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Don Basile (Mci Lucerna): ha senso oggi essere missionario con gli italiani?

16 Ottobre 2020 -

Lucerna - Spesse volte mi vengono fatte queste domande: “Ha senso ancora oggi nel 2020 parlare di missione ? Ha senso ancora oggi parlare di missionari ?

Beh, effettivamente, può sembrare superfluo forse oggi usare questi due termini missione e missionario, soprattutto per noi che viviamo in Svizzera. Potevano essere usati una volta per indicare l’opera evangelizzatrice di coloro che partivano per i continenti per annunciare il Vangelo di Gesù a quei popoli che mai avevano sentito parlare di Lui; ma oggi nel mondo della globalizzazione, molti dicono che non ha più senso parlare di missione e di missionari.

Eppure, personalmente, penso che soprattutto oggi sia necessario appropriarsi del significato “genuino” di questi due termini che non vanno mai persi (per brevità di spazio non posso dilungarmi sulla mia riflessione) ma penso che sia “urgente” soprattutto oggi parlare di Missione e di missionari e non solo come presbiteri o consacrati, bensì come battezzati.

Mi trovo in Svizzera come presbitero da circa 25 anni a servizio delle Comunità di lingua italiana e il mio essere qui in questo contesto elvetico è come dice il nostro Papa Francesco “ il riflesso della gratitudine di quanto si è ricevuto”: mai finirò di dire grazie al Signore per il dono del Battesimo e ancor più per il dono del Sacerdozio ministeriale.

E’ vero che la nostra azione missionaria in Svizzera è cambiata, ma la nostra opera e proposta evangelica rimane sempre valida e attuale per i nostri tempi “Hic et nunc”. I motivi sono tanti non per ultimo il fatto che in Svizzera continuano ad arrivare molti italiani e il contesto elvetico,purtroppo, continua a vedere sempre di più la fede in Gesù come un qualcosa di non importante o essenziale per la vita personale.

Spesse volte quando mi trovo a parlare con le autorità svizzere e italiane ribadisco l’importanza della Missione oggi in Svizzera, intesa come ”segno e presenza concreta” a servizio degli italiani. Una proposta evangelica, quella che continuo a fare insieme ai miei collaboratori laici, che abbia il taglio della concretezza, dunque una proposta evangelica che sia soprattutto valida perché espressione autentica di quella Parola che sa essere a volte silenziosa, ma efficace dell’Amore di Gesù. Penso soprattutto oggi in Svizzera come in Europa (paesi ormai secolarizzati) ci sia bisogno di un nuovo Annuncio: nuovo nei metodi e nelle proposte, nuovo negli atteggiamenti, nuovo nello slancio, nuovo nell’essere autentici e veri discepoli di Gesù a partire dal Battesimo che abbiamo ricevuto.

Concludo con un racconto, che ci riferiscono le Fonti francescane, il quale riassume quello che in semplicità mi sforzo di fare in Svizzera, nel mio piccolo contesto del Canton Lucerna, insieme ai miei collaboratori e che spero possa essere da sprono.

“Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro. Era un frate semplice e buono e san Francesco gli voleva molto bene. Incontrandolo gli disse: “Frate Ginepro, vieni, andiamo a predicare”. “Padre mio” rispose, “sai che ho poca istruzione. Come potrei parlare alla gente?”.

Ma poiché san Francesco insisteva, frate Ginepro acconsentì. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d’acqua. Dopo aver attraversato più volte tutta la città, san Francesco disse: “Frate Ginepro, è ora di tornare al convento”. “E la nostra predica?”. “L’abbiamo fatta… L’abbiamo fatta” rispose sorridendo il santo. Se hai in tasca il profumo del muschio non hai bisogno di raccontarlo a tutti. Il profumo parlerà in tua vece. La predica migliore sei tu”.

Don Mimmo Basile

Missione Cattolica Italiana di Lucerna

Mci Lucerna in aiuto delle strutture sanitarie di Bergamo

17 Aprile 2020 - Lucerna – Hanno raccolto oltre 11mila franchi svizzeri per dare il loro contributo alle strutture sanitarie e alle famiglie in alcune fasi più delicate della cura dei malati. L’iniziativa è della Missione Cattolica Italiana di Lucerna, in Svizzera, guidata da don Mimmo Basile ed è andata a favore del progetto “Abitare la cura” promosso dalla diocesi di Bergamo, dal quotidiano “L’Eco di Bergamo” e dalla locale Confindustria. “Come italiani residenti all’estero anche se lontani dagli affetti familiari, sentiamo forte il legame con la nostra Terra e con la nostra Comunità di origine; e ci tengo a precisare che non abbiamo reagito sul fatto dell’emozione, ma ci siamo detti che come cristiani non potevamo rimanere indifferenti dinanzi alla tragedia che si consumava a casa nostra e che dovevamo assolutamente fare qualcosa per le nostre Comunità in Italia”, spiega a www.migrantesonline.it don Basile: “così come avevamo già fatto anche in altre circostanze e per altre situazioni di emergenza (terremoti, calamità naturali, progetti in Africa, in India, in America latina) ci siamo messi all’opera. Se siamo parte di una grande famiglia, che è la chiesa, che è il mondo intero, è un dovere collaborare e contribuire, anche se con poco o attraverso una piccola goccia”. L’idea è venuta proprio dalla Missione Cattolica Italiana che hanno espresso al sacerdote la volontà di “fare qualche cosa“ a favore delle Comunità del nord Italia colpite duramente dal Coronavirus, e così “abbiamo pensato da subito di raccogliere delle offerte per far fronte ai bisogni essenziali”. E dal momento che don Basile ha lanciato il progetto attraverso diverse chat di WatsApp, i fedeli della Missione Cattolica Italiana si sono immediatamente attivati ed hanno subito dato il proprio contribuito. “Così nel giro di una settimana circa siamo riusciti a inviare 11.500 franchi svizzeri al progetto”, spiega don Basile: “quando abbiamo appreso attraverso i media tutto ciò che stava succedendo in Lombardia e in particolare a Bergamo e nella sua provincia, il nostro pensiero è andato subito a Papa Giovanni XXIII” al quale è dedicato il Centro Pastorale della Missione Cattolica Italiana inaugurato nel 2011 e anche a tanti bergamaschi, sacerdoti e non, emigrati in Svizzera da lungo tempo, “pionieri dell’emigrazione italiana”. Durante questo tempo di emergenza a causa della pandemia, ci stiamo attivando anche noi, impegnandoci ad essere vicino alla nostra Comunità di Lingua Italiana e come dice Papa Francesco stiamo cercando di mettere in moto la “ creatività del cuore”. In questo tempo di emergenza a causa della pandemia, “ci stiamo attivando anche noi, impegnandoci ad essere vicino alla nostra Comunità di Lingua Italiana e come dice Papa Francesco stiamo cercando di mettere in moto la ‘creatività del cuore’”, spiega ancora il sacerdote di origine calabrese. Attraverso la pagina di Facebook della Mci vengono inviate in streaming tutte le celebrazioni eucaristiche mentre i collaboratori della Mci insieme al missionario stanno raggiungendo telefonicamente a casa molti dei parrocchiani soprattutto quelli che non dispongono di cellulari e non possono uscire di casa perché anziani, malati o con patologie a rischio.

Raffaele Iaria