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Card. Zuppi: flussi migratori, bisogno di più solidarietà europea

28 Settembre 2022 - Roma - "L’Europa è una straordinaria possibilità. Abbiamo bisogno di più Europa, di un’Europa che funzioni di più. Per esempio per ciò che riguarda i flussi immigratori. L’Europa qui non ha funzionato, ha lasciato sola l’Italia in questo campo e perciò c’è bisogno di più solidarietà europea". Lo ha detto il card. matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana in una intervista pubblicata oggi dal quotidiano "Avvenire" .

Dopo il voto, il cardinale Zuppi ad Avvenire: ora servono tante idee e poca ideologia

28 Settembre 2022 -
Roma - Cardinale Matteo Zuppi, dopo il voto esultano i vincitori, ma c’è anche chi ha detto che - visto il risultato elettorale - il 25 settembre è stato un brutto giorno per l’Italia. Qual è il suo pensiero al riguardo? «Quando gli italiani scelgono il loro futuro non è mai un brutto giorno. È sempre l’esercizio della democrazia. E noi dobbiamo credere alla forza e alla bellezza della democrazia e ascoltare le domande che questo voto contiene, in un momento così importante per tutti». È pronta la risposta dell’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Senza esitazioni. Intorno c’è la "sua" Trastevere. Qui il porporato è stato prima viceparroco e poi parroco per quasi trent’anni. E qui dà appuntamento ad Avvenire, per la prima intervista dopo le elezioni. Il clima è informale, come è nel suo stile, seduto al tavolino di un caffè, mentre la gente del quartiere passa, lo riconosce e lo saluta: "Bentornato, don Matteo. È sempre un piacere vederti qui". Ma il dialogo è a 360 gradi, su tutti i temi dell’attualità. Dunque, eminenza, nessun allarmismo preventivo, pare di comprendere...Gli italiani hanno esercitato il loro diritto e il loro dovere. Quindi ci si interroghi su che cosa l’espressione del voto chiede - ed è una domanda che dobbiamo farci tutti, anche la Chiesa - e si guardi con responsabilità al nostro futuro, come del resto è scritto nella nota pubblicata oggi (ieri per chi legge, ndr). Servono tante idee e poca ideologia. Nella nota si afferma tra l’altro che la Chiesa «continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità». Ma certe posizioni della coalizione vincitrice non sempre sono in linea con la Dottrina sociale. Come si immagina il dialogo con queste forze politiche? Come sempre. Sarà un dialogo che avrà sempre al centro la bellissima Dottrina sociale della Chiesa, che ha tanto da dire oggi nelle sfide cui dobbiamo far fronte. E ciò significa la difesa della persona, la difesa dei diritti individuali e dei diritti della comunità, come è scritto nella nota. Lei conosce personalmente Giorgia Meloni? Sì, la conosco. E che cosa si sente di dire alla presidente di Fdi che potrebbe diventare il primo premier donna d’Italia? Che ha una grande responsabilità e tante attese. E che deve dare - come chiunque sia chiamato a rivestire quel ruolo - dignità alla politica e quindi saper affrontare nella maniera più alta le grandi sfide che ci attendono, nella difesa dell’interesse nazionale ed europeo, che è poi la vera domanda dell’elettorato. Forse anche l’astensionismo, sintomo di un disagio che non può essere archiviato con superficialità e che deve invece essere ascoltato, alla fine è una richiesta, sia pure in negativo, di una politica che torni a essere attraente e sappia trovare le risposte. È un momento difficile, ma anche straordinariamente importante per mantenere le radici del nostro Paese, della Costituzione, e per guardare avanti con una visione non piccola e miope, ma lungimirante. A proposito di Costituzione, lei che alla Carta fondamentale ha dedicato un libro, che cosa pensa dell’ipotesi di cambiarla, come è scritto nel programma della nuova maggioranza parlamentare? Sappiamo che ci sono i meccanismi per cambiare la lettera della Costituzione. Ma ciò che non dobbiamo cambiare è lo spirito e la visione che animarono i padri costituenti, spirito alto di grande idealità e di grande convergenza comune, nato dall’esperienza della mancanza di libertà del fascismo e degli anni terribili della guerra. Ma in uno scenario politico in cui, in fin dei conti, tutte le forze politiche sono minoranza (anche quelle che per effetto della legge elettorale sono maggioranza in Parlamento), che cosa può unire gli italiani? Le sfide. Come disse il premier Draghi al Meeting di Rimini, l’Italia è stata grande quando non si è pensata da sola. Abbiamo l’Europa, con i suoi limiti ma anche con la straordinaria eredità che rappresenta. Dunque dobbiamo cercare di radicarci sempre più in Europa e guardare con responsabilità al nostro futuro. Prima del voto, si è parlato molto di un’agenda Draghi per affrontare i problemi più urgenti del Paese. Nella nota post elettorale lei, a nome dei vescovi, li ha elencati. Possiamo dunque parlare di un’agenda della Chiesa italiana? No, ma la Chiesa fa sue le sofferenze e le aspirazioni della popolazione. E non soltanto dei nostri fedeli. Cerchiamo di avere sempre un orizzonte largo. La vera agenda è questa. E l’altra agenda è l’amore politico. La Fratelli tutti di papa Francesco contiene una visione alta, che il documento consegna a tutti e anche alla politica italiana. L’amore politico ci libera dalla distorsione delle ideologie e ci restituisce il valore più nobile che è quello di cercare ciò che unisce e di risolvere quello che divide. All’estero i primi commenti ai risultati elettorali non sono stati entusiastici. Il rapporto con l’Ue e la politica estera saranno fra i banchi di prova del prossimo governo? Di questo come di ogni governo. L’Italia ha un dovere che viene dalla geografia. È la radice dell’Europa e del Mediterraneo. E quindi non può non avere una politica europea e mediterranea. L’Europa inoltre è una straordinaria possibilità. Abbiamo bisogno di più Europa, di un’Europa che funzioni di più. Per esempio per ciò che riguarda i flussi immigratori. L’Europa qui non ha funzionato, ha lasciato sola l’Italia in questo campo e perciò c’è bisogno di più solidarietà europea. E per la guerra in Ucraina quale deve essere il ruolo del nostro Paese, dato il nostro inserimento nella Nato? La nostra è la storia di un Paese che ha saputo essere cerniera tra i diversi mondi. Non dobbiamo dimenticare questo ruolo. E questo richiede tanta identità italiana e anche tanta capacità di dialogo. È il ruolo naturale dell’Italia e dell’Ue, ma credo che per la pace tutti dobbiamo fare molto di più. La guerra è un abominio e non dobbiamo mai abituarci all’intossicazione di odio da cui è prodotta e che produce. Non dobbiamo aspettare l’atomica per muoverci. Ecco perché dicevo che serve un’Europa più forte, anche con aspetti come il fisco, la politica estera comune e un esercito europeo. La rappresentanza dei cattolici in Parlamento sembra essersi ulteriormente assottigliata. Dopo la fine del partito unico, questa presenza è avviata verso l’irrilevanza? Spero proprio di no. Soprattutto il vero banco di prova saranno i problemi del Paese, da affrontare con quel surplus di consapevolezza e di amore che viene dalla Dottrina sociale della Chiesa. E poi c’è anche il ruolo del Terzo settore, per tradurre in cultura politica, quindi in visione e capacità di comprendere i problemi, la vicinanza al prossimo. Certamente dobbiamo fare di più. Ma i vescovi hanno una loro strategia al riguardo o tutto è demandato all’iniziativa dei laici? Certamente è demandato all’iniziativa dei laici. Ma i vescovi, insieme ai laici (questo fa parte anche del cammino sinodale in atto), cercheranno di capire le domande e di tradurre in cultura e in scelte concrete la grande solidarietà laica cristiana, che è uno dei tesori maggiori della nostra realtà, per combattere il grande e pericoloso virus dell’individualismo. Lei è reduce dal Congresso Eucaristico di Matera, dove ha detto che si è pregato anche per il bene del Paese. Che cosa ha da offrire una "Chiesa eucaristica", secondo la definizione del Papa, al futuro dell’Italia? Tanta speranza e tanta attenzione ai più fragili. La fragilità che diventa forza come abbiamo constatato durante il Covid, quando abbiamo capito che non possiamo salvarci da soli, ma che abbiamo bisogno della vera forza che è l’amore. Anche in politica. Questo vale anche per il rapporto tra maggioranza e opposizione? Anche. La dialettica sia severa e forte, ma esca dalle derive ideologiche che paralizzano, che complicano inutilmente le cose semplici e che risultano anche incomprensibili alla gente, generando l’astensionismo. L’appello dei vescovi è a evitare queste dinamiche deleterie e a essere tutti protagonisti del futuro. Non ci si può accontentare di risolvere i problemi della pancia, ma bisogna saper guardare oltre, perché senza questo sguardo non si risolvono neanche i problemi della pancia. Lei a Matera ha ringraziato il Papa per la sua presenza e l’ha definita «una grazia». Eppure, per alcuni, quasi dieci anni di pontificato non sarebbero bastati alla Chiesa italiana per trovare una sintonia piena con il Pontefice. Come risponde? La sintonia è profonda. Il Papa riesce ad arrivare a tantissime persone, tocca il cuore, riscalda, fa sentire amati, fa sentire la Chiesa vicina alla gente, una Chiesa che ti ascolta, che si appassiona al tuo problema. Il Papa ha una grande visione pastorale e annuncia nella lingua e con le categorie di oggi le verità di sempre. Oltre tutto ci aiuta a capire che il sociale e lo spirituale sono intimamente uniti. E guai a dividerli. Il Congresso ha segnato una tappa del cammino sinodale. Che tipo di tappa è stata? Fondamentale. Perché il cammino sinodale vuol dire andare dietro a Gesù. Siamo sinodali non perché troviamo i meccanismi e le formule rappresentative. Siamo sinodali se siamo dietro a Gesù. La prima sinodalità è ascoltare e seguire il suo invito. E in questo modo troveremo anche le risposte necessarie e attese dai preti, dalle comunità e dai laici per affrontare e risolvere i problemi che oggettivamente aspettano una risposta. Se invece pieghiamo il cammino sinodale all’esame dei problemi interni, esso rischia di diventare sterile. Fra i problemi, molto si è parlato nei mesi scorsi della questione degli abusi. A che punto è il lavoro degli organismi preposti alla protezione dei minori? Stiamo continuando con rigore la lotta contro gli abusi. E saremo attenti a rispettare gli impegni presi. Ma in definitiva, qual è lo stato di salute della Chiesa italiana? Una Chiesa ancora viva, con tanta riserva di gratuità, con ancora tanta voglia di comunità. Non dobbiamo perdere questa opportunità del Sinodo, che giunge a sessant’anni dal Concilio. Dobbiamo rivivere, come disse Benedetto XVI al cinquantesimo anniversario, quella sobria ebbrezza del Vaticano II, soprattutto costruendo comunità. (Mimmo Muolo)
Il cardinale Zuppi, presidente della CeiFoto Ansa

Cei: eletti siano al servizio di tutti, specie degli ultimi

27 Settembre 2022 -
Roma - Pubblichiamo il testo della dichiarazione del Cardinale Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, dopo le elezioni politiche di domenica 25 settembre 2022:
“L’Italia ha bisogno dell’impegno di ciascuno, di responsabilità e di partecipazione”. Nell’appello del Consiglio Episcopale Permanente, diffuso alla vigilia delle elezioni, abbiamo sottolineato quanto sia importante essere partecipi del futuro del Paese. Purtroppo, dobbiamo registrare con preoccupazione il crescente astensionismo, che ha caratterizzato questa tornata elettorale, raggiungendo livelli mai visti in passato. È il sintomo di un disagio che non può essere archiviato con superficialità e che deve invece essere ascoltato. Per questo, rinnoviamo con ancora maggiore convinzione l’invito a “essere protagonisti del futuro”, nella consapevolezza che sia necessario ricostruire un tessuto di relazioni umane, di cui anche la politica non può fare a meno. Agli eletti chiediamo di svolgere il loro mandato come “un’alta responsabilità”, al servizio di tutti, a cominciare dai più deboli e meno garantiti. Come abbiamo ricordato nell’appello, “l’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale”. Sono alcune delle sfide che il Paese è chiamato ad affrontare fin da subito. Senza dimenticare che la guerra in corso e le sue pesanti conseguenze richiedono un impegno di tutti e in piena sintonia con l’Europa. La Chiesa, come già ribadito, “continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità”. Da parte sua, nel rispetto delle dinamiche democratiche e nella distinzione dei ruoli, non farà mancare il proprio contributo per la promozione di una società più giusta e inclusiva.

Uccisione suor Maria De Coppi: Card. Zuppi, il suo sacrificio sia seme di speranza e riconciliazione

7 Settembre 2022 -
Roma - “Esprimo profondo cordoglio alle Suore Missionarie Comboniane e alla Diocesi di Vittorio Veneto per la morte di suor Maria De Coppi, rimasta uccisa in un attacco terroristico a Chipene, in Mozambico. Dopo suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld, morta il 25 giugno ad Haiti, piangiamo per un’altra sorella che con semplicità, dedizione e nel silenzio ha offerto la vita per amore del Vangelo”. È quanto dichiara il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, dopo aver appreso la notizia dell’attacco, nella notte, alla missione cattolica mozambicana. Qui operano anche due sacerdoti fidei donum della Diocesi di Concordia-Pordenone, don Lorenzo Barro e don Loris Vignandel: entrambi sono salvi. Incendiata invece la struttura del collegio maschile e derubate e distrutte gran parte delle realizzazioni della missione.
“Preghiamo per suor Maria – afferma il porporato – che per sessanta anni ha servito il Mozambico, diventato la sua casa. Il suo sacrificio sia seme di pace e di riconciliazione in una terra che, dopo anni di stabilità, è nuovamente flagellata dalla violenza, causata da gruppi islamisti che da alcuni anni seminano terrore e morte in vaste zone del nord del Paese. Il mio pensiero, a nome delle Chiese in Italia, va ai familiari e alle consorelle Comboniane, a don Lorenzo e don Loris e a tutti i missionari che restano in tanti Paesi per testimoniare amore e speranza. Ricordiamoli nella nostra preghiera e circondiamoli di tanta solidarietà perché essi camminano con noi e ci aiutano a raggiungere le periferie da cui potremo capire chi siamo e scegliere come essere discepoli di Gesù”.

Cei: festa di San Francesco d’Assisi con il Capo dello Stato

5 Settembre 2022 - Roma - Le celebrazioni per la festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, avranno quest’anno un carattere inedito. Innovando la tradizione infatti, per il pellegrinaggio sul luogo del Transito e il gesto dell’offerta dell’olio presso la Tomba di San Francesco non è stata coinvolta una singola Regione, ma la Conferenza Episcopale Italiana al fine di promuovere una partecipazione che si faccia gesto di gratitudine per quanti si sono prodigati nel far fronte alla pandemia: Istituzioni civili e militari, operatori sanitari, famiglie, mondo del volontariato e della scuola, realtà caritative ed ecclesiali. Sarà anche l’occasione – in particolare durante la Messa del 4 ottobre – per una preghiera speciale per l’Italia e per la pace. A caratterizzare questa particolare edizione sarà la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che il 4 ottobre accenderà la “Lampada Votiva dei Comuni d’Italia” a nome di tutto il popolo italiano e successivamente rivolgerà un messaggio al Paese dalla Loggia del Sacro Convento di San Francesco in Assisi. Il programma e il significato delle giornate sono stati illustrati in una conferenza stampa questa mattina. “Vogliamo, con questo nostro gesto, divenire un segno per l’Italia e vogliamo altresì pregare per l’Italia, perché essa progredisca sempre più nella sua vocazione di popolo ponte fra le nazioni, popolo solido e solidale capace di trarre dalla propria radice cristiana spunti e suggerimenti per tracciare vie nuove, fondate sul dialogo e sulla collaborazione con tutti”, ha sottolineato il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI. “La pandemia ci ha riportato a constatare ciò che san Francesco ha vissuto a livello personale e cioè che la vita di ciascuno di noi migliora veramente non se abbiamo di più, non se siamo più forti o potenti, ma se siamo capaci di prenderci cura di chi ha più bisogno, di chi da solo non ce la fa”, ha aggiunto fr. Marco Moroni, Custode del Sacro Convento di San Francesco in Assisi. “La memoria viva dell’italiano San Francesco, il poverello di Assisi, ci aiuti tutti a cogliere con gioia il vero senso della vita, il cuore del Vangelo: donarsi senza misura per amore di Dio e dei fratelli”, è stato l’auspicio di fr. Massimo Travascio, Custode del Convento della Porziuncola in S. Maria degli Angeli. “Condividiamo pienamente la bellezza di questo evento, che vede in qualche modo l’Italia intera, nel contesto di questi anni difficili, stringersi intorno al Santo Patrono per esprimere sentimenti di gratitudine e guardare al futuro con rinnovata speranza”, ha evidenziato in un messaggio mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, impossibilitato a partecipare alla conferenza stampa per motivi di salute. “Nell’accogliere coloro che vivranno insieme a noi la festa di San Francesco, esorto tutti a guardare ad Assisi come la ‘città sul monte’ per il suo essere culla e simbolo dei valori francescani e a considerare Assisi come la propria ‘casa’”, ha concluso Stefania Proietti, Sindaco di Assisi.

Card. Zuppi: “i cristiani abbiano ancora di più un senso di attenzione per la cosa comune, con laicità”

2 Settembre 2022 -
Roma - “L’Italia deve credere nel proprio futuro e la politica deve aiutare questa grande idealità con la stessa passione e con lo stesso senso di interesse nazionale ed europeo che animò quella generazione che ci ha consegnato il Paese”. Lo ha detto il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, intervenuto a “Il cavallo e la torre”, su Rai Tre, in collegamento da Lourdes. “La laicità è fondamentale, la Chiesa è la prima che è attenta alle distinzioni. Questo non significa che le proprie convinzioni spirituali e religiose non abbiano una conseguenza sulle scelte pratiche che devono essere nella laicità – ha aggiunto -. Tutti devono dare il loro contributo alto. Penso che i cristiani debbano avere ancora di più un senso di attenzione per la cosa comune e anche le risposte necessarie, sempre con laicità”.
Intervistato da Marco Damilano che gli ha chiesto un parere sull’invito ai cattolici, pronunciato dal segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, di tornare a esprimere la loro posizione all’interno del dibattito politico, il card. Zuppi ha evidenziato che “in un momento così importante tutti devono tirare fuori le proprie idealità e non l’opportunismo, il piccolo cabotaggio, la tattica”. “Certamente i cattolici hanno, devono avere, tanto da dare, da donare, di intelligenza, di conoscenza, di competenza per esempio di lotta alla povertà, di difesa del diritto alla vita”.

Card. Zuppi: “la risposta alle pandemie e alle guerre è nella passione per l’uomo che aiuta a ricostruire”

22 Agosto 2022 - Rimini -  “Non dobbiamo abituarci in tanti modi all’orrore della guerra, della disumanità, a guardare gli altri come se non ci interessassero. Non possiamo accettare che la guerra possa rappresentare una soluzione. Il male ci divide dagli altri”. La risposta, l’antidoto alle pandemie, come il Covid e la guerra, che attraversano il nostro tempo è “la visione offerta dalla Fratelli Tutti, la consapevolezza di essere nella stessa casa comune”. Lo ha ribadito con forza il card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, dialogando ieri 21 agosto, al Meeting di Rimini con Berhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia dei popoli. Tema della conversazione “Una passione per l’uomo” che è anche il tema di questa 43ma edizione della kermesse di Comunione e Liberazione. “Noi abbiamo una riserva di umanità, una passione per l’uomo che – ha spiegato il cardinale – ci aiuta a ricostruire un ‘pensarsi insieme’ che non è scontato per le paure, per il ‘salva te stesso’, per l’individualismo. Pensiamo di essere noi stessi se prendiamo, se possediamo; non capendo che, al contrario, le risposte vanno cercate e trovate nella connessione con gli altri”. La passione per l’uomo fa parte dell’esperienza dei cristiani che sanno vedere negli altri un fratello. Una visione che guarda oltre e che ci coinvolge oggi nelle difficoltà drammatiche e reali nelle quali ci troviamo a vivere. Queste difficoltà ci hanno fatto riscoprire che la vita è questa e che abbiamo creduto ad un benessere che non esisteva. La compassione vede il male che ci è entrato dentro. La Fratelli tutti è una risposta che chiede l’impegno di tutti quanti”. Tante le sfide da affrontare: una su tutte l’educazione dei giovani. “I giovani hanno bisogno di testimoni veri, che hanno passione, che sognano, che non si fanno esami continuamente ma fanno il grande esame della vita. Di questo hanno bisogno i giovani, non solo di istruzioni per l’uso ma di giocare il bellissimo gioco della vita”. Infine un cenno al dialogo interreligioso che, ha spiegato il card. Zuppi, “rafforza e non spegne le identità. Dal dialogo si esce rafforzati nella consapevolezza che con l’altro posso vivere insieme e che c’è qualcosa di più profondo e umano che mi lega”.  

Card. Zuppi: ci auguriamo uno scatto di responsabilità

15 Luglio 2022 -
Roma - “Guardiamo con grande preoccupazione alla situazione politica che si sta determinando e che rischia di sovrapporsi ad una fase di crisi più generale che sta già incidendo in modo pesante sulla vita delle persone e delle famiglie”. Lo dichiara il card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, commentando gli ultimi sviluppi politici. “La guerra in Ucraina e le sue temibili conseguenze; l’inflazione a livelli eccezionali che richiede continuità e tempestività di interventi urgenti; le pandemie che non smettono di colpire; il lavoro mortificato dalla precarietà e dalla generale incertezza sono elementi che impongono chiarezza di decisioni e una forte concertazione con le parti sociali e con l’Europa. Il confronto dialettico e il pluralismo – ricorda il Cardinale – sono una ricchezza irrinunciabile della democrazia ancora di più in vista delle prossime naturali scadenze elettorali, ma in un momento come questo conviene avvenga nel massimo della convergenza e della stabilità per terminare l’avvio di interventi decisivi sui quali da mesi si sta discutendo e che condizioneranno i prossimi anni. Per questo ci auguriamo che vi sia uno scatto di responsabilità in nome dell’interesse generale del Paese che deve prevalere sulle pur legittime posizioni di parte per identificare quello che è necessario e possibile per il bene di tutti”.

Card. Zuppi: “concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi deve suscitare delle idee e non delle ideologie per trovare le risposte adeguate”.

5 Luglio 2022 - Roma - Attenzione alla persona, comunione e rinnovamento sono state le tre parole chiave dell’indirizzo di saluto che il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha rivolto in apertura della sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, che si è svolta oggi  in videoconferenza. “Credo che le attese, espresse in tanti modi all’inizio della Presidenza, ci coinvolgano tutti”, ha affermato ricordando “con stima e riconoscenza” tutti i predecessori. Nel suo intervento il card. Zuppi ha evidenziato come una delle sfide su cui anche la Chiesa è chiamata a misurarsi è quella del fenomeno migratorio, un tema “sempre seguito con attenzione dalla CEI”. “La migrazione – ha detto il porporato - è stata troppo a lungo affrontata come fenomeno emergenziale o con approccio ideologico, mentre rappresenta un fatto strutturale della società e richiede approccio umanitario, realistico, istituzionale, di sistema e di visione del futuro per difendere e onorare la propria identità”. In questo senso, “concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi – il cosiddetto ius scholae o ius culturae – deve suscitare delle idee e non delle ideologie per trovare le risposte adeguate”. Nel ricordare che su tale istanza la CEI si è espressa da tempo, ha fatto riferimento a quanto pronunciato dal Cardinale Angelo Bagnasco nel 2013 quando affermava che “è in gioco il diritto fondamentale della persona che in quanto tale deve essere salvaguardato”. Senza dimenticare l’appello di Benedetto XVI che, nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013, invitava “ad evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”. Secondo il Presidente inoltre è indispensabile “una politica nuova della famiglia e dell’accoglienza, che permetta di uscire dal precariato, dall’incertezza e promuova uno sguardo fiducioso nel futuro”. Zuppi ha poi concluso citando padre Pino Puglisi, ucciso nel 1993 a 56 anni, “parroco che a partire dai ragazzi voleva cambiare i cuori e la vita dei giovani e dei suoi fedeli a Palermo” e confidando il desiderio di recarsi, all’inizio del suo mandato, a Brancaccio e sulla tomba di don Primo Mazzolari.

card. Zuppi su strage in Nigeria: “ci stringiamo al vostro dolore”

7 Giugno 2022 -

Roma - Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha inviato una lettera a mons. Jude Ayodeji Arogundade, vescovo di Ondo (Nigeria).

Ecco il testo.

«Esprimiamo profondo cordoglio per il brutale attacco che a Owo, nello Stato di Ondo, ha provocato decine di vittime tra i fedeli che ieri (domenica per chi legge, ndr) celebravano la Solennità di Pentecoste. Ci stringiamo al vostro dolore, invocando per quanti sono stati uccisi la misericordia del Padre e la consolazione del Paraclito per le loro famiglie. Proprio ieri, nell’omelia della Messa, Papa Francesco ha ricordato che “lo Spirito Santo invita a non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre: alzati! alzati! Sempre ti dà animo: alzati! E ti prende per mano: alzati!”. Nel manifestare solidarietà e vicinanza all’intera Chiesa di Nigeria, assicuriamo la nostra preghiera affinché lo Spirito non faccia mancare la sua forza e il suo conforto a quanti soffrono. Come il Cireneo, condividiamo il dramma di quanto avvenuto, portando insieme a voi il peso della Croce, nella consapevolezza che il nostro cammino sarà sempre rischiarato dalla luce della Risurrezione. Il male non avrà mai l’ultima parola! Anche se l’oscurità e la morte sembrano avvolgere il mondo, siamo certi che la forza della preghiera e il dono della fede diraderanno le nubi. A lei, ai fratelli Vescovi e a tutte le donne e gli uomini di buona volontà della Nigeria, l’affetto delle Chiese che sono in Italia».