Tag: Mobilità umana e migrazioni

“Cabby – Telefono Viaggiatore”: nelle scuole la cabina dove ascoltare i racconti di chi ha raggiunto l’Italia

7 Novembre 2019 - Roma - “Cabby – Telefono Viaggiatore” è la cabina telefonica multimediale che l’Ong salesiana “Vis – Volontariato internazionale per lo sviluppo” ha realizzato per portare un messaggio itinerante di solidarietà e di sensibilizzazione ai problemi dei migranti. Basta entrare dentro la cabina e alzare la cornetta per ascoltare le voci e le storie di chi ha viaggiato dal proprio Paese d’origine fino in Italia. “Cabby”, dopo la prima uscita pubblica alla manifestazione “Territori diVini” dello scorso luglio, inizia ora un tour nelle scuole italiane. In questi giorni di inizio novembre si trova all’Università Pontificia Salesiana (Ups) di Roma dove resterà fino a mercoledì 13 novembre. “Cabby” è nata nell’ambito del progetto Vis “Humanitarian Corridors” (Corridoi umanitari) finanziato dal fondo europeo Amif (Asylum, Migration and Integration Fund) con capofila la Comunità Papa Giovanni XXIII, e il cui scopo è far sì che le persone migranti da Libano ed Etiopia che hanno bisogno di protezione umanitaria possano pienamente godere del diritto di asilo. Gli studenti, tramite Cabby, potranno interagire con i contenuti multimediali, giocare al quiz, consultare il kit didattico e vedere i video con situazioni precedentemente affrontate da alcuni migranti, il tutto accompagnato dalla loro voce alla cornetta.

Vescovi Comece: “Costruire muri tra i popoli non è mai la soluzione”

7 Novembre 2019 - Roma -  “La caduta del muro di Berlino non è solo un evento del passato da celebrare, ma contiene anche una dimensione profetica. Ci ha insegnato che costruire muri tra i popoli non è mai la soluzione, ed è un appello a lavorare per un’Europa migliore e più integrata”. È uno sguardo rivolto al futuro per un’Europa più bella, chiamata anche oggi ad essere la casa di tutti, la Dichiarazione che i vescovi della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece) hanno scritto in occasione del 30° anniversario della caduta del muro di Berlino. Il testo è stato adottato e sottoscritto da tutti i vescovi delegati delle Conferenze episcopali dell’Ue nel corso dell’Assemblea plenaria della Comece che si è tenuta dal 23 al 25 ottobre a Bruxelles sotto la presidenza del cardinale Jean-Claude Hollerich. “In tempi di nazionalismo rafforzato – afferma mons. Franz-Josef Overbeck, vicepresidente della Comece – la caduta del muro di Berlino ci ricorda vividamente, e non solo ai tedeschi, il valore della libertà e il significato dell’Ue come progetto di pace”. Quella notte di 30 anni fa rimane scolpita nella memoria di tanti: scorrono le immagini riprese dalle tv di tutto il mondo dei ragazzi che si arrampicano sul Muro tirandosi su a vicenda; delle picconate al muro, e ancora gli abbracci, la gioia, l’emozione fino alle lacrime, lo stordimento per quanto stava accadendo. “La caduta del muro di Berlino il 9 novembre 1989 – scrivono i vescovi – è stato uno degli eventi più importanti della storia europea degli ultimi decenni”. Era la fine di un lunghissimo e doloroso capitolo della storia che aveva forzatamente tenuto separate per ventotto anni intere famiglie. Era però anche il simbolo del crollo di un regime, la distruzione definitiva di una cortina di ferro che aveva diviso il mondo in due blocchi. L’abbattimento del muro di Berlino fu l’esito di una serie di eventi che consentirono il ritorno della libertà dopo più di 40 anni di regimi oppressivi nei Paesi dell’Europa centrale e orientali. I vescovi ricordano i cambiamenti avvenuti in Ungheria all’inizio del 1989 e le prime elezioni in Polonia a giugno di quell’anno. Ricordano gli sforzi compiuti da tanti europei che hanno “costantemente e pacificamente” lavorato per un cambiamento politico. E fanno riferimento anche all’importante ruolo svolto da San Giovanni Paolo II e al suo incoraggiamento, “l’Europa ha bisogno di respirare con due polmoni!”. In questi ultimi tre decenni, l’euforia si è trasformata in realismo, oggi forse in delusione. I vescovi nella Dichiarazione elencano una serie di  problematiche aperte. “Non tutte le aspettative suscitate dalla caduta del muro” sono state “soddisfatte”. “Le ideologie, un tempo alla base della costruzione del muro, non sono del tutto scomparse in Europa e sono ancora oggi presenti, seppur in forme diverse”. Il processo di guarigione e riconciliazione è “tutt’altro che concluso”. Per queste ragioni, la Dichiarazione della Comece si conclude con un appello: “Invitiamo tutti gli europei a lavorare insieme per un’Europa libera e unita, tramite un rinnovato processo di dialogo che trascenda mentalità e culture, rispettando le nostre diverse esperienze storiche e condividendo le nostre speranze e aspettative per un futuro comune di pace”. I vescovi indicano come via maestra da seguire la “cultura dell’incontro”. E concludono: “Invitiamo tutti a pregare Dio, il Signore della Storia, perché ci aiuti a dedicarci ad un’Europa guidata dallo Spirito Santo, che è l’origine e il fondamento della speranza, fonte e forza di un nuovo impegno per i valori su cui si fonda l’Europa: giustizia, libertà e pace”. (M.Chiara Biagioni – Sir)  

Ponte di dialoghi alla prima edizione di Virtual Reality Experience

6 Novembre 2019 - Roma – Da ieri al 9 novembre  l’ex Caserma Guido Reni di Roma ospita la prima edizione di Virtual Reality Experience (VRE), un evento internazionale ideato dall’Associazione Culturale Iconialab e interamente dedicato a Virtual Reality, Augmented Reality e Cross Reality, il linguaggio immersivo che sta cambiando il futuro. Tra i progetti presentati c’è anche Ponte di Dialoghi, iniziativa promossa dalla Fondazione Centro Studi Emigrazione di Roma - CSER, Société de la Chapelle, ASCS - Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo e ScalaMusic per promuovere la cultura dell’accoglienza, diminuire le forme di discriminazione e sensibilizzare i giovani all’accoglienza. Ventidue le opere in concorso, dalla scienza all’arte, dalla medicina alla musica e al cinema, dalla comunicazione al mondo aziendale. Ampio spazio sarà offerto alle experience, simulazioni virtuali in cui all’utente è chiesto di interagire, immaginare, sperimentare e giocare. Tra queste c’è appunto Ponte di Dialoghi che, grazie a video a 360 gradi e all’utilizzo di visori e app, permette di calarsi nei panni di un migrante volontario o forzato. Tra i membri del comitato scientifico del VRE 2019 ci sarà anche padre Lorenzo Prencipe, missionario scalabriniano e presidente CSER. Il progetto Ponte di Dialoghi verrà presentato domani, giovedì 7 novembre 2019 dalle 17,00 alle 19,00, nel talk dedicato alla narrazione in realtà virtuale. A presentarlo sarà padre Gabriele Beltrami, direttore dell’Ufficio Comunicazione Scalabriniani (UCoS), intervenuto anche mercoledì 30 ottobre 2019 alla conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa.

Svimez: la nuova migrazione riguarda molti laureati, e più in generale giovani con elevati livelli di istruzione

4 Novembre 2019 - Roma - Il Mezzogiorno continua a perdere giovani fino a 14 anni (-1.046 mila) e popolazione attiva in età da lavoro da 15 a 64 anni (-5.095 mila) per il calo delle nascite e la continua perdita migratoria. Lo evidenzia oggi il rapporto 2019 dello Svimez presentato presso la Camera dei Deputati. Il saldo migratorio verso l’estero ha raggiunto – evidenzia lo studio -  i -50mila nel Centro-Nord e i -22 mila nel Sud. La nuova migrazione riguarda molti laureati, e più in generale giovani, con elevati livelli di istruzione, molti dei quali non tornano più. Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2.015 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati. Un’alternativa all’emigrazione è il pendolarismo di lungo periodo, che nel 2018 dal Mezzogiorno ha interessato circa 236 mila persone (10,3% del totale). Di questi 57 mila si muovono sempre all’interno del Sud, mentre 179 mila vanno verso il Centro-Nord e l’estero.

Svimez: crisi demografica e popolazione in calo nel rapporto 2019

4 Novembre 2019 - Roma - La popolazione dell’Italia ha smesso di crescere dal 2015, da quando continua a calare a ritmi crescenti, soprattutto nel Mezzogiorno. L’esaurimento del lungo periodo di transizione si è tradotto, infatti, in “una vera e propria trappola demografica nella quale una natalità in declino soccombe a una crescente mortalità”. E’ quanto evidenza oggi lo Svimez che ha presentato, presso la Camera dei Deputati, il rapporto 2019. La crisi demografica e le emigrazioni accentuano i divari tra Sud e Centro-Nord evidenzia lo Svimez sottolineando che dall’inizio del secolo a oggi la popolazione meridionale è cresciuta di soli 81 mila abitanti, a fronte di circa 3.300.000 al Centro-Nord. Nello stesso periodo la popolazione autoctona del Sud è diminuita di 642.000 unità, mentre al Nord è cresciuta di 85.000. Nel corso dei prossimi 50 anni il Sud perderà 5 milioni di residenti: -1,2 milioni sono giovani e -5,3 milioni persone in età da lavoro. Secondo lo Svimez le immigrazioni contribuiscono ad accentuare gli squilibri tra le due aree del Paese. Nel 2018 gli stranieri con 4,4 milioni, sono quasi l’11% della popolazione del Centro-Nord e solo il 4,4% di quella meridionale. Nel 2018 si è raggiunto un nuovo minimo storico delle nascite, poco più di 439 mila nati vivi, oltre 18 mila in meno rispetto al 2017. Nel Sud sono nati l’anno scorso quasi 157 mila bambini, circa 6 mila in meno del 2017. La novità è che il “contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli”. Il peso demografico del Sud continua a diminuire e ora è pari al 34,1%. In tutti gli scenari previsti, il Pil italiano, ipotizzando una invarianza del tasso di produttività, diminuirebbe nei prossimi 47 anni a livello nazionale da un minimo del 13% ad un massimo del 44,8%, cali di intensità differenti interesserebbero il Nord e il Sud del Paese: si ridurrebbero così le risorse per finanziare una spesa pubblica in aumento per il maggior numero di pensioni e per l’assistenza sociale e sanitaria.  

Quei santi avvolti in una coperta isotermica

4 Novembre 2019 - Città del Vaticano - Brigida, Gaudioso, Patrizia e Restituta non sono solo santi. Sono i Santi Migranti che Massimo Pastore, fotografo napoletano, porta in giro per l’Italia e per il mondo come simbolo di accoglienza e umanità. Avvolti in una coperta isotermica, non invadono né giudicano. Rimangono, iconici nel poster che li raffigura, in attesa di una riflessione. Perché, sì, il loro scopo è proprio quello di arginare l’indifferenza. Già presenti a Bruxelles, Riace, Lampedusa, Cosenza, Roma, Napoli, Matera e Venezia, questi Santi Migranti sono diventati gli assoluti protagonisti dell’installazione artistica a cui Pastore ha dato vita per scatenare una reazione, un confronto sulle attuali politiche anti-migranti tra gli abitanti di borghi, paesi e grandi città. «Attraverso le mie rappresentazioni fotografiche — racconta l’artista partenopeo — tento di sottolineare che quello migratorio è un fenomeno antico. Basta aggiungere una “esse” per rendere positivo un discorso considerato il più delle volte negativo». Gli “anti” di oggi, dunque, sono i “santi” di ieri: Brigida, ad esempio, donna di pace e compatrona d’Europa, dalla Svezia migrò a Roma a seguito della morte del marito; Patrizia, invece, partì da Costantinopoli per sfuggire a un matrimonio combinato dal padre, arrivando, così, a Napoli, per diventarne una delle sante più amate. E poi c’è san Gaudioso, patrono del Rione Sanità, che, come santa Restituta, scappò alle persecuzioni dei turchi contro i cristiani e, dopo la traversata in mare, approdò in Italia. «Si tratta di storie che s’intrecciano a quelle di donne e uomini della contemporaneità. Lo dimostra — aggiunge Massimo Pastore — la stessa Restituta, la santa patrona di Ischia che s’imbarcò su un mezzo di fortuna e, sull’isola, secondo certe leggende, non arrivò viva. Ecco: quello che le accadde è analogo alla sfortunata vicenda di Ester Ada». Il 16 aprile del 2009, infatti, un’imbarcazione in difficoltà viene soccorsa dal mercantile turco Pinar che, a 25 miglia a sud di Lampedusa, è bloccata nelle acque da un braccio di ferro tra governo maltese e governo italiano. Solo quattro giorni più tardi i migranti vengono accolti sulla terraferma, in Sicilia. Tra i corpi trasferiti c’è pure quello senza vita di Ester Ada. Nigeriana, diciottenne, restituita dal mare. «Il progetto — tiene ancora a sottolineare Pastore — non vuole diventare uno strumento politico. Vorrei soltanto che la fotografia interagisca con la polis, con la comunità». Sarà proprio la comunità, del resto, a decretarne il tempo di permanenza. «La stampa, fissata con colla ad acqua su muri o pareti, è facilmente rimuovibile. Motivo per cui — prosegue Pastore — la città non è obbligata ad ospitare il Santo Migrante. A Napoli, per esempio, l’installazione di piazza Bellini è trattata benissimo, i commercianti, addirittura, se ne prendono cura, spostando i motorini che ne impediscono la visualizzazione da parte dei passanti; poi san Gaudioso, sempre a Napoli, grazie a padre Antonio Loffredo, è stato collocato all’interno della Basilica di Santa Maria della Sanità, mentre precedentemente era stato danneggiato in volto a Caponapoli, in corrispondenza dei resti del monastero da lui fondato. A Venezia, a causa dell’umidità, santa Brigida è rimasta un solo mese e la stessa, a Cosenza, ha suscitato un vero e proprio dibattito viste le scritte anonime ritrovate sul manifesto». Santi Migranti, dietro a cui c’è un gran lavoro di ricerca («Dapprima studio dettagliatamente l’iconografia del santo, poi cerco il modello, realizzo la foto e scelgo il luogo d’aggregazione e il punto di passaggio su cui apporla», dice l’autore), si innesta, inoltre, su un’azione collettiva e di paternità ignota — dal titolo #quiriposa — che si basa sulla collocazione, su selciati e muri pure di diverse località, di manifesti A3 che riproducono le lapidi dei migranti, spesso non identificati, presenti al cimitero di Lampedusa e, ancora, le vicende legate ai terribili naufragi degli ultimi anni, come quello del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 368 persone. «Frequento Lampedusa da anni — rivela il fotografo — e con l’isola vivo un rapporto di profondo affetto, mi dà tanto dal punto di vista umano. Posso dire che la stessa isola mi ha aiutato a comprendere da vicino cosa significhi accoglienza e cosa siano le migrazioni. Da qui nascono i miei Santi Migranti, da qui nasce la volontà di rendere concreta la possibilità che l’opinione pubblica si faccia un’idea di che cosa veramente accada». All’album dei Santi si aggiungono, oltre a un san Francesco di Paola in lavorazione, il patrono dei porti santo Erasmo e, ancora, san Marco, “appiccicato” nella sua Venezia. Tutti, nessuno escluso, narrano una storia quanto mai contemporanea, inclusiva e antidiscriminatoria. (Enrica Riera – Osservatore Romano)

Firenze: dal 7 al 9 novembre la Conferenza Aici

31 Ottobre 2019 - Firenze – “Italia è Cultura”. E’ questo il tema della Conferenza nazionale dell’Associazione delle istituzioni di cultura italiane che si svolgerà a Firenze dal 7 al 9 novembre giunta della VI edizione. Al centro gli “Istituti e politica culturale”, come si legge nel sottotitolo dell’evento organizzato in collaborazione con la Direzione generale biblioteche e istituti culturali del ministero per i Beni culturali. La tre giorni si articolerà in due sessioni pubbliche e cinque workshop. La prima delle due sessioni è dedicata all’approfondimento e alla ulteriore definizione della “carta di Ravello”, approvata nella V Conferenza nazionale AICI e finalizzata ad un “Patto per la Cultura”. La prima sessione chiama quindi in causa protagonisti istituzionali ed esponenti della società civile. La seconda sessione è dedicata invece alla “Politica culturale nel Mediterraneo”. Il Mediterraneo è attualmente il teatro di problemi, tensioni, contraddizioni, anche tragiche. Il ruolo dell’Aici è quello di sviluppare le implicazioni positive che lo scambio culturale può avere nella risoluzione di queste contraddizioni. Questa sessione chiama quindi in causa esponenti istituzionali e della cultura di vari paesi interessati a questo teatro, in una cornice, quella di Firenze, che già negli anni Cinquanta fu la sede dei colloqui sulla pace e la civiltà convocati dal Sindaco Giorgio La Pira, si legge in una nota.  

50 anni di internet: i nodi che ci tengono uniti

31 Ottobre 2019 - Roma - “Come ritrovare la vera identità comunitaria nella consapevolezza della responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri anche nella rete online?”. Nel messaggio per la 53ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Papa Francesco offre una risposta a partire dalla metafora del corpo e delle membra, che “San Paolo usa per parlare della relazione di reciprocità tra le persone”. È una riflessione che ritorna nella sua attualità all’indomani del 50° anniversario della nascita di Internet (29 ottobre 1969). Si parlava del primo nodo che legava e teneva insieme i “fili” di una rete tessuta tra due centri di ricerca californiani a 500 km di distanza l’uno dall’altro. Dopo 50 anni, piace pensare che i tanti nodi nati da quel primo esperimento siano i volti delle persone che tengono insieme le trame della rete. È l’immagine più bella, probabilmente, che rimanda alle sorgenti della comunità. E che, allo stesso tempo, permette di riflettere sui tanti non-senso dell’attuale società mediatica. Uno su tutti: la perdita dell’identità. Ci si rifugia nell’anonimato proprio perché si è persa quella capacità di sentirsi partecipi di un progetto comune, di un bene comune. In un’ultima analisi, di compassione verso l’altro. (Vincenzo Corrado)  

Centro Astalli: 1000 studenti per “La scrittura non va in esilio”

30 Ottobre 2019 - Roma - Mille studenti delle scuole superiori di varie città italiane hanno partecipato oggi a Roma all’evento pubblico “La scrittura non va in esilio”  promosso dal Centro Astalli. Una grande festa per le scuole, occasione per ribadire l’impegno per “la creazione di una società più inclusiva e accogliente libera da razzismo e xenofobia”. Nel corso della manifestazione sono stati premiati gli studenti vincitori della XIII edizione del concorso letterario "La scrittura non va in esilio" per le scuole medie superiori e della V edizione del concorso letterario “Scriviamo a colori” per le scuole medie inferiori, realizzati dal Centro Astalli nell'ambito dei progetti didattici "Finestre" e "Incontri", sul diritto d'asilo e il dialogo interreligioso, attraverso i quali testimoni di altre religioni e rifugiati incontrano ogni anno oltre 27.000 studenti in 15 città italiane.

Roma: domani incontro su “Confini, Migranti, Diritti”

29 Ottobre 2019 - Roma – Si svolgerà domani, 30 Ottobre, alle ore 18,30, presso la Libreria Incipit (in zona Tiburtina)  a Roma l’incontro sul tema “Confini, Migranti, Diritti” Si parlerà, insieme ad un gruppo di lettura promosso dalla Libreria, di cosa accade ai confini d'Europa oggi, di molestie e sfruttamento nel lavoro nei campi. Interverrà Nicoletta del Pesco, direttrice del giornale “Piuculture.it” e Massimo Squillacciotti, antropologo dell’Università di Siena.

Stampa multietnica: oggi incontro a Roma

29 Ottobre 2019 - Roma -  Sviluppare, in modo pragmatico e concreto, un progetto che renda l’informazione in Italia meno chiusa e monoculturale: è l’impegno al centro di un incontro con i giornalisti e la stampa multietnica che si terrà oggi pomeriggio a Roma. “E’ un’occasione da non perdere” sottolinea Cleophas Adrien Dioma, coordinatore del Summit nazionale delle diaspore, promotore dell’appuntamento in una intervista a Dire: “non si può far cambiare narrativa se non si fa sentire la propria voce: sarebbe come voler giocare a calcio senza un pallone”.

Scalabriniane: aperto il capitolo Generale

28 Ottobre 2019 - Roma - Si è aperto nel Centro internazionale di spiritualità del Sacro Cuore a Rocca di Papa (Roma), il XIV Capitolo generale delle suore missionarie di San Carlo Borromeo (Scalabriniane), che eleggerà il nuovo governo della Congregazione a livello internazionale. Durante la liturgia eucaristica della messa di apertura, Mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio ha citato Papa Francesco e l’enciclica Evangelii Gaudium con il suo senso della “Chiesa in uscita”, e con un’attività missionaria capace di “andare in tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”.  Poi ha affrontato il tema dei migranti e rifugiati, che devono essere “al centro della Chiesa”. Parlando dell’impegno del fondatore della Congregazione, monsignor Giovanni Battista Scalabrini e dei cofondatori, Giuseppe e Assunta Marchetti, ha sottolineato l’esigenza del “diritto a migrare” che è “un diritto inalienabile” del genere umano. La superiora generale, suor Neusa de Fatima Mariano, ha accolto le componenti del Capitolo che "nelle prossime settimane rifletteranno, discerneranno e lavoreranno insieme su ciò che abbiamo scoperto della nostra vita religiosa, nel processo di rinnovamento interiore della Congregazione”. In questo periodo le suore hanno rinnovato il loro assetto, riorganizzandosi anche con un Servizio itinerante a sostegno dei migranti: una sorta di “pronto soccorso” che si sposta in relazione alle emergenze migratorie che stanno avvenendo nel mondo. Si tratta di un progetto innovativo che le vede impegnate in diverse regioni del pianeta: a Ventimiglia (in Liguria), nello Stato di Roraima (in Brasile) a sostegno dei migranti venezuelani, nella frontiera tra Messico e Stati Uniti. La superiora generale, evidenziando le responsabilità e lo spirito del Capitolo, ha parlato dell’attività missionaria, della sua “ricchezza, varietà, dei suoi luoghi di vulnerabilità, sfida ed energia” e della necessità di abbracciare “il futuro con speranza, un futuro che richiede creatività, coraggio e impegno affinché l'amore immenso, tenero, forte e misericordioso di Dio possa plasmarlo”. Prima dell’impegno di Rocca di Papa le partecipanti al Capitolo hanno partecipato, giovedì, a una messa nella Basilica di San Pietro officiata da don Giovanni De Robertis, direttore della Fondazione Migrantes, che ha parlato, citando il Vangelo e Papa Francesco, del ruolo delle parole, del dialogo, dello spirito che anima il confronto tra persone.

Simi: parte il nuovo anno del Corso di pastorale della Mobilità Umana

28 Ottobre 2019 - Roma-  Il SIMI avvierà la X edizione del Diploma on-line in Pastorale della Mobilità Umana organizzato con il patrocinio della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e con la collaborazione di altre istituzioni e organismi ecclesiali. Il Diploma in Pastorale della Mobilità Umana si struttura in due livelli o cicli, uno fondamentale e uno avanzato. Tutti i corsi sono proposti in sei lingue: italiano, spagnolo, inglese, portoghese, tedesco e francese. Ogni ciclo è composto di cinque corsi annuali (da novembre a giugno), con lezioni virtuali ogni 15 giorni. Per tutti i corsi proposti si adotta la modalità del “reading course”, secondo la quale non sono previste lezioni frontali con gli studenti. A questi ultimi il professore assegnerà uno o più testi da leggere per ogni lezione virtuale (si preparerà un calendario di lezioni virtuali). La verifica della lettura da parte degli studenti sarà effettuata attraverso l’elaborazione di un breve riassunto, oppure attraverso la risposta scritta a domande preparate dal professore. Le lingue ufficiali sono l’italiano, l’inglese e lo spagnolo. Le iscrizioni chiudono il 3 novembre. Per maggiori informazioni si può visitare la pagina web diplomasimi.org oppure scrivere a segreteria@simiroma.org.

Vietnam: “tragedia per la comunità” la morte di migranti in un container

28 Ottobre 2019 - Hanoi - «Mi dispiace mamma. Il mio viaggio all’estero non è andato bene. Ti amo così tanto! Sto morendo perché non posso respirare». Il testo di quello che sarebbe stato l’ultimo sms inviato da una giovane vietnamita alla madre testimonierebbe la coscienza di essere prossima a una morte orribile, condivisa con altri 38 individui, con ogni probabilità almeno in parte connazionali e non soltanto cinesi come apparso nei primi resoconti della tragedia in cui un gruppo di migranti che avevano cercato di entrare nel Regno Unito in un container erano stato ritrovati cadaveri a Grays a una trentina di chilometri da Londra. Sul camion della morte proveniente dal Belgio dove mercoledì sono stati individuati i corpi di 31 uomini e otto donne, deceduti quando erano ormai prossimi alla meta di un lunghissimo viaggio organizzato dai trafficanti di esseri umani, vi erano sicuramente individui di provenienza estremo-orientale, ma gli inquirenti stanno cercando di capirne la provenienza. I passaporti cinesi ritrovati potrebbe infatti essere dei falsi e la stessa ambasciata della Repubblica popolare cinese a Londra avrebbe messo in dubbio la loro provenienza, mentre crescono le testimonianza sulla nazionalità vietnamita di almeno una parte delle vittime. A confermare ulteriormente questa provenienza sono le dichiarazioni di un sacerdote vietnamita, padre Anthony Dang Huu Nam, che nella remota località di Yen Thanh, nel Vietnam centro-settentrionale, è in contatto con familiari delle vittime. “L’intero distretto è in lutto. Io sto ancora raccogliendo i contatti con tutte le famiglie delle vittime”. Il sacerdote, che va raccogliendo testimonianze di come i contatti tra le famiglie e i congiunti in viaggio si siano interrotti improvvisamente e mai ripresi, parla di “una catastrofe per la nostra comunità”. Una tragedia confermata dall’emergere delle ultime comunicazioni tra i migranti e le famiglie in patria. Pochi giorni fa la famiglia del ventenne Nguyen Dinh Luong che aveva comunicato di voler passare illegalmente dalla Francia dove viveva da tempo alla Gran Bretagna pagando 13mila euro avrebbe ricevuto una telefonata in cui una voce maschile diceva in lingua vietnamita: “Per favore, abbiate comprensione, è successo qualcosa di inaspettato”. Altre due famiglie, come riferiscono media britannici, hanno fatto sapere di aver ricevuto martedì messaggi di un figlio 26enne e di una figlia 19enne che scrivevano di essere sul punto di salire a bordo di “un container” in Belgio e di dover “spegnere il telefonino” per evitare di essere individuati. Terribile l’esperienza dei genitori di Pham Thi Trà My, una 26enne i cui messaggi risalgono a poco dopo le 22 di martedì, ora britannica, quando il container, stando alle indagini, era in navigazione su un traghetto tra il porto belga di Zeerbrugge e quello britannico di Purfleet. Nove messaggi d’addio destinati alla madre che esprimono la consapevolezza di una fine imminente, tra cui: “Mi dispiace mamma. Il mio viaggio all’estero non è andato bene. Ti amo così tanto! Sto morendo perché non posso respirare”. In Vietnam, Pham s'era messa in mano a trafficanti locali e aveva raggiunto la provincia cinese di Ha Tinh, centrale oggi nel traffico asiatico di esseri umani. Da qui era finita in Francia e in Belgio prima di essere rinchiusa nel container frigorifero per il traghettamento verso il Regno Unito e una fine orribile. Una vicenda che conferma drammaticamente come decine di migliaia i vietnamiti stiano partendo per cercare altrove una vita diversa. Molti dalla provincia di Nghe An, ma tanti anche da quella confinante di Ha Tinh da cui sarebbero state ben 42mila le partenze nei soli primi otto mesi dell’anno. Una situazione dovuta anche alle avverse condizioni atmosferiche e l’inquinamento delle acque che mettono in ginocchio le aree più povere del Paese, evidenziata anche da un recente rapporto della statunitense Pacific Links Foundation, impegnata a combattere il traffico di esseri umani. Sul fronte delle indagini, sono quattro finora gli arresti: l'autista nordirlandese del mezzo che trasportava il container, il 25enne Mo Robinson; due presunti basisti, un uomo e una donna di 38 anni, residenti entrambi a Warrington, in Inghilterra; un 48enne, pure residente in Irlanda del Nord, fermato nelle mentre cercava di imbarcarsi su un aereo (Stefano Vecchia – Avvenire)

Il Movimento “La valigia di cartone” al fianco dei giovani

28 Ottobre 2019 - Palermo - Oltre un migliaio di persone hanno preso parte alla manifestazione organizza dal Movimento "La valigia di cartone", fondato da don Antonio Garau, della Parrocchia di San Paolo Apostolo e dell’associazione “Giovani 2017 - 3/P” per scongiurare l’esodo di tanti giovani dalla Sicilia e tra questi anche i genitori a sostenere la protesta dei figli. Promuovere l'occupazione giovanile evitando la fuga massiccia del capitale umano all'estero, ripopolare i territori, evitare la rassegnazione di chi parte e la disperazione delle loro famiglie, sono gli obiettivi degli organizzatori della manifestazione pubblica, svoltasi venerdì scorso per sensibilizzare le forze politiche e sociali perché possano ritrovare il collante che metta al centro dell'agenda politica, l'occupazione giovanile nel territorio. “Continuando questo andazzo, la nostra Sicilia prima o poi rimarrà una terra deserta – afferma don Antonio Garau – e non lo dobbiamo permettere. I giovani non hanno più chi si occupa del loro futuro che deve passare in primo luogo dalla loro terra. La lotta alla mafia si fa promuovendo il lavoro per i nostri giovani, chiediamo pertanto che tutte le forze politiche si uniscano per sviluppare dei progetti credibili. La Chiesa ha il compito importante di illuminare le coscienze nel suo ruolo di guida ma anche quello di essere oggi una autentica forza sociale, voce di chi deve ritrovare la speranza”. Alla manifestazione erano pure presenti l'Arcivescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice e di Monreale Mons. Michele Pennisi, oltre a tanti giovani e genitori che hanno chiesto alle istituzioni garanzie sul futuro. Il corteo che è partito da piazza Verdi ha raggiunto la Presidenza della Regione e l’Università. ”Questa manifestazione è un segno forte di sensibilizzazione al tema che vogliamo portare alla coscienza di tutti”, ha detto Mons. Lorefice: “l’obiettivo è di favorire, con un impegno corale, i cammini costruttivi di chi vuole pensare e progettare per mettere a frutto le grandi potenzialità che ci sono in Sicilia. La nostra terra è molto ricca di risorse naturali ma anche culturali e artistiche che vanno valorizzate in una prospettiva lavorativa. Bisogna chiamare allora tutti ad un atto di responsabilità perché le diverse intelligenze possano ritrovarsi, ognuno con le sue competenze, per creare progettualità”. Per questo il Movimento delle valigie chiede l’interlocuzione dei rappresentanti del mondo dell’imprenditoria e della politica per invertire il trend, chiedendo condizioni migliori affinché si possa dare l’opportunità di restare. “La Chiesa vuole condividere le angosce, le paure, la mancanza di futuro che è molto presente in Sicilia soprattutto nei nostri giovani – aggiunge Mons. Michele Pennisi – da troppo tempo assistiamo ad una processo di abbandono dei giovani dall'Isola soprattutto delle zone interne. Senza giovani la Sicilia non ha futuro”. Lo scorso anno, secondo i dati dell’Anagrafe del Comune di Palermo, sono stati quasi 12.000 i giovani che si sono trasferiti fuori regione, l’11,5 per cento all’estero, il 35,1 per cento in un’altra regione italiana. Il tasso di disoccupazione fra i giovani nel 2018 ha superato il 45 per cento (tra i 18 e i 29 anni) e il 33,3 (fra i 25 e i 34 anni) e molto sono i laureati.    

Palermo: al via “U-topia

24 Ottobre 2019 - Palermo - Da oggi al via “U-topia”, il percorso di partecipazione e inclusione sociale rivolto a giovani italiani, migranti e rifugiati, lanciato a Palermo dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con Unicef e Intersos. Il programma, riferisce il Sir, è finanziato dal Fondo Migranti e Rifugiati della Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa e coinvolgerà oltre 200 giovani dai 16 a 24 anni nella V e nell’VIII Circoscrizione di Palermo. Il progetto nasce per rispondere al bisogno di inclusione e di contrasto alla discriminazione segnalato dai giovani migranti e rifugiati attraverso “U-Report on the Move”, la piattaforma digitale di sondaggi on line sperimentata da Unicef per comprendere i bisogni di ragazze e ragazzi arrivati in Italia come minori stranieri non accompagnati. Da novembre a maggio oltre 100 bambini e adolescenti saranno ascoltati da un gruppo di 20 giovani formati su tecniche di partecipazione, di cittadinanza attiva e sugli strumenti di facilitazione di gruppi di ascolto. Il progetto mira così a evidenziare i bisogni dei giovani in quanto membri di una comunità. In risposta alle esigenze evidenziate saranno avviati laboratori di sviluppo delle competenze e attività socio-ricreative che coinvolgeranno oltre 200 ragazze e ragazzi, animando il territorio con momenti di riflessione e di lavoro congiunto su tematiche comuni favorendo momenti di dialogo. La sperimentazione si chiuderà a maggio 2020 con un evento finale in cui sarà presentato il lavoro svolto e saranno avviati consigli giovanili permanenti di ascolto.

Amref: nei tg di nove reti il racconto del Continente africano fermo al 2,4% di notizie

23 Ottobre 2019 - Roma - Quale e quanta Africa vediamo attraverso i media italiani? La risposta la dà il rapporto “L’Africa MEDIAta” di Amref Health Africa-Italia. La ricerca – relativa a tv, stampa, social e fiction, nel primo semestre 2019 – è stata condotta dall’Osservatorio di Pavia. E si è concentrata su 30 episodi di serie televisive, 65 programmi di informazione di 7 reti generaliste, 80mila notizie monitorate sui telegiornali di 9 reti televisive, 800 notizie di prima pagina analizzate su 6 quotidiani nazionali, 21,6 mila post Facebook e 54mila tweet di 8 testate giornalistiche. Nei primi sei mesi del 2019 l’Africa nei media italiani risulta quantitativamente poco presente. Nei telegiornali delle nove reti prese in esame, in prima serata, la copertura dell’Africa raggiunge il 2,4%. Ampliando lo sguardo all’Africa e agli africani in Italia (l’Africa “qui”), il dato cresce sensibilmente: al 2,4% di notizie sull’Africa “là” si aggiunge un 10% di notizie sull’Africa in Italia. Escludendo il tema immigrazione, l’Africa rimane poco visibile nei media. Nelle prime pagine dei quotidiani l’Africa appare con 22 titoli al mese. Più di 8 articoli su 10 riguardano eventi e protagonisti di flussi migratori e fatti di cronaca (l’Africa in Italia). Tra i 2290 riferimenti all’Africa, nei programmi di informazione, il 76% è riconducibile all’Africa in Italia, il 24% all’Africa “là”. Prevalgono le news su Nord Africa e il “primato libico”. Quasi la metà (44%) delle 538 notizie sul continente africano, nei 65 programmi di informazione e infotainment analizzati, si riferisce alla Libia. Il conflitto nel Paese nordafricano, unito al tragico incidente aereo in Etiopia, porta tra marzo e aprile a un picco di visibilità dell’Africa nei tg. “Gli ingredienti più usati dai generi televisivi nella narrazione dell’Africa sono essenzialmente l’afropessimismo nelle rubriche informative, il folklore esotico nei documentari naturalistici e l’eurocentrismo e il distacco nei talk show”. A parlare di Africa sono rappresentanti politici e istituzionali italiani. Nei programmi tv il tema al primo posto è guerra/conflitti (29%), seguono diritti umani, questioni di genere, rapimenti (19%) e ambiente, cultura, turismo al 17%. Sui social l’indagine si è concentrata nei mesi di maggio e giugno, sulle pagine pubbliche di Facebook e Twitter delle principali testate giornalistiche. Sui 21.610 post/articoli osservati su Facebook, l’1,4% si concentra sull’Africa, mentre il 4,1% su immigrazione. Le percentuali di twitter sono: 0,9% e 2,9% (su oltre 54 mila tweet analizzati). “Sui social, l’Africa desta scarso interesse, che si capovolge quando l’utente percepisce delle conseguenze ‘a casa nostra’”. (Sir)  

Social network: progettare e non improvvisare

23 Ottobre 2019 - Roma - Le notizie di cronaca di questi giorni ripropongono, ancora una volta, le modalità d’uso dei social network. La questione, certo, apre a una serie d’interrogativi: e l’auto-espressività? Perché comprimere la libertà in schemi prefissati? Il punto nodale, però, sta nella necessità di un’opera da recuperare - l’educazione - per una progettualità che non va più lasciata all'improvvisazione. Ben venga, quindi, l’impegno delle nostre Chiese locali - come riportato dall'ultimo “Portaparola” di Avvenire (22 ottobre) - per una comprensione attenta e profonda di linguaggi che magari non sono i nostri e, forse, non lo saranno mai. La formazione a qualcosa che non si conosce non coincide con la ricerca e l’utilizzo di nuovi codici interpretativi o di espressioni linguistiche più in voga. Non è l’applicazione di hashtag particolari per entrare nei trend topic delle vite altrui. Non è neppure una semplice operazione culturale. Si tratta, invece, di una scelta di campo che presuppone il raccordo tra il comunicare, il pensare e il vivere ciò che si comunica. (Vincenzo Corrado)

Card. Ayuso: il tema della “Fratellanza umana per l’armonia e la pace” è “molto rilevante ai nostri giorni”

22 Ottobre 2019 - Roma - Il tema della “Fratellanza umana per l’armonia e la pace” è “molto rilevante ai nostri giorni. Ma riflettendo un po’ più a fondo ci rendiamo conto che questo tema non ha solo rilevanza per i nostri giorni e per la nostra epoca ma ha sempre avuto e continuerà ad avere rilevanza in ogni tempo, in ogni luogo, per tutte le persone e per tutti i popoli”. A dirlo, questa mattina, il card. Miguel Angel Ayuso, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso intervenendo, presso il Centro Congressi Aurelia, alla conferenza interreligiosa promossa dalla Sikki Sewa Society, in occasione del 550° anniversario della nascita di Sri Guru Nanak Dev. L’incontro, che ha per tema “La fratellanza umana per l’armonia e la pace” è organizzato in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. I lavori saranno introdotti da Don Giuliano Savina, Direttore dell’Ufficio; seguirà un saluto di S. E. Mons. Ambrogio Spreafico, Presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso. Sri Guru Nanak Dev, ha detto il porporato, è stato “un promotore della fratellanza universale e dell’amicizia interreligiosa. Le sue profonde affermazioni e il Suo stile di vita personale sottolineano il valore accordato alla fraternità umana. Il suo forte monito – ha aggiunto il card. Ayuso – a praticare la fratellanza come esigenza necessaria delle fede in Dio e come esigenza necessaria di appartenenza a una comunità fraterna ha molto da insegnare a noi, uomini e donne di oggi”.

Insieme per la fraternità e per la pace: domenica festa del Deepavali

22 Ottobre 2019 - Città del Vaticano - Sarà celebrata il 27 ottobre la festa del Deepavali, appuntamento particolarmente importante per gli induisti che richiama la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. Per l’occasione il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso ha inviato un messaggio firmato dal Cardinale Presidente Miguel Ángel Ayuso Guixot e dal segretario monsignor Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage. Nel testo si richiama in particolare l’esigenza che i credenti siano, così come suggerisce il titolo, «costruttori di fraternità e di coesistenza pacifica». E questo nella consapevolezza che esiste «un mare nascosto di bene che sta crescendo» e che porta a sperare nella possibilità di costruire un mondo di solidarietà e pace.