processo educativo. Il ministero dell’Istruzione italiano, che ha tracciato le linee guida per l’accoglienza e ha creato una sezione dedicata del suo sito web con materiali didattici e informazioni sul sistema scolastico ucraino, punta anche al supporto psicologico e al recupero della socialità proprio grazie alle attività dedicate previste nel periodo estivo. (D. Fas.- Avvenire)
Ucraina: da Crotone il Rosario per la pace su Tv 2000
Ucraina: 106 i minori profughi che arriveranno venerdì a Polistena
Ucraina: papa Francesco, “tacciano le armi”
Ucraina: 70mila profughi hanno chiesto protezione
Ucraina: 101mila i profughi in Italia
Roma - Sono 101.204 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina giunte fino a oggi in Italia, 96.512 delle quali alla frontiera e 4.692 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia. Ne dà notizia il Viminale precisando che “sul totale, 52.308 sono donne, 12.649 uomini e 36.247 minori”.
“L’incremento, rispetto a ieri, è di 450 ingressi nel territorio nazionale”. Le principali città di destinazione si confermano Milano, Roma, Napoli e Bologna.
Ucraina: Rosario per la pace, domani sera con la comunità di Crotone su Tv2000
Roma - Sarà trasmesso da Crotone la preghiera del Rosario su tv 2000, domani sera, mercoledì 27 aprile, alle 20.50. la preghira sarà dedicata in particolare alle vittime innocenti della guerra, agli anziani, alle mamme e ai bambini sotto le bombe o in fuga dalle loro case e sarà trasmessa dalla Chiesa Santa Maria Protospataris, parrocchia della Comunità degli ucraini a Crotone, e presieduta da don Vasyl Kulynyak, parroco della comunità ucraina della doiocesi di Crotone-Santa Severina.
Ucraina: protezione temporanea per le persone sfollate
- a) cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022;
- b) apolidi e cittadini di paesi terzi diversi dall'Ucraina che beneficiavano di protezione internazionale o di protezione nazionale equivalente in Ucraina prima del 24 febbraio 2022;
- c) familiari delle persone di cui alle lettere a) e b).
Ucraina: Unhcr, 5,2 milioni i profughi
25 aprile: liberi, limpidi e diritti
Mons. Staglianò: nessuno escluso, solo così l’accoglienza è giusta e vera
Roma - La nuova 'inutile strage' della guerra in Ucraina non accenna a finire. Il decisivo «Fermatevi!» di papa Francesco a questa pazzia fratricida sembra ancora non ascoltato dalla realpolitik dell’insipienza umana che, invece, riprende la 'corsa agli armamenti' investendo miliardi per comprare e usare armi. L’utopia cristiana della pace è irrisa come astratta e impraticabile. E mentre si discute e ci si accapiglia, la guerra genera mostruosità: città distrutte, stragi e civili in fuga, ormai a milioni. La sofferenza degli innocenti interpella la coscienza di ognuno di noi. Come dire che 'Dio è amore', secondo il Vangelo? Soprattutto in questo frangente, bisognerà dirlo con l’opera della carità, in un’ospitalità davvero cattolica, che non esclude nessuno.
Nei migranti e nei profughi c’è tutto il dramma del mondo, e tanto dolore può spingerci a riscoprire quel 'noi' che ci precede e ci fa dire con verità che Dio è Padre. È cristianamente impossibile essere 'adoratori del Padre' senza essere 'custodi dei fratelli tutti'. Accogliere alcuni e respingere altri mostrerebbe, invece, che non c’è vera fede in Dio e che non si è cresciuti molto in umanità.
L’accoglienza diventa allora un kairòs, un tempo di grazia che ci fa uscire da visioni ristrette e ci fa respirare e pensare in grande, in sintonia con il cuore di Dio. E la Chiesa diventa, come ha ricordato recentemente papa Francesco alla Congregazione per le Chiese orientali, «un segno tangibile della carità di Cristo aprendo nuove strade da percorrere insieme». Scrive Etienne Grieu: «L’apertura all’altro, specialmente a colui che soffre, fa passare dalla semplice immagine di Dio, quali siamo per la creazione, alla somiglianza con lui, cioè a un legame molto più intimo con lui, attraverso l’unione ai suoi disegni e ai suoi modi di essere. È così che ci rivestiamo di Cristo». NellaFratelli tutti il Papa chiarisce come, per i cristiani, c’è un motivo più profondo della semplice solidarietà e c’è una sorgente utile a tutti: «Come credenti pensiamo che, senza un’apertura al Padre di tutti, non ci possano essere ragioni solide e stabili per l’appello alla fraternità. Siamo convinti che 'soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace fra di noi'. Perché 'la ragione, da sola, è in grado di cogliere l’uguaglianza tra gli uomini e di stabilire una convivenza civica tra loro, ma non riesce a fondare la fraternità'» (272). E alla fine dell’Enciclica, Francesco ricorda come sia importante la lezione dei testimoni, citando tra gli altri Charles de Foucauld che voleva essere il fratello universale, «ma solo identificandosi con gli ultimi arrivò a essere fratello di tutti» (287).
Si risveglia nei momenti difficili una sensibilità bella, e però occorre vigilare: può restare solo emotiva, come è stata all’inizio del Covid, dal quale non stiamo uscendo migliori. Così, ora le immagini della sofferenza indicibile delle vittime della guerra in Ucraina risvegliano quell’«eterno dovere di restare umani », di cui parlava Simone Weil. E però si può anche insinuare anche una deformazione grave: accogliamo gli ucraini perché li avvertiamo simili a noi, respingiamo gli altri profughi perché li sentiamo diversi e persino pericolosi? Già più volte, e da più parti, si è chiarito che non è vero: abbiamo bisogno gli uni degli altri, e gli immigrati sono preziosi anche per la nostra economia e per contrastare la denatalità. Nell’accoglienza dei profughi ucraini, allora, c’è un esercizio di umanità e di carità che va incoraggiato e sostenuto perché diventi cura e coinvolgimento delle comunità verso tutti, nessuno escluso: dall’Ucraina come dall’Africa tutta (pensiamo in modo particolare ai lager della Libia) o dal Vicino Oriente.
Una comunità accoglie davvero se si coinvolge, immedesimandosi nel dolore e nel dramma di chi vive, nella propria carne, l’abbandono e la perdita degli affetti più cari, per i quali vale la pena stare in questo mondo. Papa Francesco ce l’ha spiegato nella Fratelli tutti, chiarendo (al punto 129) il 'come' e il 'perché': «I nostri sforzi nei confronti delle persone migranti che arrivano si possono riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Infatti, 'non si tratta di calare dall’alto programmi assistenziali, ma di fare insieme un cammino attraverso queste quattro azioni, per costruire città e Paesi che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperti alle differenze e sappiano valorizzarle nel segno della fratellanza umana'». (mons. Antonio Staglianò - Vescovo di Noto e delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Sicilia)
Il testo è stato pubblicato sul numero odierno di Avvenire come lettera al direttore