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Card. Zuppi: “contrastare ogni forma di razzismo, antisemitismo e discriminazione”

Rom e Sinti: a Torino una mostra su genocidio dimenticato
Trieste: posta la prima pietra di inciampo a un rom e sinto in Italia
19 Gennaio 2023 - Trieste - Ieri a Trieste, in piazza della Libertà, è stata posta la prima pietra di inciampo a un rom e sinto in Italia. È un fatto storico che si deve all’alleanza e alla collaborazione tra l’associazionismo dei giovani rom e giovani ebrei (UCRI Unione Comunità Romanès in Italia UGEI), dice Stefano Pasta in un post. La posa è avvenuta nel luogo in cui Romano Held suonava; oltre al rabbino di Trieste Alexander Meloni e a Gunter Denmig (l’artista inventore delle pietre di inciampo), i protagonisti sono stati i parenti e discendenti di Romano, oltre a diversi rappresentanti delle comunità rom e sinti. Romano Held era nato a San Pier d’Isonzo, il 21 gennaio 1927, da Alberto Held, un sinto italiano, e Maria Hudorovic, una romnì istriana. Gli Held sono una famiglia di musicisti che ha vissuto nella zona di Trieste fino a quando, negli anni Quaranta e in particolare dopo l’armistizio, si spostano sui monti sopra a Udine, nella zona di Fagagna, per sfuggire ai nazisti. Il 1 maggio 1944, Romano fu arrestato mentre si stava muovendo con la propria carovana, all’età di soli 17 anni, grazie alla delazione di un collaborazionista fascista. Come si legge nei documenti che con Luca Bravi "abbiamo ritrovato all’Archivio di Stato di Udine, in quanto ‘girovago’ - scrive Pasta - venne immediatamente condotto al carcere di Udine fino al 31 maggio 1944. Romano Held risulta sulla lista dei presenti sul convoglio partito da Trieste, il 31 maggio 1944, con destinazione Dachau (fermate intermedie a Udine e Gorizia)". Giunto al lager il 2 giugno 1944, registrato con la matricola 69525. Viene liberato dall’armata americana a Dachau nell’aprile del 1945. Tornato in Italia, a Trieste Romano riprende l’attività familiare di musicista nelle principali piazze della città, tra cui piazza della Libertà. Anche a causa delle pessime condizioni di salute patite nel lager, morì a Trieste nel 1948, a soli 21 anni. La posa della prima pietra di inciampo d’Italia a un rom e sinto è l’esito di "un percorso biennale. Sono molto contento di aver partecipato alle ricerche e al cammino per restituire una parte di memoria dimenticata, insieme a Luca Bravi, Simone Santoro, Gennaro Spinelli, Bernadette Fraioli". Rom e sinti: venerdì a Napoli l’evento “LabRom”
Migrantes: oggi un incontro con una rappresentanza di operatori spagnoli per la pastorale dei rom e sinti
Migrantes: da oggi a Frascati il convegno di pastorale con i rom e sinti
Migrantes: oggi la conclusione del Corso di Formazione ad Alghero
Don Bruno Nicolini: 10 anni fa la morte di uno dei pionieri della pastorale dei rom e sinti
Rom e sinti: una mostra sull’olocausto a Bratislava. All’inaugurazione l’ambasciatrice italiana
Caritas-Migrantes Latina su “Campo Rom Al Karama”
Migrantes: 2 agosto, la memoria come sguardo sull’attualità
Rom e sinti: Commissione Ue, “non dimentichiamo la loro persecuzione durante l’Olocausto né chiudiamo gli occhi di fronte alle discriminazioni di oggi”
Rom e sinti: è morta sr. Mercedes Amostegui
25 Luglio 2022 - Roma - Si è spenta ieri suor Mercedes Amostegui delle Suore Francescane Missionarie di Maria. E’ morta a Pamplona, in Spagna, dove era nata. Intenso nella sua vita l’impegno pastorale a fianco dei rom e sinti e molto vicina all’attività della Fondazione Migrantes insieme all’impegno delle sue consorelle.
“Noi della Comunità di Sant’Egidio abbiamo conosciuto a Roma le suore Francescane Missionarie di Maria, quando erano accampate nel quartiere di Tor Bella Monaca, all’inizio degli anni Ottanta. Le Suore si fermavano spesso con i Sinti e con alcuni Rom Xoraxane, condividendo in modo semplice e concreto la loro vita quotidiana, vivendo con loro nell’ascolto e nella condivisione”, ricorda oggi Susanna Placidi della Comunità di Sant’Egidio. Stare con gli zingari - diceva sr. Mercede durante sun convegno, nel 1990 promosso dal Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti – “è una risposta al Vangelo che viviamo come Missionarie, pronte ad andare ovunque e a tutti per annunciare la salvezza, siamo inviate come priorità a coloro ai quali Cristo non è rivelato e a coloro tra i quali la Chiesa è meno presente… Desideriamo porci sulla linea dell’’Ultimo’ tentando di concretizzare la Parola: ‘Ultimo tra gli ultimi’, vivendo in carovana con la presenza di Cristo Eucarestia. Per noi l’evangelizzazione è fuori del tempo, fuori da schemi, fuori da programmi, essere Chiesa in mezzo ai Rom, cogliendo le occasioni offerte dalla vita quotidiana perché possano conoscere Dio e la sua Provvidenza che salva. Stabilire soprattutto un’amicizia nell’ascolto. Giorno per giorno in una dimensione di Fede che è Luce, Faro, forza alla nostra vita insignificante, ma cristianamente vera”.
“Ricordiamo – ci dice Susanna Placidi - con affetto tanti momenti vissuti insieme di preghiera e di amicizia con i Rom come quando Giovanni Paolo II venne a visitare i Rom accampati a Tor Bella Monaca, ma anche nei momenti bui degli sgomberi romani e nelle messe di Natale con i Sinti nei quartieri della periferia romana”, insieme a don Matteo Zuppi, oggi arcivescovo di Bologna, cardinale e presidente della Cei: “una presenza sempre vicina, silenziosa e attenta ai piccoli, fedele al Vangelo e pronta all’amicizia e all’ascolto. La accompagniamo con la nostra preghiera, che il Signore la accolga come donna di fede, appassionata al popolo Rom e Sinto, riposi in pace”. La Fondazione Migrantes ricorda questo impegno di sr. Mercedes e la affida al Padre ringraziando il Signore “per avercela donata” e come esempio di vicinanza a chi è più povero ed indifeso. Bologna accoglie rom e sinti da 600 anni: una targa a Porta Galliera
Rom e sinti: un padiglione alla Triennale di Milano.
Rom e sinti: l’ambulatorio mobile del Bambino Gesù nei campi
Mons. Prastaro a convegno Migrantes: il superamento delle baraccopoli astigiane rappresenta “un obiettivo alla portata della città di Asti”.
Migrantes Modena-Nonantola e Carpi: superare insieme pregiudizi e discriminazioni
Rom e sinti: presentato report su “Il Paese dei campi”
Roma - L’8 aprile si è celebrata in tutto il mondo la Giornata Internazionale dei diritti dei rom. Alla sua vigilia, in un evento promosso dalla Commissione per la promozione dei Diritti Umani del Senato, Associazione 21 luglio ha presentato il report digitale “Il Paese dei campi” (www.ilpaesedeicampi.it). All’iniziativa sono intervenuti: il senatore Giorgio Fede; Triantafillos Loukarelis, direttore dell’Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali e mons. Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma e segretario della Commissione Cei per le Migrazioni - Migrantes.
Malgrado le politiche nazionali e locali promosse da decenni nei confronti delle comunità rom e sinte, il nostro Paese - spiega l'associazione - "paga la cronica carenza di informazioni statistiche affidabili relative agli insediamenti monoetnici presenti sul territorio nazionale. Tale deficit è riconosciuto come il principale limite laddove, per implementare politiche sociali, risulta fondamentale cogliere in maniera puntuale le problematiche che interessano gli abitanti dei 'campi'. Con cadenza periodica, si invocano 'censimenti' arrivando a cogliere l’assenza di informazioni come occasione per amplificare i numeri invocando l’emergenza oppure per spingerli al ribasso al fine di enfatizzare, ad esempio, l’impatto positivo di politiche espulsive. Per svariate ragioni risulta impossibile oggi definire quanti siano i rom e sinti in Italia. Al contrario è però possibile da oggi, grazie al lavoro presentato da Associazione 21 luglio, fotografare nitidamente la realtà di quanti – identificati dalla autorità come rom e sinti – risiedono in insediamenti monoetnici appositamente realizzati per loro".
Attraverso il sito www.ilpaesedeicampi.it, curato da "21 luglio", è possibile da oggi cogliere, in tempo reale, informazioni aggiornate che interessano ognuno dei 121 insediamenti formali, all’aperto e al chiuso, abitati da comunità identificate come rom e sinte. In Italia sono presenti 45 “campi rom” formali abitati da 7.128 persone. L’insediamento più grande si trova a Roma, in via Candoni, dove sono accolte 795 persone. La massima concentrazione si rileva nell’area metropolitana di Napoli, con 8 insediamenti e 1.336 persone. Nei Comuni di Pisa, Gioia Tauro e Cosenza si registrano invece le presenze di quartieri di “case popolari” realizzati appositamente per un’accoglienza di 930 rom. A Brescia e a Napoli gli unici due “centri di raccolta rom”, dove risultano presenti 218 persone. Sono invece 66 i “campi sinti” presenti sul territorio nazionale, abitati da 4.814 persone con il più grande che insiste nel Comune di Pavia, con 265 persone. I Comuni di Villafalletto, in provincia di Cuneo, di Padova e di Carmagnola, in provincia di Torino sono caratterizzati dalla presenza di aree residenziali monoetniche. Aggregando i dati che interessano i soli insediamenti formali è possibile affermare che sono 113 i “campi rom” e “campi sinti”, presenti in 73 Comuni e 13 Regioni, per un totale di 12.096 persone. Ad essi vanno aggiunti 2 “centri di raccolta rom” e 6 aree residenziali monoetniche. Un totale di 13.405 soggetti concentrati in strutture, al chiuso o all’aperto, progettate e realizzate dalle istituzioni secondo un criterio segnatamente etnico. Se ad essi volessimo aggiungere i circa 5.500 rom stimati negli insediamenti informali, si raggiungerebbe la cifra complessiva di 18.760 rom e sinti in emergenza abitativa.
Tali numeri sembrano confermare la tendenza al ribasso già registrata negli ultimi anni. Ad oggi, come riportato nel dettaglio sul sito, sono infatti 21 gli insediamenti rom e sinti che risultano in superamento mentre, dal 2018 ad oggi sono 26 quelli chiusi o superati.