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Consiglio d’Europa: In Italia “non è stato adottato alcun quadro legislativo nazionale specifico per la protezione di Rom e Sinti”

14 Febbraio 2023 - Bruxelles - Il Consiglio d’Europa richiama l’Italia sulla tutela delle minoranze linguistiche “numericamente inferiori”. “Non è stato adottato alcun quadro legislativo nazionale specifico per la protezione di Rom e Sinti. L’Italia dovrebbe adottare tutte le misure necessarie”. È quanto emerge dal parere pubblicato dal Comitato consultivo sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa. In Italia, “il ritratto negativo di Rom e Sinti rimane diffuso nella percezione generale, anche sui social media”. I diritti delle minoranze sono protetti e attuati in modo molto asimmetrico: la tutela delle minoranze linguistiche storiche “è ulteriormente rafforzata” in Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige. Anche “l’insegnamento nelle e delle lingue minoritarie è asimmetrico” nel Paese. “Occorre compiere degli sforzi per assicurare accesso continuo, nelle aree rurali o di montagna, all’insegnamento nelle lingue minoritarie”, si ribadisce. Inoltre, si invitano le autorità a “migliorare l’efficienza del meccanismo per il sostegno delle lingue e delle culture minoritarie attraverso, tra l’altro, l’adattamento della legislazione alle priorità delle minoranze linguistiche, comprese quelle numericamente inferiori, e la semplificazione delle procedure di concessione per accedere ai finanziamenti, rendendoli più sostenibili”. Infine, il parere chiede di prevedere i programmi Rai anche nelle lingue minoritarie e la rappresentanza delle comunità linguistiche negli organi di monitoraggio dei media.      

Card. Zuppi: “contrastare ogni forma di razzismo, antisemitismo e discriminazione”

27 Gennaio 2023 - Roma - La Giornata della memoria è “un appuntamento che impone a tutti non solo di ricordare la brutalità compiuta, ma di contrastare ogni forma di razzismo, antisemitismo e discriminazione” che “sono semi insidiosi, che riappaiono in maniera inquietante, che si nutrono di indifferenza e ignoranza, giustificano atteggiamenti e parole, sempre pericolose, come ad esempio il razzismo digitale”. Lo dichiara il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, in occasione della Giornata della memoria. Per il cardinale, la ricorrenza del 27 gennaio “onora la memoria di quelle vittime, ci aiuta a capire il nostro passato (perché sono nostri fratelli e sorelle), a raccoglierne la dolorosa eredità consegnata perché ci rendiamo conto e non accada più”: “Non si deve trasmettere soltanto un’informazione ma occorre toccare il cuore. In un momento così difficile, pieno di inquietanti semi di violenza, confrontandoci con la terribile logica della guerra frutto sempre della crescita di inimicizia e disprezzo della vita, la memoria delle vittime deve imporci un nuovo impegno per costruire un mondo di pace”. Citando Etty Hillesum, il card. Zuppi conclude: “Fratelli tutti, la grande visione riproposta da Papa Francesco, è possibile a tutti e necessaria per tutti, consapevoli che non può essere solo un auspicio ma un impegno”.
(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

Rom e Sinti: a Torino una mostra su genocidio dimenticato

19 Gennaio 2023 - Torino - Dal 23 gennaio (inaugurazione alle 18) al 3  febbraio presso il «beeozanam community hub» di via Foligno 14 a Torino sarà allestita la mostra fotografica «Parrajmos (divoramento) sul tema «Rom e Sinti il genocidio dimenticato». Ingresso libero dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18. Per informazioni e prenotazioni visite guidate: 348.8257600.

Trieste: posta la prima pietra di inciampo a un rom e sinto in Italia

19 Gennaio 2023 - Trieste - Ieri a Trieste, in piazza della Libertà, è stata posta la prima pietra di inciampo a un rom e sinto in Italia. È un fatto storico che si deve all’alleanza e alla collaborazione tra l’associazionismo dei giovani rom e giovani ebrei (UCRI Unione Comunità Romanès in Italia UGEI), dice Stefano Pasta in un post. La posa è avvenuta nel luogo in cui Romano Held suonava; oltre al rabbino di Trieste Alexander Meloni e a Gunter Denmig (l’artista inventore delle pietre di inciampo), i protagonisti sono stati i parenti  e discendenti di Romano, oltre a diversi rappresentanti delle comunità rom e sinti. Romano Held era nato a San Pier d’Isonzo, il 21 gennaio 1927, da Alberto Held, un sinto italiano, e Maria Hudorovic, una romnì istriana. Gli Held sono una famiglia di musicisti che ha vissuto nella zona di Trieste fino a quando, negli anni Quaranta e in particolare dopo l’armistizio, si spostano sui monti sopra a Udine, nella zona di Fagagna, per sfuggire ai nazisti. Il 1 maggio 1944, Romano fu arrestato mentre si stava muovendo con la propria carovana, all’età di soli 17 anni, grazie alla delazione di un collaborazionista fascista. Come si legge nei documenti che con Luca Bravi "abbiamo ritrovato all’Archivio di Stato di Udine, in quanto ‘girovago’ - scrive Pasta -  venne immediatamente condotto al carcere di Udine fino al 31 maggio 1944. Romano Held risulta sulla lista dei presenti sul convoglio partito da Trieste, il 31 maggio 1944, con destinazione Dachau (fermate intermedie a Udine e Gorizia)". Giunto al lager il 2 giugno 1944, registrato con la matricola 69525. Viene liberato dall’armata americana a Dachau nell’aprile del 1945. Tornato in Italia, a Trieste Romano riprende l’attività familiare di musicista nelle principali piazze della città, tra cui piazza della Libertà. Anche a causa delle pessime condizioni di salute patite nel lager, morì a Trieste nel 1948, a soli 21 anni. La posa della prima pietra di inciampo d’Italia a un rom e sinto è l’esito di "un percorso biennale. Sono molto contento di aver partecipato alle ricerche e al cammino per restituire una parte di memoria dimenticata, insieme a Luca Bravi, Simone Santoro, Gennaro Spinelli, Bernadette Fraioli".

Rom e sinti: venerdì a Napoli l’evento “LabRom”

9 Novembre 2022 - Napoli - Associazione 21 luglio, in partenariato con la Diocesi di Napoli e Comitato Campano Con i Rom, e con il patrocinio del Comune di Napoli, organizza l’evento “LabRom. Laboratori sulla questione rom in Italia”. LabRom, evento che si replica su scala nazionale in altre città metropolitane italiane, rappresenta uno spazio all’interno del quale amministrazioni pubblici e organizzazioni hanno la possibilità di far emergere bisogni, illustrare “buone pratiche”, confrontarsi sulle problematiche legate alla presenza di comunità rom in emergenza abitativa. All’evento parteciperanno, tra gli altri: il Vice-Sindaco e Assessore all’Urbanistica del Comune di Napoli Laura Lieto, l’Assessore al Welfare del Comune di Napoli Luca Trapanese, il referente sulla questione rom dell’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio di Ministri, Roberto Bortone, il rappresentante di Associazione 21 luglio Carlo Stasolla, il rappresentante del Comitato Campano Con i Rom padre Alex Zanotelli. L'evento si terrà venerdì 11 novembre alle ore 9,00 presso la Chiesa Santa Maria della Speranza dei Padri Gesuiti  a Napoli (Via Arcangelo Ghisleri 5).

Migrantes: oggi un incontro con una rappresentanza di operatori spagnoli per la pastorale dei rom e sinti

3 Ottobre 2022 - Roma – Una delegazione di operatori pastorali con i rom e i sinti provenienti da Alicante (Spagna), si sono incontrati questa mattina a Roma con una delegazione della Fondazione Migrantes guidata dal direttore generale, mons. Pierpaolo Felicolo e con Alessandra Silvi del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale. Gli operatori spagnoli hanno illustrato le loro attività per aiutare nell’integrazione e inclusione il popolo gitano e hanno voluto ascoltare, dalla voce del direttore Migrantes, come la chiesa italiana lavora accanto a questa popolazione. E’ stata l’occasione – dice mons. Felicolo - per uno scambio di esperienze e di conoscenza per un maggior coordinamento su questa pastorale poco conosciuta ma molto importante che la Chiesa italiana ha affidato alla Migrantes.  

Migrantes: da oggi a Frascati il convegno di pastorale con i rom e sinti 

9 Settembre 2022 -
Roma – “Costruiamo il futuro con i rom e sinti”: questo il tema del convegno di pastorale con i rom e sinti che si svolgerà – su iniziativa della Fondazione Migrantes – a Frascati da oggi a domenica 11 settembre.
L’incontro – che sarà aperto dal direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis – prevede testimonianze, momenti di confronto e di preghiera oltre che alcune relazioni sulla pastorale con i rom e sinti.

Migrantes: oggi la conclusione del Corso di Formazione ad Alghero

2 Settembre 2022 - Alghero - Si concluderà oggi con una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Alghero, Mauro Morfino e dalla presentazione del messaggio di papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato da parte del direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni De Robertis, il corso di formazione “Costruire il futuro con…” promosso ad Alghero dalla Fondazione Migrantes e rivolto a tutti i direttori e collaboratori delle diocesi Italiane. Durante la settimana molti interventi e testimonianze. Tra queste quella dell'ex sindaco di Alghero, Mario Bruni, che ha portato l'esperienza della propria Amministrazione nell'inclusione di cittadini rom e sinti in città, nel superamento dei campi. Sullo stesso tema, Antonello Nuvole (collaboratore dell'ufficio Migrantes di Cagliari) ha presentato il  libro "Il cammino dei rom in Sardegna", da lui scritto. «Bisogna conoscere il popolo Rom per potergli offrire la possibilità di integrarsi nella vita sociale delle nostre città. Conoscere più da vicino dal punto di vista sociale, culturale, artistico e religioso il popolo Rom e Sinto che vive in Sardegna», ha detto.    

Don Bruno Nicolini: 10 anni fa la morte di uno dei pionieri della pastorale dei rom e sinti

16 Agosto 2022 - Roma - Ricorrono domani, 17 agosto, dieci anni dalla morte di don Bruno Nicolini, uno dei sacerdoti pionieri nella pastorale con il mondo dei rom. Aveva 85 anni e aveva dedicato a questo mondo oltre 50 anni della sua vita. Fin dal lontano 1958, infatti, quando vice parroco a Bolzano, aveva iniziato ad occuparsi dei Rom e Sinti nella sua diocesi. Qui aveva fondato l’Opera Nomadi. Fu chiamato a Roma da Papa Paolo VI per continuare ad occuparsi della pastorale dei Rom nella diocesi capitolina nel 1964 dove aveva preparato, nello spirito del Concilio Vaticano II, il primo grande incontro europeo tra il popolo Rom e Papa Paolo VI, a Pomezia nel 1965. Ha creato il Centro Studi Zingari, punto di riferimento culturale per molti per la comprensione della lunga storia dei Rom in Europa. Dalla fine degli anni ’80 è stato responsabile per la Diocesi di Roma della cappellania per la pastorale dei Rom e Sinti. “Con la morte di don Bruno Nicolini i rom hanno perso un padre e un amico, la Chiesa in Italia un pastore attento a riconoscere e tutelare il popolo rom, la Migrantes un collaboratore fedele e intelligente fino agli ultimi incontri degli operatori rom e sinti nei mesi scorsi”, dice oggi il presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo Perego. Don Nicolini – ha aggiunto il presule - è stato “un protagonista della nuova stagione conciliare della Chiesa, aiutando a sentire i rom ‘di casa nella Chiesa’, valorizzando percorsi di giustizia e di cittadinanza dei rom attraverso l’Opera Nomadi da lui fondata e la conoscenza storica e culturale del popolo rom attraverso il Centro Studi zingari, fondato con Mirella Karpati”. I funerali si sono svolti il 18 agosto di dieci anni fa nella Basilica di Santa Maria in Trastevere presieduti dall’attuale presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi che nell’omelia ha  sottolineato che il sacerdote nella sua vita “si è fatto nomade. Ha camminato molto, in tanti modi. Si è messo in viaggio con attenzione intelligente e libera, appassionata e profonda; con una carità esigente, mai pigra e soddisfatta di sé, sempre, sempre alla ricerca, inquieta perché innamorata. Ha amato quanto Gesù e la Chiesa stessa il popolo dei rom e dei sinti”. “In questo giorno lo accogliamo in questa casa di amore, dedicata all’Assunta, dove ha celebrato, quando i suoi passi si erano fatti lenti e incerti, negli ultimi anni, il giorno del Signore”, ha aggiunto l’allora vescovo ausiliare Zuppi ripercorrendo la vita del sacerdote che ha trascorso gli ultimi anni in una casa della Comunità di Sant’Egidio: “lo accompagniamo con molto affetto nell’ultimo tratto del suo cammino. Peraltro morto nel giorno della memoria di san Rocco, santo pellegrino, che superava anche la frontiera più difficile, quella che allontana dalla sofferenza e dalla malattia. Bruno ha cercato di superare la frontiera del pregiudizio”. Di mons. Nicolini il card. Zuppi  ha ricordato, nell'omelia per i funerali di dieci anni fa, il dialogo con le istituzioni sempre improntato “alla ricerca di soluzioni giuste e soprattutto durature e rispettose della dignità della persona”, anche se “non possiamo non constatare come incredibilmente, ed è un’amarezza e anche una promessa a don Bruno, la condizione dei rom è ancora tanto lontana da condizioni minime di rispetto” a causa di scarsa determinazione e lungimiranza, “come se occuparsi di rom sia una concessione mal sopportata e non un diritto da garantire”. Per  Zuppi il sacerdote ha lasciato “la passione per la Chiesa, per il Vangelo e per gli ultimi. E gli zingari purtroppo sono spesso gli ultimi perché in molti casi nei confronti degli zingari il pregiudizio è forte. Noi, ci insegna don Bruno, dobbiamo amare i poveri per quello che sono, il Signore ci chiede di amare i poveri e di riconoscere i fratelli più piccoli, senza chiedergli né certificati penali né certificati fiscali né certificati di bontà o di cattiveria, bisogna volergli bene e basta. In don Bruno dobbiamo riconoscere un testimone che ci ha insegnato e ci ha aiutato ad amare e a conoscere e anche a valorizzare la grande tradizione, la grande cultura dei Rom". (R.Iaria)          

Rom e sinti: una mostra sull’olocausto a Bratislava. All’inaugurazione l’ambasciatrice italiana

4 Agosto 2022 -
Bratislava - In occasione della Giornata di commemorazione delle vittime dell’Olocausto dei Rom, l’Ambasciatrice italiana a Bratislava, Catherine Flumiani, ha partecipato all’inaugurazione di una mostra sulle persecuzione dei Rom durante la Seconda Guerra Mondiale ospitata dal Museo dell’Olocausto di Sered. Assieme alle autorità slovacche e membri del corpo diplomatico presenti ha visitato il nuovo allestimento, le cui finalità sono state illustrate dal Direttore del Museo Martin Korcok e dal curatore della mostra Matej Beranek e che offre al pubblico numerose testimonianze, documenti e materiale fotografico. Sono state altresì presentate attività di volontariato da parte di alcuni ragazzi della comunità Rom in Slovacchia.

Caritas-Migrantes Latina su “Campo Rom Al Karama”

3 Agosto 2022 - Latina - Ad un mese dall’incendio del campo rom Al Karama di Latina una nota degli uffici Caritas e Migrantes della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno circa la situazione che vivono oggi gli sfollati e dei piani futuri per la loro sistemazione. Da anni le persone abitanti nel campo nomadi di Borgo Montello sono seguite dai volontari Caritas e Migrantes della diocesi laziale  i quali si sono attivati anche nell’immediatezza dello sgombero del campo a seguito dell’incendio continuando ad assistere gli sfollati nell’attuale allocazione presso il Polo fieristico Ex Rossi Sud. «A un mese dall’incendio che, lo scorso 2 luglio, ha distrutto il cosiddetto “campo rom di Al Karama”, una nota dell’Associazione 21 luglio, che da anni svolge attività di analisi e studio sulle condizioni delle comunità rom in emergenza abitativa nel nostro Paese e sulle politiche a loro rivolte, sottolinea di nuovo e con forza la necessità che la riflessione si allarghi, fino a toccare la vera questione, che Caritas e Migrantes della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno  pongono da sempre: cioè se quella sistemazione, in un “campo”, dislocato ai margini del territorio comunale, in una situazione di completa emarginazione, ben distante dagli occhi e dai cuori di tutti, sia dignitosa, rispettosa cioè della dignità di quelle persone, neonati, minori, anziani, donne e uomini, costretti a vivere in un “ghetto”. Di questo infatti si tratta, per il pensiero che c’è dietro, per come il campo viene trattato e vissuto, e per l’immaginario collettivo», si legge nella nota dei due uffici: "eppure, quando per quel luogo si scelse un nome, tanti anni fa (era il tempo dell’attuazione della Legge Martelli, sull’immigrazione, e sembrava dovesse essere il fiore all’occhiello per l’accoglienza degli immigrati), si optò per Al Karama, termine arabo che vuol dire “dignità”. Ma pochi immigrati hanno goduto di dignità in quel luogo, abbandonato dopo pochi anni, con uno sperpero enorme di denaro pubblico. Sicuramente – la dignità – non l’hanno trovata le famiglie rom che fino ad oggi l’hanno utilizzato come un rifugio. Un rifugio oggi diventato una trappola, che il 2 luglio ha rischiato di essere letale e da cui ora le stesse famiglie rom devono tenersi alla larga». Caritas e Migrantes, facendo proprie le preoccupazioni e le attese delle persone di Al Karama, e anche dei tanti volontari e cittadini che le hanno seguite e sostenute negli anni (e lo fanno ancora oggi nell’area ex-Rossi Sud), chiedono che «la politica faccia la sua parte, mettendo fine, una volta per tutte, alle lungaggini burocratiche, alle decisioni rinviate, ai protocolli mai realizzati. E invitano i futuri decisori della città a mettere le persone di Al Karama al centro di un confronto onesto, aperto e chiaro, che è l’unica possibilità concreta per superare definitivamente il concetto stesso di “campo”».  

Migrantes: 2 agosto, la memoria come sguardo sull’attualità

2 Agosto 2022 - Roma - Il 2 agosto di ogni anno è diventata la Giornata della memoria dell'olocausto dei rom e dei sinti. Le legge antirazziali hanno colpito anche le persone e famiglie rom e sinte, portando alla morte nei lager almeno 500.000 persone rom e sinti, tra cui molti bambini. La memoria ha sempre uno sguardo all'attualità ed oggi anche ad ogni forma di violenza, di disprezzo, di abbandono, di umiliazione delle persone e famiglie rom e sinte. Il loro stile di vita, che talora ci provoca per l'essenzialità, il senso della provvisorietà, è motivo di riflessione e contestazione sul nostro stile di vita. L'amore alla famiglia, alla vita, ai piccoli e agli anziani forse ha qualcosa da insegnare alle nostre famiglie e alle nostre città.  È un giorno, il 2 agosto, che ricorda fino a che punto possa arrivare il disprezzo per un altro uomo, di un'altra religione o minoranza, per essere vigili affinchè non ritorni in altre forme di violenza e disumanità nelle nostre città. È un giorno per ricordare e riflettere, ma anche per impegnarci per un mondo fraterno, dove non esistono più minoranze - come ci ricorda Papa Francesco nell'enciclica Fratelli tutti - ma uomini e donne in cammino insieme nella storia. (Mons. Gian Carlo Perego - Presidete Cemi e Fondazione Migrantes)

Rom e sinti: Commissione Ue, “non dimentichiamo la loro persecuzione durante l’Olocausto né chiudiamo gli occhi di fronte alle discriminazioni di oggi”

2 Agosto 2022 - Roma - “Nella Giornata europea della memoria dell’Olocausto dei Rom, commemoriamo le centinaia di migliaia di vittime Rom dell’Olocausto che hanno sofferto e sono state uccise sotto il regime nazista”. Lo dichiarano in una nota congiunta la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la vicepresidente Vera Jourova e la commissaria Ue Helena Dalli. “Non dimenticheremo mai la persecuzione dei Rom durante l’Olocausto. Non possiamo nemmeno chiudere gli occhi di fronte alle sfide e alle discriminazioni che la minoranza Rom deve ancora affrontare”, aggiungono. “Lavoriamo a stretto contatto con i nostri Stati membri per combattere l’antiziganismo. Quest’anno presenteremo una prima valutazione delle strategie nazionali per i Rom. Nella nostra Unione, ci impegniamo per l’apertura, la tolleranza e il rispetto della dignità umana per tutte le persone. Solo con questo spirito possiamo combattere il razzismo e la discriminazione”, concludono. Oggi, 2 agosto, la commissaria Dalli visiterà il campo di concentramento nazista di Auschwitz-Birkenau. Dalli incontrerà un gruppo di giovani, molti ucraini e i sopravvissuti dell’Olocausto con l’obiettivo di mantenere viva la memoria.  

Rom e sinti: è morta sr. Mercedes Amostegui

25 Luglio 2022 - Roma - Si è spenta ieri suor Mercedes Amostegui delle Suore Francescane Missionarie di Maria. E’ morta a Pamplona, in Spagna, dove era nata. Intenso nella sua vita l’impegno pastorale a fianco dei rom e sinti e molto vicina all’attività della Fondazione Migrantes insieme all’impegno delle sue consorelle. “Noi della Comunità di Sant’Egidio abbiamo conosciuto a Roma le suore Francescane Missionarie di Maria, quando erano accampate nel quartiere di Tor Bella Monaca, all’inizio degli anni Ottanta. Le Suore si fermavano spesso con i Sinti e con alcuni Rom Xoraxane, condividendo in modo semplice e concreto la loro vita quotidiana, vivendo con loro nell’ascolto e nella condivisione”, ricorda oggi Susanna Placidi della Comunità di Sant’Egidio. Stare con gli zingari -  diceva sr. Mercede durante sun convegno, nel 1990 promosso dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti – “è una risposta al Vangelo che viviamo come Missionarie, pronte ad andare ovunque e a tutti per annunciare la salvezza, siamo inviate come priorità a coloro ai quali Cristo non è rivelato e a coloro tra i quali la Chiesa è meno presente… Desideriamo porci sulla linea dell’’Ultimo’ tentando di concretizzare la Parola: ‘Ultimo tra gli ultimi’, vivendo in carovana con la presenza di Cristo Eucarestia. Per noi l’evangelizzazione è fuori del tempo, fuori da schemi, fuori da programmi, essere Chiesa in mezzo ai Rom, cogliendo le occasioni offerte dalla vita quotidiana perché possano conoscere Dio e la sua Provvidenza che salva. Stabilire soprattutto un’amicizia nell’ascolto. Giorno per giorno in una dimensione di Fede che è Luce, Faro, forza alla nostra vita insignificante, ma cristianamente vera”. “Ricordiamo – ci dice Susanna Placidi -  con affetto tanti momenti vissuti insieme di preghiera e di amicizia con i Rom come quando Giovanni Paolo II venne a visitare i Rom accampati a Tor Bella Monaca, ma anche nei momenti bui degli sgomberi romani e nelle messe di Natale con i Sinti nei quartieri della periferia romana”, insieme a don Matteo Zuppi, oggi arcivescovo di Bologna, cardinale e presidente della Cei: “una presenza sempre vicina, silenziosa e attenta ai piccoli, fedele al Vangelo e pronta all’amicizia e all’ascolto. La accompagniamo con la nostra preghiera, che il Signore la accolga come donna di fede, appassionata al popolo Rom e Sinto, riposi in pace”. La Fondazione Migrantes ricorda questo impegno di sr. Mercedes e la affida al Padre ringraziando il Signore “per avercela donata” e come esempio di vicinanza a chi è più povero ed indifeso.

Bologna accoglie rom e sinti da 600 anni: una targa a Porta Galliera

18 Luglio 2022 -
Il testo scelto per la targa commemorativa, informa l'agenzia Dire -  è quello della cronaca Rampona che, assieme alla cronaca Varignana: entrambe sono conservate tra i codici della Biblioteca universitaria di Bologna in via Zamboni 33-35, a Palazzo Poggi, e per il momento restano le prime testimonianze della presenza romanì in Italia. La 'festa' per i 600 anni continuerà sabato e domenica, con un programma di iniziative promosse dalle associazioni di riferimento. Ricorda intervenendo alla cerimonia di oggi Tomas Fulli, 43enne sinto bolognese presidente dell'associazione Mirs-Mediatori interculturali rom e sinti: "Quando ancora qualcuno ci dice 'andate a casa vostra", noi rispondiamo che ci siamo già da tanto tempo. Veniamo messi al muro per mancanza di conoscenza, più che altro. Ringraziamo allora associazioni, Comune e Regione per il loro aiuto e per il loro lavoro".

Rom e sinti: l’ambulatorio mobile del Bambino Gesù nei campi

8 Giugno 2022 - Roma - “Dal 2016, con costanza e fedeltà, andiamo tutte le settimane in quattro campi rom: Salone, Castel Romano, Candoni e Salviati. Non siamo partiti in contemporanea con tutti, anche perché per ciascuno è stato un inserimento difficile. E proprio la costanza ci ha premiati perché dall’inizio dell’attività ad oggi abbiamo riscontrato un miglioramento del concetto di salute, prendendo in considerazione l’adesione al programma diagnostico e di cura (programmazione di visite specialistiche, indagini strumentali e day hospital) che per le famiglie del campo di Castel Romano è passata dal 25% al 62%. Questo ha significato la riduzione delle visite mancate e il completamento dell’iter diagnostico e terapeutico in un numero maggiore di casi. È un dato molto importante che ci dice due cose: che gli abitanti dei campi hanno imparato a fidarsi di noi e a utilizzare il servizio nel modo corretto, il che ha come conseguenza una forte riduzione delle visite mancate”. A illustrare i risultati di questi 6 anni di attività dell’ambulatorio mobile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, attivo dal 2016 in quattro campi rom della capitale, la responsabile del servizio Rosaria Giampaolo. “Un risultato non scontato, l’aumento della percentuale di visite effettuate - tiene a chiarire - se pensiamo anche che molte di queste persone non hanno possibilità di muoversi in automobile e, ad esempio, nel caso di Castel Romano per poter raggiungere il campo devono fare lunghi giri in autobus e poi percorrere tratti a piedi anche superiori al chilometro. È evidente che in queste condizioni non sia facile aderire a un programma di visite mediche”. Gli operatori dell’ambulatorio mobile, infatti, non si limitano solo a trattare i casi nell’immediato, nel giorno della settimana in cui vanno. “Come attività prettamente ambulatoriale - spiega la pediatra - curiamo le bronchiti, le dissenterie o le influenze, insomma trattiamo le urgenze. Ma poi assistiamo queste persone anche nelle prenotazioni delle visite, qualora emerga la necessità di un percorso diagnostico”. Riguardo alle patologie più diffuse tra i bambini che vivono nei campi rom, “non ne abbiamo mai riscontrate di specifiche, ma di sicuro alcune legate alle condizioni igieniche dei campi che sono delle realtà difficili. Prevalgono le infezioni cutanee, le impetigini o i parassiti. Molto presente, invece, è la malnutrizione, perché tanti di loro hanno davvero difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena”. Gli operatori sanitari del Bambini Gesù non si fermano all’attività clinica e al supporto per le pratiche burocratiche legate alla sanità, sono impegnati anche in un importante lavoro di supporto psicologico, di sostegno all’integrazione sociale degli abitanti dei campi e alla scolarizzazione di bambini e ragazzi, principalmente attraverso il rilascio dei certificati per la riammissione dopo la malattia: “Cerchiamo di far andare i bambini a scuola, anche grazie all’importante lavoro della comunità di Sant’Egidio.  Sproniamo i più piccoli, ma ci occupiamo anche di educare i genitori rispetto all’importanza dell’andare a scuola, perché per le molte difficoltà e anche per una questione culturale sono più permissivi sul non mandare i bambini. Ci occupiamo anche tanto di stimolare l’autostima che questi bambini non hanno per niente, si sentono diversi dai loro compagni, si sentono discriminati. Abbiamo fatto fare anche delle valutazioni di tipo cognitivo. Il nostro impegno è non fermarci solo all’aspetto acuto”. Non manca, infine, il lavoro di prevenzione, “ad esempio rispetto all’igiene delle mani e all’uso della soluzione alcolica che non può bastare se le mani sono troppo sporche. Cerchiamo di sensibilizzare sia i piccoli che i grandi anche sull’uso del cellulare e sui suoi rischi. Aiutiamo le famiglie anche a districarsi nel mondo della burocrazia, per chiedere una tessera sanitaria scaduta o per ottenere un’esenzione. Fa parte della promozione umana di queste persone che- conclude Rosaria Giampaolo- devono essere come gli altri, devono sapere come esercitare i propri diritti ed essere messi in condizioni di farlo”. (Dire)  

Mons. Prastaro a convegno Migrantes: il superamento delle baraccopoli astigiane rappresenta “un obiettivo alla portata della città di Asti”.

16 Maggio 2022 - Asti - Si è svolto presso il Seminario Vescovile di Asti il Convegno dal titolo “Superare le baraccopoli di Asti. Una proposta, un impegno”, organizzato dall’Ufficio Migrantes della diocesi  di Asti. Nel corso dell’evento è stato presentato un documento redatto dall’Associazione 21 luglio di Roma che, come riportato nella sua introduzione dal vescovo di Asti, mons. Marco Prastaro, “sono lieto di consegnare a chi sarà chiamato ad amministrare la città di Asti nei prossimi anni, ai tecnici comunali, agli operatori socio-assistenziali e sanitari, agli insegnanti, alle realtà associative e di volontariato, alle parrocchie e a tutta la cittadinanza». Così come riportato nel rapporto, in Italia si registra la presenza di 45 baraccopoli abitate da circa 7.100 persone identificate come rom e di 67 baraccopoli dove risiedono circa 4.800 persone riconosciute come di origini sinte. il 70% è rappresentato da cittadini con nazionalità italiane, il 25% di origine jugoslava con differente status giuridico e il 5% con cittadinanza rumena. Il 55% del totale è rappresentato da minori. In Piemonte gli insediamenti formali abitati da rom e sinti sono presenti nei Comuni di Cuneo (1), Villafalletto (1), Pinerolo (1), Alba (1), San Damiano d’Asti (1), Torino (3), Carmagnola (3), Asti (3), Collegno (1). Differenti ricerche dimostrano come nascere e vivere in una baraccopoli formale “condiziona fortemente il benessere interiore e influenza quello della propria famiglia. Il prezzo più alto è sicuramente pagato dall’infanzia, la cui vita dentro una baraccopoli appare imprigionata in un ascensore sociale bloccato, dove il primo diritto ad essere infranto è quello di sognare un futuro differente da quello dei propri genitori”, si legge in una nota. In Italia nascere in una baraccopoli significa “avere un’aspettativa di vita di 10 anni inferiore rispetto al resto della cittadinanza; avere solo una possibilità su 4 di concludere il ciclo scolastico obbligatorio; rispetto a un coetaneo non rom avere 40 volte in più la probabilità di essere allontanato dalla propria famiglia per essere dichiarato adottabile; incorrere in un matrimonio precoce; restare vittima delle cosiddette ‘malattie della povertà’”. Negli ultimi anni sono state diverse le Amministrazioni Comunali italiane che hanno iniziato a maturare al loro interno una riflessione sulla necessità di superare le baraccopoli rom e sinte presenti sul proprio territorio e a misurarsi con interventi messi in atto a questo scopo. Dal 2018 ad oggi sono ben 26 gli insediamenti che sono stati chiusi o superati. Attualmente sono 21 quelli nei quali sono attivi processi di superamento con risultati parziali differenti. All’interno del Comune di Asti insistono da decenni 3 baraccopoli abitate da un totale di quasi 300 persone: la baraccopoli di Via Guerra, 36, nata nel 1992 e abitata da circa 109 persone identificate come rom; la baraccopoli di via Guerra, 27, nata nel 1991 e abitata da circa 130 persone identificate come sinte; la baraccopoli sita in località Vallarone, nata nel 1988 e abitata da circa 45 persone identificate come sinte. Lo studio presentato da Associazione 21 luglio, si concentra sulla baraccopoli di Via Guerra, 36, proponendo modelli operativi che possono essere facilmente declinati sugli altri due insediamenti. Tale scelta – è stato ribadito - si fonda sul fatto che la suddetta baraccopoli prescelta è stata oggetto di tentativi di superamento avviati dalla passata Amministrazione Comunale e pertanto risulta auspicabile portare a compimento, pur cambiando approccio, le azioni già promosse nel passato. L’intervento proposto da Associazione 21 luglio, scandito in 6 fasi, potrà “spalancare nuovi orizzonti di prassi politica sul territorio di Asti, ispirandosi a diversi modelli di progettazione partecipata tra cui la metodologia Romact, programma di sviluppo voluto dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea nel 2013 e le pratiche previste dal Community organizing”. Si tratta di metodologie che si sta sperimentando in diverse città italiane e che l’associazione romana sta disseminando presso sempre più numerose amministrazioni. Essa si fonda su un approccio partecipativo che vede il coinvolgimento della stessa comunità residente dell’insediamento, dei rappresentanti politici, delle figure tecniche operanti all’interno dell’Amministrazione, delle parrocchie, delle realtà associative, delle istituzioni scolastiche e sanitarie. Tali realtà, riunite in un Gruppo di Azione Locale, attraverso un percorso possono” elaborare un piano strategico di intervento dopo aver fotografato l’esistente. Prendere in carico tutte le famiglie negoziando e condividendo l’intervento; elaborare interventi di inclusione sociale complessi; predisporre un ventaglio variegato di soluzioni abitative; individuare la strategia operativa per una soluzione della problematica legata allo status giuridico dei residenti; individuare i fondi. Questi i principali nodi da sciogliere per l’avvio di azioni che potrebbero sicuramente consentire, nell’arco temporale pari al mandato della prossima Giunta chiamata a governare la città, di chiudere definitivamente la triste stagione delle baraccopoli”. Per fare ciò viene raccomandato nel rapporto, occorre “attivarsi da subito verso un riposizionamento retorico che abbandoni definitivamente la sottolineatura etnica e abbracci riflessioni sul vantaggio collettivo che si potrà avere, in termini economici e sociali, dal superamento delle 3 baraccopoli. Un obiettivo alla portata della città di Asti, da raggiungere per una questione di giustizia. “La nostra città – riporta nel testo mons. Prastaro - che in tante occasioni ha saputo mostrare il volto bello dell’accoglienza e dell’inclusione – la solidarietà nei confronti dei profughi ucraini è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo –, non può che vivere come una ferita la precarietà e la marginalità sociale che caratterizzano la vita degli abitanti dei campi. Le pagine [del report ndr] ci offrono una diagnosi accurata e ci propongono dei validi strumenti per la cura e, senza dissimulare le proporzioni della sfida che ci attende, ci suggeriscono che andare ‘oltre il campo’ non è un’utopia, ma un obiettivo alla nostra portata”. Resta quindi fondamentale, conclude il vescovo, essere “sempre più consapevoli della responsabilità che abbiamo gli uni nei confronti degli altri, affinché sappiamo operare per garantire a tutti una vita dignitosa. Prima ancora di essere una questione di fede, è una questione di giustizia”.

Migrantes Modena-Nonantola e Carpi: superare insieme pregiudizi e discriminazioni

6 Maggio 2022 -
Modena - Nel mese di marzo, dopo due anni di pausa forzata dal covid, è ripartito il doposcuola organizzato da Migrantes a favore dei bambini sinti del campo di Carpi. L' iniziativa è nata quattro anni fa per dare un sostegno ai bambini che frequentano la scuola primaria, e iscritti al tempo pieno, si trovano ad affrontare l' impegno dei compiti solo nel weekend. Dopo un iniziale progetto il doposcuola si è mantenuto grazie alla disponibilità dei volontari che, affezionatisi ai bambini, hanno continuato ad incontrarli e a seguirli nei compiti durante l' estate. Con l' arrivo dei mesi autunnali però, si è vista l' esigenza di trovare un ambiente al chiuso, dove il gruppetto affiatato, di circa dieci persone, potesse continuare a incontrarsi nonostante le intemperie; così, Migrantes, in rete col Comune di Carpi e il CPIA (Centro Provinciale Istruzione Adulti), ha firmato una convenzione per l' uso gratuito di una sala all' interno dell' istituto, che si trova nei pressi del campo - posizione ottimale perché permette lo spostamento dei bambini a piedi. L' Assessorato all' istruzione condivide questa attività, vista come possibile input per la promozione umana degli adulti del campo, in vista di una sperata ripresa degli studi nei casi di abbandono pre-diploma, così come è fortemente sostenuta dal CPIA di Carpi, come antidoto all' abbandono scolastico, una possibilità purtroppo molto diffusa in questa popolazione, non certo, ci spiegano gli esperti, per motivi culturali. I motivi, documentati dagli studi di Leonardo Piasere, antropologo esperto di cultura rom e sinta, professore all' Università di Padova, sono perlopiù esogeni: i pregiudizi e le discriminazioni subiti da sempre dal popolo nomade, costretto all' emarginazione da secoli, e più recentemente da accordi internazionali inapplicati (vedi Marcella Delle Donne, antropologa, alla Sapienza di Roma) sono determinanti quando subiti in età infantile, età in cui la percezione del sé si costruisce nella socializzazione, e nell' esperienza di reciproca accettazione. Quando questo tipo di vissuto è negativo, (come documentano gli studi del prof. Sbracci, sociologo dell' università di Bologna) e le proprie qualità personali faticano ad emergere, perché inquadrati in una visione stereotipata che si fatica a "bucare", la reazione può facilmente essere di rifiuto del contesto, in risposta al rifiuto subito. Migrantes accompagna il percorso scolastico dei bambini e dei ragazzi sinti del territorio, in un contesto accogliente e positivo, con volontari competenti e affezionati, in collegamento diretto con la cooperativa Giravolta che a sua volta lavora in sinergia con la scuola e li segue nelle attività scolastiche del mattino: lo scopo comune è di far crescere in loro la fiducia nelle proprie capacità, compromessa anche per essi da due anni di pandemia e saltuaria frequenza scolastica, nella penuria di device e collegamenti rete. L' azione pastorale di Migrantes mira a collaborare con enti e istituzioni del territorio per ristabilire una condizione di equità, ricostruire nel tempo ciò che la pandemia ha bloccato e coltivare una cultura di accoglienza della diversità, attraverso la reale conoscenza dell' altro come persona portatrice di valori. (Elena Zuffolini - Migrantes Interdiocesana Carpi e Modena).

Rom e sinti: presentato report su “Il Paese dei campi”

11 Aprile 2022 -

Roma - L’8 aprile si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Internazionale dei diritti dei rom. Alla sua vigilia, in un evento promosso dalla Commissione per la promozione dei Diritti Umani del Senato, Associazione 21 luglio ha presentato il report digitale “Il Paese dei campi” (www.ilpaesedeicampi.it). All’iniziativa sono intervenuti: il senatore Giorgio Fede; Triantafillos Loukarelis, direttore dell’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali e mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e segretario della Commissione Cei per le Migrazioni - Migrantes.

Malgrado le politiche nazionali e locali promosse da decenni nei confronti delle comunità rom e sinte, il nostro Paese - spiega l'associazione - "paga la cronica carenza di informazioni statistiche affidabili relative agli insediamenti monoetnici presenti sul territorio nazionale. Tale deficit è riconosciuto come il principale limite laddove, per implementare politiche sociali, risulta fondamentale cogliere in maniera puntuale le problematiche che interessano gli abitanti dei 'campi'. Con cadenza periodica, si invocano 'censimenti' arrivando a cogliere l’assenza di informazioni come occasione per amplificare i numeri invocando l’emergenza oppure per spingerli al ribasso al fine di enfatizzare, ad esempio, l’impatto positivo di politiche espulsive. Per svariate ragioni risulta impossibile oggi definire quanti siano i rom e sinti in Italia. Al contrario è però possibile da oggi, grazie al lavoro presentato da Associazione 21 luglio, fotografare nitidamente la realtà di quanti – identificati dalla autorità come rom e sinti – risiedono in insediamenti monoetnici appositamente realizzati per loro".

Attraverso il sito www.ilpaesedeicampi.it, curato da "21 luglio", è possibile da oggi cogliere, in tempo reale, informazioni aggiornate che interessano ognuno dei 121 insediamenti formali, all’aperto e al chiuso, abitati da comunità identificate come rom e sinte. In Italia sono presenti 45 “campi rom” formali abitati da 7.128 persone. L’insediamento più grande si trova a Roma, in via Candoni, dove sono accolte 795 persone. La massima concentrazione si rileva nell’area metropolitana di Napoli, con 8 insediamenti e 1.336 persone.  Nei Comuni di Pisa, Gioia Tauro e Cosenza si registrano invece le presenze di quartieri di “case popolari” realizzati appositamente per un’accoglienza di 930 rom. A Brescia e a Napoli gli unici due “centri di raccolta rom”, dove risultano presenti 218 persone. Sono invece 66 i “campi sinti” presenti sul territorio nazionale, abitati da 4.814 persone con il più grande che insiste nel Comune di Pavia, con 265 persone. I Comuni di Villafalletto, in provincia di Cuneo, di Padova e di Carmagnola, in provincia di Torino sono caratterizzati dalla presenza di aree residenziali monoetniche. Aggregando i dati che interessano i soli insediamenti formali è possibile affermare che sono 113 i “campi rom” e “campi sinti”, presenti in 73 Comuni e 13 Regioni, per un totale di 12.096 persone. Ad essi vanno aggiunti 2 “centri di raccolta rom” e 6 aree residenziali monoetniche. Un totale di 13.405 soggetti concentrati in strutture, al chiuso o all’aperto, progettate e realizzate dalle istituzioni secondo un criterio segnatamente etnico. Se ad essi volessimo aggiungere i circa 5.500 rom stimati negli insediamenti informali, si raggiungerebbe la cifra complessiva di 18.760 rom e sinti in emergenza abitativa.

Tali numeri sembrano confermare la tendenza al ribasso già registrata negli ultimi anni. Ad oggi, come riportato nel dettaglio sul sito, sono infatti 21 gli insediamenti rom e sinti che risultano in superamento mentre, dal 2018 ad oggi sono 26 quelli chiusi o superati.