Bari – Non finirà a Bari l’ incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo, frontiera di pace”: il sistema della sinodalità che è stato sperimentato non sarà archiviato: il modello di dialogo messo in atto si ripeterà, con l’obiettivo di far dialogare e collaborare le Chiese locali. “Questa è stata solo la prima tappa”, ha detto oggi il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei nel breefing con i giornalisti: “siamo convinti che questo sia soltanto l’inizio di un cammino che era necessario intraprendere, per dare la nostra risposta col Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi”, ha aggiunto durante la conferenza stampa comnclusiva dell’incontro facendo un bilancio di questi quattro giorni durante i quali “si è fatta luce sulla nostra conoscenza, i nostri rapporti, i nostri problemi. Prima ci chiamavamo fratelli come titolo, dopo queste giornate ci diciamo fratelli perché lo siamo realmente”. Il card. Bassettiha quindi proposto di costituire un Forum in ogni Conferenza episcopale nazionale, “per affrontare i temi emergenti, il più importante dei quali è quello della pace, che va continuamente conquistata, che ci sfugge sempre di mano”. E parlando del documento che sarà consegnato domani a Papa Francesco il cardinale lo ha definito “Un punto d’appoggio sostanzioso”: “Abbiamo scritto una pagina che io ho definito bella”. “Vogliamo ha quindi aggiunto - essere pastori con l’odore delle pecore, come ci chiede il Santo Padre”. (R.I.)
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Costruire ponti e non muri
Roma - Da Bari per guardare all’intera area del Mediterraneo e dell’Africa e lanciare un messaggio per costruire ponti e non muri. Da mercoledì cinquantotto vescovi delle Chiese dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum sono qui a Bari per un evento che il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassetti,ha definito “una sorta di Sinodo sul Mediterraneo”. E domani, domenica 23 febbraio, l’attesa visita di Papa Francesco – al quale sarà consegnato un testo frutto del dialogo e del confronto delle giornate di Bari - che concluderà l’incontro sul tema “Mediterraneo, frontiera di pace”. Quel Mediterraneo che Giorgio La Pire, il sindaco santo come veniva chiamato a Firenze, paragonava al grande lago di Tiberiade. E proprio La Pira – come ha detto il card. Bassetti – ha ispirato questo incontro che invita ancora una volta ad interrogarsi sul ruolo del Mare nostrum nella società odierna e “recuperare le radici culturali che hanno lo hanno innervato”: ne nasce “la responsabilità di uno sguardo profetico”, che aiuti a leggere questa opportunità di confronto e condivisione come “un piccolo segno dei tempi”, per “osare la pace e fondarla sul diritto, la giustizia sociale, la riconciliazione, la salvaguardia del creato”.
E’ un sogno? Lo dirà la cronaca ma non si può vivere senza sogno e senza speranza mentre i problemi nel Mediterraneo si avvitano su se stessi. La civiltà mediterranea non è un’isola che sprofonda, diceva La Pira perché alla base ha tre pilastri come Gerusalemme, Atene e Roma. Ma per reggersi ha bisogno di costruttori di pace. “Se il Mediterraneo è il concentrato, o meglio la cartina di tornasole dei problemi del mondo, non possiamo far finta di non vedere quello che accade. E neppure possiamo scivolare nella rassegnazione”, ha detto il Card. Bassetti spiegando che la guerra, in più punti, è l’esito di “scelte miopi e interessate”.
Ecco allora essere “ponte” tra culture diverse per un mondo nuovo e, come recita il titolo del convegno, “frontiera di pace”. (Raffaele Iaria)
Mediterraneo frontiera di pace”: in attesa del papa si lavora al documento finale
Bari – Fervono i preparativi nella città di Bari per l’arrivo, domani, di Papa Francesco. Fervono anche i lavori dell’Incontro “Mediterraneo frontiera di Pace” voluto dalla Cei e che sarà concluso dal pontefice. Al Papa i 58 vescovi in rappresentanza di 20 Paesi dell’area mediterranea consegneranno un documento mentre i lavori di questi giorni hanno toccato diversi temi per il futuro di quest’area.
Ieri, durante breefing con i giornalisti l’invito, tra le altre cose, ai politici europei a promuovere corridoi umanitari per i profughi. “Abbiamo davanti ai nostri occhi il dramma dei rifugiati. Lo vediamo nelle isole della Grecia e in Libia. Sono una vergogna per l’Europa. Noi parliamo tanto dei valori europei ma li dimentichiamo completamente quando dobbiamo aiutare. L’appello che rivolgiamo è di aprire corridoi umanitari”, ha detto il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece). L’arcivescovo nei giorni scorsi aveva scritto una lettera alle Conferenze episcopali dell’Unione europea insieme ai cardinali Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, e Michael F. Czerny, sotto-segretario del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale per chiedere a parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari di tutta l’Europa di accogliere “almeno una famiglia di rifugiati” aderendo al progetto dei corridoi umanitari. “Non so come la lettera sarà accolta dalle nostre diocesi e dalle parrocchie ma ho visto che c’è un grande interesse e ho ricevuto mail da parte di molti politici che chiedono di prendere contatto. Vediamo”; ha detto il porporato: “dobbiamo rimanere realisti ma se c’è una sola vita salvata, vale la pena farlo”. Il cardinale di Lussemburgo ha anche lanciato un appello all'Unione europea affinché si doti di una “politica comune” e utilizzi “tutti i mezzi” previsti anche dal Trattato di Dublino “per aiutare la gente, per essere fedeli al Vangelo”. “Vogliamo anche fare un appello alla politica perché combatta le cause delle migrazioni e si impegni per la pace, la dignità umana, la libertà religiosa”, ha quindi aggiunto.
Mons. Charles Jude Scicluna, arcivescovo di Malta e presidente della Conferenza episcopale di Malta ha invitato a “trasformare la xenofobia in xenofilia, anche con una presenza pacificatrice sui media”, ma distinguendo tra i compiti della comunità ecclesiale e quelli della politica. Il presule ha quindi ricordato il prossimo viaggio, il 31 maggio, di papa Francesco a Malta: “Il Papa viene per chiederci di continuare nel nostro impegno di accoglienza dei migranti”, ha detto spiegando che visiterà una comunità cattolica antichissima, “caratterizzata da una tradizione secolare di accoglienza che trova le sue radici nella bellezza dell’accoglienza narrata nel capitolo 28 degli Atti degli Apostoli”. “Ma viene anche per chiedere di continuare con l’accoglienza, in nome di quella filantropia mostrata allora per 276 persone, tra cui gli apostoli Paolo e Luca”. Si registra, ha quindi detto il vicepresidente della Cei e coordinatore del Comitato organizzatore dell’evento di Bari, mons. Antonino Rastanti - “un’unanime volontà e richiesta che non finisca tutto qui, perché non vogliamo fare un evento chiuso in se stesso. Quelli di cui abbiamo parlato in questi giorni non sono problemi semplici e noi non abbiamo la pretesa di risolverli. C’è piuttosto – ha spiegato - l’esigenza di approfondire e studiare ulteriormente la complessa e diversificata situazione del nostro mare Mediterraneo, a partire dal contributo che le nostre comunità possono offrire”. (Raffaele Iaria)