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Sfollati climatici: presentati gli Orientamenti pastorali

30 Marzo 2021 - Città del Vaticano - I cambiamenti climatici non costituiscono «una ipotetica minaccia» ma sono già una realtà che «esige un’azione immediata anche nella creazione di condizioni per accogliere gli sfollati delle sempre più numerose catastrofi». È il grido d’allarme lanciato dal dehoniano Claudio Dalla Zuanna, arcivescovo di Beira, in Mozambico, collegato in diretta streaming, sul canale Youtube di Vatican News, con la Sala stampa della Santa Sede, dove si è svolta la conferenza di presentazione del volume Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici, curati dalla Sezione migranti e rifugiati (Smr) del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (Dssui). Al saluto introduttivo del cardinale gesuita Michael Czerny, sotto-segretario proprio della Smr del Dssui, sono seguite le relazioni dello scalabriniano sotto-segretario della Smr del Dssui; del salesiano Joshtrom Isaac Kureethadam, officiale del Dicastero e coordinatore della Task force Ecología della Commissione vaticana per il Covid-19; della direttrice associata dei programmi europei del Movimento cattolico mondiale per il clima, Cecilia Dall’Oglio; e in collegamento dal Mozambico, oltre al presule, ha offerto la sua testimonianza anche Maria Madalena Issau, trentaduenne residente in un campo di sfollati a 60 chilometri da Beira. Nel suo intervento il salesiano Kureethadam ha sottolineato che è un imperativo etico per l’umanità ridurre le «emissioni sproporzionatamente enormi che causano la crisi climatica». In questo contesto, ha detto il religioso, occorre «dimezzare le emissioni entro il 2030» e raggiungere le emissioni netto zero prima del 2050, «per rimanere entro 1,5 °c: superarlo sarebbe catastrofico». Le nazioni, ha aggiunto, devono «impegnarsi per obiettivi molto più ambiziosi al summit sul clima Cop26», che sembra essere una sorta di «ultima chiamata» per il pianeta, in quanto «solo il 30 per cento delle emissioni globali è coperto dagli impegni attuali». Bisogna intraprendere strategie «rapide e di vasta portata» a basse emissioni di carbonio in termini di transizione energetica, stili di vita più sobri, economia circolare, agricoltura e industria sostenibili. Questa, ha rimarcato, «non è solo filantropia»: è ripagare il «debito ecologico», nell’ottica della Laudato si’, che «dobbiamo ai più vulnerabili tra di noi»; ed è anche un’eredità che «lasceremo ai nostri figli e alle generazioni future». È necessario, inoltre, offrire «protezione agli sfollati climatici attraverso la legislazione e le politiche». Infatti, la «protezione internazionale per gli spostamenti indotti dal clima è limitata, frammentaria e non sempre legalmente vincolante». In definitiva, ha fatto notare il salesiano, si tratta di una sfida «pastorale» che coinvolge tutti. Successivamente Cecilia Dall’Oglio, ha parlato del Movimento cattolico mondiale per il clima: un’alleanza, ha spiegato, che coinvolge più di 700 organizzazioni e migliaia di individui dei diversi continenti. Dal 2015 è iniziata questa esperienza di cammino insieme per vivere la Laudato si’ e «rispondere all’urgenza della crisi climatica, al grido dei poveri e della terra tenendo connessa la dimensione spirituale con quella degli stili di vita personali e comunitari e con quella dell’impegno nella sfera pubblica». Dall’Oglio ha offerto, in particolare, una riflessione sul punto 8 degli Orientamenti: «Cooperare nella pianificazione e nell’azione strategiche»; e ha presentato alcuni esempi di risposte concrete per combattere la crisi climatica. La prima delle quali, ha sottolineato, è quella di «trovare spazi di collaborazione e azione strategica nella gioia del camminare insieme», che è lo spirito del Cantico di san Francesco. Nella sua testimonianza la mozambicana Maria Madalena Issau ha ricordato il disastroso passaggio del ciclone Idai, che nel marzo 2019 provocò devastazioni a Beira. Centodiciotto famiglie che avevano perso tutto vennero ricollocate a 60 chilometri dalla città, a 5 chilometri dall’abitato più vicino. Il governo consegnò un lotto di terreno di 20 metri per 30, una tenda e una fontana per l’acqua. Qualche mese fa, ha detto, una ong ha iniziato a costruire 200 case di 25 metri quadrati per persone vulnerabili, vedove e orfani. Le altre famiglie vivono ancora in tende o capanne. Non è presente neanche un ambulatorio sanitario e il più vicino si trova a 8 chilometri di distanza. La donna ha denunciato che c’è una scuola solo fino al 4° grado: gli altri bambini devono andare a Mutua, una località lontana 5 chilometri. Nel reinsediamento «non c’è elettricità, non c’è lavoro», non ci sono «progetti per istruire i giovani o occupare le persone». E «per un lavoro ingrato le persone devono percorrere molti chilometri». (OR)

Viminale: da inizio anno sbarcate 6.669 persone sulle coste italiane

30 Marzo 2021 - Roma - Sono 6.669 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno. Il dato è stato fornito questa mattina dal Ministero dell’interno ed è aggiornato alle 8 di questa mattina. Delle persone migranti arrivate in Italia nel 2021, 1.019 sono di nazionalità ivoriana (15%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (979, 15%), Guinea (697, 10%), Bangladesh (493, 7%), Sudan (388, 6%), Eritrea (343, 5%), Algeria (304, 5%), Mali (302, 5%), Egitto (233, 3%), Camerun (174, 3%) a cui si aggiungono 1.737 persone (26%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. I minori stranieri non accompagnati arrivati sono 721 secondo il dato del Viminale aggiornato a ieri.

Morti in mare: da lunedì un “digiuno staffetta”

26 Marzo 2021 - Roma - Da lunedì 29 marzo partirà un "digiuno staffetta"  per richiamare l’attenzione alla tragedia dei morti in mare. Si tratta di Fame e sete di giustizia, promosso da Cantiere Comune, espressione dei missionari comboniani. Oggi, nel corso di una conferenza stampa on line, è stata presentata l’iniziativa che – ha detto p. Alex Zanotelli, nasce per «condividere quello di milioni di persone che fanno la fame, è un gesto di protesta contro un sistema profondamente ingiusto, che permette al 10 per cento della popolazione mondiale di mangiare lautamente il 90 per cento dei beni di questo pianeta». Per il religioso comboniano il Mediterraneo oggi è «diventato un mar nero, un cimitero dei volti oscuri che bussavano alla nostra porta ma che sono periti in questo mare». Migrazioni che, ha sottolineato l’arcivescovo di Agrigento, il card. Francesco Montenegro – già presidente della Fondazione Migrantes - «non rappresentano una emergenza, quanto piuttosto un fenomeno strutturale nella vita del mondo» evidenziando che sull’immigrazione «si gioca il futuro e si misura la vitalità della società e della Chiesa». Il "digiuno a staffetta" – ha quindi aggiunto il porporato - «non è ‘per’ bensì ‘con’: dobbiamo condividere la fame. I migranti vengono perchè hanno fame, vengono a  riprendersi ciò che noi paesi civili abbiamo tolto. Ma noi siamo  la civiltà, eppure non vogliamo capire che esistono le civiltà». E parlando del Mediterraneo il card. Montenegro ha evidenziato che questo mare è diventato un «cimitero liquido, ma le morti non ci toccano e quindi ci ritroviamo con una coscienza in qualche modo falsa, perché ci sentiamo buoni, ma in effetti non lo siamo. Noi degli immigrati ne abbiamo fatto una categoria e ci siamo dimenticati che sono uomini, donne e bambini, forse dovremmo ricordare che quando c'è un uomo che muore ingiustamente ne siamo un po' tutti colpevoli, ma noi abbiamo le mani pulite, perché noi, al limite, desideriamo che se ne tornino a casa loro, come se questa fosse la soluzione migliore: tornare a casa loro e tornare in quella povertà che è invivibile, tornare a casa loro e ripassare dalla Libia dove ci sono le torture, tornare a casa loro è andare incontro alla morte per molti, questa è la fotografia». E parlando, poco dopo, alla Radio Vaticana, il card. Montenegro ha sottolineato che «è facile che ci si commuova davanti ad un crocifisso di legno o di gesso, ma non siamo capaci di commuoverci davanti al Cristo vivente, alla carne sanguinante di Cristo che incontriamo. Siamo riusciti a sentirci a posto, perché quando vediamo il pane che si spezza sull'altare, noi diciamo quello è Gesù, però poi, quando uscendo, lungo le scale della chiesa, lo vediamo seduto con la mano tesa, ecco quello un poveraccio non è più il Gesù di prima, quando in effetti e quel pane e quel povero hanno la stessa identità. La nostra fede è diventata una fede facile, una fede che non si vuole sporcare, vissuta ad occhi chiusi per non essere disturbati nella preghiera, ma a furia di tenere gli occhi chiusi, non vediamo più niente e non sappiamo più che cosa presentare nella preghiera». (Raffaele Iaria)

Sfollati Climatici: martedì la presentazione degli Orientamenti pastorali

26 Marzo 2021 - Città del Vaticano - “Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Climatici”. È il titolo di un volume, a cura della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che sarà presentato martedì 30 marzo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede. A presentare il volume il card. Michael Czerny e p. Fabio Baggio, sossosegretari della Sezione Migranti e Rifugiati del dicastero vaticano, p. Joshtrom Kureethadam, Officiale dello stesso Dicastero, Cecilia Dall'Oglio, Direttrice Associata dei programmi europei del Movimento Cattolico Mondiale per il Clima; mons. Claudio Dalla Zuanna, arcivescovo di Beira in Mozambico e Maria Madalena Issau, residente in un campo di sfollati a 60 km della città di Beira. (R.I.)  

Istat: crollano i movimenti migratori

26 Marzo 2021 - Roma - Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente in Italia è inferiore di quasi 384 mila unità rispetto all’inizio dell’anno, come se fosse sparita una città grande quanto Firenze. Gli effetti negativi prodotti dall’epidemia Covid-19 hanno amplificato la tendenza al declino di popolazione in atto dal 2015. Nel 2020 si registra un nuovo minimo storico di nascite dall’unità d’Italia, un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra e una forte riduzione dei movimenti migratori. Crolla il numero dei matrimoni celebrati: 96.687, -47,5% sul 2019. Sono alcuni dati che emergono dal Report sulla “Dinamica demografica durante la pandemia da Covid 19” diffuso questa mattina dall’Istat. Secondo i dati Istat crollano i movimenti migratori. Nel corso del 2020 si contano in totale 1.586.292 iscrizioni in anagrafe e 1.628.172 cancellazioni. Mettendo a confronto l’andamento dei flussi migratori nelle quattro fasi in cui si può dividere convenzionalmente il 2020 (pre-Covid, prima ondata, fase di transizione, seconda ondata) con la media dei corrispondenti periodi degli anni 2015-2019 – sottolinea l’Istituto di statistica - emergono significative variazioni. I movimenti tra comuni, che hanno coinvolto circa 1 milione e 300 mila persone, dopo una variazione positiva registrata nei mesi prima dell’emergenza sanitaria (+8,4% le iscrizioni e +7,1% le cancellazioni), si riducono drasticamente durante la prima ondata (-35,3% le iscrizioni e -36,9% le cancellazioni) a causa del lockdown di marzo che ha ridotto al minimo la mobilità residenziale. Durante la fase di transizione si ha una ripresa che riporta i trasferimenti tra comuni ai livelli di incremento preCovid (+8,3% le iscrizioni e +4,7% le cancellazioni) mentre nel corso della seconda ondata, senza blocchi generalizzati alla mobilità l’impatto è stato poco rilevante (+5,8% iscrizioni e +6,2% cancellazioni). Le ripercussioni sono state molto più rilevanti sui movimenti migratori internazionali. Le iscrizioni dall’estero (220.533 nell’anno 2020), già in calo nel 2019 per la componente straniera, mostrano una diminuzione nei primi due mesi dell’anno (-8,8%) per poi crollare durante la prima ondata (-66,3%) e recuperare lievemente (ma sempre con una variazione negativa) nel corso dell’anno (-23,3% nella fase di transizione e -18,2% nella seconda ondata). Le cancellazioni verso l’estero (141.900 in totale), invece, evidenziano uno slancio di partenze nella fase pre-Covid (+20%), una consistente riduzione durante la prima ondata (-37,3%), una lievissima ripresa durante la fase di transizione (+0,8%) e un ulteriore crollo in corrispondenza della seconda ondata (-18,4%).

Elemosineria Vaticana: nella Settimana Santa vaccini per i più vulnerabili

26 Marzo 2021 - Città del Vaticano - Per dare "concretezza" ai diversi appelli di Papa Francesco perché "nessuno venga escluso dalla campagna vaccinale anti Covid-19", l’Elemosineria Apostolica Vaticana, in vista della Pasqua, altre dosi del vaccino Pfizer-BioNTech, acquistate dalla Santa Sede e offerte dall’Ospedale Lazzaro Spallanzani, tramite la Commissione Vaticana Covid-19, saranno destinate alla vaccinazione di 1200 persone tra le più povere ed emarginate, e che "sono per la loro condizione le più esposte al virus". Inoltre, per continuare a condividere il "miracolo della carità verso i fratelli più vulnerabili, e dare loro la possibilità di accedere a questo diritto - spiega una nota dell'Elemosineria - sarà possibile effettuare una donazione on-line per un 'vaccino sospeso', sul conto della carità del Santo Padre gestito dalla Elemosineria Apostolica" che ricorda l'appello del Papa per il Natale scorso: “Chiedo a tutti: ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi internazionali, di promuovere la cooperazione e non la concorrenza, e di cercare una soluzione per tutti: vaccini per tutti, specialmente per i più vulnerabili e bisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Al primo posto, i più vulnerabili e bisognosi!”. “Di fronte a una sfida che non conosce confini, non si possono erigere barriere. Siamo tutti sulla stessa barca”. Sul ricorso al vaccino, inoltre, il Papa  ha incoraggiato più volte le persone a vaccinarsi, perché è "un modo - sottolinea l'Elemosineria Vaticana - di esercitare la responsabilità verso il prossimo e il benessere collettivo, ribadendo con forza che tutti devono avere accesso al vaccino, senza che nessuno sia escluso a causa della povertà". Nel mese di gennaio scorso, quando è iniziata in Vaticano la campagna vaccinale anti Covid- 19, Papa Francesco ha voluto che tra le prime persone vaccinate ci fossero oltre venticinque poveri, in gran parte senza fissa dimora, che vivono intorno a San Pietro e che quotidianamente vengono assistiti e accolti dalle strutture di assistenza e residenza dell’Elemosineria Apostolica. La vaccinazione dei poveri nel corso della Settimana Santa avverrà nella struttura appositamente adibita all’interno dell’Aula Paolo VI in Vaticano, e sarà usato lo stesso vaccino somministrato al Pontefice e ai dipendenti della Santa Sede. I medici e gli operatori sanitari impiegati saranno i volontari che operano stabilmente nell’Ambulatorio “Madre di Misericordia”, situato sotto il colonnato del Bernini, i dipendenti della Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e i volontari dell’Istituto di Medicina Solidale e dell’Ospedale Lazzaro Spallanzani. (R.Iaria)

Migranti: parte “Fame e sete di giustizia”

26 Marzo 2021 - Roma - Il Digiuno di giustizia in solidarietà dei migranti e il Cantiere casa comune lanciano l’iniziativa “Fame e sete di giustizia – Digiuno di solidarietà con i migranti”. La presentazione, in seguito alle norme di contrasto alla diffusione del Covid-19, si svolgerà online, oggi alle 12 con interventi del card. Franco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, di p.  Alex Zanotelli, missionario comboniano, di Blessing Okoedion, presidente dell’associazione Weavers of hope, Sonny Olumati, attivista del movimento #ItalianiSenzaCittadinanza, e Marco Omizzolo, sociologo Eurispes e presidente di Tempi moderni. Davanti alla tragedia dei morti nel Mediterraneo che non conosce sosta, da tre anni, è stata promossa l’iniziativa del Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti, che si ritrovano ogni primo mercoledì del mese a digiunare davanti al Parlamento. Questa giornata di digiuno è nata per sottolineare “la dimensione politica di questo atto, condiviso anche da parte di religiose/i nei monasteri, di cittadine/i nelle proprie abitazioni e da tanti gruppi che digiunano davanti alle Prefetture della propria città”. Il Cantiere casa comune sostiene il Digiuno di giustizia ogni primo mercoledì del mese e insieme, partendo dal prossimo lunedì 29 marzo, inizio della Settimana Santa per i cristiani, lancia un digiuno a staffetta che – spiega una nota – “vuole coinvolgere tutti e tutte”. Ogni persona, comunità, associazione può iscriversi e partecipare come “gesto radicale e nonviolento di difesa della vita e della dignità dei fratelli e sorelle migranti, in opposizione alla sazietà e all’indifferenza di un economia che uccide e di un mondo che non si lascia più toccare dal dolore e dalle lacrime vere degli ‘scarti’”.    

Unicef: nel 2020 raggiunti oltre 6mila minori rifugiati in Italia

26 Marzo 2021 - Roma - Il 2020 ha posto nuove sfide alla protezione e inclusione di bambini e adolescenti migranti e rifugiati e il Covid-19 ha esacerbato i rischi sanitari, aumentato le difficoltà nell’accesso ai servizi, l’esposizione al rischio di sfruttamento e violenza. Questo il quadro descritto dal Rapporto annuale 2020 – Programma dell’Unicef a sostegno dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia.  Lo scorso anno sono sbarcati in Italia via mare oltre 34mila migranti. Di questi, il 5% minorenni accompagnati, il 14% arrivati soli (circa 4.600). Per rispondere a queste sfide, nel 2020 l’Unicef è intervenuta a fianco delle istituzioni raggiungendo oltre 6mila minorenni e giovani migranti e rifugiati e circa 1.500 operatori con interventi diretti. Tra questi: 3.600 minorenni e giovani sono stati supportati con servizi di protezione tra cui supporto psico-sociale, accesso a forme di affido familiare e supporto legale individualizzato; 1.400 hanno avuto accesso a servizi di prevenzione e risposta alla violenza di genere. Tra le azioni online: oltre 1.500 operatori sono stati formati online sulla protezione dei minori e risposta alla violenza di genere; oltre 5.600 giovani hanno espresso la propria voce tramite la piattaforma U-Report on the Move. Nel 2020, l’Unicef ha risposto anche ai bisogni specifici legati alla pandemia con, fra l’altro, screening medici, pre-triage e attività di orientamento per 2.400 migranti e rifugiati. Oltre 160mila persone sono state raggiunte online con messaggi-chiave sul Covid-19 adattati alle esigenze linguistiche, culturali, di età e di genere, e oltre 2mila adolescenti, inclusi migranti e rifugiati, sono stati ascoltati durante il lockdown sulle loro prospettive per il futuro. Per Anna Riatti, responsabile programma di risposta Unicef a favore dei bambini e adolescenti migranti e rifugiati in Italia, “la protezione dei minorenni vulnerabili, tra cui migranti e rifugiati, deve restare una priorità dell’agenda politica”.    

Tridico: reddito di cittadinanza anche per gli immigrati

26 Marzo 2021 - Roma – Oggi «sono necessarie risorse aggiuntive soprattutto per le famiglie numerose e gli immigrati. Il reddito di cittadinanza prevede un requisito di residenza in Italia di dieci anni, mi sembra eccessivo e non esiste in nessun Paese europeo». Lo dice oggi il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in una lunga intervista al quotidiano “La Stampa”. Tridico dice di fare «una valutazione tecnica: per formazione culturale mi occupo di sistemi economici comparati, faccio confronti con le migliori esperienze nei Paesi avanzati. Le decisioni e le legittime riflessioni politiche non spettano a me».

Mons. Nosiglia: il ringraziamento a chi ha accolto persone migranti in questi giorni

24 Marzo 2021 - Torino - «Voglio ringraziare, personalmente e pubblicamente, quanti in questi giorni si sono resi disponibili ad accogliere  quelle famiglie e persone migranti  che si sono trovate senza alcun riparo nei giorni scorsi». Lo afferma l’arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, mons. Cesare Nosiglia che sottolinea il servizio della Croce Rossa e il lavoro di don Luigi Chiampo e delle suore Francescane missionarie di Susa  e di tanti volontari a fianco dei migranti: il loro impegno è diventato un «esempio» per altri  che hanno «deciso di compiere gesti di accoglienza e di solidarietà». Ma questo cammino – aggiunge il presule - «è lontano dall'essersi concluso».  A Oulx la diocesi ha aperto da oltre due anni una casa che accoglie ogni sera circa 30 persone,  provenienti soprattutto dalla rotta balcanica, fra cui molti bambini:  «è un flusso – dice mons. Nosiglia - che non riusciamo certo a interrompere,  ma che – in ogni modo - ci interpella». Da qui la richiesta del presule torinese alle comunità cristiane della zona  ma anche dell’intera diocesi di «rendersi ancora solidali.  Servono spazi per accogliere, in particolare le famiglie con bambini.  Così come servono contributi finanziari.  E serve, ancora, il lavoro volontario di chi sta vicino a queste persone,  ascolta i problemi e i bisogni, e con questo suscita speranza». La diocesi «farà la sua parte: ma sono in dovere di chiedere,  anche alle  istituzioni e associazioni laiche,  uno sforzo ulteriore: alle emergenze che viviamo tutti  si aggiungono  quelle  dei bisogni urgenti e umanamente necessari  di tanti immigrati che arrivano nel nostro territorio». Mons. Nosiglia dopo Pasqua andrà a incontrare queste persone  nelle loro sistemazioni, a Bussoleno, Susa e negli altri centri della Valle: «andrò anche per ringraziare  quanti si sono prodigati  e si prodigano per accogliere e sostenere questi nostri fratelli e sorelle». (Raffaele Iaria)  

Bangladesh: “15 rifugiati Rohingya hanno perso la vita in un incendio”

24 Marzo 2021 - Roma – Quindici rifugiati Rohingya hanno perso la vita nell’incendio nei campi profughi a Cox’s Bazar, in Bangladesh, mentre oltre 560 sono rimasti feriti e si stima che 400 persone siano ancora disperse. Sono le cifre drammatiche fornite dall’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, che sta intervenendo a sostegno delle autorità del Bangladesh, in coordinamento con l’Oim (Organizzazione internazionale migrazioni) e altri partner delle Nazioni Unite e delle Ong, insieme ai volontari rifugiati. Oltre 45.000 persone hanno perso i loro alloggi e i loro averi. Si stima che almeno 10.000 alloggi siano stati distrutti o danneggiati. I rifugiati che sono rimasti senza casa vengono temporaneamente ospitati all’interno della comunità. Si prevede che le cifre attuali saliranno nei prossimi giorni a seguito di nuove valutazioni. L’Unhcr ha fornito cure mediche per i rifugiati ustionati, il cui numero rimane sconosciuto. Viene anche fornito un primo soccorso d’emergenza, compreso il supporto psicosociale. L’Unhcr si sta preparando a rilasciare nuovamente i documenti di registrazione a coloro che li hanno persi nell’incendio. Finora ha fornito circa 3.000 coperte, 14.500 lampade solari, 10.400 set da cucina e 11.500 zanzariere. Ha anche messo a disposizione, insieme a Oxfam, assistenza idrica e sanitaria d’emergenza, compresa la costruzione di 20 latrine d’emergenza, rubinetti d’emergenza, serbatoi d’acqua, taniche e compresse per la purificazione dell’acqua. Quattro cisterne d’acqua stanno consegnando acqua sicura nelle aree in cui si stanno radunando le persone che sono rimaste sfollate a causa dell’incendio. Tramite un sistema di messaggeria vocale interattiva dell’Unhcr saranno in grado di chiamare circa il 70% delle famiglie nei campi più colpiti. I campi di Cox’s Bazar attualmente ospitano oltre 870.000 rifugiati Rohingya. La grande maggioranza, circa 720.000 persone, è arrivata nel 2017, fuggendo dalla violenza nello stato di Rakhine del Myanmar. L’appello dell’Unhcr per la risposta ai Rohingya nel 2021 per un totale di 294,5 milioni di dollari è attualmente finanziato solo per il 16%. “Gli effetti dell’incendio di lunedì non faranno che esacerbare i bisogni e mettere ulteriormente a dura prova le risorse già scarse”, conclude Unhcr, rinnovando l’appello ai donatori governativi e del settore privato.    

Al cuore della migrazione: dalle aule dell’Università di Pisa un libro per aiutare i soccorsi nel Mediterraneo

24 Marzo 2021 - Pisa - Un progetto nato nelle aule dell’Università di Pisa che poi è diventato un libro i cui proventi saranno devoluti a “SOS MEDITERRANEE”, una ONG che opera per il soccorso dei migranti in mare. Il 27 marzo uscirà ufficialmente "Al cuore della migrazione" una raccolta di testi in prosa e poesia curata da Barbara Sommovigo del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Ateneo pisano, insieme a due laureate dello stesso dipartimento: Marta Ingrosso e Carolina Paolicchi, quest’ultima anche fondatrice dello spin-off universitario Astarte Edizioni che ha pubblicato il libro. “Il progetto di traduzione di questa opera collettiva ha avuto inizio nel Laboratorio di Traduzione dal francese della professoressa Sommovigo lo scorso anno accademico – racconta Carolina Paolicchi - ed è proseguito fuori dalle aule universitarie grazie alla volontà di sette studenti che hanno svolto il tirocinio curricolare presso la nostra casa editrice e di alcune traduttrici più esperte che si sono affiancate a loro”. Un risultato corale che vede quindi la partecipazione di dodici traduttori fra studenti e laureati dell'Ateneo pisano. Francesca Bonaccorsi, Chiara Caccavale, Federica Crosetto, Federica Falaschi, Carlotta Galimberti, Rosario Licata e Chiara Mazzanti, sono i sette corsisti ai quali si sono affiancate come traduttrici senior le due curatrici Marta e Carolina, Giulia Andreoli, Linda Cibati e Violetta Galgani.

Rotta balcanica: appello delle Acli Marche

23 Marzo 2021 - Ancona - Lungo il percorso della Sava e della Drina, e nella terra di Grecia, migliaia di persone provenienti dal Medio Oriente e dai paesi dell’Asia centrale, in un lungo pericoloso viaggio, "in balia di trafficanti di uomini, tentano di arrivare nell’Unione Europea, per trovare lavoro, aiuto, libertà e la speranza di una vita migliore". Lo denunciano le Acli marchigiane in una nota evidenziando che tanti sono "bloccati da anni in indegni campi profughi, vivono una vita ai margini picchiati dalle polizie di frontiere se tentano i confini, alcuni muoiono affogando nei fiumi, altri soffocati negli antri dei camion o feriti da mine rimaste sui campi di una guerra lontana". Una morte iniqua. “Abbiamo incontrato – dicono gli operatori di IPSIA, una organizzazione non governativa promossa dalle Acli, che si trovano proprio in quella zona – queste persone queste famiglie in Bosnia e in Serbia e cercato di ridargli un ristoro, uno spazio di dignità, di socialità e umanità. Difficile ai tempi del covid, trovare tempo mezzi e risorse per esprimere e concretizzare una solidarietà internazionale. Ma era nostro dovere e continueremo a farlo”. Ai margini dei confini orientali d’Europa, si è creato ormai "un piccolo universo semi carcerario di campi e centri di accoglienza che si affacciano su reticolati e fili spinati costruiti nell’illusorio tentativo di fermare popoli dolenti in fuga".

Naufragio al largo delle Canarie

17 Marzo 2021 - Madrid - Cinquantadue persone sono state salvate al largo delle Canarie ieri sera: tra loro nove bambini e 29 donne. Dovrebbero far parte del gruppo di quattro imbarcazioni di fortuna sovraccariche di migranti delle quali non si avevano più notizie. L’organizzazione spagnola di soccorso e sicurezza marittima Salvamento Maritimo ha comunicato ieri sera la temporanea interruzione delle ricerche di questi 145 migranti alla deriva ed in pericolo imminente di vita: tra di loro — la segnalazione è estremamente precisa — 73 donne e 30 minori. Alla loro ricerca è un mezzo aereo, che ha perlustrato per l’intera giornata di ieri il lembo dell’Oceano Atlantico compreso tra Gran Canaria e Cabo Bojador. I migranti erano partiti da diversi punti del Sahara Occidentale nei giorni scorsi. (O.R.)

Iai a 5 anni dall’accordo Ue-Turchia: “superare la logica emergenziale”

17 Marzo 2021 - Roma - “Tracciare un bilancio dei cinque anni trascorsi dalla firma, il 18 marzo 2016, dell’accordo fra Unione europea e Turchia per ridurre l’immigrazione irregolare verso la Grecia non è un’operazione semplice né lineare”. Lo si legge, nell’anniversario del controverso accordo, sulla rivista on line Affari internazionali (dell’Istituto affari internazionali), in un articolo di Luca Barana. “L’intesa ha costituito una delle principali risposte dell’Ue alla cosiddetta crisi migratoria del 2014-15 e all’incapacità degli Stati membri di concordare su meccanismi di redistribuzione dei richiedenti asilo, una problematica tuttora sul tavolo. Di fronte a tale immobilismo interno, l’Ue ha promosso un accordo che di fatto esternalizza il controllo delle frontiere europee a un Paese terzo, la Turchia”. Barana aggiunge: “Ankara si è infatti impegnata a riammettere un migrante irregolare giunto sulle isole greche nel Mar Egeo per ogni rifugiato siriano accolto in Europa. In più, l’Ue prometteva un finanziamento da 6 miliardi di euro alla Turchia per gli anni successivi, in modo da garantire l’accoglienza di milioni di rifugiati siriani sul territorio turco. In cambio della sua collaborazione, la Turchia otteneva anche la promessa di un’accelerazione nel processo di facilitazione dei visti per i cittadini turchi in ingresso in Europa”. L’accordo “può essere valutato sotto diverse angolazioni. In termini di arrivi irregolari, pare aver raggiunto il proprio obiettivo: nei mesi e anni successivi, il trend degli arrivi in Grecia ha conosciuto una riduzione… D’altro canto, la riduzione dei numeri nel Mediterraneo orientale è poi coincisa con un aumento degli arrivi irregolari sulla rotta del Mediterraneo centrale verso l’Italia”. Inoltre, un’altra “conseguenza a lungo termine spesso sottovalutata è costituita dal deterioramento della situazione umanitaria nelle isole greche”. Il contesto in cui si muovono oggi Bruxelles e Ankara è tuttavia “profondamente cambiato rispetto a cinque anni fa, non solo per l’impatto della pandemia. Negli anni successivi all’accordo, le tensioni geopolitiche fra le due parti si sono approfondite, dalla competizione per le risorse energetiche nel Mediterraneo orientale al crescente protagonismo turco in scenari di conflitto come la Libia”. L’accordo pone “dunque ancora oggi delle sfide strutturali alle politiche migratorie europee, che dovranno essere affrontate abbandonando la logica emergenziale che ne decretò la firma cinque anni fa”. (Sir)    

Rivista “Insieme”: domani la presentazione di “Io sono Joy” per parlare del dramma della tratta

17 Marzo 2021 - Nocera - Domani incontro on line con la scrittrice Mariapia Bonanate per la presentazione del suo ultimo libro “Io sono Joy”, edito da San Paolo. L'iniziatica è del periodico della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno "Insieme"e sarà trasmesso on line sui profili social della diocesi che, in una nota, ricorda che il libro racconta la storia di Joy che a 23 anni è convinta da un’amica a lasciare Benin City (Nigeria) e partire per l’Italia con la promessa di un lavoro con il quale poter mandare denaro alla sua famiglia e proseguire gli studi. Poche ore di viaggio le furono sufficienti per rendersi conto dell’inganno. Salvata miracolosamente dal naufragio, al suo arrivo in Italia scoprì che il lavoro promesso era la strada. Con l'autrice interverranno Mario Morcone, assessore alla Sicurezza, Legalità e Immigrazione della Regione Campania; Maria Rita Cerimele del Movimento dei Focolari; Antonio Casale, direttore del Centro immigrati Fernandes e  suor Rita Giaretta. La presentazione on line sarà moderata dal direttore di “Insieme”, Salvatore D’Angelo. Durante la diretta sarà trasmessa la video testimonianza di Joy. L’attrice Claudia Conte leggerà alcuni brani del libro.

Organismi ecclesiali ai governi boliviano e cileno sulla migrazione forzata

17 Marzo 2021 -   Santiago del Cile - Un appello ai governi cileno e boliviano affinché la risposta alla migrazione forzata venga da «politiche pubbliche basate sul rispetto dei diritti umani, la libertà di movimento e la protezione internazionale», per affermare il principio di una società sensibile e pienamente solidale. È quello rivolto in una lettera dalle Caritas dei due paesi e da Fondazione Scalabrini, Istituto cattolico cileno della migrazione (Incami) e World Visión Arica, al fine di sollecitare  - rferisce l'Osservatore Romano - una risposta urgente alla crisi migratoria sempre più drammatica alla frontiera tra Cile e Bolivia. «La migrazione, causata da violenza, povertà, intolleranza, abuso di potere e mancanza di giustizia — è scritto nel testo — ha aperto una ferita profonda nella regione latinoamericana. Migliaia di uomini e donne sono spinti a fuggire dai loro paesi e dalle loro case in cerca di una vita dignitosa». Insieme a essi, giovani e bambini percorrono strade pericolose e clandestine, con la paura costante di essere arrestati, di diventare vittime di trafficanti o di perdere la vita, scrivono i firmatari. Fame, incertezza e disperazione, accentuate ancor di più per effetto della pandemia, sono i loro compagni di viaggio. «Da anni — aggiungono le organizzazioni coinvolte — abbiamo visto e accompagnato i volti della migrazione forzata. Anche in queste ultime settimane, vista la situazione dei fratelli migranti al confine che condividiamo tra Cile e Bolivia, abbiamo cercato di aiutare a sensibilizzare su questa realtà», affinché «non diventino fenomeni naturali la violenza, la xenofobia, l’esclusione, lo sfruttamento lavorativo, la tratta, il contrabbando o le morti anonime». Dopo aver ricordato che l’i n d i f f e re n z a non è e non deve essere una scelta del cristiano, le istituzioni ecclesiali pro-migranti impegnate alla frontiera fanno appello agli esecutivi interpellati affinché sia data una pronta risposta alla migrazione forzata attraverso interventi statali adeguati, sottolineando comunque la necessità di «promuovere e rafforzare le politiche pubbliche volte a rispondere alle esigenze delle popolazioni vulnerabili nei Paesi ospitanti, in modo da raggiungere nel nostro continente condizioni di benessere, giustizia sociale, rispetto e promozione dei diritti di tutti i suoi abitanti». A conclusione dell’appello viene inoltre espresso l’auspicio che i governi aprano i loro confini a quanti «cercano di vivere in pace, riunire le famiglie e avere una speranza di vita», senza dimenticare mai la vicinanza delle istituzioni ecclesiali e non ecclesiali, sempre valide alleate, al fine di «promuovere soluzioni sostenibili, solidali e dignitose» per combattere una criticità che va fermata a ogni costo​.

Roma: nasce la “Casa Talità Khum”​

16 Marzo 2021 - Roma - Nasce a Roma “La casa Talità Khum”, un progetto dell’associazione di promozione sociale Talità Khum Alzati, che mira all’accompagnamento e l’orientamento dei giovani nella Capitale. L’iniziativa vuole costruire un luogo di prima accoglienza per giovani di ogni nazionalità, religione, lingua e cultura che arrivano a Roma per studiare e cercare lavoro. Inoltre vuole essere anche un luogo di ritrovo e spiritualità per chi vuole iniziare un percorso di conoscenza di sé e del Signore. “Ho notato le difficoltà comuni che questi giovani avevano: il costo elevato dell’affitto, il rischio di soluzioni non sempre ideali per la crescita morale e spirituale dell’individuo”, spiega Angele Rachel Bilegue, presidente dell’associazione di promozione sociale Talità Khum Alzati, che con questa iniziativa vuole andare incontro ai giovani con un’accoglienza per brevi periodi utile alla loro successiva sistemazione. Il progetto sperimentale ha una durata di quattro anni con un costo di 50mila euro annui, per un totale di 200mila euro.​

Viminale: da inizio anno sbarcate 6.042 persone migranti

16 Marzo 2021 - Roma - Sono 6.042 le persone migranti sbarcate sulle coste da inizio anno.  Di questi  960 sono di nazionalità ivoriana (16%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (819, 13%), Guinea (598, 10%), Bangladesh (493, 8%), Sudan (381, 6%), Eritrea (343, 6%), Algeria (291, 5%), Mali (271, 4%), Egitto (232, 4%), Camerun (164, 3%) a cui si aggiungono 1.490 persone (25%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Il dato è dal ministero degli Interni ed è aggiornato  entro le 8 di questa mattina. Fino ad oggi sono stati 544 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a ieri, 15 marzo. I minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane lungo tutto il 2020 sono stati 4.687, 1.680 nel 2019, 3.536 nel 2018 e 15.779 nel 2017.  

Centri d’accoglienza stranieri: il taglio di oltre 46mila posti

16 Marzo 2021 - Roma - Ora c’è la controprova. I cosiddetti Decreti sicurezza del primo governo Conte hanno penalizzato l’integrazione, colpito i modelli di accoglienza virtuosi, scaraventato nell’irregolarità decine di migliaia di richiedenti asilo. Nel 2019 infatti sono stati oltre 40 mila i posti cancellati nel circuito dell’accoglienza. Di questi, 15 mila nelle strutture piccole diffuse sul territorio. Se nel 2018 più di un terzo dei comuni ospitava centri, l’anno dopo la percentuale era calata a meno di un quarto. Il taglio della quota per ospite, poi, da 35 a 27 euro, ha ridotto l’investimento sull’integrazione, a partire dalla lingua. È il quadro che emerge dal rapporto Una mappa dell’accoglienza - Centri d’Italia 2021, realizzato da Openpolis e ActionAid, che sarà presentato dopodomani. Il dossier che Avvenire è in grado di anticipare offre la prima mappatura dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) gestiti dalle prefetture in Italia, nel corso del 2019, con dati ufficiali a livello provinciale e comunale, diversi dalle aggregazioni predisposte dal ministero dell’Interno. «Informazioni importanti e necessarie per un monitoraggio costante del sistema di accoglienza », scrivono gli analisti delle due ong. «Il Viminale però - affermano i ricercatori - continua a negare informazioni essenziali sulle attività di monitoraggio della gestione dei centri di accoglienza, svolte da ministero dell’Interno e prefetture». Per questo ActionAid e Openpolis domani saranno in udienza al Tar del Lazio «per rivendicare il diritto a conoscere informazioni fondamentali per poter valutare le politiche in base agli effetti che producono». L’obiettivo della ricerca? «Verificare quali controlli vengano effettuati e con quale frequenza, quali violazioni siano state riscontrate e di quale gravità», spiega Vittorio Alvino di Openpolis. I numeri raccontano una realtà diversa dall’'invasione' sbandierata da certa propaganda ansiogena. La quota media di richiedenti asilo nei comuni con centri di accoglienza, in rapporto ai residenti, è dello 0,2%. Sicuramente maggiore l’impatto dei mega-centri. Ma il Conte I perseguiva la chiusura proprio delle piccole strutture, a basso 'impatto sociale'. Il numero di comuni che ospitava strutture di accoglienza è diminuito in un anno, da 2.691 (il 33,8 dei comuni italiani) a 1.822 (il 23%), con un taglio del 32,3%. In un anno il numero di strutture di accoglienza è calato da 8.145 a 5.482. E a chiudere i battenti sono state soprattutto quelle con pochi ospiti, massimo 20: ben 15.482 posti in meno su 49.487. Nei centri medi c’è stata una riduzione di 11.619 posti, di 14.502 in quelli grandi, di 4.748 nei centri molto grandi. Un colpo di scure che in un anno ha fatto scomparire 46.351 posti: da 107.463 a 67.036. Non va dimenticato che gli stranieri espulsi dal circuito di accoglienza, come i titolari di protezione umanitaria, dopo la cancellazione di questo status, non sono stati rimpatriati, ma trasformati in irregolari. A chiudere molti centri piccoli è stato il taglio delle quote per il mantenimento: da 35 a 27 euro al giorno. Meno pesante il taglio per i grandi centri, da 35 a 29 euro, sopravvissuti grazie a economie di scala che abbattono i costi. L’apparente risparmio che ha colpito i percorsi di integrazione (lingua, formazione al lavoro) «si traduce in un costo netto in parte quantificato dall’Anci con un rincaro annuo di 280 milioni per gli enti locali». (Luca Liverani – Avvenire)