Primo Piano

Calabria: ad Armo commemorati i naufraghi che hanno perso la vita in mare

14 Giugno 2023 - Reggio Calabria - A Reggio Calabria, nel cimite­ro di Armo, sono stati comme­morati i naufraghi che hanno perso la vita in mare, durante i viaggi della speranza. In par­ticolare le 45 anime i cui corpi, dal 2016, risposano nel picco­lo cimitero reggino, divenuto luogo-simbolo dell’accoglien­za. Presente l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons. Fortunato Morrone, per il quale “questo luogo è quasi un sacramento”. Esattamente il 10 giugno 2022 veniva benedetto questo luo­go di memoria per le vittime del mare, per tutti quei migranti che, in cerca di un futuro mi­gliore, perdono la vita cercando una vita migliore.

Don Kodrari: la comunità albanese in Italia “si è integrata perfettamente nel tessuto sociale e culturale”

14 Giugno 2023 - Roma - “Per me questo non è altro che un ulteriore segno della manifestazione dell'amore di Dio nei miei confronti e allo stesso tempo una grande responsabilità che mi offre la possibilità di mettermi al servizio degli altri. Spero che il Signore mi aiuti e mi dia la grazia affinché io veda il Suo volto in quello del mio prossimo e che io abbia la grazia per considerare il diverso come abitazione dello Spirito santo”. Lo dice al quotidiano “Osservatore Romano” don Anton Kodrari, da poche settimane nominato coordinatore nazionale Migrantes della pastorale dei cattolici albanesi in Italia dal Consiglio Episcopale Permanente della Cei. Dopo aver raccontato la sua storia al giornale vaticano il sacerdote, incardinato nella diocesi di Fiesole, spiega che quella  albanese è “una comunità che mantiene ancora saldi legami familiari tra una sponda e l'altra dell'Adriatico, ma che si è integrata perfettamente nel tessuto sociale e culturale italiano. Molti albanesi, soprattutto quelli emigrati in età adulta, sono ancora legati alle tradizioni religiose delle terre natie; da qui la necessità di un grande piano pastorale incentrato anche sul rapporto con i sacramenti del battesimo, della confessione e del matrimonio”. L'arrivo degli albanesi in Italia può dividersi in tre periodi storici distinti e in altrettanti gruppi. I primi che arrivarono furono gli Arbëreshë che, a seguito della morte dell'eroe nazionale Giorgio Castriota Scanderbeg e alla conseguente avanzata degli ottomani, si stabilirono in Italia nel XV secolo per non abiurare alla propria fede. Proprio agli Arbëreshë è legata l'immagine della Madonna del Buon Consiglio che la tradizione vuole sia stata trasportata dagli angeli, assieme a due pastori scutarini che la seguirono senza accorgersi di nulla, dall'Albania alla città di Genazzano, a pochi chilometri da Roma, spiega il sacerdote. Il gruppo Arbëreshë, ancora oggi, fa parte della Chiesa italo-albanese, una Chiesa sui iuris di tradizione bizantina e in piena comunione con il Papa. Il secondo gruppo è formato da coloro che subirono la diaspora albanese che vide la fuga e l'esilio di sacerdoti, politici e di tante altre persone con l'instaurarsi della dittatura comunista. Il terzo gruppo arrivò invece negli anni '90 con la caduta del regime comunista e si è distribuito geograficamente in tutta la Penisola. I cattolici albanesi del secondo e terzo gruppo “utilizzano il rito romano nell'amministrazione dei sacramenti, nella settimana santa, nelle feste di precetto e in tutte le manifestazioni della liturgia cattolica”. Don Kodrari evidenzia che la Chiesa italiana ha “sempre espresso vicinanza e affetto verso tutte le Chiese e in modo particolare a quella della mia terra di origine dove, dalla caduta del regime, ha sempre inviato missionari, suore e volontari laici per rialzare e fortificare la Chiesa di Albania tanto provata dagli anni della dittatura. Non sono mancati gli aiuti umanitari, l'invio di materiale sanitario e negli ultimi anni tanto si è investito nell'istruzione e la formazione umana con scuole e università”. Per quanto riguarda “il contributo del mio ufficio, con l'aiuto di tanti collaboratori, cerchiamo di diffondere la Parola celebrando la messa in lingua albanese, confessare quanti non conoscono l'italiano, dare un aiuto concreto e caritatevole a quanti hanno bisogno e, non ultimo, organizzare pellegrinaggi per le festività a noi più care come la Madonna del Buon Consiglio e la festa dei martiri d'Albania”. (Raffaele Iaria

Guerra e clima, il mondo in fuga: I profughi sono oltre 110 milioni

14 Giugno 2023 - Milano - Kateryna è fuggita da casa, nel sud dell'Ucraina, nel marzo del 2022, a pochi giorni dall'inizio dell'aggressione militare russa. Ora si trova in Polonia, come rifugiata, insieme alla sua famiglia. Lei è al sicuro, ma teme per la sicurezza di altri suoi parenti, compresa la sorella e il nonno, rimasti in terra ucraina. Kateryna e la sua famiglia fanno parte dei 110 milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette alla fuga a causa di guerre, persecuzioni, violenze e violazioni dei diritti umani. Un numero record, secondo il principale rapporto annuale dell'Unhcr-Acnur, «Global Trends in Forced Displacement 2022» , un dossier di 48 pagine (visionato da Avvenire in anteprima e che verrà diffuso oggi) , ultimato in vista della Giornata mondiale del rifugiato, del 20 giugno. Nel 2022, si legge, «la guerra in corso in Ucraina, insieme ai conflitti in altre parti del mondo e agli sconvolgimenti provocati dal clima», hanno costretto altri milioni di persone a fuggire, acuendo l'urgenza «per un'azione immediata e collettiva per alleviare cause e impatto dello sfollamento». A fine dicembre il numero totale è salito «al livello record di 108,4 milioni, con un aumento senza precedenti di 19,1 milioni rispetto all'anno precedente». E il trend «non mostra segni di rallentamento», anche a causa «dello scoppio del conflitto in Sudan, che ha causato nuovi esodi, spingendo il numero totale delle persone in fuga a un valore stimato di 110 milioni fino al maggio scorso». Numeri, osserva amaro l'Alto commissario Onu per i rifugiati Filippo Grandi, che «dimostrano che ci sono persone fin troppo pronte a ricorrere alla guerra, e decisamente troppo lente a trovare soluzioni». Con conseguenze angoscianti: «La devastazione, lo sfollamento e l'angoscia per milioni di persone sradicate con la forza dalle loro case». Tecnicamente, 35,3 milioni di persone sono «rifugiati», perché hanno attraversato un confine internazionale in cerca di sicurezza, mentre il gruppo più numeroso (il 58%, ossia 62,5 milioni) riguarda gli sfollati all'interno dei loro Paesi, per conflitti o per situazioni di violenza. Inoltre, 4,4 milioni di persone risultano apolidi o di nazionalità indeterminata, il 2% in più rispetto al 2021. Da Kiev a Kabul La guerra in Ucraina ha determinato un boom di partenze: da 27.300 nel 2021 a 5,7 milioni nel 2022, «il più rapido esodo di rifugiati al mondo dalla Seconda guerra mondiale». E in Afghanistan la quota si è impennata per la revisione delle stime dgli afghani ospitati in Iran (molti non erano stati contabilizzati). Meno persone sono invece rientrate in patria volontariamente e in sicurezza: «339mila in 38 Paesi», con «significativi ritorni volontari in Sud Sudan, Siria, Camerun e Costa d'Avorio». Mentre 5,7 milioni di sfollati interni sono tornati a casa, in particolare in Etiopia, Myanmar, Siria, Mozambico e in Congo. Sconcerta apprendere che «i 46 Paesi meno sviluppati», che «rappresentano meno dell'1,3% del prodotto interno lordo globale», ospitano «più del 20% di tutti i rifugiati». E i fondi per far fronte alle molte crisi in corso sono stati insufficienti e continuano a esserlo nel 2023. «Le persone continuano a dimostrare una straordinaria ospitalità nei confronti dei rifugiati», constata Grandi, «ma è necessario maggior sostegno internazionale e una condivisione più equa della responsabilità». Soprattutto, «bisogna fare molto di più per porre termine ai conflitti» e per «rimuovere gli ostacoli in modo che i rifugiati abbiano l'opportunità concreta di ritornare volontariamente a casa, in sicurezza e dignità». Come Renessio, vedova e con 6 figli, che è riuscita a rientrare a Bria, in Centrafrica e col sostegno di un programma dell'Acnur ha costruito una nuova casa per la sua famiglia.

Cei: primo incontro dei rappresentanti delle Chiese cristiane in Italia

14 Giugno 2023 - Roma - Per la prima volta si sono riuniti a Roma, nella sede della Conferenza Episcopale Italiana, i rappresentanti delle Chiese cristiane presenti in Italia. Nell’ambito del Cammino sinodale, la Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo ha infatti organizzato l’incontro dal titolo “Sulla stessa barca” che ha visto la partecipazione di 20 delegati di 17 Chiese. Si tratta, spiega Mons. Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo e Presidente della Commissione, di “un evento storico che, nella prospettiva dell’ascolto indicata dal Cammino sinodale, ci ha aiutato a capire cosa lo Spirito dice alle Chiese”. La giornata si è sviluppata secondo il metodo della “conversazione spirituale”, con il lavoro in due gruppi sinodali e il confronto in aula. A fare da filo rosso ai lavori sono state tre domande: “Quali sfide all’annuncio del Vangelo per le Chiese in Italia?; Quali sfide al cristianesimo oggi in Italia?; Cosa lo Spirito ci chiama a vivere insieme?”. “Nell’ascolto – spiega Mons. Olivero – abbiamo percepito chiaramente di essere tutti sulla stessa barca e di avere problematiche simili. Sono emersi però alcuni spunti, che sono espressione della diversità delle nostre Chiese e che rappresentano il punto nodale per l’ecumenismo di oggi e quello futuro. Nella società odierna, siamo chiamati ad assumere insieme la sfida posta al cristianesimo. Le diversità diventano una ricchezza per la loro capacità di esprimere meglio il cristianesimo nel tempo attuale”. “Siamo certi che, nonostante le onde della paura e del pessimismo, il Signore è presente nelle nostre Chiese e ci accompagna, proprio come nel dipinto ‘La tempesta sedata’ di Delacroix, scelta come immagine dell’incontro, Maria Maddalena ricorda ai discepoli che si trovano in balia del mare, preda della rabbia, della nostalgia, dell’ansia di non farcela o al contrario della convinzione di riuscire a salvarsi da soli”. L’appuntamento, che si è chiuso con l’auspicio comune che possa ripetersi in futuro, è il primo passo di un cammino che porterà ad altri momenti di condivisione e ascolto reciproco. Il 27 giugno, sempre a Roma, è in programma un evento che vedrà protagonisti i rappresentanti delle religioni presenti nel Paese.   DSC00648_12_06_2023-664x373
 

Italiano Utile: presentato un volume sulla lingua per i migranti

13 Giugno 2023 - Firenze - Notevole successo di partecipazione, sia in presenza sia online, ieri lunedì 12 giugno a Firenze presso la Sala Teatina del Centro Internazionale Studenti "Giorgio La Pira di Firenze, per  la presentazione del libro “Italiano Utile”, un corso di italiano L2 semplificato per richiedenti asilo, fruibile da chiunque non frequenti corsi strutturati o utilizzabile in essi anche come sussidio didattico. Il testo, frutto della collaborazione tra Ass. Casa di Betania OV e il Centro La Pira, come illustrato da Giulia Severi dell’Associazione Casa di Betania e da Edoardo Mascello del Centro La Pira, è articolato in dieci unità didattiche ed offre a volontari e facilitatori linguistici uno strumento utile come supporto didattico per insegnare l’italiano specificatamente ai richiedenti asilo per il raggiungimento del livello A1 dell’Italiano L2. Una particolarità che rende il libro estremamente fruibile anche su devices mobili perché multimediale, sono i collegamenti delle unità didattiche a video esplicativi dell’argomento ed esercizi online, anch’essi strumenti didattici facilitativi del percorso di apprendimento rivolto a tutti e sviluppati l’anno prima nell’ambito del progetto Re.Mul.Ita  di cui il libro rappresenta una continuità progettuale e didattica. Il progetto “Italiano Utile”, come il precedente, è stato finanziato dalla Fondazione Migrantes nell’ambito dei fondi dell’otto per mille. La presentazione è avvenuta con la partecipazione di mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, di  Diadori, direttrice del Centro DITALS dell’UNISTRASI, Università per gli Stranieri di Siena, Sara Vatteroni, Direttrice Regionale Migrantes della Toscana  Maurizio Certini, membro del CdA del Centro La Pira di Firenze e Lattarulo, esperto in politiche migratorie. Certini, nel suo intervento, ha sottolineato come il progetto si inserisca perfettamente nel processo indicato da Giorgio La Pira per promuovere la piena cittadinanza: dobbiamo vivere “l’integrazione come reciprocità” e la centralità della città per costruire una comunità inclusiva. Principio questo ripreso da mons. Felicolo quando, chiedendosi “quale città futura possiamo immaginare per una società dinamica e mutevole” ha ricordato la Carta di Siena, documento elaborato dieci anni fa dalla Fondazione Migrantes e dall’UNISTRASI con cui si delineava l’importanza della città come luogo di incontro e della lingua come strumento di integrazione e di cittadinanza. la direttrice Migrantes della Toscana, Vatteroni, ha evidenziato l’importanza di questo progetto di rete in quanto mette in relazione realtà importanti del territorio toscano per l’inserimento sociale degli stranieri attraverso l’insegnamento dell’italiano L2, riconosciute dall’UNISTRASI, che elaborano strategie comuni che valorizzino la dignità delle persone, specialmente gli ultimi degli ultimi, come sono oggi i profughi richiedenti asilo, privati di fatto di qualsiasi diritto e di strumenti ed opportunità per una reale integrazione nella società.  Lattarulo ha sottolineato l’importanza di interventi di inserimento sociale per la formazione dei richiedenti asilo, come è l’insegnamento della lingua italiana, anche se oggi in controtendenza la normativa recente, come il Decreto Cutro, ha sostanzialmente azzerato tutti gli interventi di carattere sociale correlati all’accoglienza, in riferimento sia all’insegnamento della lingua italiana L2, sia per l’orientamento legale, sia per l’assistenza psicologica mentre Diadori ha evidenziato l’accuratezza nella redazione del libro, sia per l’uso della grafica, sia per l’uso delle immagini, sia per lo sviluppo del testo, al punto che il libro sarà utilizzato nelle prossime lezioni dei suoi corsi universitari DITALS per i futuri insegnanti di Italiano L2. (S.V.)

Papa Francesco: “si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà”

13 Giugno 2023 - Città del Vaticano - “Viviamo un momento storico che non favorisce l’attenzione verso i più poveri”. Ne è convinto il Papa, che nel Messaggio per la Giornata mondiale dei poveri, in programma il 19 novembre, denuncia come “il volume del richiamo al benessere si alza sempre di più, mentre si mette il silenziatore alle voci di chi vive nella povertà”. “Si tende a trascurare tutto ciò che non rientra nei modelli di vita destinati soprattutto alle generazioni più giovani, che sono le più fragili davanti al cambiamento culturale in corso”, il monito di Francesco: “Si mette tra parentesi ciò che è spiacevole e provoca sofferenza, mentre si esaltano le qualità fisiche come se fossero la meta principale da raggiungere. La realtà virtuale prende il sopravvento sulla vita reale e avviene sempre più facilmente che si confondano i due mondi”. “I poveri diventano immagini che possono commuovere per qualche istante, ma quando si incontrano in carne e ossa per la strada allora subentrano il fastidio e l’emarginazione”, ammonisce ancora il Papa: “La fretta, quotidiana compagna di vita, impedisce di fermarsi, di soccorrere e prendersi cura dell’altro”. In questo scenario, per Francesco, “la parabola del buon samaritano non è un racconto del passato, interpella il presente di ognuno di noi”: “Delegare ad altri è facile; offrire del denaro perché altri facciano la carità è un gesto generoso; coinvolgersi in prima persona è la vocazione di ogni cristiano”. “Ringraziamo il Signore perché ci sono tanti uomini e donne che vivono la dedizione ai poveri e agli esclusi e la condivisione con loro”, l’omaggio del Papa: “persone di ogni età e condizione sociale che praticano l’accoglienza e si impegnano accanto a coloro che si trovano in situazioni di emarginazione e sofferenza”. “Non sono superuomini, ma ‘vicini di casa’ che ogni giorno incontriamo e che nel silenzio si fanno poveri con i poveri”, la precisazione del messaggio: “Non si limitano a dare qualcosa: ascoltano, dialogano, cercano di capire la situazione e le sue cause, per dare consigli adeguati e giusti riferimenti. Sono attenti al bisogno materiale e anche a quello spirituale, alla promozione integrale della persona”.

Africani francofoni in Italia: a Bologna l’incontro nazionale

13 Giugno 2023 - Bologna - Si svolgerà da oggi pomeriggio fino a domani l’incontro nazionale dei cappellani africani di lingua francofona che svolgono il loro servizio pastorale a fianco dei loro connazionali che vivono in Italia. Al centro dell’incontro il tema “Il ruolo e il compito del cappellano etnico in Italia nella sinodalità”. L’iniziativa si svolgerà nella parrocchia di Sant’Antonio di Savena a Bologna e sarà introdotta dal coordinatore nazionale Migrantes dei cattolici africani francofoni in Italia, don Luis Gabriele Tsamba. La relazione centrale è affidata al direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo che presiederà anche la liturgia eucaristica conclusiva. In Italia ci sono circa venti cappellanie di africani cattolici francofoni seguiti da altrettanti cappellani. (R.I.)

Mons. Felicolo: promuovere e accompagnare le persone migranti significa “riconoscere la loro dignità umana e il loro contributo alla società”

13 Giugno 2023 - Roma - “Confermo l’apprezzamento e il sostegno mio personale e di tutta la Fondazione Migrantes ai vostri progetti a favore delle persone migranti. Si tratta di persone che hanno bisogno di accoglienza, integrazione e inclusione nella società di arrivo, ma anche di rispetto e valorizzazione della loro identità culturale e religiosa”. Lo ha scritto, in un messaggio alla rassegna dal titolo  S-cambiamo il mondo – Per i diritti di tutti, promossa da Dun, presiduta da Barbara Massimilla e sostenuta dalla Fondazione Migrantes e patrocinata dalla Regione Lazio, da Amnesty International e dall’Alto commissariato ONU per i rifugiati. Promuovere e accompagnare le persone migranti – ha scritto mons. Felicolo - significa “riconoscere la loro dignità umana e il loro contributo alla società, ma anche sostenere il loro processo di adattamento e apprendimento. Questo implica una serie di azioni a livello individuale, comunitario e istituzionale, che riguardano diverse aree della vita: istruzione, lavoro, salute, casa. Promuovere e accompagnare le persone migranti significa riconoscere il loro ruolo di protagonisti del percorso di integrazione e inclusione, ma anche di attori del cambiamento sociale. Si tratta di una sfida che richiede la responsabilità e il coinvolgimento di tutti i livelli di governo, delle istituzioni, della società civile, delle organizzazioni religiose, delle comunità migranti e dei migranti stessi. Solo così si potrà costruire una società più giusta, aperta e solidale, in cui la diversità sia una risorsa e non un ostacolo”. Il cinema – ha concluso - è una forma d'arte che ha il potere di raccontare storie, emozioni, esperienze e visioni del mondo. Tra i temi più ricorrenti e significativi che il cinema ha affrontato, c'è quello della mobilità umana, “un fenomeno antico quanto l'umanità stessa, ma che ha assunto dimensioni e sfumature sempre più complesse nel corso della storia e ha saputo cogliere e rappresentare le diverse sfaccettature della mobilità umana, sia in chiave realistica che fantastica, sia in termini di opportunità che di sfida, sia in ottica di integrazione che di conflitto. Il cinema ha contribuito a sensibilizzare il pubblico sui temi della migrazione, dell'esilio e dell'identità culturale, ha anche stimolato la riflessione critica e il confronto sulle cause e le conseguenze della mobilità umana, sulle sue implicazioni etiche, sociali, politiche ed economiche. Il cinema ha infine offerto una testimonianza e una memoria dei cambiamenti che la mobilità umana ha prodotto nel mondo e nelle persone”.

Al cinema per vedere come le relazioni umane cambiano il mondo: la rassegna di DUN e Migrantes

13 Giugno 2023 - Roma - Lo scorso fine settimana è tornata a Roma la rassegna di cinema dell’associazione DUN - presieduta da Barbara Massimilla -  sostenuta dalla Fondazione Migrantes. Il proposito era il consueto: “S-cambiamo il mondo”, mescoliamo le culture e sensibilità, ascoltiamo e dialoghiamo, e in questo modo trasformiamo la realtà. La Casa del cinema di villa Borghese è stata lo scenario: parole immagini e note musicali si sono rincorse senza sosta nei due lunghi pomeriggi di sabato e domenica, pervadendo l’aria e le menti, tra le poltrone rosse di sala Cinecittà e l’arena all’aperto riscaldata dal tramonto, mentre l’intenso programma scorreva e gli ospiti si davano il cambio, provenendo da mondi tanto diversi, ciascuno per condividere le proprie esperienze. I temi ispiratori della rassegna sin dalla nascita – i diritti di tutti, come recitava il titolo di quest’anno, l’identità propria e dell’altro e il loro incontro, la libertà del singolo e dei popoli – sono stati osservati in questa sesta edizione attraverso la speciale lente della relazione umana, messa in mostra con diversi linguaggi d’arte, moda, canto, musica e soprattutto cinema. La scelta deve essere stata naturale per DUN, che da sempre persegue la multiculturalità e usa l’arte come mezzo preferito. Nata per curare le ferite psicologiche di persone segnate dal distacco dal proprio Paese, da un percorso migratorio spesso ostacolato, pericoloso e violento, dal difficile inserimento in una realtà nuova e non sempre accogliente, DUN sa bene che l’attenzione all’altro è la base per la guarigione del singolo come per l’avvio del lungo cammino che porta a cancellare le cause delle sue sofferenze. L’incontro, la conoscenza e la comprensione, che partano dal piccolo, dal margine di una strada o da una sala proiezioni, sprigionano una forza che scavalca i confini, e cambia il mondo. Così, la rassegna ha esplorato il tema della relazione in profondità e selezionato film che lo declinassero in tutte le sfumature. La relazione con la terra e le origini, con la Cisgiordania in 200 metri di Ameen Nayfeh e con la Siria in Nezouh di Soudade Kaadan, che i papà dei due film si ostinano a non voler lasciare, nonostante la loro vita lì si sia trasformata in una lotta per la sopravvivenza, a causa dell’oppressione e della guerra. Le relazioni familiari, messe alla prova, spezzate e a fatica ricucite, da un lato all’altro del muro israeliano che isola Tulkarem e sotto le bombe che sbriciolano le case di Damasco, che hanno già costretto tutti gli altri a fuggire. La relazione sentimentale, la tenerezza del primo amore tra Zeina e Amer, che infonde nuova voglia di credere nel futuro che li aspetta al di là del mare, quando la guerra sarà alle spalle. L’amicizia, che rende inseparabili Tori e Lokita nel film di Luc e Jean-Pierre Dardenne: stringendosi l’uno all’altra contro i colpi di una società – la francese in cui sono immigrati – che li respinge e li emargina, i due ragazzi costruiscono un legame che non sarebbe più forte se fossero davvero fratelli, come cercano di far credere per penetrare le barriere normative, ottenere i documenti e così conquistarsi due sole cose: trovare un posto nel mondo e starci insieme. La stessa solidarietà fraterna che nasce tra i giovani in viaggio verso l’Italia in Trieste è bella di notte (di Calore, Collizzolli e Segre), intrappolati nel game tra i Paesi balcanici, che cucinano, cantano e pregano insieme, e insieme partono, lungo percorsi accidentati e clandestini, sono respinti tante volte e ce la fanno solo a fortuna: chiedere protezione è un loro diritto, ma le leggi europee della frontiera gli impongono di conquistarselo sfidando la morte. Per due giorni la Casa del cinema è diventata un’isola: Roma è scomparsa da dietro i pini mediterranei di villa Borghese, ed è iniziato un viaggio verso mete lontane. Si sono ascoltate storie di resistenza, dall’architetto Elias Anastas, che sceglie di restare e coltivare i suoi progetti in Palestina, e storie di lotta per i diritti, dalle attiviste Ziba Gul e Zahra Tawfiq, venute a ricordare la resistenza domestica delle donne afghane e il coraggio rivoluzionario di quelle iraniane, e il loro bisogno di supporto internazionale. Nelle esibizioni dei laboratori di DUN, si è visto come la multiculturalità arricchisce ogni cosa, dalla moda al canto di un coro. Le storie piccole e universali illuminate sullo schermo hanno accompagnato ad immedesimarsi nelle identità, nelle violazioni e nelle sfide dell’altro, facendole sentire come fossero le proprie. Grazie al suo lavoro a fianco dei migranti, DUN realizza ogni giorno che l’incontro rende spontaneo prendersi sulle spalle le ingiustizie e le lotte dell’altro, e così alleggerirle e, passo dopo passo, provare a vincerle. Questa rassegna è un altro modo per farlo sperimentare. Se anche quest’anno ha suscitato un pensiero diverso e scatenato un sentimento nuovo, allora un altro pezzetto di mondo è cambiato.  (L.Cefaloni)

Messina: la mobilità umana alla Giornata di Fraternità

12 Giugno 2023 - Mesina - Si è svolta all’Oasi Madonna del Sorriso, la Giornata di Fraternità per diaconi e aspiranti della diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mele, con le rispettive famiglie. Erano presenti all’incontro mons. Tindaro Cocivera, delegato arcivescovile per i diaconi permanenti, p. Francesco Pati, e p. Marcello Pavone, membri della Commissione diocesana per la formazione degli aspiranti al diaconato permanente. La Giornata è stata animata dall’Ufficio diocesano Migrantes sul tema “mobilità umana e accoglienza”. Uno spazio di riflessione per comprendere il fenomeno oltre la paura e la disinformazione; per scoprire quale grande contributo possono dare i diaconi permanenti nell’accogliere la sfida educativa della mobilità umana; per offrire delle piste pastorali capaci di aiutare a sognare un futuro migliore “verso un NOI sempre più grande”. Durante l’incontro è stata comunicata la decisione dell’Arcivescovo di affiancare all’Ufficio diocesano Migrantes il diacono Salvatore Bellinghiere.  Una risorsa in più per una Diocesi che vede nella mobilità umana “un Segno di Dio che parla alla sua Chiesa".

Le radici cristiane d’Europa

12 Giugno 2023 -
Roma - Angelus senza Papa Francesco affacciato alla finestra dello studio del Palazzo Apostolico, e nemmeno dal balconcino del Policlinico Gemelli – il Vaticano terzo come lo chiamava san Giovanni Paolo II – dove si trova ricoverato da mercoledì scorso 7 giugno. Per volontà dei medici, è stato sottolineato, per non compromettere il decorso post operatorio e per consentire al Papa di far ritorno quanto prima a Santa Marta: “con il tempo è divenuto più saggio”, il commento di Sergio Alfieri, il chirurgo che lo ha operato. Angelus nella domenica in cui le chiese fanno memoria della festa del Corpus Domini, ovvero di un Dio che dona il cibo alle sue creature. Questo il messaggio che ci viene dalle letture. Nel Deuteronomio leggiamo che nel faticoso esodo verso la terra promessa, quaranta anni nel deserto, Dio ha fatto provare la fame “poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive di solo pane”. È il pane del popolo pellegrinante verso il Regno; è il pane che dona unità alla comunità, come leggiamo nella lettera di Paolo agli abitanti di Corinto: “il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo”. È il pane, infine che assume il volto e il corpo di Cristo e che Giovanni, nel suo Vangelo, propone con le parole che Gesù pronuncia nella Sinagoga di Cafarnao: “io sono il pane vivo disceso dal cielo: se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. È la festa dell’eucaristia, per Benedetto XVI, istituita nell’ultima cena e che “costituisce il tesoro più prezioso della chiesa”; ancora, la “comunione con il corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà per ritrovare il gusto della verità e del bene comune”. Festa che mette in primo piano il tema dell’amore, ricordava Papa Francesco in uno dei suoi primi Angelus, e nell’eucaristia adoriamo “il tesoro più prezioso” che Gesù ha lasciato alla comunità cristiana. L’amore è la forza di chi cammina nella vita insieme ai fratelli, sognando un mondo senza differenze raziali, come Martin Luther King, il leader dei diritti civili del popolo afroamericano, che pagò con la vita la sua azione di vedere un popolo unito, bambini e delle bambine unire le loro mani senza preoccuparsi del colore della pelle. Come il Mahatma Gandhi, testimone della non violenza, il quale, parlando nella festa di san Pietro, disse: “l’amore è il potere più duraturo che ci sia al mondo”. Niente Angelus pubblico per il Papa, abbiamo detto, ma non per questo è mancata la sua parola. Sabato ha inviato un messaggio all’evento Not Alone sul tema della fraternità, che vedeva riuniti trenta premi Nobel in piazza San Pietro. Nelle sue parole il no convinto alla guerra: “nel nostro mondo, dilaniato dalla violenza e dalla guerra, non bastano ritocchi e aggiustamenti: solo una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori e ruoti attorno alla fraternità può riportare al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana”. Domenica ha fatto sentire il suo pensiero rivolgendosi ai parlamentari europei appartenenti al Partito popolare, sottolineando la necessità che i politici sappiano portare nella loro azione il contributo originale della Dottrina sociale della Chiesa: “pensiamo, ad esempio, ai due principi di solidarietà e sussidiarietà e alla loro dinamica virtuosa”. Nel suo messaggio Papa Francesco ha sottolineato anche le radici cristiane dell’Europa, un continente che “tenga insieme unità e diversità”. Per questo ci vuole “una forte ispirazione, un’anima” ma anche “dei sogni”. Ritengo, scrive il vescovo di Roma, “che i politici cristiani oggi si dovrebbero riconoscere dalla capacità di tradurre il grande sogno di fraternità in azioni concrete di buona politica a tutti i livelli: locale, nazionale, internazionale. Ad esempio: sfide come quella delle migrazioni, o quella della cura del pianeta, mi pare che si possano affrontare solo a partire da questo grande principio ispiratore: la fraternità umana”. L’Europa è nata unita, ha scritto il Papa, con un ideale di fondo: “generare uno spazio dove si potesse vivere in libertà, giustizia e pace, rispettandosi tutti nella diversità”. (Fabio Zavattrao - Sir)

Migrantes Fano: domani la Festa dei Popoli

9 Giugno 2023 - Fano - Sabato 10 giugno a Fano, nella Tensostruttura Lido, si svolgerà la terza edizione della Festa dei Popoli, una manifestazione promossa dall’Ufficio Migrantes della Diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola con la collaborazione della Caritas diocesana, con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Fano (Assessorato alle Pari Opportunità e Assessorato al Welfare di Comunità) e del Consiglio – Assemblea legislativa delle Marche e il contributo di numerose associazioni e comunità etniche del territorio. Il tema della Festa è stato introdotto  giovedì 25 maggio presso il Cinema Masetti a Fano con la proiezione del docufilm “Tam Tam Basket” e con il  dibattito alla presenza del coach Massimo Antonelli (ex giocatore della Nazionale Italiana di basket nel 1975), ideatore del progetto e allenatore della squadra Tam Tam Basket di Castel Volturno (CE), formata da ragazzi figli di immigrati. Sabato mattina si svolgerà un torneo di calcetto, “Memorial Barbara Zenobi”, organizzato dal CSI e dall’associazione “Allarghiamo gli Orizzonti” presso i campi Mivida in  Sassonia di Fano. Nel pomeriggio inizieremo alle ore 16,00  con l’attività “Giochi dal Mondo” rivolta ai bambini e con l’apertura degli stands delle diverse comunità etniche con l’esposizione di tessuti e prodotti e con la proposta di diverse attività, per conoscere usanze e tradizioni provenienti dalle varie culture. Seguirà alle ore 17,30 la premiazione del torneo di calcetto. Successivamente, alle ore 18, dopo i saluti istituzionali, la dott.ssa Francesca Giglio ci presenterà il progetto “Radici in valigia” candidato per la Regione Marche al Progetto “Il turismo delle radici” promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e finanziato dall’Unione Europea. Alle 18.30 entreremo nel vivo del tema che è stato al centro della nostra riflessione in  questo anno “Seconde generazioni: quale futuro senza cittadinanza?”.  Approfondiremo la situazione delle seconde generazioni, cioè dei figli degli immigrati nati in Italia, circa 800.000 persone, che non riescono ad ottenere la cittadinanza italiana. Per affrontare  l’argomento avremo con noi Mohamed Kenawi, il regista del docufilm “Tam Tam Basket”e Sonny Olumati, nato a Roma, figlio di genitori nigeriani e  membro del movimento “Italiani senza Cittadinanza”. Concluderà il Vescovo Armando Trasarti. A seguire sarà possibile gustare le pietanze etniche e concluderemo con lo scambio di danze e canti realizzati dalle Comunità, che coinvolgeranno la partecipazione di tutti. La “Festa dei popoli” vuole contribuire a favorire una cultura dell’incontro attraverso la relazione, la conoscenza e lo scambio culturale, coinvolgendo i cittadini e le comunità etniche/linguistiche del nostro territorio, con particolare attenzione ai bambini e ai giovani, principali attori del fenomeno della integrazione interculturale, dell’accoglienza delle diversità di cui l’altro è portatore. Vuole, inoltre, favorire la presa di coscienza che il fenomeno migratorio costituisce un’opportunità di crescita interpersonale e per l’intera comunità civile e far sperimentare sempre più che la pace è possibile e, insieme, è un obiettivo realizzabile. (don Alessandro Messina - Direttore diocesano Migrantes)  

Migrantes Piemonte-Valle d’Aosta: domenica il Pellegrinaggio dei Popoli

9 Giugno 2023 -   Torino – Si svolgerà domenica prossima a Colle don Bosco, l’ottava edizione del Pellegrinaggio dei popoli promosso dal Coordinamento Migrantes regionale del Piemonte e della Valle d’Aosta e che vede partecipare, ogni anno in una sede diversa, centinaia di pellegrini. All’edizione di quest’anno sono attese oltre mille persone provenienti dalle diverse zone diocesane del Piemonte, e che arrivano da ogni angolo del mondo, dell'Africa all'America Latina, dal Medio Oriente all'Asia.  

Un popolo che sa accogliere

9 Giugno 2023 - Roccella - Roccella Jonica, piccolo comune della Locride, è diventato il simbolo dei flussi migratori ma anche della bella accoglienza. Per questo è stato scelto come testimonial per la Campagna dell'8xmille. Circa 5mila abitanti, nel 2022 il paese della costa calabrese ha registrato ben 113 sbarchi rispetto ai 65 del 2021 per un totale di quasi 10mila persone. E quest'anno siamo già a più di 2.300. La Caritas, l'Ufficio Migrantes di Locri-Gerace e la diocesi hanno seguito più di 4.700 persone tramite il centro d'ascolto, grazie anche alla firma di un protocollo d'intesa con due enti del territorio impegnati nell'accoglienza. È il progetto "Un popolo per tutti", avviato per promuovere la crescita di spazi di accoglienza e favorire l'inserimento degli immigrati nel tessuto sociale e economico della diocesi. «Grazie ai fondi 8xmille - spiega la direttrice Carmen Bagalà, capo scout Agesci - nell'ultimo triennio abbiamo potuto migliorare gli spazi dedicati all'ospitalità e i servizi in supporto all'accoglienza, avviando un percorso di inserimento nel tessuto sociale ed economico della diocesi, attraverso un servizio che offre le informazioni relative alle richieste di soggiorno e segnala le opportunità di occupazione garantendo alle persone in accoglienza, soprattutto nella fase iniziale, un accompagnamento al lavoro».  Il dormitorio Pandocheion, con 21 posti letto distribuiti in appartamenti da 4 persone, destinati anche a donne vittime di violenza con minori, le docce, la lavanderia e una mensa che ogni giorno serve 80 pasti che raddoppiano spesso con le confezioni da asporto per la cena. Nella "squadra" 8 operatori, alcuni mediatori culturali e un avvocato, oltre ad altri 3 operatori per la mensa e 2 per il dormitorio. Infine, preziosissimo, il Centro di ascolto medico dove operano ben 63 specialisti, tutti volontari, coordinati dall'associazione Jimuel. Propone screening preventivi e visite per alleviare le sofferenze di chi giunge nel nostro Paese e non ha la possibilità accedere al servizio sanitario. Ricordiamo che a Roccella sbarcano molte famiglie, con bambini e persone anziane, e addirittura disabili gravi, provenienti da Paesi in guerra o dove dominano violenza e persecuzioni, come Siria, Afghanistan, Pakistan, Iran e popolo curdo. Le barche arrivano dalla Turchia o dalla Libia orientale, e dopo 5/7 giorni di viaggio, vengono soccorse dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di Finanza. Al porto li attendono operatori della Croce Rossa e della Protezione civile, e gli uomini delle Forze dell'ordine, affiancati dai volontari della Caritas, soprattutto per la fondamentale mediazione culturale. « E' indispensabile ponte con le persone in accoglienza per accertarne l'identità e i bisogni. La mediazione è un'operazione delicata, che ci permette di capire le emergenze e di intervenire a supporto e in collaborazione con gli Enti coinvolti, soprattutto in presenza di condizioni limite e nelle situazioni di diniego di richiesta di asilo. Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica è il simbolo di una Calabria che accoglie. Noi stiamo lottando contro le guerre accogliendo quanti fuggono da esse» sottolinea il vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva. Il presule ha più volte incontrato gli immigrati e a loro ha dedicato la domenica di Pasqua. Prima l'incontro nel porto con profughi e volontari, poi la messa pasquale a Camini, piccolo paese simbolo di integrazione. Perché nella Locride non è solo Roccella Jonica ad accogliere. Così i volontari e i mediatori culturali operano anche a Ardore, Caulonia, Siderno e Stilo, in collaborazione con le amministrazioni comunali e altre associazioni. «Come Chiesa abbiamo offerto la nostra collaborazione anche con strutture che avevamo disponibili per questo scopo - aggiunge il vescovo -. È un'accoglienza che parte dalla gente. È tutto un popolo che si muove, che vede nell'accoglienza un aspetto bello, una sfida in un contesto in cui tante volte il migrante è visto come un nemico». Davvero "un popolo per tutti". (Antonio Maria Mira)  

Tragedia sfiorata a Roccella: barca si incaglia, tutti salvi

9 Giugno 2023 - Milano - Mentre l'Italia si fa in quattro per salvare vite, dall'altra parte del Mediterraneo arriva l'ennesima denuncia. «Il rimpatrio forzato è una pratica comune purtroppo nel Mediterraneo centrale con il supporto dell'Italia e dell'Unione europea», commenta Medici senza frontiere le immagini postate sui social che riprendono un'imbarcazione con cinquanta migranti a bordo intercettata e bloccata dalla guardia costiera libica nel Mediterraneo centrale. I migranti sono stati trasbordati sulla motovedetta del paese nordafricano e successivamente l'imbarcazione sulla quale viaggiavano è stata incendiata. Medici senza frontiere si trovava in zona con la nave Ong Geo Barents. Intanto in Calabria poteva essere una tragedia come quella di Cutro, invece si è risolto tutto per il meglio. E i 78 migranti che erano a bordo del veliero che la scorsa notte si è incagliato in una secca di sabbia a circa 100 metri dalla riva a Brancaleone, in Calabria sono stati tutti messi in salvo. Raggiunti dai militari della Guardia Costiera di Roccella Jonica e della Guardia di Finanza sono stati trasferiti sulla motovedetta della Capitaneria di Porto che li ha condotti in sicurezza nel porto della cittadina della Locride. Tra le persone soccorse, di nazionalità afghana, pachistana e iraniana, figurano una ventina di donne, tra cui due in avanzato stato di gravidanza e due diabetiche e una quindicina di bambini, tra cui due neonati. Il natante con a bordo i 78 migranti sarebbe partito nella notte tra sabato e domenica scorsi dalle coste della Turchia. Un'altra imbarcazione con a bordo un centinaio di migranti e partita dalla Libia, viene nelle stesse ore, data in difficoltà. Si tratta, secondo Alarm Phone, di un gommone in condizioni di instabilità. E sempre la notte scorsa, sono arrivati a Lampedusa, a bordo di un motopesca stracarico altri 252 migranti, tutti uomini (tra cui 5 minori). Si trovavano a bordo di un peschereccio è stato intercettato a circa 15 miglia dall'isola. A renderlo noto è sempre Alarm Phone che il giorno prima aveva ricevuto una richiesta di aiuto dal motopeschereccio che stava imbarcando acqua e con cui poi aveva perso i contatti. Ma l'elenco degli arrivi delle ultime ore non finisce qui: perché sempre a Lampedusa, subito dopo, l'arrivo dei 252, altri 41 migranti sono approdati sulla più grande delle Pelagie. Tra loro anche cinque minori non accompagnati. Dopo le formalità di rito sono stati condotti nell'hotspot di contrada Imbriacola. (D.Fas. - Avvenire)

S-cambiamo il mondo: l’altro e i diritti attraverso il cinema a Roma

8 Giugno 2023 - Roma - Unendo la forza dell’immagine all’emozione di una storia, prestandoci lo sguardo di un personaggio e amplificando l’empatia con la musica, il cinema è un modo perfetto per conoscere l’altro, anche se l’altro è straniero, se proviene da luoghi lontani, se ha esperienze e saperi diversi. Il cinema è un modo perfetto anche per dare corpo all’idea astratta di diritto umano, perché fa vedere quanto è essenziale garantirlo, e le conseguenze di quando è calpestato, che ciò avvenga dall’altra parte del mondo o nelle nostre stesse città.
Se ne accorgerà chi passerà da Villa Borghese a Roma il prossimo fine settimana, entrerà nella Casa del Cinema rinnovata, che inaugura in questi giorni la sua nuova stagione, e prenderà parte alla rassegna dal titolo S-cambiamo il mondo – Per i diritti di tutti. L’iniziativa è un preziosissimo appuntamento fisso, il sesto quest’anno, sostenuta dalla Fondazione Migrantes e patrocinata dalla Regione Lazio, da Amnesty International e dall’Alto commissariato ONU per i rifugiati tra gli altri. La organizza DUN-Onlus, associazione nata nel 2015 per offrire supporto psicologico a chi migra in Italia, che da allora coltiva il dialogo interculturale, anche attraverso l’arte e il cinema in modo particolare. Il programma di quest’anno, curato dalla fondatrice e presidente di DUN, la psicologa e psichiatra Barbara Massimilla, avrà al centro due concetti basilari eppure non scontati, la relazione e la vita, declinati nelle molte forme dello scambio interpersonale e della lotta per il diritto ad esistere, dell’individuo o di un popolo intero. Il messaggio passerà da tanti linguaggi diversi, quante sono le opere scelte, tutte accomunate da uno sguardo attento sul presente: dall’esperimento del cortometraggio Intrecci, della stessa Massimilla, a Nezouh di Soudade Kaadan, una fiaba di guerra ambientata in Siria; dalla cronaca commovente dei fratelli Dardenne in Tori e Lokita, storia di due bambini alle prese con la legge dell’immigrazione, alla viva voce di chi ha camminato la rotta balcanica, nel docufilm “Trieste è bella di notte” di Calore, Collizzolli e Segre; e ancora, da una parte all’altra del mondo, Argentina 1985 di Santiago Mitre e Leila e i suoi fratelli di Saeed Roustayi. Le riflessioni saranno affidate agli incontri, tra una proiezione e l’altra: interverranno tra i molti Monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, Riccardo Noury di Amnesty International, le attiviste Ziba Gul, afghana, e Zahra Tawfiq, iraniana. Le due giornate saranno arricchite dall’esposizione delle creazioni dei laboratori di DUN, frutto dell’incontro tra culture che l’associazione mette in pratica ogni giorno, dalla moda alla musica. Sabato 10 e domenica 11 giugno, dalle 15 in poi, con ingresso libero.

Vangelo Migrante: Domenica 11 giugno – Corpus Domini

8 Giugno 2023 -
Celebriamo oggi la Festa del Corpus Domini, festa della presenza del Signore in mezzo a noi attraverso il Sacramento dell’Eucarestia. Nella Prima Lettura l’Eucarestia è prefigurata da un pane non conosciuto che il popolo deve scoprire attraverso un cammino nel deserto, un cammino che ha tre note: >     la nota della memoria, per non dimenticare quello che il Signore ha fatto e che il popolo si sarebbe perso senza il Signore; >    la nota della manna, cioè “nel dono” per ricordarsi che l’uomo non vive di solo pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore, una Parola che ritorna nel Vangelo delle Tentazioni che abbiamo proclamato nella Prima domenica di Quaresima; >     la nota della liberazione, dove Dio ha fatto scaturire il dono, anche da dove sembrava che non ci fosse. Da questa Prima Lettura poi scaturisce il Vangelo in cui Gesù dice che “Lui è il pane vivo, disceso dal cielo”, e il pane che Lui dà è pane che dà vita in eterno, e la sua carne per la vita del mondo. Scoprire, quindi, il cibo che non sorge dalla terra; c’è un cibo, infatti,  che viene dalle nostre forze e un cibo che ci viene dal rapporto con il Signore. L’Eucarestia ci mette dentro Dio, un Dio che si fa pane e che il popolo non accetta. Di solito, infatti, noi stiamo davanti a Dio con le proiezioni delle nostre delusioni, perché purtroppo sperimentiamo che nella vita tutto si paga e si merita e se c’è qualche boccone devo strapparlo agli altri, ma non è certo un dono. L’Eucarestia è Grazia e Dono, non è una pretesa. Tanto più accogliamo il Suo dono, tanto più diventiamo generosi: diventiamo cibo; diventiamo, come suol dirsi, buoni come il pane. Quando rimaniamo infantili pensiamo solo a noi stessi e a come gli altri ci possono nutrire, ma quando passiamo alla vita adulta si pensa agli altri e si diventa pane. Nell’Eucarestia viviamo per donare. L’Eucarestia ci rende abili a vivere per donare, riceviamo quanto ci serve per donare. Il problema non è essere forti o essere bravi, ma unirsi a Dio. Non è vivere solo di esigenze, ma vivere del dono del Padre attraverso il quale viviamo in eterno. Possa il Signore donarci, per l’Eucarestia, lo stesso amore del beato Carlo Acutis che la definiva proprio la sua “Autostrada per il cielo”. (Francesco Buono)

Arte madonnara: domani la conclusione di un progetto per ragazzi cristiani e musulmani

8 Giugno 2023 - Roma - Si concluderà domani a Rivarolo Mantovano il corso di arte sacra per ragazzi sia cristiani e sia musulmani sotto la direzione di Marco Soana e di Giulia Bettinelli dell’associazione “Rodomonte Gonzaga” impegnati nell’insegnamento dell’arte madonnara. Alla conclusione del progetto è prevista la presenza del direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. Al corso hanno partecipato quindici ragazzi sostenuti, tra gli altri, dalla Migrantes nazionale. Obiettivo del corso quello di “creare – ha detto Marco Soana -  cioè con l’insegnamento dell’arte antica unione e dialogo tra religioni diverse. La volontà era quella di trovare spirito di aggregazione, per poterci così conoscere meglio”. Le icone – ha detto don Paolo Tonghini di New Tabor che ha sostenuto il progetto -  ricorda “come sono molto legate all’arte bizantina, dunque all’oriente e ai nostri fratelli ortodossi. Questo significa non solo insegnare un’arte e una tecnica molto antiche, che peraltro mettono a dura prova la pazienza di ragazzi molto giovani, ma anche la possibilità di aprire a nuove religioni, magari anche in futuro”. (R.Iaria)

Card. Zuppi: l’accoglienza riguarda tutti

8 Giugno 2023 - Roma - “Tutti abbiamo bisogno di bene comune. Se manca quello, vale la logica del più forte e del ‘me ne frego’ e questo è quello che la pandemia ha recentemente rivelato: tutti dobbiamo aiutarci. Tutti siamo sulla stessa barca”. Lo ha detto il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, intervenendo ieri sera, mercoledì 7 giungo, a Roma, nella parrocchia di S. Luigi di Monfort, a un incontro promosso dalla cooperativa Casa Betania e cooperativa “L’accoglienza” onlus, sul tema dell’accoglienza. L’incontro si inserisce nel percorso “Famiglie in rete 2023”, in corso in questa settimana per celebrare i 30 anni di Casa Betania. Siamo tutti sulla stessa barca, ha rimarcato il cardinale, citando l’esempio delle alluvioni in Emilia Romagna: “Le alluvioni sono state un qualcosa di incredibile, ma hanno vinto la solidarietà e la voglia di rimettersi in piedi e di aiutarsi. L’apparenza spesso è più importante della realtà, ma questa situazione c’ha insegnato che bisogna rimettersi a lavorare. Dobbiamo aiutarci, non vivere da estranei o addirittura da nemici”. Per Zuppi si deve rifuggire da questa logica. Al contrario, “si deve restare uniti e farsi prossimi all’altro”. Richiamando poi l’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, il presidente della Cei ha sottolineato “l’importanza della gentilezza, che non è solo un problema di buona educazione, ma più che altro una questione di sguardo verso tutti. Non è un qualcosa di inutile, è riguardo, premura, attenzione. Tutto inizia dalla gentilezza, dal non guardare il mondo attorno in modo indistinto o con indifferenza”. “La gentilezza disarma, fa sorridere, obbliga e aiuta a ingentilire l’altro – ha precisato il card. Zuppi -. Pertanto è la prima forma di accoglienza: sei tu, ti incontro, ti vedo. L’altro esiste!”. “Spesso siamo respingenti – il monito del cardinale – e, allo stesso tempo, quando siamo respinti ci restiamo male. Ci sono tanti modi di essere gentili che permettono all’altro di venire fuori. Questa è l’accoglienza. Non è schedare una persona e poi capire cosa posso fare per lei. È fare, chiedere, interessarsi. Ci si deve interessare all’altro in difficoltà e non magari, ad esempio, indirizzarlo da un professionista, che pure è molto utile, adducendo la scusa che noi non lo siamo. Se siamo cristiani siamo dei professionisti e siamo tenuti a esserlo”. “Quanta sicurezza ci serve per vivere?”,  ha chiesto il cardinale. “Passiamo la maggior parte del tempo a decidere chi accogliere e chi no, quando dovremmo solo renderci conto che il tema dell’accoglienza non riguarda solo gli stranieri, riguarda tutti. È uno spettro pericolosissimo nel quale possiamo cadere anche noi. Allo stesso modo natalità e accoglienza sono due facce della stessa medaglia. Sono la stessa cosa. I nostri nonni non avevano nessuna certezza del futuro quando hanno messo al mondo delle vite pur con tantissimi problemi”. “Ma è bella una vita senza problemi o con dei problemi futili che ci creiamo?”,  si è chiesto il card. Zuppi, indicando “l’amore come via per risolverli e per una vita bella. La sicurezza viene dall’amore. L’amore è accoglienza. L’accoglienza ci porta sempre il futuro e se manca quella manca il futuro. Se vogliamo un futuro, quindi, non dobbiamo avere paura”.  Il cardinale ha poi ricordato la vicenda di Giulia Tramontano, la ragazza incinta uccisa dal compagno, esprimendo “profondo dolore per due vite spezzate” e affermando con forza l’importanza della “sacralità della vita, che ci aiuta a vivere bene. Quando sembra tutto possibile e posso scegliere tutto mi faccio e faccio del male. Cerchiamo sempre la vita dall’inizio alla fine. E non la troveremo nelle dipendenze o nelle paure, ma solo nell’amore”. Concludendo il suo intervento il card. Zuppi si è soffermato anche sul suo recente viaggio in Ucraina. “Non ci rendiamo conto o abbiamo dimenticato cosa vogliono dire i bombardamenti, cosa vuol dire vedersi ammazzare i genitori. Abbiamo dimenticato la tortura. Non dobbiamo solo pregare – ha detto -, ma anche spendere la pace che abbiamo per chi non ce l’ha. La pace è sempre molto debole. Quindi ricordiamoci di pregare per la pace ed essere postulatori di pace. Non permettiamo mai all’odio di prendere il sopravvento. Costruiamo la pace!”. (Andrea Regimenti-Sir)

Papa Francesco in ospedale: prima notte trascorsa bene

8 Giugno 2023 - Roma - La prima notte di Papa Francesco al Policlinico Gemelli di Roma “è trascorsa bene”. Lo fa sapere la Sala Stampa della Santa Sede, all’inizio della seconda giornata che il Papa  trascorrerà nell’ospedale romano, dove è ricoverato da ieri per un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi.  L’intervento di ieri pomeriggio è durato tre ore e si è svolto senza complicazioni, come ha confermato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, nel primo briefing con i giornalisti, a fine giornata, in cui ha reso noto che il Santo Padre “è vigile e cosciente e ringrazia per i numerosi messaggi di vicinanza e di preghiera che lo hanno da subito raggiunto”. Il Papa sta bene , “è sveglio e vigile” e anche pronto alla battuta dopo un intervento, durato 3 ore ha detto il chirurgo Sergio Alfieri a capo della equipe che ha operato il Pontefice. “Insieme ad altri colleghi si è deciso di programmare l'intervento chirurgico”, ha detto Alfieri che aveva già operato papa Bergoglio due anni fa al colon. Papa Francesco aveva aderenze nelle anse a metà dell'intestino medio che causavano la sintomatologia. Si sono liberate queste cicatrici interne e la difficoltà di transito con una plastica e con l'ausilio di una rete protesica, ha spiegato ai giornalisti nell’atrio del Policlinico il chirurgo. “Mi ha già preso in giro” , ha detto Alfieri “chiedendomi, appena sveglio: ‘Quando la terza?’”. La degenza prevista va dai 5 ai sette giorni. Dalla Sala Stampa Bruni, fa sapere che sono sospese tutte le udienze fino al 18 giugno mentre le altre sono “confermate, al momento”. “Il Papa non ha e non ha mai avuto nessun problema con l'anestesia generale” e “potrà fare una vita normale”, ha detto ancora ieri sera Alfieri al termine dell'intervento al Pontefice  che aveva iniziato la sua giornata regolarmente tenendo l'udienza generale in piazza San Pietro e incontrando, come sempre, diverse persone. Al termine l’arrivo in ospedale con la 500 targata “Scv” e il ricovero nell’appartamento, al decimo piano del nosocomio, riservato ai successori di Pietro.  Durante l’udienza generale aveva parlato di santa Teresa di Lisieux le cui reliquie erano state portate in piazza San Pietro. Proprio a lei, nel 150.mo della nascita che ricorre del 2023, il papa ha intenzione di dedicare una Lettera apostolica: “È patrona delle missioni, ma non è mai stata in missione”, ha detto: “come si spiega questo? La sua salute era fragile, tanto che morì a soli 24 anni, ma il suo cuore era vibrante, missionario”. L'intervento chirurgico di ieri arriva in un quadro di salute complessivamente buono per un uomo di 86 anni. Ma non è la prima volta, nella sua vita, che Bergoglio ha problemi di natura sanitaria. Da ragazzo ebbe una delicata operazione al polmone, poi la ricorrente sciatalgia e, un paio d'anni fa, l'operazione alla cataratta. Da oltre un anno soffre di un forte dolore al ginocchio destro, dovuto a un problema ai legamenti, che lo ha costretto anche a rinunciare a eventi e che lo costringe a muoversi con difficoltà e spesso anche in sedia a rotelle. Tre mesi fa al Gemelli un ricovero di tre giorni per una lieve infezione polmonare. Domenica è prevista la consueta preghiera dell’Angelus che il Papa, molto probabilmente, terrà dal balconcino al decimo piano del Gemelli ribattezzato “Vaticano Terzo” da papa Giovanni Paolo II, più volte ricoverato nel nosocomio voluto dal padre Agostino Gemelli. (Raffaele Iaria)