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Ismu: l’Italia è il Paese europeo che ha concesso più cittadinanze

19 Marzo 2024 - Milano - La Fondazione ISMU  evidenzia che, in base agli ultimi dati Eurostat, nel 2022 i cittadini con background migratorio che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono in totale 213.716, il 76% in più rispetto al 2021, quando erano diventate italiane 121.457 persone. Nel 2022, è divenuto italiano il 4,3% dei residenti con cittadinanza non italiana (CNI) a fronte di una media del 2,6% per l’intera UE27.  In totale, nel 2022, nell'UE sono 989.940 le persone che hanno acquisito la cittadinanza del Paese in cui vivono, con un aumento di circa il 20% (+163.100) rispetto al 2021. La maggior parte delle nuove cittadinanze (in numero assoluto) è stata concessa dall'Italia (22% del totale dell'UE), seguita dalla Spagna (181.581 cittadinanze, pari al 18% del totale UE) e dalla Germania (166.640 cittadinanze, il 17% del totale UE). In Italia è stato anche registrato il maggiore aumento di cittadinanze concesse ai residenti con CNI nel 2022 rispetto al 2021: +92.200, contro i +37.600 di Spagna e +36.600 di Germania. Le maggiori diminuzioni sono state, invece, osservate in Francia (-15.900), Paesi Bassi (-9.300) e Portogallo (-3.700). Nel 2022 sono diventati cittadini italiani soprattutto persone originarie da Albania (38mila), Marocco (31mila) e Romania (16mila). Questi tre Paesi rappresentano il 40% delle acquisizioni totali. Al quarto posto il Brasile (11mila), seguito da India, Bangladesh e Pakistan, che complessivamente hanno registrato 20mila nuove acquisizioni. In termini relativi, sono stati rilevati - sottolinea l'Ismu - aumenti significativi rispetto al 2021 per argentini, brasiliani, moldavi e ucraini (dove le acquisizioni di cittadinanza sono più che raddoppiate). A livello europeo i principali Paesi di provenienza dei neocittadini UE sono Marocco (112.700 cittadinanze concesse), Siria (90.400) e Albania (50.300). Nel 2022, l'età media delle persone che hanno acquisito la cittadinanza nei Paesi UE è di 31 anni. Lo Stato membro dove è più bassa l'età media dei neocittadini è la Grecia: qui la metà ha meno di 21 anni. Il Paese con l'età media più alta è, invece, Cipro (42 anni). Entrando più nello specifico, l'Ismu evidenzia che il 39% delle persone alle quali è stata concessa la cittadinanza di un paese UE nel 2022 ha meno di 25 anni. Un altro 41% è di età compresa tra 25 e 44 anni, mentre quelli di 45 anni e oltre rappresentano il 20%. Tra coloro che hanno acquisito la cittadinanza di qualsiasi Stato membro dell'UE, il 26% sono bambini di età inferiore ai 15 anni (0-14 anni). Le percentuali più elevate sono state registrate in Francia (34%), Lettonia (33%), Spagna (32%) e Belgio (31%). Tra coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel 2022, il 26% sono ragazzi di età tra 0 e 14 anni. Se si considera anche la fascia di età 15-19 anni, si arriva a comprendere il 37% di tutte le acquisizioni. Quanto alla provenienza, i bambini tra 0 e 14 anni diventati italiani nel 2022 sono originari soprattutto di Pakistan (44%), Bangladesh (42%), Egitto (41%) e Marocco (39%). Le percentuali più basse si riscontrano tra i brasiliani (5%), gli argentini (7%) e gli ucraini (10%).  

Ismu: tornano a crescere le acquisizioni di cittadinanza italiana  

31 Maggio 2023 - Milano - Fondazione ISMU evidenzia che, in base agli ultimi dati Istat ed Eurostat, nel 2022 gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati in totale 133.236 (per il 50,9% femmine e per il 49,1% maschi), il 9,7% in più rispetto al 2021, anno in cui si sono registrati 121.457 nuovi cittadini.  In media, nel 2022, è divenuto italiano uno ogni 38 stranieri residenti. Nell’ultimo decennio si è passati dai minimi del 2012 (65.383) ai picchi del 2015 con 178.035 e del 2016 con 201.591 acquisizioni, per poi scendere a 146.605 l’anno seguente (2017) e a 112.523 nel 2018, e infine tendenzialmente risalire - anche se in misura minore - durante gli ultimi quattro anni. Acquisizioni di cittadinanza in Europa. Dagli ultimi dati disponibili di Eurostat che si riferiscono al 2021 emerge che tra i Paesi dell’Unione Europea la Svezia è lo stato in cui si registra il maggior tasso annuo di acquisizione di cittadinanza (uno ogni 10 stranieri residenti), seguita dai Paesi Bassi (uno ogni 19) e dalla Romania (uno ogni 22), mentre l’Italia si posiziona al nono posto. Interessante notare che l’Italia dal 2014 al 2021 è sempre oscillata fra il quinto e il decimo posto in classifica. Nel 2021 (ultimi dati disponibili) ad ottenere la cittadinanza italiana sono stati soprattutto albanesi (22.493), marocchini (16.588), rumeni (9.435), brasiliani (5.460), bangladeshi (5.116), indiani (4.489), pakistani (4.410), argentini (3.669, più del doppio rispetto al 2020, anno in cui se ne contavano 1.717), moldovi (3.633) ed egiziani (3.531). L’alto numero di acquisizioni da parte di brasiliani e argentini è dovuto alla possibilità di naturalizzazione per ius sanguinis e cioè grazie alla presenza di avi italiani.      

Cittadinanza: le norme all’estero

3 Luglio 2022 -
Roma - Lo Ius scholae si distingue e può affiancarsi ad altri criteri per l' acquisizione della cittadinanza, come lo Ius sanguinis e lo Ius soli. Il primo è attualmente in vigore in Italia: è infatti cittadino italiano per 'diritto di sangue' chi nasce da almeno un genitore in possesso della cittadinanza (ad esempio da madre italiana e padre tedesco, il figlio comunque può divenire, per via materna, cittadino italiano). Invece, in base al principio dello Ius Soli, il diritto di cittadinanza si ha al momento della nascita sul territorio di un determinato Stato, indipendentemente dalla nazionalità di appartenenza dei genitori (ad esempio, una coppia italiana ha un figlio a Parigi, il bimbo può divenire cittadino francese). Diversi paesi europei e non (fra i quali Regno Unito, Germania e Francia) adottano varianti dello Ius soli (prevedendo cioè, oltre alla nascita sul territorio dello Stato, altre condizioni variabili da Paese a Paese). In Nord e Sud America, ad aver adottato lo Ius soli sono il Canada, gli Usa, il Brasile e molte altre nazioni, per cui capita spesso che i figli di emigrati italiani in quei Paesi abbiano doppia nazionalità (e doppio passaporto), assommando a quella ereditata dal genitore quella conseguita nascendo nello Stato estero.

Festival della Partecipazione: la cittadinanza da privilegio diventi diritto

28 Giugno 2022 - Bologna - Si è chiusa a Bologna la settima edizione del Festival della Partecipazione a cui hanno preso parte 131 panelist, 60 associazioni e circa 850 partecipanti in presenza e promosso da ActionAid Italia, Cittadinanzattiva e Legambiente. Durante la tre giorni di Festival numerose sono state le occasioni di dibattito e approfondimento, per porre all’attenzione del Paese le criticità dello status quo e per mostrare le alternative possibili e concrete, attraverso gli interventi e le proposte di attiviste e attivisti, istituzioni nazionali e internazionali, associazioni della società civile, personalità del mondo giornalistico e accademico. A partire dal tema della cittadinanza e dall’urgenza di estenderla oltre lo ius sanguinis, riformando finalmente la legge sulla cittadinanza italiana.  Dal Festival l’appello, quindi, per la riforma della legge 91/92 sulla cittadinanza a cominciare dall'approvazione della proposta di legge sullo ius scholae, che verrà discussa in aula alla Camera dei Deputati domani, 29 giugno. E, sulla base delle iniziative promosse dal Comune di Bologna che ha proposto l’inserimento dello ius soli nello statuto comunale e la cittadinanza onoraria ai minori stranieri iscritti nell'anagrafe comunale, l’invito alle associazioni a mobilitare società civile ed enti locali per costruire e diffondere azioni simili di pressione per la riforma della legge sulla cittadinanza a partire da iniziative amministrative che facilitino l'iter di accesso alla cittadinanza.

Migrantes: mons. Perego,  la riforma della legge della cittadinanza è “fondamentale”

13 Maggio 2022 - Palermo - Le migrazioni sono in crescita: ormai sono quasi 300 milioni le persone in cammino nel mondo, per lavoro, in fuga dalla povertà, per studio, alla ricerca di una vita migliore per se e per la propria famiglia. Di questi 80 milioni sono in fuga perché vittime di tratta e di persecuzioni religiose, per le guerre – solo l’ultima guerra in Ucraina ha creato 7.700.000 sfollati, di cui 5.500.000 profughi -  ma oltre la metà per disastri ambientali, in continua crescita”. Sono alcuni dati forniti oggi pomeriggio a Palermo dal presidente della Fondazione Migrantes, l’arcivescovo Gian Carlo Perego, intervenendo al convegno promosso dalla Conferenza Episcopale Siciliana. Negli ultimi 30 anni la migrazione dall’estero è cresciuta nel nostro Paese. In questi ultimi anni ha avuto, però, un rallentamento prima e oggi un calo drastico di circa 150.000. Negli ultimi anni è cresciuto il numero dei rifugiati in Italia, che sono oggi più di 200.000, il 38% dei nuovi permessi di soggiorno, il 5% del totale, anche se solo uno sbarcato su 10 si è fermato in Italia, ma hanno continuato il loro viaggio in Europa. Soffermandosi sull’Enciclica Fratelli Tutti mons. Perego ha sottolineato che il Papa  ci invita a leggere la realtà del fenomeno “con intelligenza”. Il “sogno dei migranti si scontra molte volte con una realtà di sofferenza, di sfruttamento, di morte, che dal viaggio di Lampedusa, il primo del suo Pontificato, hanno caratterizzato molti interventi di Papa Francesco”, ha aggiunto spiegando che “diritto di migrare e diritto di non emigrare sono sempre stata accompagnati nel magistero sociale della Chiesa fin dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII”. “Comprendo – ha spiegato mons. Perego -  che di fronte alle persone migranti alcuni nutrano dubbi o provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa. Ma è anche vero che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri. Invito ad andare oltre queste reazioni primarie, perché – come dice il papa  ‘il problema è quando [esse] condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro’. I migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona. Pertanto, devono essere “protagonisti del proprio riscatto”. Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani. È inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità e questi atteggiamenti, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione, e la legge suprema dell’amore fraterno”. Il presidente di Migrantes si è soffermato poi su un tema importante e di grande attualità, anche in Italia, che il Papa non trascura di trattare: quello della cittadinanza. E’ un tema “la cui problematicità oggi è certamente accentuata nel dibattito culturale e politico. La storia dei processi di democratizzazione delle società politiche occidentali coincide con la storia della progressiva affermazione dei diritti di cittadinanza, attraverso un duplice movimento: l’aumento del numero e del tipo di diritti riconosciuti e garantiti ai cittadini; la progressiva estensione della classe dei cittadini, di coloro cioè che hanno titolo a godere di tali diritti. In un processo di democratizzazione, pertanto, una mobilità crescente e diffusa chiede non di limitare, ma di estendere la cittadinanza”. Dal 2002 ad oggi in Italia 1.400.000 hanno ottenuto la cittadinanza dopo 10 anni dalla permanenza, secondo la legge, in realtà dopo 12/14 anni di permanenza per i tempi ministeriali. Ma almeno  un milione di figli di migranti, nati e cresciuti in Italia sono rimasti ancora esclusi da questo diritto-dovere della cittadinanza. La riforma della legge della cittadinanza è “fondamentale – ha detto il presule - per un Paese a forte immigrazioni negli anni scorsi, quale è stata l’Italia, passando da una legge incentrata sullo jus sanguinis  che guarda soprattutto al rientro dei nostri emigranti, a una legge basata anche sullo jus soli o sullo jus culturae e jus scholae. E’ nostra responsabilità politica e sociale di cristiani che la città possa contare su questi nuovi italiani”. (R.Iaria)

ISMU: in crescita le acquisizioni di cittadinanza italiana

15 Settembre 2021 - Milano - L’ultimo bilancio demografico Istat della popolazione straniera residente in Italia rileva che nel 2020 le acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 132.736 (+4,5% rispetto al 2019, anno in cui se ne registravano 127.001. Il tasso annuo d’acquisizione di cittadinanza italiana sul totale degli stranieri residenti è passato dal 2,5% nel 2019 al 2,6% nel 2020. Prendendo in considerazione il periodo che va dal 1998 al 2020, l'ISMU calcola che i nuovi italiani abbiano raggiunto in totale quota 1.625.549. Ipotizzando che il numero dei nuovi italiani residenti in Italia al 1° gennaio 2021 sia pari al numero di quelli acquisiti durante questi ultimi 23 anni, è possibile ritenere che, delle 59.257.566 persone iscritte in anagrafe al 1° gennaio 2021, l’8,5% è costituito da stranieri residenti, il 2,7% da ex stranieri acquisiti alla cittadinanza italiana (per un totale dell’11,2% tra stranieri residenti e nuovi italiani), e l’88,8% da cittadini italiani fin dalla nascita. Nel 2019 (ultimi dati disponibili) il collettivo nazionale con il maggior numero di acquisizioni di cittadinanza italiana è quello albanese (26.033, pari al 20,5% del totale fra tutte le nazionalità), seguito da quelli marocchino (15.814, pari al 12,5% del totale), brasiliano (10.762, pari all’ 8,5%) e rumeno (10.201, pari all’8,0%).