Tag: Immigrati e rifugiati

Palermo: Cittadinanza onoraria a 3 equipaggi che salvarono vite in mare

10 Febbraio 2020 -  Palermo -  Cittadinanza onoraria di Palermo per gli equipaggi del motopesca di Sciacca “Accursio Giarratano”, che nel luglio dello scorso anno salvò una cinquantina di migranti nel Mediterraneo. Stesso riconoscimento anche per gli equipaggi delle navi “Mare Jonio” e “Sea Watch”, impegnati nelle attività di monitoraggio e nel salvataggio di migranti e naufraghi. Le cittadinanze onorarie saranno assegnate questo pomeriggio, alle 16, dal sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando, a Palazzo delle Aquile. (Dire)

Rifugiati: nel 2019 reinsediati 63.696 persone su 1,4 Mln

5 Febbraio 2020 - Roma - Degli 1,4 milioni di rifugiati che si stima necessitino di essere reinsediati con urgenza a livello mondiale, solo 63.696 sono stati reinsediati l'anno scorso tramite l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Come fa sapere l'Alto commissariato in una nota, è stato così soddisfatto solo il 4,5 per cento delle esigenze di reinsediamento a livello mondiale nel 2019, per questi si fa appello ai governi affinchè mettano a disposizione ulteriori posti. Come si legge ancora nel comunicato, sebbene lo scorso anno il numero di rifugiati reinsediati sia cresciuto moderatamente del 14 per cento rispetto all'anno precedente - nel corso del quale le persone reinsediate erano state 55.680 - continua a esservi un divario enorme tra le esigenze di reinsediamento e i posti messi a disposizione dai governi in tutto il mondo. Il numero più elevato di partenze facilitate dall'Unhcr nell'ambito del programma di reinsediamento l'anno scorso ha avuto per destinazione gli Stati Uniti, seguiti da Canada, Regno Unito, Svezia e Germania. Dei più di 63mila rifugiati reinsediati l'anno scorso, la maggior parte era originaria di Siria, Repubblica Democratica del Congo, e Myanmar. Nonostante l'obiettivo di 60mila partenze verso 29 Stati differenti fissato dalla Strategia per il reinsediamento sia stato raggiunto, sulla base delle previsioni attuali l'Unhcr esprime preoccupazione in merito al fatto che, quest'anno, sarà reinsediato un numero inferiore di rifugiati.

Modena: domenica l’Epifania dei Popoli con mons. Castellucci

5 Febbraio 2020 - Modena - Sarà l’arcivescovo di Modena-Nonantola a presiedere, domenica 9 febbraio, nella parrocchia Beata Vergine Mediatrice a Modena la celebrazione eucaristica in occasione dell’Epifania dei Popoli. La celebrazione è promossa dall'ufficio diocesano Migrantes, dalla Caritas, da Missio Modena e dall'ufficio diocesano di pastorale sociale ed è realizzata in collaborazione con le diverse comunità straniere presenti sul territorio diocesano.

Campagna Io accolgo: migliaia di mail inviate a Di Maio e Lamorgese perché cancellino il Memorandum Italia-Libia

5 Febbraio 2020 - Roma - Ha avuto successo l’invito della Campagna Io accolgo a sommergere di mail le caselle di posta dei ministri Di Maio e Lamorgese, con un’unica secca proposta: “Cancellate il Memorandum con la Libia”. Un’iniziativa che si aggiunge alle prese di posizione di tante organizzazioni sociali, ong ed esponenti politici che in nome della salvaguardia dei diritti umani hanno chiesto di disdire quell’accordo. Ma il 2 febbraio, giorno del rinnovo automatico, è passato e per tre anni sarà ancora in vigore. In questa sempre più drammatica situazione, la Campagna Io accolgo – composta dalle principali organizzazioni cattoliche e laiche che lavorano con i migranti – rinnova le sue richieste al governo italiano: “L’immediata evacuazione di tutti i migranti trattenuti nei centri libici, l’apertura di corridoi umanitari europei, il ripristino di un’operazione vera di soccorso in mare, un’Italia e un’Europa impegnate nell’accoglienza, il rispetto dei diritti umani fondamentali, a cominciare dal diritto alla vita. Non c’è più tempo. Si deve agire adesso”. (P.C. – Sir)

Lasalliani: un progetto per aiutare i bambini rifugiati

4 Febbraio 2020 - Beirut - Evitare che un’intera generazione di ragazzi si perda nell’attesa di poter tornare nei paesi natii o di potersi stabilire definitivamente in un nuovo paese: è l’ambizione del progetto «Fratelli», promosso in Libano congiuntamente dai Fratelli delle scuole cristiane e dai Fratelli maristi delle scuole, e diventato un punto di riferimento sicuro per tante famiglie e un luogo di incontro per molti ragazzi. Il progetto ha preso il via nel 2016 con l’obiettivo di accogliere bambini rifugiati provenienti dalla Siria e dall’Iraq e bambini libanesi vulnerabili. Sono due i centri socio-educativi che ospitano i ragazzi, uno a Beirut e l’altro a Rmeileh, nella periferia della città di Saida. I centri, attualmente, assistono più di 600 bambini e giovani al giorno, dai tre ai quindici anni, che normalmente partecipano dal lunedì al sabato ai diversi programmi educativi organizzati. Il progetto «Fratelli», spiegano i lasalliani, fornisce istruzione a coloro che altrimenti non avrebbero accesso all’educazione formale, aiuta i rifugiati che frequentano il secondo turno pomeridiano istituito dal governo specialmente per loro, e prepara coloro che hanno i requisiti per l’ammissione nelle scuole pubbliche, attraverso un test d’ingresso. La scuola, seppure non ufficialmente riconosciuta dal governo libanese, è strutturata come se lo fosse: inizia alle 8.30 del mattino e va avanti fino a pomeriggio inoltrato tra lezioni di alfabetizzazione, matematica e inglese a cura degli educatori, senza dimenticare momenti di animazione e supporto psicologico garantiti da volontari locali e studenti delle scuole mariste e lasalliane di Beirut. L’insegnamento, spiegano i religiosi, è ispirato ai valori di pace, giustizia, fraternità e speranza che animano le due congregazioni, e coinvolge persone di ogni religione. «Tutta l’opera educativa e sociale che si fa qui — spiega un’educatrice del programma — contribuisce ad alleggerire i compiti delle istituzioni locali. Si selezionano i bambini pronti per iscriversi alla scuola pubblica e si dà supporto scolastico agli altri, ma soprattutto si lavora per normalizzare situazioni di stress, si mette a disposizione un luogo sicuro dove divertirsi e socializzare. Si offrono inoltre stimoli sani a bambini e ragazzi che altrimenti starebbero per strada senza nulla da fare: una situazione ad alto rischio dal punto di vista sociale». Gli effetti positivi di quest’opera su un paese messo a dura prova dalla presenza di un milione e mezzo di profughi sono evidenti per molti libanesi, e questo spiega il perché questo progetto riceve una buona accoglienza sia a Rmeileh che a Beirut. E non solo da parte della comunità locale: i programmi educativi e sociali di «Fratelli» sono in linea con le indicazioni delle autorità ministeriali competenti e dell’Unicef, anche se privi di riconoscimento formale, per il momento. Infine, un progetto educativo efficace deve anche offrire supporto alle famiglie e opportunità di formazione alternative alla scuola; ecco il motivo che ha spinto il progetto «Fratelli» a proporre corsi di informatica e di taglio e cucito per gli adulti. Giovani e madri di famiglia grazie a questa iniziativa hanno acquisito competenze utili per dare sostegno economico alla famiglia, trovando inoltre un luogo dove socializzare, sia tra di loro che con i propri insegnanti.  

P. Ripamonti: “inaccettabile il rinnovo” del Memorandum Italia-Libia

4 Febbraio 2020 - Roma - Il rinnovo del Memorandum d’intesa sulla migrazione tra Italia e Libia – firmato la prima volta il 2 febbraio 2017 e rinnovato per altri tre anni senza modifiche – è per il Centro Astalli “inaccettabile già dal 2017”. Lo ha affermato al Sir padre Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli, il centro dei gesuiti con sede a Roma che ogni giorno incontra “uomini e donne che portano negli occhi la paura per ciò che hanno vissuto in Libia”. “Torture e violenze – sottolinea padre Ripamonti – ritornano nei racconti dei migranti che accogliamo e sempre più spesso assistiamo persone segnate nel corpo da percosse e abusi. Per ciascuno dei migranti che incontriamo e per i tanti che rimangono intrappolati nell’inferno libico vogliamo ribadire la grave responsabilità che l’Italia ha nel rimanere ferma e nel rinnovare tacitamente un accordo con la Libia, inaccettabile già nel 2017”. In particolare, il Centro Astalli ritiene “inaccettabile” che le denunce anche molto recenti delle Nazioni Unite riguardo a gravi violazioni accertate dei diritti fondamentali in Libia, “siano rimaste inascoltate e non abbiamo sortito alcun effetto sulle condizioni in cui versano migliaia di uomini e donne nei centri per migranti in Libia”.  

Mons. Santoro: “non lasciamo che si usino strumentalmente i drammi degli ultimi”

30 Gennaio 2020 - Taranto -  “Ai pugliesi dico: non lasciatevi corrompere dall’odio e dall’intolleranza e informatevi da fonti certe”. L’arcivescovo della diocesi di Taranto, mons. Filippo Santoro, interviene dopo lo sbarco dei 403 migranti ieri mattina al porto di Taranto. Arrivati con la Ong Ocean Viking, che li ha tratti in salvo nel Mediterraneo, tra loro una ventina di famiglie, 12 donne incinte, più di un centinaio di minori non accompagnati. Tanti gli ustionati a causa della commistione di benzina ed acqua a cui sono stati esposti viaggiando insieme alla taniche durante la lunga traversata in mare. Appena saputa la notizia dell’arrivo dei migranti nel capoluogo ionico, Matteo Salvini in un video ha dichiarato: “Con i problemi di lavoro, inquinamento ed agricoltura, l’unico modo che ha questo governo per ricordare la Puglia è far sbarcare migliaia di migranti”. “Sono parole che vanno inserite nel clima di campagna elettorale che dall’Emilia Romagna si sposta in Puglia. I social – ha commentato mons. Santoro, come riferisce il Sir – come sempre sono un terreno fertile per reazioni ingiustificate. L’ex ministro dovrebbe sapere che i profughi sbarcheranno e resteranno a Taranto il tempo di rifocillarsi e di espletare le procedure di identificazione, al massimo un paio di giorni, per poi essere ricollocati, secondo le procedure europee. Si sta aprendo una lunga campagna elettorale per le elezioni regionali, non lasciamo che si usino strumentalmente i drammi degli ultimi, che nulla hanno a che vedere con le priorità del nostro territorio, per condizionarne l’esito”. Poi il richiamo ai tempi degli sbarchi dei profughi albanesi. “La Puglia è da sempre terra di pace e accoglienza, lo è stata anche quando non esisteva in Italia un sistema strutturato né la possibilità di essere affiancati dall’Europa, quando ad arrivare in massa furono gli albanesi ai quali i pugliesi aprirono le porte di casa, le parrocchie. Questa regione continuerà a essere porto sicuro nel Mediterraneo”. (A.R. –Sir)  

Mons. De Luca: “conoscere e aiutare a conoscere realmente il fenomeno delle migrazioni”

29 Gennaio 2020 -

Napoli - “Conoscere e aiutare a conoscere realmente il fenomeno delle migrazioni. Non aiutano l’oceano delle fake news (notizie false) e dell’hate speech (discorsi d’odio), una strategia da slogan diffamatori e fuorvianti”. Lo scrive il vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale Campana, mons. Antonio De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro in un articolo che presenta l’incontro di oggi a Salerno  per la presentazione del XXVIII Rapporto immigrazione 2018-2019 redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Il Rapporto è “uno strumento di conoscenza e si pone nel solco di una collaudata logica di un corretto processo informativo, eticamente rispettoso, e scientificamente pensato, al quale fare riferimento per attingere contenuti e dati”. Anche la presentazione del Rapporto sul territorio nazionale, in collaborazione con i centri scolatici, accademici, culturali e pastorali, è il “tentativo di entrare in rete nella problematica migratoria, con la prospettiva interdisciplinare che tocca l’ambito culturale, sociale, economico e culturale. Si parla - scrive il vescovo - di “invasione, di islamizzazione, di lavoro sottratto agli italiani, di diffusa delinquenza, finanche di emergenza contagio sanitario. Programmazioni radiofoniche e televisive, il mondo dei social, scontri verbali e litigi tra quanti sono sedotti da una informazione biecamente manipolata. Le persone migranti - spiega mons. De Luca - sono la causa di tutti i mali! Il clima sociale ne risente in rapporto alla serena convivenza ma anche il civile dibattito che potrebbe invece determinare aperture umane e culturali improcrastinabili, si inaridisce nelle secche astratte ed infeconde delle ideologie. I temi dei respingimenti, della chiusura dei porti, dei blocchi navali, aizzano un insano amor patrio che invece ha i connotati razzisti dettati da una mancata conoscenza del problema ed un’alterata percezione della realtà. Prima noi e poi loro, aiutiamoli a casa loro, è il grido di chi vuole gestire le persone migranti facendo credere ad una emergenza e ad un bisogno di sicurezza. Spiagge sicure, coste protette, fronte navale, sono componenti che distraggono dalla complessità del problema e non alimenta le giuste prospettive”.

Al di là dell’integrazione “c’è solo lo scontro, il conflitto e la guerra. Non sono le navi bloccate nel mare che scoraggiano le partenze ma sono le politiche di sviluppo, di solidarietà e di crescita che aiutano un popolo. Una legislazione che prevede la chiusura dei confini, che non è invece attenta alla migrazione regolata, selezionata e accompagnata sta alimentando un traffico irregolare e illecito dalle proporzioni economiche incontrollabile ed enormemente vantaggioso e persino più conveniente del traffico di stupefacenti. In tal senso - spiega il presule delegato MIgrantes della Campania - i corridoi umanitari sono una geniale idea italiana, preso a modello, speriamo anche da altri paesi d’Europa. Tuttavia forse abbiamo fatto molta accoglienza e poca integrazione”. Serve “una visione, ed è ciò che oggi manca alla politica, all’ economia, allo sviluppo, siamo troppo chiusi nella gestione di un presente contingente, stentiamo a valicare le paludose e miopi circostanze di un’immanenza che ci inchioda sulle ovvietà e ci esaurisce nei luoghi comuni. La visione richiesta dalle problematiche legate alle migrazioni non può che consistere in una lotta per la fratellanza universale, aperta alla multiculturalità, alla mobilità e all’accoglienza”. (R.I.)

Mons. Delpini: “dare volto, voce e parola alla convivialità delle differenze”

29 Gennaio 2020 - Milano - Milano e, in proporzioni diversificate, tutta la regione Lombardia, si trovano, “oggi più che in altri tempi, di fronte alla sfida della convivenza di persone che vengono da molte parti del mondo e portano le loro capacità, le loro attese, i loro bisogni, la loro cultura e mentalità, talora le loro miserie, i loro traumi e le loro sofferenze, le loro virtù e i loro vizi”. A dierlo è stato ieri l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, nel suo discorso dinanzi al Consiglio regionale lombardo a distanza di sei anni dalla visita del card. Angelo Scola, la prima di un successore alla cattedra di Sant’Ambrogio nella sede del Consiglio regionale lombardo. Per mons. Delpini questa situazione si colloca entro “il fenomeno planetario” delle migrazioni che interessa milioni di persone e molti Paesi del pianeta. Il fenomeno migratorio – ha quindi aggiunto -  è “estremamente complesso e ha una risonanza emotiva profonda, anche se talora deformata da un’enfasi sproporzionata per alcuni aspetti”.  Il Consiglio regionale, ne è convito il presule ambrosiano,  può diventare “una palestra efficace capace di insegnare al resto della società come affrontare in modo maturo una questione così complessa. Dobbiamo liberarci dalla logica del puro pronto soccorso; dobbiamo andare oltre le pratiche assistenzialistiche mortificanti per chi le offre e per chi le riceve, anche oltre una interpretazione che intenda ‘integrazione’ come ‘omologazione’. Si tratta di dare volto, voce e parola alla convivialità delle differenze, passando dalla logica del misconoscimento alla profezia del riconoscimento. Siamo chiamati a guardare con fiducia alla possibilità di dare volto a una società plurale in cui i tratti identitari delle culture contribuiscano a un umanesimo inedito e promettente; siamo chiamati mostrare come le nostre tradizioni, la nostra identità lombarda e ambrosiana è così ricca di valori e dimensioni da dar vita a riedizioni inedite e inaspettate delle nostre radici”. La Chiesa di Milano – ha detto ancora mons. Delpini – ha intrapreso un cammino per “immaginare” e “sintonizzarsi sul futuro che ci attende”. E lo ha fatto con un Sinodo Minore dal titolo “Chiesa dalle genti”: una Chiesa – ha spiegato – “che vive questo confronto con il cambiamento proprio per restare fedele alla sua identità ambrosiana. Come ai tempi di Sant’Ambrogio, in continuità con il suo spirito!” Dentro questo quadro l’arcivescovo di  Milano colloca l’istituzione da parte della Regione di una consulta interreligiosa, che “consenta anche a voi di ascoltare e dialogare con la società plurale anche dal punto di vista religioso che si va addensando in Lombardia” e annuncia “la partecipazione convinta e operosa della Chiesa cattolica a questa iniziativa. Non c’è società plurale – ha quindi affermato -  senza reale esercizio della libertà religiosa”. (R. Iaria)  

Ciò che ci lega e fa italiani

29 Gennaio 2020 -   Roma - Le parole di cordoglio per Kobe Bryant pronunciate ieri a Benevento da Sergio Mattarella all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università del Sannio ci chiamano a una riflessione che va oltre l’incidente di elicottero nei cieli di Los Angeles in seguito al quale hanno perso la vita nove persone. Il Presidente si è detto rattristato da questo tragico evento sottolineando il legame profondo che il grande cestista dei Lakers aveva nei confronti dell’Italia dove si era formato grazie alla «frequenza delle scuole elementari e medie». Il piccolo Kobe trascorse da noi gli anni più belli della sua infanzia e prima adolescenza, al seguito del padre Joe, anch’egli campione di basket. Alcune foto lo ritraggono da bambino a Rieti, mentre s’infila il giubbetto di jeans, Pistoia, in calzoncini sotto il canestro, Reggio  Calabria, sulla spiaggia con gli amici davanti allo Stretto, Reggio Emilia, con gli Aquilotti delle Cantine Riunite, dove stanno per intitolargli una piazza. In queste città aveva imparato a "fare i blocchi" per giocare a pallacanestro, ma anche le parole capaci di esprimere i sentimenti. E così le stagioni indimenticabili e travolgenti della crescita culturale e sportiva segnarono per sempre l’esistenza del giocatore e dell’uomo che ogni volta tornando nel Bel Paese mostrava affetto e riconoscenza verso chi lo aveva accolto e fatto sentire a casa propria. Tifoso milanista, aveva tirato i classici quattro calci al Parco Sempione e quando, molti anni dopo, si vide immortalato in un salto acrobatico sullo sfondo del Castello Sforzesco, non mancò di raccontare la sua emozione. Del resto, basta scrutinare i nomi delle figlie per comprendere il rapporto speciale che Bryant aveva con noi: Natalia Diamante, Bianka Bella, Capri Kobe e Gianna Maria-Onore, detta Gigi, la tredicenne precipitata insieme a lui mentre volava a trecento all’ora dentro la nebbia fitta della West Coast. Cosa vuol dire essere italiani? È proprio Mattarella a ribadirlo con chiarezza cristallina: «La comunanza di studi è quella che lega davvero più di legami politici, istituzionali, ed economici, che lega l’umanità attraverso i suoi confini ed è antidoto alle incertezze internazionali». Questa convinzione è la stessa dei grandi scienziati novecenteschi. Sono stati loro a spiegarlo: la lingua è la casa del pensiero, il luogo della formazione spirituale, la sorgente della personalità, la radice di ciò che siamo o vogliamo essere. Senza la dimensione verbale l’uomo non potrebbe elaborare alcuna identità, ogni emozione resterebbe un grumo inespresso, qualsiasi esperienza sarebbe vana. Nella convenzione linguistica gli individui possono dialogare senza perdere niente di se stessi, scambiandosi i valori in cui credono e rafforzandoli nella dialettica del confronto critico. Prova a tenere per te una qualsiasi cosa, trasformandola in una tua proprietà esclusiva e presto la vedrai svanire. Le bandiere assumeranno la forma degli stemmi araldici, le fedi diventeranno programmi di combattimento, gli Stati castelli fortificati, perfino l’amore rischierà di trasformarsi nel suo contrario. Questa consapevolezza di coralità non è naturale e va costruita con pazienza e lungimiranza nel tempo e nello spazio, senza cedere all’istinto di conservazione dell’animale che arretra e si chiude nella tana. Dovremmo quindi superare di slancio tutte le strumentali e ciniche resistenze che ancora oggi frenano il varo di una legge sullo ius culturae. Chi, come me, insegna l’italiano agli immigrati, vive sulla propria pelle tale situazione paradossale, che di anno in anno si fa sempre più insostenibile. Eccoli qui i nostri futuri connazionali, Zimmy, nigeriana, Adem, eritreo, Malik, pachistano, Daniel, albanese, Lucinda, capoverdiana, Kama, turca, Omar, somalo, impegnati a sillabare l’alfabeto, imparare il lessico, coniugare i verbi. Magari non diventeranno campioni come Kobe, ma stanno già ripercorrendo le sue tracce. Sono loro i fratelli e le sorelle d’Italia. Perché non riconoscerlo?(Eraldo Affinati – Avvenire)

Brescia: torna in scena oggi “Tutti abbiamo sangue rosso”

28 Gennaio 2020 - Brescia – Questa sera, 28 gennaio, torna in scena al Cinema Nuovo Eden di Brescia “Tutti abbiamo sangue rosso – in bianco e nero”, la rappresentazione teatrale ideata e creata dai richiedenti asilo ospiti della Cooperativa Kemay di Caritas Diocesana di Brescia. Questa terza edizione della rappresentazione vede coinvolti Medici Senza Frontiere con il patrocinio del Comune di Brescia. Sul palcoscenico cinque ragazzi, insieme ai volontari, racconteranno la propria esperienza di migranti. “Tutti abbiamo sangue rosso – in bianco e nero” prende le mosse da “Tutti abbiamo sangue rosso”, drammatizzazione autobiografica nata per raccontare le storie dei migranti che approdano sulle nostre coste e risignifica cosa vuol dire lasciare la propria terra e la propria famiglia in un viaggio senza certezze.

Garante persone private libertà: “non deve esserci spazio per nessun sospetto” sulla morte del giorgiano nelCpr di Gradisca

28 Gennaio 2020 - Gorizia - “Gradisca è un episodio allarmante, la cautela rimane ma no a omertà e impunità su eventuali violenze a danno del cittadino georgiano”. Lo afferma il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, relativamente a quanto riportato a proposito dell’esito dell’esame autoptico sulla morte del migrante georgiano ospite del Cpr di Gradisca. Il fatto che non emergano, stando alle prime valutazioni dei periti, “elementi indicativi di un pestaggio come causa principale della morte di Vakhtang Enukidze – afferma Palma – non diminuisce l’assoluta volontà di fare piena luce su eventuali comportamenti lesivi della sua integrità fisica nel periodo in cui è stato privato della libertà da parte dell’autorità pubblica. Al contrario, la ricostruzione di ogni singola fase di tale periodo è necessaria per accertare eventuali responsabilità ed evitare qualsiasi sensazione d’impunità”. Per questo, il Garante nazionale seguirà con molta attenzione i risultati degli esami tossicologici e sottolinea “il dovere per chiunque fosse stato testimone, o abbia avuto contezza del verificarsi di episodi di comportamenti lesivi nei confronti del signor Vakhtang di informarne l’autorità giudiziaria. Non deve esserci spazio per nessun sospetto di omertà o di impunità rispetto alla morte di un giovane uomo mentre era sotto la responsabilità dello Stato”. (P.C. - Sir)

Quel mattino a Lampedusa

24 Gennaio 2020 -   Brescia - “Eravamo in otto sulla “Gamar”, la mia barca. Poco prima delle due di notte ci siamo addormentati. Volevamo uscire più tardi per una battuta di pesca. Dopo qualche ora un mio amico ha sentito delle grida. Pensavo che fossero dei gabbiani […]. Alla fine ci siamo resi conto che non erano uccelli, erano urla”. Inizia così il racconto da parte di Vito Fiorino del naufragio di 545 persone all’alba del 3 ottobre 2013 al largo di Cala Tabaccara (Lampedusa); un naufragio che si trasforma nel giro di poche ore in una tragedia del mare: 358 le vittime, 20 i dispersi, 155 i superstiti, tra cui 41 minori. “Abbiamo cominciato a prendere tutti quelli che potevamo e a metterli in barca. Ci siamo ritrovati in 55 su un barchino di nove metri, con a bordo tutti questi ragazzi dai 13 ai 20 anni”. Un racconto drammatico quello di Vito Fiorino, falegname in pensione e pescatore per passione, che Antonio Umberto Riccò, scrittore e autore teatrale, sceglie di intrecciare con quelli di altri protagonisti di quel mattino a Lampedusa. Una la certezza di fronte alla “globalizzazione dell’indifferenza che si rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto” (papa Francesco, Lampedusa, 8 luglio 2013): “raccontare quel naufragio significa non dimenticarlo”. L’esito: una lettura scenica che cuce magistralmente insieme testimonianze di soccorritori, di migranti, di lampedusani; immagini di repertorio; musiche scritte ad hoc da Francesco Impastato. Inedita nondimeno la messa in scena del racconto: a dar voce alle tante testimonianze sono di volta in volta persone diverse a seconda dei contesti in cui viene proposto. Così sarà a Monticelli Brusati, nell’ambito della Settimana educativa dedicata al tema dell’accogliere, sabato 25 gennaio alle ore 20.30, presso la Sala della comunità, dove a “ricordare per non dimenticare” sarà presente anche Vito Fiorino, nominato lo scorso anno nel Giardino dei Giusti di Milano. (Chiara Buizza – La Voce del Popolo)  

Card. Zuppi: la sfida vera è  governare il fenomeno migratorio con umanità

24 Gennaio 2020 - Torino – Sulla realtà migratoria “che anche in ambito cristiano è discussa, bisogna fare chiarezza. Si sente dire: ‘Prima noi, poi gli altri’; si sente l’obiezione sulla disponibilità di risorse per tutti. Ma io credo anzitutto che si debba uscire da questi dualismi del noi-loro, del prima-dopo, dell’invasione-respingimento. Sono dualismi che deformano la realtà e sono molto pericolosi”. A dirlo è il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, in una intervista al settimanale “La Voce e il Tempo” della diocesi di Torino. “Certo – spiega il card. Zuppi -  che c’è bisogno di accoglienza intelligente. C’è bisogno di un’intelligenza che programma nell’ordinario e che sa offrire risposte in caso di emergenza. Se però l’emergenza – aggiunge - è continua e non porta a governare il fenomeno, allora si generano paure e noi dobbiamo uscire da questo meccanismo. È un cambiamento di prospettiva fondamentale e basterebbe guardare alla storia: in passato le migrazioni ci sono sempre state. Noi stessi siamo stati migranti…”. L’arcivescovo di Bologna, autore recentemente del volume “”Odierai il prossimo tuo” (Piemme) sottolinea che il meccanismo della paura, della necessità di proteggersi “porta a innalzare muri, chiudere i porti, ed è su questo che oggi le persone si interrogano”. Oggi occorre “far riflettere sul fatto che la protezione non sta nei muri, che la sfida vera è appunto governare il fenomeno migratorio, ma sempre con umanità. Su questo per i cristiani non ci sono deroghe: si tratta di un imperativo evangelico chiarissimo che non può essere disatteso, in nessun caso. Chi sa accogliere, sa anche gestire la convivenza. Tanti problemi del gestire l’immigrazione si generano perché si pensa che la convivenza non sia possibile, si pensa che implichi un pericolo e invece si può gestire, organizzare… Non ci sono invasioni, ma persone a cui aprire le porte perché possano avere un futuro”. Questo dipende – spiega ancora il cardinale - da cosa vogliamo fare della nostra casa comune ed è questo che dobbiamo chiarirci per poi agire di conseguenza”.

Ecumenismo: veglie interdiocesane e testimonianze di migranti nelle diocesi del Lazio

24 Gennaio 2020 - Roma - “Siamo chiamati in causa per una urgente ricerca della unità dei cristiani, non soltanto ospitandoci gli uni verso gli altri, ma anche tramite l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra cultura e fede”: sono parole del vescovo di Tivoli e di Palestrina, mons. Mauro Parmeggiani, che oggi, 24 gennaio, nella parrocchia di San Giuseppe Artigiano a Villanova di Guidonia (Rm) presiederà una solenne veglia ecumenica interdiocesana in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Insieme a lui, i rappresentanti di altre Chiese cristiane invocheranno “il dono dell’unità su quanti credono in Gesù, affinché, insieme, divengano attraenti verso coloro che ancora non si sono incontrati con Lui”, aggiunge il presule. Sarà interdiocesana anche la preghiera ecumenica che le diocesi di Frosinone e Sora vivranno domani nell’abbazia cistercense di Casamari (Fr). Insieme ai vescovi mons. Ambrogio Spreafico e mons. Gerardo Antonazzo, interverranno rappresentanti delle Chiese valdese, battista e ortodossa romena. Ieri a Latina, nella parrocchia dell’Immacolata, la preghiera ecumenica che l’Ufficio diocesano per il dialogo ecumenico e interreligioso ha promosso insieme all’Ufficio Migrantes. Con il vescovo mons. Mariano Crociata e i rappresentanti di altre confessioni, un gruppo di migranti ospiti a Latina hanno portano la propria testimonianza. “Vogliamo richiamare l’attenzione delle Chiese all’accoglienza, come quella che ricevette san Paolo quando naufragò sull’isola di Malta durante il viaggio verso Roma”, ha spiegato Mariangela Petricola, direttrice dell’Ufficio per l’ecumenismo.  

Migrantes: nominati dal CEP i coordinatori nazionali per i filippini e i lituani in Italia

23 Gennaio 2020 -

Roma – Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, riunito in questi giorni a Roma ha nominato due coordinatori nazionali per la pastorale con gli stranieri cattolici in Italia. Si tratta di Don Gregory Ramon Dacer Gaston, Rettore del Pontificio Collegio Filippino, nuovo coordinatore nazionale Migrantes della pastorale dei cattolici filippini in Italia e del coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici lituani Don Audrius Astikaitis, Rettore del Pontificio Collegio Lituano San Casimiro. Ai due coordinatori gli auguri di un proficuo lavoro da parte della Fondazione Migrantes.

Card. Bassetti: riconoscere in ogni persona le capacità e i talenti di cui è portatrice

22 Gennaio 2020 -

Roma - I quattro verbi - accogliere, proteggere, promuovere, integrare - utilizzati da Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2018 “declinati” tutti insieme costituiscono “un programma sociale completo”. Lo ha detto oggi pomeriggio il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, intervenendo al Senato all’incontro sul tema “Promuovere ed integrare”. Un programma - ha spiegato il porporato - che c’interpella nel “profondo” e “rappresenta un mandato inderogabile per noi come Chiesa, e per chi, come noi, ambisce non solo a stare vicino a chi è momentaneamente in una situazione di fragilità o disagio, ma vuole comunque riconoscere in ogni persona le capacità e i talenti di cui è portatrice. A ciò si lega - ha spiegato il porporato - il desiderio di mantenere una società e una comunità umane e accoglienti, dove le differenze possano costituire un reciproco arricchimento, e le difficoltà essere una sfida per riuscire a farcela assieme”.

I quattro verbi - ha detto il card. Bassetti - “non rivestono un’importanza solo per i migranti e i rifugiati, ma costituiscono un atteggiamento e una capacità che dovremmo avere per chiunque abbiamo di fronte - e indipendentemente dal luogo in cui sia nato -, nel momento in cui lo riconosciamo semplicemente come una persona in difficoltà e nostro prossimo. A volte pare che in questo Paese, specie negli ultimi anni, si sia rimasti un po’ fermi. A volte non riusciamo neanche a dare compimento ai primi due verbi indicati dal Papa: accogliere e proteggere”. Per il presidente dei vescovi italiani, occorre “non avere timore di ribadire che ogni vita è sacra e, se in pericolo, va salvata sempre, ‘senza se e senza ma’”. Per questo è “doveroso realizzare una condivisione delle responsabilità tra tutti i Paesi europei, che faccia sì che i compiti non ricadano solo sui Paesi di primo arrivo: questo obiettivo va perseguito in sede politica, e mai può portare al rifiuto del soccorso e della prima accoglienza di chi è in pericolo”. Tuttavia - ha detto ancora il card. Bassetti - “fermarsi a questi due verbi - accogliere e proteggere - senza portare avanti in contemporanea e da subito anche gli altri due, ovvero promuovere e integrare, non ci porta lontano. Perché la tutela immediata della vita è cosa ben diversa da dare la possibilità di ricostruirsi una nuova vita nel Paese di asilo”. Per questo la contrapposizione “porti chiusi - porti aperti” è - ha detto ancora - “un falso dilemma: si tratta piuttosto di capire cosa accade a queste persone una volta arrivate in Italia. È, infatti, proprio il dare seguito al promuovere e all’integrare che rende possibile realizzare il contributo più significativo alla costruzione di un Paese capace di riconoscere e valorizzare le differenze, affermando pari diritti e pari dignità. Prima che giuridica o economica, la questione migratoria è una questione di verità, rispetto e dignità. Occorre - ha quindi proseguito - riallargare lo sguardo e aiutare tutti a capire perché tanta gente sia costretta a fuggire in condizioni così tragiche, e cosa accade loro una volta arrivati in Europa”. Secondo il card. Bassetti il “vero” problema oggi non è il numero dei migranti, che negli ultimi anni non cresce più, ma la “cattiva accoglienza”, che fornisce “sì un tetto e del cibo, ma solo quelli, senza favorire l’incontro con il territorio e senza prevedere almeno una qualche forma d’integrazione, come ad esempio corsi di lingua, corsi professionali ecc”. In tal modo, all’uscita da questa accoglienza “povera”, i migranti, “privi di strumenti per orientarsi nella società, vengono di fatto sospinti verso la marginalità e l’irregolarità, che alimentano la paura e l’ostilità da parte di molti cittadini italiani”.

Per il presidente della Cei il vero problema è “la grande quantità di persone presenti nel nostro Paese senza titolo di soggiorno (si stima siano fra le 600mila e le 700mila), o con un titolo di soggiorno che però non possono più rinnovare anche se hanno, nel frattempo, trovato un lavoro. Persone che non sanno dove andare e cosa fare, diventando così facile preda dello sfruttamento e della criminalità. E, purtroppo, gli ultimi interventi legislativi non sembrano sufficienti a ridurre tale cifra”. D’aquila l’auspicio che si possa trovare “presto una soluzione più appropriata e più equa, tenendo conto delle convenzioni internazionali, del rispetto dei diritti umani e delle chiare indicazioni date dal Presidente della Repubblica. Ma, soprattutto, crediamo nella necessità di ridare al nostro Paese un sistema di accoglienza integrato e diffuso, adeguato alle sfide che abbiamo davanti: non devono esistere parcheggi o ghetti”. Il card. Bassetti auspica anche “percorsi più agevoli di accesso alla cittadinanza, soprattutto per quei minori nati da genitori stranieri in Italia, che frequentano le nostre scuole e abitano le nostre città, già italiani di fatto ma ancora privi degli stessi diritti e doveri dei loro coetanei”. L’incontro di oggi al Senato diventa “segno”:  una na giornata in cui - Stato e Chiesa, insieme - “proviamo a inquadrare due aspetti sostanziali: da un lato, sottolineiamo la ricchezza culturale e religiosa che contraddistingue il nostro Paese; dall’altro, proviamo ad ascoltare e a dare risalto alle esperienze positive che hanno saputo accompagnare i migranti in una maniera non assistenziale, così da metterli in grado di dare il loro contributo alla crescita della società dove vivono”. Da qui l’augurio per “un lungo percorso di scambio e confronto in cui lo Stato e la Chiesa, nel reciproco rispetto di diritti, doveri e competenze, possano sempre più accompagnarsi e stimolarsi a vicenda”. (R.Iaria)

Migranti: 774 le persone sbarcate sulle coste italiane nel 2020

22 Gennaio 2020 - Roma - 774 sono le persone migranti sbarcate sulle coste italiane dall’inizio di questo anno. Il dato è stato diffuso oggi dal Ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Dei 774 migranti sbarcati in Italia in questo anno, 248 sono di nazionalità algerina (32%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (87, 11%), Bangladesh (84, 11%), Iraq (62, 8%), Guinea (53, 7%), Iran (48, 6%), Marocco (41, 5%), Tunisia (34, 5%), Mali (25, 3%) e Nigeria (25, 3%), a cui si aggiungono 67 persone (9%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. 92 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare: circa il 12% delle persone arrivate.  

Papa Francesco: migranti “trattati come numeri e come una minaccia da alcuni governanti”

22 Gennaio 2020 - Città del Vaticano - “Oggi, il mare sul quale fecero naufragio Paolo e i suoi compagni è ancora una volta un luogo pericoloso per la vita di altri naviganti”. A farlo notare è stato il Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ha citato ancora una volta il dramma delle migrazioni: “In tutto il mondo uomini e donne migranti affrontano viaggi rischiosi per sfuggire alla violenza, per sfuggire alla guerra, per sfuggire alla povertà. Come Paolo e i suoi compagni sperimentano l’indifferenza, l’ostilità del deserto, dei fiumi, dei mari…”. “Tante volte non li lasciano sbarcare nei porti”, ha aggiunto a braccio, sottolineando che “purtroppo, a volte incontrano anche l’ostilità ben peggiore degli uomini”. “Sono sfruttati da trafficanti criminali, oggi”, la denuncia di Francesco: “Sono trattati come numeri e come una minaccia da alcuni governanti, oggi. A volte l’inospitalità li rigetta come un’onda verso la povertà o i pericoli da cui sono fuggiti”. “Noi, come cristiani, dobbiamo lavorare insieme per mostrare ai migranti l’amore di Dio rivelato da Gesù Cristo”, l’impegno chiesto dal Papa sul versante ecumenico, e non solo: “Possiamo e dobbiamo testimoniare che non ci sono soltanto l’ostilità e l’indifferenza, ma che ogni persona è preziosa per Dio e amata da Lui. Le divisioni che ancora esistono tra di noi ci impediscono di essere pienamente il segno dell’amore di Dio”. “Lavorare insieme per vivere l’ospitalità ecumenica, in particolare verso coloro la cui vita è più vulnerabile, ci renderà tutti – tutti i cristiani, protestanti, ortodossi, cattolici – esseri umani migliori, discepoli migliori e un popolo cristiano più unito”, ha concluso il Papa: “Ci avvicinerà ulteriormente all’unità, che è la volontà di Dio per noi”. (M. N. - Sir)  

Microcredito: domani convegno al Senato con il card. Bassetti e il ministro Lamorgese 

21 Gennaio 2020 - Roma - Si svolgerà nella Sala Koch di Palazzo Madama, domani, 22 gennaio, a partire alle ore 17, il Convegno promosso dall’Ente Nazionale per il Microcredito dal titolo “Promuovere e Integrare”. Durante l’evento verranno presentati il progetto F.A.S.I. ovvero “Formazione, Autoimprenditoria e Start-up per Immigrati regolari” curato dall’Ente Nazionale per il Microcredito e la ricerca dal titolo “Migranti e appartenenza religiosa” curata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Interverranno il card. Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e Luciana Lamorgese, Ministro dell’Interno. Seguiranno gli interventi di Mario Baccini, Presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito, e del Magnifico Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Franco Anelli. L’evento sarà moderato dal giornalista Piero Schiavazzi, coordinatore degli eventi del progetto Fasi.