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Istat: in calo i cittadini non comunitari

27 Ottobre 2020 - Roma - In Italia i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno sono diminuiti del 3% circa (da 3.717.406 al 1° gennaio 2019 a 3.615.826 al 1° gennaio 2020). Lo rende noto l’Istat diffondendo il report “Cittadini non comunitari in Italia” per gli anni 2019-2020. Stando ai dati contenuti nel report, nel 2019 sono stati rilasciati 177.254 nuovi permessi di soggiorno, il 26,8% in meno rispetto al 2018. La contrazione ha interessato in maniera generalizzata i permessi richiesti per tutte le diverse motivazioni all’ingresso. Tuttavia, anche nel 2019, il calo maggiore ha interessato i permessi rilasciati per richiesta di asilo, passati da circa 51mila e 500 nel 2018 a 27.029 nel 2019 (-47,4%). Sono in calo anche i permessi per lavoro (-22,5%), cresciuti invece tra il 2017 e il 2018; i permessi per ricongiungimento familiare (-17,8%); i permessi per studio (-7,4%), caratterizzati da un’elevata quota di ingressi di giovanissimi (oltre il 56,5% ha meno di 25 anni) e di donne (57,9% dei flussi per studio). “La diffusione dell’epidemia da Covid-19 ha portato molti Paesi a chiudere le frontiere sia in entrata sia in uscita; questi provvedimenti hanno avuto conseguenze rilevanti sui flussi migratori verso il nostro Paese”, sottolinea l’Istat. “Nei primi sei mesi del 2019 – viene spiegato – erano stati rilasciati oltre 100mila nuovi permessi di soggiorno mentre nello stesso periodo del 2020 ne sono stati registrati meno di 43mila, con una diminuzione del 57,7%. I mesi che hanno fatto registrare la contrazione maggiore sono aprile e maggio (rispettivamente -93,4% e -86,7%), tuttavia già a gennaio e febbraio il calo dei nuovi ingressi ha sfiorato il 20% in entrambi i mesi, un dato in linea con la tendenza alla diminuzione avviatasi dal 2018”. Tutte le diverse motivazioni all’ingresso hanno risentito della chiusura delle frontiere e del rallentamento dell’attività amministrativa nelle prime fasi del lockdown, anche se con intensità diverse. La motivazione di ingresso più rilevante, quella per ricongiungimento familiare, ha visto una contrazione del 63,6% mentre i permessi per richiesta asilo sono diminuiti del 55,5%. In Italia gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel corso del 2019 sono stati 127.001; di questi 113.979 (89,7%) erano precedentemente cittadini non comunitari. Si registra un lieve incremento rispetto al 2018, quando i cittadini non comunitari divenuti italiani erano stati poco più di 103mila; è cresciuta più la componente maschile (+14,2%) rispetto a quella femminile (+6,7%). Stando ai dati diffusi dall’Istituto di statistica italiano, nel 2019, tra le prime dieci collettività per numero di acquisizioni, i maggiori incrementi rispetto al 2018 si evidenziano per macedoni (+42,4%), pakistani (+37,9%) ed ecuadoriani (+31,9%), mentre gli indiani mostrano un evidente calo sia in termini assoluti (-742) sia relativi (-13,7%). “Rispetto all’anno precedente – viene spiegato –, nel 2019 tornano a crescere le acquisizioni per residenza e quelle per elezione, ovvero dei diciottenni nati e residenti in Italia che decidono di diventare italiani (+28,3% e +15,1% rispettivamente); continuano ad aumentare i nuovi italiani che acquisiscono la cittadinanza per ius sanguinis, ovvero per discendenza da un avo italiano (+27,1%). Subiscono, invece, un forte decremento le acquisizioni per matrimonio (-29,8%)”. Dal punto di vista territoriale, quasi due nuovi italiani su tre risiedono in una Regione del Nord. Più uniforme appare invece la distribuzione geografica delle acquisizioni per discendenza, per le quali si registra una lieve prevalenza delle regioni del Sud, con il 29,3% del totale delle acquisizioni per ius sanguinis. “La distribuzione all’interno delle Regioni – rileva l’Istat – evidenzia una netta prevalenza delle acquisizioni per residenza in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Liguria, dove rappresentano più della metà dei procedimenti. In Molise, Basilicata e Calabria, invece, vi è una preponderanza dei nuovi italiani per discendenza, con quote che oscillano dal 53% al 49% circa del totale delle acquisizioni verificatesi in quelle regioni”.  

Mattarella firma il nuovo decreto immigrazione

22 Ottobre 2020 - Roma – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato il decreto immigrazione, varato nei giorni scorsi dal Governo per modificare i decreti sicurezza approvati dal precedente Governo. La legge prevede il ripristino di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, che adesso si chiamerà “protezione speciale” e verrà concesso agli stranieri che presenteranno seri motivi “risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello stato”. Si introduce inoltre il divieto di rimpatrio verso stati in cui i diritti umani sono sistematicamente violati e si attenuano le regole nei confronti delle Ong: se le navi avranno operato seguendo le convenzioni internazionali e avranno comunicato tutto alle autorità (compresa l’eventuale appartenenza a un altro stato), non sarà possibile negargli l’accesso in acque italiane.  

Ecco l’Italia degli immigrati oltre forzature e dicerie

22 Ottobre 2020 - Milano - L’immigrazione è forse l’argomento che più si è prestato negli ultimi anni alla diffusione di credenze e leggende lontane dai dati effettivi: in genere drammaticamente enfatiche, ripetute con tale frequenza da finire per essere prese per vere, e risolutamente riottose di fronte alle smentite fornite dalle fonti statistiche disponibili. Queste non sono perfette, ma di certo risultano più affidabili delle dicerie un tempo propagate di bocca in bocca, ora divulgate mediante i social media, e anche cavalcate da chi ha interesse ad accreditarle come veritiere. Per fortuna ogni tanto arriva qualche studio a presentare i dati reali a chi vuole conoscere un po’ meglio il fenomeno, senza accontentarsi di seguire l’opinione corrente e gridata. Un esempio è l’ultimo Rapporto immigrazione di Caritas-Migrantes, che reca il significativo sottotitolo 'Conoscere per comprendere'. In un Paese di 60 milioni di abitanti in cui resta così diffusa la paura dell’'invasione', fa impressione leggere per esempio che dal 2018 al 2019 i residenti stranieri sono aumentati soltanto di 47.000 unità, e i permessi di soggiorno di appena 2.500. Come se non bastasse, le nascite da cittadini stranieri (un dato difficile da smentire, o di cui sospettare una sottovalutazione) sono addirittura calate, da 68.000 nel 2017 a 63.000 nel 2019. Nel 2012 sfioravano quota 80.000. In entrambi i casi incidono le acquisizioni di cittadinanza, grazie alle quali i neo-italiani scompaiono dalle statistiche sugli immigrati, ma per sostenere la tesi dell’invasione ci vorrebbe ben altro. Ancora, i motivi del permesso di soggiorno sono da anni eminentemente familiari (quasi la metà del totale: 48,6%). Asilo e protezione internazionale concorrono per un modestissimo 5,7%, ponendo in luce quanto sia lontana dalla realtà l’equivalenza tra immigrati regolari e richiedenti asilo. Bisogna poi aggiungere che 1,5 milioni di cittadini comunitari non hanno bisogno di permessi, e di certo non chiedono asilo. Altri dati interessanti sono stati prodotti dalla Fondazione Leone Moressa, che si occupa periodicamente del rapporto tra i costi e i benefici dell’immigrazione per lo Stato italiano. Qui la notizia saliente, già evidenziata da questo giornale (Avvenire, ndr), riguarda il gettito che l’immigrazione arreca alle casse dello Stato italiano, grazie a imposte e contributi versati dai 2,5 milioni di immigrati regolarmente occupati: 500 milioni di euro nel 2019. A tanto ammonta il saldo tra spese sociali e prelievi fiscali e contributivi a carico dei cittadini stranieri. L’età media ancora giovane comporta un basso numero di pensionati (intorno al 4%) e un’incidenza sulla spesa sanitaria più bassa della media nazionale. Al conto andrebbero aggiunte tre specificazioni. La prima si riferisce al fatto che alcune voci di spesa comportano a loro volta dei benefici per la collettività: per esempio l’inserimento scolastico di oltre 800.000 alunni stranieri, senza contare i naturalizzati, rappresenta di certo un costo, ma anche un’opportunità d’impiego per migliaia di insegnanti, tutti italiani. Grazie agli alunni di origine straniera inoltre rimangono in vita molte scuole, in quartieri di periferia e borghi spopolati. Stesso discorso per le nascite: costo sanitario, ma investimento sociale. La seconda specificazione rimanda a benefici più difficili da quantificare e riconducibili al ruolo dei 5,3 milioni d’immigrati come consumatori. Con i loro acquisti contribuiscono a far girare l’economia e aumentano il gettito dell’Iva. Se dispongono di un’auto o di una moto, facendo il pieno di carburante pagano altre tasse. Alcuni segmenti di mercato trovano negli immigrati un’importante quota di clienti: gli alloggi dei quartieri popolari, le auto usate, i discount di periferia. In terzo luogo, non solo gli immigrati finanziano la spesa sociale, ma contribuiscono a contenerla. Più precisamente, le assistenti familiari (come le chiama il contratto di lavoro), dette comunemente badanti, aiutano le famiglie a mantenere gli anziani fragili a casa, abbassando il fabbisogno di strutture protette. Questi benefici però non sono eterni. La Fondazione Moressa rileva che la prevalenza di lavori poco qualificati e la scarsa mobilità sociale nel tempo possono intaccare l’apporto degli immigrati alle casse dello Stato e alla società italiana. Aggiungerei che anche gli immigrati sono destinati col tempo a invecchiare e ad ammalarsi maggiormente, con una progressiva crescita della spesa sociale loro destinata. Perché persista un saldo positivo per le casse dello Stato, occorre l’immissione di nuova immigrazione regolare e regolata, giovane e produttiva. Ma per accoglierla e valorizzarla occorre lungimiranza, e anche coraggio. La stessa lungimiranza e lo stesso coraggio che servono per valorizzare e non spingere a loro volta all’emigrazione le giovani generazioni di italiani. (Maurizio Ambrosini – Avvenire)  

Viminale: da inizio anno sbarcate 24.332 migranti

5 Ottobre 2020 - Roma - Sono 24.332 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall’inizio dell’anno secondo il dato fornito questa mattina dal Ministero dell’Interno. Di questi 9.956 sono di nazionalità tunisina (41%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Bangladesh (3.261, 13%), Algeria (1.126, 5%), Pakistan (1.032, 4%), Costa d’Avorio (1.031, 4%), Sudan (804, 3%), Egitto (673, 3%), Marocco (651, 3%), Somalia (601, 3%), Afghanistan (516, 2%) a cui si aggiungono 4.681 persone (19%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.  

Favorire cultura e integrazione per i giovani migranti attraverso l’arte: da Catania il progetto europeo MYgrant Metamorphosis perl’educazione e l’inclusione sociale

2 Ottobre 2020 - Catania - Supportare l’inclusione sociale dei giovani migranti e rafforzare il loro ruolo di cittadini attivi, attraverso un approccio educativo votato al multiculturalismo, utilizzando l’arte come motore educativo e strumento didattico. Questo l’obiettivo del progetto MYgrant METAMORPHOSIS Professionalisation of Youth Workers finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma Erasmus Plus. Il fine è quello di offrire gratuitamente una serie di metodi e strumenti a supporto degli operatori giovanili per le loro attività professionali, facendo così fronte alle barriere linguistiche e culturali che impediscono processi di reale inclusione sociale. L’intento principale del progetto MYgrant METAMORPHOSIS è fornire strumenti utili per educatori e operatori impegnati nei processi di inclusione sociale dei giovani migranti in modo da rafforzare il loro ruolo di cittadini europei. MYgrant METAMORPHOSIS mette a disposizione gratuita, grazie all’apposita piattaforma web, specifiche risorse: un manuale per operatori giovanili contenente una serie di workshop multimediali e artistici per sviluppare l’inclusione sociale tramite la poesia, la cucina e la scrittura; un gioco da tavolo con lo scopo di instaurare un’interazione e utilizzare l’attività ludica per conoscere le altre culture e le differenti lingue correlate, incentivando la cooperazione e spaziando dalla geografia alle tipicità; una piattaforma webcontenente, oltre a storie di successo di integrazione, anche risorse multimediali a integrazione del manuale; una guida per la realizzazione di eventi artistici a basso costo dedicata sia agli educatori che ai giovani migranti. Il progetto europeo prevede la realizzazione finale di un evento in ogni nazione coinvolta dalla partnership internazionale. Nel consorzio europeo, oltre a partner tedeschi, greci e polacchi, è protagonista l’Italia grazie alla presenza di VITECO, società specializzata in soluzioni e-learning del cluster catanese di aziende JO Group. Il lavoro di operatori, docenti ed educatori impegnati nello sfidante settore dell’educazione e dell’integrazione, potrà così giovarsi gratuitamente di nuovi preziosi strumenti di ultima generazione.  

Migrantes Verona: mensilmente una preghiera dei fedeli accompagnata da un articolo sulla realtà dell’immigrazione

1 Ottobre 2020 - Verona - In un romanzo letto di recente (Il colibrì di Sandro Veronesi) si afferma che "non esistono sguardi più importanti e meno importanti: nel momento in cui vengono scoccati, tutti gli sguardi sono un immischiarsi". L'autore fa riferimento al fatto che quotidianamente noi lanciamo sguardi che vanno a colpire le persone che incontriamo e che sembrano innocui ma così non è. Allargando questo pensiero noi quotidianamente lanciamo anche sguardi su notizie, fatti e avvenimenti che a prima vista sembrano irrilevanti, neutri ma di fatto in qualche modo ci coinvolgiamo in una maniera o nell'altra. Penso che questo sia profondamente vero anche per l'immigrazione: il nostro sguardo non è mai neutro. La psicologia ci insegna che il nostro sguardo, anche quando non ce ne accorgiamo, è selettivo e porta comunque con sé una scelta e una valutazione. La sguardo che gettiamo su fatti o persone collegate al mondo dell'immigrazione riflette chi siamo noi dentro, nel cuore e nella mente. Dobbiamo anche aggiungere che purtroppo questi sguardi a volte sono "corrotti" da comunicazioni mediatiche distorte e certamente non evangeliche. Ecco allora che come Centro pastorale immigrati (Migrantes) proponiamo alcune iniziative per aiutare il nostro sguardo a diventare evangelico. A partire da ottobre, invieremo una volta al mese, tramite la mail settimanale ai preti, una preghiera dei fedeli accompagnata da un articolo sulla realtà dell'immigrazione per tener viva l'attenzione e la sensibilità su questa realtà. Il Centro pastorale immigrati - Migrantes diocesana è disponibile tutto l'anno a organizzare incontri con adulti e adolescenti/giovani sulla realtà dell'immigrazione. Tali attività possono andare dall'ascolto di testimonianze a riflessioni bibliche, da considerazioni di carattere giuridico a esperienze concrete di accoglienza e comunione. Certamente anche momenti di preghiera condivisa con i fratelli e le sorelle immigrati. (Don Giuseppe Mirandola - Direttore Migrantes Verona)  

Migrazioni: un convegno sulla “protezione dei migranti e rifugiati

30 Settembre 2020 - Bergamo - "Dialogo sui diritti umani. La protezione di migranti e rifugiati”. Questo il tema del convegno che si svolgerà venerdì 2 ottobre in modalità webinar promosso dal Master di Diritto delle Migrazioni dell’Università di Bergamo. La prima relazione è affidata al Card. Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana che si soffermerà su “Mediterraneo: i diritti e le frontiere”. Seguirà la relazione della prof.ssa Paola Scevi, Direttrice del Master Diritto delle Migrazioni, che interverrà sul tema “Crimini perpetrati contro migranti e rifugiati in Libia e giustizia penale internale”.  

Svizzera: “immigrazione moderata”, bocciato il referendum

28 Settembre 2020 - Roma - “La vittoria contro l’iniziativa di limitazione è solo il primo passo per garantire il percorso bilaterale con l’Ue”: è il titolo del Neue Zürcher Zeitung on line che definisce il 62% dei no al quesito una “dolorosa sconfitta” per l’Svp (Schweizerische Volkspartei in tedesco; Udc, Unione democratica di centro, in italiano) e una “dichiarazione a favore” del cammino bilaterale. Il problema però è che manca “un consenso di base sul futuro delle relazioni” con l’Ue. Se deve continuare il modello bilaterale “Berna non può evitare l’accordo quadro”. Tutti i giornali elvetici leggono il risultato del referendum di ieri (il voto popolare ha bocciato la proposta di chiudere le porte all’immigrazione e agli accordi bilaterali con l’Unione europea), attraverso le lente del futuro con l’Ue. È il SonntagsZeitung che spiega – in un pezzo intitolato “L’Ue minaccia che la Svizzera venga esclusa dal mercato” – come “i sindacati e le associazioni di categoria hanno dichiarato di non accettare le condizioni di base dell’accordo e di respingerlo nella sua forma attuale: temono che se firmano, i lavoratori a buon mercato dell’Ue verranno in Svizzera”. Il Tagesanzeiger anticipa che “il Consiglio federale vuole affrontare il delicato dossier a metà ottobre”: l’intento è quello di “rinegoziare l’accordo quadro con Bruxelles. Sarà un’impresa difficile”. In realtà l’apertura del Tagesanzeiger è dedicata a un altro dei 5 quesiti referendari su cui si sono espressi gli svizzeri ieri, cioè l’acquisto di nuovi aerei da combattimento (del valore di 6 miliardi di franchi svizzeri) che ha ottenuto un risicato 50,2% di sì (10mila voti in più dei no); anche questo voto apre a un cammino in salita: “La Svizzera opterà per un caccia americano e si legherà quindi più strettamente agli Stati Uniti in termini di politica di sicurezza?”, la domanda del Tagesanzeiger. Sulla Tribune de Genève, si torna al voto sulla limitazione della migrazione e il titolo è “Battuta l’Udc, il vero braccio di ferro con l’Ue comincia” perché, si spiega, “l’Ue non vuole più la via bilaterale, ma chiede un accordo istituzionale che vincoli la Svizzera alle decisioni della Corte di giustizia europea”, cosa che non spaventa solo l’Udc, ma anche il Partito socialista, che teme sviluppi sfortunati sul diritto del lavoro e sul diritto all’assistenza sociale. È impossibile, con questo cumulo di opposizioni, convincere una maggioranza della popolazione ad approvare un simile accordo”. Sul Corriere del Ticino (uno dei 4 cantoni in cui i sì hanno vinto) un editoriale del direttore, “Sovrani nel decidere e liberi di circolare”, sottolinea che “è la quinta volta in cui il popolo svizzero ha detto e ribadito di volere regolare i rapporti tra il nostro Paese e gli Stati dell’Ue tramite gli accordi bilaterali e in particolare con la libera circolazione delle persone. Non è un’imposizione di non meglio definite élite, né di oscuri establishment che tramerebbero contro gli interessi dei cittadini. È invece la volontà popolare, liberamente espressa nel segreto dell’urna in uno Stato sovrano situato nel cuore dell’Europa”. Diversa la prospettiva di analisi su Le temps: con una affluenza del quasi 60%, ieri, “la Svizzera è più forte per andare a negoziare a Bruxelles” e quindi ora “il Consiglio federale, ampiamente sostenuto dal popolo, deve far capire a Bruxelles che non firmerà questo accordo a qualsiasi condizione”. (Sir)

Chiese europee e Vaticano: “solidarietà sia principio guida alle politiche di accoglienza”

23 Settembre 2020 - Roma - Nessun Paese si tiri indietro nella gestione dei migranti che arrivano ai confini più estremi dell’Europa e venga respinta ovunque la politica della paura e della dissuasione. “La solidarietà dovrebbe essere il principio guida che governa la migrazione e in particolare l’accoglienza dei rifugiati nell’Ue”. È quanto chiedono le Chiese europee in una Dichiarazione congiunta diffusa alla vigilia del “Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo”. Era stata la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen ad annunciare nel suo Discorso sullo stato dell’Unione l’intenzione di presentare una proposta di revisione del sistema di asilo europeo con l’obiettivo di abolire il regolamento di Dublino e di sostituirlo con “un meccanismo di forte solidarietà tra partner” in modo che i Paesi più esposti ai flussi possano in futuro poter contare sugli altri. I dettagli del progetto saranno annunciati il 23 settembre. A sostegno delle intenzioni della Commissione, le Chiese hanno diffuso un documento firmato dalla Conferenza delle Chiese europee (Cec), dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), dal Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, dalla Federazione Luterana mondiale, la Comunione anglicana, le Chiese Riformate e organizzazioni della Chiesa di Grecia. “I recenti eventi nel campo di Moria sull’isola di Lesbo in Grecia – scrivono – evidenziano una lunga storia di fallimenti della politica dell’Ue in materia di migrazione e asilo e la sua incoerenza con i valori fondamentali dell’Unione e con principi etici e di fede fondamentali”. “Mentre siamo ancora scioccati e rattristati dagli eventi di Moria – si legge nel testo – chiediamo che si tragga lezione da questa esperienza” e “siano offerte soluzioni durevoli ed eque” ai migranti bloccati a Lesbo. Le Chiese sono convinte che la continuazione dell’approccio “hotspot” e le attuali procedure di frontiera non risolveranno il problema. Anzi, rischiano di generare in futuro “molte nuove tragedie”. Le Chiese affermano di aver apprezzato il discorso della presidente Von der Leyen sullo stato dell’Unione del 16 settembre, soprattutto laddove ha ricordato che “salvare vite in mare non è un optional” e che “quei Paesi che adempiono ai loro doveri legali e morali o sono più esposti di altri, devono poter contare sulla solidarietà di tutta la nostra Unione europea”. Le Chiese hanno quindi deciso di unire le loro voci a quella della presidente della Commissione Ue per chiedere più solidarietà: “all’interno dell’Unione europea, la responsabilità dell’accoglienza deve essere condivisa in maniera più equa”, scrivono nel documento. E aggiungono: “L’attuale sistema ‘Dublino’, incentrato di fatto sull’attribuzione delle responsabilità ai Paesi di primo ingresso nell’Ue – come Cipro, Malta, Grecia e Italia – è fondamentalmente ingiusto sia per i richiedenti asilo che per i Paesi al confine esterno, e in pratica compromette il diritto a un’accoglienza adeguata”. Forti di esperienze già avviate da tempo come i corridoi umanitari, le Chiese chiedono all’Ue di assicurare “passaggi sicuri” per evitare alle persone viaggi pericolosi ma soprattutto per lottare contro “il modello di business dei trafficanti”. E rincarano: “tali passaggi sicuri dovrebbero essere aperti non solo alle persone in cerca di protezione, ma anche coinvolgere persone che desiderano unirsi alla propria famiglia o che vengono in Europa per migliorare la propria condizione”. Infine, un invito agli attori politici: “ci aspettiamo che l’Unione europea respinga il discorso e la politica della paura e della dissuasione e adotti una posizione di principio e una pratica compassionevole basata sui valori fondamentali su cui si radica l’Ue”.  

Immigrati e religioni in Italia: ISMU, in crescita gli stranieri di fede cristiana

16 Settembre 2020 - Milano - Secondo le più recenti elaborazioni di Fondazione ISMU su dati Istat e Osservatorio Regionale per l'integrazione e la multietnicità (Orim), al 1° gennaio 2020 la maggioranza assoluta degli stranieri residenti in Italia è di religione cristiana: essi rappresentano il 54,1% (pari a oltre 2,9 milioni) del totale dei residenti stranieri, percentuale in leggero aumento rispetto al 1° gennaio 2019 quando l’incidenza era del 53,6%. Nel loro complesso gli stranieri residenti che professano la religione cristiana sono aumentati durante il 2019 di 97mila unità (+3,4%), registrando un'inversione di tendenza rispetto all'anno precedente in cui erano diminuiti di 145mila unità. Tra gli stranieri di fede cristiana i più numerosi sono i cristiani ortodossi (29,3%), seguiti dai cattolici (20,1%) e cristiani evangelici (3,1%). Dall’analisi delle stime emerge invece che i musulmani rappresentano il 29,2% (sono circa 1 milione e 574mila1 ) del totale dei residenti stranieri al 1° gennaio 2020. La loro presenza numerica risulta nel 2019 in leggero calo (-0,4%), invertendo così il trend registrato nel 2018, anno in cui gli stranieri di fede musulmana erano aumentati di 127mila unità (+8,7%). Per quanto riguarda le provenienze si stima che la maggior parte dei musulmani stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2020 abbia cittadinanza marocchina (449.900), seguiti da quella albanese (205.300), bangladesha (138.800), pachistana (119.700), senegalese (108.500). Passando ai cattolici stranieri, si stima che la maggior parte abbia cittadinanza rumena (217.500), seguita da quella filippina (153.400). Tra i cristiani ortodossi stranieri al primo posto ritroviamo i cittadini rumeni (963mila), seguiti dagli ucraini (217.600). In questi conteggi non sono compresi né gli stranieri irregolari nel soggiorno o non iscritti in anagrafe, né coloro i quali hanno acquisito la cittadinanza italiana, spiega l’Ismu. Sono inclusi invece “i minorenni di qualsiasi età, neonati compresi, ipotizzando per loro la medesima appartenenza religiosa dei connazionali come appurate dalle più recenti indagini regionali lombarde”.