Operazione pane unisce l’Italia all’Ucraina

28 Aprile 2022 – Milano – Un ponte di solidarietà che unisce l’Italia all’Ucraina, nel segno del bene alimentare più semplice e prezioso: il pane. Protagoniste, le comunità francescane che nel nostro Paese offrono supporto e accoglienza alle famiglie in fuga dalla guerra. E che poi, rovescio della stessa medaglia della condivisione, portano concretamente gli aiuti a realtà da settimane ostaggio dell’angoscia legata al conflitto. Come Leopoli dove una prima missione sul campo, a fine marzo ha avuto come destinazione le suore benedettine del convento di San Giuseppe.

«Appena hanno aperto i pacchi con gli aiuti, i nostri confratelli ucraini e le religiose ci hanno detto che li avevamo salvati» – spiega fra Etjen Mgushi dell’Antoniano di Bologna, protagonista del viaggio solidale assieme a fra Roberto Simonelli delle mensa “Padre Lino” di Parma. «Nella periferia sud di Leopoli le benedettine ospitano una decina di famiglie – prosegue fra Etjen – e la situazione ovviamente non è buona. Tutto parla di guerra. E di paura». Una sofferenza che si traduce nella voglia di fuga, appena contemperata dai primi ritorni di questi giorni. «La quantità di chi scappa è enorme – prosegue il religioso –, al confine le code sono lunghissime. Molti escono dal Paese a piedi. Tra loro tante mamme con i bambini in braccio».
Come noto, “Operazione pane” è la campagna partita dall’Antoniano di Bologna a sostegno delle mense francescane che in tutta Italia ogni giorno mettono in tavola migliaia di pasti per chi non ha da mangiare. Con lo scoppio della guerra, la rete della solidarietà si è allargata in un impegno a doppio binario, che guarda sia alla dimensione domestica che all’Ucraina. In particolare nel nostro Paese viene garantito il sostegno alle realtà francescane impegnate nell’accoglienza, come i conventi di Bordighera e Monte Nero in provincia di Imperia. Ma anche Bologna stessa, e Palermo, per la precisione Badia la cui comunità ospita 22 profughi tra cui 9 bambini tra gli 8 e i 14 anni. Sul fronte del conflitto, invece, la rete della solidarietà è  tesa a sostegno dei 60 francescani che operano in Ucraina, in città tristemente note alle cronache belliche: Kiev naturalmente ma anche Odessa e Konotop mentre in Romania si lavora, oltreché sull’emergenza, sul terreno dell’inserimento e dell’integrazione dei profughi. «La nostra preoccupazione è per coloro che non sono riusciti a scappare – spiega fra Giampaolo Cavalli, direttore di Antoniano – ma «vogliamo aiutare anche chi è riuscito a superare il confine». Porte aperte a tutti dunque, all’insegna di un impegno che in maggio vedrà una seconda missione ucraina. Nel nome del bene più semplice e prezioso che esista: il pane. (Riccardo Maccioni)

Temi: